Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - green demetr

#2446
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
22 Dicembre 2017, 23:33:03 PM
Citazione di: Apeiron il 20 Dicembre 2017, 09:58:44 AM
Grazie Sari  ;)

Certamente è un approccio molto pragmatico che ha moltissimi pregi. Mi era venuta questa perplessità considerando l'eventualità di un "inizio" del samsara però come ben dici tu farci una teoria sopra è "pura speculazione"  ;)

Direi invece di no.

Infatti a meno che non si intenda speculazione nel senso di un annoiato raccontarsi barzellette.

la speculazione sul vuoto, non può che portare a forme di avvicinamento al DIO.

poichè se il vuoto è ciò che a noi compare come DIO; allora vi è una strada speculare, il nobile silenzio, di attestazione di come noi siamo lo specchio, lo speculum, la speculazione di questo essere qualcosa che vuole tornare al niente, perchè sà di essere qualcosa.(sembra un paradosso, ma se uno ci medita o ci ragiona a fondo non lo è affatto, una volta vista l'orizzonte e la meta)

Vi è una immensa saggezza, che solo chi ha praticato meditazione come me, riesce a capire, abbastanza rapidamente. (gli altri si armino di pazienza).

Infatti cosa è la meditazione se non la riflessione sui metodi di de-sogettivazione, fino a raggiungere l'animus del MONDO, che si presenta come VUOTO.

Ho già spiegato che questa sensazione è terrificante. Perchè se lo fai con dedizione e ingenuità come ancora bambino feci, ti arrischi in territori pericolosi.

Per questo c'è bisogno del maestro, qualcuno che ti insegni a come prendersi cura di se stessi.

(è alle note della cronaca come alcuni santoni siano chiaramente invasati, e come altri invece abbiamo un carisma difficile da trovarsi in occidente.).

Certamente la via mediana, ossia mediata delle comunità buddiste, serve anche a quello.
Ma è come una via media ad una via media che però è in sè terribile.

Vi trovo molte assonanze con la mia esperienza induista. Grazie.


#2447
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
22 Dicembre 2017, 23:15:29 PM
Scusate ho perso un bel pò di testi.

Ho letto casualmente

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/buddhismo/180/?action=post;last_msg=17424#postmodify

in cui Apeiron chiede spigazioni ontologiche.

Il mio amato Zizek ne dà una sua, che a suo parere essendosi confrontato con colleghi fisici di tutto il mondo torna.

Ossia che TUTTO SIA MENO DI NIENTE, esattamente come la particella di DIO ha dimostrato.

Ossia la materia che possiamo intendere come l'oggetto ontologico di cui Apeiron da disperato bisogno, PROVIENE da stati di energia inferiori a quello minimo dell'oggetto che ne emerge.

E in effetti se considerato come l'ho intuito anch'io sono d'accordo col mio AMATO.

ossia che il buddismo l'aveva già detto.

ossia il vuoto è uguale alla negazione della negazione del tutto.   vuoto samsara= NON (NON U) dove U è il TUTTO, l'Universale.

semplice no?

andiamo a riprendere i punti descritti, mi sembra che tornino.

lo faccio in diretta per non perdere tempo.


Un bramano disse al Benedetto: "Allora, Maestro Gotama, tutto esiste? "
"'Tutto esiste' è la forma più alta della cosmologia, bramano."
"Allora, Maestro Gotama, niente esiste? "
"'Niente esiste' è la seconda forma della cosmologia, bramano."
"Allora tutto è Unicità? "
"'Tutto è Unicità' è la terza forma della cosmologia, bramano."
"Allora, tutto è Molteplice? "

"'Tutto è Molteplice' è la quarta forma della cosmologia, bramano. Evitando questi due estremi, il Tathagata insegna la via di mezzo del Dhamma"


Anzitutto ci dobbiamo chiedere se i 4 punti sono ordinati.

Sembrerebbe di sì, perchè chiama i mediani come la via buddhista.

Dunque vi è un tutto esiste, ossia vi è un oggetto Universale.

E vi è anche un molteplice. Ossia esistono infiniti oggetti dentro quell'universo.

Questa è la metafisica classica, che troviamo anche in platone (come principio di non contraddizione) e in aristotele come Categorie e relativi Sillogismi).

Dove appunto viene studiata al relazione del molteplice all'interno dell'universale.

Diversa è però la questione buddista, che è una filosofia negativa.

non si interroga sulle relazione tra universale e particolare (la gigantesca questione tra nominalismo e realismo medioevale, che in questo forum, non è mai saltata fuori  :-[ )

ma si interroga proprio sulla caratteristica esistenziale di come il parziale sia una emanazione, una parte del tutto.

ossia del processo stesso di individuazione, esattamente come la fisica contemporanea si è interrogata fino al riconoscimento dell'esistenza di questo salto energetico. Che è un campo.

Ossia un campo vuoto, è dal vuoto che nasce qualcosa, e non qualcosa esiste sempre come la vecchia tradizione diceva, o almeno alcuni suoi mentori.

il problema ora sarebbe unire quel vuoto con qualcosa. quindi vuol dire che ESISTE qualcosa PRIMA del NIENTE.

cioè QUALCOSA C'è PRIMA DEL NIENTE (ED è IL TUTTO, AUGURI AI FISICI PER QUESTO SUCCESSIVO PASSAGGIO DA DIMOSTRARE, ANCHE SE è OVVIO CHE è ENERGIA, ENERGHEIA COME DICEVANO ANCHE I GRECI).

dunque è come se i buddisti avessero riempito un gap, che la fisica solo oggi praticamente ha risolto.

Ed è quello che ho intuito con sicurezza pure io.

voglio dire se il nulla è tutto, allora il nulla è qualcosa, che noi possiamo però in quanto parte vedere solo come NULLA, non possiamo vedere il tutto, perchè sennò la parte che noi siamo sarebbe il tutto.

geniale!  è per questo che ritengo che debba esistere un testo esoterico che ne parli in questi termini filosofici.

eh sì. magari in  periodi anche successivi, infatti anche in INDIA la filosofia CLASSICA paragonabile a quella occidentale è esistita anche se secoli dopo in quello che viene chiamato il medioevo indiano,

uno su tutti ovviamente ...non ricordo il nome lol  ::)  :P  ;D


sempre che il buddismo non sia nato dopo  ;D  che ignorante che sono!

CHE NE DICI APEIRON????


ps scusate dimenticavo che per me UNICITA' è da tradurre come UGUAGLIANZA, come nella formula che ho proposto.
#2448
Citazione di: Domingo94 il 20 Dicembre 2017, 02:46:53 AM
Da sempre Israele è stata combattuta per la "terra" ma sicuramente il concetto di quest'ultima va oltre quello che noi possiamo immaginare
Il conflitto arabo - palestinese mi pare tutto fuochè una immaginazione.

Ma a parte questo, non ho capito proprio cosa intendi.

Ciao Angelo.

Non mi hai risposto alla questione se all'Inizio Dio sia poi veramente un padre.

Un padre accorre al proprio figlio, ma qui proprio se ne disinteressa.

Invece il Figlio automaticamente chiama a sè il padre, che è costretto a piegarsi su di lui e a sollevare, e cioè a salvare.

Nella vertenza tra Inverno e Angelo, io sono con Angelo.

Non capisco perchè Inverno continui a insistere su una versione storica del racconto biblico.

Una volta che avessimo anche giustificato la terra come questione originale delle civilità, e in particolare mesopotamica (ignoro totalmente la genelogia che arriverebbe ai popoli del medioriente che abitano il mediterraneo.) gli altri elementi come li connoti????

il serpente??? l'angelo con la spada di fuoco???

Ovviamente sono contrario anche perchè io per tendenza sono attratto dal senso metafisico, e sebbene non fatichi a trovarci nessi storici, sono del tutto irrilevanti rispetto alla questione sapienziale.

D'altronde spero non sia un mistero che la Cabala sia una esemplificazione di come quei testi non siano da intendere in senso letterario, a meno che di dare al senso letterario un carattere esegetico molteplice, come la teologica insegna.

E quindi di conseguenza in generale mi trovo costretto a non essere d'accordo anche con Angelo, che bisogna rimanere sul testo. (ok non ha detto bisogna, ma ci siamo capiti)

Anche perchè QUALE TESTO????? la Bibbia è una traduzione.

Già solo per quello sinceramente penso che siamo tagliati fuori dall'interpretazione corretta, a meno che siamo appassionati di lingue semitiche.

Non tiene.

Tiene la modalità scelta, per questo ho parlato di onestà.
Una volta che stiamo dicendo, di rimanere a quel testo (seppure tradotto), a quelle parole, possiamo poi lavorare a contatto con quelle parole.

Intanto ne avevo bisogno, e già ne ho parlato con amici, che però erano piuttosto scettici, e la discussione è presto scivolata sul vin brulè.

E anche questo è mondo.
#2449
Credo perchè così ci hanno insegnato.

Ovviamente uno specchio per le allodole (che noi siamo).

Certo che se la reazione a questo infimo stratagemma, è la convinzione che il dolore faccia maturare....allora non vivete certo nelle periferie milanesi.

Mi pare l'altra faccia dello stesso medaglione con cui ci abituano a pensare agli unicorni: quando invece la gente soffre in una maniera che faccio sempre più fatica ad accettare.

Quando vedi la vita spegnersi di fronte a te CHE FAI??? SOCRATE CHE FAI????
#2450
Stavo ascoltando una intervista fatta da Mentana nel 2014 a Grillo, dove si parlava del problema BIG DATA.

La tesi di Grillo (probabilmente Casaleggio) era che oggi non c'è più nemmeno bisogno di una strategia che riguardi il controllo, il governo sulle persone.
Oggi si tratterebbe per i  nostri eroi della guerra al possesso dei dati.

Il che è evidente, pensiamo solo alla terribile polvere di sospetti sollevata dai democratici al buon Trump.

L'ultima questione politica in ordine rigorosamente geopolitico (perchè c'è forse una politica che non sia anche geopolitica? Probabilmente la politica è oggi solo geopolitica).

La questione dicevamo è semplice, non si tratta nemmeno di interpretare, ma di applicare la legge sui numeri attuali, attualissimi, calcolati probabilmente su fascia oraria.

In base a come stanno i dati, è già pronta la controffensiva in termini gerarchici. Sembrerebbe questa la tesi (non detta da Grillo, sospinto da Mentana, a parlare d'altro, perchè è ovvio, di queste cose non se ne parla proprio, il buon Mentana ha liquidato dicendo che certo il Big Data è oggi un grande problema....e quindi????parliamo d'altro???? la strana logica alla sua base il quale il giornalismo nostrano campa, perchè appunto la gente non è interessata ai grandi problemi.)

Mi è venuto in mente quello che diceva Kobayashi qualche puntata fa.

Ossia di come oggi l'orizzontalità sia costituita proprio da questa infinità di dati a disposizione.

Il che contraddirebbe piuttosto il 3d che avevo iniziato, mi pare l'anno scorso, umilitato dalle note del saggio Phil).

Ossia che l'orizzontalità è la risposta unica alla verticalità.

Ma per orizzontalità io intendo proprio l'apertura comunitaria.

Ora il genio visionario di Casaleggio, non era forse questo?

Far coincidere l'orizzonte sociale con la questione dell'apertura della catena orizzontale dei risultati, dei dati stessi.

Questione che ha fatto gridare allo scandalo tutti gli intellettuali, ma proprio tutti.

Il che mi ha prodotto un senso di malessere forte. Perchè come al solito un conto è studiare ciò che è reale, ma in quanto studio, rimane virtuale, un conto è vederselo posto sotto il naso, in tutta la sua virulenza reazionaria, frutto di una ignoranza, di una incapacità assoluta di leggere le trasformazioni contemporanee,

Anzi guarda un pò., proprio come dei perfetti reazionari, come ha ampiamente spiegato in lungo e in largo il compianto immenso Carmelo Bene, nel suo monologo 4 discorsi sul niente.

Mi dà da pensare, la strada del pensare è aspra e lunga. (e virulento in me sta diventando la condizione di annichilimento sociale).

Non penso lucido in questo momento, pur non potendo auto-riconoscermi (e certo anche qui si apre il problema di quel "auto", della soggettività su cui tanto ci stiamo imegnando sul 3d di Nietzche) una lucidità maggiore rispetto alla norma dei discorsi pubblici quantomeno (ma chissà forse da qualche parte si praticano private virtù) forse data semplicemente dalla non necessità di stare dentro alla produzione culturale (che ad ogni anno che passa non posso far altro che continuare a criticare su milleversanti).


Fa impressione vedere il mondo intellettuale intellettuale totalmente ottenebrato dai suoi stessi discorsi.

Sul serio sembrano dimenticati!!!!!!!!

Certamente Kobayashi non voglio metterti nello stesso novero dei giovani universitari e dei loro (de) meriti professori.

https://www.youtube.com/watch?v=QhjZWbO3PX0

Che sono delle specie di rock star, questo ritorno all'antico mi pare totalmente fuori posto, totalmente altero.

Una storiella per giovani annoiati. (sono onesto questa è la mia sensazione più forte).


Ma che fine ha fatto la postmodernità rispetto a tali soggetti ?


https://www.youtube.com/watch?v=jZVDTqW1lmA


Non che gli allievi di Sini abbiano fatto meglio.

Ma come si fa a tagliare fuori tutta la questione del 1900 ??????

Questione politica ovvio. Le tristi vicende della statale di cui vi faccio la cronaca da un paio di anni, ne sono solo la conseguenza, ovvia, si sono solo dimenticate le premesse, le lotte, il sangue, il vero sangue di chi ci ha lasciato la vita.  (seppur ideologicamente, seppur ciecamente fors'anco).

Se non si impara dagli sbagli, se non si continua la riflessione, la teoretica. (In questo sono da anni in disaccordo con Maral e Garbino, e prima ancora, se vi sono ancora i vecchi lettori di filosofico.net e filosofia forum free, contro il tipo che aveva stirner come avatar e mareblu, e altri amici ora scomparsi.

Ovviamente scomparsi: quando ti muovi senza l'orizzonte, non sai a quali tempeste vai incontro.

La cartografia delle mappe topologiche (che essenzialmente sono psicologiche, al di là della difficoltà di conversione tra parola e fatto, figuriamoci dell'atto....) VA TENUNTA STRETTAMENTE CON SE'.

Vanno cioè (di nuovo studiate, e di nuovo, e di nuovo, come mastro Baffo ci ha insegnato).

Certamente questo è un forum che vorrebbe essere popolare, e quindi come da NUMERI, come da BIG DATA, è abitato da fanatici del nuovo DIO, la SCIENZA.

Non è nemmeno più questione di metafisica (MA COME! SONO OFFESO!  ;D  io che lavoro, oddio... che vorrei lavorare, su un progetto di rifondazione metafisica, di metafisica 2.0, di controllo grammaticale, analitico, degli errori della filosofia 1.0, ossia appunto quella greca ANZITUTTO).

Magari riprendendo come il giovane Nietzche scriveva GIOVANISSIMO dai PRE-SOCRATICI, quando la metafisica era ancora sapienziale, quando ancora la ragione era tutt'uno con la religione.

quando lo spazio abitato valeva orizzontalmente come verticalmente NELLE SFERE e nei CERCHI inversamente citando. (e io penso che Sloterdijk, Habermas e "anti-intellettuli company"@ copyright permetttendo, stia lavorando in quella direzione, forse errando certo , lo sa anche lui, ma la direzione è corretta, penso che chieda aiuto in questo)



Bene spero di essere stato sufficientemente oscuro e delirante. (come da richiesta  ;) )


Quello che voglio dire è che la felicità non è una questione numerica, quantitativa, è un orizzonte di senso.


Certamente il filosofo fa bene a nascondersi e a proteggersi, ma rinuncia in fin dei conti ad essere quello che DEVE essere. Ossia apertura al discorso. Non chiusura come volevano Aristotele e Platone.


Certo per loro chiusura riaprentesi, ma su quel -si, avrei molto obiezioni concrete da fare.


Nel senso che l'apertura ricade sugli altri PER ESEMPIO???? SUGLI SCHIAVI PER ESEMPIO??????


Sono sbigottito dal numero di citazioni che ricevono i 2 ..... Ma non è proprio dalla loro metafisica che CI DOBBIAMO anzitutto GUARDARE???? ma il baffo che è passato a fare????
#2451
Citazione di: davintro il 10 Dicembre 2017, 18:23:57 PM
considero la solitudine come condizione fondamentale di ogni filosofare, inteso come momento in cui l'Io, appurato come l'esperienza esteriore si riveli insufficiente a risolvere dei problemi teoretici fondamentali come l'individuazione dei princìpi fondamentali dell'essere, del mondo, delle condizioni necessarie, cioè trascendentali della conoscenza, operi una sorta di "conversione" sguardo dall'esterno all'interno, considerando l'interiorità, la coscienza come l'ambito dal quale partire per cogliere le verità fondamental....e. Solo nell'individuazione del compito della filosofia come scoperta razionale dei princìpi primi fondamentali del pensiero, della conoscenza, dell'essere si riapre l'interesse a porre l'interiorità (e la solitudine) come luogo decisivo e punto di partenza di un sapere rigoroso.


Questo modo di intendere la filosofia è completamente imbalsamato.
Quando parli con una persona, quando vieni aggredito, minacciato, hai bisogno di una individuazione teoretica dei principi di verità?????

Mi sembra invece che questo modo di procedere analitico, sebbene di matrice fenomelogica, abbia gli stessi difetti della terribile filosofia analitica americana: sono sintomi della morte della filosofia.
#2452
Grazie JsebastianB.

Non lo sospettavo. Mi ha sorpreso che sia così.

:o


Lo terrò a mente e ne farò tesoro, cosa ne pensi di Brown? ci ha fatto su un librone, che mi attira molto.
#2453
"Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita."

Grazie Angelo, gran lavoro!!!

Che dire, sono stordito dalla difficoltà ermeneutica! Però mi sembra che la proposta, che l'albero del bene e del male e l'albero della vita siano lo stessa cosa, tiene.

Questa ipotesi di ritorno io non l'avevo MAI sentita, eppure mi sembra uno dei momenti più incredibili e nodali.

Credo di capire molto meglio ora come concili il pensiero debole con la fede.

Un Dio in progress. Un Dio che diventa un padre migliore, gradino dopo gradino nella storia.

Devo dire che trovo la tua lettura molto originale, ed effettivamente tiene.

L'unico appunto è che anche la tua è una versione psicologista, e per questo non del tutto neutrale, anche se chiaramente onesta.

Io mi sento portato per una ermeneutica simbolica comunque.

Le mie prime impressioni....Terra - Mancanza d'Acqua - Cespuglio - Specchio - Soffio - Fuoco - Serpente - Eva - Cultura - Terrore

ADAMO il SOGGETTO, il SUB-EIECTUS, l'espulso dalla TERRA e dalla VITA.

il DIO ATTERRENTE- ANNICHILENTE.


Sono un pò stanco, ma non ricordo la parola peccato....in effetti si tratta della formazione di una relazione, e del suo ambiente.

Anche se quel CHE HAI FATTO?! mi è rimasto in testa, e ronza intorno.

Quando il bambino piange il padre fa di tutto per consolarlo...qui invece....non so se torna molto questo tentativo di parallelo.[/justify]
#2454
Citazione di: Kobayashi il 10 Dicembre 2017, 09:33:01 AM
A green demetr che scrive "bisogna ripartire da Cartesio" rispondo: cioè dovremmo tornare al razionalismo del Seicento e di nuovo a persuaderci che la nostra ragione, pura, limpida, se ben condotta da un metodo ci può portare alla costruzione di nuovi sistemi metafisici?
Ma se tutta la filosofia da Nietzsche in poi non è stata altro che lo smantellamento di queste convinzioni!
E poi se la questione è: di fronte alla crisi spirituale ed esistenziale dei nostri tempi, quale può essere il ruolo della filosofia? La risposta non può essere un ritorno a uno di quei fondamenti – un certo tipo di razionalità di cui Cartesio è fondatore e simbolo – ormai superati.
Mentre riproporre alcune tecniche della saggezza antica, per esempio, è altra cosa perché significa ritornare a un modo di vivere la filosofia prima che diventasse un sistema di conoscenza di verità ultime.

Ma il punto è che anche la condizione di chi resiste alla tentazione della metafisica, nelle sue diverse forme, non può essere sopportata a lungo... Siamo un po' tutti stanchi di sguazzare nelle fragili prospettive della post-modernità.
Il lavoro di Sloterdijk è il prodotto di questa situazione limite.
Ma non stiamo ricercando melanconicamente delle certezze. Questo aspetto, la presunta esigenza di un assoluto, di qualcosa di stabile, è, secondo me, profondamente sopravvalutato.
La crisi attuale non è il sintomo della perdita di Dio nelle sue diverse forme.
Gli europei non sono depressi perché non riescono a elaborare un lutto. Sono in realtà catatonici perché non possono convincersi che quella che stanno sperimentando sia vera vita, e così come gli insetti d'inverno, riducono il proprio metabolismo quasi allo zero...

Forse  quello che manca davvero all'europeo è la capacità di immaginare di poter uscire da questa immobilità e sperimentare qualche grande avventura (avventura nel senso indicato da Vittorio Mathieu di "cose che vengono a noi dal futuro, ma non senza che noi, di nostra iniziativa, ci muoviamo"; "l'incontro di eventi dipende da un nostro muoverci nello spazio"; "se noi non ci muovessimo non avremmo un futuro, fausto o infausto che sia, mentre il nostro spostarci ci fa incontrare le adventura").

Si grazie dell'input ci pensavo proprio oggi passeggiando.

Certamente per uscire dal nostro inverno spirituale, comunitario, o come vogliamo chiamarlo, serve il movimento.

Penso che sia una cosa umana, andare incontro agli altri.

Quello che mi blocca sempre di più, è che invece che trovare una situazione di conforto, e cioè di resistenza, un movimento che tende alla felicità,trovo invece sempre e puntualmente rabbia e livore.
Partigianeria in fin dei conti.

Di fronte a questa ondata di risentimento non mi rimane che chiudermi nelle mie stanze.

L'anomia della città è questa in fin dei conti.

Aprire le porte all'altro è sempre come aprire un ricettacolo di negatività e dolore.
Sempre.

Certamente le tecnica filosofica, aiutandoci a capire del perchè di questo processo, ci aiuta ad accettarlo.

Ma dall'accettazione al movimento successivo il compito si fa grave. Impervio.

Si dice che la storia sia finita con Hegel. Perchè ne descriveva il suo funzionamento con precisione crudele.

Al problema drammatico del cambiamento del soggetto, e cioè al suo mettersi in discussione, al mettersi in prima linea, la storia ha risposto con la distruzione di Nagasaki e Hiroshima.

Il problema si è spostasto ancora di più. Fino ai dibattiti sull'ecologismo contemporanei.

Ossia alla autodistruzione del pianeta.

Non credo in queste cose, non perchè fisicamente non siano possibili, ma perchè è sempre un problema di cosa ci si racconta. Di dove ci schieriamo politicamente.
E' sempre un problema di rabbia e livore. Un maledetto cerchio, un stato ipnotico che rinchiude tutti.

Ed è un sintomo caro amico.

Tu dici che il problema della morte di Dio sia sopravalutato.

Non credo, perchè la morte di Dio è innanzitutto la messa in discussione del soggetto.

Come ci ha insegnato Lacan il reale nell'uomo è il suo immaginario.

Ma cosa succede quando questo immaginario va in frantumi?

La letargia nostra è proprio questa incapacità di rinsaldare il soggetto.

Nel razionalismo modernista, il soggetto viene per la prima volta imposto, e sopravalutato, fino al delirio dell'uomo macchina.

Cartesio serve a farci capire come si costruisce un soggetto.

Il novecento ha passato tutto il suo tempo a decostruire quel soggetto e i suoi deliri.

Per ritrovarsi in un movimento di ritorno in cui il soggetto non solo è tornato, ma si è anche imbarbarito.

Per come la vedo, la società sta iniziando a divorarsi da sè.

Perchè un soggetto per relazionarsi ad un altro, o ha la capacità di ospitarlo, o lo comprende in un orizzonte che li contine entrambi, o lo elimina.

Credo che fondamentalmente la questione sia quella.

Trovare un modo di ospitare l'altro, senza la mediazione di orizzonti contenitore, che si sono rivelati solo uno specchio perchè l'eliminazione fosse perpetrata comunque.

Il punto è come ospitare, senza farsi divorare.

E' per questo che l'etica della distanza diventa un passo sine-qua non.

Ma da lì in poi,

Mancano tutte le descrizioni, i riferimenti e via dicendo.

Qualcosa lo troviamo solo nel mito, quindi fuori dalla filosofia.

Cioè le domande proibite: perchè uno deve ospitare, e perchè uno deve divorare???

E' per questo che l'etica della distanza diventa un passo sine-qua non.

A mio parere è la questione della trasformazione personale.

Fino ad oggi solo chiacchere come amaramente chiosa Inverno. (mai nickname fu pià profetico)
#2455
Se te lo chiedo...vuol dire che mi interessa!

Se vuoi ne parliamo nel tuo forum.  ;) 

Così magari mi obblighi anche a iniziare la lettura.  ;) 

mandami messaggio privato nel caso ciao!

Poi per carità, capisco che la cosa sarebbe impegnativa.
#2456
Citazione di: Dubbioso il 02 Dicembre 2017, 10:26:44 AM
Dio non poteva perdonare l'uomo e riammetterlo a vivere con Lui nel Paradiso terrestre? Insomma Dio ha dovuto sacrificare se stesso a se stesso per ottenere il perdono da se stesso.    

Dio e' onnipotente percio' poteva cancellare il peccato dell'uomo con uno schiocco di dita,  perché ha dovuto sacrificare se stesso.

Forse per dimostrare il suo amore per noi?  Ma che sacrificio e' ?  Dio/ Gesu' e' immortale dunque non e' un gran sacrificio, infatti  Gesu' sapeva che sarebbe risorto. ( Inoltre la morte,  il male e il dolore sono rimasti nel mondo,  anche dopo il sacrificio di Gesu' )

Mi sembra tutto cosi contorto Dio onnipotente e onnisciente poteva perdonarci e basta senza questo pseudo sacrificio.

Non credo si possa leggere così un testo sapienziale come la Bibbia.

Come una storiella, come una favola esopiana.

Che cosa è il paradiso terrestre?? Cosa intendono gli ebrei per paradiso terrestre???
Quale è il contesto? quale è lo scopo? quale è lo stile? quale è la narrativa?

Lunga è la strada alla saggezza cara Dubbioso.

Credo che invece la crocefissione sia uno dei simboli più ricchi, saturi della storia del pensiero.

Sono basito da come la si sia liquidata in questa sede.

jsebastianB, bentornato!  :D

Mi sembra di capire che tu il libro di Giona, lo critichi.

Eppure Joseph Roth, ci ha tratto uno dei romanzi più intensi e potenti che io abbia mai letto.

Non sarà che nel Giobbe si nasconda fra le pieghe il vero messaggio esoterico del mondo ebraico?

Io lo penso.

Anzi vi è tutta una tematica filosofica, perchè l'accettazione del mondo invece che la sua trasformazione, deve sempre essere in nome di Dio.
La nominazione, è dunque sempre la stessa, che sia il tempo bello o brutto, egli ne decide.

Anzi ne va della salvezza, come ne vale la salvezza nel libro, che ciò che è male si rivela essere come bene, solo quando si è accettato che il male è ciò che il bene (Dio) vuole.
Inutile dire che anche Nietzche questo lo intese molto bene (salvezza esclusa ovvio).

Ovviamente i cristiani non ci hanno capito niente. caro jsebach  ;)

Il punto è che ciò che sembra essere male. E' comunque bene.

Non credere che ciò che sia male sia bene, è esattamente il peccato originale.
Caro Dubbioso, forza che ce la fai!

#2457
L'albero della vita, diventa l'albero del bene e del male.

Angelo non capisco cosa ci sia di tendenzioso in questa lettura? 

Infatti la libertà nasce proprio dalla conoscenza di cosa fosse la vita, e si tratta di accettarla o di rifutarla.
(In questo mi sono molto trovato in quanto detto da Kobayashi, anche se la Bibbia devo ancora leggerla  :-[)

Negli antichi era così forte, che per i noti processi di proiezione, si trovavano costantemente in lotta fisica con i Demoni.

Ma non lo fu anche Gesù?

Mi lasci interdetto....quale sarebbe la giusta lettura? critica verso Dio????? In che senso???

Sono molto curioso.
#2458
cit cannata
"La prospettiva è totalmente diversa, deve essere totalmente diversa, dev'essere sempre totalmente diversa.

Mi sembra che in questo senso sia tu, sia Nietzsche, sia Sloterdijk, cadiate sempre nello stesso problema: nel cercare prospettive migliori non vi accorgete che la prospettiva migliore, la prospettiva totalmente diversa, è quella di navigare in continuazione tra prospettive diverse ed esplorarne sempre di nuove. Ossia divenire, camminare, crescere, non fermarsi mai in un punto, mettersi sempre in questione, essere sempre su strada.
Solo in questo modo non ci potrà più essere un altro a farti ancora sospettare che la prospettiva potrebbe essere totalmente diversa, poiché in questo caso sarebbe lui invece a peccare di aspirazione al fermarsi in qualche punto stabile, non più aperto al cambiamento.
Questo modo di vivere (perché di modo di vivere si tratta, in quanto spiritualità, più che filosofia) è secondo me l'unico, vero, custode interiore, guardiano di un io sempre più smarrito, auspicato da Kobayashi nell'ultimo rigo del suo post iniziale. Infatti un custode, un guardiano, che servisse a tenere ordine, cioè staticità, sarebbe un uccisore dell'io e dell'esperienza che ne abbiamo (in questo senso vengono a risultare micidiali, omicide, tutte le ricerche sull'io che mirano a definirne la natura, fisica, cioè neurologica, o non fisica che sia); il vero guardiano deve far camminare, andando avanti lui stesso per primo.

Giovanni Battista diceva, e poi Gesù ripetè "Convertitevi!". Sì, ma convertirsi a cosa? La risposta è nell'esortazione stessa: bisogna convertirsi al convertirsi, cioè prendere l'abitudine al convertirsi in continuazione; al confronto di questo, diventa chiarissimo che qualsiasi altro convertirsi non potrà mai essere un vero convertirsi."


In Sloterdijk si parla di cambiare la vita (Rilke) in te si tratta di cambiare il punto di vista.
Non ci potrebbe essere differenza più grande, e mentre trovo piacere a parlare del paniere della spiritualità, credo che il nostro dialogo si fermi inevitabilmente là. A me interessa la vita, non la spiritualità.

Il guardiano a cui allude Kobayashi potrebbe essere visto in diversi modi.
Come ho già scritto se c'è un guardiano allora c'è anche Kafka. Non mi dilungo ancora, non trovo echi in questo forum.

Non credo che il messaggio di Cristo sia quello della conversione continua, anzi mi pare che indichi un orizzonte chiaramente verticale, metafisico, oltre la verticalità stessa, aggiungerei, ma non trovo echi in questo forum e non mi dilungo.(Tutta la scolastica etc...)


cit kobayashi

"necessariamente l'utilizzo di segnali per orientarsi, se non si vuole finire per compiere dei percorsi circolari che conducono sempre nello stesso luogo."

Cosa che però in Angelo guarda caso porta sempre allo stesso punto di partenza, perciò io ripropongo la metafora del ciclista, che ha imparato sì a rimanere in equilibrio sulla bicicletta, ma che non vuole proprio saperne di ripartire. (Ma ovviamente essendo una cosa che condivido con lui, so già che il problema è quello paranoico, non per lui certo, ma per me sicuramente, mi spiace ripetermi come un disco rotto, e ripeto il punto per uscire da questo impasse è immergersi nella storia e non uscirne o prenderne distanza, come poi criticherò per esempio anche a Phil).


cit kobayashi

"Partendo da una visione allarmata del presente (le manipolazioni di questo demoniaco connubio tra neoliberismo e tecnologie digitali), l'indicazione può essere questa: urge mobilitare tutta la forza della filosofia se ci si vuole opporre alla trasformazione antropologica in atto. "

Sicuramente sono in pochi quelli che riescono a vedere il campanello d'allarme, ma come si fa a vederlo senza un orizzonte sufficemtemente ampio?

Oggi l'allarmismo, serve più come cassa di risonanza pubblica per destare attenzione mediatica.

E' stato appunto immunizzato. Per questo la fine dei tempi teorizzata da Pasolini, oggi è ancora più evidente.



cit kobayashi

"All'esoterico green demetr (che ho capito solo a pezzetti...), sperando di avergli risposto almeno in parte con ciò che ho scritto sopra, propongo un frammento di Nietzsche (forse si trova in Volontà di potenza, ma non ricordo) che descrive il sentiero della saggezza in tre fasi:
prima fase, saper venerare, raccogliere dentro di se' tutte le cose degne di venerazione. Epoca della comunità;
seconda fase, spezzare il cuore venerante. Epoca del deserto. Critica di tutte le cose venerate, tentativo di rovesciare le valutazioni [Umano troppo umano I e II, Aurora];
terza fase, grande decisione sulla capacità di assumere una posizione positiva, di affermazione. L'istinto di colui che crea [dallo Zarathustra in poi]."

lol di esoterico ho veramente poco, una manciata di pagine questa estate, per la precisione, lol.

Ma certo ci sta questa visione in tre trance, ma non mi azzardo ad andare alla terza.

Per questo rimango saldo ad Umano Troppo Umano. Il problema della comunità.

Appunto!

Ci fosse qualcuno che abbia aperto un 3d che gli vada almeno vicino...sono sempre e solo questioni che riguardano le morali.

Io ho proposto quella del cerchio, e dei cerchi aperti, delle continua apertura, e dei tentativi di inclusione in cerchi sempre più ampi. Senza perdere il centro. (Anche Sloterdijk ci ha lavorato in Sfere, di cui ho letto solo il primo libro, e di cui mi sembra il più interessante sarà il terzo).

Poichè il centro non si può perdere, ossia il suo occhio metafisico, vengono i problemi affrontati da Sloterdikkj, ossia le verticalità. (dopo la sfera).

Lato Nietzche siamo sempre nella costruzione genealogica. Evidentemente per superarla, ed affrontare il vero problema dell'Altro, serve ancora molto tempo, il mondo accademico deve ancora  farci i conti (il mondo accademico illuminato ovvio).

Invece tanto per chiarire, mi sembra che la tua domanda Kobayashi, sia ancora prima della genealogia. Infatti non ricordo sia mai stato nei tuoi discorsi.

In questo forum, la intendono solo Maral, che si è defilato quest'anno, e Phil, che però la legge linguisticamente, semioticamente.


cit Cannata

"Quello che hai detto dopo su Nietzsche mi sembra rispecchiare lo stesso problema, su cui secondo me Nietzsche è in fondo cascato: nel suo "sentiero di saggezza" che hai descritto, mi sembra che lui intuisca il bisogno di un continuo rinnovare, ma egli rimane prigioniero della mentalità greca di andare pur sempre a parare in qualcosa di definito, statico, che nella tua sintesi viene detto "posizione positiva, di affermazione"."

Se non capisci Nietzche, perchè avventurarsi in affermazioni che vanno molto lontane dalle intenzioni dell'autore.
Dove pensi che Vattimo abbia derivato il suo pensiero debole, se non che da Nietzche?
Riflettici per favore.


cit Phil

"Ovvero, una tecnica dell'auto-educazione del proprio Io, si oppone spontaneamente alla trasformazione antropologica o, per "funzionare", deve installarsi proprio nella trasformazione antropologica che la circonda (e a cui essa partecipa), senza necessariamente essere destabilizzante, anacronistica o alienante?"

Penso che ancora non si sia capito che l'educazione del proprio Io avviene a contatto con gli Altri.
Per questo è dentro l'antropotecnica.
Ma la differenza è vederci un problema o no.
E mi sembra che tu non lo veda affatto. Vedi poi.


cit Angelo

"Non trascuriamo che la trasformazione antropologica in corso contiene anche approfondimenti e strumenti per l'umanesimo, ma su questo mi sembra che non sia difficile osservare nel presente un aumento di massificazione e potenza massificatrice rispetto al passato. Perciò, personalmente, soggettivamente, trovo importante un impegno affinché la trasformazione antropologica in atto riceva delle correzioni."

Si sono d'accordo con quanti hai scritto, sia sull'importanza del saper ascoltare dalla nostra storia, come umani, sia sull'affrontare la massificazione non necessariamente come un nemico.
Ma....come?



cit Kobayashi

"Forse no, ma l'importante, secondo me, non è tanto ritornare ad una certa saggezza delle scuole filosofiche antiche quanto prendere coscienza che c'è una battaglia in corso (per accaparrarsi ciò che rimane della coscienza degli uomini), il che significa mettere da parte le delicatezze dell'erudizione e fare l'inventario delle armi che si hanno a disposizione, e l'antichità senz'altro contiene del materiale utile..."

Sono molto scettico sull'armamentario dell'antichità.

Infatti il novecento si è detto post-modernista, proprio perchè si è come piegato (fino all'implosione?) sulle domande poste dalla Modernità.
Dopo anni di prolungato ascolto di conferenze e quant'altro, credo che si tratti di ripartire da Cartesio.
Io ho creato lo slogan, "come difendesi dall'uomo macchina modernista".

Ma se non intendimao cosa sia l'uomo moderno, come pensiamo di capire l'uomo post-moderno? o post-metafisico dei giorni nostri?

La metafisica moderna è lì ad attenderci, cosa c'entra quella antica? sono curioso! (non sto dicendo che sia una strada sbagliata, solo che non la conosco, e non ne sono attratto.)


cit Kobayashi

"A questa deriva della semplificazione non vedo come ci si possa difendere se non attraverso l'imposizione di una distanza (che va poi continuamente riprodotta perché il sistema tende a riassorbire ogni elemento refrattario)."

Concordo appieno.  :)

Cit Phil

"Quello che non colgo è l'istanza di urgenza, di svolta epocale (in negativo), di allarme per la condizione umana, come se l'uomo si stesse improvvisamente smarrendo dopo un'epoca d'oro e d'idillio... "

Certo questo è uno dei sintomi più noti della paranoia intellettuale (vedi lo stesso Pasolini, prima citato).

Ma credo che lo conosciamo abbasta bene, per non cadere nella trappola.
Ciò detto, non può dunque valere come rispota immunitaria, al critica storica, di ogni epoca storica!
E cosa sarebbe sennò la genealogia? Non leggere Focault, Sloterdijk non è più un lusso a cui possiamo rinunciare.


Cit Phil

" ...fermo restando che ogni metabolizzazione del proprio passato produce scarti, nuove energie e cambiamenti (quindi, potenzialmente, anche nostalgia, timore r svalutazione del nuovo, destabilizzazione, etc.)


...Forse il migliore antidoto alla semplificazione orizzontale (anche se non sottovaluterei la qualità, tutta postmoderna, della profondità orizzontale) è già quello di tematizzarla, anzi problematizzarla, dall'interno, magari più con "distacco" che con "distanza", ovvero restandoci immersi ma con una "postura autonoma" (non pedissequamente accondiscendente)."

Approvo, con una postilla  :)

Dimentichi questo scritto da Kobayashi: c"he va poi continuamente riprodotta perché il sistema tende a riassorbire ogni elemento refrattario"

Sarebbe il famoso campanello d'allarme, che tu semrbi non sentire, infatti parli di distacco, e di mera postura. (come Sini, quindi capisco benissimo l'intero discorso dietro).

E non capisci che non si mette forza in quel distacco, facendolo diventare vera e propria distanza, si cade inevitabilmente nelle trappole della contemporaneità. (che io chiamo schizoidismo paranoide, non in termini clinici, come giustamente qualcuno su YouTube ha precisato).

Sini (il mio amato Sini) è paranoico! Questo è il sunto. ;)
#2459
breve sunto per chi non volesse leggere tutta la "menata".

impressioni generali

punto 1 -  la mia strada, non sono previste risposte

punto 2 - problemi generali preventivi della custodia spirituale, risposta per kobayashi

punto 3 - una domanda per kobayashi angelo e altri credenti.




Quello che hai descritto ha creato un eco immediata rispetto al mio studio di Umano Troppo Umano.

Quando nella sua seconda parte, Nietzche si trova a confronto con le ombre.

Ne abbiamo discusso con Garbino nel suo 3d dedicato proprio al maestro tedesco : in "Ecce Homo" , la sua autobiografia, è lui stesso  a dire che si tratta di proiezioni fatte da se stesso, precisando che sono come delle alter ego.

Ma rispetto alla prima parte dell'opera, non vi è descritta tecnica, infatti ricordo ancora, invece, il forte senso malinconico, di cordoglio e l'imminente necessità di viaggio.

Per come lo stesso leggendo, se la prima parte è la costruzione della critica genealogica alla metafisica, la seconda riprende il testimone 10 anni dopo mi sembra, e si avventura in territori che francamente non conosco.

Il messaggio si fa veramente esoterico, come poi lo sarà, ancor di più, nello Zarathustra.

Come a dire la tecnica degli antichi, è completamente esonerata, dismessa.
Forse c'entra qualcosa quella alchemica che mi attende impaziente.

Sono d'accordissimo con la tua analisi impietosa sullo statuto della psicologia, anzi volendo ci si arrischierebbe in critiche ancora più aspre.
Ma a che servirebbe? Ovviamente io ritengo che l'uso della psicologia sia del tutto generico, nel senso che vi si possono trovare ottimi spunti, ma il vero lavoro sull'"Io", Freud o Lacan che sia, non l'hanno mai fatto.

Non vi è esoterismo in loro.

Dunque dicevamo delle tecniche di controllo del doppio, dell'ombra, della conversazione interiore, della spiritualità.

E allora riprendiamo il dialogo con Sloterdijk.

Nella sua introduzione a "devi cambiare la tua vita" egli tira con la solita maestria un disegno di orizzonte improntato alla dicevamo antropotecnica.

Ma andando a leggere nei meandri di quella introduzione, mi sono soffermato spesso ad una serie di questioni che a mio parere non possono essere lasciate sul tavolo con troppa facilità.

Ossia quello del rapporto verticalità orizzontalità.  * vedi punto 2

Ne parlo anch'io nel mio 3d.

punto 1


Ovvero io ne parlo, e invece Sloterdijk no.

Infatti per lui, come altri amici del forum, non esiste orizzontalità, esiste invece solo verticalità.

E delle molte verticalità prospettate, vi è anche quello fra spirituale e materiale.

Che viene riletto come eccellenza etica di uno rispetto ad un altro.

Ma di nuovo insieme a Sini, non dovremmo chiederci chi ha deciso, come si è costruita questa etica?

Quale è il suo valore effettivo, quale quello proiettivo?

Come immaginerai non sono d'accordo. Perchè infatti risulterebbe a mio parere che ognuno è libero di costruirsi il suo cammino il suo progetto, e dunque non può esistere una etica in quel senso.
Sarebbe falsa.  E' per questo che nessuno crede più al Demonio o a Dio.
Perchè l'evoluzione del tutto casuale, imprevedibile umana, ci ha portato ad un tipo  di società piuttosto che ad un altro. E le credenze (e non l'etica) sono cambiate con essa (e sono di nuovo ad oggi completamente sbagliate).

E dunque se la costruzione di una etica che custodisca il segreto di una verticalità presunta, è del tutto all'interno dello stesso processo storico, che vorrebbe dimenticare nella sua conversazione interiore.

Allora per logica, anche quell'etica è frutto di una proiezione, del demonio etc...

E capisco benissimo che così non ne usciamo.

Se anche la tecnica è una proiezione come fare? Che fare?

Riprendendo dal nostro discorso privato, allora io chiedo se qualcuno ha qualche illuminazione (magari rispettando quanto detto prima, e sennò va bene lo stesso, ne avrei bisogno) sulla mia illuminazione:

ci ero quasi, perchè in fin dei conti per me la riflessione rimbalza una fenomenologia (un campo di segni, per Peirce veramente) , che non può che essere intellettuale.

Ossia non è la tecnica in ballo ma la stessa intellettualità.

Perchè se fosse in gioco il linguaggio, la teoria dei segni, qualsiasi essa sia, allora inevitabilmente sarebbe come anche sloterdik ha scritto una questione della verticalità.

Come se Sloterdijk mi capisse, ma non mi ascoltasse per niente.

E' invece l'intellettualità in gioco. E come se la gioca? Nel mio percorso, non ho idea perchè, si è trasmutata in materia.
All'improvviso mi sono sentito dire fra me e me, che è la materia intellettuale quella su cui mi dovevo concentrare.

C' era qualcosa di materico, qualcosa che si lega all'oggetto. Ai libri cartacei, oltre che ai pixels invasivi.
In quel momento sono ripartito.

Ma poi si è inceppato, nel senso che proprio mentre ero nel mentre dello studio, l'urgenza si è spostata immediatamente su quella sensazione sgradevolissima di essere risucchiato da quello stesso studio.

Da lì a poche settimane dopo mi sono fermato stordito per davvero.

E da allora non riesco a riconvincermi a ripartire, senza aver risolto quell'arcano.

E' su questo punto che chiedo aiuto.


punto 2

cit. secondo le direttive europee per "fair use"
"così le "culture" ascetiche conoscono la differenza guida tra perfezione e imperfezione" le religiose quello tra sacro e profano, le aristocratiche quello tra nobile e triviale, le militari tra valoroso e vile, le politiche  trapotente e impotente, le amministrative tra superiore e subordinato,le atletiche tra "eccellenza e medicorità, le economiche tra abbondanza e scarsità, le cognitive tra sapere e ignoranza, le sapienziali tra illuminazione e cecità.
In ogni campo abbiamo in comune la partigianeria per il primo polo, che fa da attrattore mentre il secondo fa da repulsore."
Sloterderdijk "devi cambiare la tua vita" raffaello cortina editore (p18)

Per Sloterdijk si tratterebbe di rendere esplicito un nuovo illuminismo che proceda alla traduzione dei linguaggi dell'antropotecnica in quelli di una religione progressista.
In questo egli si proclama conservatore e nemico del post-modernismo con le sue derive specialistiche.

Il suo primo passo consiste a quello di richiamarsi a Rilke.

Egli rifugge qualsiasi epochè intellettuale e invece si richiama alla passione nell'essere nel mondo.

Concentrandosi su quella passione egli vuole costruire un sistema immunitario di prevenzione a questo stare nel mondo.

La prevenzione temo sia la ricerca di questa tecnica atta questa spinta funtoriale all'alto.

Ma allora kobayashi questi presunti custodi interiori, non risulterebbero che delle macchinazioni.

E in quanto tali proprio legate al problema dell'uomo macchina che proprio la modernità ha portato alla luce certo illuminata, ma non per questo meno problematica, e a cui ha tentato di rispondere prima il romanticismo e poi la nostra età chiamata post-modernismo.


Questo tentativo di raccordo, naufragato nelle ideologie del novecento, però ha condotto al suo esatto opposto, ossia alla proliferazione dei saperi specialisti, e a quello delle metafisiche personaliste, che oggi possiamo collegare al fenomeno delle fake news, di moda al momento nel dibattito pubblico.

Sì perchè come dice Sini tutto è lavoro, e come chioso io, tutto è politica.

La tua domanda finale Kobayashi in fin dei conti guarda da dentro a questo sistema, e chiede di essere liberata.

Ma non è proprio quello il proposito di Nietzche?

In un altro topic mi chiedevi dove risulta la politica delle amicizie, ovviamente sempre in Umano Troppo Umano (non ne ho letti altri al momento, non ha senso leggerli se prima non capisco questo primo testo)

Ma la politica delle amicizie, ossia della guerra (e come potrebbe esserci liberazione senza guerra? d'altronde) parte proprio dalla tecnica genealogica.
Mi pare di insistere molto su questo punto, ossia sulla capacità nostra attuale di leggere la storia, e il suo filo rosso, come illustrato dal regista Tanner negli "Anni di Luce" film assolutamente esoterico, sebbene del filone socialista in apparenza.

E d'altronde stavo rileggendo proprio un manuale liceale di storia della filosofia antica.

La filosofia nasce proprio insieme alle polis, e cioè alla loro costituzione. (e cioè alle sue guerre ai barbari, altro tema di Sloterdijk, e a quelle iterne)

La filosofia è dunque figlia della polis. Ossia di una comunità.

Insisto anche su questo mi pare, come si fa a fare filosofia se non sia ha nemmeno uno straccio di parvenza teorica sul concetto di comunità.


E il concetto di comunità è per forza di cose legato al tema dell'Altro.

E il tema dell'Altro non è il vero tema sempre negletto dell'intera storia della filosofia, con le sue metafisiche pompose e false?

E anche su questo insisto, a partire da Leopardi, non può esserci comunità felice composta da individui infelici.

Dunque io sono stufo di sentire di parlare di etica.

Ma quale etica? Nel nostro paesaggio intellettuale, non vedo nemmeno un professore che abbia il coraggio di una denuncia, si riducono infine tutti proni al riferirsi ad entità piuttosto neutre come l'etica, come se la giurisdizione, che è poi la conseguenza di non parlare di etica in prima persona, non fosse parte consistente del problema.

Nooooo amici miei non ci siamo. Bisogna tornare a Nietzche e a tutti coloro che sono riusciti ad intenderlo almeno in una qualche sua parte.

Primo la genalogia, poi la comunità, poi l'etica, e solo allora arriverà l'amicizia e la possibilità del dialogo interiore, di una religione in progress (progressista appunto, se il termini non fosse stato ridicolizzato dalla nostro politica italiana).

La tua domanda Kobayashi è più semplice, lo so, ma a me suscita questa infinità di problemi.

punto 3

Il punto che mi sono sempre chiesto nel nostro dialogo è però un altro.

E se la prospettiva fosse totalmente diversa?

Voglio dire come tu giustamente scrivi, la meditazione in fin dei conti è veramente una tecnica, e quindi la questione della fede è ai suoi margini.
(Quando percepisci Dio, che senso ha avere fede? Sai che esiste, punto e vai avanti.)

In questo anche Angelo mi ha sollevato delle obiezioni, parlando del fatto che in Gesù, e nella religione cattolica non è chiesta alcuna tecnica in specifico.

Quindi io vi girerei la domanda, perchè "non so bene quale sia la vostra domanda. " :(

Sono d'accordo che possiamo accorpare la questione specifica filosofica a quella pià generale della spiritualità.
Ma ho questo dubbio persistente. Che non riesco a capire veramente l'orizzonte che voi avete in mente.

E per una discussione non mi pare poco.
#2460
Tematiche Filosofiche / Re:Il valore
22 Novembre 2017, 02:28:09 AM
Citazione di: Kobayashi il 20 Novembre 2017, 11:01:38 AM
@green demetr
"Fin quando il filosofo non si rende conto sulla scorta di Nietzche che siamo dentro ai meccanismi del paranoico, e che dobbiamo sudare ancora molto per trovare una via di uscita a quella impasse, il rischio è quello di indicare un modello (agli altri o a se stessi) che è ancora dentro al paradigma della nostra civiltà, ossia alla sua immobilizzazione intellettuale (appunto competenza del filosofo)".

In che senso siamo interni ai meccanismi del paranoico? Cosa intendi per paranoico?
Per come la vedo io il paranoico è una specie di stato d'assedio: ci si sente attaccati da tutte le parti; l'altro trama per la tua rovina etc.
La società attuale, fondata sul principio della competizione, mettendo l'uno contro l'altro (vedi per esempio come si fomenta la competizione interna nelle aziende) di fatto costituisce il presupposto per la formazione di una mentalità paranoica... Per la verità non potrebbe nemmeno essere definita paranoica in quanto è una giustificata reazione ad una situazione di difficoltà oggettiva. Il pericolo è reale, insomma, per cui perché parlare di paranoia?

Nietzsche mi sembra più interessato alla logica del risentimento (la reazione subdola del debole che non potendo vincere in campo aperto cerca di conquistare il potere per altre vie - umiltà, altruismo, santità...).
Per N. i nemici sono una benedizione.

Il fatto è che ai nostri tempi quando qualcuno esce dalla caverna platonica, se ne guarda bene dal rientrarci per salvare gli altri, perché in verità è lui a doversi procurare una salvezza - gli altri, nel fondo della caverna prosperano e non vogliono sentire parlare di uscire all'aria aperta, ma lui è solo, circondato dai pericoli, dall'ostilità di tutti...
Questo per dire che la filosofia non può più essere pensata solo come dialogo.
Deve essere pensata come sintesi delle strategie di attacco e difesa nei confronti del mondo e del potere (e comprendere discipline che hanno a che fare con la salute, l'economia domestica, la guerra, la diplomazia - per costruire le alleanze necessarie).
L'unico esito sensato di questo faticosissimo percorso, di cui in fondo siamo quasi tutti nauseati, non può essere la vita privata, ma una comunità di persone affini.
Sempre il buon Byung-Chul Han fa notare che in tedesco antico la radice della parola "libertà" è la stessa di "amicizia": non c'è vera libertà se non insieme a veri amici.
Utopistico? Ridicolo?

Ps: mi sembra di avere parlato come la scimmia di Zarathustra... Del resto tu green demetr continui a scrivere come il cane di Derrida...

Ciao Kobayashi lasciami uno spazio di protesta, e di protezione delle mie idee poi seguiamo sui lavori.


                                                        *    *     *



Ho come la netta sensazione che rimarrò il cane di Derrida fino a quando non troverò l'amicizia, di cui Nietzche prova ad illustrare le caratteristiche base, e come formarle.

Certamente se il paranoico è quello della società sotto assedio, allora è un modello sociologico, e a mio avviso parimenti importanti conoscerlo. (Bauman se non sbaglio)

Ma io lo intendo proprio nel psicanalitico, e cioè nel senso linguistico.

Noi siamo addentro a una rete di parole, di connotati che se non indagati finiscono per decidere della destinalità del soggetto.

Certamente è un punto della nostra impasse, ossia appunto quello della decisione se virare sull'azione o sulla teoria.

Come dire non voglio fare il cane di Derrida, ma fin quando non trovo, foss'anco negli amici libri, qualcuno che mi illustri un nuovo modo illuminista, per così dire, di agire nel mondo, non rimane che essere vittima del giro di parole.

E anche questo è sistema paranoico.

Il sistema paranoico è quello che ci impedisce di pensare ad una alternativa intellettuale.

Essere cani di Derrida, è quasi la condizione base di molti filosofi che seguo.

Quello che a me preme è vedere se c'è la volontà, l'urgenza anzi di voler far qualcosa per uscire da quella bolla.

Vedo lo sforzo collettivo (Zizek, Sloterdijk, Agamben) ma gli esisti sono sempre gli stessi un muro di gomma (quello della politica) rimbalza i loro assunti più primitivi.

Leggo ora dall'introduzione di "devi cambiare la tua vita": il pensiero critico europeo è morto.

Si riferisce alle scemenze di Habermas che non vuole vedere l'evidenza del bio-potere, del campo di concentramento, dell'ipotesi antropotecnica.


                                                        *    *     *

Mi sembra che sulla scorta di Sloterdijk e Byung-Chul_Han stai indicando anche tu la via della resistenza immunologica.

Sono sulla prefazione del tedesco fatta Paolo Portinari, devo dire che mi sta piacendo moltissimo, e forse grazie a questa nuova linfa, sto sbloccando finalmente l'impasse intellettuale, speriamo.

La linea è segnata, e giustamente Nietzche è di nuovo riconosciuto come il pià grande, con alla base bassa Focault Wittgenstein e Derrida. (non capisco ancora perchè Wittgenstein serva. ma va beh...)

Ma tu ti rendi conto che si tratta di critica? come dire siamo costretti, se vogliamo veramente battagliare, a essere i cani di derrida o le scimmie di nietzche!?



                                                        *    *     *


Ancora sulla paranoia.

Poichè è stata "diagnosticata" a me: in me funziona così che io ipotizzo una soluzione ma poi la affido agli altri.

Questo sicuramente è dovuto al fatto che tu lamenti che la gente se ne sta in fondo alla caverna.

Ma ciò non toglie la responsabilità di accollarsi anche il fallimento altrui.

Laddove i giovani perbenisti indicano etica, ma scommetto che non fanno niente per il vicino indigente: voglio proprio vedere come si fa.

Certamente si tratta di strategie. Ma per vissuto storico, come stratega sono un disastro.


                                                        *    *     *

Ancora sulla paranoia.


A  mio parere il sintomo paranoico, ossia l'altro che mi vuole male, non è il motivo scatenante.

Il motivo scatenante paranoico è la voglia di non cambiare, la stasi.

E' il motivo kafkiano del racconto in cui il personaggio non bussa alla porta perchè davanti c'è un guardiano.

E' il motivo sempre kafkiano del "Processo", in cui il guardiano è addirittura evitato, non si vuole avere a che fare con lui.

Ossia è il motivo della vita non vissuta.

Sostanzialmente la paranoia io la vedo come la morte stessa.