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Messaggi - donquixote

#256
La critica, lungi dall'essere umile (nel senso di humus, terreno fertile da cui possa sbocciare una qualche certezza), è invece la più becera forma di arroganza: è l'arroganza tipica degli ignoranti, che invidiosi della sapienza altrui non sanno fare altro che metterla in discussione nei modi più risibili e vergognosi; è una forma di parassitismo fra le più diffuse nel mondo moderno, tipica della vigliaccheria intellettuale di coloro che non sanno e sono infastiditi da coloro che invece, magari a volte non sapendo, hanno comunque il coraggio di esporsi e di rischiare con l'onesto intento di sapere di più  o di meglio. Esistono critici di ogni materia: dall'arte alla religione, dalla gastronomia allo sport, dalla politica al diritto, e tutti sono accomunati dall'arroganza di chi, dal basso della propria insipienza, giudica senza correre il rischio di poter essere a sua volta giudicato. Vi sono critici d'arte che assegnano a chiunque patenti di artista  senza aver a loro volta mai prodotto un'opera d'arte; vi sono critici gastronomici che assegano o tolgono "stellette" ma non sono in grado di cuocere un uovo senza bruciarlo; vi sono critici di calcio che redigono "pagelle" senza aver mai tirato un calcio ad un pallone; vi sono centinaia di critici della politica che a sentirli parlare i problemi sarebbero tutti risolti in un attimo, poi non si sa come mai nessuno di loro è disponibile a dimostrarlo sul campo; vi sono critici delle religioni che si costruiscono una religione come pare a loro e completamente differente da quel che è per poi poterla confutare con successo. La maggior parte dei giornalisti è passata dal ruolo di cronista a quello di critico, e costruisce la propria carriera su parole perlopiù campate in aria, senza mai avere la necessità di dimostrare di essere in grado di fare meglio di coloro che critica, o di avere un pensiero più vero di quello che mette in discussione. Tutti che si vantano di fare i critici "di mestiere" e nascono tali dal nulla, ma non sanno che il critico è colui che ha una grande sapienza ed esperienza in un mestiere e sono proprio queste che lo promuovono al ruolo di critico. Se uno non ha mai fatto politica come può criticare la politica? Se uno non ha mai studiato e capito la metafisica, la religione, la teologia ma ha fatto tutt'altro nella vita su quali basi può criticarle? E poi la critica moderna, a differenza di quella antica che era almeno più onesta, è anche intellettualmente truffaldina, perchè non offre alternative al pensiero che si permette di criticare: se si pensa che una affermazione è falsa è perchè, ovviamente, si dovrebbe conoscere quella vera, ma invece la critica moderna anzichè sostituire affermazione vere a quelle false si limita a contestare qualunque affermazione, sic et simpliciter, limitandosi a formulare fantasiose ipotesi alternative o domande del tipo  "ma non potrebbe essere invece...?".  Anche l'ultimo degli ignoranti è in grado di contestare qualunque affermazione basandosi sulla propria immaginazione e dunque è l'ignoranza, sotto le spoglie "colte" della critica, a dominare l'intellettualità moderna. E poi, quando anche l'immaginazione fa difetto e non hanno più argomenti, i critici ignoranti (o gli ignoranti critici, che è lo stesso) spostano la loro critica dal merito alla persona, contestando il solo fatto che qualcuno si possa dichiarare sicuro di ciò che afferma, tacciandolo per ciò stesso di superbia e arroganza, quindi di fatto dimostrando viceversa la loro superbia e la loro arroganza. Questi soldati del dubbio che fanno professione di umiltà sempre dichiarata e mai esibita dovrebbero innanzitutto porsi il dubbio se sia sensato criticare un pensiero, un'opera, un comportamento, un'idea senza avere un'alternativa migliore da proporre (come facevano del resto i critici "seri" e onesti, anche se molti di questi hanno proposto alternative false e peggiori), e magari andarsi prima a studiare il concetto stesso di critica che presuppone una profonda conoscenza della materia che ci si propone di criticare.
#257
Citazione di: Apeiron il 19 Gennaio 2017, 09:25:29 AMIl buddismo - come filosofia - ha lo stesso problema di Schopenhauer. Nel caso di Schopenhauer l'ascesi serviva per passare dalla voluntas alla noluntas. Il punto è che se "tutto è Volontà" allora estinguere la volontà diventa "nichilismo": In tal guisa adunque, considerando la vita e la condotta dei santi, che raramente ci è concesso invero d'incontrar nella nostra personale esperienza, ma che dalle loro biografie e, col suggello dell'interna verità, dall'arte ci son posti sotto gli occhi, dobbiamo discacciare la sinistra impressione di quel nulla, che ondeggia come ultimo termine in fondo a ogni virtù e santità e di cui noi abbiamo paura, come della tenebra i bambini. Discacciarla, quell'impressione, invece d'ammantare il nulla, come fanno gl'Indiani, in miti e in parole prive di senso, come sarebbero l'assorbimento in Brahma o il Nirvana dei Buddhisti. Noi vogliamo piuttosto liberamente dichiarare: quel che rimane dopo la soppressione completa della volontà è invero, per tutti coloro che della volontà ancora son pieni, il nulla. Ma viceversa per gli altri, in cui la volontà si è rivolta da se stessa e rinnegata, questo nostro universo tanto reale, con tutti i suoi soli e le sue vie lattee, è – il nulla. (Arthur Schopenhauer, Mondo come Volontà e Rappresentazione) Secondo Schopenhauer tutto nasce proprio dalla Volontà che si "oggettiva" nelle cose. Tolta la Volontà cosa rimane? Così in modo simile il buddismo con l'assenza di enti distinti può essere inteso come "nichilismo compassionevole" (a la Schopenhauer) nel quale si fa tutto per sfuggire ad un'esistenza del dolore togliendo il problema alla radice. Di certo i buddisti stessi non dicono che l'Estinzione/Nirvana sia il Nulla ma una Realtà incomprensibile a noi.

Schopenhauer ha elaborato la gran parte della sua filosofia dalle concezioni orientali, e da quella buddhista in particolare, ma ha fatto qualche errore di interpretazione e la sua elaborazione ne ha risentito parecchio. Quindi il nichilismo non è un problema del buddhismo, ma semmai solo di Schopenhauer. In fondo al suo libretto intitolato "Il mio Oriente" uno studioso del buddhismo commenta: «Il fatto che personaggi del calibro di Nietzsche, von Hartmann, Scheler, Schweitzer, Jaspers, Keyselring, Mann, Hesse, Fromm debbano a Schopenhauer il proprio vivido interesse per l'India e il Buddhismo - e che ancora oggi il suo nome resti universalmente legato alla diffusione della cultura orientale in Occidente - dimostra che egli, a suo modo, fu senz'altro il miglior apostolo del Buddha in Europa. Ma al tempo stesso fu forse, anche, il suo peggior allievo. Malgré lui».
#258
Citazione di: Sariputra il 19 Gennaio 2017, 00:06:13 AMIl Sè vero, eterno, ecc. non essendo sperimentabile diventa per me motivo di fede. Non era il motivo di questa discussione , diciamo. Concordo con te su una cosa: la teoria dell'anatman ( o dell'Io impermanente , chiamiamola così , sono solo definizioni...) può essere facilmente fraintesa e infatti non viene insegnata neanche nei paesi di fede buddhista. E ' molto complessa e in certo senso va contro il pensare comune con cui cresciamo. 

Il Sé non può essere motivo di fede ma è necessario logicamente e anche ontologicamente, quindi sperimentabile da un punto di vista logico (non essendo materiale l'unica esperienza che se ne può fare è ovviamente mentale, o se vuoi spirituale). Se non ci fosse non ci sarebbe nemmeno l'impermanenza di tutto ciò che è impermanente. Per potersi dare il divenire è necessario l'essere, altrimenti cos'è che diviene: il nulla? Si potrà rispondere, come Eraclito, che tutto diviene, ma allora questo "tutto" deve necessariamente essere (come in effetti è) perchè il divenire non identifica un'essenza ma un movimento, un cambiamento. E fra l'altro uno che a mio avviso la sapeva molto lunga come Ananda Kentish Coomaraswamy scriveva "Il buddhismo, se lo si studia superficialmente, sembra differire dal brahmanesimo da cui deriva; ma se se ne approfondisce lo studio diventa difficile distinguerli e stabilire per quali aspetti il buddhismo non sia ortodosso". Nel buddhismo viene dato rilievo ad alcuni aspetti dell'insegnamento invece che ad altri, ma nella sostaza, o forse meglio nell'essenza, le dottrine non differiscono, così come essenzialmente non differiscono i darshana induisti anche se pongono ognuno l'accento su parti diverse della dottrina. Gautama fu un riformatore nel senso etimologico che cambiò la forma, ma la sostanza della dottrina rimane la medesima.
#259
Tematiche Spirituali / Re:Gettarsi da un muretto.
16 Gennaio 2017, 12:50:18 PM
Citazione di: baylham il 16 Gennaio 2017, 10:53:21 AMC'è qualcuno che non giudica, ragiona secondo una morale o una ragione umana? Se è un difetto o errore non ha rimedi possibili, certamente non è una colpa.

La colpa sta nell'assolutizzazione del giudizio, nella sua universalizzazione. Ovvio che ogni popolo giudica i comportamenti dei suoi simili secondo la propria morale, ma deve considerare che tali giudizi sono validi solo all'interno di uno schema morale condiviso, e non sono applicabili ad esempio a popoli che hanno schemi morali diversi. Se si pretendesse poi di giudicare addirittura il comportamento di un vulcano, o di una placca tettonica, o di un uragano secondo gli schemi morali umani si verrebbe giudicati pazzi, ma invece sembra normale giudicare secondo la morale umana la "volontà di Dio" che è ben al di sopra e ben oltre il comportamento degli enti citati.
#260
Tematiche Spirituali / Re:Gettarsi da un muretto.
16 Gennaio 2017, 12:41:16 PM
Citazione di: jsebastianB il 16 Gennaio 2017, 12:21:14 PM
Citazione di: donquixote il 15 Gennaio 2017, 23:35:33 PM

Chi ha mai visto un pensiero? Chi ha mai visto l'amore? Chi ha mai visto la libertà? Chi ha mai visto la filosofia?
Allora tutte le tonnellate di libri e i miliardi di parole che discorrono di pensiero, amore, libertà e filosofia dicono solo sciocchezze buone per i gonzi.

Bingo !
Infatti è "tutta"  aria fritta / cosi' come ( ovviamente ) l' argomento "dio" -
Ma con l' aggravante che nel suo nome - i "suoi" stregoni, i suoi devoti - hanno compiuto i piu' efferati crimini.. coprendo la terra di sangue !! -  alleluja,  alleluja

Quali crimini? Se tutto è aria fritta anche la morale lo è (dato che nessuno l'ha mai vista) e dunque non esiste niente che possa essere giudicato un crimine, dato che anche la giustizia è aria fritta. Quindi perchè parli di crimini che esistono solo nella tua mente piena di "aria fritta"?
#261
Tematiche Spirituali / Re:Gettarsi da un muretto.
16 Gennaio 2017, 10:24:41 AM
Citazione di: davintro il 15 Gennaio 2017, 23:27:36 PMA me pare che la religiosità in un Dio trascendente il mondo e al contempo benigno non potrebbe essere criticata nel senso di far notare il male e la sofferenza nel mondo, in quanto l'atteggiamento coerente di chi crede in una trascendenza dovrebbe essere quello, non di svalutare, ma comunque subordinare e relativizzare i concetti umani di "bene", "male", "giusto" "ingiusto" rispetto alla volontà di Dio. Voglio dire, nel momento in cui si giudica "ingiusto" un Dio alla luce di ciò che in questo mondo l'uomo reputa "male" e "ingiustizia" si finisce di fatto con l'assolutizzare l'uomo, il mondo, il suo metro di misura etico e relativizzando il valore di Dio, alla cui bontà si è disposti a credere solo nella misura in cui rende felice l'uomo IN QUESTO MONDO, considerando Dio non il bene assoluto, ma un servo, uno strumento del mondo, che così diviene il valore primario. Si aspetta, per credere nella bontà divina, che renda felice questo mondo, e se questo mondo non è felice allora Dio non esiste o se esiste è un Dio malvagio e sadico. Un discorso chiaramente antropocentrico e cosmocentrico. Ora, come è evidente, tale atteggiamento mentale per quanto di per sé legittimo (non intendo entrare nel merito ora) è l'antitesi della vera religiosità, che invece dovrebbe credere nella bontà di Dio, incondizionatamente, indipendentemente dall'alternarsi delle fortune e delle sfortune che accadono in questo mondo, non per fideismo, cecità, ignoranza, ma in coerenza con l'idea di un Dio trascendente il mondo. La vera religiosità è di chi dice di fronte al male del mondo, non che questo escluda la bontà divina, ma piuttosto rimanda la fine del male ad una dimensione trascendente, escatologica, perché la vera giustizia non è (e non potrebbe essere) di questo mondo. Questo è un discorso teocentrico, cioè autenticamente religioso. Dunque la critica alla fede nella bontà divina a partire dalla presenza del male nel mondo è solo una critica estrinseca e dunque non realmente efficace e rilevante, in quanto poggia su premesse radicalmente diverse, capovolte, (antropocentriche) rispetto a quelle da cui parte il discorso autenticamente religioso (teocentriche). Una vera critica dovrebbe invece cogliere le autocontraddizioni del discorso che si vuole criticare, e per farlo dovrebbe per forza partire dalle stesse premesse


Discorso del tutto condivisibile; se ne deduce che l'antropocentrismo è il difetto principale (ed esiziale) di questo mondo, che viene giudicato secondo la morale umana che viene assolutizzata (come fece Kant e poi anche Dostoevskij), confusa con la "volontà di Dio" (che è tutt'altro) e posta come parametro per giudicare i fenomeni che non sono direttamente riconducibili all'azione umana (vedi ad esempio il famoso pistolotto di Voltaire dopo il terremoto di Lisbona). Se non si riuscirà a comprendere che la morale umana è una caratteristica esclusivamente umana e non appartiene al resto del cosmo e dei suoi abitanti e questa inoltre è diversa a seconda dei popoli, dei tempi e delle situazioni si continuerà a fare il medesimo errore e ognuno giudicherà "bene" o "male" qualunque fenomeno sia conforme o in contrasto con la propria morale attribuendo a questa un valore assoluto con la conseguenza di incolpare Dio, che è appunto "assoluto", per ciò che la sua morale del tutto relativa ritiene negativo. Il racconto del peccato originale stigmatizza la nascita di questo antropocentrismo, che anche gli antichi greci con il mito di Prometeo avevano evidenziato.
#262
Tematiche Spirituali / Re:Gettarsi da un muretto.
15 Gennaio 2017, 23:35:33 PM
Citazione di: jsebastianB il 15 Gennaio 2017, 22:59:10 PM
Citazione di: donquixote il 15 Gennaio 2017, 18:47:34 PMFinchè non si capirà correttamente cosa si intende con Dio - -
Nessuno ha mai " visto " "dio" sia esso Giove, Marduk, Yahwè... Come per l' uomo delle caverne che percepiva ( date le sue rozze conoscenze ) diversi esseri misteriosi che si manifestavano con quei terrificanti eventi naturali.. che lo terrorizzavano.. eccc.. - cosi' è stato ( esattamente ) per il dioYahwè - colui si manifestava ai devoti con quelle stesse modalita' dei (sedicenti) "dei" del tempo antico. Famose e continuamente ripetute nei diversi Libri quelle "favolose" sue apparizioni tramite: la nube - il fuoco divorante - fulmini e tourbillon - e i famosissimi squilli del.. trombettiere che annuciava la sua venuta quaggiu' per conferire ( in quale lingua ? - non è dato sapere ! ) con i suoi fedeli servi. Che cosa ha dunque di cosi' "speciale" il dioMonoteista ( e quello Incarnato ) rispetto a Marduk o Zeus ?? Quale dunque la profonda diversita' di manifestazione rispetto ai (ridicolizzati) "dei" pagani ? Nulla ! E come non ricordare i grandi personaggi biblici che sfottevano i credenti pagani riguardo i loro "dei" - poichè non erano in grado di camminare, oppure non alzare nemmeno un dito e/o di pronunciare nessun verso gutturale ? Erano cosi' Impotenti che le loro staute/effigi dovevano essere trasportate in processione per le vie della contrada. ( Libri di Geremia e Baruc.. ) - E allora che dire delle diverse Madonne ( in particolare quelle con il cuore trafitto da molte spade.. ), delle stautue del cristoRedentore, dei diversi santi catto-cristiani, dello sfavillante ostensorio, dei cadaveri mummificati e/o delle loro ossa putrefatte.. che i devoti venerano con tanto ardore tanto che quegli "oggetti Inanimati " sono anch'essi portati in processioni nelle vie... proprio perchè del tutto incapaci di camminare e/o muovere un solo dito ?? Quale l' abissale diversita' che fa ritenere la divinita' giudaico-cristiana Veritiera rispetto ai ( cialtroni) deiPagani ?? E infine.. perchè mai la domanda CHI è "dio" ? farebbe supporre che "egli" sia un "essere" Personale - Invece perchè non "che cosa" è Dio ? Chi mai potrebbe risolvere questo enigma ? proprio perchè Nessuno ( nessuno!) lo ha mai visto !!

Chi ha mai visto un pensiero? Chi ha mai visto l'amore? Chi ha mai visto la libertà? Chi ha mai visto la filosofia? Allora tutte le tonnellate di libri e i miliardi di parole che discorrono di pensiero, amore, libertà e filosofia dicono solo sciocchezze buone per i gonzi. Che dire di tutti quei "poeti" che parlavano d'amore senza sapere quel che dicevano perchè nessuno l'ha mai visto? Che dire di tutti coloro che sono inutilmente morti per la "libertà" che non si sa che forma abbia né cosa sia? Che dire di tutte le discussioni di "filosofia", che non si sa né chi sia e nemmeno se esista, visto che nessuno l'ha mai guardata negli occhi? Non c'è che dire, sei la Vanna Marchi del ragionamento e dell'argomentazione, ma visto che nessuno ha mai visto nemmeno il ragionamento o l'argomentazione allora queste sono sciocchezze e siccome nemmeno queste si possono vedere io qui sopra vedo solo macchioline nere su uno schermo grigio chiaro.
#263
Tematiche Spirituali / Re:Gettarsi da un muretto.
15 Gennaio 2017, 22:43:40 PM
Citazione di: Fharenight il 15 Gennaio 2017, 21:35:20 PM
Donxiquote, nella tua presunzione non ti accorgi che anche tu giudichi. Per me Dio era ed è  (indipendentemente dal credere o no, ma cosí come può esserw concepito o fatto comprendere dalla religione cristiana)  è puro Spirito, cioè Pensiero ed Energia, quindi forza creatrice. La parola "Dio" non indica in realtà nessuno. Non indica  cioè nessun Ente Supremo oggettivizzato, dotato di autocoscienza e volontà (Persona), invisibile, immateriale, lontano e irraggiungibile e che detta legge attraverdo gli "eletti"; ma questo concetto  è stato attribuito  in seguito dalle religioni. In realtà inizialmente l'uomo credeva all'esistenza di diverse forze della natura ma  che concepiva come soprannaturali, individuate nelle tante divinità che ha sempre antropomorfizzato.  In seguito viene inventato il monoteismo che probabilmente è stato l'equivoco, il  fraintendimento di un pensiero piú raffinato che voleva in realtà indicare l'Infinito e insieme il finito come parte o momento dell"infinito stesso.
Quindi, come ho scritto nel precedente post, la natura stessa (che comprende l'uomo) è in continua evoluzione verso il bene, cioè verso l'armonia di tutto ciò che esiste.

Quale giudizio avrei dato? Ho solo detto un'ovvietà: bisogna prima capire il concetto di Dio e poi, quando si è capito, si vedrà che non ha senso giudicare. Dov'è il "giudizio" in questa affermazione? In ogni caso se Dio è quel che descrivi (e sostanzialmente lo è) come si giustifica la domanda che ti facevi nel messaggio precedente e che invece presuppone autocoscienza e volontà cosciente? Se è spirito e "forza creatrice" è semplicemente quello che è, che giudizio si potrà mai dare a questa forza? È buona? È cattiva? È solo quello che è. Si può solo prenderne atto e comportarsi di conseguenza. Nell'ultima tua frase invece esprimi un'opinione su cui si può concordare o meno (io ad esempio penso esattamente l'opposto mentre come te la pensa anche Vito Mancuso) ma questa rimane comunque un'opinione non suffragata da alcuna dimostrazione razionale od empirica (anche se esistono dimostrazioni razionali ed empiriche del contrario).
#264
Tematiche Spirituali / Re:Gettarsi da un muretto.
15 Gennaio 2017, 22:18:58 PM
Citazione di: altamarea il 15 Gennaio 2017, 19:20:03 PM
Donquixote, penso che la tua affermazione riguardante cosa s'intende con Dio deve essere rivolta esclusivamente ai cristiani o a chi crede in un Dio creatore. Chi non crede nell'esistenza di Dio non ha in merito le idee confuse. Cosa deve capire un ateo ?

Il non credente è libero di "giudicare", di emettere il proprio giudizio, o no ? Senza superbia, senza presunzione. Questi due sostantivi  sono adatti ai ferventi seguaci che hanno solo certezze e mai dubbi. E qui nel forum ne abbiamo esempi.


Da quanto scrivi mi sembra di capire che credi in Dio. Va bene ! L'ateo non te ne fa una colpa, ma non "rimproverare" i "reprobi".  

Non direi che la mia affermazione debba essere rivolta solo ai cristiani o genericamente ai credenti, ma a chiunque voglia parlarne con un minimo di cognizione. Se Dio fosse un vecchio signore barbuto, in carne ed ossa, seduto su di una nuvoletta ad osservare il mondo, allora bisognerebbe parlarne partendo da questo presupposto, e sia chi crede in un Dio siffatto che chi non ci crede potrebbe parlarne, basta essere d'accordo su cosa si intende per "Dio". Quindi anche gli atei, per parlare di Dio ed esprimere opinioni ed eventualmente giudizi, devono sapere di cosa si sta parlando. Per affermare con certezza che qualcosa "non esiste" bisognerà pur sapere cos'è quel "qualcosa", no? E un giudizio su Dio espresso dagli atei è contraddittorio: come si fa ad esprimere giudizi su qualcosa che non esiste? Se invece sapessero veramente di cosa si sta parlando prima di tutto non si direbbero atei, poi esprimerebbero il concetto di Dio in modo magari diverso dai credenti, ma non potrebbero comunque esprimere giudizi su di esso perchè la cosa sarebbe perlomeno insensata. Hai mai sentito uno scienziato esprimere giudizi morali sulla forza di gravità? Che senso avrebbe farlo? Esprimere giudizi morali su Dio, da un punto di vista "laico", sarebbe come farlo sulla forza di gravità. Gli unici che non parlano di Dio sono gli agnostici poichè a loro non interessa l'argomento, come a chi non interessa la forza di gravità non ne parla, ma ciò non toglie che questa esista comunque e consenta loro di vivere.
#265
Tematiche Spirituali / Re:Gettarsi da un muretto.
15 Gennaio 2017, 18:47:34 PM
Citazione di: Fharenight il 15 Gennaio 2017, 17:51:21 PMSul perché Dio lascia che nascano persone con difetti fisici (e psichici) anche gravi, me lo sono chiesto molte volte, e, cercando a tutti i costi una risposta che non andasse in conflitto col la fede in un Dio, ho pensato che in molti casi la causa è umana, si veda ad esempio i nati dopo l'utilizzoda parte di molte donne della famigerata pillola Talidomide. Ma molte altre volte non c'è una causa addebitabile ai genitori. Allora sarà comunque la conseguenza del peccato originale? Mah... mah... Mi sono chiesta allora: ma perché Dio lascia che soffrano gli animali, spesso vittime di torture dolorosissime da parte degli umani? Sono anche loro sue creature senzienti ed intelligenti e pure senza peccato originale. 

Finchè non si capirà correttamente cosa si intende con Dio e lo si confonderà con l'idea che ognuno ha in mente di Lui non si riuscirà mai a comprendere queste cose. Prima capire, quindi, poi giudicare, anzi nel momento in cui si capisce ci si rende anche conto che non c'è nessun giudizio da dare (oltre al fatto, non secondario, che solo l'idea che l'uomo si permetta di giudicare Dio esprime una presunzione e una superbia estrema); ma se non si capisce questo concetto, che è ovviamente basilare, si farà sempre, come tanti, la fine della volpe che non riuscendo a prendere l'uva si giustifica dicendo che è acerba, magari addirittura avvalorando tale giudizio con dotte citazioni di altre volpi come lui che hanno fatto la medesima esperienza.
#266
Ente è la contrazione di essente, che è a sua volta la contrazione di esistente, quindi il participio presente del verbo essere. Come sostantivo singolare indica quindi tutto ciò che esiste, ovvero che si manifesta, mentre il sostantivo plurale (gli enti) indica tutto ciò che l'uomo percepisce come separato da qualcosa d'altro e quindi lo considera (almeno a livello concettuale) a sé stante. In quanto participio presente l'ente (e gli enti) è necessariamente sottoposto al processo del divenire, anzi è addirittura il divenire stesso, quindi è diverso dall'essere, che non diviene. L'ente è indefinitamente divisibile in un indefinito numero di enti, i quali però tutti sono parti necessarie e inscindibili dell'ente (singolare)  che racchiude tutto ciò che è manifesto e al di fuori del quale non potrebbero esistere. Di fatto solo l'ente esiste e diviene (forse si può dire più precisamente che l'ente si può definire tale mentre è in atto, ovvero nell'istante in cui diviene, mentre il divenire identifica tutto ciò che si è manifestato, si manifesta e si manifesterà), mentre gli enti sono costruzioni mentali umane che servono al medesimo per rappresentarsi ciò che gli sta intorno e controllarlo. Poi certo si può giocare con le parole per anni senza cavare un ragno dal buco, ma bisognerebbe anche fare il giochino di verificare quanto queste parole corrispondano ad una parte di realtà e quanto non siano, appunto, solo parole. Gli "essenti" di Heidegger, ad esempio, a mio avviso sono solo concetti senza alcun riferimento reale, così come il niente che esiste come costruzione grammaticale, nello specifico identifica la negazione dell'ente, ma non corrisponde a niente di reale, effettivo o manifesto (materiale o spirituale che sia), così come esiste la parola "nulla" che è l'opposto di Tutto, ma questa esiste appunto solo come parola, non certo come segno che indichi qualcosa di reale ed esistente, in quanto il tutto non può avere opposti.
#267
Citazione di: Duc in altum! il 11 Gennaio 2017, 09:12:44 AMCerto, ma si potrebbe anche distinguere l'eterno come un susseguirsi infinito di attimi, più o meno quel che passa nel trascorrere della nostra esistenza: 40, 80 o 100 anni vissuti, anche se appare surreale, in realtà non sono altro che milioni d'istanti coscienti (inclusi i sogni e l'inconscio) ripetutosi fino alla morte. Quindi se nell'attimo dopo un infarto fulminante, cessasse tutto questo, non possiamo definire quel lapso di tempo, pervaso dal niente, dal buio e dal silenzio assoluti, che diverrebbe dopo. Mentre se, passato il dolore lacerante del cuore spezzato, si dovesse riconquistare un certo che di coscienza, penso, anzi immagino (visto che godo di questa grazia), anche perché ancora umano, che "forse" quegli istanti che si susseguirebbero, formando la vita eterna, non sarebbero poi tanto diversi da quelli sperimentati, assurdamente, nel pianeta terra.

Non per vis polemica, ma è importante non confondere l'eternità con un concetto condizionato dal tempo, altrimenti su certi argomenti ci si condanna inevitabilmente alla confusione assoluta. La serie di istanti (o di secondi, ore, giorni eccetera) che non finisce mai si indica con "perpetuità"; ciò che è perpetuo continua indefinitamente nel tempo, mentre ciò che è eterno è qualcosa che non è condizionato dal tempo e il suo manifestarsi non è misurabile in termini di istanti, giorni, secoli. La vita eterna quindi non ha niente a che fare con quella che sperimentiamo qui sulla terra, che se fosse come dici tu sarebbe perpetua, e non è per niente legata alla consapevolezza e alla coscienza così come siamo abituati a considerarla.
#268
Citazione di: Duc in altum! il 10 Gennaio 2017, 20:37:53 PM
**  scritto da sgiombo:
CitazioneMa la questione che affrontavo con Maral non era se la vita sia eterna o meno (so già cosa pensi tu in proposito e non credo che riuscirei a convincerti che sbagli, anche se lo deisderassi con tutto il cuore), bensì se l' istante della morte sia eterno o meno.
Se l'istante della morte fosse come quello dell'attimo in cui ci si addormenta, e poi non ci sarebbe più risveglio, penso, secondo me che sì è eterno. Mi addormento e resto addormentato per sempre. Buio e assenza di coscienza per sempre.
Se invece si dovessero aprire nuovamente gli occhi, o qualcosa di simile percezione, bisognerebbe esserci per sperimentare la probabile possibilità che sia eterno o meno.


P.S. = non potresti convincermi del fatto che sto sbagliando perché l'unica arma a tua disposizione è la tua fede nella fortuna, e io che "forse" sono più fortunato di te non ho mai creduto in essa.  ;D  ;D ;D
L'istante eterno è una contraddizione in termini perchè l'istante è una frazione di tempo mentre l'eternità è al di lá del tempo e con quest'ultimo non ha nulla in comune. Così come non ha senso pensare di risvegliarsi dopo la morte se questo risveglio lo si colloca nel tempo o comunque condizionato da questo.
#269
Percorsi ed Esperienze / Re:Prigioniera
06 Gennaio 2017, 19:35:12 PM
Citazione di: Tuttosbagliato il 06 Gennaio 2017, 11:37:07 AM"C'è sempre una scelta giusta e una scelta sbagliata, e la scelta sbagliata sembra sempre la più ragionevole." (George Augustus Moore)


Nella frase citata io sottolineerei il "sembra", che pare un segnale che evidenzia una trappola incombente: di fatto la scelta sbagliata non è mai ragionevole, anche se la "sembra". La scelta deve sempre essere quella giusta, o comunque quella che nel momento della decisione appare tale alla nostra coscienza. Non tanto per una questione "morale", che non è affatto in gioco in questo caso, ma più semplicemente per evitare che tale scelta, una volta fatta, si ripercuota sulla psiche di ognuno e dia luogo a rimpianti, rimorsi, sensi di colpa che non potranno che aumentare il senso di disagio e di sofferenza suscitando rancore e voglia di rivalsa. Se si compie la scelta giusta si sarà inoltre più forti e convinti e si riusciranno ad accettare anche le eventuali conseguenze indesiderate, mentre sarà molto più difficile accettare le conseguenze di una scelta compiuta in modo forzoso, dettata magari dall'opinione della gente che ci sta intorno, o dall'idea di noi che vorremmo che gli altri avessero, o da quello che si aspetterebbe colui che è coinvolto dalle nostre decisioni, o da qualche altra ragione "esterna" a noi. Diceva sempre Nietzsche: "Fate pure ciò che volete, ma siate prima di tutto di quelli che sanno volere"; significa che la volontà deve essere guidata dalla sapienza, e la sapienza alberga nel cuore e nella coscienza di ognuno che abbia imparato a conoscere se stesso. E la sapienza non è razionale e a volte nemmeno ragionevole, ma è giusta.
#270
Percorsi ed Esperienze / Re:Prigioniera
04 Gennaio 2017, 20:05:24 PM
Se io avessi la suola di una scarpa rotta e per questo mio problema mi rivolgessi ad un forum di persone che stimo riflessive, o almeno potenzialmente tali, l'ultima cosa che mi aspetterei è di sentirmi dire: rivolgiti ad un calzolaio, perchè se questo accade significa che o io ho sovrastimato gli utenti del forum oppure questi hanno sottovalutato la mia intelligenza credendomi non in grado di arrivare a tale banale deduzione. Se si racconta a persone anonime una propria esperienza lo si fa solitamente per raccogliere pareri di gente non coinvolta emotivamente, oppure per confrontare esperienze analoghe e modi differenti di affrontarle, oppure anche solo per sfogarsi e trarre da una discussione qualche spunto utile. Credo che lo scopo sia più o meno questo, e dire "rivolgiti ad un professionista" è un modo per intervenire senza intervenire, per parlare senza dire nulla, e anzichè esprimersi in modo pilatesco se non addirittura offensivo puntualizzando l'ovvio se non si ha qualcosa da dire è sempre meglio non dire. E poi sarà l'intelligenza, la saggezza, la capacità di discernimento e di valutazione di colui o colei che  ha aperto questa discussione a decidere per il meglio, pescando da un ventaglio di punti di vista diversi ciò che riterrà più conforme o affine alle proprie necessità. Nel merito mi limito solo a riportare una citazione di Nietzsche: «Medico aiuta te stesso, così aiuterai anche i tuoi malati. Questo sia il tuo aiuto migliore: che egli guarisca guardando con gli occhi colui che risana se stesso». Il senso di responsabilità deve essere esercitato innanzitutto nei confronti di se stessi, perchè solo una persona sana potrà aiutare qualcun altro senza avere a sua volta bisogno d'aiuto, e anzi come giustamente dice Nietzsche l'aiuto migliore che si possa fornire a qualcuno è, per rimanere alla metafora,  metterlo in grado di camminare con le proprie gambe e non spingere la sua carrozzella vita natural durante.