Come mi e' capitato di scrivere altrove, sul punto in questione non posso che concordare con Spinoza, e in particolare con l'interpretazione e con la lettura deleuzeana di Spinoza:
Spinoza, ovvero che cosa puo' un corpo?
Un corpo puo' tutto quello che secondo natura potrebbe con o senza lo spirito, (con o senza uno spirito a "guidarlo"); spirito da cui e' legato da un nesso di consustanzialita', e non di causazione.
Lo spirito, rispetto al corpo, e' sia sovrabbondanza gratuita che legame necessario, esprime il legame modale tra due infiniti, sviluppantesi infinitesimalmente, in maniera sfumante verso il piccolo, ma specificamente importante per noi, in quanto ci esprime, presso la piu' vasta infinita' degli infiniti.
In un impianto metafisico per altri versi ancora abbastanza classico come quello spinoziano, comincia ad affacciarsi quello che poi, nel pensiero occidentale maturo, sara' il concetto, irrazionalistico prima e psicoanalitico poi di istinto, di pulsione, nel senso che la chiusura causale del mondo fisico viene pensata come portata alle sue estreme consequenze, includenti finanche l'autocausazione e l'autosussistenza della vita, che puo' prescindere dallo spirito, per essere, anche se non per pensarci e saprersi viva.
Dunque un viso "materiale" , fatto di materia e distribuito nello spazio e nel tempo, in accordo con le leggi e con le dinamiche secondo cui i corpi si muovono, si urtato, si aggregano e si disgregano tra di loro, puo' agire, dunque nel nostro caso puo' piangere, ma anche ridere, anche mangiare anche fare tutto cio' che normalmente fa', senza lo spirito: lo spirito non muove, non forma e non causa in nessun modo la materia, lo spirito e' solo un certo particolare punto di vista "tratto" da un "insieme piu' vasto" di punti di vista incentrati tutti sullo sviluppo unitario di una stessa cosa/evento, serie piu' vasta di punti di vista comprendente anche il punto di vista, altrettanto specifico che e' la materia.
Come un gatto che fa un certa cosa, ad esempio correre, filmato da due telecamere diverse frontalmente e di profilo: e' chiaro che entrambi i filmati risultanti si riferiranno alla stessa cosa/evento (il gatto e il suo agire) e saranno logicamente connessi SIA siacronicamente, nelle loro sequenze interne proprie, CHE siacronicamente, tra di loro perche' l'agire del gatto influenzera' coerentemente al punto di osservazione entrambi i filmati.
Pero' sempre e solo un osservatore che possa osservare entrambi i filmati o potra' sapere della loro connessione sincronica, ovvero non c'e' alcun altro modo che avere scienza e coscienza di entrambi i filmati, per sapere che non si riferiscono a due gatti diversi, ma allo stesso gatto.
Ogni filmato fa da feedback, e da connessione di tipo "non causale", olografica, nel senso di riferentesi a un olos, un tutto, all'altro.
Essendo proprio dello spirito il pathos della vita, sara' presso lo spirito che sussistera' la differenza fondamentale è fondante tra animato e inanimato, come differenza avvertita, differenza vissuta.
Ma nell'ambito del corpo e della materia, tale differenza non sara' propriamente nulla , sara' pero' una differenza tra le altre, infinitamente sfumata tra le altre, una differenza indifferente, nella misura in cui e' proprio nell'ambito del corpo e della materia che agiscono le forze che muovono indifferentemente l'animato e l'inanimato, il vivo e il morto, le leggi che legiferano indifferentemente sui due.
La possibilita' della vita e' gia' imita nella materia, ma si concretizza e si realizza solo a certi livelli di complessita'.
Spinoza, ovvero che cosa puo' un corpo?
Un corpo puo' tutto quello che secondo natura potrebbe con o senza lo spirito, (con o senza uno spirito a "guidarlo"); spirito da cui e' legato da un nesso di consustanzialita', e non di causazione.
Lo spirito, rispetto al corpo, e' sia sovrabbondanza gratuita che legame necessario, esprime il legame modale tra due infiniti, sviluppantesi infinitesimalmente, in maniera sfumante verso il piccolo, ma specificamente importante per noi, in quanto ci esprime, presso la piu' vasta infinita' degli infiniti.
In un impianto metafisico per altri versi ancora abbastanza classico come quello spinoziano, comincia ad affacciarsi quello che poi, nel pensiero occidentale maturo, sara' il concetto, irrazionalistico prima e psicoanalitico poi di istinto, di pulsione, nel senso che la chiusura causale del mondo fisico viene pensata come portata alle sue estreme consequenze, includenti finanche l'autocausazione e l'autosussistenza della vita, che puo' prescindere dallo spirito, per essere, anche se non per pensarci e saprersi viva.
Dunque un viso "materiale" , fatto di materia e distribuito nello spazio e nel tempo, in accordo con le leggi e con le dinamiche secondo cui i corpi si muovono, si urtato, si aggregano e si disgregano tra di loro, puo' agire, dunque nel nostro caso puo' piangere, ma anche ridere, anche mangiare anche fare tutto cio' che normalmente fa', senza lo spirito: lo spirito non muove, non forma e non causa in nessun modo la materia, lo spirito e' solo un certo particolare punto di vista "tratto" da un "insieme piu' vasto" di punti di vista incentrati tutti sullo sviluppo unitario di una stessa cosa/evento, serie piu' vasta di punti di vista comprendente anche il punto di vista, altrettanto specifico che e' la materia.
Come un gatto che fa un certa cosa, ad esempio correre, filmato da due telecamere diverse frontalmente e di profilo: e' chiaro che entrambi i filmati risultanti si riferiranno alla stessa cosa/evento (il gatto e il suo agire) e saranno logicamente connessi SIA siacronicamente, nelle loro sequenze interne proprie, CHE siacronicamente, tra di loro perche' l'agire del gatto influenzera' coerentemente al punto di osservazione entrambi i filmati.
Pero' sempre e solo un osservatore che possa osservare entrambi i filmati o potra' sapere della loro connessione sincronica, ovvero non c'e' alcun altro modo che avere scienza e coscienza di entrambi i filmati, per sapere che non si riferiscono a due gatti diversi, ma allo stesso gatto.
Ogni filmato fa da feedback, e da connessione di tipo "non causale", olografica, nel senso di riferentesi a un olos, un tutto, all'altro.
Essendo proprio dello spirito il pathos della vita, sara' presso lo spirito che sussistera' la differenza fondamentale è fondante tra animato e inanimato, come differenza avvertita, differenza vissuta.
Ma nell'ambito del corpo e della materia, tale differenza non sara' propriamente nulla , sara' pero' una differenza tra le altre, infinitamente sfumata tra le altre, una differenza indifferente, nella misura in cui e' proprio nell'ambito del corpo e della materia che agiscono le forze che muovono indifferentemente l'animato e l'inanimato, il vivo e il morto, le leggi che legiferano indifferentemente sui due.
La possibilita' della vita e' gia' imita nella materia, ma si concretizza e si realizza solo a certi livelli di complessita'.