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Messaggi - sgiombo

#2581
Citazione di: myfriend il 21 Giugno 2017, 11:20:30 AM
@sgiombo e @cannata

"L'ordine" o "equilibrio" non è affatto consolatorio e nemmeno vuole esserlo.
L'ho detto e lo ripeto: se non ci fossero i carnivori la vita si estinguerebbe. I carnivori servono a mantenere "l'equilibrio" nell' "ordine invisibile delle cose". E questo equilibrio ha fatto in modo che la vita si sia tramandata per più di 3miliardi di anni.

Il "pietismo" per la fine della gazzella fissa l'attenzione su un punto - la gazzella e la sua fine - e perde di vista la maestosità del contesto.

Ogni istante cellule del nostro corpo muoiono e altre ne nascono.
Ogni istante il tuo corpo uccide migliaia di batteri che lo insidiano.
Il ciclo di "nascita" e "morte" è il motore della vita. E "nascita" e "morte" sono solo apparenti perchè nell'universo "nulla si crea e nulla si distgrugge ma tutto si trasforma". E' il primo principio della termodinamica.

Se non metti insieme tutte queste cose e ti focalizzi solo su un punto - la gazzella che muore - ti sfugge il quadro complessivo e rischi di prendere fischi per fiaschi.

La natura potrebbe giungere all'equilibrio in modo casuale?
Il caso è il rifugio di coloro che non si fanno domande. O, in altre parole, è il rifugio dell'ignoranza.

E' impossibile che dal caso nascano "equilibrio" e "ordine".
Dal caso nasce il caos.
E invece noi osserviamo che "ordine" ed "equilibrio" impregnano la materia a tutti i livelli: dal microcosmo al macrocosmo, dal regno inanimato al regno animato, dal mondo visibile al mondo invisibile. Ad ogni livello della materia c'è "ordine" ed "equilibrio".
E solo un "pensiero debole e semplice" può affermare che tutto questo ordine ed equilibrio si siano generati casualmente.
C'è una intelligenza dietro le quinte. E questa intelligenza, intrinseca nella materia, è il motore di tutte le cose: quelle visibili e quelle invisibili.

Fai una prova: prendi un po' di colori e gettali contro una tela. E poi vediamo quante probabilità hai che con un lancio di colori venga fuori La Gioconda.  :D
Il "caso" che genera ordine ed equilibrio è una sciocchezza. Che nessuno scienziato serio ha mai preso in condiserazione.
Dal caso, infatti, nasce il caos. Non l'ordine e l'equilibrio.  ;)
Ordine ed equilibrio sono manifestazioni di UNA intelligenza che è insita in tutte le cose.

E ti dirò di più: il "caso" nella Realtà non esiste.
Fammi un solo esempio di una cosa in natura che accada "per caso". Non esiste.
Dietro a ogni evento e dietro a ogni Realtà c'è un processo logico e intelligente (o più processi logici e intelligenti che interagiscono tra loro). Ogni cosa è frutto di processi logici e intelligenti.
Spesso noi non li vediamo o non li percepiamo. Spesso non siamo in grado di ricostruire le sequenze dei processi logici che hanno portato ad un evento. Perchè queste sequenza sono spesso lunghe e si basano su eventi che non conosciamo e non abbiamo visto. Ed è per questo che diciamo che una cosa è accaduta "per caso".
E' per questo che il "caso" è la giustificazione di chi ignora.  :D
CitazioneChe non ci sarebbe vita senza morte né morte senza vita, che la morte non é il contrario della vita ma della nascita (entrambe inevitabilmente facendo parte della vita) e che il conrario della vita sia invece la non-vita o "mineralità" sono perfettamente d' accordo.

Ma ciò comporta inevitabilmente anche dolore immeritato e il fatto che comporti pure felicità non scalfisce minimamente la orrenda e ripugnante realtà del dolore.

Quanto a presunti "disegni intelligenti" in natura (che se -ammesso e non concesso- ci fossero, sarebbero oltre che "intelligenti", sicuramente anche crudelissimi) ti lascio volentieri a questa fede, per parte mia seguendo la scienza biologica per la quale la vita si é evoluta e si evolve in ultima analisi (e attraverso meccanismi molto complessi comprendenti "deriva genetica", "selezione sessuale", "effetto del fondatore", "exattazione" ed altro) per mutazioni genetiche casuali e selezione naturale.
#2582
Citazione di: Vittorio Sechi il 20 Giugno 2017, 21:33:46 PM
Mi limito a riportare le parole scritte sul Libro. Il Male non è un qualcosa che fa la sua comparsa a seguito della caduta, bensì era presente nella creazione ben prima. Diversamente le parole che la tradizione attribuisce a Dio non avrebbero alcun significato, poiché Egli impartisce un ordine perentorio di divieto: "dei frutti dell'albero della conoscenza del bene e del MALE non devi mangiare". Mi sembra sensato dedurre che chi scrisse Genesi, varie tradizioni sovrapposte, immaginasse che il male non fosse opera dell'uomo.  
Fra le altre cose, anche la lettura del libro di Giobbe non fa che confermare questa impostazione.
CitazioneL' avevo già capito (e lo ritengo decisamente interessante).

Ma quel che mi chiedevo (per un mio interesse culturale) era se questa lettura sia compatibile con qualche ortodossia religiosa ed eventualmente ecllesiastica (o ti ritieni -per intenderci- un "libero pensatore religioso eretico" per così dire?)
#2583
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
20 Giugno 2017, 21:42:09 PM
Epicurus in questa discussione non mi sembra affatto "filoislamico" ma casomai letteralmente "filantropo", amico e rispettoso dei diritti di tutti e non di pretese razze o religioni da qualcuno ritenute "inferiori" (nè eventualmente di altre ritenute "superiori").

Continuo comunque a tener fede all' impegno chi mi sono imposto di non intervenire nel merito di discussioni come questa onde evitare di fare affermazioni drastiche che la mia coscienza mi imporrebbe e che sarebbero sicuramente foriere di inutili e poco commendevoli "risse dialettiche" (e lo farò anche quali che fossero eventuali risposte che venissero date a questa mia osservazione del tutto marginale e non inerente l' argomento; oso sperare almeno che, con quanto scrivo continuamente circa l' imperialismo, i suoi governi e i suoi miserabili apologeti, compresi quelli più o meno "buonisti a là Boldrini", non mi si tacci di essere politicamente corretto e/o mia volta buonista; e comunque se anche accadesse ignorerei una tale ridicola pretesa).
#2584
Citazione di: myfriend il 20 Giugno 2017, 15:01:16 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 20 Giugno 2017, 01:41:43 AM
Citazione di: Sariputra il 20 Giugno 2017, 01:20:06 AM
C'era qualcuno che veramente credeva che, sbarazzandosi dell'idea di un Dio creatore, l'uomo sarebbe improvvisamente diventato qualcosa di diverso? Qualcosa di "buono"?
Non mi sembra che la morte di Dio, a cominciare da Nietzsche, sia stata ricercata con lo scopo di ottenere un uomo diverso, un modo di esistere diverso. Mi sembra che essa venga detta come un dato di fatto, addirittura indesiderato: come dire: non abbiamo mai avuto alcuna intenzione di uccidere Dio, di sbarazzarci di lui, ma purtroppo il nostro cammino culturale ci ha condotto ad un mettere le cose in questione così radicale da farci risultare Dio incapace di resistere alle obiezioni umane. Noi non abbiamo fatto altro che ricercare, interrogarci, desiderare qualche comprensione. Che ci possiamo fare se in questa ricerca sono spuntate domande anche nei confronti di Dio e l'unica cosa che egli ha saputo fare è stata non rispondere? È come quando in classe si fa l'appello per vedere chi è presente: vieni chiamato non perché il professore ce l'ha con te, ma semplicemente perché si sta cercando di capire chi è presente e chi è assente. Che ci possiamo fare se, al momento di chiamare Dio, egli non ha dato alcun segno di presenza? "Dio, sto morendo!". Riposta: nessuna. Vuoi vedere che ora i cattivi siamo noi, rei di averlo invocato, rei di fare domande?
Le risposte ci sono. Ce le hai sotto gli occhi.
Il punto non è l'assenza di risposte.
Il punto è l'incapacità di vederle.

Per vedere le risposte occorre uscire dai canoni classici della filosofia e occorre cominciare a pensare in modo olistico.
Ad esempio: il lupo che mangia la pecora.
Agli occhi di un "moralista" questa è una scena crudele. E uno si chiede: dov'è dio?
Ma...ad uno sguardo più attento scopri che i carnivori servono a mantenere in piedi l'ecosistema. Senza i carnivori, gli erbivori si moltiplicherebbero riducendo a un deserto l'abitat. Con questo si estinguerebbero e la vita stessa sarebbe in pericolo.
Ciò che tu giudichi come "violento" e "sanguinario" (il lupo o qualunque altro predatore), in realtà è fondamentale per mantenere "l'ordine invisibile delle cose".
I carnivori mantengono "l'ordine" e, con questo ordine, preservano la vita e fanno in modo che la vita possa proseguire.
Proprio quell' "ordine" che tu non riesci a vedere.
CitazioneBella consolazione per quelle tantissime creature che fanno una fine più o meno simile a quella del capriolo del filmato linkato da AngeloCannata ! ! !

E una risposta già l'abbiamo scoperta: "l'ordine". E ad essa si accompagna "l'intelligenza". Poichè per esistere un "ordine" deve esistere una "intelligenza" che lo ha concepito.
Scavando scavando tutte le risposte arrivano.
CitazioneNon trovo affatto cogente la conclusione.: perché mai la natura non potrebbe divenire ordinatamente (cioé puramente e semplicemente secondo modalità o "leggi" universali e costanti; implicanti fra l' altro anche quantità mostruose di immeritato dolore) senza alcuna "intelligenza" (se non di chi lo scoprisse o credesse di scoprirlo, non certo della natura stessa)?

Certo! Occorre uscire dai canoni del "dio biblico". Il "dio biblico" è semplicemente una lettura che l'homo ne ha dato. Oggi... nel 2017, abbiamo conoscenze diverse e esperienze diverse rispetto agli uomini di 2mila, 10mila o 20mila anni fa. E possiamo vedere le risposte che cerchi sia attorno a noi che dentro di noi.

Ma mio caro Angelo....se non ti guardi in giro e se non cerchi di comprendere ciò che è sotto i tuoi occhi, difficilmente riuscirai a vedere le risposte che cerchi e che sono tutte intorno a te e sotto il tuo naso. Anche in questo momento.
Citazione(Ammesso e non concesso da parte mia) Ripeto: Bella consolazione per quelle tantissime creature che fanno una fine più o meno simile a quella del capriolo del filmato linkato da AngeloCannata ! ! !
#2585
Citazione di: Vittorio Sechi il 20 Giugno 2017, 12:16:34 PM
Il peccato di superbia narrato in Genesi è la cifra della lacerazione che è venuta a prodursi fra terra cielo e uomo. Genesi narra non solo il mito della Creazione, ma anche quello della profonda frattura che da allora impregna il creato. L'atto di superbia si concreta nella presunzione di poter fare a meno di Dio ogni qualvolta si pone il dilemma di scegliere, di decidere per un verso o per un altro. Accedere alla superiore conoscenza del Bene e del Male, determinando così autonomamente il grado gerarchico da attribuire a ciascun 'valore' morale, significa violare il sacro (separato) ed entrare in contatto con un qualcosa che già esisteva, che già impregnava ed intrideva la Creazione, seppur forse non ancora operante. Diversamente Dio avrebbe impartito un ordine assurdo. La Creazione è opera divina, è evidente che entrambe le forze che la impregnano siano anch'esse opera divina. La Creazione, evidentemente, era "cosa molto buona" ma non certamente "perfetta", trattenendo in sé anche "cose non buone" o "cose meno buone".

Citazione
Citazione(NON E' UNA CITAZIONE MA UNA DOMANDA CHE MI VIENE SPONTANEA)

Ma (domando ai credenti e seguaci più o meno "ortodossi" delle religioni del Libro; e non ho capito se Vittorio lo sia) questo é conciliabile con la dottrina per lo meno di qualcuna delle varie religioni e chiese 
dei "discendenti spirituali di Abramo"?

Da quanto insegnatomi da bambino non mi parrebbe, per lo meno nel caso della Chiesa Cattolica.
#2586
Citazione di: epicurus il 19 Giugno 2017, 11:10:28 AM
(Risposta ad AngeloCannata)

Non avevo capito che il tuo problema fosse l'io. Naturalmente il concetto di identità personale, o di punto di vista soggettivo dell'individuo, è una cosa concreta (nella mia accezione di concretezza), quindi rientra nel dominio universale della domanda di Leibniz. Io non ci vedo nulla di illogico o linguisticamente insensato in un modello esplicativo dell'identità personale, tuttavia uno potrebbe evitare interamente questa questione e chiedersi:

Perché è nato l'universo?

(Intendendo con "universo" l'insieme di tutti gli oggetti concreti.) A questo punto, si eviterebbe la questione della comprensione dell'io (che per complessità e ampiezza potrebbe richiedere un altro topic) e si continuerebbe a cogliere lo spirito della domanda leibniziana. Spirito, come dicevo più sopra, insensato per l'uso e abuso di un perché senza limiti.
Citazione
Concordo che il concetto di identità personale, o di punto di vista soggettivo dell'individuo, è una cosa concreta (anche nella mia accezione di concretezza; e comunque reale), quindi rientra nel dominio universale della domanda di Leibniz.

 

Però se ci si chiede:

 

Perché è nato l'universo? (Intendendo con "universo" l'insieme di tutti gli oggetti concreti, e comunque reali, propria persona -se stessi- compresa)

 

Allora non si evita la questione della comprensione del' io (ovvero di se stessi, della propria persona, essendo essa inclusa nell' ambito dell' universo come sua parte).


E d' altra parte, se invece eventualmente -ma comunque in qualche altro modo- si evitasse di considerare anche l' io fra i componenti o le parti dell' universo di cui ci si chiedesse il perché, allora secondo me non si coglierebbe più "lo spirito" della domanda di Leibniz (ma ovviamente per esserne certi bisognerebbe chiederlo a lui).

 

Domanda "perché?" che continuo peraltro anch' io a considerare insensata per i seguenti motivi:

 

1) Se per "perché" si intende "a quale scopo" allora ha senso chiederselo unicamente di ciò che é intenzionalmente realizzato (a quanto risulta di fatto unicamente da parte dell' uomo e in qualche limitata misura di altri animali), e non del resto della realtà, che non è realizzazione intenzionale finalizzata da parte di un agente cosciente, magari dotato di libero arbitrio (e di questo "resto non intenzionalmente realizzato" facciamo parte noi persone-soggetti- umani, i nostri io, le nostre persone).

 

2) Perché oltre al "tutto", per definizione, non può esistere altro che ne costituisca la spiegazione.

Se l' universo diviene secondo modalità o regole universali e costanti, allora di eventi parziali nel suo ambito si può dare una spiegazione in termini di "applicazione" o concreta occorrenza delle leggi generali astratte del divenire nelle circostanze particolari concrete che determina tali eventi parziali stessi.

Ma dell' universo (tutto) e delle sue leggi del divenire non si può che constatare la realtà senza poterla spiegare con altro, non essendoci nulla d' altro di reale con cui spiegarla (se invece l' universo mutasse in modo assoluto, integrale, caotico, senza alcunché di costante in alcun modo astraibile dal resto cangiante, allora non avrebbe senso cercare spiegazioni nemmeno di alcunché di parziale nel suo ambito: ammesso e non concesso che di fatto ci potesse essere qualcuno a farle, vi si potrebbero fare unicamente inspiegate "constatazioni di fatto").

E comunque, anche se per "tutto da spiegare" (o anche per "universo") si intendesse in realtà tutto tranne la spiegazione di tale "quasi tutto" (alquanto scorrettamente o comunque in maniera "semanticamente originale o meglio personale", attribuendo alla parola "tutto" un significato in realtà diverso da quello comunemente inteso, e piuttosto simile a quello che si intende per "quasi tutto";o rispettivamente "quasi tutto l' universo"), ritenendo che ciò che é/accade realmente necessiti di spiegazione, allora non si sarebbe risolto il problema, ma semplicemente lo si sarebbe "spostato", dal momento che anche la pretesa spiegazione di "quasi tutto" sarebbe/accadrebbe realmente e dunque a sua volta necessiterebbe di una spiegazione in un regresso all' infinito (o in alternativa in un circolo vizioso più o meno ampio, qualora lungo la catena di "spiegazioni delle spiegazioni" si riprendesse l' iniziale "quasi tutto l' universo" o "quasi tutto da spiegare" o qualcosa che ne sia parte).

 

D' altra parte cercare una spiegazione -un "perché?"- ha senso (a proposito di) qualcosa (ente o evento) che è/accade realmente mentre potrebbe anche non essere/non accadere realmente (essendo per l' appunto tale spiegazione il necessario motivo del suo essere/accadere realmente anziché non essere/non accadere realmente, motivo senza il quale resterebbe per così dire "sospeso nella possibilità di realizzarsi o meno", motivo necessario allo sciogliersi di questa "sospensione ontologica").

Ma per definizione per l' "essere/accadere realmente" di qualsiasi "cosa" (ente o evento) si intende il fatto che tale "cosa non può anche (allo stesso tempo, nelle stesse circostanze, nello stesso senso) "non essere/non accadere realmente"; ma casomai può solo -per quanto falsamente- "essere pensata non essere/non accadere realmente".

E dunque di ciò che é/accade realmente non ha senso porsi il problema di una spiegazione -di un "perché?- per il fatto che il suo essere/accadere realmente non si dà in alternativa reale da "sciogliersi" in qualche modo (ma casomai solo in alternativa teorica, "di pensabilità") a possibili altri, diversi enti o eventi.
Sensato sarebbe casomai porsi il problema del perché si pensa ciò che si pensa essere/accadere realmente (che può anche  pensarsi non essere/ non accadere realmente). 
#2587
Presentazione nuovi iscritti / Re:Ciao
17 Giugno 2017, 22:20:04 PM
Bentornato!

Mi ricordo di te da anche prima del vecchio forum.

E spero in nuove interessantissime discussioni.
#2588
X AngeloCannata
 
Il concetto di infinito é certamente problematico.
 
Già Aristotele ne era ben consapevole, con la sua distinzione fra infinito in potenza e infinito in atto.
 
Ciò non toglie che se ne possa parlare in maniera sensata (credo che tutti comprendano che significa "non avente fine" o cosa sia un regresso all' infinito: tu stesso ne fai uso nella tua argomentazione della risposta # 327 di questa discussione; e dunque credo che sappia di cosa stai parlando, che abbia in mente qualcosa di almeno "in qualche limitata misura" sensato; anche se comprensibile non integralmente o esaurientemente in tutti i suoi -inesauribili- aspetti, anche se non senza qualche elemento di insuperabile "oscurità" o di limitata, relativa incomprensione).
 
Anche il concetto di "tutto" o di totalità" mi sembra sensato e comprensibile: credo che non ne parliamo a vanvera ma sappiamo che cosa stiamo dicendo quando l' adoperiamo.
E inoltre non credo che in quanto tale (cioé per lo meno in quanto concetto, "contenuto di pensiero"; non necessariamente in quanto realtà, non se si intende "la totalità di ciò che realmente é/accade" ma invece "ciò che può essere pensato -veracemente o meno- come totalità di ciò che realmente accade") non necessariamente debba essere inteso come essere infinito.
Mi sembra cioè del tutto sensatamente possibile pensare l' ipotesi che la totalità di ciò che é/accade sia finita e non si estenda oltre certi limiti.
Può realmente accadere che si pensi il concetto di "tutto" e "ci si fermi lì", senza necessariamente proseguire di fatto -realmente- al' infinito a pensare inoltre che esso implica pure il pensiero stesso del concetto di "tutto", e il pensiero del pensiero stesso di "tutto" e così via senza fine.
Lasciando per così dire "sottinteso" questo regresso all' infinito si può comunque pensare sensatamente a un' ipotetica totalità del reale; a un reale che ipoteticamente, in quanto oggetto di pensiero, in quanto oggetto di immaginazione o di ipotesi non necessariamente in quanto effettivamente tale, sia finito.
Per esempio trovo sensata (non: vera!) l' ipotesi che la realtà in toto contenga un numero finito di pianeti non abitati da animali dotati di coscienza e di pensiero (e dunque senza alcun pensiero -nella realtà ipotizzata, contrariamente alla realtà reale- del tutto, compreso il pensiero stesso del tutto, il pensiero del pensiero stesso del tutto e così via... Sostengo infatti la pensabilità sensata e non necessariamente la realtà di un tutto finito).

Quanto al' infinità o meno della totalità del reale, con Kant credo si tratti di un' antinomia insolubile
#2589
...O anche per autodistruggersi.

Forse.
#2590
CitazioneSugli errori che i religiosi commetterebbero con frequenza circa le relazioni fra una parte e il Tutto, a questo punto da ateo lascio ai religiosi, se vogliono, l' onere di risponderti.

Il Tutto con l' iniziale maiuscola non capisco bene che cosa possa essere (che cosa si intenda con questo vocabolo).
Ma il "tutto" come totalità (variamente specificabile: fra gli infiniti altri esempio possibili, la totalità del realmente esistente, del realmente esistente nel mondo materiale in tutti i tempi, del realmente esistente nel mondo materiale per un certo lasso di tempo, la totalità del realmente esistente più il realmente pensato di fatto, del realmente esistente più il realmente pensabile in linea teorica o di principio, ecc.) mi sembra tranquillamente pensabile (sensatamente) da parte nostra, di uomini che della totalità del realmente esistente facciamo parte: sono una parte ma penso il tutto; non vedo come il fatto di essere parte potrebbe impedirmelo, dal momento che essere reale =/= essere (reale unicamente in quanto) pensato.

Al Tutto non so, ma certamente al tutto la parte può relazionarsi e si relaziona, per l' appunto nella relazione di "parzialità di esso".
#2591
Tematiche Filosofiche / Re:Tra Probabile e Possibile
15 Giugno 2017, 21:56:07 PM
Citazione di: paul11 il 15 Giugno 2017, 14:07:56 PM
ciao Sgiombo,
posso essere d'accordo sull'ippogrifo, come ho precedentemente scritto, se le regole logiche  hanno costruito contraddizioni, aporie, antinomie, fra il dominio del sensibile e il dominio dell'astratto (il mentale), ma non che necessariamente il concetto nell'astratto debba essere dimostrato nel dominio del sensibile, del fisico, naturale.

Vi sono innumerevoli concetti non determinabili, almeno per ora, poi chissà, fisicamente: il mentale, la coscienza, lo spirituale, ecc.
Quando trovo uno scienziato fisicista che mi dice che non esiste la coscienza in quanto non dimostrabile, dovrebbe a su volta spiegarmi come  i suoi processi metabolici siano pervenuti a questa linguistica e concettuale definizione deduttiva senza una coscienza ,senza una mente: per motilità intestinale? Ho provato a chiederlo alle cagnette di mio figlio, mi guardavano in maniera strana volevano solo mangiare.
CitazioneMi sembra tutto un grosso fraintendimento.

Non ho risposto a Ingordigia che i concetti logici debbano essere "dimostrati"empiricamente a posteriori attraverso il "dominio del sensibile"; fra l' altro ho sempre considerato "spazzatura" (mi scuso per la franchezza con i "fondamentalisti della filosofia analitica", ma é ciò che modestamente ne penso) la pretesa di Quine che non esistano giudizi analitici a priori e i pretesi tali (per lui) vadano ridotti a giudizi sintetici a posteriori.

Gli ho solo obiettato (a Ingordigia) che il limite all' esistenza dell' unicorno (equino), ciò che la nega, non é logico (trattandosi di un concetto logicamente del tutto corretto, coerente, la cui esistenza, nell' ambito del pensiero, é possibilissima), bensì secondo me é empirico a posteriori (non c' é alcun unicorno -almeno finora così pare- nel "mondo fenomenico del sensibile", pur potendone esistere quanti se ne vuole nel mondo -pure fenomenico ma- mentale degli oggetti fantastici di pensiero).

Quanto alla filosofia della mente ho sempre decisamente criticato e negato il monismo materialistico professando fieramente un "monismo del noumeno - dualismo dei fenomeni" per il quale la coscienza non é in alcun modo riducibile al, né in alcun senso "emerge dal" o "sopravviene al" cervello, la coscienza e il pensiero non sono nel cervello ma invece é il cervello ad essere nella coscienza.
#2592
Tematiche Filosofiche / Re:Tra Probabile e Possibile
15 Giugno 2017, 12:13:12 PM
Citazione di: paul11 il 14 Giugno 2017, 22:08:19 PM
ciao Ingordigia,
è possible nella misura in cui l'intelletto può alterare la manifestazione fenomenica di un cavallo e mentalmente trasporla in una fantasia come un unicorno
Il limite è logico: c'è un unicorno nel mondo fenomenico del sensibile?
Quindi il cavallo che si trova nel dominio del fenomenico è identico all'unicorno nel dominio dell'astratto?
CitazioneA rischio di passare per un insopportabile pignolo (probabilmente non sarebbe la prima né, purtroppo per voi, l' ultima volta; e comunque chiedo preventivamente scusa), secondo me il limite é empirico: non c' é (almeno a quanto finora si sappia) un cavallo con un unico corno nel mondo fenomenico del sensibile (mentre un capriolo con un corno solo c'é, come ci ha informato Sari); invece non c' é limite logico che impedisca di pensare (che ne impedisca l' esistenza "mentale") un cavallo con un unico corno (non é un concetto autocontraddittorio).

Dunque il cavallo reale che si trova nel mondo fenomenico é ben diverso dall' "unicorno equino" immaginario che (a quanto pare) si trova unicamente nell' ambito del pensiero immaginario (che é reale solo in  quanto pensato), proprio per questa profonda diversità o non identità ontologica fra loro.


P.S.: A costo di rischiare di passare per un orrendo "buonista", chiedo ulteriormente scusa a Lorenzo, per aver indebitamente attribuito a Sariputra l' informazione sull' esitsenza reale dell' unicorno
#2593
Tematiche Filosofiche / Re:Tra Probabile e Possibile
15 Giugno 2017, 12:00:00 PM
Ben tornato, Sari, si sentiva la mancanza della tua arguzia!

(Fra l' altro, da amante sfegatato degli ippogrifi, come animali immaginari, puoi immaginare quanto piacere mi abbia fatto sapere che gli unicorni esistono, e dunque non possono attentare alla paradigmaticità -orrenda parola, lo so- dei cavalli volanti).
#2594
Citazione di: baylham il 15 Giugno 2017, 09:20:23 AM
Un sospetto mi era venuto, formalmente, stilisticamente  Severino è molto rigoroso ma prolisso e ripetitivo. DI Severino possiedo ed ho letto Il Destino della necessità, non ho intenzione di proseguire oltre. Comunque lo considero un filosofo molto interessante e profondo.

In ogni caso non cambia il senso della mia interpretazione.
Alla domanda di Sgiombo rispondo che il Tutto non ha esistenza, non ha principio, non ha fine, non ha divenire; sono gli elementi, le parti che hanno esistenza, principio, fine, divenire, volontà, materia, menti. Se esiste Dio, il Divenire, l'Universo, un granellino di sabbia allora Dio, il Divenire, L'Universo non sono il Tutto, ma parti, elementi del Tutto. Il Tutto non crea, non ama, non odia, non ha bisogni. Il Tutto è inafferrabile, impensabile come il nulla.

Aggiungo per chiarezza che quindi il Dio delle religioni ha la stessa consistenza dell'ippogrifo.
CitazioneFare l' avvocato difensore (per quanto "d' ufficio"; in attesa di eventuali risposte che venissero da credenti) delle religioni mi pesa alquanto.

Tuttavia farò uno sforzo e rileverò che le religioni (monoteistiche in particolare), contrariamente al panteismo, non affermano che Dio sia "il tutto", ma ammettano che ne sia una parte, per quanto "la principale", per così dire (altre contraddizioni le rendono assurde a mio parere, innanzitutto quella fra onnipotenza e infinita bontà divina ed esistenza del male).

Per parte mia (contrariamente a Severino; anche in questo!) trovo che "tutto" ("tutto ciò che esiste, fosse pure il nulla", che fra l' altro tautologicamente ha esistenza, contrariamente a "tutto ciò che non esiste") e "nulla" siano pensabilissimi (cioé che si tratti di concetti logicamente coerenti e sensati).
#2595
Citazione di: lorenzo il 14 Giugno 2017, 23:45:57 PM
Scusate ragazzi, ma la frase che il tutto non possa manifestarsi ecc. me la sono inventata io (sempreché non mi sia tornata alla mente per averla letta un giorno da qualche aprte; una ricerca in internet ha dato esito negativo).
Peccato non esista ancora un generatore di frasi heideggeriane o severiniane del tipo di questo
Generatore di frasi casuali senza senso
o questo
Generatore di frasi inutili
e le mie competenze informatiche sono davvero troppo limitate.
CitazioneInteressantissimo!

Si tratta di link indispensabili per qualunque politicante o giornalista!

Una volta arrivavano al massimo alle "convergenze parallele" (indebitamente attribuite ad Aldo Moro); ma erano tempi molto migliori di questo presente: quelli della Prima Repubblica e del muretto di Berlino!)