Tuttosbagliato dice: "Ho una piccola nota per voi, di merito e di demerito...".
Beh, dopo esserci impegnati a soccorrere, sia pur solo verbalmente, una persona che chiede aiuto, questa bacchettata non mi sembra di buon gusto.
Duc in Altum conclude: "...Grazie a Dio!".
Grazie a Dio cosa? È un tormento. In certi dilemmi in realtà non c'è neppure una vera scelta.
Con l'ultimo intervento dell'utente mi sembra di aver colto qualche dettaglio in piú che modifica la mia opinione.
In certi dilemmi, dicevo, in realtà non c'è neppure una vera scelta, lo è solo apparentemente; l'unica strada è quella già tracciata, oppure tracciarne un'altra è o sembra troppo faticoso.
Ho notato che la decisione presa e affermata con un compiacimento che stride, contrasta molto con la disperazione espressa il giorno prima nel post iniziale.
Per me è una vittima (per quel pochissimo che ci è dato di sapete e capire), e come tutte le vittime che si immolano tali, esprime compiaciuta rassegnazione.
Secondo la mia esperienza, vittime si nasce e difficilmente si esce da un ruolo, da un copione assegnatoci dal fato, anche se ne siamo consapevoli; è tutto ciò che ci muove intorno a determinare e rafforzare quel meccanismo che chiamiamo destino, non solo la nostra indole e le nostre predisposizioni.
Forse sono molto significative e racchiudono tutta la disperata verità e la contraddizione, quelle due parole con cui l'utente si è manifestata: "Prigioniera" e "tuttosbagliato" .
Se tutto è sbagliato, cosa si fa?
Un prigioniero può scegliere?
Beh, dopo esserci impegnati a soccorrere, sia pur solo verbalmente, una persona che chiede aiuto, questa bacchettata non mi sembra di buon gusto.
Duc in Altum conclude: "...Grazie a Dio!".
Grazie a Dio cosa? È un tormento. In certi dilemmi in realtà non c'è neppure una vera scelta.
Con l'ultimo intervento dell'utente mi sembra di aver colto qualche dettaglio in piú che modifica la mia opinione.
In certi dilemmi, dicevo, in realtà non c'è neppure una vera scelta, lo è solo apparentemente; l'unica strada è quella già tracciata, oppure tracciarne un'altra è o sembra troppo faticoso.
Ho notato che la decisione presa e affermata con un compiacimento che stride, contrasta molto con la disperazione espressa il giorno prima nel post iniziale.
Per me è una vittima (per quel pochissimo che ci è dato di sapete e capire), e come tutte le vittime che si immolano tali, esprime compiaciuta rassegnazione.
Secondo la mia esperienza, vittime si nasce e difficilmente si esce da un ruolo, da un copione assegnatoci dal fato, anche se ne siamo consapevoli; è tutto ciò che ci muove intorno a determinare e rafforzare quel meccanismo che chiamiamo destino, non solo la nostra indole e le nostre predisposizioni.
Forse sono molto significative e racchiudono tutta la disperata verità e la contraddizione, quelle due parole con cui l'utente si è manifestata: "Prigioniera" e "tuttosbagliato" .
Se tutto è sbagliato, cosa si fa?
Un prigioniero può scegliere?