Per carità è vero che la lingua è viva e rappresenta e interpreta, in profondità, una civiltà.
E' tuttavia una cosa del tutto ridicola pensare di affidarle la soluzione dei problemi in virtù dei poteri taumaturgici del linguaggio. Mi riferisco, in particolar modo, alla colossale sciocchezza del politically correct e di tutto quanto sottende.
Proprio perché la lingua è viva e dunque viene alimentata e si evolve naturalmente, è velleitario pensare di forzarla artificialmente. In altre parole è il Dizionario della Lingua italiana a correre dietro ai mutamenti e non viceversa. E' quindi grottesco assistere a lettere/e-mail o anche annunci verbali che cominciano con "Cari tutte, tutti, lgbtq" poi velocizzate con ə oppure grandi discussioni sulla differenza di significato tra "donna di strada" (prostituta) e "uomo di strada" (?).
Trovo tutto ciò farsesco e lontanissimo dal vero problema. Che è il seguente: il maschio è più aggressivo della femmina ed, essendo fisicamente più forte, il problema si aggrava.
Se si pensa di poterlo risolvere anche, ripeto anche, da un punto di vista culturale è condivisibile. Ma se si pensa che questa evoluzione culturale passi da una costrizione del linguaggio credo si sia molto lontani dalla verità.
Io credo che sia, viceversa, una grandissima ipocrisia che allontana da una possibile via d'uscita. Che, sia chiaro, è difficilissima da individuare.
Mi vien da dire che il maggior sforzo debbano necessariamente farlo le femmine. Così come un popolo oppresso non può attendere che siano i carcerieri (chi comanda) a liberarlo è difficile attendersi che siano i maschi a cedere il comando. Nel senso che, per la violenza fisica esercitata la legge già oggi offre un supporto accettabile; si può migliorare, certo, ma non siamo all'anno 0 di quando, per esempio, era contemplato il delitto d'onore. Per la supremazia economica, politica e culturale dovranno essere le donne necessariamente a darsi da fare.
Qui siamo su un piano nel quale la maggior aggressività maschile può essere sconfitta aggirandola con una sapiente ed efficace strategia. La Ceo di General Motors ha tenuto testa al Ceo di Fiat. L'attuale governatrice Bce sta opponendosi a più di mezza Europa. Anche l'Italia, pur se ahimè forse si poteva scegliere meglio
, si è dotata di un premier femmina. Con calma, non nego la grande lentezza del processo, però si sta andando nella direzione giusta.
E' questa, a mio modesto avviso, la strada da percorrere: donne più capaci di uomini si prendono il posto più elevato.
Non vorrei chiudere apparendo un'anima bella: anche a me fa orrore ogni volta che sento una femmina picchiata, stuprata e magari uccisa da un maschio. Provo una grande pena per la vittima e una grande rabbia per il carnefice.
Ma non sarà una schaw o tutte le sciocchezze del politically correct a mutare le coscienze delle persone. Al contrario è un cammino che, purtroppo, necessita tempo e impegno.
Io, nel mio piccolo, stiro, lavo, faccio la spesa, accudisco i figli insomma sono esattamente uguale a mia moglie. E sapete perché faccio così? Non so nel profondo rispondere con assoluta rispondenza alla realtà ma so che da bambino vedevo farlo a mio padre e sono convinto che questo abbia aiutato.
Ma se credo nell'uguaglianza di diritti e doveri non credo, assolutamente non credo nell'uguaglianza di sensibilità e attitudini. Non ho mai preteso di accudire i figli come sapeva farlo la loro madre quando erano in fasce, non ho mai preteso di fare meglio di una donna quello che sa fare una donna.
Mi piace viceversa aprire una porta e/o cedere il passo a una signora, offrirmi per i lavori di fatica, volerle bene quando le sue sensibilità femminili contrastano con le mie sensibilità maschili, etc.
E' tuttavia una cosa del tutto ridicola pensare di affidarle la soluzione dei problemi in virtù dei poteri taumaturgici del linguaggio. Mi riferisco, in particolar modo, alla colossale sciocchezza del politically correct e di tutto quanto sottende.
Proprio perché la lingua è viva e dunque viene alimentata e si evolve naturalmente, è velleitario pensare di forzarla artificialmente. In altre parole è il Dizionario della Lingua italiana a correre dietro ai mutamenti e non viceversa. E' quindi grottesco assistere a lettere/e-mail o anche annunci verbali che cominciano con "Cari tutte, tutti, lgbtq" poi velocizzate con ə oppure grandi discussioni sulla differenza di significato tra "donna di strada" (prostituta) e "uomo di strada" (?).
Trovo tutto ciò farsesco e lontanissimo dal vero problema. Che è il seguente: il maschio è più aggressivo della femmina ed, essendo fisicamente più forte, il problema si aggrava.
Se si pensa di poterlo risolvere anche, ripeto anche, da un punto di vista culturale è condivisibile. Ma se si pensa che questa evoluzione culturale passi da una costrizione del linguaggio credo si sia molto lontani dalla verità.
Io credo che sia, viceversa, una grandissima ipocrisia che allontana da una possibile via d'uscita. Che, sia chiaro, è difficilissima da individuare.
Mi vien da dire che il maggior sforzo debbano necessariamente farlo le femmine. Così come un popolo oppresso non può attendere che siano i carcerieri (chi comanda) a liberarlo è difficile attendersi che siano i maschi a cedere il comando. Nel senso che, per la violenza fisica esercitata la legge già oggi offre un supporto accettabile; si può migliorare, certo, ma non siamo all'anno 0 di quando, per esempio, era contemplato il delitto d'onore. Per la supremazia economica, politica e culturale dovranno essere le donne necessariamente a darsi da fare.
Qui siamo su un piano nel quale la maggior aggressività maschile può essere sconfitta aggirandola con una sapiente ed efficace strategia. La Ceo di General Motors ha tenuto testa al Ceo di Fiat. L'attuale governatrice Bce sta opponendosi a più di mezza Europa. Anche l'Italia, pur se ahimè forse si poteva scegliere meglio

E' questa, a mio modesto avviso, la strada da percorrere: donne più capaci di uomini si prendono il posto più elevato.
Non vorrei chiudere apparendo un'anima bella: anche a me fa orrore ogni volta che sento una femmina picchiata, stuprata e magari uccisa da un maschio. Provo una grande pena per la vittima e una grande rabbia per il carnefice.
Ma non sarà una schaw o tutte le sciocchezze del politically correct a mutare le coscienze delle persone. Al contrario è un cammino che, purtroppo, necessita tempo e impegno.
Io, nel mio piccolo, stiro, lavo, faccio la spesa, accudisco i figli insomma sono esattamente uguale a mia moglie. E sapete perché faccio così? Non so nel profondo rispondere con assoluta rispondenza alla realtà ma so che da bambino vedevo farlo a mio padre e sono convinto che questo abbia aiutato.
Ma se credo nell'uguaglianza di diritti e doveri non credo, assolutamente non credo nell'uguaglianza di sensibilità e attitudini. Non ho mai preteso di accudire i figli come sapeva farlo la loro madre quando erano in fasce, non ho mai preteso di fare meglio di una donna quello che sa fare una donna.
Mi piace viceversa aprire una porta e/o cedere il passo a una signora, offrirmi per i lavori di fatica, volerle bene quando le sue sensibilità femminili contrastano con le mie sensibilità maschili, etc.