Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2024, 16:47:39 PML'ente "cosa" non risente dello stesso limite percettivo-cognitivo dell'ente "evento" ?Per come la vedo, parlare di «ente "evento"»(cit.) confonde, nonostante le virgolette, i due concetti che anderebbero a mio avviso tenuti separati: l'ente può essere parte dell'evento per la coscienza che vi si relaziona (il mio osservare l'ente-sasso è un evento per la mia coscienza), ma l'evento non può essere un ente (il modo in cui si studiano gli enti non è quello con cui si studiano gli eventi). La definizione filosofica di ente è "affine" a quella di evento? Secondo me, no (anche se magari in fisica quantistica non esistono enti, ma solo eventi, per quanto quello sia un altro linguaggio, rispetto a quello filosofico).
Per fare un esempio un po' "brusco": l'altro uomo è per me un ente, non un evento; l'evento è la mia relazione (etica o anche solo percettiva) con lui. La vita dell'altro uomo, nel suo scorrere, può essere considerata un evento (nascita, durata e morte sono eventi, non enti), sebbene la sua presenza, qui ed ora, davanti a me, sia quella di un ente.
La tua domanda mi suona quindi piuttosto ambigua; potrei rispondere che i limiti percettivi-cognitivi sono propri dell'uomo in quanto tale, quindi riguardano sia gli enti che gli eventi, seppur in modo diverso, a seconda di quale dei due sia il campo d'applicazione. Sarebbe come dire, cambiando tema, che le limitazioni sensoriali dell'uomo ne condizionano sia la vista che l'udito, per quanto vista e udito restino da tenere distinte, se si parla di sensorialità.