Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - viator

#2461
Salve anthonyi. Citandoti : "Pensa che invece ci sono quelli che domande non se ne fanno e sembra abbiano tutte le risposte per le domande degli altri".
Mi ha colpito questa tua annotazione, perchè mi sembra di veder specchiato in essa il ritratto mentale di mio nonno. Personalmente poi io mi sono "formato" sugli appunti che egli lasciò morendo.

Non so quali e quante domande mio nonno si fece in vita (oppure se la sua visione del mondo risalisse ad appunti altrui ancora precedenti).

Certamente io, in possesso delle sue carte, non ho avuto bisogno di farmi troppe domande, perchè i suoi appunti erano straordinariamiente chiari nell'esporre tutta una serie di IPOTESI (non di RISPOSTE - mio nonno non era nè un profeta nè un Dio) circa le principali domande di carattere esistenziale, fideistico, metafisico e persino fisico che una persona intellettalmente curiosa poteva trovarsi a porsi. Saluti.
#2462
Salve Yeliyel79 e benvenuto. Citandoti : "Mi si dice che ritenere che l'Universo sia l'opera di "dio" è profondamente sbagliato. Per quale motivo è sbagliato questo pensiero?".
Chi ti dice che stai sbagliando non si preoccupa mai di definire a sè ed agli altri il termine "Dio". Io, da ateo, ammetto tranquillamente l'esistenza di Dio senza minimamente contraddirmi.
La mia definizione è "l'Ente supremo, ciò che include il completo insieme di ciò che è".

poi : "............ e credo che fino al mio exitus mi domanderò che senso ha la vita e l'esistenza in genere, e in cuor mio so che morirò con questa domanda inevasa".
Il senso della vita (biologica, inclusa ovviamente quella umana) è semplicissimo e consiste nella riproduzione, la quale è la necessità per antonomasia (ciò che ogni vivente può individualmente trascurare ma che qualcuno inesorabilmente farà), la quale se la può ridere sia dei bisogni (ciò che ciascun vivente è costretto comunque a fare) che delle facoltà (tutto ciò che ad un umano può venire in mente di provare a fare).
Al di fuori della vita, il senso dell' "esistenza dell'esistente" consiste semplicemente nella sua persistenza, cioè di quell'andamento delle cose rivelato da un certo Lavoisier (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma) facente sì che l'esistente non possa mai annichilirsi per la semplice e quasi ridicola ragione che risulta mancare un posto dove metterlo una volta che si decidesse di disfarsene. Lo mettiamo nel ripostiglio del nulla ? Ma il nulla non esiste !

infine : "Tra queste la "domanda delle domande" che non sarà mai evasa: perché esiste l'Universo ?".
La domanda delle domande non verrà mai evasa per la semplice ragione che risulta tipicamente umano chiedersi il "perchè" delle cose. Al di fuori della nostra sciocca, maliziosa, infantilmente egoistica  ottica i perchè non esistono, dal momento che essi sono stati creati da noi per placare le nostre ansie, curiosità, bisogni, delle quali il Mondo (UNIVERSO, ASSOLUTO, TUTTO, DIO) non ha certo bisogno per esistere placidamente. Saluti.
#2463
Tematiche Filosofiche / Re:Se la realtà fosse indistinta
23 Settembre 2019, 21:38:48 PM
Salve. "Quando va via il gatto il sorriso non rimane come in Alice nel paese delle meraviglie".

Beh, dipende da cosa intendiamo per "sorriso del gatto".
Esiste il sorriso del gatto, poi esiste la nostra percezione del sorriso del gatto (senza la quale non potremo mai affermare che ci sia stato un sorriso di un gatto), infine c'è il nostro ricordo della percezione del sorriso del gatto, senza il quale....................... Saluti.
#2464
Tematiche Filosofiche / Re:La scrittura
23 Settembre 2019, 21:20:24 PM
Salve. "L'oralità è voce, è suono, è musicalità o dissonanza e questo colpisce l'astante di fronte all'oratore.E' qualcosa di fisico e personale che la scrittura ha più difficoltà a veicolare".
Infatti l'oralità è una forma di comunicazione basata essenzialmente sull'energia (suono=diffusione di onde sonore) e quindi risulta consequenzialmente caratterizzata dalla caducità, dalla multiformità, dalla dinamicità propria della diffusione energetica la cui efficacia però cala con il quadrato della distanza sino a nullificarsi attraverso lo spazio.
La scrittura (comunque fisicamente basata quanto l'oralità) è invece basata sulla materialità (credo non occorrano esempi circa l'indispensabilità dei supporti materiali della scrittura), quindi è confinata nello spazio del proprio supporto ma - grazie all'inerzia del materiale - vince lo scorrere del tempo.

Oggi poi sia il supporto energetico che quello materiale tendono a confluire all'interno della multimedialità la quale tuttavia nel suo insieme si conferma basata sul linguaggio. Quello digitale, attraverso il quale possono venir codificati (senza particolari difficoltà !) anche i flussi e le comunicazioni energetici. Saluti.
#2465
Tematiche Filosofiche / Re:Se la realtà fosse indistinta
22 Settembre 2019, 20:49:43 PM
Salve Iano. "Il tempo deve essere una conseguenza del cambiamento: senza modifiche del mondo non può esservi tempo."
Il tempo consiste nella successione degli eventi, cioè degli effetti, i quali sono la funzione necessaria - appunto - del cambiamento, il quale cambiamento è la condizione necessaria ed evitare il proprio opposto, cioè la statica immutabile esistenza di quello che - senza appunto il cambiamento - sarebbe solo il CADAVERE del mondo.
Perciò senza modifiche del mondo non può esservi alcun mondo.
Poichè il cambiamento è la "casa" della dinamica energetica, ecco che il tempo può da noi venir percepito solo come fluire della energia (consistente appunto nello scorrere degli eventi).

Specularmente, lo spazio consiste nell' inerte stare della materia, cioè della causa potenziale e non ancora attuale degli effetti in cui materia ed energia vengono coinvolte.

"In particolare si assume che le leggi fisiche non siano immutabili". Certo, ci mancherebbe, a meno di risultare credenti.. Solo essi possono supporre che esistano aspetti eternamente immutabili del mondo.

"Ci si potrebbe chiedere allora se esistono leggi di mutamento delle leggi". Sicuramente. Qualsiasi aspetto di un mondo deterministico è  assoggettabile a leggi almeno potenzialmente conoscibili.

Buona lettura e saluti.
#2466
Salve Ipazia. Certamente tutto cambia e tutto in sè risulterà possibile. E' solo questione di scale temporali. L'equivalenza o la pari dignità sono una cosa,  Le attitudini generatesi per via di meccanismi biologici sono ben altra.

Quando la femmina non sarà più la potenziale portatrice del frutto del concepimento (prospettiva tutt'altro che assurda)..........ne vedremo (ne vedranno) delle belle. Basteranno POCHE CENTINAIA di generazioni, penso.

Ce li immaginiamo, i nostri discendenti, intenti a favoleggiare dei tempi in cui due persone si mettevano a fare cose stranissime e magari complicate ottenendo la conseguenza che ad una di esse si gonfiasse l'addome con un seguito di inauditi disagi e rischi al solo scopo di riprodursi ?. Saluti.
#2467
Tematiche Filosofiche / Re:Se la realtà fosse indistinta
21 Settembre 2019, 16:31:12 PM
Salve Iano. Il mutamento è il divenire, cioè una delle due facce dell'essere (l'altra è lo stare, faccia statica dell'essere, in sè assimilabile all'esistenza della materia).

Il divenire (cioè la faccia dinamica dell'essere, assimilabile all'esistenza dell'energia) consiste nella trasformazione - in sè impercepibile - delle cause in effetti.

L'essere (la realtà) consiste nella condizione per la quale le cause producono i loro effetti.
Perciò l'essere-realtà altro non è che la modalità relazionale animante il rapporto tra la statica materia e la dinamica energia.

Questa mia non è certo una perfetta definizione delle parti (ingredienti fondamentali della realtà) che quindi consisterebbero nelle due fondamentali dimensioni fisiche del mondo (giustamente tu noti che tempo e spazio sono generati semplicemente dall'esistere dell'energia che comporta lo svolgersi degli eventi (il primo) e dall'esistenza della materia con la staticità del suo "ingombro" spaziale).

Ma solo perchè la perfezione non esiste e poi perchè - se esistesse - sarebbe unica ed assoluta, quindi inapplicabile a ciò che risulta duplice (o molteplice) e relativo, cioè il concetto stesso di parte !. Saluti.
#2468
Salve Green Demetr. Circa l'appropriatissimo ed elegante motto pascaliano : Ma l'aveva già detto Pascal no? "il cuore ha le sue ragioni che la ragione non intende." purtroppo io interpreto le "ragioni" come "moventi" od "esigenze", non certo come capacità psichico-sentimentale di giungere a delle conclusioni logico-razionali.

Infatti dal punto di vista della sensibilità femminile tipica il "cuore" sente e valorizza essenzialmente le esigenze di tutelare i propri contenuti preesistenti (tendenza al conservatorismo dei valori e della vita), mentre dal punto di vista maschile la "mente" tende a proiettarsi verso scenari più "possibilistici" ed "avventurosi" applicando il raziocinio alla ricerca di nuove possibili realtà sia interiori che esteriori.

(Un inciso letterario : tu la vedi una donna come autrice di libri di fantascienza ? - naturalmente il caso non è vietato ma, a me pare proprio, del tutto improbabile).

Se poi questa tu la chiami "visione capitalistica" dei ruoli sessuali, mi limito a ricordarti che secondo me il capitalismo rappresenta la realtà attuale quasi universale, mentre l'egualitarismo (anche sessuale !) è adorato da alcuni ma resta una delicata utopia.

Personalmente non considero affatto la sensibilità (espressione dell'irrazionale) sottomettibile alla ragione. Si tratta di due diversi (talvolta complementari, talvolta antitetici) modi di esistere.
Anzitutto la sfera dell'irrazionale è immensamente più vasta di quella del razionale-razionabile, poi esiste una chiarissima ontologia che mostra essere la ragione la figlia tuttora balbettante dell'irrazionale.

Infine - sempre dal punto di vista gerarchico - sarebbe come cercar di stabilire se nella ricetta per il pane sia più importante la farina od il lievito. Saluti.
#2469
Salve. Considerazioni le vostre, aderenti alla realtà ma così astronomicamente lontane dalle mie !!.
Dal mio INFANTILE punto di vista continuo tra l'altro a chiedermi : ma chi deve governare un Paese ? Risposta del saggio : un Governo.
Domanda : cos'è un Governo, da dove nasce ? Risposta del saggio : un Governo rappresenta il vertice di uno dei tre canonici Poteri dello Stato, il Potere Esecutivo.
Domanda : i membri di un Governo come vanno scelti ?. Risposta del saggio : traendoli dal Potere di cui devono rappresentare il vertice (infatti, tra l'altro, dovrebbe esistere l'indipendenza dei Poteri).....................................................................

Sigh....!! Mi sento tanto solo nel pensare che la POLITICA dovrebbe consistere unicamente nella gestazione e produzione di proposte di legge che dei LEGISLATORI ESTRANEI alla POLITICA dovrebbero esaminare, approvare o respingere, dei GOVERNANTI ESTRANEI alla POLITICA dovrebbero (se approvate) gestire, rispettare, applicare, dei RAPPRESENTANTI POPOLARI ESTRANEI alla POLITICA dovrebbero vigilare circa il comportamento di dei Legislatori, dei Governanti e dei Giudicanti.

Invece dobbiamo subire la beffa dell'oscena commistione dei Poteri i quali sono TUTTI in ostaggio della POLITICA intesa come pura demagogia e mercantilismo. Saluti.
#2470
Salve Lou. Vedo che hai saputo porre in forma razionale i quesiti sorgenti dal confronto tra sensibilità e razionalità. Bene.

Spero tu sia d'accordo nel definire la sensibilità come "ciò che sentiamo spontaneamente su base psichica indipendentemente dalla nostra capacità di capirlo e di spiegarlo".

Ugualmente, spero ancora (forse sono troppo esigente o speranzoso) che tu sia d'accordo con me con il definire la razionalità come "l'esercizio delle facoltà mentali che utilizza la logica per capire (cercare di capire, credere di capire) se una cerca sequenza nota di cause e di effetti produrrà delle conseguenze prevedibili".

Stabilita tale differenza (che io considero fondamentale) tra il SENTIRE ed il CAPIRE, passiamo a cercare di definire il concetto di "razionalità allo stato puro" (espressione che filosoficamente starebbe per "razionalità assoluta").

La razionalità assoluta od "allo stato puro" intanto non esiste in quanto si tratta di una condizione solamente tendenziale. Ciò per la semplice ragione che la mente, con tutti i suoi contenuti e le sue funzioni, è figlia della psiche.

Quale figlia (non importa talvolta quanto ribelle) essa deve alla madre la propria esistenza ed anche la propria obbedienza (quanti casi di conflitto tra psiche e mente conoscete in cui la seconda sia riuscita e dominare completamente la prima?).

Quindi l'esercizio della razionalità sarà sempre influenzato e condizionato - non importa quanto inconsapevolmente - dai contenuti psichici irrazionali dell'individuo, la cui completa capacità critica, razionale, analitica e sintetica potrebbe svolgersi solo all'interno di una condizione irrealizzabile : rinunciare al possesso di una psiche (rinunciare a tutto ciò si sente e che si crede, poichè anche il credere è condizione irrazionale).

In una parola, rinunciare ad essere sè stesso riuscendo ad "uscire da sè stesso".

Infatti solo rinunciando alla propria sensibilità, emozionalità e capacità di altruistica empatia è possibile "ridursi" ad una pura mente raziocinante.

Chiarita quindi (spero) la astratta tendenzialità della ragion pura e la concreta presenza di quella pratica (Kant insegni), viene stabilito che "puro" dovrebbe essere solo il raziocinio astratto appunto "depurato" di ogni influenza personalistica e psichica.

Per quanto riguarda il "riconoscere", esso secondo me non deve venir inteso come "il conoscere nuovamente" bensì come "l'attribuire validità, autorità od importanza".

A questo punto, proseguendo : "Il che porta a una ulteriore domanda: come conosciamo la razionalità allo stato puro, ammettendone, per ipotesi, l'esistenza? È conoscibile?"
ci imbattiamo appunto nel quesito al quale è stato risposto (dal mio punto di vista) qui sopra.
Il fatto è però che, restando nell'ambito della razionalità relativa, mi sembra proprio di poter trovare che gli eventuali tentativi per poter "uscire da se stessi e dal contingente" siano più congeniali al genere maschile che a quello femminile. La ragione secondo me risiede nella diversità di ruoli bio- e psicologici tra i due sessi.

La femmina che risulta maggiormente incline se non addirittura votata a custodire ciò che viene acquisito, il maschio invece tendente a porre in discussione l'acquisito allo scopo di generare il nuovo. Conservazione che non ha bisogno di cercare di prevedere il nuovo attraverso l'analisi razionale di cause ed effetti perchè la femmina SENTE e SA istintivamente ciò che è eterno (si parla non a torto di "eterno femminino").

Il maschio invece proiettatto verso un nuovo che si rivelerà solamente diverso senza poter progredire veramente verso una meta (e quale mai sarebbe la meta definitiva di un qualsiasi incessante progresso? La morte od il ritorno alle origini, no?) la quale appunto risulterà semplicemente in ciò di cui la femmina è custode, cioè il rinnovarsi della vita.

Con le mie considerazioni per ora mi fermo qui, giusto lasciare spazio ad altri interventi. Intanto saluto.
#2471
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
18 Settembre 2019, 12:18:31 PM
Salve Lou. Ricitandoti : "Non secondo me, ma secondo i fatti. L'autoconservazione e la sopravvivenza e i soddisfacimenti dei bisogni fisiologici per alcuni non sono la base e i valori primari. Ciò che vale è altro.".
A quanto sembra (lo si era già capito) tu ne fai una questione di valori, perciò completamente soggettiva.
Ma Maslow non si occupava di valori, bensì delle connessioni causa-effetto tra bisogni, necessità e facoltà. Il percorso tra i livelli della sua piramide è del tutto neutro ed oggettivo, privo di ammiccamenti etici e valoriali. Ma la sensibilità femminile è restia a riconoscere la razionalità allo stato puro. Saluti.
#2472
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
17 Settembre 2019, 21:29:17 PM
Salve Lou. Citandoti : "l'etologia umana smentisce costantemente nella storia l'autoconservazione come base e valore primario. Antigone lo prova. Socrate lo prova. Catone lo prova. Seneca lo prova. E la lista è lunghissima. L'etologia umana spezza quella continuità che affermi, ci sono singoli per cui non vale".
Quindi secondo te è possibile trascurare la propria fisiologia e sopravvivenza corporale e purtuttavia riuscire ad autorealizzarsi (termine questo che presumo significhi "raggiungimento e/o mantenimento di una soddisfacente equilibrio esistenziale") ?
Come opinione tua posso anche rispettarla pur trovandola assurda, ma la cosa poco verosimile trovo consista nel fatto che, sempre secondo te, la prova di ciò consisterebbe in qualche decina di (apparenti) eccezzioni a fronte di molti miliardi di casi di "no food, no party, no survival, no self-realization". Tutto questo perchè (capita spessissimo) la generalità miliardaria di una certa considerazione viene condotta - per poterla smentire - alla particolarità di sue peraltro prevedibili eccezzioni. Saluti.
#2473
Salve Anthonyi. Vero quel che dici. Ma l'arricchimento del politico o dell'amministratore è la regola.
Poi ci sono le eccezzioni, anche se io ne ho presenti solo due : un certo B.M., alla morte del quale non si trovarono - in Italia od all'estero - patrimoni accantonati per sè, per la propria famiglia, per la propria amante, per i propri "amici". Certo, naturalmente si favoleggiò di perduti tesori (era in fuga e certo dei valori ne aveva con sè) che non furono mai trovati (i maligni parlano di appropriazione per cause ideali da parte dei suoi avversari-assassini che immediatamente divenne di moda chiamare "giustizieri").

Cè poi un certo S,B. il quale ha veramente speso cifre robuste per insegnare al popolo quali sono i valori democratici (o demografici ? vedi certe festicciole) : Credere nel pallone, al quale intitolare a mò di slogan la fazione politica che si è fondata (correva voce che, a Forza Italia come partito nazionale, S.B. intendesse affiancare localmente, per le Amministrative milanesi, anche una lista chiamata "Forza Milan", ma che poi non se ne fece nulla). Saluti.
#2474
Salve. Benchè ebraismo e sionismo siano (assieme ai loro anti-) in parte diversi, trovo entrambi spregevoli perchè basati su di un presupposto dottrinale assurdamente razzistico : quello di rappresentare una stirpe che gode del privilegio divino. Saluti.
#2475
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
16 Settembre 2019, 16:42:47 PM
Salve Phil. Ma allora scusami. Per "razionale" tu intendevi "ciò che ha della ragioni (cause) per essere" (per quanto non sia certo questa la definizione convenzional-canonica di questo termine).

Io invece intendevo "ciò chè frutto di una valutazione logica o speculativa circa le conseguenze di una qualche scelta deliberata". Saluti.