Viator. Noi siamo diventati la specie animale dominante sulla terra per una caratteristica quasi unica, che condividiamo con i primati: Ci piace unirci in gruppi. Amiamo interagire con i nostri simili e questo amore si trasforma in apprendimento. L'apprendimento in tecnica e la tecnica in benessere e potere. Quando l'apprendimento diventa registrabile con la scrittura, il gioco è fatto.
Questo per dire, in breve, che non sottovaluterei l'importanza della socialità umana e non sottovaluterei neppure la plasticità cognitiva dell'uomo sapiens in grado di vivere ottimamente da solo (eremita) o insieme (membro del branco).
Talvolta però ascolto o leggo della terribile situazione in cui versa l'uomo moderno, chiuso nel suo mondo individualizzato, teorizzato già in modo compiuto da Cartesio, di cui siamo tutti, volenti o nolenti, figli e figliocci. In realtà dovrei chiamare in causa anche Ulisse ma sarebbe troppo lungo.
Il confronto è con l'uomo medievale o quello preistorico, che attraverso i riti collettivi si identificava con i suoi simili e condivideva con loro la sua storia, senza desiderio di dominio, invidia, maldicenze, indifferenza, freddezza, manipolazione.
Eppure l'individualismo ha permesso di scorgere l'uomo nella sua singolarità e unicità. Una singolarità che afferma la sua dignità di fronte ai vari sistemi di pensiero che tendono a diluire verso unioni massificate e ideologiche, il singolo: facilmente sacrificabile per il bene comune.
Poniamo un dilemma apparentemente facile: sacrifichereste la vita di un bambino innocente, sapendo che da quel sacrificio discenderebbero 3000 anni di armonia sociale?
La risposta logica potrebbe essere "sì" ma cosí facendo si ottiene una memoria di violenza e di oppressione che non potrà mai portare a 3000 anni di "vera" armonia sociale.
Senza la scoperta dell'individuo, ora non ci scandalizzeremo di fronte ai morti talvolta provocati dalle forze dell'ordine, e gli Stati Uniti avrebbero vinto la guerra del Vietnam.
Sto in realtà declinando l'individuo nei termini descritti dall'esistenzialismo, a cui sono particolarmente devoto. E quindi la domanda è: la dignità dell'individuo corre parallela al nefando individualismo moderno o è possibile prendere il bambino e buttare l'acqua sporca?
Questo per dire, in breve, che non sottovaluterei l'importanza della socialità umana e non sottovaluterei neppure la plasticità cognitiva dell'uomo sapiens in grado di vivere ottimamente da solo (eremita) o insieme (membro del branco).
Talvolta però ascolto o leggo della terribile situazione in cui versa l'uomo moderno, chiuso nel suo mondo individualizzato, teorizzato già in modo compiuto da Cartesio, di cui siamo tutti, volenti o nolenti, figli e figliocci. In realtà dovrei chiamare in causa anche Ulisse ma sarebbe troppo lungo.
Il confronto è con l'uomo medievale o quello preistorico, che attraverso i riti collettivi si identificava con i suoi simili e condivideva con loro la sua storia, senza desiderio di dominio, invidia, maldicenze, indifferenza, freddezza, manipolazione.
Eppure l'individualismo ha permesso di scorgere l'uomo nella sua singolarità e unicità. Una singolarità che afferma la sua dignità di fronte ai vari sistemi di pensiero che tendono a diluire verso unioni massificate e ideologiche, il singolo: facilmente sacrificabile per il bene comune.
Poniamo un dilemma apparentemente facile: sacrifichereste la vita di un bambino innocente, sapendo che da quel sacrificio discenderebbero 3000 anni di armonia sociale?
La risposta logica potrebbe essere "sì" ma cosí facendo si ottiene una memoria di violenza e di oppressione che non potrà mai portare a 3000 anni di "vera" armonia sociale.
Senza la scoperta dell'individuo, ora non ci scandalizzeremo di fronte ai morti talvolta provocati dalle forze dell'ordine, e gli Stati Uniti avrebbero vinto la guerra del Vietnam.
Sto in realtà declinando l'individuo nei termini descritti dall'esistenzialismo, a cui sono particolarmente devoto. E quindi la domanda è: la dignità dell'individuo corre parallela al nefando individualismo moderno o è possibile prendere il bambino e buttare l'acqua sporca?