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Messaggi - Jacopus

#2506
Storia / Re:Poteva il III reich vincere la guerra?
27 Maggio 2019, 23:00:36 PM
La mia risposta è no. Al massimo, il terzo Reich avrebbe potuto raggiungere una situazione di stallo, una sorta di pari e patta, ma a condizione o di  ritirarsi da gran parte dei territori conquistati prima dell'intervento americano, oppure non si sarebbe dovuto verificare l'attacco giapponese a Pearl Harbour.
Prima ipotesi: L'OKW (Ober Kommando der Wehrmacht) fino alla resa della Francia si comportò in modo esemplare. Il primo errore fu quello di concedere alle forze inglesi e ad una minoranza di quelle francesi di fuggire a Dunquerque verso la Gran Bretagna. Erano circa 350 mila uomini, che costituiranno il nerbo delle future divisioni alleate. Come già scritto, Hitler intendeva rabbonire, con questo atto, il nemico inglese, che credeva già battuto e vi era anche quella ideologia, secondo la quale vi sarebbe stata una spartizione del potere. Alla Germania L'Europa continentale e alla Gran Bretagna il dominio nelle colonie. La cattura di quegli uomini invece poteva rappresentare una valida merce di scambio per ottenere la pace. Per fare ciò Hitler avrebbe dovuto fare delle notevoli concessioni al prezzo di svalutare la sua immagine politica interna. E' possibile che una pace, a questo punto fosse raggiungibile mantenendo solo Alsazia-Lorena e corridoio di Danzica. Ma Hitler non era il tipo di tornare indietro e la società tedesca, all'apice del successo, neppure.
L'invasione dell'Inghilterra non sarebbe mai potuta avvenire. Essa richiedeva il dominio dei cieli, che non fu mai lontanamente ottenuto a causa di due tecnologie, lo spitfire e il radar. Inoltre era necessaria una flotta da sbarco che i tedeschi non possedevano e che richiedeva una lunga preparazione (come accadde per lo sbarco in Normandia).
Ipotesi numero 2: Gli Usa non entrano in guerra. In questo caso, il terzo Reich avrebbe comunque invaso l'Urss ma avrebbe potuto avere le forze necessarie per resistere ancora qualche anno, finchè il reciproco dissanguamento non avrebbe condotto ad un armistizio, pari e patta. In questo scenario una parte importante avrebbe dovuto avere il fronte africano, perchè lo sfondamento delle linee inglesi nel 1941 non era così assurdo da pensare. Sarebbero bastate poche altre divisioni da aggiungere al DAK (Deutsche Afrika Korps), dotato di poche divisioni corrazzate e meccanizzate, una inezia rispetto a quelle che saranno dispiegate durante l'operazione Barbarossa. Raggiungere il medio oriente avrebbe potuto far pensare ad una immensa tenaglia che avrebbe avuto il suo ricongiungimento sul Caucauso, innescando anche la possibile partecipazione al conflitto della Turchia. Altre piccole correzioni che ci riguardano direttamente avrebbero migliorato la situazione. Ad esempio è inspiegabile la mancata conquista di Malta da parte dell'Italia nei primi mesi di guerra. L'occupazione della piccola isola, mal presidiata, avrebbe significato una significativa diminuzione delle perdite di materiali e uomini che rifornivano il fronte africano, che necessariamente dovevano affrontare lo sbarramento aereo e navale degli alleati.
Questa situazione avrebbe potuto causare uno stallo della situazione nel 1943-44.
L'ingresso degli USA in guerra invece sancì la sconfitta della Germania. Per quanto i soldati e gli ufficiali tedeschi fossero preparati, motivati ed esperti, nulla avrebbero potuto contro una macchina industriale così potente, in grado di costruire fra il 1941 e il 1945 ben 15 portaerei e qualcosa come 1700 navi da trasporto liberty da 10.000 tonnellate e centinaia di cacciatorpediniere, mentre l'Italia in quegli stessi anni ne varerà 4-5.
#2507
Storia / Poteva il III reich vincere la guerra?
27 Maggio 2019, 08:43:56 AM
La storia fatta con i "se fosse andata così" non è scientifica ma è divertente. Quindi la domanda in sostanza è: "quali errori hanno commesso Hitler ed i suoi generali che hanno causato la sconfitta del terzo Reich, oppure quella sconfitta era inevitabile al di là degli errori?
#2508
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
27 Maggio 2019, 08:05:02 AM
Per Davintro. Lungi da me l'idea che la filosofia non si possa occupare di neuroscienze ( tra l'altro vi è un fiorire di discipline specialistiche che dicono proprio il contrario come la neuro-etica).
Ma di fronte ad una posizione così nettamente schierata come quella di Carlo (Jung come verità assoluta, necessità di andare a leggere i post di Carlo Pierini come se fossero la dimostrazione della verità) ribadisco quello che ho detto: si tratta di una filosofia un po' demode' per essere chiari. Non mi risulta inoltre che l'attuale filosofia, specialmente quella che si occupa di neuroscienze, e che è riconosciuta come prevalente, parli di anima distinta dal corpo.
Per Carlo: ti prego ti indicarmi dove ti ho detto di andartene dal forum. Grazie.
#2509
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
26 Maggio 2019, 23:00:11 PM
Appoggio l'obiezione di Ipazia. Se ti interessa la dualità anima-corpo o scrivi nella sezione spiritualità, oppure sei in ritardo rispetto all'evoluzione della filosofia di almeno un secolo. I tuoi toni ed espressioni misticheggianti sono realmente fuori da ogni modello di discussione filosofica. Ti dirò come la penso. La mente è nel cervello. Non può esistere la mente senza il nostro raffinatissimo SNC ed altre amenità connesse, come lo sguardo stereoscopico, la postura eretta, la laringe. Ma non basta. La nostra mente è il prodotto del nostro essere sociale. E' nella nostra capacità di progettare il nostro futuro, di interrogarci sul mondo e sul rapporto fra noi e gli altri. La nostra mente si sviluppa anche in questo forum, molto banalmente. Il nostro cervello in questo non può essere confuso con un computer. Ci sono programmi che ci aiutano nella vita quotidiana, come la memoria procedurale, che meravigliosamente continua ad operare anche nei malati di demenza senile.
La mente non è cervello ma non è pensabile senza cervello. Questo è il modello necessario per superare vetuste considerazioni sia nel senso di mente scissa dal cervello, sia di mente esclusivamente compresa nei neuroni. La mente nasce dalla cultura, dalla storia, dal processo di civilizzazione e dalla sua interazione con il nostro SNC. Se pensate che già quello che state leggendo sta modificando, vostro malgrado, la struttura del vostro cervello, immaginate quello che accade ed è accaduto nel corso dei millenni fra l'interazione SNC e nostro processo di civilizzazione. La mente non è altro che questo e non è poco, perchè non è altro che un cervello riflessivo, che supera sè stesso nella sua materialità ma superandosi crea un nuovo tipo di cervello, che è a sua volta un organo materiale fatto di neuroni e sinapsi. Il primo uomo che ha scritto un graffito in una roccia di Lascaux ha creato la mente ed ora dobbiamo farci i conti.
#2510
Che Jung non abbia detto insulsaggini è alquanto improbabile. Nessun essere umano ci riesce. E più si scrive più la probabilità aumenta. In Bertani " sulla politica della psicoanalisi nel tempo della biolitica", il melangolo, Genova, 2010, a pag. 108 viene riportata questa affermazione attribuita a Jung dai suoi studenti. Secondo Jung era un errore imperdonabile ritenere validi per tutti i risultati di una psicologia ebraica e discettera' di un inconscio ariano che dispone di un "potenziale più elevato di quello ebraico". In seguito si pentirà di queste affermazioni, buon per lui, prima della sconfitta del nazismo. Ciò non toglie che qualche stupidaggine la dice chiunque e con ciò non voglio togliere il valore di Jung come studioso della psiche, perlomeno perché al suo orientamento sono seguiti altri grandi studiosi, basti pensare per l'Italia a Luigi Zoja.
#2511
Le radici culturali dell'Europa stanno, a mio giudizio, nel sincretismo espresso dal cristianesimo, fusione di ellenismo ed ebraismo. Semplificando ( e molto), nell'ebraismo nasce il senso dell'unità, che al di là dei rischi autoritari, è un moltiplicatore di forza (centralizzazione), nell'ellenismo, la tutela della differenza. Per questo l'Europa è molteplice ed unica allo stesso stesso tempo, mentre l'altro grande ceppo delle civiltà, quello orientale, conosce molto meno l'aspetto della diversità ma possiede altre preziose peculiarità.
Alla fusione ellenico-ebraica va inoltre aggiunta un'ulteriore radice che spesso si dimentica: la civiltà latina. Basti pensare che il latino è stata la lingua universale degli europei almeno per 1600 anni.
#2512
Per Odradek. Nessuno obbliga nessuno a rispondere alle discussioni. Una volta che si sceglie questa opzione è "obbligatorio" usare uno stile educato e rispettoso, grazie.
#2513
Per Carlo. La tua ultima risposta a Sgiombo è la solita Reductio ad hominem. Tutti sono pregati di rispondere con argomenti. Non siamo su Facebook.
#2514
Per Carlo. Sono assolutamente convinto che la libera volontà esista, entro certi limiti. E' il tuo sillogismo iniziale che è assolutamente inutile sia per sostenere una tesi che per l'altra.
#2515
L'esperienza può essere deterministicamente causata oppure no. Le teorie sul determinismo o libera volontà non possono rientrare nell'oggetto della discussione, diventando una prova pro o contro. Si confondono due piani diversi mettendo in campo una figura retorica che non offre alcuno spunto di riflessione seria. Un sofisma. Un po' come il barone di Munchausen quando si prendeva per il codino.
#2516
Sofisma privo di ogni capacità di produrre pensiero. Un semplice gioco retorico. Come quello che evoca il cretese che dice "tutti i cretesi sono bugiardi".
#2517
Per Iano. Hai scritto un post esemplare. Aggiungo un altro argomento. Come è stato possibile che un intero stato o larghe fette di esso sia diventato criminale ed assassino ai tempi della Shoah? Siamo esseri sociali che apprendiamo dal nostro prossimo ed ancora più apprendiamo se i formatori sono persone a noi affettivamente vicine. Se ns padre ci insegna ad essere prepotenti perché solo così si ottiene ragione, saremo inclini ad usare la prepotenza ed eventualmente la violenza. Un esempio su tutti: guardate il film "american history x". Lì è spiegato molto bene. La pena di morte non fa altro che saldare ancora più strettamente questo apprendimento. Molto più si potrebbe fare coltivando l'idea che i cosiddetti criminali sono molto meno diversi da noi di quello che pensiamo. Più della pena di morte sarebbe logico e valido perseguire la giustizia sociale e l'elevazione culturale, ma questo significherebbe mettere in questione gli assetti macro della ns società. Meglio allora alimentare gli istinti più arcaici degli uomini, specialmente proprio di quelli più lontani dal potere e dal benessere, che possono così scaricare la loro rabbia su una parte di popolazione ancora più emarginata.
Altra obiezione. Sarò a favore della pena di morte quando sarà applicata anche a chi, per lucro, ha procurato la morte a 43 persone su un ponte crollato a Genova.
#2518
Per Carlo. Ci muoviamo su due universi molto distanti, da dove risulta difficile comunicare. Sulla teoria falsata potrei dire la stessa cosa su Jung, le cui ricerche ormai datate, non tengono conto di quanto è stato scoperto successivamente. La differenza sostanziale fra Freud e Jung sta proprio in questo. Freud non ha mai pensato di aver raggiunto una verità definitiva e sperava che la psicoanalisi potesse progredire anche dopo la sua morte a seguito di successive esperienze e scoperte. In questo è rimasto fedele al paradigma scientifico, anche se per altri versi la psicoanalisi non ha mai raggiunto la chiarezza di una scienza "dura" per l'impossibilità di monitorare e misurare tutti gli elementi che compongono una relazione terapeutica.
Come puoi parlare di funzione della mente se la tua concezione della mente è rimasta ancorata a quella di Jung, ovvero ad una concezione mistica e pietrificata in una sorta di sterile ipse-dixit novecentesco? Non solo, la tua concezione della mente sembra rifarsi, nonostante le tue affermazioni contrarie, ad una visione dualistica pura. Nel mio precedente intervento sottolineavo la presenza di aspetti mentali che si articolano in modo complesso in un mondo materiale. L'interazione fra soggetti è ciò che crea la mente. La mente è un fatto di interazioni sociali, il cui paradigma è la relazione di cura, non una qualità che si erge pura al centro di ogni individuo, come se fosse un'anima nascosta nella ghiandola pineale.
#2519
Per Carlo. Il funzionamento, rispetto alle emozioni, è identico sia nell'uomo che negli animali, anche in quelli molto semplici compresa la famosa lumaca Aplisya californica. Possiamo credere di essere superiori e diversi, un pò come per l'arianesimo, ma la scienza, dai tempi, di Copernico, continua a dimostrarci che dovremmo essere più umili.
Un esempio fra gli innumerevoli. La serotonina è un neurotrasmettitore, uno dei più comuni e serve per modulare l'aggressività e la tranquillità. Vi è un gene che è incaricato di modulare questo neurotrasmettitore, ovviamente sulla base di imput ambientali. Questo gene è stato chiamato MAOA (Monoamminossidasi - A) e ve ne sono due tipi, uno più capace di smistare la serotonina e quindi detenuto da persone più tranquille ed uno meno capace di distribuire la serotonina che provocherà caratteri più aggressivi, per la precisione MAO-AH MAO-AL. Lo stesso processo è stato osservato nei topi usati nei laboratori.
Questo corredo genetico ovviamente interagisce con l'ambiente e anche in questo caso esistono studi che hanno dimostrato che bambini maltrattati con MAO-AL saranno più predisposti a diventare soggetti delinquenziali di bambini maltrattati con MAO-AH. Non solo ma i detentori di questi due geni, a loro volta, sviluppano in modo diverso, diverse regioni cerebrali che sono collegate con il circuito dell'empatia (amigdala e cingolato anteriore).
Ovviamente resta da farsi la domanda del perchè certi soggetti sviluppano il gene MAO-AH e altri MAO-AL. Visto che si tratta di geni trasmessi generazionalmente è possibile che lo stesso ambiente abbia selezionato uno dei due tipi proprio in relazione all'ambiente più o meno ostile.
La circolarità ambiente-genetica è sempre attivo, sulla base del famoso binomio, caso/necessità.

Questo è quanto ci dice la scienza moderna sulla base di dati sufficientemente misurabili e di cui io, che ignoro in realtà come si arriva a questi dati, mi fido molto di più di quanto possa dire Jung. Ma in ogni caso non è neppure vero che Jung e la psicoanalisi sfuggano a questo scenario. La terapia delle parole, la capacità di ascolto attento ed empatico che si sviluppa nella relazione psicoterapica, a sua volta modifica la struttura cerebrale esattamente come se si trattasse di un farmaco, ed infatti le pratiche più adottate attualmente, in caso di patologia mentale, sono quella dell'associazione ad una terapia farmacologica anche una psicoterapia. In sintesi psicoterapie, farmaci, ambiente e corredo genetico, sono tutti interagenti e modificano continuamente la struttura del SNC di ognuno di noi e di ogni animale (ai quali, per il momento la psicoterapia è risparmiata).
#2520
Un meccanismo analogo l'ho scoperto a proposito degli scrittori negazionisti dell'Olocausto. Costoro talvolta non fanno altro che pubblicare dei libercoli sotto pseudonimo per conto di case editrici compiacenti. Poi pubblicano un testo "più pubblicizzato", dove per avvalorare le loro tesi squinternate non fanno altro che citare i testi da loro stessi scritti, sotto pseudonimo. In questo modo fanno credere che la loro tesi sia diffusa e condivisa da un gran numero di studiosi. È un meccanismo insidioso e difficile da decodificare se non si è esperti di quella materia.