Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Jacopus

#2416
Attualità / Re:Salvini, che Dio lo benedica
20 Agosto 2019, 19:23:50 PM
Elia, la tua rappresentazione dell'Italia é demagogica. I problemi italiani non sono originati dagli ultimi anni di governo e non sono certo Renzi, Grillo o Salvini la causa dei nostri mali. Vedere le cose in questo modo ha il solito significato di guardare i problemi in modo fazioso.
A forza di andare dietro ai bassi istinti, ai facili slogan, i politici, di tutti i colori hanno perso una visione politica. La parola "governare" originariamente significava dare una direzione alla nave. In questo deserto il piano squallido di Salvini é di sostituire alla democrazia un governo autoritario dove si danno in pasto all'opinione pubblica soluzioni facili per problemi difficili, che richiedono più cervello e ponderazione e meno slogan. Invocare ad ogni piè sospinto il problema dei migranti e tacere sui veri problemi di fondo della società italiana é un insulto alla mia intelligenza. Vedere un ministro dell'interno in campagna elettorale permanente usando i mezzi della polizia ricorda qualche altro leader del passato, che per i suoi comizi si fece aiutare dalla Luftwaffe (È storia, non fake-news di questi neopolitici allevatori di analfabeti funzionali).
Ad ogni modo nessuna paura. Sono in grado a 50 anni di combattere per la mia libertà e per quella dei miei concittadini. Ora, quando il gioco si fa serio dobbiamo essere pronti ad alzare il tiro, perché l"alternativa é sottometterci a una tirannia che ogni tanto occhieggia da sotto le pietanze ingurgitate.
#2417
CitazioneIl cervello prende inconsciamente una decisione tramite dei calcoli tra coscienza, inconscio pulsionale e sociale prima che noi agiamo con l'io. È stato provato scientificamente.
E' vero. E' stato provato rispetto alla possibilità di schiacciare un bottone. Il movimento muscolare del pigiare il bottone è stato provato era precedente alla decisione di pigiarlo. E' una dimostrazione piuttosto povera, visto che si trattava di pigiare un bottone. Vorrei dei risultati analoghi se applicati alla scelta di una religione, di un lavoro, di una facoltà universitaria, se uccidere o violentare una persona, se decidere di emigrare, di sposarsi, di diventare un vagabondo. Ovviamente queste scelte ben più complesse non possono essere replicate in un laboratorio, e quindi l'esperimento citato è privo di ogni valore rispetto alla vexata questio del libero arbitrio.
#2418
Mi é tornata sotto gli occhi la parola tedesca "heimat", attraverso il suo contrario "unheimlich", ovvero il perturbante freudiano. Una parola che significa patria come il sinonimo "Vaterland", terra dei padri. In realtà la parola Vaterland é quella più traducibile con l'italiano patria, una espressione che richiama a valori un po' retorici e formali, che serve a distinguere le varie patrie possibili, come luoghi dove sono nati i nostri padri.
Heimat invece é la patria delle tradizioni comuni, di ciò che si condivide, il cibo, il vestiario, le favole, il tipo di riti quotidiani che anche nell'intimità familiare accomunano una certa collettività. L'Heimat é una sorta di giunto di trasmissione fra la Vaterland e la Familie (famiglia, questo é facile). E in questo giunto si può leggere una sezione importante che distingue italiani dai tedeschi. I tedeschi possono riconoscersi l'un l'altro anche in quell'ambito privato, intimo e quotidiano che la cultura latina invece scinde nettamente fra res pubblica, luogo della patria, e res privata, luogo della familia. Nella cultura latina questo provoca conflitti ma anche una certa tolleranza e accettazione di ogni singola famiglia, portatrice comunque di suoi valori.
Al contrario i tedeschi forti di questa definizione intermedia, rafforzano enormemente la loro rappresentazione di popolo coeso, non solo sulla base di valori formali e retorici (Vaterland) ma anche sulla base di valori che riguardano la stessa formazione quotidiana, i piccoli atti comuni e familiari di tutta l'Heimat, la patria interiore.
Ecco come una parola apparentemente semplice riesce a plasmare un popolo.
Ma ovviamente esiste anche l'interpretazione opposta, ovvero che un certo "sentire sassone" ha finito per forgiare questa parola per definirlo.
#2419
Tematiche Filosofiche / Was ist Aufklärung
12 Agosto 2019, 02:22:05 AM
"L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l'incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro."

Questa frase di Kant riassume il pensiero occidentale, iniziato duemiladuecento anni prima con Socrate. Essa é anche l'espressione di un ceto che sta per stravolgere definitivamente il mondo, la borghesia. Ma é anche, in una storia culturale di lungo respiro, un tassello che congiunge Socrate a Gesù, Gesù a Lutero e Lutero a Decartes.
In questa storia culturale si struttura la domanda critica "perché", rivolta a tutti i problemi e principalmente a quelli etico-politici. Un perché che si costituisce contro la tradizione e contro tutto ciò che attraverso la tradizione, istituisce i ruoli di dominatore e dominato.
Ne viene esaltato il ruolo quasi eroico dell'individuo, che non solo può ma deve liberarsi dalle catene della opinio comunis.
Ecco quindi, nella sua forma più pura e sintetica la società moderna. L'individuo borghese, eroicamente dotato di intelletto, contro l'individuo nobile, dotato di strumenti di dominio, giustificati dalla tradizione.
Nell'ottocento, fintanto che il passaggio delle consegne avveniva, il gioco era piuttosto limpido e fu proprio questa limpidezza a portare borghesi e addirittura nobili a votarsi per la parte sempre più estremistica dell'emancipazione "dalla guida di un altro".
Ma una volta conquistato il potere, la borghesia si è trovata di fronte ad un duplice problema, scatenato dall'illuminismo. Illuminare tutti significava mettere in discussione gli stessi privilegi che lentamente i borghesi avevano acquisito dalla classe nobiliare e primo fra tutti il diritto ereditario. E nello stesso tempo, il diritto di tutti ad essere illuminati ha fatto credere che per diventarlo bastava volerlo, senza cioè una faticosa autodisciplina morale e culturale.
L'illuminismo si é quindi ridotto da movimento di massa, capace di modificare la rappresentazione del mondo a simulacro in parte ipocrita e in parte infantile e deresponsabilizzante.
A fronte di ciò le reazioni legittime di Shopenhauer e Nietzsche e di un grande pensatore italiano misconosciuto, Pareto. E poi in un ambito più realistico ma anche più truculento, la reazione dei totalitarismi.
La faticosa controffensiva del pensiero illuminista, alleato con la scienza e con la tecnica ci ha permesso ancora molti anni di benessere ma ora nuovi nuvoloni si vedono all'orizzonte e temo che se non recuperiamo il senso dell'illuminismo come azione coerente, disciplinata, eticamente alta, avranno la meglio i neotradizionalisti, i cinici, i qualunquisti, che sotto diverse spoglie cercheranno di dividersi come meglio potranno le forze materiali del mondo.
#2420
Attualità / Re:Salvini è un fascista?
10 Agosto 2019, 17:30:06 PM
Viator non sai di cosa parli oppure sei fascista anche tu, quando dici che l'Italia non avrebbe molto da perderci. Al tuo posto qualche libro su cosa ha fatto il fascismo (non sulle definizioni), lo leggerei, tanto per non finire dentro questo miasma qualunquista.
#2421
Come ho già detto altre volte il discorso etico non può che presupporre il libero arbitrio, altrimenti non potremmo che rassegnarci a vivere quella famosa notte delle vacche tutte nere.
Potrei aggiungere, per epater le bourgeois, che la libera volontà é stata deterministicamente acquisita in virtù di un SNC altamente complesso, che si autocorregge, si autosuggestiona, e può imparare ed imparare ad imparare in virtù dei 100 miliardi di neuroni di cui è dotato.
Onde evitare obiezioni di tipo borderline dai nuovi arrivati, aggiungo che ovviamente la libera volontà non é del tutto libera ma precondizionata da molti fattori (ad esempio l'uomo non é libero di diventare invisibile o di mangiare un albero, o di diventare un leader se é stato abusato da bambino.)
#2422
Tematiche Filosofiche / Re:ANTIGONE
09 Agosto 2019, 08:29:45 AM
Ritorno al tema e riattizzo il fuoco. Antigone è un archetipo, direbbe Jung, a causa delle inummerevoli interpretazioni. Una é particolarmente profonda, quella di Lacan del seminario VII.
Antigone qui viene vista come desiderio eroico di morte. Opponendosi alla Legge, Antigone sfonda il limite e lo sfonda con rigore, accettando il suo destino e in questa accettazione eroica ripete il gesto del padre Edipo, che decise di "sapere" anche se ciò lo portò alla rovina. Ma il fondamento della scelta di Antigone ed Edipo alla fine é la stessa: l'affermazione della soggettività contro una potenza irresistibile e distruttiva. Edipo, padrone di sé, causa il suo male, di cui però in fondo è innocente. Il tema é la ruota del fato, dell'ananke a cui anche gli dei si devono piegare.
In Antigone il tema é la legge che ha preso il posto dell'Ananke.
In entrambi vi é il seme irrisolto dell'illuminismo come scopriranno più di duemila anni dopo, Adorno e Horckheimer.
A quel seme che è il desiderio "deciso" si contrappone il discorso post-illuministico, anticipato da Sartre e poi da Deleuze, per cui non decidiamo più il desiderio, ma il desiderio decide per noi (ricordate Nietzsche e la sua "vogliuzza al giorno" dell'uomo comune).
Il discorso di Lacan diventa ancora più interessante quando contrappone Antigone a Sade.
Entrambi sono uniti dal superamento traumatico della legge del padre. Entrambi perseguono un desiderio di trionfo della soggettività sugli "Altri/o". Antigone però lo fa nel nome di un padre tradizionale, quello dei costumi familiari, Sade nel nome del padre pre-totemico, di cui parla Freud, quello che godeva delle figlie e sottometteva i figli. In entrambi i casi e per vie diverse la Legge é sotto scacco. In un caso però (Antigone) è la particolarità ad essere sostenuta (la difesa del corpo del fratello). Nell'altro la generalità del desiderio che diventa godimento assoluto e nel cui nucleo già risiede il totalitarismo del mondo moderno.
Per vie diverse, quindi, per Lacan, Antigone e Sade, descrivono l'inscindibilita' fra desiderio, vita e morte, per dirci ancora una volta che la vita umana non può mai essere descritta attraverso una interpretazione lineare. Ogni dimensione ha il suo lato oscuro, riconnettendosi così alla psicologia di Jung (che comunque aveva il suo predecessore ideale nello stesso Freud, basti pensare al concetto di unheimlich, il perturbante).
#2423
buonasera viator. Quello che intendevo scrivere è che la natura di per sè è sempre attraversata da forze che tendono all'equilibrio in un ambiente che si modifica continuamente. Il cambiamento originario è dato dallo spostamento delle masse celesti, pianeti, sistemi solari, galassie. Nell'universo, oggettivamente, avviene un moto di masse, fatto che, notoriamente, produce energia, secondo la ormai comprovata teoria della relatività. Questi spostamenti producono rimescolamenti di materia e tutti i vari fenomeni che abbiamo iniziato a conoscere sostanzialmente negli ultimi cento anni, supernovae, buchi neri, quasar. In questo universo è noto che materia, velocità e tempo sono interconnessi.
L'innovazione in natura si sviluppa sulla base di eventi. Ad esempio la fine della glaciazione ha favorito l'homo sapiens ed ha penalizzato l'homo neanderthalensis, più adattato al clima rigido. L'innovazione, come dici tu, del nostro dominio sul mondo deriva dalla fine dell'ultima glaciazione. 
Ancor prima, l'innovazione del dominio sul mondo dei mammiferi, si ipotizza derivi da un repentino e brusco cambiamento di temperatura, che ha fatto estinguere i grandi dinosauri. Ancor prima l'innovazione derivante dall'avvento del regno vegetale è stato reso possibile dalla fine delle grandi eruzioni di lava. dalla creazione dello strato di ozono, e dall'avvento quindi di una atmosfera ossidante a base di azoto e ossigeno.
Quello che nella natura, intesa come "biologia", mi ha sempre lasciato in sospeso è il chiaro percorso da forme di vita semplici a forme di vita sempre più complesse, fino al punto di ottenere, con i primati superiori, ominidi e poche altre specie (scimpanze, gorilla), la costituzione di "culture", ovvero di trasmissione generazionale di conoscenze, oltre a quelle trasmesse geneticamente e automaticamente.
La domanda successiva allora dovrebbe essere: ma questa cultura, che è il frutto dell'uomo, che è esso stesso parte della natura, fa parte della natura? E in questo caso, riprendendo il tuo discorso, che tipo di innovazione è? E' quell'innovazione che ci permette di ingrassare e morire per otturazione arterosclerotica delle vene, oppure è quell'innovazione che sta desertificando la terra?
Il problema, secondo me, riguarda il fatto che l'uomo, dal momento che ha iniziato a creare dei disegni, nelle grotte di Lascaux, ha parzialmente abbandonato il mondo della natura, ed ha pertanto sostituito il concetto di innovazione con quello di progresso, che potrebbe essere definita una sorta di innovazione molto più rapida, che ci ha permesso di popolare il mondo con 9 miliardi di nostri simili. Un bel successo, per una specie che consuma, individualmente, una notevole dose di energia, anche se non fa parte dei WASP.
Insomma, in parole povere, se siamo anche noi natura, dobbiamo accettare il fatto che "naturalmente" stiamo devastando la terra, secondo una dinamica analoga a quando un meteorite di grosse dimensione produce una catastrofe planetaria, e che quindi il progresso fa parte della natura perchè fa parte dell'uomo, di quel "crescete e moltiplicatevi" che è ben radicato in noi. Altrimenti dobbiamo dirci che non facciamo parte della natura e siamo anzi gli assassini della natura, un mostro nel labirinto. Bisogna interrogarsi sulle capacità di questo ipotetico Minotauro: è davvero in grado di contrastare la tecnica con ulteriore tecnica, per mantenere un equilibrio precario? Oppure si abbandonerà ad un ultima festa, prima del ritorno allo "stato di natura"?
Queste sono alcune delle domande che mi faccio, che rendono meno schematico il tuo collegamento: uomo-breve periodo-progresso-negativo, natura-lungo periodo-innovazione-positivo. Anche perchè nell'epoca in cui dominava il modello "natura-innovazione", si correvano comunque dei rischi piuttosto sgradevoli, come quello di essere mangiati da un leone.
#2424
Quesito interessante e filosofico. Premetto che l'uomo, a mio giudizio, non fa più parte della natura, essendo in grado di modificarla e manipolarla in molti modi. Questo lo dovrebbe rendere più responsabile ma in realtà, come tutti sappiamo, siamo rimasti in mezzo al guado. La metafora natura=uomo é sia semplicistica, sia una forma di ideologia. O meglio, bisognerebbe conoscere molto bene la natura, ad esempio ricordando che gli scimpanzé si fanno la guerra fra di loro e si uccidono fra clan diversi (questo per non cadere nel mito della natura buona/uomo cattivo), oppure nel sapere che esistono forme di vita non competitive, che hanno fatto dell'amore di gruppo un metodo per evitare la violenza (scimmie bonobo).
Detto questo, il quesito di viator ha senso fino ad un certo punto. La natura tende all'equilibrio fra forze contrastanti, ma é sempre un equilibrio precario. La luna impercettibilmente si sta allontanando dalla terra e questo determinerà conseguenze sulle maree e sulla rotazione terrestre. Le prime saranno meno intense, mentre la rotazione accelererà a causa della diminuita controforza gravitazionale della luna. Il sole, in questo preciso momento, sta fondendo il suo carburante, l'elio, grazie all'enorme pressione cui é sottoposto, producendo cosí calore. Un processo che durerà ancora per altri 5 miliardi di anni e poi, avendo esaurito l'elio, si espanderà fino a ricomprendere terra e marte e poi si spegnerà diventando una nana bianca, piccola e con un peso specifico stupefacente (un cucchiaino di nana bianca può pesare come centinaia di grattacieli).
Difficile dire dove sia il progresso e il regresso.
Se invece ci si riferisce alle forme viventi della natura, il modello classico insegna che un possibile "progresso" può essere letto come il processo che va dai microorganismi anaerobi di 3 miliardi di anni fa all'homo sapiens. In effetti in questo caso é difficile non scorgere una evoluzione, perlomeno in termini di complessità. Nessun essere vivente conosciuto é dotato di un cervello così sofisticato come quello di homo sapiens. Non é detto però che esso sia vincente nel dinamico processo di riequilibrio naturale, poiché appare sempre più evidente (e torniamo all'inizio di questo intervento) che alle conquiste tecnologiche non corrisponde un equivalente in termini di conquiste etiche, al punto da rischiare l'estinzione proprio a causa dell'eccesso di potere tecnologico. Difficile quindi stabilire davvero il progresso in termini naturali, poiché il cervello, lo strumento naturale più progredito, potrebbe essere la stessa causa della sua estinzione.
#2425
Caro Jean. La tua grazia è una grazia di altri tempi, lasciatelo dire. Ci vorrebbero più Jean e meno...Jacopus, e forse l'Italia sarebbe un luogo più accogliente. Siamo in una fase di magra è vero. La corrente fresca dei pensieri si scioglie sotto la furia dei venti caldi del Sahara. Ma non importa, giungeranno altre acque. A noi spetta il compito di preservare e proteggere l'alveo del fiume, come Antichi Portatori della Corrente. E in qualità di  Antichi Portatori della Corrente, dentro di noi conserviamo in effige Maral, Garbino, Duc in Altum, Giona, Sgiombo e tutti coloro che hanno per un attimo attraversato i nostri discorsi.
L'acqua è fluida, si mescola. Così i nostri discorsi. Talvolta fino a creare un elisir, una bevanda che è possibile bere tutti insieme, altre volte le acque si sono scontrate, ma in quello scontro hanno trovato nuova linfa, nuovi motivi per combattere per le proprie ragioni. Non avresti potuti scegliere metafora migliore.
#2426
Che titolo impegnativo. Ad ogni modo si può fare una sorta di quadruplicazione delle cause.
1) HOMO HOMINI LUPUS. E' la tesi più famosa. Il male risiede nello stesso uomo, nella sua origine animale. Nella sua biologia, inestirpabile, al massimo mitigata da continui interventi pedagogici e correttivi. In questa visione il bene è sempre ancillare. Al massimo può essere considerato come un modo perverso e ipocrita per perseguire le stesse finalità "ferine". E' il cosiddetto modello Hobbes-Freud.
2) HOMO HOMINI DEUS. Al contrario, in questo caso, si considera come l'uomo sia biologicamente e naturalmente portato ad amare e a proteggere i suoi simili. E' il mito del buon selvaggio, giunto fino a noi in mille versione diverse. E' il cosiddetto modello Rousseau-Marcuse.
3) HUMANITAS HOMINI LUPUS. In questo caso invece si considera la cultura la causa del male. Si tratta della teoria che si abbina bene al modello Rousseau-Marcuse: "l'uomo è nato libero ma ovunque è in catene", e quelle catene non sono altro che le strutture di potere della società. Potremmo chiamare questo modello il modello Nietzsche-Foucault.
E' possibile anche abbinare 3 a 1. In questo caso si crea un modello SUPERLUPUS, che potrebbe avere una sua verità, in considerazione delle proprietà mimetiche dell'uomo, che tende a replicare la sua realtà interna, nelle strutture sociali che costituisce.
4) HUMANITAS HOMINI DEUS. Questa interpretazione si abbina ottimamente al modello 1. L'uomo nasce egoista ma il processo di civilizzazione lo trasforma e lo rende infine altruista e cooperativo come non poteva essere biologicamente. Chiamiamo questo modello, il modello Marx-Elias.
Anche in questo caso non è escluso che sia possibile ipotizzare un mondo umano interpretabile con 2-4. L'uomo è buono biologicamente e configura questa sua bontà innata attraverso i suoi costrutti culturali. In questo caso abbiamo a che fare con un modello SUPERDEUS.

A questo punto due riflessioni mi sono apparse interessanti rispetto ai due abbinamenti tradizionali.
L'abbinamento 1-4 si pone come un processo che va dal male al bene. Sono quelle famose magnifiche sorti e progressive. Però in questa visione il male cova sempre sotto la cenere, ed è per questo motivo che è stato possibile fare sette film su Harry Potter (Voldemort non muore così facilmente e neppure Darth Fener). Il conseguimento del bene morale è sempre a rischio di implodere e farci tornare allo stato di natura, violento e selvaggio, che è il "vero" stato dell'uomo. Una teoria esclusivamente 1, come quella, ad esempio di De Sade o del darwinismo sociale,  resta invece ancorata ad una visione statica, dove il progresso è soltanto tecnico, ma vedrà sempre la presenza del male e del dominio come elementi naturali dell'uomo.
L'abbinamento 2-3 è l'altro binomio famoso. L'uomo è per sua natura buono e socievole ma la storia e soprattutto la tecnologia lo rendono avido, superbo ed egoista. In questo caso il superamento etico dell'impasse non viene di solito concepito come un processo progressivo e di nani che siedono sulle spalle di giganti ma attraverso una rottura netta.

L'altra osservazione che pongo alla vostra attenzione è invece metalogica, nel senso che, il processo culturale in cui siamo continuamente immersi a sua volta influenza la visione dell'origine del bene e del male che abbiamo come società. Infatti, nel momento in cui, le istituzioni, il sentire comune, le scuole, i libri, diffondono una visione dell'origine del male come innata nell'uomo, sarà inevitabile che quella visione influenzi la stessa strutturazione della società, ad esempio riducendo le risorse per educare le fasce marginali della società, che si convinceranno anch'esse di essere "innatamente malvage". In qualche modo non è altro che la "profezia che si autoavvera" in una mappa sociale, piuttosto che psichiatrica, come originariamente l'espressione di Bateson intendeva rappresentare.
#2427
Attualità / Re:L'arte del ricatto
27 Luglio 2019, 12:12:47 PM
Ipazia. Da cosa deduci che i profughi siano finti e che scroccano? Cosa significa per te finzione in questo caso? Capisco che rischiamo l'ot, ma questi sono discorsi eminentemente reazionari (e non ti spiego perché, perché andremo davvero ot) e mi convincono ancora una volta di più che chi si professa marxista é fatto della stessa pasta autoritaria di chi si professa fascista.
#2428
Attualità / Re:L'arte della menzogna.
26 Luglio 2019, 17:53:08 PM
Salvini, oltre alla menzogna, ricorre ad una diversa strategia, quella dell'identificazione con la gente comune. Essendo svanito il ruolo pedagogico e direttivo della classe dirigente, per responsabilità pesanti della stessa (corruzione, nepotismo, familismo, visione miope dei problemi), il politico ora é in realta un a-politico, che governa come l'uomo comune, su FB e su twitter, o almeno  questa é la percezione che vuole trasmettere. O meglio mixa sapientemente "sparate" demagogiche (come i lavori forzati a vita per gli assassini di quel povero carabiniere), con provvedimenti reali. É in realtà una pedagogia dal basso che educa ad avere reazioni violente che rinsaldino l'ingroup contro il nemico, in grado di svolgere il ruolo di parafulmine rispetto alle vere distorsioni sociali di questo paese.
In sintesi Psicopatologia + medioman.
#2429
Attualità / Re:L'arte della menzogna.
26 Luglio 2019, 16:45:13 PM
Escludo che l'attuale ministro degli interni abbia agito per disagio o vergogna. Le sue azioni politiche non mi sembra che includano la morale universale. I suoi sono giochi manipolatori finalizzati al mantenimento e all'estensione del suo potere e dei suoi sodali. Inoltre benché dotato di buon fiuto politico, credo che le sue decisioni siano sempre programmate e condivise con un ristretto numero di "consiliori".
#2430
Percorsi ed Esperienze / Re:Osteria Abisso
26 Luglio 2019, 00:43:37 AM
"Un caldo infernale, non trovi". Conrad mi guarda fisso. Non scuote la testa per una sorta di rispetto del dipendente. 
"Ti ricordi gli anni prima della caduta dei successori di Lenin? Eravamo un pò come tanti bambini, che potevano fare qualcosa, ma che avevano un sacco di limiti. Insomma con una bomba atomica non si scherza. La scienza era ancora venerata, ed insieme ad essa anche altri dei, il comunismo, Dio, il denaro. Potevamo scegliere il dio che preferivamo,ma si restava comunque al proprio posto. Al massimo si era esperti di un singolo campo, magari quello del nostro lavoro. Sul resto ci affidavamo agli esperti. Eppure quel singolo campo lo conoscevamo bene. Magari si trattava del carburatore o delle tende da sole, ma davvero in quel caso, sapevamo sfoggiare il nostro sapere e se ci mettevamo all'opera, tutto andava per il verso giusto. Era il nostro campo.
Oggi, è un pò un mondo rovesciato. Gli dei di allora, le autorità si sono sfaldate, tranne una, neutra ed impersonale e poco attraente, il dio Valuta. Nello stesso tempo, proprio in assenza di autorità, siamo tutti diventati autorità, capaci di progettare un ponte, organizzare un servizio di polizia, o indirizzare la ricerca medica verso un determinato settore. Una volta al massimo eravamo tutti allenatori della Nazionale. Un tale allargamento, però, al prezzo di saper fare male anche quella cosa, che invece dovremmo fare bene, la nostra specializzazione. Ci siamo tanto dispersi, nella foresta del sapere, da non essere più in grado di curare il nostro giardino".
Conrad come al solito mi ascolta senza fiatare. In realtà mi ascolta davvero, non finge, come sarebbe autorizzato anche a fare. In fondo non lo pago mica per stare ad ascoltarmi. In effetti lui è ancora ancorato a quel modo passato, quando ognuno faceva il suo pezzo e non altro e si aspettava che gli altri facessero il loro. Non a caso è stato marinaio ed ha solcato i mari di mezzo mondo.