Citazione di: viator il 14 Aprile 2022, 14:23:05 PMSalve alexander. Citandoti : " Voglio dire: un tempo la gente si ribellava alle ingiustizie, nascevano forze politiche di cambiamento, rivoluzioni, tensioni sociali profonde che, anche se non ottenevano tutto ciò che prospettavano, riuscivano a strappare un miglioramento,.........."
Appunto. La situazione odierna è conseguenza del comportamento passato della "gente", mica certo del comportamento attuale (le cui conseguenze si avranno solo nel futuro e non nel presente).
Quindi il trascorso ribellarsi alle ingiustizie, la nascite di forze politiche di cambiamento e tutto il resto della storia umana più o meno recente.....ovviamente è stato ciò che ha prodotto la situazione di cui ti lamenti.
In realtà di queste situazioni possono lamentarsi solo gli idealisti magari dotati di voluminoso zaino ideologico. Le ragioni concrete di cui ci si lamenta non sono affatto ideali, nel senso che nessun ideologo, nessun idealista, nessun buonista, nessun sentimentalista può fare nulla (nè isolatamente nè collettivamente) per rimediarle.
Quello che tu e tanti lamentano (a ragione) ha una origine semplicissima e materialissima : Troppa parte della società umana è abituata a consumare troppo, ma non vuole smettere poichè è convinta (l'hanno convinta) che ciò che consuma lo merita.
Per questa ragione solamente la Natura potrà farci capire (a nostre spese) quale deve essere non la SUA (della natura) misura, bensi la NOSTRA misura. Saluti.
Troppa parte dell'umanità consuma troppo perché l'accumulazione capitalista distrugge ogni forma di auto-sussistenza e
auto-socialità che possa costituirsi come valida alternativa al fatto stesso del consumo, (e, naturalmente, dell'accumulazione), quindi consumare diviene una necessità, e la necessità, morale cristiana a parte, è innocente per definizione.
(Sebbene la continuità nel tempo dell'accumulazione comprima la necessità generalizzata di consumare, quindi viene anche un tempo storico in cui i preti asceti dell'accumulazione capitalista colpevolizzano il consumo stesso, riproponendo la traversata epica di salvezza dei malriusciti e dei sofferenti (stante che all'arrivo rimangono malriusciti e sofferenti, ma almeno vivi) che già fu individuata a suo tempo da Nietzsche, da un "Egitto" di odio per il mondo, a una "Palestina" di odio per il sé e per il corpo, il che certo in un mondo ostile che i sofferenti che lo calunniano e gli insorgono contro li trita come formiche, sia a livello di storia, che di natura, è una roba in assoluto più green, più sostenibile).
Poiché il tempo storico, un po' come quello termodinamico, non è reversibile, se ne esce o liberando le forze di produzione dalla classe parassitaria e permettendo a tutti di consumare il giusto, o con l'estinzione del genere umano, difficilmente si riavvolge il film e si torna al villaggetto, anche se certo qualche villaggetto sulle rovine fumanti potrebbe essere un preludio romantico all'estinzione.
Potrei dunque concludere che il nostro problema, come specie, sia come non odiare né il mondo e né il corpo, come avere la pace e il condizionatore insieme.
Ma finché crediamo ai draghi, siamo sempre davanti a false scelte.