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Messaggi - green demetr

#2506
Apeiron,

Dipende da come si è svolta la storia della costituzione morale di quella cultura.

Ritenere retrograda una cultura è infatti tipico dell'imperialismo americano, che come forse sai, ha fatto e tutt'ora continua a fare strage di innocenti. (in nome della sua presunta superiorità....anche recentemente l'ho sentito dire chiaramente nei discorsi del senato per la conferma del mandato a Trump).

Non si sposa molto bene con "il fate l'amore e non la guerra" che prima rimproveravi a Nietzche di non credere.

Il nichilismo non è semplicemente uno stato d'animo è invece un profondo sguardo interiore che riguarda l'intera civiltà occidentale.

Ossia Nietzche parla di un destino.

Del magnifico passaggio che hai citato, dovresti tra l'altro ragionare su.

In cosa consiste il fuoco interiore? nel far bene alle persone? o forse si intende di far guerra alle persone?

La volontà di potenza (al di là della polemica se sia biologica o meno, nel senso che per questa volta soprassiedo) non è tanto un attegiamento che uno può o non può eseguire.
E' molto di più, è quasi una istanza storica con cui l'uomo si trova, per il gioco del caso, a fare i conti nel presente.
Che ha una genealogia, una logica ferrea.

Non si va da nessuna parte apprezzando una parte di Nietzche ma poi negando di fatto il suo messaggio di verità.

Mi pare veramente contradditorio, e tipico della morale cattolica.

Pensaci su! Fin dove sei tu, e fin dove è la cultura che ti ha forgiato.

Se ci avessi pensato prima, forse avrei evitato molti errori.

Ma poi ti ripeto, ognuno deve conoscere da sè i propri errori, anche se sono gli stessi che una generazione due e probabilmente molto di più, continuano ininterrottamente a fare.
#2507
davintro : Lo stessa fenomenologia husserliana pur riconoscendo un'attività delle noesi, espressione di una soggettività (però l'Io puro, trascendentale, non l'essere umano con le sue proprietà determinate) nella formazione dei noemi, non mi pare consideri l'attività formante come arbitraria proiezione dell'umano, ma fondato sull'apprensione passiva, la sintesi passiva, di un mondo ulteriore di sensazioni, che incidono sulla formazione degli schemi percettivi, in un'intenzionalità "al contrario" ,che va dall'oggetto al soggetto.


Phil : ...al soggetto umano (che dà un senso a quello trascendentale  ;) ), Husserl non l'ha precisato perché probabilmente era ovvio; eppure secondo me, è un'ovvietà piuttosto problematica (o almeno "antropocentrica"  ;D ), se si ambisce a parlare in termini assoluti e meta-umani...


Questo è il mio problema con Husserl.   >:(
Husserl non solo non l'ha precisato, ma non lo avrebbe mai detto.
Infatti non si avvede della problematicità stessa di questo passaggio in più, che non a caso viene dimenticato.

In realtà la problematicità vera sta all'inizio della questione Husserliana.

E cioè proprio dalla sostanza.

Unendo i diversi frammenti sul pensiero che mi sono fatto di Husserl, mi pare che egli ponga la trascendantelità alla base del suo ragionamento.
Egli la postula, ossia la ipotizza una volta che ha eseguito l'epochè, ossia la dimenticanza di ogni cosa che riguarda il soggetto.

Egli pensa di ritrovarla nell'idea di sfondo, su cui si staglia il primo ogetto, il primo oggetto, non è cioè mettiamo un tavolo, ma lo sfondo stesso su cui "qualcosa" si staglia.

Direi che l'errore è già tutto lì. Anche abbastanza evidente per parte mia. Considerare lo sfondo come un oggetto (a sè stante).
Quando in verità è oggetto solo all'apparire di uno stagliante, di un Altro oggetto.

E come aveva già brillantemente sciolto Hegel la realtà è semplicemente una correlazione.

La vecchia idea di sostanza aristotelica non dovrebbe essere già andata in soffitta dopo Kant??

Non tanto per l'idea di sostanza, per quella bisogna aspettare appunto Hegel, ma per quella di sostanza prima.

Non esistono sostanze prime, nè forme prime. Esistono invece percetti, primari e secondari (cosa tra l'altra pionerizzata da Locke).

Siamo d'accordo che sulla scorta di berkley, l'oggetto risale alla sua forma lentamente e nel tempo.(vogliamo parlare di sintesi passive in questo modo, sarei anche d'accordo)

Ma io non sono assolutamente d'accordo che l'oggetto sia una specie di oltre mondo, che viene percepito prima di essere percepito.

L'esempio della porta che sta sbattendo, che innesca in noi la sensazione del rumore prima che il rumore avvenga, è chiaramente frutto del trauma auditivo della prima porta che sbatte.

E in generale del primo suono esterno udito. Di solito il proprio vagito.

Ritenere sostanza ciò che è invece correlazione psicologica, e quindi giustamente intenzionalità attiva, mi sembra un errore, oltre che un approdo aporetico rispetto a come si sta costruendo la propria idea di mondo.

Tra l'altro è anche un delirio paranoico, ritenere che l'oggetto abbia uno statuto pari a quello umano, è tipico dei deliri maniaci.
(gli oggetti parlano alle persone).

E torno a ripetere Dio NON è un oggetto.

(che è poi come a dire: quando è che Aristotele viene smesso di essere creduto un grande?)
#2508
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è il piacere?
30 Ottobre 2017, 21:58:28 PM
La distinzione tra anima ed animus, per quanto artificiosa, è un buon inizio per ragionare della complessità delle pulsioni.

Essendo pulsioni ovviamente non leggo la distinzione proposta tra desiderio fisico e psicologico.

Dunque il piacere in questo senso è semplicemente il mantenimento della tensione al desiderio (e giammai al suo compimento).

E' nota la pudenda di Jung, per cui ritengo il suo contributo al giudizio sull'eticità della resistenza alle pulsioni, non solo un errore madornale, ma anche il principale motivo per cui Jung è un Moralizzatore Puritano nel peggiore dei sensi.

Credo che la visione del film "Prendimi l'anima" dica tutto sull'uomo, e sulla sua impotenza.
(ma basterebbe saper ascoltare i racconti delle donne che l'hanno circondato per capire quanto distanza mettesse col mondo femminile).

Detto questo bisognerebbe rianalizzare (tenendo conto delle sue paranoie) tutto il suo studio sul materiale alchemico, che in sè a me sembra grande cosa.

Cosa che non posso fare ancora.

Ovviamente non me la sento nemmeno di affrontare il 3d in maniera generale, visto l'ampiezza e l'importanza della domanda e delle sue implicazioni correlate.
#2509
Citazione di: Angelo Cannata il 19 Ottobre 2017, 00:10:48 AM
Tanti anni fa lessi un documento della Chiesa, in cui si ribadiva che certe pratiche di meditazione, nate nelle religioni orientali, non possono essere "cristianizzate", perché essere prevedono il raggiungimento di un contatto diretto con Dio, mentre invece nella religione cristiana il contatto diretto con Dio è creduto impossibile, se non attraverso la mediazione di Gesù che si è fatto uomo.

Secondo me la Chiesa in quel documento ha tralasciato di dire quella che secondo me è la motivazione fondamentale della negazione di questo contatto: non perché Dio sia troppo grande, troppo luminoso, troppo pieno di energia per potervi entrare in contatto, ma perché entrare in contatto significa arrivare, finire il cammino, non camminare più.

E difatti mi chiedo: a che serve perseguire il contatto con Dio come fine da raggiungere, proprio con l'idea che esso possa essere raggiunto in qualche stadio del cammino in maniera definitiva, con la conseguenza che non poi vi sia più bisogno di camminare? A me sembra che in questi casi siamo sempre lì: si tratta non di contatto con Dio, ma di chiusura mentale nel proprio modo di concepire il contatto con Dio. Se Dio è Dio, Dio della vita, egli non può essere colui che ti fa smettere di camminare: sarebbe contraddittorio, perché fine del camminare significa fine dell'essere vivi, dell'avere movimento in sé. Chi non cammina, non si muove, è arrivato, sono i morti, i cadaveri.

Esatto è la grande differenza tra oriente e occidente.

per l'oriente non esiste storia, in quanto tutto è maya, illusione, per l'occidente invece la storia è fondamentale. Il piano di manifestazione della volontà divina, mi par di capire.

Però la preghiera rimane comune a entrambi. No?




#2510
Mi sembra di capire che il tuo obiettivo sia la critica della Volontà di Potenza in senso evoluzionistico nefasto all'uomo.

Certamente è problematico anche per me.  :-[

Rimane lì scritto sulla pagina, ed essendo una cosa che non condivido minimamente, tendo a non leggerla.

Ma rimane da vedere in che misura incide il suo isolamento grammaticale rispetto a tutto il contesto semantico che Nietzche costruisce.

Perchè qui il tema non è tanto in sè la Natura, ma esattamente come in Leopardi il rapporto con essa.

Non è così facile amico mio, per come la vedo io, credo che Leopardi sia superiore rispetto a Nietzche.

Nel senso che la potenza di controllo di Leopardi era infinitamente più lucida, non doveva combattere contro i propri demoni.

Anche se in una misurazione senza senso (mi scusi professore Keats de l'attimo fuggente) sono proprio i demoni di nietzche a rendermelo fratello, e quindi più grande di Leopardi.

Grazie a Dio il destino mi ha fatto conoscere un brillante intellettuale, che confido gli DEI mi possa aiutare a decifrare proprio l'enigma Leopardi.

Mi sono orientato a ri-leggere Nietzche depurato dalle sue ossessioni, tramite Leopardi, e penso questo sia un punto nodale, e che sia perfettamente onesto intellettualmente.

Per inciso la Natura di Leopardi non ha alcuna pretesa evoluzionistica determinista, essa è invece la storia di una relazione.

http://www.academia.edu/19747588/Il_concetto_di_gradualismo_in_Giacomo_Leopardi_e_Charles_Darwin_assuefazione_adattamento_individuo

L'ho appena letto, mi è venuto il dubbio che pure Leopardi è considerato un evoluzionista.....e INFATTI !!!!

Se però leggiamo l'articolo si intravede che la visione di Leopardi parla di adattamento, di potenza in essere, e NON DI DISPOSIZIONE.

Non penso Nietzche sia lontano dalle considerazioni leopardiane, anzi è evidente che coincidono, nell'insieme delle idee che mi sono fatto su di lui.

Rimane il problema della volontà come se fosse esterna all'uomo in Nietzche. (questo sì che lo renderebbe aporetico! ma confido di poterla ricostruire correttamente).

Quindi niente bastonate Apeiron. Hai toccato un punto sensibile della questione.

Sulla costruzione della genealogia della bontà: ma per carità DEVI! è compito del giovane esperire possibilità! io ho già dato eh ;)
#2511
Citazione di: Angelo Cannata il 18 Ottobre 2017, 23:02:55 PM
Sono d'accordo con la stima per la trascendenza, ma dev'essere trascendenza!

Mi spiego.

Se uno mi parla di fantasmi, in apparenza mi sta parlando di qualche tipo di trascendenza, cioè qualche tipo di realtà che trascende, supera, oltrepassa, quella con cui siamo soliti a che fare nella vita materiale di tutti i giorni. Ma in realtà, chi mi parla di fantasmi sta facendo l'opposto, mi sta allontanando dall'attenzione alla trascendenza, per il semplice fatto che, parlandomene, sta pretendendo di averne qualche conoscenza, e se ne ha un qualsiasi tipo di conoscenza, allora non è trascendente.

Questa è la stessa sensazione che ricevo anche quando sento parlare di persone contente del loro pregare, del loro meditare, contente di raggiungere alti gradi di felicità e appagamento attraverso le loro pratiche ascetiche. Il problema è che, quando provo, in casi simili, a porre qualche obiezione critica, queste persone cominciano ad irritarsi, e allora per me vuol dire che quella non era esperienza di trascendenza, ma chiusura in un certo modo di concepire la trascendenza.

A questo punto verrebbe una domanda importante: ma se la trascendenza, per essere tale, dev'essere qualcosa di cui non si deve poter parlare, che senso ha cercarla? Dobbiamo concludere che sia meglio rinunciare a qualsiasi ricerca di trascendenza?

Secondo me no, perché la trascendenza può comunque essere perseguita, sebbene mai raggiunta totalmente.

Allora è bene pregare, però non bisogna mai sentirsi soddisfatti?

Soddisfatti sì, ma sempre con riserva, sempre con predisposizione ad andare oltre; soddisfazione piena oggi, ma prontezza a sentirla non più soddisfacente domani, altrimenti abbiamo ucciso la trascendenza.

Da questo punto di vista, la razionalità, lungi dall'essere un ostacolo al camminare verso la trascendenza, diventa un utilissimo strumento, perché serve a vigilare sempre contro lo stabilizzarsi in un'esperienza che, a causa del suo stabilizzarsi, sta uccidendo la via verso la trascendenza.

In altre parole, per me un contatto con Dio meritevole di attenzione è solo quello che accetta di essere criticato o perfino ridicolizzato: goduto con soddisfazione oggi, ridicolizzato domani, per l'esigenza di andare oltre dopodomani.

Ne consegue che, se uno mi parla di fantasmi, ma si dimostra predisposto a ridicolizzare la sua esperienza, comincio a sospettare che lì ci sia qualcosa di serio. Al contrario, se uno impone divieti, impone la serietà, l'inchino e la deferenza, proprio in quei momenti, se ci facciamo caso, il riso sta alle porte e diventa mille volte più attraente e mille volte più intrattenibile. Dietro quest'apparente contraddizione sta la logica del camminare: c'è un ridicolizzare che non significa voler disprezzare, ma contiene il bisogno profondo e importantissimo di andare oltre, andare alla trascendenza vera, quella che è impossibile dire a parole; viceversa, proteggersi dalla ridicolizzazione attraverso divieti, significa temere il camminare, non aver capito che ciò che conta è camminare.

Ok credo di capire.

argomento interessante.

Comincio a buttare giù subito quello che mi sta a cuore.

Il mio cammino nella tradizione ebraico-cristiana è solo all'inizio, ma ho avuto a lungo a che fare con la tradizione induista (ma non con il buddismo di cui temo non so se riuscirò a trovare il tempo di prestare attenzione, anche perchè visto che mi sto riapprocciando alla religione ho deciso di riaprire anche alla tradizione induista).

Io distinguo come distingue l'induismo la via classica che è quella devozionale, a quella regale (ossia a quella razionale).
L'induismo ha però dalla sua una ricchezza di tecniche razionali che il canone ebraico non ha.
Una cosa è certa la tecnica regale ti permette di entrare in contatto con DIO, proprio a livello fisico. Sono esperienze che sono affascinanti a leggere, ma assolutamente impervie da ottenere.

Ma la razionalità di cui parli tu, non è la razionalità che ti fa entrare a contatto con DIO.

Io quello che tu segui lo chiamo (come lo chiamo l'induismo) la via del dharma, ossia del dovere, ossia della etica.

Sia la visione devozionale che quella del dharma però presuppongono il contatto con il DIO.

In India è così nato il pantheon degli DEI.

Entità visibili che permettono al fedele di entrare in contatto per via mediana.

Non è mai stata la mia via, ma capisco lo stesso un potere in distanza, perchè è lo stesso che ho percepito in meditazione.

(in scala le anime pià sensibili sono della bakti, quelle mediane sono del dharma, e quelle nobili al raja). (io faccio parte di quelle nobili).

Fantasmi?

E cosa sono le madonne che appaiono in ogni luogo?
Che commuovono un intero paese, ne sono stato testimone, non del fatto, ma delle sue conseguenze.
Qualcosa si risveglia nelle persone, e percepisci che qualcosa si è veramente mosso nell'aria.
E' una sensazione sgradevole per me che sono filosofo, per me che ho deciso di essere filosofo.


Io non credo che il tuo cammino nel DHARMA, o nel dovere, sia precluso da una forza che ti guida. (anche se la tua via fosse un altra. comunque non puà fare a meno della sua guida)

la forza della razionalità a cui ti riferisci è la forza del dovere agire per quella forza, che tu chiami spirito.
Ossia del suo rendergli omaggio attenendoti alle regole del mettersi alla prova.
Tu angelo, dimmi se sbaglio, ti metti sempre alla prova.
(non so se hai letto mai la Bhagavad Gita)


Ma la forza del DIO è superiore, altrimenti come potremmo leggere proficuamente i testi sacri?

Bisogna fare attenzione perchè ognuno ha la sua "via".

Non ci è dato di cambiare la via degli altri.

Quindi rispetto assolutamente quello che ti sei prefisso.

Ma non puoi per questo negare che lo SPIRITO esiste.

O meglio non possiamo far passare agli altri che Dio non esiste, solo perchè non si può provare in laboratorio.
Il potere delle emozioni è più grande.

Mi sono quindi stupito che non ci hai messo abbastanza sottolineatura.

Comunque ho capito il senso.

Non si può dare qualcosa di etico, se non si ha la razionalità di capire cosa sia quell'etico.
Altrimenti sono fantasmi...è una vita che lo vado inutilmente dicendo!
voglio dire concordo con te (tanto per cambiare  ;) )

Il fatto è che non funziona caro amico!

La gente ha bisogno dei suoi fantasmi, e va bene, pur che insieme si riesca a trovare qualcosa in comune.

Avevamo iniziato un progetto insieme in tal senso, ma ovviamente è meglio se lo riesci a fare nel reale.

Non è la mia via. Qua posso solo ragionare a partire dal sottolineare quella trascendenza.

Grazie dei chiarimenti comunque.

A presto.
#2512
Citazione di: Sariputra il 18 Ottobre 2017, 22:29:58 PM
Citazione di: green demetr il 18 Ottobre 2017, 22:17:20 PMMi pare che gli assertori del Dio da laboratorio (antony e viator) , non abbiamo inteso ancora una cosa : La trascendenza. La trascendenza ha a che fare con il contatto con Dio. La mia domanda è semplice, ma voi sentite Dio o semplicemente siete curiosi di sapere se sia portabile in laboratorio così anche voi potete sentirlo? Non capisco nemmeno te angelo, non ho sinceramente capito quale sia la tua posizione. Visto l'insistenza con cui hai risposto ad antony . che parla di tutto ma di Dio proprio MAI. Ci stiamo veramente ponendo il problema della scrutabilità di DIO? Ma i testi sacri cosa sono allora per te? Vi è una differenza abissale tra la sapienza della religione e le commodities della scienza. Volevo farti notare, mi sembra strano visto l'ammontare di scritti che ho prodotto, che la pretesa di far diventare DIO un oggetto, e cioè la SCIENZA il vero DEUS ex machina , è una MALATTIA! Scuotiti amico mio! Oppure se vuoi parliamone, magari non mi sono fatto capire di là nella sezione filosofica. (o forse non hai avuto modo di leggermi)

Se ad uno non gli si rizzano i peli sulla schiena quando pensa a Dio è meglio si dedichi ad altro... :(
Che vanità delle vanità ( alla Qoelet...) la pretesa di costruire una 'teoria' su Dio...


assolutamente sì ;)  anche se parlo per me ci vuole un certo sforzo di concentrazione e meditazione per intuirlo.
una sensazione assolutamente angosciante e nello stesso tempo potente.
miseria e gloria.
vi garantisco che con le tecniche dello yoga è possibile farlo.
ma anche con le tecniche dell'esicasmo e chissà quanti altri modi.
la preghiera in fin dei conti...quanti libri gli hanno dedicato i padri fondatori?
(i maestri del deserto).
tutte cose che non vedo l'ora di approfondire.
ciao!
#2513
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
18 Ottobre 2017, 22:46:48 PM
quindi il determinismo di cui parli si traduce sempre con questa idea dei piani paralleli.
Voglio dire ora mi sembra molto chiaro.

comunque determinismo si intende come qualcosa che esce da un Dio ex machina. (a proposito di etichettaggi)

il tuo non è determinismo! ma come mai senti questa "necessità" del piano parallelo?

cioè ci sta, è una mia curiosità, sempre che tu ci abbia pensato su.
#2514
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
18 Ottobre 2017, 22:37:47 PM
Citazione di: sgiombo il 17 Ottobre 2017, 22:47:58 PM
Citazione di: green demetr il 17 Ottobre 2017, 16:56:25 PM
Citazione di: sgiombo il 17 Ottobre 2017, 16:09:10 PM

CitazioneIl nostro "divenire*" di cose in sé é biunivocamente corrispondente al nostro divenire di fenomeni (materiali in quanto oggetti di sensazione altrui, mentali in quanto soggetti-oggetti di nostra conoscenza riflessiva); e dunque é "caratterizzato da una corrispondenza biunivoca (anche) con il divenire deterministico (se tale é) del nostro cervello materiale – naturale*".


Mio caro Sgiombo, permettimi nel mio delirio (lo ammetto, mi sono fissato con te), di continuare e tu abbi pazienza.

Che i fenomeni possano esseri mentali o fisici, tutto ok, anche se non credo che si possa parlare di fenomeni mentali, perchè sennò come li distinguo da quelli fisici? (rispondi per favore).
CitazioneChiunque capisce la differenza.

Comunque pazientemente ti faccio notare che quelli mentali sono "privati", soggettivi, mentre quelli fisici sono "pubblici", intersoggettivi, e che quelli mentali non sono misurabili (non se ne possono considerare rapporti quantitativi esprimibili mediante numeri), mentre quelli fisici sono misurabili (e per questi due motivi i primi non sono passibili di conoscenza scientifica in senso stretto, mentre i secondi lo sono).



Ma quello che mi fa alterare, da cui il mio delirare sull'utente Sgiombo, è quando parli con disinvoltura della presunta bi-unicovità tra fenomeno e noumeno.

Ho capito che dici bi-univocamente, ma io non ho capito quale sia la funzione che porta dal dominio del noumeno a quello dei fenomeni.
CitazioneMa quale "dominio"?

Semplicemente credo (indimostrabilmente né tantomeno empiricamente mostrabilmente) che per ogni determinata situazione o condizione del noumeno vi sia una e una sola determinata situazione o condizione dei fenomeni (di quelli mentali e di quelli materiali o fisici) e nessun altra, e viceversa: divengono per così dire "parallelamente su piani diversi e reciprocamente trascendenti".



Cosa garantisce a Sgiombo che il valore di determinismo sia quello che bi-univocamente relaziona noumeno e fenomeni?
CitazioneNiente e nessuno mi garantisce nelle mie credenze circa il noumeno.

La relazione noumeno-fenomeni (e conseguentemente, transitivamente la relazione fenomeni materiali-fenomeni mentali) é quella di corrispondenza biunivoca.
Se i fenomeni materiali divengono deterministicamente, allora nella corrispondenza biunivoca dei fenomeni mentali e del noumeno con i fenomeni materiali é implicata una corrispondenza anche con il loro divenire deterministico.



Perchè invece non l'indeterminismo, il caso, il fato, gli Dei, Dio (l'unicorno, dimenticavo, e il pappagallo!) etc...

Perchè Sgiombo ha scelto il determinismo?
CitazionePer nessuna ragione; lo credo puramente e semplicemente per fede (e mi potrei sbagliare).

Ma una cosa é certa: se non si dà determinismo del divenire dei fenomeni fisici - materiali, allora non se ne dà nemmeno la possibilità di conoscenza scientifica.
Né si dà possibilità di valutazione etica delle scelte di enti soggetti di azione.

Ecco perché "ho scelto (fideisticamente) il determinismo".





Credo di aver capito alfine.  :D

Si anch'io penso indirettamente che ciò che succede nel noumeno abbia corrispondenza con i fenomeni.

infatti inizio a pensare al noumeno automaticamente (fideisticamente) come se avesse effettivamente a che fare con i fenomeni.

per me però non esistono dimensioni parallele. per questo credo fermamente che i fenomeni non sono in sè ma il prodotto di una qualche funzione (divina o del pensiero che sia) di dominio.

a me interessa il soggetto in quanto credo sia quella funzione di relazione.

invece per te il soggetto è semplicemente un fenomeno in sè, parte mentale, parte materiale.

quindi sei dualista non nel senso degli analitici americani. motivo che mi mandava fuori strada e di parecchio.

ed effettivamente nemmeno monista, non rientri proprio in quelle etichette!  ::) Sì lo so. Lo hai anche scritto diverse volte....

che vuoi perdonami a volte il voler etichettare risulta utile, in questo caso è stato fuorviante!
#2515
Tematiche Filosofiche / Re:La felicità
18 Ottobre 2017, 22:23:43 PM
Citazione di: maral il 18 Ottobre 2017, 22:14:36 PM
E se fosse il contrario? Se la felicità fosse il poter desiderare? Dopotutto era proprio quello che sosteneva Leopardi ne "Il sabato del villaggio"? Felicità come attesa e preparazione dell'evento di festa, quale altra felicità sarebbe mai concessa agli uomini? E in tal caso la felicità non sarebbe la morte, ma proprio la vita che corre a preparare il suo ultimo istante.

giusto corollario a quanto detto sopra.  ;)
#2516
Mi pare che gli assertori del Dio da laboratorio (antony e viator) , non abbiamo inteso ancora una cosa :

La trascendenza.

La trascendenza ha a che fare con il contatto con Dio.

La mia domanda è semplice, ma voi sentite Dio o semplicemente siete curiosi di sapere se sia portabile in laboratorio così anche voi potete sentirlo?

Non capisco nemmeno te angelo, non ho sinceramente capito quale sia la tua posizione.

Visto l'insistenza con cui hai risposto ad antony . che parla di tutto ma di Dio proprio MAI.

Ci stiamo veramente ponendo il problema della scrutabilità di DIO?

Ma i testi sacri cosa sono allora per te?

Vi è una differenza abissale tra la sapienza della religione e le commodities della scienza.

Volevo farti notare, mi sembra strano visto l'ammontare di scritti che ho prodotto, che la pretesa di far diventare DIO un oggetto, e cioè la SCIENZA il vero DEUS ex machina , è una MALATTIA!

Scuotiti amico mio! Oppure se vuoi parliamone, magari non mi sono fatto capire di là nella sezione filosofica.
(o forse non hai avuto modo di leggermi)
#2517
Tematiche Filosofiche / Re:La felicità
18 Ottobre 2017, 21:16:23 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 18 Ottobre 2017, 21:09:04 PM
Forse può essere bene precisare che nessuna religione predica l'astinenza, o qualsiasi altro tipo di privazione, come un bene fine a sé stesso. La privazione viene sempre cercata per favorire l'esperienza di qualcos'altro e per diminuire il disturbo negativo provocato dai beni. Prendiamo per esempio san Francesco. Se ad un certo punto egli decise di abbandonare tutto, non fu certo per un amore della povertà fine a sé stesso. Fu perché ritenne di aver scoperto un bene più grande e che le altre ricchezze erano di ostacolo a questo bene. Lo stesso vale per Gesù: egli chiese ai suoi discepoli di essere mancanti di attrezzature, di strumenti, ma non per un puro piacere di ritrovarsi senza oggetti utili. Lo scopo era perché il discepolo a un certo punto comprende che è Dio ad agire in lui e avere troppi strumenti, anche se utili, crea un certo impedimento al realizzarsi dell'azione di Dio. Naturalmente poi è questione di misura e d'altra parte Gesù non chiese a suoi di privarsi di tutto al punto da mettere alla prova Dio.

In questo senso, nessuna religione può chiedere ai suoi fedeli di privarsi di alcunché se prima il fedele non ha capito che ciò va fatto in vista di un bene alternativo che dev'essere almeno intravisto, se non visto pienamente. Se il fedele non vede niente, nessun motivo, nessuna cosa per cui egli dovrebbe privarsi di alcunché, nessuno ha diritto di invitarlo ad alcuna privazione.

È per questo che il fondamento dei racconti della risurrezione è l'aver visto: fu visto risorto. È quell'aver visto che può giustificare tutto il resto, tra cui anche le privazioni. Ma se prima non c'è un qualche vedere Dio, non ha alcun senso chiedere né rinunce, né la fede.

Concordo in toto. La mia frase come al solito aveva un pizzico  ;D  di polemos.

Il punto è proprio quello di avere comprensione del proprio viaggio.

Questo effettivamente è un importante aggiunta.
#2518
Citazione di: viator il 18 Ottobre 2017, 13:15:37 PM
Buondì. Evidentemente sono incapace di esprimermi in modo comprensibile. Parlo di etica e mi viene fatto notare che non posso violare le leggi della fisica. Parlo di natura e mi viene fatto notare che "a noi ce può fregar de meno della natura, ce frega solo de Hammurabi e de tutte le etiche umane precedenti e successive".

A questo punto vi dico una cosa: lo sapete quali sono gli aspetti che sempre ed ovunque stanno alla base della morale sessuale delle genti ?

Sono solo tre e non hanno nulla di morale essendo basati solamente sulla praticità di effetto : la gestione della volontà fecondativa, il sano tabù dell'incesto ed il rischio venereo.

Direte : "Ma che c'incastra questo ??"

C'incastra quanto Hammurabi e quanto Lavoisier.

Forse è il caso che ti leggi storia della sessualità di Focault.

La tua ricostruzione storica su come nasca la morale sessuale è talmente idiota che mi fa sorridere.

gestione della volontà fecondativa????? hai presente 8 miliardi di persone????e in costante salita....
#2519
Citazione di: viator il 13 Ottobre 2017, 13:13:23 PM
Salve. Chiedo scusa per la lapidarietà. Infatti il mio pensiero non è stato - per mia colpa - interpretato correttamente. Io non ho mai dato come praticabile, realizzabile, tale principio. Il quale non ha proprio nulla di fisico. Si tratta infatti del dettame etico in accordo al quale funziona (filosoficamente e non fisicamente) il mondo naturale.

La natura può tutto al di là di ogni concetto umano di bene e di male proprio perché solo essa ha il potere di restituire o rigenerare qualsiasi cosa lei sottragga a qualcuno o qualsiasi cosa lei sopprima (inclusa ovviamente la vita).

Tale principio dovrebbe venir rispettato dall'uomo (figlio e sperabilmente allievo della natura). Ovviamente l'interpretazione e la tematica pratica di esso implica una discussione senza fine. Ma il primo passo sarebbe il giungere a condividere tale principio.

Infatti al di fuori di esso resta solo il male.
Il quale, come dovrebbe essere noto, non esiste.
Nel senso che esso male non consiste in qualcosa ma - come avviene per il buio, il nulla, la solitudine etc. etc. - ma consiste nell'ASSENZA, magari solo parziale, del suo opposto.

Perciò male, buio, nulla, solitudine etc. consistono nella MANCANZA di bene, luce, qualcosa, compagnia etc.

Lol, sembrava che tu affermassi l'esatto contrario in primis.

Ma così dicendo è anche peggio.

Adottare l'idea della natura come grande mamma o mamma matrigna, preclude completamente qualsiasi analisi intelligente di cosa compone l'uomo.

L'uomo è anzitutto pensiero, analisi, ragione, non è il prodotto di una fantomatica mamma.

con tutte le scemenze evolutive e mentalistiche che questo comporta.

comprese quelle metafisiche sulla luce e le tenebre ovviamente. (una volta stavano nel campo religione, ma vedo che tentanto sempre di voler essere scientifiche.....oddio che pazienza!)

edit
mi accorgo solo ora che la critica al concetto di natura è stata già fatta da inverno....oibò un alleato!
mi congratulo siamo in pochi là fuori!  ;)
#2520
Tematiche Filosofiche / Re:La felicità
18 Ottobre 2017, 20:54:58 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 18 Ottobre 2017, 15:07:05 PM
Citazione di: viator il 18 Ottobre 2017, 12:49:43 PM... presi a godermi la placida serenità del mio camminare.
Forse si potrebbe notare che camminare viene a risultare più bello se vissuto come un favorire anche il camminare di tutti, non solo quindi come un godersi il camminare proprio. Peraltro, c'era stata una discussione sul camminare qualche mese fa.

tra l'altro il camminare coincide con il desiderio di camminare.

perciò la felicità è la "quest" come i medievali brillantemente hanno codificato.

anche a livello psicologico è lo stesso, infatti si vive di desiderio e non del suo ottenimento.

la felicità è dunque il fare ciò che si vuole fare con l'aspirazione di farlo sempre.

la felicità della società dei consumi è infatti il consumo non i prodotti del consumo.

il capitalismo si regge su uno degli insight più profondi che la cultura occidentale ha intercettato dell'essere uomini.

la storielle del monaco che si priva di tutto (fachiro) l'ho sempre ritenuta una sciocchezza.
Per il semplice fatto che il fachiro è felice di non essere felice.

Sciocchezza nel senso che si ritiene l'astinenza al piacere il segreto della vera felicità, quando è l'esatto opposto. Confermato dalla volontà di astinenza.
Il povero non credo affatto sia felice per il fatto di essere povero.

I soliti trucchetti della religione.