Mentre aspetto (volentieri), cerco di spiegarmi meglio: direi che il senso non è nella realtà ma nell'occhio che la guarda; scienza, arte e filosofia sono tre tipi di sguardo (ben differenti, ma talvolta conciliabili) che può essere rivolto a ciò che ci circonda. Non credo che ci sia una dominanza dell'arte, ovvero che filosofia e scienza siano arte, più di quanto l'arte non sia scienza e filosofia; dipende appunto dal tipo di prospettiva che si adotta.
Soprattutto in ambito scientifico ci sono differenti sfumature di "senso": il senso di studiare un batterio o un vaccino, non è lo stesso senso di risolvere un enigma matematico; il primo caso ha un rapporto "forte" con il reale (e dunque determinate conseguenze "esperibili"), il secondo è quasi una sfida virtuosa all'interno di un linguaggio, quello matematico (ma con conseguenze molto meno "concretizzabili"; così come sono poco concretizzabili molte ipotesi della fisica teorica che presuppongono condizioni estreme, come la velocità della luce...).
Credo che il modo in cui (ci) interroghiamo per cercare un senso, condizioni anticipatamente il tipo di senso che potremmo trovare (la risposta è sempre pre-orientata dalla domanda); per fare un esempio, sicuramente goffo, ma, spero, chiaro: se usiamo lo "sguardo scientifico", un fiume è un insieme di elementi chimici e forme di vita, con una certa quantità d'acqua, che percorre un determinato percorso etc.; se usiamo lo "sguardo artistico", quel fiume può ispirare un dipinto o una poesia; se usiamo lo "sguardo filosofico", quel fiume può rimandarci per allusione a Eraclito, (l'essere vs il divenire etc.), o alla questione, per niente metaforica bensì etico-politica, della gestione delle risorse del pianeta etc. eppure sono sempre "costruzioni semantiche" che, non escludendosi a vicenda, noi (im)poniamo sul fiume, ma che non gli appartengono in quanto fiume (un maestro zen, interrogato sul "senso" del fiume, ci risponderebbe spingendoci in acqua...).
P.s. Alcuni pensatori "postfilosofici", come Rorty, hanno approssimato molto la filosofia alla letteratura, riducendola quasi ad una forma d'arte, ma personalmente non condivido l'accostamento, perché la filosofia ha ancora alcune valenze (dimensione epistemologica, sociologico-politica, religiosa, etc.) che hanno una portata differente rispetto alla dimensione artistico-culturale della letteratura...
Soprattutto in ambito scientifico ci sono differenti sfumature di "senso": il senso di studiare un batterio o un vaccino, non è lo stesso senso di risolvere un enigma matematico; il primo caso ha un rapporto "forte" con il reale (e dunque determinate conseguenze "esperibili"), il secondo è quasi una sfida virtuosa all'interno di un linguaggio, quello matematico (ma con conseguenze molto meno "concretizzabili"; così come sono poco concretizzabili molte ipotesi della fisica teorica che presuppongono condizioni estreme, come la velocità della luce...).
Credo che il modo in cui (ci) interroghiamo per cercare un senso, condizioni anticipatamente il tipo di senso che potremmo trovare (la risposta è sempre pre-orientata dalla domanda); per fare un esempio, sicuramente goffo, ma, spero, chiaro: se usiamo lo "sguardo scientifico", un fiume è un insieme di elementi chimici e forme di vita, con una certa quantità d'acqua, che percorre un determinato percorso etc.; se usiamo lo "sguardo artistico", quel fiume può ispirare un dipinto o una poesia; se usiamo lo "sguardo filosofico", quel fiume può rimandarci per allusione a Eraclito, (l'essere vs il divenire etc.), o alla questione, per niente metaforica bensì etico-politica, della gestione delle risorse del pianeta etc. eppure sono sempre "costruzioni semantiche" che, non escludendosi a vicenda, noi (im)poniamo sul fiume, ma che non gli appartengono in quanto fiume (un maestro zen, interrogato sul "senso" del fiume, ci risponderebbe spingendoci in acqua...).
P.s. Alcuni pensatori "postfilosofici", come Rorty, hanno approssimato molto la filosofia alla letteratura, riducendola quasi ad una forma d'arte, ma personalmente non condivido l'accostamento, perché la filosofia ha ancora alcune valenze (dimensione epistemologica, sociologico-politica, religiosa, etc.) che hanno una portata differente rispetto alla dimensione artistico-culturale della letteratura...