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Messaggi - bobmax

#2536
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
19 Ottobre 2019, 09:33:01 AM
Citazione di: Ipazia il 19 Ottobre 2019, 07:31:16 AM
L'induzione non è fede nel Nulla, ma in qualcosa di già sperimentato. Cui si aggiunge la fede nell'atto creativo. Da sperimentare. Nel fare ciò dal Nulla emerge qualcosa.

Sì... ma non vi è solo quello.

La fatica e le difficoltà ti fanno domandare se ne valga davvero la pena. E il tuo pensiero razionale ti frena, convinto che sarebbe più utile e vantaggioso fare altro.

Ma tu prosegui ugualmente, insensatamente...
Perché sei nel giusto, nonostante tutto.

Quel campo dissodato sarà un giorno fonte di bene, quando magari tu non ci sarai più, così come nessuno dei tuoi cari.

Oppure, addirittura, ritornerà in breve a inselvatichirsi, senza aver prodotto nulla.
Ma tu sei fiducioso egualmente, perché stai facendo quel che è "giusto" ora fare.

E lì è l'eternità.
#2537
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
18 Ottobre 2019, 23:28:41 PM
Citazione di: Ipazia il 18 Ottobre 2019, 23:02:00 PM
No, agisce in nome dell'umano che é qualcosa, non Nulla.
Quando pianti un albero, dissodi un terreno incolto, semini, ... hai senz'altro dei motivi per farlo.

Ma ve ne è uno che li racchiude tutti e li supera: la fiducia di fare la cosa giusta, a prescindere da qualsiasi possibile ritorno.

Questa fiducia è fede nel Nulla.
#2538
Citazione di: Franco il 18 Ottobre 2019, 16:31:47 PM
Citazione di: bobmax il 18 Ottobre 2019, 15:13:03 PM
1) Da un lato si è convinti, erroneamente, che il pensiero razionale sia fonte di "verità". Mentre questo pensiero ha soltanto la funzione di chiarire "verità" date come presupposto, ossia postulate.
Qui vorrei comprendere meglio.
 
a) a cominciare dal senso di un pensiero razionale. Domando: può un pensiero non essere razionale? Nella storia del pensiero occidentale i termini 'pensiero' e quello di 'razionalità' rispondono alla stessa essenza. Kant, per fare un esempio assai illustre, scrive la Critica della ragion pura secondo il progetto di un'auto - comprensione del pensiero umano in quanto capace di pensare in modo puro ( = trascendentalmente).
 
b) Ciò posto non comprendo bene la distinzione fra verità date come fonte e verità come postulato. Onde finisco per non comprendere l'errore posto a fondamento della "negazione" della validità dell'indagine metafisica.

Riguardo alla razionalità, ritengo che il pensiero possa essere razionale ma pure irrazionale.
Intendendo con razionalità sostanzialmente il processo che soddisfa il principio di non contraddizione nel suo sviluppo.
Pensando possiamo contraddirci, ma non per questo il nostro non è pensiero.
 
Viceversa ritengo che il pensiero debba essere necessariamente determinato.
Cioè deve rispettare il principio di identità (A=A) in ogni istante. Senza l'identità del pensato, nel momento stesso della sua manifestazione, non può esservi pensiero.
Il pensiero o è determinato o non è.
 
 
Il pensiero razionale di per se stesso non aggiunge nulla alla "verità" del pensato. Solo la chiarisce valutandone le implicazioni.

La geometria euclidea, per esempio, è già tutta presente, nella sua "verità", nei suoi cinque postulati.
Tutte le elaborazioni razionali che ne derivano non aggiungo alcuna ulteriore "verità", solo chiariscono il significato dei 5 postulati.
 
Di modo che la razionalità è uno strumento, senz'altro utile e indispensabile per il nostro orientamento nel mondo, ma è solo uno strumento: non è fonte di verità.
 
Citazione di: Franco
Citazione di: bobmax
2) Dall'altro, non ci si rende conto che ogni interpretazione della realtà si fonda su una visione metafisica. Nel senso che sta oltre la realtà fisica e cerca di definirne il modello.
Qui il discorso mi è più chiaro, ma non per questo meno bisognoso di spiegazioni.
 
Dai una definizione di metafisica che risponde essenzialmente al contenuto della formulazione classica ( aristotelico - scolastica). Che essa sia classica è dimostrato dal fatto di essere stata ripresa e fino ad un certo punto discussa, da una delle maggiori menti filosofiche del '900, Martin Heidegger.
 Ma qui si annida il nocciolo della questione: cosa significa la posizione di un piano costituito da una visione che sta sopra quella fisica ( = piano della visione meta - fisica)?  È forse il piano meta- fisico di Platone, quello di Aristotele, di Tommaso d'Aquino e di Hegel, stante che quel piano è declinato platonica - mente, aristotelicamente, tomisticsmente e hegelianamente? Quale il tratto comune delle declinazioni? Perché, dunque, si presume di negare la metafisica? Il problema rimane.

Secondo me, lo slancio oltre la realtà fisica è necessario. A cui segue però inevitabilmente il naufragio non appena si cerca di dare "sostanza" a ciò che sta oltre.
 
Citazione di: Franco
Citazione di: bobmax
Difatti anche attualmente è diffusa pressoché universalmente una metafisica, e non potrebbe essere altrimenti. Descriverei questa metafisica come la fede nell'oggettività in sé portata alle sue estreme allucinanti conseguenze.
Vorrei tu spiegassi ulteriormente. In ogni caso domando: ma una metafisica come fede è davvero metafisica?

Sono convinto che ogni metafisica sia espressione di una credenza.

Attualmente, forse più che in qualsiasi altro periodo storico, domina la certezza che questa nostra realtà sia molteplice. Ossia composta da enti distinti uno dall'altro, esistenti di per sé. E si è parimenti certi che questi enti evolvano nel tempo.

Quindi la nostra realtà è un essere molteplice soggetto al divenire.

Fulcro di questa visione è il credere che l'oggettività in sé sia Verità assoluta.
 
Citazione di: Franco
Citazione di: bobmax
Sono convinto che tutte le metafisiche che dichiarino, in un modo o nell'altro assolute delle "verità" oggettive che trascendono il mondo immanente, debbano essere considerate superstizioni.
a) Qui faccio fatica, anche in considerazione del tuo discorso sulle "verità relative".
 
b) parli di immsnenza e di trascendenza. Come fai a porle? Che cos'è l'immsnenza? Come la poni?
 

Lo slancio verso l'oltre è un salto nel nulla.
Difficile da mantenere. Perché ci ritroviamo costretti ad aggrapparci a noi stessi.

Quasi inevitabile diventa allora la caduta. Che consiste nel voler "credere" a qualcosa che sostenga la nostra fede.

Ecco, lo stesso credere in qualcosa, che sia almeno un po' definito e quindi oggettivabile, causa il nostro cadere nella superstizione.
 
 
Citazione di: Franco
Citazione di: bobmax
A mio avviso. L'unica autentica metafisica, mai mutata da quando è nata la domanda di senso circa la realtà, è la Fede nella Verità.
Su questa fede, che è fede nel Nulla, si fonda l'Esistenza.
Qui non ho punto compreso.
 

Invano andiamo cercando fuori di noi la Verità.
Non può esservi Verità senza noi stessi.
 
Il nostro inoltrarci nel mondo non ha lo scopo di scoprire "verità" che se ne stanno là fuori, a prescindere da noi stessi.
Perché ciò che troviamo sono solo segni.

Se smettiamo di scavare esausti e afferriamo una "verità" e la facciamo nostra perché assoluta, cadiamo in superstizione!
 
In effetti, ogni passo che compiamo nel mondo è una ricerca di noi stessi.
E vano sarebbe attendersi di trovare una risposta, su cui riposare, su cui confidare, perché quella è la Verità assoluta.
 
Solo noi, in perfetta solitudine, scavando nella nostra profondità che si illumina inoltrandoci nel mondo, possiamo sperare di dire infine cosa è Vero.
 
La Verità, Dio, ha bisogno di me.
 
Non potendomi aggrappare a niente e nessuno, se non a me stesso, posso contare solo sulla mia fede, la Fede nella Verità, che appunto, è Fede nel Nulla.
#2539
@Franco
 
Secondo me, si nega validità razionale alla metafisica perché si commettono sostanzialmente due errori di fondo:
 
1) Da un lato si è convinti, erroneamente, che il pensiero razionale sia fonte di "verità". Mentre questo pensiero ha soltanto la funzione di chiarire "verità" date come presupposto, ossia postulate.
 
2) Dall'altro, non ci si rende conto che ogni interpretazione della realtà si fonda su una visione metafisica. Nel senso che sta oltre la realtà fisica e cerca di definirne il modello.
 
Emblematico, a tal riguardo, è l'attuale diffusa assurdità di negare la Verità assoluta, senza rendersi conto che tale negazione si basa su "verità" relative!
 
Difatti anche attualmente è diffusa pressoché universalmente una metafisica, e non potrebbe essere altrimenti. Descriverei questa metafisica come la fede nell'oggettività in sé portata alle sue estreme allucinanti conseguenze.
 
Sono convinto che tutte le metafisiche che dichiarino, in un modo o nell'altro assolute delle "verità" oggettive che trascendono il mondo immanente, debbano essere considerate  superstizioni.
 
Superstizione è infatti la pretesa che sia "vero" ciò che non mostra il proprio fondamento.
Quindi vi è anche la "superstizione" scientifica, laddove considera assolutamente vera una propria "verità".
 
A mio avviso. L'unica autentica metafisica, mai mutata da quando è nata la domanda di senso circa la realtà, è la Fede nella Verità.
Su questa fede, che è fede nel Nulla, si fonda l'Esistenza.
#2540
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
18 Ottobre 2019, 10:19:37 AM
Citazione di: Ipazia il 18 Ottobre 2019, 08:10:27 AM
Citazione di: bobmax il 09 Ottobre 2019, 15:19:10 PM
Vorrei pure notare come il Nulla non sia una certezza, ma la necessaria conclusione (sintesi) a cui il pensiero logico/razionale perviene analizzando il mondo.

Il pensiero logico (ir)razionale nichilista che neppure un suicidio divino riesce a redimere dal suo tanato-logico conatus. Pensiero perfettamente rappresentato dagli scarponi chiodati dell'ebreo errante, perennemente in attraversamento di deserti guerreggianti verso terre promesse da antichi e nuovi testamenti, ancorato ancora più di Sisifo al suo eterno err(a/o)re.

Quando basterebbe, per porre fine all'errore, fermarsi, togliere gli scarponi e sentire sotto i piedi il respiro del deserto, come insegna  l'altro  ebreo che, goccia dopo goccia, col sudore della sua intelligenza, feconda il deserto riportandolo  alla vita, alla verità.

Ma è proprio l'altro ebreo, che riporta alla vita il deserto, ad agire in nome del Nulla.

Perché quel Nulla... è Dio!
#2541
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
16 Ottobre 2019, 15:03:15 PM
Un'ultima cosa, Eutidemo,
se tu i libri di Vannini li avessi letti per quel che c'è scritto, e non per quello che tu vorresti vi fosse scritto, avresti consapevolezza che per la mistica il libero arbitrio non esiste.
 
La constatazione di questa assenza TOTALE di libertà è alla base di tutto il pensiero mistico.
 
Ma se uno non vuole vedere, non c'è verso...
#2542
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
16 Ottobre 2019, 09:59:41 AM
Ciao Eutidemo,
dovresti approfondire i concetti di "necessità", "caso" che sono semplici, ma proprio per questo difficili.
Così come l'oggettività in sé.

Forse allora il mondo si aprirà davvero davanti a te.
Con poche ma essenziali certezze.

 Altro che certezza riguardo al suicidio!

Ti lascio, per ora, in mezzo al guado.
#2543
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
15 Ottobre 2019, 17:41:45 PM
Grazie Eutidemo, per la tua critica puntuale.
Che mi costringe a chiarire, in primo luogo a me stesso, e a scavare più in profondità, anche sotto le mura del tuo castello...

Certo che 'sto Tommaso ne ha fatti di danni! Quante menti brillanti sono state frenate dal suo noioso cogitare... Si fosse dedicato all'arte culinaria, invece che alla filosofia! Avrebbe almeno mangiato meno (in cucina ci vuole fantasia) e guadagnato in salute.

Di gran lunga più profondo Cusano, con la sua coincidenza degli opposti, che banale non è. Perché semplice, ma così semplice... che è davvero difficile.

***

Una precisazione, sempre che a questo punto ve ne sia ancora bisogno:
I termini che uso, come "io", "tu", "me stesso" e compagnia bella sono necessari. Perché il linguaggio si fonda sui qualcuno e sui qualcosa. Dovrebbero però essere intesi solo come strumenti necessari per la comunicazione, senza nessuna presupposta "verità" in loro stessi.

***

Adesso vorrei proprio mettere un barilotto di polvere da sparo sotto il tuo mastio...
Anche se so che potrà brillare solo se tu, o meglio il Nulla che nell'esserci si manifesta come Eutidemo, accenderà la miccia.

***

Sì, ciò che chiamiamo "scelta" non è una vera scelta. Nel senso che ciò che si sceglie:

1) O era necessario che fosse scelto, ovvero era l'unica reale possibilità (il reale e il possibile sono il medesimo). E ciò a prescindere se determinabile a priori o meno.

2) Oppure... è intervenuto il caso!

Non vi sono ulteriori alternative.

Già sento le tue unghie che stridono sui vetri. Ma ciò a cui vuoi aggrapparti è solo: TRASCENDENZA.

***

Affermi soddisfatto:

"Ex nihilo nihil"!

Senza renderti conto che questa affermazione sta in piedi per un presupposto che non è affatto assoluto.

Niente viene dal niente... nell'esserci!

Perché con "essere" e "non essere" noi, nell'esserci, intendiamo che "c'è" e che "non c'è".
Mai l'ESSERE in quanto tale.

Ci credo che niente viene dal niente, nell'esserci! Perché qui domina il qualcosa. Che c'è, ora, solo perché, prima, c'erano altri qualcosa, che ci devono essere stati. Perché se non ci fossero stati... non ci sarebbe niente!

Avverti ora come la tua libertà sia un'illusione?
No... non ancora?

***

Se vi sono dei motivi per cui io prenda una decisione, dov'è la mia libertà, nei motivi?
Perché se è solo nei motivi, la mia decisione non poteva che essere quella che ho preso.
Se sono libero, avrei però potuto prendere una decisione diversa...
Su che base però?

Non vedi che lo avrei potuto solo se il motivo sono io stesso?

E allora guardalo ancora il tuo "Ex nihilo nihil" e capirai, forse, perché nell'esserci non vi è libertà.

***

Incomincio però a dubitare che Margherita possa esserti d'aiuto.
Sei troppo legato al fenomenico. E la tua illusione dell'io si ribella al solo sentore della propria possibile inesistenza.

D'altronde, anche ragionando con Marco Vannini, ciò che può far avvenire il distacco è un po' come la lancia di Achille, che quando tocca nuovamente là dove prima ha ferito, guarisce.

Ma la lancia, come tutto il resto, la brandisce lo Spirito.
Così il distacco, come tutto ciò che avviene, capiterà se capiterà, solo se Lui vorrà.

#2544
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
15 Ottobre 2019, 04:51:35 AM
@Viator
Il solipsismo è l'esatto contrario di ciò che sto dicendo.

È infatti l'allucinazione a cui perviene l'illusione dell'io che non vuole assolutamente morire. Nonostante si sia ormai percepito il nulla dietro l'esserci.

La logica non è un'opzione da usare o meno a seconda dei nostri desideri. Per questo motivo è indispensabile la fede nella Verità.
#2545
@Iano

Non penso che la MQ ammetta la realtà del caso. 
Prevede invece che la realtà sia indeterminabile.

L'uso necessario della probabilità ha indotto a credere che allora vi fosse il caso.
Ma è una conclusione indebita.

Seppur siamo soliti dire, di fronte a un evento che non sappiamo determinare, che è avvenuto per caso, questo è solo un modo di dire.

Perché il caso, il puro caso, è manifestazione del Caos!

E caos non è semplicemente "disordine". Perché il disordine è pur sempre disordine di qualcosa. Mentre il caos è l'annichilimento di ogni possibile qualcosa!

Il Caos è l'abisso dove il Cosmo può annullarsi in qualsiasi momento.

Di modo che, nessun pensiero può anche solo considerare la realtà effettiva del caso.

Anche se non può mai escluderla del tutto: non siamo qui forse per caso?
#2546
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
14 Ottobre 2019, 17:04:12 PM
Ciao Eutidemo,
proprio non vuoi fermarti a riflettere...
Guardi ostinatamente il dito e non vedi la luna.

Nella tua biblioteca dovresti avere "Lo specchio delle anime semplici" di Margherita Porete.  Leggendolo potresti forse intuire cosa cerco di dirti.
Occorre però che sgomberi prima la tua mente dai tanti pregiudizi che la assillano. Questa magnifica donna ha tanto da darci.

***

Occorre poi che tu faccia uso del pensiero laterale. Per davvero però!, e non come trucco più o meno raffinato.

Potrai così riconoscere come la mia frase: ""...la non libertà di scelta è TOTALE! Ed essendo totale non vi è nessuno che sia costretto" non sia affatto contraddittoria!

Contraddittorio è invece il tuo insistere nel credere che con la TOTALE assenza di libertà vi possa essere qualcuno!
Mentre la TOTALE non libertà implica che non vi è NESSUNO.

Vi è libertà nei personaggi che agiscono in un film che vedi proiettato sullo schermo?
No, la loro non libertà è totale, in quanto non esistono davvero: non vi è nessuno.

***

Ma certo che con il neuroimaging vedi un'interazione, ma questa semmai è la scelta, non la sua libertà!

Perché non leggi con più attenzione quanto scrivo?
È la libertà ad essere in questione, non la scelta, che diamine!

***

Davvero non afferri che se il suicida ha solo dei motivi per il suo gesto, ma non è a sua volta un motivo, lui non può essere libero?
Ma non vedi che se escludi lui la sua libertà è ZERO?

***

La logica occorre rispettarla, sempre!, sino alle sue estreme conseguenze. Senza fermarsi davanti a nulla. Senza aggrapparsi a "ovvietà" date per certe ma in realtà arbitrarie e in definitiva false.

Che poi pure il Principio di non contraddizione non possa essere considerato Assoluto è una considerazione ulteriore. Che si fa giunti "al limite" della logica non "contro" la logica!
Ma ora non mi sembra il caso di affrontare questo ulteriore passo, visto che la logica ha ancora qui molto da dare...

Solo una considerazione: Ritieni davvero che Dio debba sottostare al principio di non contraddizione?

***

Rispondo ora alle tue domande:

1) Certamente nessuna scelta è libera, il suicidio di per sé non è che un esempio. Emblematico, visto che tu lo consideri viceversa espressione della tua libertà.

Per cui altrettanto certamente la mia scelta non è libera.

Attenzione però!

Non è libera in quanto esserci, ossia supponendo che "io" esista davvero.

Perché in realtà... io non esisto!
Quindi a rigore non ha alcun senso parlare di non libertà: non vi è nessuno!

Nell'esserci la non libertà è TOTALE (si presuppone che vi sia l'io).

Ma come esistenza, non ha più alcun senso parlare di libertà!

Dai Eutidemo, esci dal guscio...

2) Non vi è nessuna "forza coattiva".
Per la semplice ragione, lo avrai ormai capito, che non vi è nessuno che sia costretto ad alcunché!

Perché ciò che esiste è il suicidarsi, così come lo scrivere, il leggere, il piangere e il ridere... Senza nessuno che scriva, che legga, che si suicidi...

***

Adesso penserai: "Ma che diavolo dice Bobmax? È impazzito?
Chi è allora che scrive tutte queste assurdità?"

Ma il Nulla!, caro Eutidemo. Che poi è lo stesso Spirito.

Sì questa è proprio la bestemmia più odiosa che il pensiero logico si trovi ad affrontare!
Che l'esistenza si origini dal NULLA.
E invece... è proprio così.

Ma non è finita. Perché come insegna Margherita Porete, questo Nulla è pure AMORE.

D'altronde, pure i vangeli non dicono che questo: AMA.
#2547
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
13 Ottobre 2019, 22:37:43 PM
Caro Eutidemo, sì, sono tornato nel topic (e anche no...).
D'altronde vi ero entrato per te. Per questo tuo entusiasmo di ventenne, in una mente che pur tanto ha ormai visto. E che ora parla di morte.

Un entusiasmo che mi ricorda la passione che mi prendeva a volte, come quando studiai le trasformazioni di Lorentz o lessi avidamente le Operette morali.
E in effetti vedo tante assonanze tra te e Leopardi... Una grande cultura, tanta passione, e pure l'onesto nichilismo.

Un nichilismo che allora, adolescente, manco avvertivo, entusiasta com'ero per un pensiero tanto lucido e profondo.

Ora però vorrei solo abbracciarvi, per sussurrarvi che no, non avete ragione. Ciò che la logica vi dice non è la Verità. È necessario che facciate un altro passo ancora. Non fermatevi in mezzo al guado: il nichilismo va attraversato.

Il tuo discorso fa comunque acqua da tutte le parti:

* Poiché vi sono tanti suicidi questi devono necessariamente derivare da scelte libere (che diavolo c'entra? Non riesci proprio ad afferrare che la non libertà di scelta è TOTALE! Ed essendo totale non vi è nessuno che sia costretto!)

* L'interazione tra aree del corpo sarebbe libera di scegliere una cosa piuttosto che un'altra (affermazione completamente arbitraria e fisicamente assurda).

* Il suicidio sarebbe per me un assurdo fisico... (Per niente! È la libera scelta di suicidarsi un assurdo fisico. In natura non vi è alcuna libertà!)

* L'aspirante suicida se ne frega se libero o meno (e allora?)

E sì c'è l'analisi logica...
Il suicida può avere dei motivi, ma non "essere" a sua volta un motivo...

Ma è proprio qui che dovresti fare uno sforzo!
Perché è proprio lì che dovresti fermarti, di fronte a questa illogicità, che tuttavia è, se ben ci rifletti, necessaria.

Il pensiero logico/razionale quando trova il proprio limite lo avverte come errore, vi rimbalza e ritorna incurante nel suo rassicurante mondo logico.
Invece dovrebbe resistere, affrontare il limite, per sincerarsi se quello è davvero un errore da rifiutare, oppure dietro vi possa invece essere altro.

Potrà allora forse percepire che il "motivo", la "causa", può solo essere lo stesso suicida.

Sì, essere, non avere.
Perché ciò che ho mi condiziona, sempre.

Se sono libero, io sono necessariamente un'origine incondizionata!
Non vi è nessun altro motivo se non me stesso.
Io sono l'origine, e quindi la causa, senza dipendere da nient'altro che da me stesso!
Se così non è, non sono libero.

Invece tu eviti di affrontare la reale questione, perché fa male, molto male al pensiero.

In questo modo non cogli come questa tua "centrale autonoma" non regga ad una tua analisi approfondita.
Dai così per scontato che sia autonoma, e così tiri fuori l'indipendenza.

Se ti concentri sulla possibilità di una centrale che effettua una scelta mentre avrebbe potuto, per sua volontà, farne un'altra, potrai verificare che tale centrale è impossibile!

E non c'entra nulla il determinismo!
La scelta di suicidarsi potrà essere stata determinata da quanto avvenuto prima oppure no. Non si sa, ma certamente non è stata una scelta libera.
#2548
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
12 Ottobre 2019, 17:44:22 PM
Di fronte alla morte dell'altro ogni parola suona falsa, in particolare in caso di suicidio.
Tuttavia ritengo che una valutazione generale, sull'effettiva libertà di un gesto come il suicidio, possa comunque essere fatta.
 
Vi possono essere diverse concause che determinano questa scelta. Ma affinché sia davvero una scelta libera, almeno una di queste deve necessariamente:
 
1) Essere incondizionata, ossia non dipendere a sua volta da altre cause.
 
2) Coincidere con l'"essenza"  dello stesso suicida.
 
Cioè deve essere proprio "lui" la causa. Un "lui" inoltre che non sia a sua volta condizionato nella sua scelta.
Almeno non totalmente condizionato.
E' quella "porzione" incondizionata di "lui" ad essere necessaria per poter affermare che la sua scelta è libera.
Se questa incondizionatezza, pur minima, non esiste, la sua scelta non è libera.
 
La sofferenza fisica, per esempio, pur essendo in alcuni casi bastevole per causare il suicidio, non è di per se stessa una causa sufficiente perché sia un atto libero. In quanto condizionato appunto dalla stessa sofferenza, che non può certo essere ascritta a "essenza" del suicida, ma semmai al condizionamento a cui egli è sottoposto.
 
Lo stesso dicasi per la sofferenza psichica. Così come un qualsiasi ricordo, più o meno sgradevole.
E' il ricordo la causa, non chi ricorda.
 
E in generale, laddove compaia un "motivo" che non sia lo stesso suicida, ma solo con lui interagente, possiamo escludere che questo motivo dimostri la libertà di scelta.
 
A questo punto si potrebbe obiettare che il "motivo" è lo stesso suicida, nella sua autonomia decisionale.
Cioè capace di decidere senza un perché che non sia lui stesso.
 
Per accettare questa tesi dovremmo però, se non individuare, almeno supporre una area fisica, nel corpo del suicida, che contenga una "centrale decisionale" in grado di scegliere autonomamente a prescindere dal passato suo e della realtà che la circonda.
 
Questa "centrale" nella sua scelta dovrebbe perciò non essere condizionata né da ciò che l'ha originata, né da ciò che dall'esterno l'ha fatta eventualmente evolvere, e neppure da quanto è avvenuto e avviene fuori di essa.
Ma allo stesso tempo, questa stessa centrale non dipendente da nulla nella sua scelta, se non da se stessa, dovrebbe essere in grado di influire sulla realtà esterna!
 
Cioè un assurdo fisico.
 
Sarebbe infatti un "qualcosa" che sfida  la nostra interpretazione fisica della realtà. Agisce sulla realtà esterna ma ne è immune!
Perciò impossibile nell'esserci, per essere davvero esistente dovrebbe necessariamente trattarsi di un fenomeno trascendente il nostro mondo.
 
Se escludiamo la Trascendenza, possiamo a mio avviso concludere che il suicidio non è un atto libero.
#2549
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
11 Ottobre 2019, 16:39:49 PM
Ciao Eutidemo,
vedi come distingui tra "noumenico" e "fenomenico"?
Dai così per implicito che vi siano due realtà!
 
Il tuo non-dualismo, che limiti al "noumenico", è così fallace dall'inizio.
Vuoi salvare capre e cavoli, ma così facendo le capre se li mangiano i cavoli...
E il fenomenico finisce per prevalere sul noumenico, inevitabilmente.
 
Il noumenico diventa una speranza che non ha però alcun fondamento.
Ti ritrovi con un non-dualismo astratto, immaginato, e in ultima "analisi" impossibile.

Difatti la realtà è una!
E invece postuli che le realtà siano due, come quando dici:
 
[Si nasce e si muore "uti singuli", ma "sub specie aeternitatis" nessuno nasce e nessuno muore!]
 
Poco importa se vuoi credere che l'Essere assoluto sia privo di parti, perché per te le parti esistono, eccome!
 
Se questa non è una contraddizione...
 
****
 
La frase che hai incollato sullo specchio del bagno non fa che confermare la mia idea. Riguardo alla sofferenza che deriva dal constatare l'inutilità (o almeno l'inessenzialità) dell'erudizione nella ricerca della Verità.
Per due motivi principali:
 
Per prima cosa perché questa frase è un invito alla modestia. Modestia autentica, concreta, ma pur sempre modestia. Mentre il "Sapere di non sapere" non ha nulla a che fare con la modestia, anzi! E' la constatazione dell'impossibilità del conoscere per davvero qualcosa. Se vogliamo può essere considerato, seppur paradossalmente, il culmine della presunzione: "So di non sapere un bel niente!"
 
Ed inoltre, perché il fatto stesso di metterla in bella mostra, di fronte a te ogni mattina che ti radi, dimostra il bisogno di riconfermarla ogni volta. Questo bisogno non può che derivare dal timore di non aver fatto ancora tuo ciò che c'è scritto.
Un po' come chi reitera a se stesso i 10 comandamenti: ha il timore di infrangerli? O i crocefissi messi in ogni angolo della casa: non si crede abbastanza?
 
***
 
L'assurdità sull'indottrinamento sulla non-dualità non riguarda la non-dualità! Ma l'indottrinamento!
Perché non vi può essere una "dottrina" riguardo alla non-dualità.
Vi può essere solo una constatazione. Occorre viverla.
E ciò può avvenire anche alla conclusione di un processo di ricerca (evito "sintesi" perché questo termine causa tra noi dei malintesi).
 
Se ti capitasse di avvertire davvero la non-dualità, e non soltanto per sentito dire, o per aver letto qualcosa, potresti verificare che una dottrina a riguardo è impossibile. Perché non c'è nessuno da indottrinare!
 
Chi ne parla, o ci gira attorno senza mai poterla cogliere davvero, oppure cerca, conscio di ciò che pure ha sperimentato (ma non di sua volontà), il nulla in tutte le cose dell'esserci.
 
***
 
[Ed infatti, se come scrivi tu (e su cui sono d'accordo), si può intendere per "sintesi" anche quella procedura che serve per giungere dalle parti all'unità, se le parti non esistono, come tu sostieni, non può neanche trarsene una sintesi.
Ed infatti, sintesi di cosa?]
 
Intendendo con "sintesi" "conclusione", tanto per evitare ulteriori malintesi, la vedi l'assurdità della tua domanda?
La non esistenza delle parti è il frutto dell'analisi, che affrontando l'oggettività in sé scopre che non vi è niente di oggettivo, né di separato.
Ma per te il noumeno se ne sta nell'iperuranio, mentre tu te ne stai qui! Nell'esserci!
E pure il Sé per te esiste, ma non qui...
 
Chiedersi "sintesi di cosa?" mostra proprio con quel "cosa" il vincolo che hai con l'esserci, che per te è assoluto!
 
 [Dire che "la sintesi, nel suo salto nel vuoto, scarta ciò che dell'analisi è ormai inutile, per cogliere l'essenza", per me è una proposizione priva di senso; cioè, vuotae senza significato!]
 
Certamente è per te senza significato.
Perché sei ancorato all'esserci, all'oggettività in sé.
Non vi è alcuna percezione dell'Uno nel tuo pensiero.
Ne puoi parlare, magari dichiari pure l'assolutezza del Sé, ma tanto per dire.

In quanto poi al "minestrone" e alla "caciara" hai senz'altro ragione, dal tuo punto di vista. Di chi appunto non si schioda dall'esserci.
#2550
Tematiche Filosofiche / Re:Del suicidio
10 Ottobre 2019, 22:35:54 PM
Citazione di: Ipazia il 10 Ottobre 2019, 10:48:39 AM
Psicologicamente regge. Metafisicamente pure, ma con una importante limitazione: il palco da cui assisto allo spettacolo sono io. E pure l'attore con cui mi identifico giorno e notte. Chiunque sia il regista, è un dettaglio non trascurabile. Superabile solo narrativamente. Fino al giorno della mia morte in cui cadrà l'ultimo velo di questa narrazione.

Sì, forse con la mia morte cadrà l'ultimo velo.

Tuttavia può capitare in vita di ritrovarsi all'improvviso a vedere.

Come in Nietzsche:

"Egli non vuole niente, non si preoccupa di niente, il suo cuore è fermo, solo il suo occhio vive,  è una morte a occhi aperti.
Molte cose vede allora l'uomo, che non aveva mai viste, e fin dove giunge lo sguardo tutto è avvolto da una rete di luce e per così dire sepolto in essa."