Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Jacopus

#2641
Tematiche Filosofiche / Re:Elogio dell'individualismo
19 Gennaio 2019, 23:05:44 PM
Viator. Noi siamo diventati la specie animale dominante sulla terra per una caratteristica quasi unica, che condividiamo con i primati: Ci piace unirci in gruppi. Amiamo interagire con i nostri simili e questo amore si trasforma in apprendimento. L'apprendimento in tecnica e la tecnica in benessere e potere. Quando l'apprendimento diventa registrabile con la scrittura, il gioco è fatto.
Questo per dire, in breve, che non sottovaluterei l'importanza della socialità umana e non sottovaluterei neppure la plasticità cognitiva dell'uomo sapiens in grado di vivere ottimamente da solo (eremita) o insieme (membro del branco).
Talvolta però ascolto o leggo della terribile situazione in cui versa l'uomo moderno, chiuso nel suo mondo individualizzato, teorizzato già in modo compiuto da Cartesio, di cui siamo tutti, volenti o nolenti, figli e figliocci. In realtà dovrei chiamare in causa anche Ulisse ma sarebbe troppo lungo.
Il confronto è con l'uomo medievale o quello preistorico, che attraverso i riti collettivi si identificava con i suoi simili e condivideva con loro la sua storia, senza desiderio di dominio, invidia, maldicenze, indifferenza, freddezza, manipolazione.
Eppure l'individualismo ha permesso di scorgere l'uomo nella sua singolarità e unicità. Una singolarità che afferma la sua dignità di fronte ai vari sistemi di pensiero che tendono a diluire verso unioni massificate e ideologiche, il singolo: facilmente sacrificabile per il bene comune.
Poniamo un dilemma apparentemente facile: sacrifichereste la vita di un bambino innocente, sapendo che da quel sacrificio discenderebbero 3000 anni di armonia sociale?
La risposta logica potrebbe essere "sì" ma cosí facendo si ottiene una memoria di violenza e di oppressione che non potrà mai portare a 3000 anni di "vera" armonia sociale.
Senza la scoperta dell'individuo, ora non ci scandalizzeremo di fronte ai morti talvolta provocati dalle forze dell'ordine, e gli Stati Uniti avrebbero vinto la guerra del Vietnam.
Sto in realtà declinando l'individuo nei termini descritti dall'esistenzialismo, a cui sono particolarmente devoto. E quindi la domanda è: la dignità dell'individuo corre parallela al nefando individualismo moderno o è possibile prendere il bambino e buttare l'acqua sporca?
#2642
Federico. Non si tratta di essere o non essere d'accordo. Direi che la fai troppo semplice. Intanto consideri il bene come il raggiungimento di una pace armoniosa fra i componenti di una società. Ma questa pace può essere imposta con la forza da una qualunque psicopolizia. Va bene lo stesso?
Inoltre se le leggi coincidono con il bene, direi che ti sei perso gran parte del dibattito che la filosofia morale intrattiene dai tempi di Socrate.
A proposito, Socrate per ubbidire alla legge ha bevuto la cicuta, anche se, per l'ordinamento non scritto ateniese sarebbe potuto anche scappare.
Il bene è stata la sua morte o il bene poteva essere la sua sopravvivenza e il suo insegnamento?
I soli nove professori universitari (9!) che si opposero alle leggi razziali contro gli ebrei del 1938, erano dalla parte del bene o del male? E quando noi per strada fingiamo di non vedere un povero che ci chiede la carità siamo dalla parte del bene, visto che molte ordinanze comunali si oppongono alla carità, o dalla parte del male? Come possiamo sentirci di far funzionare la società ed essere dalla parte del bene? Invece di scrivere al computer potrei lavorare gratis e donare il salario a "medici senza frontiere". O non sarebbe morale mettere una bomba davanti a società autostrade per farli riflettere sulla loro immoralità?  Pensi che le SS o i guardiani del popolo o gli inquisitori domenicani non si sentissero moralmente irreprensibili, nonostante le mani lorde di sangue?
#2643
Tematiche Filosofiche / Elogio dell'individualismo
19 Gennaio 2019, 17:50:36 PM
L'individualismo è spesso considerato uno dei mali della modernità. L'individuo, come una monade leibniziana o come un capitalista smithsiano pronto alla guerra di tutti contro tutti.
Ma come in tutte le cose umane, possiamo capovolgere la visuale. Se la collettività è più importante del singolo individuo, possiamo tranquillamente sacrificare un singolo individuo per difendere una idea collettiva. E se l'idea collettiva è particolarmente preziosa è possibile ed anche giusto, fino a doveroso, sacrificare anche milioni di persone. Per questo faccio l'elogio all'individualismo, che ci dice che contro ogni idea totale e collettiva esiste la dignità del singolo, dell'individuo. Nessun uomo grasso può essere sacrificato per delle idee, neppure di morte lenta.
#2644
Viator & tutti gli altri. Tra il sentirci superbatteri e figli di Dio, non esiste per caso una via di mezzo? Un modo per riflettere sul nostro destino assurdo e misterioso e su quello che dovremmo fare, senza tirare in ballo la vita batterica e neppure una divinità?
#2645
Freedom. La vita di quel gatto non so da dove provenga ma so dove è andata. Per un po' è rimasta solo con te ed ora è giunta anche a noi, tuoi lettori. Sarà nostra cura conservarla e apprezzarla e ci servirà da monito per andare piano in auto per evitare di uccidere inutilmente altri animali o per ricordarci che quando il fato si abbatte su di noi, la decisione più saggia è lasciare che sia.
#2646
Questo intervento si occuperà del populismo esclusivamente dal lato della storia delle idee, tralasciando il campo delle applicazioni pratiche, avendo però a mente che il campo delle idee, se ben analizzato ci permette di capire più a fondo proprio le applicazioni pratiche.
Il populismo è il tentativo di unire in matrimonio logos e mythos. Per questo motivo resterà fra di noi ancora a lungo. Per spiegarmi occorre tornare indietro di 3000 anni, allorquando nell'antica Grecia al pensiero religioso/mitologico si aggiunse il pensiero razionale, alla base del pensiero scientifico moderno. Quel pensiero scaturiva dalle discussioni fra isonomoi, guerrieri alla pari che non dovevano inchinarsi né a un tiranno né a un Dio. Dalla dialettica, dalla esposizione di argomenti, dalla condivisione di un metodo emergeva una nuova concezione del mondo, universale e egalitaria. La stessa che influenzò, attraverso il cristianesimo, la religione monoteistica degli ebrei.
Da allora in poi quel tarlo del : "siamo tutti uguali", non ci ha più abbandonato, fino alle sue esposizioni più radicali e assolute ( marxismo).
L'altra visione del mondo, quella religioso/mitologica, ha sempre sottolineato la distinzione noi/loro, alla base della quale non è possibile alcun "siamo tutti uguali". Ancora più indietro nel tempo, la radice di quel pensiero è quello dei cacciatori/raccoglitori, divisi in clan e popoli di circa 1000 membri. All'interno del clan vigeva un livello di rispetto e di condivisione altissimo, pagato con la micidiale violenza nei confronti degli altri clan, portatori di altri miti, altri amuleti, altre religioni. Il nostro cervello più antico continua a condividere questo modello tribale che ci ha forgiato per 100.000/150.000 anni, mentre il logos compie appena 3000 anni ed ha dovuto sovrapporsi duramente ad un modello preesistente.
Molti sono stati i modi di conciliare queste due diverse visioni del mondo. Cito a titolo di esempio la filosofia scolastica ma potrei continuare a lungo.
Ebbene se il nostro cervello più arcaico è tribale (senza alcuna accezione negativa al termine) ma il nostro pensiero culturale ha fatto questa straordinaria scoperta del logos isonomico, il populismo non è altro che il tentativo talvolta coronato dal successo di mistificare una entità molto grande come uno stato, che necessita di valori universali, come se fosse una tribù. Basti pensare all'accoglienza di Salvini, tributata a Battisti: un chiarissimo esempio di regressione al tribalismo.
#2647
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Il neo-politico
14 Gennaio 2019, 08:28:41 AM
Ciao Everlost. Rettifico quanto da me espresso. Non è tanto il titolo di studio a fare la differenza. Viviamo un 'epoca buia. I titoli di studio si possono comprare e non danno nessuna garanzia. Ciò che è cambiata è la predisposizione verso ciò che è cultura, non più percepita come metodo di crescita personale e di comprensione e emancipazione del mondo. Fenomeno già presente nella precedente classe politica, come in generale nella precedente classe dirigente di stampo nepotistico. Ma il parlamento giallo-rosso ha elevato a metodo e a standard , ciò che in passato veniva considerato negativamente e rispetto al quale esistevano molteplici voci che giungevano da antidoto.
Prova solo a paragonare i registi italiani operativi 30 anni fa e quelli odierni. Oppure parliamo di scrittori.
O di giornalisti. La mia età mi permette di confrontare con quale lingua era scritta "La repubblica" negli anni '80 e come é scritta ora.
La soluzione di tutto ciò non è all'orizzonte, ma che almeno questi neo-pagliacci non vengano scambiati come un gran miglioramento.
I politici attuali governano fingendosi come l'uomo qualunque, la massaia, il disoccupato, il pensionato, tutte persone rispettabili, ma a cui manca la capacità di comprendere la complessità sociale. Invece di assumere un ruolo di guida e di orientamento, questi politici si travestono da uomo-massa , facendo credere che questa sia la democrazia. Una democrazia che sprofonda verso il basso, invece che adottare gli strumenti affinché tutti possano avere piu coscienza della situazione.
La democrazia per funzionare, dovrebbe essere una sempre più diffusa aristocrazia. Con questo parlamento abbiamo abbandonato definitivamente questa aspirazione.
Buona giornata.
#2648
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Il neo-politico
12 Gennaio 2019, 18:23:38 PM
Per Ox. A memoria non credo  che vi sia stato mai un parlamento così incompetente e con titoli di studio così bassi. Le continue polemiche sui vaccini, addirittura sull'avvenuto o meno allunaggio, le ormai leggendarie dichiarazioni di Toninelli. Forse però hai ragione, non è semplice incompetenza. È la rivolta rancoroso degli ignoranti.
Su quanto dici, non credo che sia un problema risolvibile con la sola competenza. L'italia non vive in una bolla tutta sua, ma vive all'interno della storia economica del mondo. Ciò che si sarebbe potuto fare fin dagli anni 90 e che avrebbe avuto conseguenze positive sono due progetti a lunga scadenza, che salvo brevi lampi, nessun governo ha sposato con determinazione: la lotta feroce alla criminalità organizzata e la cura/manutenzione per i processi formativi ad ogni livello.
La competenza è un circolo virtuoso: più ne persegui, più ne ottieni e meno i ciucci possono farsi spazio. Meno competenza, meno capacità critiche e di discernimento coltivi, più puoi governare attraverso la demagogia.
Con tutto ciò ho già spiegato che la precedente casta, per quanto mediamente più competente, ha comunque causato l'attuale situazione. Emblematica una vicenda su tutte: operatori tecnici e culturali che vanno ad insegnare all'estero, dove la.competenza è ancora un valore maggiore del clientelismo. Ora all'obbediente clientelismo con vaghi sprazzi di competenza abbiamo sostituito la totale asineria, condita da demagogia da quattro soldi.
#2649
Tematiche Culturali e Sociali / Il neo-politico
12 Gennaio 2019, 05:12:46 AM
Pensierino della notte insonne. Le elezioni politiche del 2018 saranno ricordate e studiate nei manuali del futuro. Dal 2018 si è imposto un nuovo modello di rappresentante politico. Le sue caratteristiche principali sono: una esplicita e talvolta vantata incompetenza, una ricerca meticolosa per apparire identico al suo elettore medio, comprendente in ciò una scenografia della politica in termini emotivi e relazionali.
Come siamo arrivati a questo quadro disastroso? Una rilevante parte di responsabilità è a carico della precedente élite, una dirigenza che si è allontanata sempre di più dai governati, al fine di favorire un sempre più denso sistema di reciproci favoritismi, che ha tarpato le ali a chi meritava una promozione sociale ma non ha potuto goderne perché non faceva parte di quel sistema clientelare-nepotistico.
Per poter sopravvivere un sistema del genere favorisce una dinamica attualmente evidente: l'impoverimento e la degradazione del sapere. In questo modo è molto più semplice e meno contestabile il passaggio delle insegne del potere ai clientes. Ma una ulteriore condizione non è modificabile e questa circostanza ha determinato quanto accaduto, cioè il successo di forze politiche populistiche ed incompetenti, ovvero il semplice fatto che il diritto di voto è universale.
Una casta chiusa e cristallizzata nelle sue relazioni, per mantenersi al potere avrebbe dovuto limitare il diritto al voto, ma si tratta di una opzione impossibile.
La maggioranza quindi, travisata da un rancore comprensibile e da una incapacità a decifrare i passaggi socio-economici in corso, determinati dalla degradazione delle istituzioni formative (leggi scuola), ha usato il voto come un'arma, punendo i precedenti politici ma direi che il desiderio era di punire l'intera classe dirigente. E insieme ad essa punire un intero sistema del sapere, quello dell'agire razionale (weber), del sapere scientifico, della cultura accademica, vanamente cosmopolita, che in fondo non fa altro che difendere i suoi accoliti e che quindi di cosmopolita non ha granché.
In sintesi, un attacco alla democrazia dall'alto, a causa di una élite al potere che si era cristallizzata e in ciò aveva corroso la sua legittimazione e dal basso, a causa di un basso livello  di cultura e coscienza socio-politica, che fa invocare come rimedio la mediocrità elevata a criterio del politico. Il politico quasi non più eletto ma estratto a sorte O eventualmente cooptato non perché autorevole o meritevole ma perché obbediente ai nuovi leaders.
Accanto a questi motivi politico-culturali interni non va dimenticato un evento che ha modificato profondamente i paesi occidentali, ovvero la fine del socialismo reale. Finché è stata una minaccia tangibile, il sistema dei paesi occidentali ha dovuto fare di necessità virtù e quindi cercare di promuovere in un contesto capitalistico dei correttivi efficaci ai disequilibri che questo contesto determina, sia sul lato economico che sul lato sociale. I paesi socialisti erano una sorta di "sprone" per la west side a comportarsi in modo più equo. Terminata quella minaccia i paesi con un'etica più fragile hanno iniziato a "ballare", ma a conferma di questa concausa vi è la constatazione che il fenomeno di appiattimento politico+protesta verso le precedenti élite è un fenomeno globale: Trump, Bolsonaro, i gilet gialli sono le interpretazioni locali di quello che in Italia si chiama Salvini-Di Maio.
#2650
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Facoltà e diritti
10 Gennaio 2019, 18:01:01 PM
Non lo collegherei al '68, questo classico capro espiatorio passpartout. L'espansione dei diritti è un fenomeno più antico. Il 68 è stato il corrispettivo del Cambriano per la vita: una esplosione di nuovi diritti, molti dei quali hanno rinnovato l'italia in modo sensazionale per un paese tendenzialmente conservatore fino al masochismo. Basti pensare al diritto al divorzio, l'abolizione del delitto d'onore, lo statuto dei lavoratori, il sistema sanitario nazionale, le regioni, l'ordinamento penitenziario, fino a quei diritti più controversi, aborto e abolizione dei manicomi.
L'espansione dei diritti nasce dalla consapevolezza che in fondo siamo tutti uguali, almeno rispetto ad una base minima condivisa, che tendera' ad alzarsi o abbassarsi a seconda della situazione politica ed economica. Molto più del 68 si deve ringraziare il 76, il 1776, e la successiva costituzione americana che sancisce il diritto alla felicità.
Un altra sospetta è la scienza e il suo sicario, la tecnologia. Come per i diritti, indagata anche per aver illuso l'umanità nella possibilità di spiegare e prevenire tutta una serie di fenomeni, dalle inondazioni, ai terremoti, dalle rapine agli ictus, fino a quel vaso di fiori, che cadendo su una testa ha impedito al detentore di quella stessa di rivendicare tutti i diritti di cui avrebbe creduto di aver diritto.
Tanti diritti in sostanza possono indicare:
A) una società ipocrita, dove ai proclami non consegue la loro realizzazione;
B) una società realistica, che tenta di adeguare ciò che definisce diritto con ciò che si può fare realmente.
C) Una società parassitizzata, da chi attraverso supposti diritti vive alle spalle di chi ancora non concepisce il diritto come un ente assistenziale.
D) Una società delirante, che crede di creare la realtà attraverso l'emanazione di leggi e circolari.
E) Una combinazione dei precedenti punti.
#2651
Mtt94: i pareri sull'argomento sono contrastanti. Baron Cohen la pensa come te e parla di grado 0 dell'empatia condiviso fra autistici e antisociali gravi (fa ulteriori distinzioni che non riporto). A me sembra più interessante la teoria di A. Raine che distingue fra empatia e compassione. Effettivamente essere empatico significa solo mettersi nei panni degli altri ma questo potrebbe anche non essere sufficiente. Mettermi nei panni della vittima che soffre non fa altro che aumentare l'eccitazione del sadico violento. Se non riuscisse a immedesimarsi in quella condizione non riuscirebbe a trarne piacere. Solo avendo compassione per la condizione degli altri riusciamo a orientare la nostra azione in modo solidale. Ma come al solito è questione di termini. Se con empatia intendi capacità di connettersi emozionalmente il significato cambia, anche se, insisto, anche il serial killer si connette emozionalmente con la vittima. In ogni caso il serial killer non è un prodotto di fabbrica. Vi sono diverse classificazioni anche del serial killer, oltre che della personalità antisociale. Inoltre si può ovviamente essere non empatici e fare una vita tranquilla o addirittura di successo, considerando che molti dei vigenti rapporti economici e sociali sono regolati secondo principi strettamente antisociali.
#2652
Tematiche Spirituali / Re:coscienza: cos'è ?
08 Gennaio 2019, 20:20:32 PM
La parte più arcaica del cervello è quella che abbiamo in comune con i mammiferi superiori, compresi i cani, che regola il desiderio, le emozioni la nostalgia, il dolore, l'affetto. Ciò che noi sappiamo fare meglio degli animali è proprio la parte raziocinante, elaborare il lutto attraverso riti e simboli e percorsi culturali, mantenere l'autocontrollo, tutte funzioni fortemente connesse allo sviluppo esagerato della corteccia prefrontale nella specie homo sapiens.
#2653
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
05 Gennaio 2019, 05:30:36 AM
Acquario. Nessun pregiudizio sul medioevo. Ti assicuro. Ma i dati storici sono quelli. Se tu ne hai altri di riconosciuta validità, ti prego di fornirmeli perché sono piuttosto interessato all'argomento e non escludo che le mie letture mi abbiano fatto sviluppare dei pregiudizi. Ad ogni modo vi sono infinite prove sull'oscurita' e barbarie di quei tempi. Ti sembrerebbe possibile oggi uno spettacolo autorizzato dal comune dove si bruciano vivi dei gatti?
#2654
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
05 Gennaio 2019, 03:13:15 AM
L'idea di un passato come età dell'oro, dove tutti si sentivano parte riconosciuta di una collettività è priva di fondamento. O meglio in parte è vera ma al costo di sopprimere quelle che oggi definiamo libertà fondamentali. Intanto non si esprimeva alcuna volontà politica, neanche quella asfittica del diritto di voto, per non parlare del diritto di manifestare. Alle ingiustizie del potere o del prossimo si poteva rispondere solo con la giustizia privata (faida) nella stragrande maggioranza dei casi.
La violenza era all'ordine del giorno. Nel medioevo è stato calcolato che avvenivano 80 omicidi all'anno ogni 100.000 persone. Una città come Genova ne avrebbe, oggi, a quel ritmo circa 600 all'anno, mentre attualmente ne registra 6-8  all'anno circa 100 volte di meno.
Riconoscersi in valori trascendenti e unificati derivava anche dalla precarietà della vita, minacciata da carestie, guerre, violenze, malattie. La morte era all'ordine del giorno e ciò spesso motivava sia atti estremi di bontà che esperienze coraggiose al limite dell'incoscienza, poiché la vita era sempre appesa a un filo.
Vogliamo poi parlare della libertà di opinione? Non era certo possibile criticare i governanti, ma neppure i proprietari terrieri e non andare in chiesa la domenica equivaleva ad un suicidio sociale, nella migliore delle ipotesi o la fustigazione nella peggiore.
Concepire l'armonia sociale come un obbligo fondato sulla coercizione e sulla violenza non è una buona ricetta per il futuro.
Con tutto ciò sono ben consapevole che oggi esistono altri problemi, diametralmente opposti, nell'ordine di crederci ognuno privo di ogni legame con gli altri, autonomo e autosufficiente e presuntuosamente in grado di governare individualisticamente il proprio mondo.
E allora la sfida è creare un nuovo mondo dove l'armonia sociale sia frutto di una condivisione accettata liberamente dai membri della società, armonia in grado di conciliare la libera espressività dei singoli individui e le istanze di amalgama sociale capaci di ridurre la conflittualità e la violenza. Una sfida difficile, la cui possibile soluzione é stata, in epoca moderna, tentata usando ulteriore violenza ( come ben sanno i rivoluzionari) e creando con i totalitarismi del XX secolo dei sistemi di armonia coercitiva analoghi a quelli delle epoche passate, ma sempre al prezzo di distruggere la libertà individuale o associata.
#2655
Tematiche Filosofiche / Re:L'altruismo
04 Gennaio 2019, 08:43:10 AM
Rischio di ripetermi anch'io come Sgiombo. L'altruismo, come le altre categorie che provano a descrivere le inclinazioni dell'uomo sono formate da una parte "biologica", come quella relativa all'aggressivita' per il cibo o per le femmine. Questa parte è sempre meno importante data l'enorme antropoformizzazione culturale del mondo. Ciò che ora modella queste categorie è la cultura associata alla incredibile plasticità dei nostri circuiti neuronali. In altre parole diffondere il principio che l'uomo è egoista naturalmente, che dietro l'altruista c'è sempre un buonista peloso, non fa altro che modellare quella società verso relazioni egoistiche piuttosto che solidali.
Inoltre in armonia con la teoria evoluzionistica dovremmo sforzarci di pensarci proiettati verso forme sociali più eque e giuste e già questo pensiero e le azioni connesse ad esso necessariamente modificano il nostro modo di esercitare l'altruismo piuttosto che l'egoismo.
A tutto ciò ovviamente si oppongono forti interessi materiali e ideologici ma continuo ad essere ottimista.