Citazione di: Phil il 30 Dicembre 2020, 15:49:26 PM
Riprendendo l'immagine di InVerno, direi che l'abilità di Derrida non è nel riconoscere che in fondo al pozzo c'è l'acqua, ma nel sapere dove e come scavare pozzi che decostruiscano (non «distruggano») la rete di approvvigionamento idrico già esistente (v. metafisica), aprendo nuovi canali e nuovi flussi, permettendo così ulteriori "raccolti" (di senso). La tonalità ermeneutica del pensiero derridiano lo rende infatti quasi inscindibile dal double bind che lo lega ai testi (e agli autori) che contamina e su cui dissemina la propria decostruzione; e questa è forse una delle poche constanti del suo percorso filosofico: «una decostruzione, se non vi si arresta, non procede mai tuttavia senza un lavoro parallelo sul sistema che tenga unito in sé stesso questo superamento, che articoli, come si suol dire, la psicanalisi al marxismo o a qualche niccismo, alle risorse della linguistica, della retorica o della pragmatica, alla teoria degli speech acts, al pensiero heideggeriano sulla storia della metafisica, l'essenza della scienza o della tecnica, ecc.» (cit.).
I rabdomanti trovano acqua perchè in qualsiasi punto della terra, anche fosse il deserto, si trova acqua, basta armarsi di pazienza e determinazione. La conoscenza dei rabdomanti non è "bignamizzabile" ne è possibile tirarne fuori un sistema di determinazione della profondità, i maligni dicono perchè "non ne hanno uno", i benigni perchè "è un un dono". A volte, nelle nostre società iperconsumistiche si fantastica che cosa sarebbe una società se gli intellettuali fossero riveriti al posto delle celebrities, se dovessero preparare per domenica un idea "nuova" per accapparrarsi la copertina di LeMonde, e la società fosse pronta a riverirli come delle superstar, con la precisa missione di rivoluzionare il mondo attraverso la propria "grandeur". Penso che a volte ci si dimentica che questo esperimento è già stato fatto..
