Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - sgiombo

#2461
Citazione di: Sariputra il 10 Settembre 2017, 21:33:57 PM
Se potessi descrivere ( lo so che è molesto...ma lo faccio lo stesso! ;D ) la pretesa di verità assolute  e quella di verità relative nei termini del pensiero buddhista parlerei di attaccamento e di avversione.
Attaccamento all'idea di Verità ( non al vero ma all'idea che abbiamo di esso) assoluta  e avversione a questa idea , che genera l'idea opposta di "verità relativa". Il bisogno psicologico viene prima dell'idea stessa e sul bisogno di attaccamento si aderisce all'idea di verità assoluta , mentre sull'avversione verso qualcosa che viene sentita come limitante si costruisce l'idea di verità relativa. Ora,si analizza e si teorizza sulla verità ( se cioè sia relativa oppure assoluta) ma non si indaga mai, dentro di noi, sul bisogno psicologico che ci fa pendere verso un estremo o verso l'altro. In realtà attaccarsi ad un'opinione è alquanto stupido, come è alquanto stupido provare avversione verso un'opinione ( questo al netto della bontà o meno dell'opinione stessa). Perché il nostro ego si sente "minacciato" da un'opinione? Perché il nostro ego si sente al sicuro se è aggrappato ad un'opinione? Perché pensiamo di essere più liberi se non abbiamo opinioni che pretendano di vincolarci? Perchè pensiamo di essere senza significato se non possiamo rifugiarci in nessuna verità che riteniamo assoluta?
Tutti abbiamo una buona conoscenza delle ansie che sono sempre legate al possesso delle cose di valore. Quando riteniamo che le nostre verità siano di valore generiamo ansia?  Desideriamo che anche gli altri condividano queste verità così che non vengano messe in discussione, così da rischiare di "perderle"? Arriviamo ad imporle, per paura?
Viceversa una mente incline all'avversione ha la caratteristica di notare sempre gli errori degli altri. Questa è la mente che ispeziona continuamente alla ricerca di quello che non va, e che vi trova addirittura piacere. Una mente di questo tipo è continuamente critica in modo poco costruttivo, se non distruttivo. Vuole sempre dimostrare gli errori degli altri, e di solito trae una gran soddisfazione per il proprio ego  in questo processo. Un buon sistema per prendere consapevolezza  e tentar di modificare queste inclinazioni verso l'attaccamento o l'avversione è quello di vedere ciò che è virtuoso nell'opinione altrui. Per es. : una persona incline all'attaccamento all'idea di Verità assoluta può apprezzare la capacità di spirito critico e di logica di colui che si professa ( si identifica) con l'idea relativista senza provare paura di perdere qualcosa di valore.  Il relativista invece può apprezzare ciò che di buono sa costruire per gli altri un nobile ideale assunto come Verità assoluta ( come nel caso di una religione...) senza provare avversione generata dal bisogno esagerato di critica e dal bisogno di distruggere qualcosa.
Questo sarebbe un approccio eminentemente buddhista alla questione dell'assolutismo e del relativismo. Uno sforzo interiore di trascendere le radici psicologiche che generano i due opposti per giungere al piano in cui ambedue perdono il loro potere di generare attaccamento e odio/avversione in noi, alimentate entrambe dalla paura.
CitazioneParole, come sempre le tue, molto sagge.

Cercherò di tenerne conto...
#2462
Citazione di: Carlo Pierini il 10 Settembre 2017, 17:33:55 PM
CARLO
Nel dire che tutti prima o poi moriamo non c'è alcun a-priori, ma la constatazione a-posteriori che per la vita biologica è sempre andata così e che, se non cambierà qualcosa (e anch'io dubito che troveremo la formula dell'immortalità), continuerà ad andare così.

SGIOMBO
D' accordo che Nel dire che tutti prima o poi moriamo non c'è alcun a-priori, ma la constatazione a-posteriori che per la vita biologica è sempre andata così e che, se non cambierà qualcosa (e anch'io dubito che troveremo la formula dell'immortalità), continuerà ad andare così (per la verità c' é anche un' induzione; dimostrata dubitabile da Hume).

CARLO
...E la dimostrazione di Hume è indubitabile? Nella sua dimostrazione non ci sono né induzione, né giudizi a priori, né giudizi a posteriori? Cioè, ci sono solo giudizi ...a cazzo?

CitazioneHume, sottoponendo a critica razionale la credenza del senso comune, inoltre postulata (ne siano consapevoli o meno i suoi cultori professionali, cioé i ricercatori) anche dalle teorie scientifiche, svolge ragionamenti deduttivi, cioé analitici a priori a proposito dell' induzione, dimostrando che non può aversene certezza in linea teorica o di principio, cioé che non si può dimostrare che sia indubitabile.
Osserva infatti che essa generalizza, universalizza, ovvero assolutizza le osservazioni empiriche, a posteriori, che ogni volta in cui é accaduta una certa causa questa ha puntualmente determinato un certo effetto, emettendo il giudizio analitico a posteriori che "sempre ed ovunque" ogni volta che accade tale certa causa si determina talaltro certo effetto.
Ma l' ipotesi che invece la prossima volta (sempre "la prossima volta", quante che siano "le precedenti volte" che hanno confermato l' ipotizzato o anche postulato rapporto di causazione in questione) tale certa causa non determinerà affatto tale certo effetto non è autocontraddittoria; ergo: è pensabile sensatamente, ovvero è possibile (pensare che possa darsi che essa) accada.

Questa, essendo un' argomentazione correttamente condotta (a quanto pare: quest' altro è invece un giudizio sintetico a posteriori e potrebbe essere falso; ma sta a eventualmente a te l' onere di provarlo) analitica a priori, è certa: non dice nulla circa la realtà di ciò che effettivamente si sa o non si sa con certezza o meno; dice solo che se si sa qualcosa per induzione non lo si sa con certezza (potrebbe invece essere, contro le convinzioni di chi lo crede, una credenza falsa).

Ah, dimenticavo: giudizi "a cazzo" saranno casomai i giudizi che spari tu (ed essendo quel che impropriamente si dice "un signore", non parlo, a proposito di "giudizi alla cazzo", di Jung o di Eliade)!




SGIOMBO
Non per fare il  pignolo (ma sono un  filosofo, anche se dilettante o naif, e dunque devi pur aspettartelo da me...), ma invece ribadisco che é un giudizio analitico a priori quest' altro (pure tuo):
<<fin quando non ci sarà un rimedio contro la morte, il corpo di noi tutti morirà>>.

CARLO
...E il tuo giudizio sulla mia proposizione com'è? ...A posteriori, a-priori, induttivo, o deduttivo? Insomma, qual'è il criterio magico che ti garantisce che solo il tuo giudizio è quello buono e che tutti gli altri sono dubitabili? Il criterio dell'ipse dixit (Hume, Kant, Berkeley, ecc.)?
CitazioneNessunissima magia.

Men che meno alcun "ipse dixit" (e devo sinceramente dire che insinuandolo mi offendi proprio: vergognati ! ! !).

E' un giudizio analitico a priori: l' applicazione della definizione di "giudizio analitico a priori" (cioè non ricavato da alcuna osservazione empirica di dati di fatto osservati "a posteriori"; ossia dopo l' osservazione empirica stessa; ma invece é la deduzione di una tesi -"il corpo di noi tutti morirà"- già implicita nella premesse del tuo ragionamento: premessa esplicita -fin quando non ci sarà un rimedio contro la morte- e premessa implicita -salvo rimedi adeguati l' uomo è mortale-) alla tua affermazione <<fin quando non ci sarà un rimedio contro la morte, il corpo di noi tutti morirà>>.

Se svolto correttamente è certo ( e non ci dice nulla su quanto realmente accade o meno, né che diverremo immortali, né che non lo diverremo).

A te l' onere della prova della sua eventuale scorrettezza.

A meno che non neghi che nel tuo (in questo caso pseudo-) ragionamento sia compresa implicitamente la premessa da me esplicitata (salvo rimedi adeguati l' uomo è mortale), nel qual caso però non è più nemmeno un corretto giudizio analitico a priori e sarei costretto a correggermi: vorrebbe dire che l' avevo interpretato male, perché in realtà sarebbe una mera affermazione gratuita, arbitrariamente propinata, letteralmente "senza lo straccio di un argomento che la provi".




SGIOMBO
Ma scusa, frequentando un forum di filosofia di cosa pensavi di discutere?
Del campionato di calcio o del per me ben più interessante campionato mondiale Moto-GP?

CARLO
No, pensavo di discutere con gente intelligente che ammette l'esistenza della verità quando pretende che quello che dice sia vero, invece che perdere delle settimane a spiegare una cosa così stupida e infantile a dei "filosofi".
CitazioneMa dove avrei mai sostenuto  che non esiste la verità ? ! ? ? !

Fra l' altro autocontraddittoriamente pretendendo che quel che stavo dicendo era vero ? ! ? ! ? !

Duro pretendere di spiegare una cazzata che non si regge in piedi!

Tanto più duro se a dei filosofi !

Tanto più se particolarmente intelligenti!
#2463
Citazione di: Carlo Pierini il 10 Settembre 2017, 15:30:08 PM
Citazione di: sgiombo il 10 Settembre 2017, 12:57:13 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 10 Settembre 2017, 12:01:04 PM
CitazioneMI scuso per la pedanteria verbale, ma così abbiamo semplicemente espresso un giudizio analitico a priori, che esplicita premesse di già comprese (affermate) sia pure implicitamente nelle premesse: "poco più" che una tautologia che nulla ci dice circa la realtà (vale sia che il rimedio si trovasse -ammesso e non concesso da parte mia, poiché non credo a "miracoli tecnologici" o "bacchette magiche fantascientifiche"- sia che -come sono convinto ovviamente accadrà, ma per ben altri motivi!- il rimedio non si trovasse).

Nel dire che tutti prima o poi moriamo non c'è alcun a-priori, ma la constatazione a-posteriori che per la vita biologica è sempre andata così e che, se non cambierà qualcosa (e anch'io dubito che troveremo la formula dell'immortalità), continuerà ad andare così.
Citazione
D' accordo che Nel dire che tutti prima o poi moriamo non c'è alcun a-priori, ma la constatazione a-posteriori che per la vita biologica è sempre andata così e che, se non cambierà qualcosa (e anch'io dubito che troveremo la formula dell'immortalità), continuerà ad andare così (per la verità c' é anche un' induzione; dimostrata dubitabile da Hume).

Non per fare il  pignolo (ma sono un  filosofo, anche se dilettante o naif, e dunque devi pur aspettartelo da me...), ma invece ribadisco che é un giudizio analitico a priori quest' altro (pure tuo):

<<fin quando non ci sarà un rimedio contro la morte, il corpo di noi tutti morirà>>.

Citazione di: sgiombo il 10 Settembre 2017, 12:57:13 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 10 Settembre 2017, 12:01:04 PMPoi, ma solo poi, potremo confrontare le ragioni che inclinano a pensare alla possibilità (comunque inverificabile) di una sopravvivenza di quel mistero che chiamiamo "anima" con le ragioni che negano questa possibilità. E magari scopriremo che le ragioni che la negano si riducono ad una sola: "perché no!"; mentre quelle che la affermano (l'esistenza di un archetipo universale dell'immortalità) hanno una loro salda consistenza epistemica. Ma questa è un'altra storia.

CitazioneBeh, la risposta interessante alla domanda di Sariputra sarebbe proprio il racconto di questa storia!

E' una storia molto lunga che io ho iniziato a raccontare, ma che, a quanto pare, non interessa a nessuno, nemmeno a Sariputra, visto che nessuno è intervenuto con obiezioni o con domande di chiarimento in proposito. In questo NG (e non è il solo) ho trovato solo (o quasi) "filosofi" interessati a negare che qualcuno (tranne loro) possa mai aprire la bocca per dire qualcosa di vero, piuttosto che a cercare di capire cose "complicate" come gli archetipi.
CitazioneRespingo decisamente questa falsa e malevola caricatura dei "filosofi".

Anche perché interessato a negare che qualcuno (tranne lui) possa mai aprire la bocca per dire qualcosa di vero, piuttosto che a cercare di capire cose "complicate" come la mia teoria dualistica dei fenomeni, monistica del noumeno dei rapporti materia - coscienza (o mente e restante esperienza cosciente-cervello) mi sembri essere proprio tu.

Ma scusa, frequentando un forum di filosofia di cosa pensavi di discutere?
Del campionato di calcio o del per me ben più interessante campionato mondiale Moto-GP?
#2464
Citazione di: Carlo Pierini il 10 Settembre 2017, 12:01:04 PM
Citazione di: Sariputra il 10 Settembre 2017, 11:31:57 AM
O voi filosofi!...Mentre una pioggia battente e un cielo di piombo incombe su Villa Sariputra, osservando con il naso all'insù il volo d'uccelli neri a sfidare il grigiore, mi è sorta una profonda consapevolezza.
Ora, sappiamo tutti che dovremo morire, ma averne un'acuta consapevolezza, tipica di quei giorni in cui si percepisce il morire della bella stagione, è una cosa assai diversa. Intendo sentirlo con tutto l'animo e non semplicemente con la ripetizione di una formuletta verbale, come un luogo comune ripetuto per noia o per abitudine. Riflettendo su questo mi son chiesto, e giro a voi ,spaccatori in quattro di capelli, addormentatori di fanciulle in fiore:
- Io morirò!- E' una verità assoluta ? A me pare proprio una verità assoluta  , impossibile da relativizzare, se non ricorrendo ad argomentazioni capziose, fantasiose ( tipo: Un domani la scienza ci darà l'immortalità- Morirà il corpo ma noi non moriremo- Non siamo veramente vivi e pertanto la morte è illusoria- e via dicendo, tutte affermazioni indimostrabili, probabili proiezioni del nostro desiderio di durare in eterno).
Ma la ferma e precisa presa di consapevolezza della coscienza: "Io morirò". Non tu morirai, egli morirà, voi morirete ma proprio l'assoluta certezza "Io morirò" è assoluta o relativa? E non venitemi a dire che è relativa perché "Io morirò" non significa che voi morirete. Ho specificato infatti che si tratta solamente del puro" Io morirò" senza riferimento o relazione con qualcos'altro.
Non so se è interessante per il tema in discussione ma la getto là, incurante se in essa appare la mia nota ingenuità filosofica, ma profondamente consapevole , dentro di me, della risposta... :)

Se affermiamo: <<fin quando non ci sarà un rimedio contro la morte, il corpo di noi tutti morirà>>, abbiamo risolto ogni ambiguità. Solo delle pedanterie verbali potranno contestarne il valore di verità ("assoluta" è una ridondanza).
CitazioneMI scuso per la pedanteria verbale, ma così abbiamo semplicemente espresso un giudizio analitico a priori, che esplicita premesse di già comprese (affermate) sia pure implicitamente nelle premesse: "poco più" che una tautologia che nulla ci dice circa la realtà (vale sia che il rimedio si trovasse -ammesso e non concesso da parte mia, poiché non credo a "miracoli tecnologici" o "bacchette magiche fantascientifiche"- sia che -come sono convinto ovviamente accadrà, ma per ben altri motivi!- il rimedio non si trovasse).



Poi, ma solo poi, potremo confrontare le ragioni che inclinano a pensare alla possibilità (comunque inverificabile) di una sopravvivenza di quel mistero che chiamiamo "anima" con le ragioni che negano questa possibilità. E magari scopriremo che le ragioni che la negano si riducono ad una sola: "perché no!"; mentre quelle che la affermano (l'esistenza di un archetipo universale dell'immortalità) hanno una loro salda consistenza epistemica. Ma questa è un'altra storia.

CitazioneBeh, la risposta interessante alla domanda di Sariputra sarebbe proprio il racconto di questa storia!

L'angolo musicale:
VERDI - Di gioia immensa, op. I Lombardi (fino a 12':30'')
https://youtu.be/Yt4tnzO7rsE?t=565

MOZART: Contessa perdono, op. Nozze di Figaro (fino a 2':20'')
https://youtu.be/_C_clUdklfs
#2465
Citazione di: Sariputra il 10 Settembre 2017, 11:31:57 AM
O voi filosofi!...Mentre una pioggia battente e un cielo di piombo incombe su Villa Sariputra, osservando con il naso all'insù il volo d'uccelli neri a sfidare il grigiore, mi è sorta una profonda consapevolezza.
Ora, sappiamo tutti che dovremo morire, ma averne un'acuta consapevolezza, tipica di quei giorni in cui si percepisce il morire della bella stagione, è una cosa assai diversa. Intendo sentirlo con tutto l'animo e non semplicemente con la ripetizione di una formuletta verbale, come un luogo comune ripetuto per noia o per abitudine. Riflettendo su questo mi son chiesto, e giro a voi ,spaccatori in quattro di capelli, addormentatori di fanciulle in fiore:
- Io morirò!- E' una verità assoluta ? A me pare proprio una verità assoluta  , impossibile da relativizzare, se non ricorrendo ad argomentazioni capziose, fantasiose ( tipo: Un domani la scienza ci darà l'immortalità- Morirà il corpo ma noi non moriremo- Non siamo veramente vivi e pertanto la morte è illusoria- e via dicendo, tutte affermazioni indimostrabili, probabili proiezioni del nostro desiderio di durare in eterno).
Ma la ferma e precisa presa di consapevolezza della coscienza: "Io morirò". Non tu morirai, egli morirà, voi morirete ma proprio l'assoluta certezza "Io morirò" è assoluta o relativa? E non venitemi a dire che è relativa perché "Io morirò" non significa che voi morirete. Ho specificato infatti che si tratta solamente del puro" Io morirò" senza riferimento o relazione con qualcos'altro.
Non so se è interessante per il tema in discussione ma la getto là, incurante se in essa appare la mia nota ingenuità filosofica, ma profondamente consapevole , dentro di me, della risposta... :)
CitazionePersonalmente oscillo fra la (nettissimamente più frequente) convinzione che morirò di certo, che non esisterò più, come dimostrato dalla scienza e anche dal semplice buon senso, dal "guardarsi intorno" e osservare qualsiasi forma di vita, della quale parte integrante -e non contrario!- è la morte ("morte" è invece contrario di "nascita", ed entrambe sono inevitabili aspetti della "vita"); e dunque non avrò più né felicità, soddisfazioni, piaceri, ecc., né infelicità, insoddisfazioni, dispiaceri, ecc.: nulla di in alcun modo spaventoso o deplorevole, anche se essere felice mi piace (tautologia); ma pure essere infelice mi dispiace (idem).

E la (nettissimamente più rara e fugace) speranza che, poiché in assoluto nulla è certo (anche le più salde verità scientifiche si fondano su un minimo di conditiones sine qua non la cui verità non è né dimostrabile logicamente, né constatabile empiricamente), "in un qualche modo" potrò continuare a vivere anche dopo la morte fisica.

Ciò consentirebbe eventuali ulteriori felicità, soddisfazioni, piaceri.

Ma poi penso che potrebbe del tutto parimenti comportare ulteriori infelicità, insoddisfazioni, dispiaceri, magari anche ben maggiori di quelli provati in vita, e allora mi dico che, potendo scegliere (per assurdo) preferirei non correre il rischio di continuare a vivere (oltre la morte fisica).
#2466
Citazione di: Carlo Pierini il 09 Settembre 2017, 20:03:20 PM
Citazione di: sgiombo il 09 Settembre 2017, 19:38:45 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 09 Settembre 2017, 11:50:10 AM
CitazioneMa mi sono stufato di queste (autentiche) seghe mentali in cui mi sono lasciato trascinare, e non contravverrò ulteriormente al proposito...

Mi sembra un'ottima decisione.
CitazioneD' accordo.

E scusa se ho insinuato che tu avresti proseguito, ti avevo sottovalutato.
#2467
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
09 Settembre 2017, 19:50:50 PM
Citazione di: InVerno il 09 Settembre 2017, 11:51:22 AM

Se è  di interesse continuare il topic, proporrei una svolta verso la seconda parte del mio incipit, ovvero essere come identificazione e le problematiche che scaturiscono da esso. Ogni volta che vado in aeroporto mi viene chiesta la carta d'identità, io vorrei obbiettare "di identificazione" ma so che l'ufficiale non capirebbe. Capiva invece Bertrand Russel, che in prigione scrisse "E' una disgrazia per il genere umano che si sia usato "è" per due idee completamente differenti". E' davvero una disgrazia?
CitazioneGrande, vecchio Bertrand, anche stavolta avevi ragione!

Bisognerebbe distinguere "essere" come copula (" andare inteso come" o "in quanto") da "essere"come predicato verbale (intransitivo = esistere/accadere realmente).

Ben diverso é il caso di "un' ippogrifo é un cavallo alato" da quello di "un cavallo da corsa (reale) é nella scuderia qui davanti a me".

E' sempre stato un mio cavallo di battaglia (non alato, e reale, per quanto metaforico) quello della "fondamentalissima" distinzione fra "esistere-accadere realmente" ed "essere inteso, pensato come"
#2468
Citazione di: Carlo Pierini il 09 Settembre 2017, 11:50:10 AM
Citazione di: sgiombo il 08 Settembre 2017, 22:26:42 PM
Citazione di: Phil il 08 Settembre 2017, 21:28:16 PM
CitazioneSGIOMBO
si tratta di un malinteso semantico: io e Carlo Pierini diamo, in questo caso, un significato diverso al termine "assoluto".
CARLO
Se io ti dico: <<Non è assolutamente vero che questa notte ho dormito fuori casa>>, tu come la interpreti? Dove sono i riferimenti all'eternità e all'universalità che pretendi da <<In uno spazio-tempo piano, la legge di Newton è assolutamente vera>>?
CitazioneCome volevasi dimostrare, mentre nella frase <<In uno spazio-tempo piano, la legge di Newton è assolutamente vera>> ci sono autocontraddittoriamente sia l' affermazione della sua assolutezza, sia quella della sua relatività ad uno spaziotempo piano; invece nella frase <<Non è assolutamente vero che questa notte ho dormito fuori casa>> vi é solo l' affermazione della sua assolutezza non autocontraddetta da alcuna affermazione di una sua relatività; come potrebbe essere ad esempio <<intendendosi per "casa" un' abitazione in muratura>> oppure <<intendendosi per "casa" la propria abituale dimora privata -affittata o di proprietà che sia- e non un albergo, un camper o la tenda di un campeggio -che per gli zingari, ma non credo per te, costituiscono le proprie dimore abituali>> (nel primo caso di esempio di relatività della verità affermata essa non si darebbe -la frase non sarebbe vera- nel caso tu avessi dormito in una capanna di frasche o in una botte come Diogene -per il quale una botte costituiva la propria dimora- contrariamente alla stessa frase di cui si affermasse -in alternativa e non autocontraddittoriamente- la verità assoluta; nel caso del secondo esempio la verità della frase non si darebbe -essa non sarebbe vera- se tu avessi dormito sotto una tenda o in un camper, contrariamente alla stessa frase di cui si affermasse la verità assoluta, non autocontraddittoriamente ma in alternativa).

Ma mi sono stufato di queste (autentiche) seghe mentali in cui mi sono lasciato tarscinare, e non contravverrò ulteriormente al proposito, di già espresso ma qui non ottemperato, di non rispondere alla tua prevedibile replica masturbatoria, e pure errata e falsa (a fare a gara a chi pisciava o eiaculava più lontano non ci gioco più da quando avevo 15 - 16 anni).
#2469
Citazione di: Angelo Cannata il 09 Settembre 2017, 09:16:27 AM
Forse c'è un particolare problema che rende tutte queste questioni pressoché impossibili da risolvere. Mi sembra che si tratti di un inganno della  nostra logica. L'inganno consiste nel pensare che certi concetti che ci sembrano più semplici siano effettivamente talmente semplici da poter essere adoperati con tranquillità per lavorare su altri concetti che riteniamo più complessi. Naturalmente l'inganno maggiore in proposito viene a verificarsi nel concetto che si presta ad apparire il più semplice di tutti: il concetto di essere. Parmenide se ne servì per formulare il principio di non contraddizione, ma senza essere prima pervenuto ad alcuna definizione di esso in grado di dimostrarne l'effettiva semplicità.
D'altra parte, proprio l'atto del definire, che è il mestiere dei vocabolari, mostra un'evidente contraddizione: in ogni vocabolario le definizioni sono praticamente sempre più lunghe della parola da definire, già per il semplice fatto che la parola da definire è una sola; sono rare le voci di vocabolario che definiscono una parola servendosi di un'altra unica parola. In questo senso, ogni definizione di qualsiasi parola non può fare a meno di evidenziarne la complessità, visto che non può fare praticamente a meno di essere più lunga della parola da definire. La contraddizione consiste nel fatto che la definizione di una parola dovrebbe servire a semplificarne l'uso, chiarificarne il significato; ma se l'espressione del significato è sempre più lunga della parola da definire, la definizione, invece di avere una funzione chiarificatrice, assume la funzione di esplicitazione delle complessità che quella parola contiene.
Qualcosa di simile avviene nella nostra storia mentale: noi nasciamo con una mente già complessa, con strutture complicatissime già predisposte, quindi come possiamo pensare di giungere a idee oggettivamente semplici?
Di conseguenza, se vogliamo discutere di certezza dei giudizi analitici apriori, dovremmo per lo meno prima prendere atto della complessità del termine "certezza", per non dire dei termini "giudizio", "analitico", "apriori".
Ora, se già concetti come "certezza" ed "essere" sono complicatissimi, a dispetto del loro apparire elementari, al servizio delle basi del pensare, che senso ha discutere di metafisica, relativismo, assolutezza?
CitazioneE perché mai non dovrebbe aver senso l' interessarsi di problemi (teorici in questo caso; ma anche pratici) complicati?

Se si tratta di problemi abbastanza interessanti non é fatica (mentale) sprecata ma bene profusa!



A pensarci bene, mi sembra che complessità alla fine non significhi altro che relatività. Un concetto, o qualsiasi altra cosa, può apparirci semplice, elementare, solo nel momento in cui trascuriamo, dimentichiamo le complessità che esso è in grado di suscitare nella nostra mente. È un fenomeno simile a quello del dire che ore sono: pensiamo di poterlo fare solo perché trascuriamo la precisione dei secondi o dei miliardesimi di secondo: se vogliamo dire che ore sono con precisione assoluta, siamo costretti a concludere che ciò è impossibile, perché qualsiasi metodo dovrà attuarsi nel tempo; ma attuarsi nel tempo significa un lasso di tempo, che quindi conterrà inenvitabilmente un prima e un dopo, in modo tale che sarà impossibile stabilire il punto esatto in cui quell'ora è scoccata con assoluta precisione.
CitazioneCredo che i pensieri siano (quale più quale meno) relativi se non altro perché costituiti da relazioni fra concetti (e relazioni fra concetti servono anche a definire altri concetti).

Certo, "tempus fugit" e conseguentemente ogni conoscenza (in senso proprio, circa ciò che realmente accade o meno: giudizi sintetici a posteriori) "si dilegua nello stesso suo accadere" (se accade).



A parte queste osservazioni, mi sembra di individuare una contraddizione tra queste frasi:

Citazione di: sgiombo il 08 Settembre 2017, 12:31:20 PMle "idee" ... possono benissimo essere prese in considerazione indipendentemente dal cervello...

... stiamo parlando di ben concreti e reali pensieri...
Come si può pensare di parlare di pensieri concreti se li si considera distinti dal cervello? Un'idea presa in considerazione indipendentemente dal cervello può essere considerata un'idea concreta?
Inoltre, quanto alla considerazione di relazioni biunivoche, mi sembra che si ponga il problema della dimenticanza di cui ho detto sopra: qualsiasi relazioni biunivoca implica un controllo della fedeltà tra le componenti coinvolte, controllo che ha bisogno di attuarsi nel tempo e quindi non può garantire fedeltà.
CitazioneDomando a mia volta:

Come si può pensare di parlare di pensieri concreti se li si considera indistinti dal cervello?

Il cervello é un organo di poco più di un chilo di colorito roseo-grigiastro, di consistenza molliccia, fatto di neuroni, cellule gliali, assoni, sinapsi vasi sanguigni, ecc., a loro volta fatti di molecole, atomi, particelle-onde subatomiche, campi di forza; invece il pensiero é fatto di concetti, nozioni, ragionamenti, inferenze induttive e/o deduttive, immaginazioni, speranze, timori, ecc.

Non proprio vedo come si possano confondere due generi di "cose" tanto diversi fra loro, solo per il fatto che l' una non accade senza che accada l' altra (e viceversa: non solo non si dà pensiero senza cervello vivo e funzionante, ma nemmeno si dà -del tutto parimenti!- cervello vivo e funzionante in determinati modi, per esempio non nelle modalità "sonno" o "distrazione" o "godimento estetico puro", ecc., senza pensiero).

Nemmeno il polo positivo di un magnete può darsi senza polo negativo e viceversa, ma non per questo non sono "cose" ben diverse (e in un certo senso "contrarie") fra loro!

L' idea (il ricordo, l' immaginazione) del mio gatto Attila nell' ambito della mia coscienza, che é ben altra cosa dello stato funzionale dl mio cervello mentre la penso nell' ambito di altre coscienze (per esempio della tua), almeno potenzialmente (e attualmente purché lo si vada ad esaminare), stato funzionale che inevitabilmente ad essa coesiste (ma é ben lungi dall' identificarsi con essa!), non può che considerarsi un' idea concreta (contrariamente al' idea astratta di "gatto").

Quello della incertezza d tutte le conoscenze (dell' insuperabilità razionale dello scetticismo) é tutt' altra questione.
Che vale per ogni e qualsiasi conoscenza. Ma se siamo qui a discutere e non ci lasciamo vivere passivamente, é evidentemente perché entrambi crediamo (fideisticamente, irrazionalmente) a (la verità di) determinate conoscenze (se tutto ciò accade, cosa dubitabile): tu per esempio (fra l' altro) nel monismo materialistico, io nel dualismo dei fenomeni - monismo del noumeno.

La relazione biunivoca fra esperienza cosciente e cervello é "controllata nella sua fedeltà" (dimostrata; se si crede alla conoscenza scientifica, inevitabilmente sulla base di talune premesse arbitrarie, non dimostrabili logicamente né mostrabili empiricamente) dalle moderne neuroscienze, soprattutto attraverso l' imaging neurologico funzionale -cervello- osservato in relazione ai resoconti introspettivi -coscienza, pensiero- delle "cavie umane" che studia).


Per quanto riguarda il non entrarci di Platone, eccolo qui:
Citazione di: sgiombo il 08 Settembre 2017, 12:31:20 PMle "idee" ... possono benissimo essere prese in considerazione indipendentemente dal cervello...
CitazioneMa che c' entra?

Platone riteneva (detto grossolanamente, "a spanne" perché é dai tempi ahimé lontani del liceo che non me ne interesso, e anche allora me ne sono interessato solo per dovere) che le idee esistessero eternamente in qualche luogo fisico (o meno verosimilmente metafisico: questa parola compare dopo Aristotele), indipendentemente dall' esistenza e dalle esperienze a posteriori degli uomini.

Mentre io credo che siano eventi mentali conseguenti l' esperienza degli uomini (non c' erano prima dell' umanità, non ci saranno dopo) .



#2470
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
09 Settembre 2017, 10:05:31 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 07 Settembre 2017, 22:40:26 PM

...David Maria Turoldo... di Bergamo...! Io l'ho conosciuto di persona ben 40 fa; era amico di famiglia della mia fidanzata di allora. Grande personalità. Ha ancora la sua brava impostazione da partigiano?  :)

CitazioneL' ho conosciuto (purtroppo non di persona) e lo apprezzo anch' io.
Purtroppo é morto da un bel po' di anni.
#2471
Citazione di: Phil il 08 Settembre 2017, 21:28:16 PM
Citazione di: sgiombo il 08 Settembre 2017, 17:41:09 PM
CitazioneCARLO
Continui ad attribuire al termine "verità assoluta" il significato illegittimo di <<indipendente da qualsiasi eventuale limitazione, in qualsiasi "dominio">>, invece di quello legittimo di: <<sciolto dalla possibilità che il contenuto dell'enunciato possa essere contraddetto dai fatti>>; proprio come se io non avessi scritto nulla in proposito.

[...]in italiano "assoluto" significa precisamente <<indipendente da qualsiasi eventuale limitazione, valido in qualsiasi "dominio" (e non relativamente a qualche dominio e non a qualche altro)>>.

Invece <<
sciolto dalla possibilità che il contenuto dell'enunciato possa essere contraddetto dai fatti>> significa <<sicuramente vero>>:

ben altra cosa ! ! !

Perdonate l'intrusione (relativa e non assoluta, visto che per Carlo sono diventato quasi uno pseudonimo di "Sgiombo"... o viceversa? Scherzo! ;D ), credo che per risolvere la diatriba, almeno quella strettamente linguistica, o si fa riferimento a un dizionario comunemente accettato (quale definizione di "assoluto" c'è nel dizionario di filosofia?) oppure, in modo più laborioso sebbene talvolta più funzionale per la comprensione, bisogna rintracciare, o chiedere esplicitamente all'interlocutore di precisare, la "legenda" della sua "mappa": se nella mia, le linee blu chiaro indicano i confini degli stati, mentre nella tua indicano i confini delle regioni, basta dichiararlo e prendere atto delle differenti scelte cromatiche... il che significa anche poter redigere una meta-legenda delle corrispondenze, che consenta di "tradurre" i simboli e i colori da una mappa all'altra.

Così, se per il Pierinesimo (come scherzosamente chiamo, spero senza risultare offensivo :) , l'originale atteggiamento prospettico di Carlo) "assoluto" significa x, mentre per il dizionario è y, ciò comporta che, per capire meglio il Pierinesimo, dovremo considerare questa "divergenza semiotica" (d'altronde anche "ragione" ha differenti significati a seconda dell'autore a cui ci riferiamo...).
Quello che la comprensione esegetica presuppone è infatti familiarizzare con il vocabolario della prospettiva che si ha davanti, lasciando in sospeso il proprio (ecco, ho appena scoperto l'acqua tiepida  ;D ), altrimenti si finisce con fare "muro contro muro", o meglio, "mappa contro mappa".

P.s.
Quale mappa risulta alla fine migliore? Questo si scopre proprio "alla fine", ovvero solo dopo aver capito bene la mappa altrui, averla confrontata con la nostra, e averle testate entrambe sul presunto territorio (quella che ci fa perdere, disorientandoci, magari la correggiamo...).

CitazioneHai ragione (col che spero Carlo Pierini non intenda che sto dando ragione a me stesso, dato che tende fortemente ad identificarci...), si tratta di un malinteso semantico: io e Carlo Pierini diamo, in questo caso, un significato diverso al termine "assoluto".

Con questa precisazione intendo ritrattare quanto affermato nel mio intervento immediatamente precedente a questo, scritto prima di leggere queste tue (per C. P.: e non mie) illuminanti parole.

(Precisazione forse pleonastica: naturalmente che nel senso in cui Carlo intende la parola "assoluto" non vi sia contraddizione nella sua affermazione non significa che essa sia vera).
#2472
Citazione di: Carlo Pierini il 08 Settembre 2017, 19:14:48 PM
Citazione di: sgiombo il 08 Settembre 2017, 17:41:09 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 08 Settembre 2017, 16:16:02 PM
CitazioneSGIOMBO
La pretesa assolutezza della verità dell' eliocentrismo (per dirlo "a spanne", ma credo ci si intenda bene), assolutezza per la quale  per definizione sarebbe stata una verità indipendentemente da qualsiasi eventuale limitazione, in qualsiasi "dominio",

CARLO
Continui ad attribuire al termine "verità assoluta" il significato illegittimo di <<indipendente da qualsiasi eventuale limitazione, in qualsiasi "dominio">>, invece di quello legittimo di: <<sciolto dalla possibilità che il contenuto dell'enunciato possa essere contraddetto dai fatti>>; proprio come se io non avessi scritto nulla in proposito.
Per cui, visto che non ascolti quello che ti dico, chiudo qui e ti faccio ascoltare un paio di bei pezzi musicali:
CitazioneSGIOMBO
Continui a menare il can per l' aia: in italiano "assoluto" significa precisamente <<indipendente da qualsiasi eventuale limitazione, valido in qualsiasi "dominio" (e non relativamente a qualche dominio e non a qualche altro)>>.
Invece <<
sciolto dalla possibilità che il contenuto dell'enunciato possa essere contraddetto dai fatti>> significa <<sicuramente vero>>: ben altra cosa ! ! !

Leggo nel Dizionario di Filosofia:
<<Affermare: "Questo è assolutamente vero" vuol dire: "Questa proposizione si è trovata ampiamente verificata e non c'è nulla che possa trovarla falsa">>. [N. ABBAGNANO: Dizionario di Filosofia]

Dunque è il contenuto della proposizione che dev'esser vero; e se il contenuto esprime una approssimazione ben determinata del tipo: <<ho circa quarant'anni, mese più mese meno>>, tu non puoi pretendere che sia vero un significato diverso da quello dichiarato; la proposizione sarà vera se la mia età reale non contraddice la mia dichiarazione.  Se poi mi chiederai maggiore precisione, io ti dirò: <<Ho circa quarant'anni e 25 giorni, ora più, ora meno>> e avrò detto un'altra verità assoluta, ma più precisa della prima.
In altre parole, tu stai scambiando illegittimamente l'assolutezza di una verità con la sua precisione, o con la sua eternità, o con la sua universalità, le quali, invece, fanno parte del contenuto della proposizione. Infatti, assoluto deriva da ab-solutus, cioè, "sciolto da-", "liberato da-"; liberato o sciolto dalla possibilità che la dichiarazione (qualunque essa sia) sia contraddetta dai fatti, possa essere trovata falsa.

CitazioneNon é vero.

Malgrado l' autorevole citazione, sei tu che confondi "certezza" con "assolutezza".

"Assoluta mente vera" é una affermazione che é vera in assenza di determinazioni, in qualsiasi caso, non solo relativamente a determinate condizioni.
Invece tu affermi della tesi "adesso la Terra gira intorno al Sole" che <<Una volta specificato: "nel dominio di uno spazio-tempo non curvo", si tratta di una verità assoluta>> e dunque ne precisi il fatto che é relativa solo al "dominio di uno spazio-tempo non curvo", e non in assoluto, ovvero "non assolutamente" (per esempio non relativamente al dominio dello spaziotempo relativistico curvo), ovvero ne neghi l' assolutezza, nello stesso momento in cui autocontraddittoriamente ne affermi l' assolutezza.

Comunque mi sono stufato e ignorerò la tua prevedibile reiterazione della pretesa di non esserti contraddetto (nelle fattispecie), con l' ovvia precisazione che in questo caso "chi tace non acconsente".

#2473
Citazione di: Carlo Pierini il 08 Settembre 2017, 16:51:46 PM
SGIOMBO
Caro Carlo, (...) per fare i pignoli bisognerebbe dire che entrambi girano intorno al centro di gravità del sistema solare nel senso che percorrono un' orbita ellittica uno dei cui fuochi si identifica con tale baricentro, che é un po' diverso dal dire che la terra gira intorno al sole);

CARLO
Bravo. Hai detto una verità assoluta ulteriore a quella secondo cui <<la Terra gira intorno al Sole>>. Infatti, se la Terra gira intorno al centro di massa Terra-Sole, vuol dire che gira anche intorno al Sole; mentre è assolutamente falso dire che è il Sole a girare intorno alla Terra.
CitazioneL' ho detto in maniera più precisa (anche perché mi sembra (ma potrei sbagliarmi e non credo valga la pena di perdere tempo a verificarlo), mi pareva che in questa o in qualche altra discussione tu avessi sostenuto che il sole sarebbe "al centro" dell' orbita di rivoluzione terrestre o qualcosa di simile: ecco il motivo della pignoleria; ma se mi sbaglio, ritiro senza remore l' affermazione).

E comunque é una verità relativa (fra l' altro alla durata dell' esistenza del sistema solare, che non é assoluta, ma relativa al prima che si formasse e al dopo che si sarà dissolto): così é "ora", e non, per esempio quindici miliardi di anni fa: la verità dell' affermazione "la terra gira intorno al sole" non é assoluta (come invece sarebbe se questo moto fosse "per sempre", senza limitazioni temporali) ma relativa ad un lasso di tempo di alcune centinaia di milioni di anni (circa; e non escludo possibili pignole obiezioni).

SGIOMBO
é che, da filosofi, contrariamente a te in più di te (lasciamelo ripetere: senza falsa modestia) siamo anche consapevoli che si tratta di conoscenze cui non é possibile attribuire una certezza assoluta, non dimostrabili logicamente né constatabili empiricamente

CARLO
Invece, quello che "voi filosofi" avete appena scritto è una verità assoluta?
CitazioneAssoluta francamente credo di sì, ma non ne sono sicuro (ogni affermazione, anche quelle certamente vere -cioé le analitiche a priori- é inevitabilmente fatta di relazioni fra concetti).

Sicuramente é certa (certamente vera), trattandosi di giudizi analitici a priori dedotti da definizioni e assiomi arbitrari, che nulla dicono di come é o non é  realtà (non ci consente di conoscere nulla di ciò che realmente accade o meno, é vera come che sia o meno la realtà, che ci sia chi la conosce -senza certezza- o meno).

SGIOMBO
(come, ben prima di Popper, che in gran parte ne segue le orme, secondo me ci ha genialmente mostrato David Hume).

CARLO
Né Popper né Hume ci hanno mai spiegato perché l'affermazione <<la Terra è rotonda>> ("è", declinato al presente, cioè alle 16:48 del giorno 8-9-2017) non dovrebbe essere una verità definitiva. Quando ce lo spiegheranno ne riparleremo. Me lo vuoi spiegare tu?
Citazione"La terra é rotonda al presente, cioè alle 16:48 del giorno 8-9-2017" non é una verità scientifica (cioé circa i modi generali astratti, universali e costanti del divenire naturale), bensì una verità circa un fatto particolare-concreto, una verità "aneddottica", episodica (casomai "storica") mentre le critiche di Hume e di Popper riguardano l' induzione e dunque la (-in) certezza delle verità scientifiche
#2474
Citazione di: Carlo Pierini il 08 Settembre 2017, 16:16:02 PM
Cit. CARLO
Ancora non hai capito che è il contenuto di un enunciato quello che non deve essere contraddetto dai fatti in una verità assoluta, e non quello che fa comodo a te?
CitazioneSGIOMBO
Veramente ancora non ho capito ...che cosa non avrei capito.

CARLO
Mio nipote di 10 anni ha capito benissimo che per non dire fregnacce deve raccontare i fatti così come sono, cioè, deve adattare il contenuto delle sue parole agli eventi reali. E, nel mio esempio, per rispettare i fatti reali - e quindi per enunciare una verità inconfutabile - devo chiarire che la legge gravitazionale di Newton (F=G m1 m2/ d^2) si riferisce a uno spazio-tempo piano, altrimenti, la mia è una menzogna, perché in uno spazio-tempo curvo vale un'altra formula che tiene conto della relatività einsteiniana. Quindi avremo due verità assolute: quella di Newton che si riferisce allo spazio-tempo piano e quella di Newton-Einstein che si riferisce allo spazio-tempo curvo.
Citazione(Ignoro le affermazioni semplicemente offensive: non mi tangono per nulla).

"Quindi avremo due verità assolute: quella di Newton che si riferisce allo spazio-tempo piano e quella di Newton-Einstein che si riferisce allo spazio-tempo curvo" * é la reiterazione della una contraddizione (errare umanum est, perseverare diabolicum).

Come dire: "abbiamo una verità assoluta che contemporaneamente sono due", oppure: "abbiamo una verità assoluta (=, per definizione, che vale per qualsiasi riferimento), quella di Newton, che é relativa (=, per definizione, che si riferisce) allo spazio piano e non a qualsiasi spazio, come sarebbe se fosse assoluta, ivi compreso lo spaziotempo curvo della relatività; e non di Newton, per la cronaca".
Cit. SGIOMBO     :)
Come dire: una volta specificato che é relativa (in generale; e in particolare al "dominio di uno spazio-tempo non curvo"), essa é assoluta.

Cit. CARLO
Se la verità è la concordanza tra ciò che si dice e i fatti a cui si riferisce il nostro dire, questo significa che ogni possibile affermazione ha senso solo se si riferisce a qualcosa, cioè, se è relativa a qualcosa, altrimenti sarebbe un suono fine a sé stesso, un significante privo di significato
CitazioneGrazie, lo sapevo già, ma non centra nulla con la assolutezza o ("e" per chi, come te, si contraddice) o assolutezza della verità.

CitazioneSGIOMBO
Non é vero: Frege ci ha insegnato che  i concetti, per avere un significato , per non essere senza senso, devono necessariamente sempre, inevitabilmente essere caratterizzati da un' intensione o connotazione, ma non necessariamente, sempre, inevitabilmente anche da un' estensione o denotazione reale.

Per esempio "esistono ippogrifi" é una predicato falso, ma sensatissimo, dal momento che il concetto di "ippogrifo" ha un "perfetto" significato (un' intensione teorica, pur non avendo anche un' estensione reale).

CARLO
Qui stavamo parlando di una legge fisica, non di ippogrifi. E comunque il significante "Ippogrifo" trova il suo significato in un personaggio mitico, quindi indica qualcosa, si riferisce a qualcosa che in qualche modo appartiene all'esperienza umana (L'Orlando Furioso); se invece ti dicessi che  << il barbicone è solito garrignare nelle sbottiere>> avresti delle parole vuote, che non si riferiscono ad alcun significato.
CitazioneVeramente (sic!) qui si stava parlando di verità assoluta o ("e" per te) relativa.

Che le intensioni dei concetti privi di estensione reale appartengano all' esperienza umana (contrariamente -almeno in un certo senso- alle estensioni reali) "lo dice la parola stessa", come avrebbe detto un personaggio televisivo di qualche decennio fa: come volevasi dimostrare in obiezione a una tua precedente affermazione (falsa), non é vero che ogni possibile affermazione ha senso solo se si riferisce a qualcosa, cioè, se è relativa a qualcosa di reale, altrimenti sarebbe un suono fine a sé stesso, un significante privo di significato", contrariamente a pretese affermazioni che invece sono meri flatus vocis, come "il barbicone è solito garrignare nelle sbottiere.


Cit. CARLO
Mentre tu (insieme a tutti i relativisti) stai giocando con questa doppia accezione di "relativo", con-fondendo l'accezione di "riferito a-" con quella di "imprecisato", "non definitivo", "aleatorio".  
Questa, al mio paese, si chiama "manipolazione del linguaggio per scopi ideologici", detta anche volgarmente "truffa verbale". Talis pater (Kant), talis filius!
CitazioneSGIOMBO
Relativista sarà tua sorella ! ! !
(Con la precisazione circa eventuali reali e non metaforiche altre figlie di tua madre già fatta in precedenza in analoghe circostanze).
Non confondo proprio un bel nulla!

Tu hai scritto (copio-incollo):

"Una volta specificato: "nel dominio di uno spazio-tempo non curvo", si tratta di una verità assoluta. Tant'è, che i calcoli per i viaggi delle sonde spaziali si basano su quella legge fisica (Newton); e se si è riusciti a far atterrare la sonda Rosetta su una cometa, vuol dire che è pienamente valida".

La pretesa assolutezza della verità dell' eliocentrismo (per dirlo "a spanne", ma credo ci si intenda bene), assolutezza per la quale  per definizione sarebbe stata una verità indipendentemente da qualsiasi eventuale limitazione, in qualsiasi "dominio",

CARLO
Continui ad attribuire al termine "verità assoluta" il significato illegittimo di <<indipendente da qualsiasi eventuale limitazione, in qualsiasi "dominio">>, invece di quello legittimo di: <<sciolto dalla possibilità che il contenuto dell'enunciato possa essere contraddetto dai fatti>>; proprio come se io non avessi scritto nulla in proposito.
Per cui, visto che non ascolti quello che ti dico, chiudo qui e ti faccio ascoltare un paio di bei pezzi musicali:
CitazioneContinui a menare il can per l' aia: in italiano "assoluto" significa precisamente <<indipendente da qualsiasi eventuale limitazione, valido in qualsiasi "dominio" (e non relativamente a qualche dominio e non a qualche altro)>>.

Invece <<
sciolto dalla possibilità che il contenuto dell'enunciato possa essere contraddetto dai fatti>> significa <<sicuramente vero>>:

ben altra cosa ! ! !


L'angolo musicale:
J. S. BACH: Risveglio, bwv 645
https://youtu.be/KyWOIKCtjiw

MOZART: Conc. Oboe, K314 III
https://youtu.be/0HsONltnfOQ
CitazioneOttima musica!
#2475
Citazione di: davintro il 07 Settembre 2017, 22:31:42 PM

Il realismo critico e trascendentale individua la presenza di una realtà oggettiva a livello, appunto, formale, cioè generico, si limita (ma non mi pare poco...) a riconoscere l'esistenza di tale realtà come autonoma dal pensiero in senso generico, ma senza presumere di attribuirle determinati caratteri contenutistici-materiali, con cui cerchiamo tutti noi di "riempirla" nel corso ordinario delle nostre esperienze. Cioè, questo realismo non presume di affermare la certezza assoluta che la neve è bianca sulla base delle osservazioni sensibili, ma afferma che ciò che fa sì che la neve sia bianca o di un altro colore non è dato dal pensiero soggettivo, ma da una causalità reale e oggettiva. Afferma che non possiamo avere la certezza inconfutabile che la realtà sia in un modo invece che in un altro, ma che una realtà oggettiva in generale c'è. Questo livello trascendentale, trascendentale perché livello della realtà come implicazione non ricavata empiricamente, ma dedotta da un complesso di princìpi logici, tra cui rientra il PDNC, dall'evidente valore di verità, livello di realtà il cui modo d'essere non dipende dal pensiero, ma che si avvale delle norme fondamentali del pensiero come condizione di riconoscibilità, rende anche il suo riconoscimento davvero critico, in quanto l'argomentazione non muove dall'esperienza, sempre contingente e falsificabile da nuove successive verifiche, ma da una razionalità solida, che corrisponde alla salda evidenza della verità degli assiomi logici da cui questo realismo viene dedotto. Così realismo trascendentale è anche realismo critico

CitazioneConcordo.
Però vorrei far rilevare che la realtà come "implicazione non ricavata empiricamente, ma dedotta da un complesso di princìpi logici, tra cui rientra il PDNC" rimane qualcosa di assolutamente indeterminato: potrebbe essere "di tutto e di più", ovvero "tutto e il contrario di tutto".
E' "ciò che é, qualsiasi cosa sia", fosse pure il nulla!

Analiticamente a priori, come deduzione logica, nulla (di determinato) può dirsi della realtà (si possono fare affermazioni certe, ma non in qualità di conoscenze di ciò che é e di ciò che non é reale; e infatti valgono qualsiasi cosa realmente fosse o accadesse o meno).
Conoscenze circa come é/diviene o meno la realtà possono essere date solo da giudizi sintetici a posteriori (sempre incerti, salvo giudizi circa immediati-particolari-concreti dati empirici e solo in presenza attuale di essi).

Ciò vale in particolare per "la madre" di tutte le pretese di consocenza della realtà analitica a priori, cioè quell' autentico paralogismo che é noto come la anselmiana "prova ontologica dell' esistenza di Dio", dalla quale ad esempio, Cartesio e Spinoza (e Malebranche e altri; forse anche Leibniz, ma non vorrei sbilanciarmi in proposito) ricavano tutta la loro ontologia.
Citazione di: davintro il 07 Settembre 2017, 22:31:42 PM

Re:Il primo principio della Logica: <<la verità non può essere negata>>.
« Risposta #18 il: Oggi alle 00:09:27 »


avevo dimenticato di aggiungere la risposta riguardante le verità assolute... Più o meno è così, con una precisazione: non solo gli assiomi logici, ma anche le conclusioni metafisiche che ne discendono consequenzialmente come quelle sull'autonomia del reale dal pensiero di cui prima ho provato a parlare le considero come verità assolute. Ma tra le premesse solide di tale deduzioni inserirei non solo gli assiomi della logica, ma anche il residuo fenomenologico del dubbio portato alle estreme conseguenze: vale a dire, l'esistenza dell'Io come soggetto pensante, le relazioni che legano le varie specie di atti di esperienza vissuta cosciente (percezione, ricordo, empatia ecc.) e le conseguenti ripercussioni a livello antropologico. Tutte cose che meriterebbero discussioni a parte




CitazioneConcordo che l' argomento meriterebbe una discussione a parte, ma (anche qui con Hume) non credo che le relazioni che legano le varie specie di atti di esperienza vissuta cosciente (percezione, ricordo, empatia ecc.) bastino a dimostrare l'esistenza dell'Io come soggetto pensante da esse distinto.