Indubbiamente Zaia ha preso un granchio, tuttavia rimango sempre abbastanza perplesso quando si chiede a delle persone di eliminare il proprio accento di provenienza a favore di chissà quale pronuncia dell'Oxford dictionary..onestamente preferisco un accento "alla Benigni" che porta con sé la propria terra, rispetto ad imbarazzanti tentativi di sembrar nati a Picadilly square. Esempio pratico è proprio la "a" letta "e" (o varianti "ie" "eə" etc), che è na roba che appartiene ai discorsi della regina di inizio secolo e che a scuola viene presa come regola scolpita in pietra, quando in realtà l'influsso americano ha ridotto questa tendenza anche nelle terre di Albione, e spesso si sente la "a" smorzata anzichè la "e" (es. hAppi - HEppi) e poi c'è lo scozzese, l'irlandese etc. Non esiste una pronuncia corretta, l'inglese è una lingua piuttosto omogenea per la sua natura "isolana", la pronuncia corretta è quella che comunica il messaggio correttamente, i dizionari registrano le variazioni linguistiche, non sono oro colato sui poveracci (i francesi pensano di si, ma i francesi hanno "les immortels" e altre fantasie nazionaliste assurde e xenofobe).Quando andai a Londra venni ospitato per un mese e mezzo da un mio amico italiano che era emigrato lì a fare lo chef, lui abitava lì da due anni e ricordo che prima di partire aveva un inglese molto scarso, ringraziava le persone offrendogli carri armati (tAnks). Rimasi stupito da due cose: la prima era che il suo inglese non era migliorato molto, forse sul lato lessicale, ma la pronuncia ancora latitava; la seconda è che io con il mio inglese "da dizionario" non capivo un H di quello che si diceva in un bar, mentre lui se la arrangiava benissimo. E' stata una bella esperienza, ho imparato a "rilassare la lingua" e concentrarmi su ciò che puoi interdire la comunicazione (hair-hairs) e lasciare andare la pronuncia.. In fondo, avete mai sentito un inglese, pur abitante in Italia, che parla senza la tipica "stondatura" dell'accento inglese?
