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Messaggi - bobmax

#256
Non vi è alcuna differenza sostanziale tra ente e evento.
Sono soltanto due diverse prospettive della medesima realtà.

L'ente privilegia l'esserci, cioè l'atemporale, mentre l'evento il divenire, cioè il temporale.

Ma essere e divenire sono intrecciati indissolubilmente.

(Essere inteso come esserci...)

Tenerli distinti è propedeutico per evitare di affrontare la metafisica.
E la filosofia o è metafisica o non è.
#257
Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2024, 09:08:38 AM"O non si ha idea di cosa sia la tecnica oppure l'etica. O magari entrambe."

O si ha di entrambe un'idea iperuranica. Decisamente inconciliabile con la mia e con la realtà antropologica.

Un esempio facile facile: il disastro etico legato alla guerra (tecnologica fin dalle prime scene di 2001 odissea nello spazio), o alla covidemia, esisterebbe in assenza della tecnica ?

Anche qui è evidente il fraintendimento riguardo all'etica e alla tecnica.
Una mancanza non banale. Perché così si confonde lo strumento con il suo utilizzo.

Mentre la tecnica di per se stessa non ha nulla a che vedere con l'etica.
La tecnica prescinde dal bene e dal male. Perché ogni tecnologia è semplicemente un prodotto della logica applicata al mondo materiale.
E la logica non è né buona né cattiva.
È sempre e solo l'uso che se ne fa ad essere buono o malvagio.

Un coltello può essere usato per tagliare il pane, per difendersi da una aggressione, oppure per aggredire e uccidere.
Ma il coltello in sé non ha nessuna valenza etica.

Se si confondono i due piani, ci si perde nell'assurdo. Nei complottismi, nella tecnica malvagia, nel a me non mi si fa fesso! 
E si brama l'autoritarismo, che così ci pensa lui a sistemare tutti 'sti malvagi. Lui, che è senz'altro buono...

#258
Citazione di: Pio il 27 Marzo 2024, 19:01:56 PMSarò un ingenuo, ma ho sempre pensato che, per disporre di coscienza bisogna avere delle capacità percettive. Senza percezioni come si può affermare che qualcosa sia cosciente? Si dice infatti "coscienza di...". Senza organi di senso e di mente non può esserci coscienza, se non una rudimentale capacità di sofferenza istintiva, come nei vegetali. L'idea che tutto sia cosciente è tipica del New Age. È parecchio poetico il pensarlo, una bella palla di fuoco che ci riscalda e illumina amorevolmente, cosciente di essere indispensabile. Mah!.

Sì, la coscienza è coscienza di.
È come uno specchio che riflette ciò che si percepisce.

Ma ciò che si percepisce non è che il manifestarsi di una relazione.
Perciò è la relazione a fare nascere la coscienza.

Non è detto che vi debba essere qualcuno perché vi sia coscienza.
Potrebbe essere la relazione stessa, che comporta la coscienza del suo stesso esserci.

Il sole amorevole non c'entra nulla. Semmai nel sole vi è coscienza di una continua trasformazione nucleare.
#259
Se poi arriviamo al punto di far dipendere l'etica dalla tecnica...

O non si ha idea di cosa sia la tecnica oppure l'etica. O magari entrambe.
#260
Citazione di: PhyroSphera il 27 Marzo 2024, 20:02:23 PMIn questa indistinzione che tu dici c'è la morte del pensiero.

Mauro Pastore
Infatti.
È la morte del pensiero determinato.

Ma quando ami, pensi?
#261
Non è possibile alcuna razionalizzazione dell'etica.
Proprio perché ne è impossibile l'astrazione.

Il bene e il male si presentano nella loro immediatezza.
E solo dopo, si può cercare di ragionarci. Però consapevoli di averne già perduto l'essenza.

Difatti la autentica filosofia etica non razionalizza l'etica, ma la vive come assoluto. È infatti pura metafisica.
Se viceversa una pretesa filosofia vuole comunque razionalizzarla, semplicemente non è filosofia.

La distinzione noi sì, loro no; io sì, tu no; è la fonte di ogni male.
#262
Limitare l'etica al genere umano è una forzatura arbitraria, che a mio parere può avere come unica motivazione l'orrore del non essere.

Cioè si percepisce la natura come vuoto meccanismo, quindi un non essere, e si reagisce attribuendo a se stessi, alla propria specie, una diversità ontologica.
La natura è in definitiva un non essere, ma noi no!

Eppure basterebbe osservare con un po' di attenzione il comportamento di un animale per riscontrarvi un'etica.
Cioè una distinzione tra il bene e il male
Magari più rudimentale della nostra. E ci mancherebbe! Viste le maggiori performance logiche del nostro cervello. Ma comunque si tratta di etica.

Che poi, non so se abbia davvero insegnato più io, ai cani con cui ho avuto a che fare, che non loro a me...
#263
La confusione è comunque inevitabile. Qualsiasi direzione si prenda, non vi è mai alcuna reale certezza. E ciò che è creduto ora vero, domani potrà diventare, se non falso, almeno opinabile.
Ma questo limite non è una sventura! Anzi, l'incertezza, che basta un niente per gettarci nella più cupa confusione, è la stessa condizione del nostro esistere.

Noi esistiamo proprio per vivere l'incertezza. E quindi per affrontare la confusione.
Se non vi fosse alcuna confusione, allora sì che saremmo perduti.

Cosa vuole in sostanza questa insuperabile incertezza?
Non pretende forse di essere affrontata proprio da noi?
Non sono in fin dei conti proprio io a essere in gioco?
A dover scavare in me stesso, in solitudine, per infine affermare il Vero?

Perciò l'ipotesi di una coscienza presente in ogni dove, persino nella materia inorganica, non può essere rifiutata a priori.
Perché è comunque una possibilità. E come tale, se reale mi riguarda senz'altro.

Tra l'altro, non mi sembra un'ipotesi così peregrina...
David Chalmers con il suo "La mente cosciente" analizza questo tema con intelligenza.
Alla mia osservazione, che se la coscienza fosse presente ovunque allora si sarebbe potuta supporre la esistenza di un'unica Coscienza, David mi rispose affermativamente.

Non riusciva però a coglierne la valenza etica.
Il naturalismo ha questo handicap, non riesce a vedere oltre il proprio pensiero logico.
#264
Citazione di: PhyroSphera il 26 Marzo 2024, 10:43:23 AMC'è un rapporto di dipendenza ontologica tra scienza e filosofia; la scienza nasce per tramite della filosofia ed è preceduta da un pensiero non arbitrario sul mondo. C'è dunque una reale e giustificata distinzione tra vita e non-vita, prescientifica, che dà forma alla scienza biologica. Quel che criticavo è una concezione ridotta della vita che non tiene conto di tutta l'ampiezza dell'autentica scienza della biologia (e neanche del pensiero filosofico, prescientifico, sulla vita).

Mauro Pastore

Ma è proprio questa distinzione razionale, che precede ogni successiva considerazione scientifica, ad essere fuorviante.

È fuorviante nella misura in cui la separazione vita - non vita è considerata ontologica.

Mentre ogni distinzione non può che essere in definitiva soltanto apparente.
#265
Citazione di: green demetr il 25 Marzo 2024, 17:42:09 PMMa è impossibile che io colga la tua unicità.
Proprio per questo l'uomo è destinalmente portato all'infelicità.

La unicità non la può cogliere il pensiero razionale, che necessariamente determina.
Cioè per comprendere separa in parti e ne valuta le interazioni.

La unicità invece la cogli come pura  intuizione etica.
È una certezza a-razionale, che si impone da sé medesima.
Perché è semplice, estremamente semplice... ma proprio per questo tanto difficile.

Il tuo prossimo è unico.
Ogni volta che lo incontri, ti ritrovi infatti di fronte l'unicità.

Lo puoi vedere senza ombra di dubbio quando ti muore l'amato.
È sufficiente che tralasci ogni altra considerazione, che non sia il tuo amore per lui.

L'altro è unico.
In quanto Uno.
#266
La distinzione tra vita e non vita si basa su di una metafisica.
Che, come tutte le metafisiche che pretendono di offrire una oggettività, ha un che di arbitrario.

Cioè si dà per scontato che vi sia una "differenza" sostanziale tra ciò che è vivo e ciò che non lo è.
E sulla base di questa certezza, che di per sé è esclusivamente metafisica, si valuta la presenza o meno della vita in funzione di "caratteristiche" che "dovrebbero" comprovarla.

Solo "dovrebbero" però. Perché la sostanziale differenza tra vita e non vita è in realtà soltanto data per scontata.
Sulla base di un credo metafisico.

Perciò non dissimile dal distinguo tra animato e non animato. Che si fonda sulla esistenza o meno di una non meglio specificata "anima". Cioè su di un nulla.

Il buon Jaques Monod, premio Nobel nella medicina, nel suo "Il caso e la necessità" descrive chiaramente come ciò che consideriamo "vivo" possa nascere da ciò che vivo non è.
Semplicemente attraverso l'azione della necessità e, forse, del caso.
Dovremmo a mio parere incominciare a prenderne atto.
#267
Citazione di: green demetr il 23 Marzo 2024, 17:08:40 PMD'accordo però come negare che noi il reale lo cogliamo solo nella sua forma universale?
Bisogna vedere cosa intendiamo con "cogliere".

Se intendiamo utilizzare in qualche modo, allora sì, il reale lo possiamo utilizzare solo attraverso l'universale.

Ma se cogliere significa per noi avere esperienza, vivere la presenza dell'altro, allora è proprio quel singolo nella sua unicità.
Perché è "unico" e ogni universale non ne è che un travisamento.

Per esempio, il valore di una persona, per te, è proprio di quella specifica persona.
Può sembrare che il suo valore dipenda dagli universali che la descrivono.
Ma non è così!
I suoi attributi giocano senz'altro un ruolo nel determinare cosa provi per lei. Ma se rifletti sul suo valore per te, sarà sempre oltre ogni sua caratteristica.

Il guaio nel considerare Verità il pensiero logico, è che si finisce per appiattire il valore di ogni cosa in base agli universali. In questo modo ogni persona è sostituibile con un'altra.
È solo una questione di universali...

Ma così facendo si perde il vero valore.
Che è celato nella unicità.

E ne consegue, inevitabile, l'orrore del vuoto esistenziale.
#268
Non ti stai sbagliando.

Difatti "fin da subito" non si fa mai esperienza dell'universale, ma sempre del particolare.
Soltanto dopo si applica, eventualmente, la categoria universale che meglio descrive il particolare.

Universale indispensabile per poter ragionare, operare e comunicare. Ma che fa irrimediabilmente perdere la profondità del reale.
Quando siamo all'universale, abbiamo già perduto il reale.

Che il reale sia soltanto ciò che è razionale, è infatti il grave fraintendimento della modernità.
#269
Varie / Re: Rastislav e l'enigma delle lettere
21 Marzo 2024, 09:01:07 AM
Ah... Quindi tutte le possibili diagonali...

Anche qui proprio non ci arrivo.

Va beh, era il mio ultimo tentativo.
#270
Varie / Re: Rastislav e l'enigma delle lettere
20 Marzo 2024, 13:44:05 PM