Citazione di: Apeiron il 04 Novembre 2017, 11:34:08 AM
N.B. Vorrei far notare che questa mia obiezione può essere basata su un equivoco. Però quello che volevo far notare è che la stessa volontà di potenza "amorale" può essere capita in termini di obbiettivi e quindi in ultima analisi in termini "morali".
Non so nulla di preciso della tradizione cinese, sebbene abbia letto qualche aforisma della tradizione taoista.
Mi pare un pensiero veramente ostico, vedere il cielo in terra, come nella tradizione confuciana, o vedere l'impossibilità della terra di tenere il cielo, come nella tradizione più propriamente filosofica del taoismo.
Non mi ci raccapezzo. Mancano tutte le principali coordinate della tradizione Europea e Indiana.
Rimane però una metafisica, ossia una ordinazione di un mondo sopra un altro (ideale).
Non devi mai dimenticare caro Apeiron che Nietzche è anzitutto un anti-metafisico.
Interessante il quesito che poni comunque.
A questo punto della mia ricerca non saprei dirti se possa essere una valida critica al pensiero di Nietzche.
Di certo la parola volontà sarebbe da intendere meglio.
E' la volontà del soggetto? E se no (come credo) come connotarla semanticamente?
Mi sembra che nel tuo caso, ne fai una questione del soggetto.
Tu rimproveri a Nietzche il fatto che lui ammettendo (?) la volontà come politica, di fatto dia adito alla creazione della stessa morale, che lui critica.
Ma certamente mi complimento perchè hai fatto un collegamento estremamente impervio (parrebbe così a sentire gli altri interventi, non dico solo su questo forum, ma proprio in generale) dimostrando di essere per qualche motivo dentro al percorso Nicciano.
Ti manca ovviamente (per me) il decennio in cui ti rendi conto di essere comunque dentro alla storia e alle sue torture (psicologiche ok).
Il punto è che Nietzche ci arriva quasi subito.(evvabbè è un mostro).
La questione della guerra è proprio dietro quell'angolo.
Non si tratterebbe di rimanere sulle proprie posizioni ma di superarle continuamente.
Ossia di leggere le continue chiusure che la storia, eventuale, mostra come morale.
Non si tratta di costruire una morale, ma di costruire la comunità degli amici.
Che per lui è una comunità in perenne lotta, in perenne guerra.
Non legge la storia come teleologia, ma comunque la legge in quanto esistente.
Negare il Mondo non significa automaticamente negare la storia.
Anzi è proprio la Storia che costruisce il Mondo che si vorrebbe negare, e che quindi di fatto si conosce!
Ahimè questa frase innocente è bagnata dal sangue della sofferenza del mio salto dall'oriente all'occidente.
Non esiste filosofia senza praxis, non significa che la filosofia debba avere una sua praxis, ma che la filosofia è dentro a quella praxis.
Ossia è dentro la morale.
Fare i conti con la morale, non significa creare un altra morale.
Ma hai colto nel segno però, perchè fare i conti con la morale significa alla fine costituire una nuova morale. Ottimo amico mio.
E' questo l'errore indefesso, e non raccolto, dell'eredità nicciana.
Che la morale è il nichilismo.
Ma il nichilismo va navigato. (ed è qui che perdi di vista l'orizzonte nicciano, e fermandoti alla tua intuizione primaria, credi che nietzche sia un nichilista. Il che sarebbe vero, se non aggiungi il resto del suo lavoro).
Nietzche è un navigatore delle morali, delle psicologie umane, come si sono date (random) nella storia.
Nietzche è il ri-costruttore della genealogia delle morali, ossia dei suoi errori.
Intesi proprio come suo vagare errante, senza meta reale (la meta è sempre presunta, metafisica).
La posta in gioco non è dunque la meta (non vi è mai meta) ma il viaggio comune, comunitario.
Ossia la potenziazione dell'essere uomini, ossia naviganti. Erranti.
Come dice nello zaratustra equilibristi, in attesa di essere fagocitati dal popolino.
Ossia se cominciamo a capire, in attesa di essere fagocitati dalla storia, dalla morte.