Nell'ultimo numero di "Le Scienze" si da spazio ad una nuova affascinante teoria sull'evoluzione umana. In sostanza la teoria tradizionale dice che H.S. si sia affermato 200.000 anni fa in Africa centro-orientale e che sia uscito dall'Africa circa 50.000 anni fa, annientando progressivamente le altre specie ominidi viventi (denisoviani e neanderthaliani). E' una visione piuttosto lineare ed etnocentrica. Homo Sapiens, grazie al suo diverso apparato biologico e cerebrale ebbe facilmente la meglio sui concorrenti primati.
Una recente scoperta in Marocco ha antedatato l'arrivo di Homo Sapiens di 100.000 anni. I resti fossili ci dicono anche che questo H.S., pur essendo geneticamente simile all'Homo Sapiens contemporaneo aveva però delle differenze morfologiche, non tali però da renderlo una specie diversa.
Questa scoperta ci pone di fronte ad uno scenario diverso da quello tradizionale e in due direzioni. Da un lato ci offre la dimostrazione di un passaggio graduale, anche nella specie H.S. Vi sarebbero degli H.S. ancestrali differenti dall'H.S. odierno. L'evoluzione si sviluppa così non solo per salti, ma anche per piccoli cambiamenti (ovviamente in termini di paleogenetica).
La seconda osservazione da farsi è che se questo modello fosse vero, non vi fu un traumatico sterminio di denisoviani e neanderthaliani nel giro di poche migliaia di anni, ma una coesistenza fra diversi tipi di soggetti altamente evoluti e possessori di diversi tipi di tecnologie, durata centinaia di migliaia di anni e confermata dalla presenza di una piccola parte del genoma neanderthaliano anche in H.S.
E' come immaginare un mondo alla Star Wars, dove razze diverse sono comunque dotate di un intelletto superiore e che per molti anni hanno convissuto, scambiandosi anche materiale genetico, oltre che frecce e pietre.
Ora entra in campo la parte etica. Non si può certo incolpare H.S. di 50.000 anni fa, dell'aver sterminato gli ominidi concorrenti di allora. Ma se si prende come buona questa ipotesi, ovvero che solo per caso e per la nostra forza siamo gli unici a poter dominare il mondo degli esseri viventi, come giustifichiamo, oggi, il massacro che compiamo ogni giorno, nei confronti di altri esseri viventi? E' vero che si tratta di differenze fra specie molto diverse, e molte specie, affini alla nostra, sono maggiormente tutelate (cani , delfini, gatti), ma di fronte alla consapevolezza che evoluzionismo e genetica ci stanno offrendo, di essere tutti imparentati nello stesso progetto vitale, come possiamo continuare ad usare alcune specie semplicemente come oggetti e compiere la loro uccisione di massa?
Mi spiego con altre parole, perchè questa idea non è del tutto chiara neppure a me. Se esiste un collegamento fra tutti gli esseri viventi, eppure noi H.S. ci arroghiamo il diritto di vita e di morte di fronte alle altre specie, pur non avendo sempre un bisogno essenziale di cibo rispetto ad esse (il nostro intestino è stato adattato a vivere di verdure e ortaggi, non è molto adatto per la carne), perchè questo diritto non può essere esteso anche ad altre popolazioni umane, che magari possono essere considerate diverse, inferiori, animalesche, come nella storia talvolta è accaduto.
In altri termini, l'attenzione verso le specie animali, corroborata dalla parentela genetica, non potrebbe essere l'allargamento di una maggiore attenzione anche verso gli stranieri, i diversi, gli ebrei, i negri, i gialli, gli aborigeni, gli italiani e tutte le altre varie minoranze, che di volta in volta sono colpite dal fumus persecutionis?
Una recente scoperta in Marocco ha antedatato l'arrivo di Homo Sapiens di 100.000 anni. I resti fossili ci dicono anche che questo H.S., pur essendo geneticamente simile all'Homo Sapiens contemporaneo aveva però delle differenze morfologiche, non tali però da renderlo una specie diversa.
Questa scoperta ci pone di fronte ad uno scenario diverso da quello tradizionale e in due direzioni. Da un lato ci offre la dimostrazione di un passaggio graduale, anche nella specie H.S. Vi sarebbero degli H.S. ancestrali differenti dall'H.S. odierno. L'evoluzione si sviluppa così non solo per salti, ma anche per piccoli cambiamenti (ovviamente in termini di paleogenetica).
La seconda osservazione da farsi è che se questo modello fosse vero, non vi fu un traumatico sterminio di denisoviani e neanderthaliani nel giro di poche migliaia di anni, ma una coesistenza fra diversi tipi di soggetti altamente evoluti e possessori di diversi tipi di tecnologie, durata centinaia di migliaia di anni e confermata dalla presenza di una piccola parte del genoma neanderthaliano anche in H.S.
E' come immaginare un mondo alla Star Wars, dove razze diverse sono comunque dotate di un intelletto superiore e che per molti anni hanno convissuto, scambiandosi anche materiale genetico, oltre che frecce e pietre.
Ora entra in campo la parte etica. Non si può certo incolpare H.S. di 50.000 anni fa, dell'aver sterminato gli ominidi concorrenti di allora. Ma se si prende come buona questa ipotesi, ovvero che solo per caso e per la nostra forza siamo gli unici a poter dominare il mondo degli esseri viventi, come giustifichiamo, oggi, il massacro che compiamo ogni giorno, nei confronti di altri esseri viventi? E' vero che si tratta di differenze fra specie molto diverse, e molte specie, affini alla nostra, sono maggiormente tutelate (cani , delfini, gatti), ma di fronte alla consapevolezza che evoluzionismo e genetica ci stanno offrendo, di essere tutti imparentati nello stesso progetto vitale, come possiamo continuare ad usare alcune specie semplicemente come oggetti e compiere la loro uccisione di massa?
Mi spiego con altre parole, perchè questa idea non è del tutto chiara neppure a me. Se esiste un collegamento fra tutti gli esseri viventi, eppure noi H.S. ci arroghiamo il diritto di vita e di morte di fronte alle altre specie, pur non avendo sempre un bisogno essenziale di cibo rispetto ad esse (il nostro intestino è stato adattato a vivere di verdure e ortaggi, non è molto adatto per la carne), perchè questo diritto non può essere esteso anche ad altre popolazioni umane, che magari possono essere considerate diverse, inferiori, animalesche, come nella storia talvolta è accaduto.
In altri termini, l'attenzione verso le specie animali, corroborata dalla parentela genetica, non potrebbe essere l'allargamento di una maggiore attenzione anche verso gli stranieri, i diversi, gli ebrei, i negri, i gialli, gli aborigeni, gli italiani e tutte le altre varie minoranze, che di volta in volta sono colpite dal fumus persecutionis?