Vorrei ringraziarti Eutidemo per la tua approfondita analisi sulle migrazioni. Ho sempre avuto difficoltà nell'affrontare questa problematica, sia per il quadro confuso che ne avevo sia per l'indecisione su quale posizione etica avrei dovuto prendere a riguardo.
Il tuo lavoro mi è senz'altro utile per chiarire la situazione e il quadro mi si sta facendo più chiaro. Restano certo molti punti ancora da chiarire ulteriormente, ma le linee principali della questione mi paiono ben definite.
Quello che tu hai abilmente prodotto è un frutto prezioso della razionalità.
Perché questo, ne sono convinto, è lo scopo del pensiero logico-razionale: permetterci di orientarci nel mondo. Questo orientamento richiede di chiarire cosa c'è. E nel tuo caso hai chiarito il "cosa c'è" delle migrazioni.
Senza poterci orientare, non possiamo sperare di andare da nessuna parte. E per orientarci ci è necessario conoscere la realtà delle cose.
Ho molto apprezzato pure lo sforzo, che so per nulla facile, di mantenerti il più possibile nell'ambito logico-razionale. Ossia ancorato alla nuda realtà delle cose.
Condivido con Jean il parere che i pochi cedimenti alle ragioni del cuore siano marginali, e comunque sono convinto che non inficino in alcun modo l'analisi nel suo complesso.
Perché il tuo lavoro era focalizzato per orientarci, non per decidere.
Cosa ormai rara, perché diffusa è ormai l'abitudine di decidere a prescindere, cioè senza prima orientarsi.
Il possibile orientamento del "cosa c'è" è indispensabile per affrontare il secondo aspetto: la posizione etica da prendere.
Tuttavia esso non è sufficiente. L'etica richiede infatti non soltanto una chiarificazione del mondo, ma pure un chiarimento di chi io sia, veramente...
A una chiarificazione esteriore ne deve seguire una interiore. La chiarificazione esistenziale.
Qui l'orientazione nel mondo resta come sospesa. E' vera, ma solo come premessa, poi tocca a me. E senza alcun ulteriore orientamento possibile...
Ritengo che tu e Jean diate per implicito questo passaggio esistenziale. Che vi fa decidere ed agire. E che è lo stesso stimolo che ha permesso il successo del tuo lavoro.
Tuttavia l'Esistenza non è "cosa" e chi non la vive può solo disprezzarne le manifestazioni.
Quando la realtà ultima è esclusivo esserci mondano, lo sforzo per l'orientazione nel mondo può apparire solo come una perdita di tempo. E a nulla vale qualsiasi confronto razionale. Perché l'esserci mondano non si nutre di razionalità (che in se stessa è puro nulla) ma del mero esserci stesso.
Solo la manifestazione dell'Esistenza, che erompe quando l'esserci mostra ormai il proprio orrore, può mettere davvero tutto in discussione. E questo è il compito del nichilismo...
Il tuo lavoro mi è senz'altro utile per chiarire la situazione e il quadro mi si sta facendo più chiaro. Restano certo molti punti ancora da chiarire ulteriormente, ma le linee principali della questione mi paiono ben definite.
Quello che tu hai abilmente prodotto è un frutto prezioso della razionalità.
Perché questo, ne sono convinto, è lo scopo del pensiero logico-razionale: permetterci di orientarci nel mondo. Questo orientamento richiede di chiarire cosa c'è. E nel tuo caso hai chiarito il "cosa c'è" delle migrazioni.
Senza poterci orientare, non possiamo sperare di andare da nessuna parte. E per orientarci ci è necessario conoscere la realtà delle cose.
Ho molto apprezzato pure lo sforzo, che so per nulla facile, di mantenerti il più possibile nell'ambito logico-razionale. Ossia ancorato alla nuda realtà delle cose.
Condivido con Jean il parere che i pochi cedimenti alle ragioni del cuore siano marginali, e comunque sono convinto che non inficino in alcun modo l'analisi nel suo complesso.
Perché il tuo lavoro era focalizzato per orientarci, non per decidere.
Cosa ormai rara, perché diffusa è ormai l'abitudine di decidere a prescindere, cioè senza prima orientarsi.
Il possibile orientamento del "cosa c'è" è indispensabile per affrontare il secondo aspetto: la posizione etica da prendere.
Tuttavia esso non è sufficiente. L'etica richiede infatti non soltanto una chiarificazione del mondo, ma pure un chiarimento di chi io sia, veramente...
A una chiarificazione esteriore ne deve seguire una interiore. La chiarificazione esistenziale.
Qui l'orientazione nel mondo resta come sospesa. E' vera, ma solo come premessa, poi tocca a me. E senza alcun ulteriore orientamento possibile...
Ritengo che tu e Jean diate per implicito questo passaggio esistenziale. Che vi fa decidere ed agire. E che è lo stesso stimolo che ha permesso il successo del tuo lavoro.
Tuttavia l'Esistenza non è "cosa" e chi non la vive può solo disprezzarne le manifestazioni.
Quando la realtà ultima è esclusivo esserci mondano, lo sforzo per l'orientazione nel mondo può apparire solo come una perdita di tempo. E a nulla vale qualsiasi confronto razionale. Perché l'esserci mondano non si nutre di razionalità (che in se stessa è puro nulla) ma del mero esserci stesso.
Solo la manifestazione dell'Esistenza, che erompe quando l'esserci mostra ormai il proprio orrore, può mettere davvero tutto in discussione. E questo è il compito del nichilismo...