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Messaggi - green demetr

#2536
Quindi se uno ha la bomba atomica, io non devo sottrargliela???


A parte lo scherzo (mica tanto) mi sembra che per essere un tipo sintetico, sintetizzi troppo.

I rapporti umani sono feroci, e ideati alla autodistruzione. Il manto aureo dell'invisibilità (ossia l'ignoranza) ci fa credere che tutto vada bene.....
Che si possa parlare tranquillamente di sintesi.

La tua varrebbe milioni di altre a fin di bene. (aiuto del prossimo, rispetto del prossimo).

Io non nego il valore cristiano di questa teleologia, ma la sua praticabilità.

Serve quindi una certa analisi anche delle sintesi. Temo per te.

Una sintesi delle sintesi. Una specie di carta di diritti degli uomini. o il progetto di pace perpetua kantiano.
Sono al vaglio della loro possibilità. (ossia della guerra ad altre culture, religioni),

Sinceramente lo trovo oscurantista a dire poco.
#2537
JACOPUS, Si certo.

Ma il modello Hobbes-Freud, non parla delle idee di Hobbes e di Freud.

Voglio dire un conto è un modello (accettato e quindi "scientifico") sociale, un conto è chiedersi quali sono gli effetti e gli elementi interessanti da indagare.

Invece come al solito, si tende (anche in politca. anzi sopratutto lì) a parlare di bene e di male, dando per scontato un elemento, pretendendo che sia un modello granitico.

Come se veramente l'altruismo è il "sine qua non" si possa stare in tv a parlare di politica.

Anch'io nei miei vent'anni ho fatto politica e so benissimo come questa cosa sia deleteria.

Perchè non ci crede nessuno, perchè sono tutti pronti ad aspettare i "franchi tiratori" etcc....

La politica è diventata intrigo, e la sua ideologia è la sagra delle banalità.

Come se ripetere all'infinito una banalità la renda meno banale.
#2538
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
12 Ottobre 2017, 21:57:09 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 12 Ottobre 2017, 21:51:26 PM

Io nel mio computer leggo bene di cosa fdisa vuole parlare, per lo meno, il titolo mi appare: Relativismo assoluto.

Cosa c'entri la ballerina mi sembra chiaro: il vederla girare in un senso piuttosto che in un altro è relativo alla nostra mente, perché matematicamente è possibile che giri sia in un senso che nell'altro.

Si ma cosa del relativismo assoluto: della ballerina?? e delle altre nojose informazioni di seguito, sarei felice di leggerle, se prima però qualcuno mi desse il suo punto di vista.

Se gli interessa della ballerina, cioè della forma della ballerina, allora gli interessa della forma????

E la forma della ballerina è l'assoluto????

Angelo sul serio non lo so!  ;)
#2539
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
12 Ottobre 2017, 21:43:11 PM
cit epicurus
"un concetto metafisicizzato della libertà che se ben analizzato si dissolve interamente. Secondo me si può parlare tranquillamente di libertà nei termini di "essere libero da" ed "essere libero di", mentre il libero arbitrio, il voler volere svincolato da tutto e tutti è, ripeto, per me frutto di un uso scorretto del linguaggio."

Se vogliamo togliere il metafisico al concetto di libertà sparisce anche il concetto di libertà in sè.
Perchè libero da e libero di, sono fraseologici. Non vanno da soli.


Il concetto di libertà va invece completamente costruito nella accezione metafisica, e i particolare quella kantiana. Non ve ne sono altre. (che io sappia)
Forse quella complicata e che ancora non capisco del tutto di Spinoza. (voglio dire nei preamboli quantomeno, perchè sennò del tutto non ho capito nemmeno Kant).

Certo se preso come concetto a sè stante, come se esistesse veramente qualcosa come la libertà lo rinnego totalmente. Non esiste alcuna libertà se non nella testa di chi la pensa.(in cosa consista).

cit paul
"Dovresti mettere  d'accordo l'empirismo di Hume sull'indimostrabile e quel pò di metafisica che non ti fa essere un  riduzionista, ma che in questa discussione invece tendi ad esserlo."

Il fatto è che lui è un dualista solo dei fenomeni. (res cogitans)

Mentre è un monista della res extensa.

Perciò per lui esiste un determinismo, e crede anche che si possa, ragionevolmente provare.

Il che ovviamente è il solito delirio di potenza degli uomini di scienza del nostro tempo.

Nel senso che sarà dimostrabile, solo quando le elite istiituzionali della Scienza Decideranno che lo sarà.

E ci si arriverà. Visto la china.E l'ossesione morbosa con cui gli scienziati si occupano del corpo umano. Del Korpen, e non del non mi ricordo il termine tedesco per indicare il corpo vivente.  :P

Considerazioni che la filosofia conosce già a inizio del novecento con gente come Schleimarcher (o come si chiamo....non ancora letto  :P )
#2540
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
12 Ottobre 2017, 21:30:34 PM
A parte che io vedo girare solo a destra----
Come al solito con sti esperimenti il mio cervello va in palla.

E continuo a chiedermi.....MA COSA C'ENTRA??????????

Tra l'altro andando contro le regole del forum, fdisa non ha nemmeno scritto di che vuole parlare----


Lasciamo perdere un minimo di presentazione del tema-----ma almeno più o meno, a parole tue----
#2541
cit sgiombo
"Stalin e Mao (e Lenin, e prima Robespierre, e tanti altri) hanno anche compiuto scelte drammatiche e dure, ovviamente (avendo cambiato il mondo; malgrado le rispettive restaurazioni) nella sostanza e complessivamente più che giustificate"

Ovviamente??????

Per uno che apprezza i gulag, trovo imbarazzante sentirgli nominare la parola altruismo.

E comunque....e lo dico a tutti:

Non capire che il mondo occidentale è alla deriva proprio perchè non esiste un discorso sull'altruismo, o sul pensiero dell'altro, o sul comunitarismo.
Mi fa male, e ci soffro.

Le ideologie sono morte, è ora di aprire un nuovo discorso sulle ideologie (semmai).

Non si possono prendere più come riferimento, il mondo è decisamente cambiato, i votanti decisamente dimezzati.(spero si capiscano i passaggi tagliati volutamente)

Bisogna guardare in America, in Corea, a Formosa, per capire dove porta la china che noi europei lievemente in ritardo abbiamo preso.

Bisogna guardare i fatti, le cronache e i primi tentativi di sistemazione generale per individuare anzitutto quale sia la questione generale.

Cari amici, cosa volete che mi freghi, se volete posso fare il buonista e dire con voi tutti che tutti ci vogliamo bene....
Non è minimanete così. (possibile che sia l'unico pessimista del 3d? sono veramente allibito, se non fosse che so benissimo che il concetto di altruismo è uno delle infernali ideazione del cristianesimo).

Questo non vuol dire che io sposi le cause egoiste, direi proprio tutt'altro!

Per quanto riguarda Nietzche Jacopus, lascia da perdere il tuo attacco personale a lui, ma alle sue argomentazioni cosa gli rispondi? che sono solo favole?

Comunque per me non è così, anzi ho messo nel paniere questa sua riflessione che mi spiega MOLTE cose (capitatemi nella vita reale) che prima nemmeno riuscivo a ipotizzare.

PS

Sono d'accordo con Sgiombo che morale ed etica siano la stessa cosa, in verità.

Di solito le uso per indicare nell'etica un presupposto più rigido e nella morale uno più morbido ( che però cela in sè terribile verità.)

E infatti mi pare che da bravi cristiani buonisti voi vogliate dire che in fin dei conti nella più morbida morale, l'altruismo esiste.
Quando sareste pronti a far fuori il vostro vicino, come provocatoriamente canta il rapper FIBRA.

Troppe troppe volte ho visto la cattiveria della gente in atto, gente che si proclama altruista, anzi che fa dell'altruismo il suo unico credo.
Pronto a portarlo a domicilio, sfondando le porte se necessario....

Naaaa troppo immaturo sto forum per capire Nietzche....
#2542
Citazione di: sgiombo il 10 Ottobre 2017, 19:43:38 PM
Citazione di: green demetr il 10 Ottobre 2017, 12:36:17 PM
Sariputra e Sgiombo

Non ho mai visto nessuno agire per bontà solo per essere apprezzato.
E' psicologicamente impossibile.

La nobiltà va riconosciuta solo in relazione ad una elite di potenti, che possono permettersi di decidere per gli altri.
Ed è questo che viene taciuto di quel'aforismo sopra menzionato.

Il poveraccio non può aiutare nemmeno volendo.

Sulla questione dell'involuzione della Russia, certamente sono state manovre politiche volute dagli americani.

Ma la Russia oggi è uno degli stati considerati emergenti.

Si con socialismo reale intendevo realpolitik. (ho detto una cazzata)

Appunto! i partiti socialisti d'Europa che coltivano una realpolitik......un controsenso!!!

Ormai delle vecchie ideologie (morte e sepolte per inciso) rimane solo l'etichetta attira gonzi.
CitazioneRispondo a quel poco che ho capito.

Chi agisce per bontà agisce per bontà, che sia apprezzato (da altri uomini buoni) o meno (da cattivi); la ricerca di apprezzamento non mi sembra necessariamente un male (entro certi limiti, ovviamente), ma di per sé non é certo altruistica (ricerca di apprezzamento per se stessi e non per altri).

Un poveraccio può ben essere di grande aiuto (ovviamente non finanziario; ma non esiste di certo solo l' aiuto sotto forma di denaro!), anche a un ricco.

La Russia mi sembra stia moto a fatica e solo parzialmente "emergendo" dalla m... in cui l' aveva precipitata la controrivoluzione gorbyano-eltsiniana).

Ma quando mai gli USA (tanto più in presenza dell' URSS!) si sono fatti i cazzi propri evitando di interferire pesantissimamente in quelli altrui ?!?!?!

...Se per "gonzi" si intende coloro che intendono darsi a fare per ripristinare (inevitabilmente mutatis mutandis, com' é ovvio) una condizione nella quale, fra l' altro, in Occidente avevamo lo stato sociale (sanità gratis per tutti, scuola in grado di fornire cultura e senso critico a tutti, pensioni decenti e in età decente, ecc.), dall' Europa orientale nessuno era costretto a migrare per avere un onesto lavoro e una vita dignitosa (ma casomai "alla ricerca della libertà (di arricchirsi spropositatamente e godere di privilegi enormi sulla pelle degli onesti lavoratori, N.d.R)" e dall' Africa lo erano in molti ma molti di meno.


Concordo sui tuoi apprezzamenti sull'america.

Per quanto riguarda la questione dell'altruismo invece non c'hai capito niente.

Sto dicendo sulle immense spalle di nietzche (che ci ha ragionato un pò più di me) che il concetto stesso di altruismo NON ESISTE se non nella mente di chi ha voluto il potere.

A questo punto riporto l'argomentazione per intero.

Se un povero facesse del bene ad un ricco ( e questo accade senza dubbio e siamo d'accordo) allora il ricco sentirebbe che il povero avendogli dato un bene, ha un potere superiore al suo, appunto la capacità di fare un bene che lui non può.

A questo punto le caste del potere hanno creato il concetto di gratitudine fondamentalmente come pretesto per effetture del bene, ossia per dimostrare di avere il potere.

Dunque il povero si trova nella condizione di non potere aiutare, è questo l'incredibile meccanismo di fissazione e mimesi che la volontà di potenza genera.

E che vediamo in continuazione nel social media, per esempio la protesta black che sto seguendo con interesse, e l'incredibile onda reazionaria di tutta una nazione.

Sto dicendo che dunque l'uso di altruismo che ne fai tu, è semplice, e in fin dei conti naif.
( a indicare ancora una volta la tua completa incapacità di pensare da povero, ma solo da bianco ricco che se ne va in vacanza a cuba....).

Il discorso politico non l'ho capito, apprezzo il tuo revanchismo idealista, ma non lo condivido. IL comunismo è morto e sepolto. Il comunismo critico è una pia illusione.
Vi devono essere parecchi passaggi di mezzo per capire questo.

Quando parlo di comunitarismo io intendo proprio parlare del problema del comunitarismo, non della sua pretesa esistenza (mai avvenuta) e uso, che rimane del tutto ideale.

E' inutile darsi da fare per cambiare le cose, se non si capisce come interagiscono le cose.

E' inutile parlare di comunismo, di aiuto degli altri se devi fare una strage di innocenti come fecero Stalin e Mao.
Altrettano inutile parlare di realpolitik e per suo nome affondare sempre più larga fetta della popolazione alla povertà-

La lotta al potere VUOLE in nome dell'altruismo (politica) creare le condizioni per la povertà.
Sono cose basilari, per chi volesse iniziare a parlare di una politica (veramente riformata, e sulle spalle dei consigli e delle vette raggiunte da Nietzche, il resto è noja).

E come dice Sini il resto è sempre ciò che fa società, una società allo sfascio o alla macellazione spirituale. Come l'ondata reazionaria sta ad illustrare nei paesi leader mondiali. (so per certo oltre che USA, anche Korea del Sud, e Giappone, e financo Russia).

Sono tutti meccanismi psicologici.


Come già ammoniva Nietzche è giunto il tempo in cui l'uomo comune conosca la psicologia (e lo diceva, quando ancora la teoria o proposta freudiana non esisteva....).

Figuriamoci il politico di professione.

Per questo parlo di gonzi che votano ancora partiti ideologici, che non conoscono il destino di ogni pretesa ideologica, ossia degli effetti del potere.
Come già il movimento (che a mio parere è già fallito, ennesimo tentativo dopo quelli indiani, in quanto ormai partito) 5 stelle sta mostrando nella sua inesorabile caduta alle questioni singole e non al problema generale (Con cui pur brillantemente aveva inaugurato la sua stagione). Eh sì, in nome della sua sussitenza, di potere, di numero di sostenitori, ha preferito pervertirsi a quello che l'elettore vuole e non alla sua educazione come membro di un movimento. Corsa di potere per corsa di potere, utilizza la volontà di potere degli emarginati, per ottenere il SUO potere.
Per questo sono gonzi.

MA QUALE ALTRUISMO!!!!! per favore!
#2543
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
10 Ottobre 2017, 13:03:27 PM
"L'iniziare a pensare alla "mente" (intelletto, volontà, comportamento, istinti, inconscio, capacità varie, etc.) come una risultante condizionata, causata da altro da sé (genetica, società, vissuti ed esperienze, etc.) piuttosto che come una "scintilla divina", un motore immobile che muove una "volontà libera"(?), credo sia il primo passo per aprirsi al disincanto in cui le prospettive etiche risultano una necessità antropologica, non più un "gioco di ruolo" in vista del giudizio divino (se invece si immette in questo orizzonte una divinità, allora il determinismo e il causalismo vanno in cortocircuito con il ruolo stesso della divinità; si prospettano allora differenti soluzioni, più o meno escludenti o diplomatiche...)."

Assolutamente sì!

Non so se come dice Sariputra questo possa dirsi determinismo.

Ma che senso ha negare che noi non siamo il frutto di un contesto (ambientale e sociale)?

Questo non significa che non possiamo intenderlo, tramite catene inferenziali, noi anzitutto determiniamo la nostra coscienza.
La nostra coscienza è abitata dal Pensiero, che ci rende liberi di resistere alle condizioni esterne.

Ma queste resistenza è sicuramente frutto di ulteriori catene inferenziali.

A mio parere Phil cerca un modo di stare in equilibrio tra le 2 catene, quelle del pensiero o mentali, e quelle della prassi.

Essendo però evidentemente portato più per le prime (da cui la mia etichettazione di formalista) che per le seconde.

Poraccio gli ho dato pure del materilista gretto (mi sa che quello era per Sgiombo, ti sarai confuso Sari!)

Pur avendo ammesso che le seconde incidono in maniera rilevante sulle prime, e perciò mettendo in discussione la parola Libertà.

Secondo me l'etica è proprio quella, come avrebbe voluto un Kant, un ripensamento radicale dell'idea di libertà. (lasciando perdere per un attimo in cosa consista il suo tentativo, mi riferisco proprio alla sua domanda originale.)

Ossia che cos'è l'uomo, e Cosa vuole essere?  (dunque non si tratta di presupporre anzitutto una libertà Phil)

In questo senso il ripensamento antropologico va sia in direzione di Phil che dell'ambientalismo di Sgiombo (e mio).

Al di là delle forme politiche di riferimento.
#2544
Sariputra e Sgiombo

Non ho mai visto nessuno agire per bontà solo per essere apprezzato.
E' psicologicamente impossibile.

La nobiltà va riconosciuta solo in relazione ad una elite di potenti, che possono permettersi di decidere per gli altri.
Ed è questo che viene taciuto di quel'aforismo sopra menzionato.

Il poveraccio non può aiutare nemmeno volendo.

Sulla questione dell'involuzione della Russia, certamente sono state manovre politiche volute dagli americani.

Ma la Russia oggi è uno degli stati considerati emergenti.

Si con socialismo reale intendevo realpolitik. (ho detto una cazzata)

Appunto! i partiti socialisti d'Europa che coltivano una realpolitik......un controsenso!!!

Ormai delle vecchie ideologie (morte e sepolte per inciso) rimane solo l'etichetta attira gonzi.
#2545
Tematiche Filosofiche / Re:Il filosofo riluttante
10 Ottobre 2017, 12:16:42 PM
Citazione di: Kobayashi il 10 Ottobre 2017, 09:33:48 AM
Se ho capito bene quindi a te, caro Green Demetr, non interessa tanto il fenomeno quanto il suo effetto sulla soggettività. Se per esempio il fenomeno è qualcosa che ha a che fare con il potere, un'istituzione politica, la filosofia nella tua accezione deve occuparsi non tanto dell'analisi di quell'istituzione, ma delle trasformazioni che subisce l'Io del cittadino.
E queste trasformazioni sono manipolazioni che determinano una condizione di nevrosi perché la soggettività è ora abitata dai fantasmi generati appunto da queste manipolazioni.
Dunque il percorso del filosofo sarebbe un itinerario di analisi di queste immagini, di superamento dei propri fantasmi, di comprensione del fatto che questi fantasmi non sono Io, e poi... di ritorno al fenomeno? Guariti almeno parzialmente da questa nevrosi universale si ritorna ora al fenomeno, cioè, nell'esempio, all'istituzione politica, ... ma per fare? Per analizzarla da "sani"?

Caro Kobayashi sì.

Questo perchè l'analisi non sia influenzata nei suoi aspetti critici da riflessioni completamente avviluppate su se stesse.
A mio parere è questo il percorso Nietzchiano, e già di per sè è una via ardua.

Una volta liberati dai proprio pregiudizi, si può fare un analisi spassionata del rapporto soggetto-società.

E' allora che nasce spontaneo, a mio avviso, il discorso comunitario sugli altri.

E' allora che si comincia a ragionare sulla necessità di legami che recuperino tutto il senso di quella necessità. Come si ragionava anche sul 3d del Dio Buono.

Ora per quel (poco) che ho capito di Nietzche, che senza dubbio questo passo l'ha compiuto, si tratterebbe del discorso sull'amicizia.

Ossia degli amici liberi. Ossia del traversamento del nichilismo.

Quindi non si tratta di cambiare le istituzioni, ma di affrontare questioni più radicali come il rapporto schiavo-padrone, e di uomini alla pari in rotta contro la propria annichilazione.
Che non è una questione meramente sociale, tutt'altro. (c'entrerebbe Dio etc...quindi con fenomeno intendo proprio qualcosa di più ampio al semplice potere istituzionale o "nascosto", alla Sini, che sia)

La nobiltà a cui si richiamo Nietzche non è in fin dei conti una mera condizione sociale.

Ahimè è questo che non ha mai funzionato in ogni tentativo politico in cui mi sono imbattuto.

Non è sostituendo la Legge in nome di un altra Legge, che si risolve la questione dello stare al mondo.

Infatti il Potere funziona proprio così, perchè sa benissimo che chi vuole potere, deve sacrificarsi al Potere.

E il potere è cieco e prende direzioni strane, come la Storia ci insegna.

Ma questo è solo un discorso generale amico mio, purtroppo "noi si sta come foglie al vento ed è subito sera." (Che fa eco ad un altro tuo pensiero)

ciao ;)
#2546
Citazione di: Socrate78 il 07 Ottobre 2017, 15:23:51 PM
Secondo voi è possibile che la morale abbia un fondamento egoistico, meno nobile di quanto appare? Io noto che i concetti di bene e male sono spesso declinati facendo riferimento alla convenienza individuale e al tornaconto emotivo e materiale: il "buono" (o il simpatico) è colui che ci fa dei favori, ci aiuta, ci fa provare emozioni positive, mentre il "cattivo" (o l'antipatico, ecc.) è colui che per ottenere un vantaggio personale ci danneggia , ma a me sembra evidente che in questa valutazione non viene messo al primo posto l'utile dell'altro, ma il nostro.  L'utile individuale, infatti, può anche essere in conflitto con quello altrui, ma a quel punto rinunciarvi vorrebbe dire di fatto sottomettersi agli interessi altrui. Di conseguenza mi sembra che abbia ragione Nietzsche quando afferma nel testo "Umano, troppo umano" che i valori morali derivano sostanzialmente dalla convenienza, dall'egoismo e dal desiderio di potenza dell'uomo, che desidera asservire, sottomettere gli altri al proprio utile: ogni società stabilisce ciò che è bene e male in base anche agli interessi della classe dirigente, le leggi nascondono infatti i rapporti di forza esistenti in un determinato contesto sociale e storico.
In questo senso l'etica del capitalismo vuole tutelare gli interessi delle classi agiate, mentre quella del socialismo reale vuole stabilire la cosiddetta "dittatura del proletariato", in cui è uno specifico gruppo a stabilire ciò che è giusto.
E' giusta secondo voi la mia analisi?

Ah ah, è proprio l'aforisma ultimo a cui sono giunto! (nella rilettura ragionata di UTU)

Si non c'è alcuna differenza tra capitalismo e socialismo reale.

Bravo!

La storia anche quella recente (visto che il socialismo reale, è quello della socialdemocrazia tedesca) dice proprio così.

In realtà vi sono temi nascosti in quell'aforsima. Ma li scopriremo insieme, quando e se mai riuscirò a finire sto lavoro.

#2547
Per me è conoscenza e critica.

La critica certo può essere raffinata con gli strumenti che impariamo dai libri.

Ma avere gli strumenti senza (ri)conoscere quello che si vive, per me non è Filosofia, è Storia della filosofia.

La distinzione di Kobayashi tiene ancora, sono d'accordo, anche se per me la vera filosofia è solo quella spirituale.
;)
#2548
Citazione di: Kobayashi il 03 Ottobre 2017, 09:40:45 AM
....Quello dell'uomo terrorizzato. L'uomo attaccato dai propri nemici, dalla povertà, dalla malattia etc.
Un uomo che si avvicina alla morte in solitudine. Ma l'uomo è un mammifero sociale, non è capace di affrontare il terrore da solo. Ha bisogno di essere accompagnato.
Così invoca l'aiuto di un Dio che gli sta accanto, che c'è, che è lì con lui.
E' un'immagine di Dio che nasce nel deserto, dal terrore specifico del deserto.


Lasciando perdere il discorso della bontà di Dio, che è semplicemente il contraltare di un patto legale di chi deve dominare.
Ossia la mera scusa.

Mi hai ricordato che quando iniziai i miei studi giovannei, la curiosità mi spinse a guardare i luoghi del mare tiberiade.
Come al solito guidato da un intuito che è costantemente in contatto con l'originarietà dello stesso: un brivido mi è corso, a vedere quei luoghi arsi, aridi, salini, pieni di luce che immagino accecante insopportabile.
All'improvviso prendeva forma l'assoluto da cui nasce la grande storia ebraica.
Dio è il deserto, concludi con sicurezza tu.
Facendo dei brevi sillogismi, credo di essere d'accordo.

Il discorso del terrore, è per mimesi, il discorso della bontà. Ossia la produzione dall'annientamento si riversa nella costituzione di una storia fantasma. Un fantasma riparatore. Persino, e per me sopratutto, un discorso di comunità.

Mi pare che la bontà nasca dalla miseria, come cotraltare, come esecuzione (di psicosi controllata come asserivi nel tuo trhead).
E seguendo i miei ultimi pensieri come produzione.

Come al solito per intendere la metafisica serve un salto qualitativo, che chiamo metafisica 2.0

Ossia per re-intendere il terrore, c'è bisogno di un controllo sul discorso, ossia il meta-discorso.

In questo senso la questione della bontà di Dio, va rianalizzata, come passo successivo alla presa di coscienza che per esempio fa un Leopardi con la Ginestra, salvo poi appunto, tornare al terrore iniziale, che non è più il terrore di non potersi aggrappare a qualcosa, a qualche storia, a qualche filosofia o religione, ma è di intendere il Vero Terrore.

Ossia vivendo il deserto, o come direbbe il Baffo, diventando deserto. Ci si appropria del proprio essere niente che viene dal Niente.  Cioè di essere parte del Niente. Per ora sono pensieri non ancora decisi, ma ci sto lavorando su.

Ma insieme aggiungo come in notazione, lasciando i diversi discorsi aperti, e tutti da intendere ed approfondire: Deserto, Paura, Coscienza della Paura, Coscienza del processo di produzione, e ritorno al Deserto.

Quello è DIO? Sì, a patto di non chiamarlo niente. A patto di non chiamarlo male.

Certo il dolore come dice Paul rimane, e insieme ad esso gli infiniti fantasmi. E certamente per avere una vera coscienza non va dimenticata come questione, molto materiale e immediata, e proprio per questo la più difficile da pensare. Anzi pensandola io continuo a fare danni agli altri e quindi per contraltare a me stesso.

Questa questione del male, non è semplicemente un sofisma. Anche se è facilmente liquidabile come tale.

Mixarla con Dio, rende la cosa veramente ardua. La stanchezza del mondo è evidente, la morte di Dio, non ha ancora un lutto.
E' morto e sepolto il dio naif della bontà, ma rimane ancora come quel suo odore dolciastro, di frutta marcia, nell'aria.
#2549
Tematiche Filosofiche / Re:Il filosofo riluttante
09 Ottobre 2017, 22:55:42 PM
Citazione di: Kobayashi il 07 Ottobre 2017, 12:56:30 PM
Nelle ultime pagine di un suo breve testo dedicato agli effetti antropologici della rete ("Nello sciame. Visioni digitali"), il filosofo tedesco-coreano Byung-Chul Han parla di un articolo della rivista Wired che ipotizzava la fine della teoria. In sostanza l'autore dell'articolo (Chris Anderson) sosteneva che la disponibilità di un'enorme quantità di dati insieme alla potenza straordinaria degli attuali sistemi informatici di analisi avrebbero portato ad una conseguenza precisa: il rifiuto nel fare ipotesi sul perché di un certo fenomeno sostituito dal come.
In pratica non si perderà più tempo a interrogarsi sulla causa di un fenomeno. Ci sarà la correlazione statistica a mostrare l'esistenza di un legame tra certi fenomeni. Dal software utilizzato emergerà questa misteriosa correlazione che ci dice che cosa accade nella realtà.

Sempre nello stesso testo Han fa notare che pensare significa fondamentalmente separare l'essenziale dall'inessenziale.
Siamo costantemente bombardati da flussi di informazioni ma queste ondate di dati non stimolano affatto la riflessione, anzi, piuttosto la soffocano. Per poter pensare bisogna fare silenzio, "scollegarsi". Bisogna sapersi concentrare su una sola cosa, guardarla da tutti i punti di vista possibili, avere il tempo e la capacità di concentrazione per rimanere in compagnia di quella cosa e delle sue infinite sfumature per ore.
È così difficile che si finisce spesso per inventare un alter ego con cui poi costruire un dialogo sull'oggetto della propria ricerca. Una psicosi controllata senza la quale non ci sarebbe mai stata la storia della filosofia...

Quindi l'attività del pensare, così come la conosciamo, è destinata a sparire.
Volendo essere ottimisti però possiamo pensare che continuerà a sopravvivere una minoranza ribelle, così come "la morte di Dio" non impedisce l'esistenza di qualche comunità monastica cristiana.
A che cosa assomiglierà il filosofo del futuro?
Al monaco di oggi?
Non avendo una lingua in comune con gli altri esseri umani come potrà comunicare la propria verità?
Con il proprio corpo? Incarnando la propria visione del mondo accettandone i rischi e i paradossi così come i primi monaci, con il loro ascetismo e l'accettazione del martirio, hanno mostrato la (loro) verità del cristianesimo?

Che il pensiero sia in difficoltà è abbastanza evidente, anche senza dover arrivare alle intelligenze artificiali, che costruiscono modelli di fenomeni sicuramente più consistenti di quelli umani.

(Rimarrà sempre il fatto di quale modello scegliere. Quale sovvenzionare. Etc...etc...im quanto la manipolazione dei dati matematici è potenzialmente infinita nelle sue variazioni e campionamenti)

Per me la filosofia è sempre un modo del vivere, una riflessione non sul fenomeno, ma sull'impatto del fenomeno sul soggetto.

Al contrario del cristianesimo, la filosofia non si perderà mai nella negazione del soggetto, in nome di un Dio. (il che vuol dire semplicemente che quello è un discorso Altro per me)

Anche se quel nome di Dio fosse la Filosofia stessa.

Al di là di questo, sono comunque d'accordo, che il pensiero esisterà sempre e solo tramite la sua testimonianza terrena in acto. (mentale o agente che sia)

Ma il problema del fenomeno (sociale in primis) non è forse quello che per primo impedisce qualsiasi testimonianza che non sia nevrotica (psicotica...non esageriamo!).

E' il fenomeno in sè nel suo apparire, non la sua causa, che instaura la nevrosi.

Non è importante tanto capire la causa di quel fenomeno, ma innanzitutto riconoscere i fantasmi che crea (le forme mimetiche) la nevrosi, lo sdoppiamento in ciò che non siamo.

L'incisione sulla Sfinge vale sempre "conosci te stesso, per poter conoscere meglio gli altri".

Che varrebbe come dissipazione del fantasma di ciò che non siamo anzittuto.

Solo allora ritorna la questione del fenomeno in sè. Come politica e come potenza:
(controllo e potenziamento del fenomeno).

#2550
Allora, non nego che anche io faccio a fatica a collegare la realtà e il discorso filosofico severiniano.
Di certo però non possiamo relegare a puro formalismo la filosofia di Severino.

Nel senso che tautologia (per Maral) o Niente (per Garbino) sembrano liquidare il senso che invece Severino riprende proprio dai Greci.

Ossia quello di ESSERE (qualcosa). Dove il vero arrovelamento è il capire che è l' "essere" ad essere il soggetto grammaticale e "qualcosa" a essere la copula.

Ossia l'inversione perfetta di quello che è il nostro linguaggio comune.

Infatti diciamo Il vaso è rosso. Intendiamo soggetti il vaso e il rosso, e l'essere è semplicemente un segno di relazione. Ossia qualcosa è qualcos'altro.

Ma nella filosofia greca e in quella di Severino è il contrario,  essendo la forma che crea la sostanza.

Ossia ciò che crea (sottende) la sostanza, è appunto l'ESSERE.

L'esistente non è qualcosa. E' qualcosa che è l'esistente.

Ora che l'ente primo, sia col passare del tempo diventato un ente tra gli enti, credo sia il problema principale.

Almeno io cerco di leggere sempre in questa maniera.

Altrimenti avrebbe ragione Garbino, sarebbe un falso problema. Se qualcosa sia Niente o un Mondo di Folletti, che cambierebbe?

Stessa cosa per Marl, se il discorso dell'ente primo riguarda solo l'ente primo, allora è un falso problema.
Infatti l'essere è, d'accordo, ma come si relaziona con qualcosa? Ed è quello, a mio parere il problema.

Per capire le modalità di relazione dell'essere a qualcosa dobbiamo andare a rintracciare la "condizione di contraddizione necessaria" esposta da Severino, e che avevamo studiato insieme 2 anni fa con Berto.
(la memoria è labile a quanto sembra).

Io non la ricordo più (appunto).  E mi dovete scusare. Riesco appena a scrivere sul forum, e ragiono con la mia testa. Ma non riesco a riaccendere il motore delle letture.

Saluti.