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Messaggi - anthonyi

#2551
Attualità / Re: Il capitalismo fa miracoli...
04 Giugno 2023, 10:31:41 AM
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 04 Giugno 2023, 10:12:40 AMNon credo che questo gioco di prestigio sia un'esclusiva degli USA. Anche in Italia, quando c'era la lira, i nostri governi la svalutavano per consentire agli stranieri di venire in Italia a prezzi per loro convenienti: entrate queste che per il nostro Stato erano una manna. 
Non é la stessa cosa, noi abbiamo sempre avuto il vincolo estero, vincolo che per gli USA non esiste essendo loro i gestori del sistema finanziario. Finché il dollaro sarà moneta di scambio e riserva mondiale potranno permettersi quello che nessun altro può permettersi. 
#2552
Attualità / Re: Il capitalismo fa miracoli...
04 Giugno 2023, 10:24:35 AM
Vedi pensarbene, é la differenza tra chi ha bisogno del sistema finanziario e chi lo possiede. Gli usa fanno parte della seconda categoria e quindi, nello stile del marchese del Grillo dicono: "io so io, e voi non siete un c."
Gli usa non possono fallire, al limite, in casi estremi, potrebbero cambiare le leggi bancarie e imporre alla loro banca centrale di comprare i loro titoli di stato, magari anche a tassi controllati. Il vincolo di indebitamento che é stato ulteriormente rivisto é in realta uno strumento di controllo che il parlamento ha nei confronti del presidente, insomma é una questione loro interna. 
#2553
Citazione di: Claudia K il 03 Giugno 2023, 14:52:41 PMTi posso aggiungere che non ho mai visto con simpatia i gay pride, sebbene ne riconosca l'indubbio e forse insostituibile  valore nella rottura di schemi omofobici.

Ne sei proprio convinta, Claudia? 
I gay pride sono carnevalate che tendono piuttosto a rafforzare clichet e stereotipi che hanno fatto la fortuna della  commedia all'italiana. Se il popolo dei diversi accettasse l'idea di ridurre il suo esibizionismo per sostituirlo con una più composta rappresentazione delle proprie istanze politiche probabilmente verrebbe ascoltato di più. 
#2554
Citazione di: Jacopus il 03 Giugno 2023, 10:28:45 AMIl problema Anthonyi è, come al solito complesso. Ridurre tutto al "non si fa", è specularmente identico, come atteggiamento a chi promuove i campi di concentramento per gli ebrei o per i provenzali. La frequentazione con la psicologia mi ha insegnato a chiedermi sempre "perché". È in questo caso perché sempre più larghe masse di popolazione occidentale esprimono opinioni talvolta bislacche altre violente, relegando una qualsiasi immagine dell'altro (russo, big pharma, ebreo capitalista, negro, comunista, povero, immigrato, femmina, maschio) nella categoria del (semplificando) Nemico.

Non posso essere d'accordo, un sistema giuridico che definisce precisamente i limiti necessari alla libera espressione del pensiero é fonte di certezza e non ha nulla a che vedere con il pressapochismo di chi costruisce nemici artificiosi con Fini opportunistici ed antidemocratici. Per fortuna che questi soggetti hanno una audience sempre limitata, anche se appare maggioritaria perché molto rumorosa. Alla fin fine io sono più ottimista di te al riguardo, i valori ci sono ancora, la guerra di liberazione dell'ucraina sta dando una mano notevole a risvegliarli nel pigro mondo occidentale. 
#2555
Citazione di: Socrate78 il 02 Giugno 2023, 20:28:51 PMUn'opinione e una teoria antisociale o contro le regole sociali del momento (che cambiano) non è per questo necessariamente FALSA, sostenere questo significa andare contro la logica.  
Il funzionamento dei sistemi liberali e democratici si regge su regole sociali collettive. Chi le mette in discussione mette in discussione la stessa libertà di espressione, anche se non se ne rende conto. La libertà di espressione deve fermarsi nel momento in cui diventa un pericolo per le istituzioni.
#2556
Magari non solo saper leggere e scrivere, diciamo che le verifiche dovrebbero essere anche un po' più ampie, ma non credo ci sia nulla di scandaloso nella cosa. D'altronde anche chi va nella scuola privata non va nella scuola pubblica, perché allora un genitore non dovrebbe potersi organizzare la scuola per suo figlio in casa? Allo stato basta controllare che gli obiettivi didattici siano rispettati e che la cosa non nasconda un disegno di segregazione sociale.
#2557
Citazione di: Jacopus il 01 Giugno 2023, 20:03:14 PMIl problema in Italia, se vogliamo allargare lo sguardo, sta in una concezione del capitalismo di stampo feudale che somma i difetti del capitalismo con quelli del feudalesimo. Faccio un esempio. Quante Corporations ci sono in Italia, intendendo con esse società per azioni, con il capitale così diluito, da essere gestito esclusivamente da manager? In Italia vige invece il concetto di "padroncino", che trasmette la ditta di padre in figlio, senza considerare se il figlio sia un emerito rimbambito. Il merito in Italia è troppo spesso un optional ingombrante ed è per questo che tanti italiani vanno altrove (questo scenario va moltiplicato per cento a sud di Roma).
Questi sono purtroppo i Mali italiani, corporativismo, familismo e scarsa cultura economico finanziaria, alla quale si aggiunge oggi l'atteggiamento populista perennemente indirizzato contro i giganti dell'economia, che si ritrovano perennemente indeboliti nella competizione con i giganti esteri, fino a che questi ultimi si mangiano le nostre imprese e diventiamo colonia. 
#2558
Citazione di: Freedom il 01 Giugno 2023, 16:21:25 PMIl tuo modo di vedere è di consegnare al datore di lavoro l'assoluta preminenza nelle questioni aziendali. Lui paga (e rischia!) e tanto basta a chiudere il discorso.

Ebbene è certamente vero che a lui spetta l'onere e l'onore di decidere la strategia aziendale e tutto ciò che concerne l'organizzazione del lavoro ma non possiamo dimenticare che l'azienda ha anche una funzione sociale. Non lo dico io ma la Costituzione italiana.

E scendendo nella realtà non credo che tu possa essere d'accordo sul fatto che, diversi lavoratori, siano pagati 600/700 € al mese (per 40 e anche più ore di lavoro). Tanto per rimanere sul generale e su un esempio molto diffuso.

Tu dirai che è un problema di domanda/offerta ma io credo che tutta una società si debba far carico di cercare (almeno tentare!) di creare condizioni di vita dignitosa e decorosa per tutti.

Se l'economia non si "umanizza" allora non compie il suo dovere sino in fondo.




Per rispondere anche al tuo precedente, io lo so che in Italia le leggi vincolano molto la contrattazione lavorativa, ma questo per me é un fatto negativo che genera basso sviluppo delle imprese, propensione ad andarsene, o a non venire(e so del caso concreto di un'azienda che in Toscana, pochi mesi dopo aver firmato un contratto di allineamento dei salari a quelli più alti pagati nel nord dalla stessa azienda, ha deciso di chiudere quello stabilimento, chissà perché), e basso livello dei salari, perché poi i costi dei vincoli legislativi le imprese li devono scaricare da qualche parte.
Io sono d'accordo che l'impresa ha una funzione sociale, ma questo che vuol dire? Che può essere caricata di costi sociali che spetterebbero alla collettività? Rimanendo sull'esempio concreto che mi fai di un salario marginale di 600 euro. Supponiamo di considerare come reddito dignitoso 1200 euro, per cui se quel lavoratore non ha altre altre entrate gli spetterebbero altri 600 euro. Secondo te é giusto che sia "costretto" (costrizione puramente formale perché poi gli imprenditori la soluzione la trovano) a metterceli chi gli da lavoro, che magari é un imprenditore marginale. Non é più sensato che questi 600 euro vengano dalla fiscalità generale? In un sistema di libero mercato le tutele sociali ci possono essere, per me ci debbono essere. Solo che non devono essere meccanismi che danneggiano il mercato. 
#2559
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 01 Giugno 2023, 12:24:02 PMA me questo non sembra poi così chiaro: se da un lato l'impresa mette a disposizione il proprio capitale, ovviamente per ricavarne degli utili, dall'altro, il dipendente mette a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze. Secondo me, tempo e competenze non sono meno importanti del capitale. Provate a chiamare un professionista (idraulico, elettricista, muratore o altro) e chiedetegli quanto prende per un intervento a casa vostra. Nella richiesta che fa il professionista sono compresi materiale e manodopera.
L'impresa non é quella che mette il capitale, l'impresa organizza i fattori, tra cui il lavoro, e decide chi assumere e il prezzo da pagare, visto che é lei a pagarlo. 
Anche per i professionisti credo valga lo stesso. Il professionista chiede un prezzo ma é chi lo chiama che decide se il prezzo é idoneo. 
#2560
Citazione di: Freedom il 01 Giugno 2023, 11:07:52 AMLo dico con umiltà e senza nessuna critica: avverto che siamo tutti vittima di una narrazione che non rispecchia la realtà storica e umana del mondo del lavoro.

La persona umana tende all'avidità. Questo vale sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. E' dunque imprescindibile regolare il rapporto di lavoro con leggi che tengano presente questo fatto strutturale.

Bisognerebbe poi stabilire l'obiettivo di questo regolamento. Che, a mio avviso, non può essere assoluto ma deve equilibrare le varie istanze. Non mi pare dunque corretto assurgere a valore assoluto la competitività e nemmeno l'interesse del lavoratore. Nonostante quest'ultimo sia, è bene ricordarlo, la parte più fragile della relazione.

Occorre trovare un compromesso che consenta la sopravvivenza dell'azienda cioè la sua capacità di produrre utili e la sopravvivenza cioè il vivere decorosamente e dignitosamente del lavoratore.

La difficoltà sta appunto nell'avidità reciproca e nell'incapacità, sempre reciproca, di fidarsi l'uno dell'altro. Negli anni '60 e '70 i rapporti di forza furono significativamente a favore dei lavoratori che, purtroppo, se ne approfittarono. Oggi, non è più così, e i rapporti di forza sono fortemente a favore dei datori di lavoro che, va da sè, se ne approfittano. Sono sotto gli occhi di tutti gli utili, in costante crescita, delle aziende quotate in borsa. Di tutto il mondo. E il potere d'acquisto di stipendi/salari nettamente inferiore alla crescita degli utili. Il fenomeno, come detto, è mondiale.

Questo è quello che rilevo.

Attribuire questa situazione all'incapacità negoziale dei sindacati mi pare ingeneroso. O meglio può essere vero ma non per la loro aggressività. Caso mai per il motivo opposto! La verità è che firmano tutto. Per accorgersene è sufficiente parlare con qualsiasi lavoratore. Non a caso le organizzazione sindacali soffrono un'emorragia di iscritti e si stanno riducendo ad associazioni di pensionati.

Le cause profonde di tutto ciò vanno ricercate, secondo me, nell'assenza (in tutto il mondo) di prospettive e/o progetti credibili di miglioramento sociale e politico. E dunque nella poca voglia di battersi per un mondo migliore. "Pigrizia" che colpisce tutti, non solo le parti sociali.
Il topic sono le strategie sindacali, e non le leggi inerenti il mercato del lavoro, Freedom. 
Pensare di risolvere questioni contrattuali con la coercizione espressa dallo stato é il rimedio peggiore possibile di qualsiasi tipo sia il problema. Le realtà lavorative sono profondamente differenziate tra loro e abbisognano di soluzioni differenti, e queste non possono essere regolate per legge. 
Personalmente poi non credo che il problema sia l'avidità, quanto la carenza di conoscenza della situazione aziendale. Trovare soluzioni armoniche nei rapporti di lavoro é conveniente per tutti, di solito questa soluzione l'imprenditore la conosce, cioè sa quanto é il massimo che può ragionevolmente offrire ai propri lavoratori, ma non glielo dice certo a loro. Qui ci dovrebbe essere il lavoro del buon sindacalista, che dovrebbe sapere quanto é opportuno chiedere per risolvere subito la questione senza costi per nessuno. Da notare che poi nelle contrattazioni sono parte integrante i piani d'investimento, che sono condizione di garanzia di occupazione futura. 
E per l'occupazione futura é importante che i lavoratori sappiano quanto é opportuno chiedere, perché se chiedono troppo é possibile che sul momento l'imprenditore li accordi, perché é stato preso alla sprovvista, ma poi si faccia i conti e si accorga che non gli conviene più tenere aperto, meglio produrre in Polonia. 
#2561
Citazione di: Ipazia il 01 Giugno 2023, 08:23:27 AMOggi il padronato si è pappato tutto e cambia a suo piacere le regole del gioco e le mitologie.
Se sono padroni dell'impresa é chiaro che il gioco lo fanno loro. I lavoratori possono sempre scegliere di non giocare o di cercare un altro tavolo cui giocare, o addirittura di organizzare il gioco per conto loro. Comunque se accettano il gioco del padrone é segno che gli va bene. 
#2562
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 01 Giugno 2023, 07:52:34 AMNon sono così convinto che aumentare l'utile delle imprese, corrisponda di pari passo all'aumento di stipendio dei lavoratori dipendenti o comunque di un loro miglioramento a 360 gradi, a meno che non si cambino la cultura generale e il pensiero che vuole ogni essere umano per forza improntato al maggior introito finanziario, nel minor tempo e col minor sforzo possibile. E' la mentalità generale da cambiare; è la cultura; è la consapevolezza che ogni cosa ha un proprio valore, e soldi e beni materiali (che in ogni caso non ci porteremo con noi al momento del trapasso)  non possono certamente stare in cima a questa scala dei valori!
Iniziando a ragionare fuori da ogni etichetta, per il bene comune, tutti indistintamente ne trarremmo giovamento. Io l'ho sperimentato quando ancora avevo il "brutto vizio" di lavorare. Cambiare modo di ragionare, paga!
Quindi, anche i sindacati dovrebbero smetterla di fare "muro contro muro", perché, oltre ad essere un atteggiamento inutile, se non controproducente, è sinonimo di paura. Come quel tale che aveva ricevuto un talento e l'ha sotterrato, così il sindacato che ha ottenuto dei successi, non li fa fruttare, ma si siede sugli allori, credendo di potersi beare in eterno di quei risultati. La vita, però, è continua trasformazione, è un continuo morire e nascere di cellule in ogni corpo, è un continuo nascere e morire di esseri viventi; l'universo è in continuo movimento, in continua trasformazione, così come tutto ciò che è fisico. Solamente la mente dell'uomo, spesso sembra statica, immutabile.
Io non ho parlato di utili, ma di competitività delle imprese italiane che purtroppo pagano il prezzo di una conflittualità sindacale tra le più alte del mondo, ed il rapporto di queste con il livello dei salari medi é iperdimostrato. 
#2563
Citazione di: baylham il 31 Maggio 2023, 23:23:37 PMPer inciso la parabola dei talenti è umanamente squallida, adatta alla cultura economica moderna prevalente.

La parabola dei talenti é quello che ha già detto Aspirante. Una sollecitazione a dare fiducia agli altri, a collaborare con loro, e Dio sa quanto ce ne sarebbe bisogno nelle relazioni sindacali in Italia, perennemente inquinate da ideologie conflittuali il cui unico effetto é quello di abbassare la competitività delle nostre imprese e conseguenzialmente le opportunità di guadagno per i lavoratori stessi.
#2564
Bel thread, Aspirante filosofo. A me la parola sindacalista smuove tante riflessioni, ritengo sia una funzione che, per come funziona in Italia, sia poco utile perché troppo politicizzata. Quando parli di "diritti dei lavoratori" devi tener conto che i "diritti" sono un fatto politico, li decide il parlamento, non i sindacati.
Il sindacato invece ha il compito di tutelare gli interessi dei lavoratori, e lo fa in contrattazioni nelle quali é assolutamente naturale mettere a confronto differenti piattaforme, tra le quali c'é anche quella della scelta tra rischio e certezza. 
E' quella che é stata chiamata teoria partecipativa, la proposta cioè di far partecipare i lavoratori sia agli utili che alle decisioni d'impresa in cambio di minori richieste salariali. Peccato che questa cosa, che funziona bene in Germania, abbia funzionato molto poco da noi, perché, come tu giustamente fai notare, qui ci si fida poco, e, in particolare, i lavoratori si fidano poco dei datori di lavoro. 
Quello che vorrei rimarcare, però, é che spesso questa richiesta di certezze fa perdere ai lavoratori delle opportunità senza avere un effettivo guadagno in termini di certezze, perché l'economia non conosce certezze.
Qualsiasi conquista salariale non é un diritto, ma un'opportunità che si riproduce fin quando l'impresa ha convenienza a far lavorare per quel dato salario, quando la convenienza finisce l'imprenditore il modo lo trova per liberarsi da quella situazione al costo minimo possibile. 
#2565
Tematiche Filosofiche / Re: Decalogo liberale
29 Maggio 2023, 08:49:47 AM
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 22 Maggio 2023, 20:30:43 PM« Quando sei confrontato da una opposizione, anche se dovesse trattarsi di tuo marito o dei tuoi figli, cerca di superarla con la discussione e non con l'imposizione, perché una vittoria ottenuta con la forza è fittizia  e illusoria.

Non avere alcuna venerazione per l'altrui autorità, in quanto si possono sempre trovare altre autorità ad essa contrarie.

Non utilizzare il potere per sopprimere opinioni che ritieni dannose, perché così facendo saranno le opinioni a sopprimere te.

Non aver paura di essere eccentrico nelle tue idee perché ogni idea ora accettata è stata una volta considerata eccentrica.

Trova più gusto in un dissenso intelligente che in un consenso passivo, perché, se apprezzi l'intelligenza come dovresti, nel primo caso vi è una più profonda consonanza con le tue posizioni che non nel secondo. »

B. Russel, "Un decalogo liberale", 1951.

Secondo voi quanto è attuale? Io mi ci trovo in alcuni punti, e voi?
Sono affermazioni che possono definire la base di partenza di un libero pensatore. Credo che però l'aggettivo liberale porti ad attribuire ad esso il riferimento a un sistema economico e sociale che a me non sembra Russell avesse intenzione di specificare. D'altronde le sue posizioni, di stampo tendenzialmente libertario, lo hanno spesso contrapposto a visioni di tipo liberale tradizionale.
Direi che quello problematico al riguardo é il secondo punto, cioè quello che tratta del rapporto con l'autorità, che certamente non deve essere venerata, ma rispettata se legittima, in quanto rappresentativa dell'azione pubblica.