Citazione di: Sariputra il 10 Settembre 2017, 21:33:57 PM
Se potessi descrivere ( lo so che è molesto...ma lo faccio lo stesso!) la pretesa di verità assolute e quella di verità relative nei termini del pensiero buddhista parlerei di attaccamento e di avversione.
Attaccamento all'idea di Verità ( non al vero ma all'idea che abbiamo di esso) assoluta e avversione a questa idea , che genera l'idea opposta di "verità relativa". Il bisogno psicologico viene prima dell'idea stessa e sul bisogno di attaccamento si aderisce all'idea di verità assoluta , mentre sull'avversione verso qualcosa che viene sentita come limitante si costruisce l'idea di verità relativa. Ora,si analizza e si teorizza sulla verità ( se cioè sia relativa oppure assoluta) ma non si indaga mai, dentro di noi, sul bisogno psicologico che ci fa pendere verso un estremo o verso l'altro. In realtà attaccarsi ad un'opinione è alquanto stupido, come è alquanto stupido provare avversione verso un'opinione ( questo al netto della bontà o meno dell'opinione stessa). Perché il nostro ego si sente "minacciato" da un'opinione? Perché il nostro ego si sente al sicuro se è aggrappato ad un'opinione? Perché pensiamo di essere più liberi se non abbiamo opinioni che pretendano di vincolarci? Perchè pensiamo di essere senza significato se non possiamo rifugiarci in nessuna verità che riteniamo assoluta?
Tutti abbiamo una buona conoscenza delle ansie che sono sempre legate al possesso delle cose di valore. Quando riteniamo che le nostre verità siano di valore generiamo ansia? Desideriamo che anche gli altri condividano queste verità così che non vengano messe in discussione, così da rischiare di "perderle"? Arriviamo ad imporle, per paura?
Viceversa una mente incline all'avversione ha la caratteristica di notare sempre gli errori degli altri. Questa è la mente che ispeziona continuamente alla ricerca di quello che non va, e che vi trova addirittura piacere. Una mente di questo tipo è continuamente critica in modo poco costruttivo, se non distruttivo. Vuole sempre dimostrare gli errori degli altri, e di solito trae una gran soddisfazione per il proprio ego in questo processo. Un buon sistema per prendere consapevolezza e tentar di modificare queste inclinazioni verso l'attaccamento o l'avversione è quello di vedere ciò che è virtuoso nell'opinione altrui. Per es. : una persona incline all'attaccamento all'idea di Verità assoluta può apprezzare la capacità di spirito critico e di logica di colui che si professa ( si identifica) con l'idea relativista senza provare paura di perdere qualcosa di valore. Il relativista invece può apprezzare ciò che di buono sa costruire per gli altri un nobile ideale assunto come Verità assoluta ( come nel caso di una religione...) senza provare avversione generata dal bisogno esagerato di critica e dal bisogno di distruggere qualcosa.
Questo sarebbe un approccio eminentemente buddhista alla questione dell'assolutismo e del relativismo. Uno sforzo interiore di trascendere le radici psicologiche che generano i due opposti per giungere al piano in cui ambedue perdono il loro potere di generare attaccamento e odio/avversione in noi, alimentate entrambe dalla paura.CitazioneParole, come sempre le tue, molto sagge.
Cercherò di tenerne conto...

) la pretesa di verità assolute e quella di verità relative nei termini del pensiero buddhista parlerei di attaccamento e di avversione.
