Un cordiale benvenuto anche da parte mia e un augurio di poter fare insieme interessanti considerazioni su noi, la nostra vita, la realtà, il pensiero circa la realtà e altro.
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Mostra messaggi MenuCitazione di: Vito J. Ceravolo il 18 Maggio 2017, 03:22:36 AM
Sciompo. Il tuo commento a cui ho risposto era in forma lapidaria. Non mi sembrava corretto usarti un linguaggio non adeguato. Per altro tu continui ad affermare che sei in grado di predicare e pensare il nulla; e io non so come fai, perché io non ci sono mai riuscito. Ma allora tagliamo la testa al toro: perché non presenti una predicazione del nulla diversa dall'affermazione che il nulla non-è, visto che il non essere assoluto è per definizione l'impossibilità di predicazione? Vedi? In qualunque forma lo dico, l'unica cosa che riesco a dire del nulla è che non lo posso dire. (rif. articolo sulla COERENZA, capitolo 5)
Da me si dà solo ciò che accade.
Dire " il nulla non è" non è una contraddizione, altrimenti non sarebbe una verità. Dunque se è vero che il nulla non è in assoluto, allora non può accadere. Ma ho l'impressione che tu stia parlando di una statistica fuori dagli studi della probabilità: una cosa che non ha possibilità di accadere in quanto nulla assoluto, non accade all'infinito, neanche nei tuoi pensieri. (derivazione dal calcolo della probabilità infinita)..CitazioneUna predicazione circa il nulla alternativa a quella (vera) "il nulla non é" (= "c' é qualcosa") potrebbe essere quella (falsa; ma non affatto insensata) "il nulla é" (= non c' é alcunché").
Ma tu stesso in un altro passo di questo stesso intervento in cui ti rivolgi a GreenDemetr predichi "il non essere (assoluto) non ha proprietà" (qui ho fatto un semplice copia-incolla e l' ho messo tra virgolette).
Il non essere assoluto é per definizione il non esistere/accadere realmente di alcunché e non affatto l' impossibilità di predicazione.
Continui a ignorare la distinzione "fondamentalissima" (licenza poetica) fra "predicare "ed "essere/accadere realmente": anche gli ippogrifi non esistono realmente, eppure se ne può predicare sensatissimamente un numero indefinito di attributi (per esempio: "gli ippogrifi sono cavalli alati", "di ippogrifi si tratta nella letteratura fantastica, ad esempio nell' Orlando furioso"; oppure: "gli ippogrifi esistono" -predicazione falsa- o invece "gli ippogrifi non esistono", predicazione vera).
Non esistono/accadono realmente ma possono benissimo essere (può benissimo essere/accadere realmente che siano) oggetto di predicazione o giudizio (vero oppure falso), esattamente come il nulla assoluto.
Anche da me, ovviamente, si dà solo ciò che accade; ma fra ciò che si dà ovvero accade vi é anche (l' essere/accadere de-) -la predicazione del nulla. (N.B.: ben diversa cosa dall' essere/accadere del nulla).
Dire "il nulla non é" non é una contraddizione esattamente come dire "il nulla é".
Casomai contraddizioni sarebbero il dire "il nulla non é e contemporaneamente é" o "il nulla é e contemporaneamente non é".
Ma "non contraddizione" (coerenza logica) non significa necessariamente verità: per esempio l' affermazione "gli ippogrifi esistono realmente" é del tutto non contraddittoria (coerentissima, logicamente correttissima), ma non per questo é anche vera; al contrario, é proprio falsa.
Essere (realmente) pensabile (e/o pensato) essere/accadere =/= da essere/accadere realmente (di fatto).
Dunque dal fatto che é vero che il nulla assoluto non é non si può dedurre che necessariamente il nulla assoluto non si possa pensare (non può accadere realmente dal momento che realmente non accade, ma si può benissimo pensare, ovvero può benissimo accadere realmente che sia pensato).
Una cosa che non accade e dunque non può accadere nella realtà non per questo necessariamente non può accadere nel pensiero (come mero oggetto di pensiero; ad esempio nel mio pensiero): può invece accadervi benissimo (=può darsi benissimo che accada il pensarla; in particolare il mio personale pensarla).
(Non riesco francamente a vedere alcun nesso fra queste questioni logiche e l' infinito nonché il calcolo delle probabilità).
Citazione di: maral il 17 Maggio 2017, 19:41:12 PM
Evidentemente il gene non può essere né egoista né altruista,CitazioneInfatti avevo scritto "casomai".
E nell' articolo linkato affermo a chiare lettere che si tratta di una mera e "non innocente" (fortemente ideologica!) metafora; che -ammesso e non concesso- nemmeno é calzante, perché sarebbe casomai calzante quella di geni altruisti
Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 21:33:54 PMCitazione di: sgiombo il 14 Maggio 2017, 15:09:56 PMCitazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 00:59:20 AM
Per poter intendere la "ferrea inoppugnabilità" bisogna rifarsi al concetto di essere, che appunto non è un concetto.
Non è una idea. (e che poi è il vero discrimine tra analitici e continentali).
Prima dovete intendere quello, poi se volete possiamo ragionare sulle soluzioni formali. (La vedo dura, non credo proprio riusciate a fare nemmeno il primo salto qualitativo).
Comunque possiamo rimanere alle premesse. (chiedo solo che si capisca il soggetto! per questo Sgiombo non sarà mai un mio interlocutore!).CitazioneBeh, sai, é l' inconveniente inevitabile (del presumere) dell' essere troppo intelligenti e colti: essendo tutti gli altri troppo stupidi e/o ignoranti si sarà sempre condannati a non poter discutere con nessuno
...Salvo, alquanto incoerentemente, partecipare al forum (ma per mia fortuna non interloquendo mai con me).
Ti rinvio alla risposta che ho dato ad Angelo.![]()
Secondo me possiamo interloquire, sul piano epistemologico.
Finora però a parte che sembra proprio che io non riesca mai a dire, con esattezza la tua proposta epistemologica. Tanto da dirmi (tu lo hai detto) che non ci intenderemo mai.
Ma poi la questione del soggetto, sta vedendo te e Maral in discussione da anni.
Siccome io sono praticamente della stessa idea di Maral, posso o non posso dire che la vedo dura il nostro discorso?
Ma io non mi sono mai tirato indietro a risponderti, mi sembra.
Però in questo 3d almeno il soggetto, con chi lo intende, con chi si schiera con questa idea,
deve essere presente....non perchè in altri 3d non se ne possa parlare, ma perchè sarebbe bello intendere la proposta di Ceravolo.E un minimo di abbrivio ci vuole.
Ma poi questa è una mia opinione, finora Ceravolo ha sempre risposto a tutti.
A me sembra che tu ti scaldi per veramente poco.CitazioneE dove e come mai mi sarei "scaldato" ?
Cerchiamo di non fare come quei politicanti da quattro soldi che nei dibattiti televisivi attribuiscono inesistìnti incazzature agli avversari per far credere ai gonzi di averli messi in difficoltà con le loro (di solito penose) argomentazioni!
Citazione di: Jacopus il 14 Maggio 2017, 17:24:04 PM
Naturalmente sono consapevole che il gene è egoista (Dwakins) ma il suo egoismo muta in relazione alla nostra posizione nel mondo storico. Più riusciamo a mitigare attraverso la civilizzazione il nostro istinto violento (che pure esiste) più è possibile aprire nuovi fronti alla generosità.CitazioneDissento completamente da Dawkins: per me i geni sono casomai "altruisti", come argomento in questo articolo:
http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=376:il-gene-altruista&catid=1:visioni-del-mondo-cat&Itemid=24
Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 00:59:20 AM
Per poter intendere la "ferrea inoppugnabilità" bisogna rifarsi al concetto di essere, che appunto non è un concetto.
Non è una idea. (e che poi è il vero discrimine tra analitici e continentali).
Prima dovete intendere quello, poi se volete possiamo ragionare sulle soluzioni formali. (La vedo dura, non credo proprio riusciate a fare nemmeno il primo salto qualitativo).
Comunque possiamo rimanere alle premesse. (chiedo solo che si capisca il soggetto! per questo Sgiombo non sarà mai un mio interlocutore!).CitazioneBeh, sai, é l' inconveniente inevitabile (del presumere) dell' essere troppo intelligenti e colti: essendo tutti gli altri troppo stupidi e/o ignoranti si sarà sempre condannati a non poter discutere con nessuno
...Salvo, alquanto incoerentemente, partecipare al forum (ma per mia fortuna non interloquendo mai con me).
Citazione di: green demetr il 14 Maggio 2017, 02:44:21 AM
Direi che il punto è proprio quello (bene cos' acquario!) . Chi fa elemosina ha un obiettivo chiaro in testa. (levarsi dalle palle il tipo davanti)
(Nel caso delle ONG è prendersi i soldi 10 e darne 2 ai poracci.....)
(nel caso dei para-medici prendersi stipendio fisso)
(nel caso dei medici, farsi le vacanze alle hawaii)
etc...etc...etc....
Altruismo? lol!CitazioneSegnalo per la cronaca che sono un medico e le vacanze più lontane le ho fatte a Barcellona con mia moglie (una settimana in occasione del XXV anniversario del nostro matrimonio).
Da trentacinque anni passo le ferie estive in Calabria nel paese nativo della suddetta.
P. S.: va beh che viviamo in tempi barbarissimi (...da che é stato abbattuto il muro di Berlino), ma non credevo che si potesse giungere fino a stigmatizzare il fatto di "prendersi uno stipendio fisso" (men che meno da parte degli infermieri o altri paramedici che solitamente fanno turni di lavoro fisicamente durissimi e psichicamente stressantissimi).
Citazione di: cvc il 13 Maggio 2017, 16:58:57 PM
Può essere che io sia un egoista che cerca l'egoismo negli altri per lavarsi la coscienza. Di sicuro non ho la certezza matematica di essere io un altruista. Poi non è che per pensare se l'uomo sia buono o cattivo sia necessario essere buoni o cattivi. Solo che la filosofia - o perlomeno l'atteggiamento filosofico per come lo intendo - porta ad addentrarsi nelle cose fino a portarle alle estreme conseguenze. Quindi io non mi accontento di definire uno altruista (parliamo in generale senza fare riferimenti personali) se compie talvolta un atto di generosità. Deve esserlo sempre, chi è in grado di riuscirci? Oppure, statisticamente, compiamo più atti egoistici o altruistici nella vita? Preferisco partire dal constatare la mia corruzione in quanto uomo per cercare poi, eventualmente, di migliorarmi. E la condizione di uomo è quella di essere imperfetto, sebbene perfettibile.
Ripropongo la metafora di Baudelaire: siamo alberi con le radici immerse nell'impurità e i rami che puntano verso il cielo.CitazioneSu questo sono d' accordo (e mi sembra ben diverso dal pretendere che anche chi é o si crede altruista é invece per forza, necessariamente, inevitabilmente egoista).
Citazione di: Angelo Cannata il 13 Maggio 2017, 09:15:43 AM
Bene, la mia obiezione era questa: una volta che qualsiasi concetto non può non dipendere dalla nostra mente, il concetto di "esterno alla nostra mente" è un concetto impossibile, perché "esterno alla nostra mente" significa "indipendente dalla nostra mente". In altre parole, la mente può illudersi di aver pensato a qualcosa di esterno ad essa solo trascurando il fatto che qualunque cosa essa pensi è dipendente da essa. Io posso pensare che una pietra esista per conto suo, indipendente da me, solo se trascuro che tale pensiero non può esistere se non condizionato al cento per cento dalla mia mente. Dire che quella pietra esiste per conto proprio è un'illusione: mi illudo di essere riuscito a pensarlo, ma in realtà ho pensato soltanto ciò che la mia mente mi ha dettato. Non è possibile pensare idee che non siano dettate dalla propria mente a se stessa. La mente non è in grado di pensare se non fornendo essa stessa idee a se stessa.
Ceravolo sostiene che la realtà sia in grado di provocare idee. Ciò è ipotizzabile, ma non possiede alcuna ferrea inoppugnabilità, come egli sostiene.
L'unica certezza che ho è che per pensare, per formarsi idee, è necessario usare il cervello. Quest'affermazione, che potrebbe sembrare scontata, perfino ridicola nel suo eccesso di ovvietà, ha una conseguenza grave: qualsiasi cosa io pensi, non c'è verso di poterla attribuire con certezza ad una realtà esterna alla mia mente, poiché l'unico dato che ho a mia disposizione è che ho usato il cervello. Il problema è che il cervello si pone così come mezzo insormontabile, ineludibile tra me e qualsiasi pensiero, in modo tale che mi è del tutto impossibile sapere cosa c'è oltre il mio cervello: è impossibile perché il cervello si pone sempre in mezzo.
Si può paragonare alla situazione in cui è impossibile contattare certe persone, perché l'unico mezzo per poter arrivare ad esse è passare per il loro segretario. Se il segretario decide di ingannarmi, dicendomi "Il capo è uscito, torni tra mezzora", per me non c'è verso né di sapere se il segretario mi ha ingannato, né di trovare altri modi per contattare il suo capo senza passare attraverso il suo segretario. Il mio cervello è il segretario della realtà: non c'è verso di contattare la realtà se non passando attraverso questo segretario. In questo modo non posso sapere neanche se la realtà esiste.CitazioneDal momento che qualsiasi concetto non può non essere (necessariamente è) pensato nell' ambito della nostra mente, il concetto di "esterno alla nostra mente" è un concetto possibilissimo (e sensatissimo), perché non pretende assurdamente di essere esso stesso esterno alla nostra mente, bensì di denotare qualcosa di esterno ed indipendente dalla nostra mente (qualche cosa di diverso dal concetto stesso che la denota =/= costituisce).
Denotato reale che con il concetto (inevitabilmente mentale, quest' ultimo) che per l' appunto lo denota non si identifica, essendo al contrario di esso esterno alla nostra mente (questo vale nel caso del concetto di "esterno alla nostra mente", ovviamente; non per esempio per il concetto di "interno alla nostra mente").
Confondere concetto (inevitabilmente mentale) e denotato reale del concetto (non necessariamente mentale) è come confondere le parole e le cose e pretendere, per esempio, che le parole "inesistente" o "nulla" (che, come si vede leggendo questa riga, esistono eccome, precedendo immediatamente questa considerazione fra parentesi) non esistano.
Il fatto che il pensiero di qualunque cosa la mente pensi è dipendente da essa non implica necessariamente che sia dipendente da essa anche la cosa pensata.
Per esempio il fatto che io pensi alla morte non fa certo sì che la morte dipenda dal mio pensiero di essa, e dunque che mi basti pensare il concetto della "mia immortalità" (pensare la mia morte stessa come impossibile) per vivere in eterno!
Ovvero il fatto che il pensiero (il concetto) de- "la pietra" è nella mia mente non implica affatto che la pietra sia nella mia mente; casomai può implicare un insuperabile dubbio scettico; N. B.: non la negazione certa! Non la certezza della negazione!) circa l' esistenza reale della pietra stessa (comunque) fuori della mia mente.
Ma questo è un altro discorso.
La certezza che per pensare, per formarsi idee, è necessario che ci sia un cervello l' ho anch' io.
Però (e per me personalmente é importantissimo!) sono anche consapevole che si tratta di una certezza indimostrabile né empiricamente constatabile (ovvero dimostrabile solo alla condizione di ammettere altre credenze a loro volta non dimostrabili né constatabili: solo ***se*** queste sono vere).
E inoltre (altra cosa per me importantissima!) sono consapevole che idee e pensieri non sono prodotti dal e non accadono nel cervello, bensì -ben diversa cosa!- che accadono necessariamente in presenza (almeno potenziale) di un cervello vivo e funzionante.
Il nostro cervello non è il tramite fra la nostra coscienza (comprendente, o "contenente" i concetti) e la realtà eventualmente denotata dai nostri concetti.
Le nostre coscienze non sono nei nostri cervelli, ma invece i nostri cervelli sono una serie di sensazioni nell' ambito delle coscienze (solitamente quelle di altri, non quella di ciascuno di noi) che lo percepiscono.
I cervelli sono precisamente alcuni dei contenuti delle coscienze, e non viceversa: le coscienze non sono contenute nei, nè prodotte dai cervelli (che invece producono solo movimenti muscolari, e al limite secrezioni ghiandolari, e contengono solo neuroni, assoni, sinapsi, ecc. fatti di molecole, atomi, particelle/onde subatomiche, campi di forza, ecc.).
Citazione di: cvc il 13 Maggio 2017, 09:31:00 AM
Sgiombo
Sarà misconosciuto l'egoismo dell'altruismo, ma non l'altruismo dell'egoismo. Basta pensare alla mano invisibile di Adam Smith o a Bertrend Russell quando diceva che senza accentramento della ricchezza (frutto dell'egoismo) non ci sarebbe potuta essere nessuna civilizzazione, nessuna cultura.
Ora mi pare che noi crediamo che l'altruismo sia una questione di civilizzazione e di culturaCitazioneA questo punto mi dispiace ma sono proprio costretto a pensare che solo chi é intrinsecamente egoista può (N..B.: non ho scritto "deve" o "necessariamente non é in grado di") non essere in grado di distinguere fra soddisfazione ed egoismo (fra egoismo e soddisfazione: soddisfazione dell' egoista oppure dell' altruista, a seconda dei casi: essere soddisfatti o meno é cosa ben diversa dall' essere egoisti oppure altruisti! Ed entrambe -tanto la soddisfazione quanto l' insoddisfazione- possono del tutto parimenti accadere agi uni ed agli altri, agli altruisti non meno che agli egoisti; mentre simmetricamente tanto agli altruisti quanto agli egoisti può del tutto parimenti accadere di essere soddisfatti oppure insoddisfatti).
Solo chi non riesce a concepire soddisfazione che nell' egoismo, chi non riesce a distinguere "soddisfazione" da "egoismo", non é in grado di capire che anche gli altruisti possono benissimo (e pure tantissimo) essere soddisfatti e appagati e contenti e felici; e di fatto non di rado lo sono (per esempio quando, anche senza nessuna ipocrisia -la quale può darsi oppure no, ma non é certo necessaria ed inevitabile in tali circostanze, così come in tante altre- fa l' elemosina; personalmente ho imparato a farla dalla mia cara mamma a Cremona quando ero un bambino e sono fiero di continuare a farla -di tanto in tanto, quando capita l' occasione- senza alcuna ipocrisia, cercando di non farmi -e soprattutto di non farlo- vedere, anche -N.B.: non ho scritto "solamente" bensì "anche"- perché mi rendo conto che la fortuna potrebbe gettare pure me in qualsiasi momento nella condizione di averne bisogno, e vorrei che gli altri si comportassero con me come io mi comporto con gli altri).
Per chi sia altruista (e anche per molti egoisti logicamente ferrati) non c' é alcun problema.
Quanto qui citato di Adam Smith e Bertrand Russell non vedo che ci azzecchino.
E inoltre egoismo ed altruismo sono presenti in ogni e qualunque cultura e in tutti tempi dell' esistenza umana, anche in quelli preistorici e in quelli preculturali.
Citazione di: Angelo Cannata il 12 Maggio 2017, 23:14:26 PME dunque, come chiaramente leggibile, dire che é esterno alla mente il concetto (il quale le é interno per definizione, contrariamente alla sua denotazione reale) sarebbe contraddittorio, ovvero insensato, impossibile (come autentico pensiero).Citazione di: sgiombo il 12 Maggio 2017, 22:10:06 PMCitazione di: Angelo Cannata il 12 Maggio 2017, 21:29:20 PMCitazioneIl concetto di "esterno alla nostra mente" in quanto tale (concetto) é interno alla nostra mente; ma con esso denotiamo qualcosa (ente o evento; o caratteristica generale astratta da, essendo presente in, più enti e/o eventi) di esterno alla nostra mente.
Impossibile (come autentico pensiero -sensato- in quanto autocontraddittorio sarebbe il predicato "oggetto esterno alla nostra mente" [denotato da questo concetto appena scritto fra virgolette, il quale -concetto- é interno alla nostra mente] "il quale -oggetto da esso denotato- é interno alla nostra mente".
Oppure "concetto [che per definizione é un "contenuto mentale", un "oggetto di pensiero", magari correlato a un oggetto reale che ne é la denotazione] il quale [il concetto; e non: la sua eventuale denotazione reale] é esterno alla nostra mente.
Non bisogna confondere i concetti, inevitabilmente interni alla mente di chi li pensa, con le loro (eventuali, se e quando realmente si danno) denotazioni (enti e/o eventi e/o astrazioni da enti e/o eventi) reali.
Io vedo scritto "esterno" (Angelo Cannata)
Citazione di: Angelo Cannata il 12 Maggio 2017, 22:52:28 PMCitazione di: sgiombo il 12 Maggio 2017, 22:30:47 PME sì, ma difatti la tua frase in questione che ho citato non parla di denotato reale, parla del concetto.Citazione di: Angelo Cannata il 12 Maggio 2017, 22:22:46 PMCitazione di: sgiombo il 12 Maggio 2017, 22:10:06 PMMi pare di vedere un po' di confusione in mezzo a tutte queste parentesi, trattini, virgolette: se togliamo il contenuto in parentesi della frase, rimane:Citazione di: Angelo Cannata il 12 Maggio 2017, 21:29:20 PMCitazioneOppure "concetto [che per definizione é un "contenuto mentale", un "oggetto di pensiero", magari correlato a un oggetto reale che ne é la denotazione] il quale [il concetto; e non: la sua eventuale denotazione reale] é esterno alla nostra mente.
concetto il quale é esterno alla nostra mente.
Concetto esterno alla nostra mente? Come possono esistere concetti fuori della nostra mente?CitazionePurtroppo la questione non é semplice e necessita di parentesi.
Che infatti permettono (a chi abbia la pazienza di prenderle in considerazione) di distuinguere il concetto inevitabilmente interno alla mete dal denotato reale del concetto che può benissimo essere esterno alla mente stessa.CitazioneE dice che quest' ultimo, e non il denotato reale, é mentale (interno alla mente di chi lo pensa).
Mi sembra tutto chiaro!
Citazione di: Angelo Cannata il 12 Maggio 2017, 22:22:46 PMCitazione di: sgiombo il 12 Maggio 2017, 22:10:06 PMMi pare di vedere un po' di confusione in mezzo a tutte queste parentesi, trattini, virgolette: se togliamo il contenuto in parentesi della frase, rimane:Citazione di: Angelo Cannata il 12 Maggio 2017, 21:29:20 PMCitazioneOppure "concetto [che per definizione é un "contenuto mentale", un "oggetto di pensiero", magari correlato a un oggetto reale che ne é la denotazione] il quale [il concetto; e non: la sua eventuale denotazione reale] é esterno alla nostra mente.
concetto il quale é esterno alla nostra mente.
Concetto esterno alla nostra mente? Come possono esistere concetti fuori della nostra mente?CitazionePurtroppo la questione non é semplice e necessita di parentesi.
Che infatti permettono (a chi abbia la pazienza di prenderle in considerazione) di distuinguere il concetto inevitabilmente interno alla mete dal denotato reale del concetto che può benissimo essere esterno alla mente stessa.
Citazione di: Angelo Cannata il 12 Maggio 2017, 21:29:20 PMCitazione di: Vito J. Ceravolo il 10 Maggio 2017, 15:08:54 PML'oggetto della mia obiezione non erano l'esterno o gli oggetti; era il concetto di "esterno alla nostra mente". Io non nego né affermo l'esistenza di oggetti, poiché negarla sarebbe comunque un'affermazione metafisica. Io dico che il concetto di "esterno alla nostra mente", in quanto inevitabilmente dipendente dalla nostra mente, come tu stesso ammetti, è un concetto impossibile.In verità, Angelo Cannata, io ho solo detto che è la "affermazione" a non esistere fuori da colui che l'afferma. Ciò che tu ne consegui non è una conseguenza che si spiega senza ricorrere ad argomentazioni fuori dal concetto in essere. Dico:La presupposizione di "al di fuori della mente" per quanto espressa dalla mente che l'afferma, è la ferrea rivendicazione di quell'esterno che affetta le nostre percezioni e affermazioni (su Spinoza - Etica). L'inoppugnabile influenza degli oggetti sulle nostre affermazioni è a sua volta la ferrea rivendicazione della loro esistenza e della nostra interiorizzazione del loro valore nelle nostre immediate rappresentazioni mentali (su Searse - La mente).CitazioneIl concetto di "esterno alla nostra mente" in quanto tale (concetto) é interno alla nostra mente; ma con esso denotiamo qualcosa (ente o evento; o caratteristica generale astratta da, essendo presente in, più enti e/o eventi) di esterno alla nostra mente.
Impossibile (come autentico pensiero -sensato- in quanto autocontraddittorio sarebbe il predicato "oggetto esterno alla nostra mente" [denotato da questo concetto appena scritto fra virgolette, il quale -concetto- é interno alla nostra mente] "il quale -oggetto da esso denotato- é interno alla nostra mente".
Oppure "concetto [che per definizione é un "contenuto mentale", un "oggetto di pensiero", magari correlato a un oggetto reale che ne é la denotazione] il quale [il concetto; e non: la sua eventuale denotazione reale] é esterno alla nostra mente.
Non bisogna confondere i concetti, inevitabilmente interni alla mente di chi li pensa, con le loro (eventuali, se e quando realmente si danno) denotazioni (enti e/o eventi e/o astrazioni da enti e/o eventi) reali.
Citazione di: paul11 il 12 Maggio 2017, 11:18:38 AM
La dimostrazione è che oggi gli importi del 3 per mille nell'irpef devoluti a società o le opere caritatevoli portate in deduzione nella dichiarazione dei redditi, dimostrano come il diritto abbia recepito quel concetto: utilitaristicamente come parziale minor costo.
Quando invece il vero altruismo non dovrebbe avere nè nome e neppure pubblicità da parte di chi lo compie, quindi non c'è un'aspettativa di un ritorno.CitazioneEsatto!
Così come il vero volontariato non dovrebbe avere nessuna agevolazione o finanziamento pubblico (il volontario che ottiene un migliore orario di lavoro per potersi dedicare al volontariato stesso lo fa sulla pelle dei suoi colleghi che devono adattarsi a orari e turni peggiori [qui, nella correzione delle 22, 15 circa, mi autocensuro di un' espressione omofobica decisamente volgare che mi era sfuggita e che avrebbe potuto offendere la sensibilità di qualche frequentatore del forum].
Inoltre qualsiasi anche minima agevolazione statale del volontariato lo compromette con uno stato che oggi in Occidente é di fatto al servizio degli oligopoli finanziari internazionali e del loro strozzinaggio legalizzato sulla pelle dei popoli, fornendo una sorta di "copertura ideologica" al selvaggio smantellamento in atto degli istituti dello "stato sociale".
Un autentico volontariato, lungi dal ricercarle (come fa il diffusissimo pseudovolontariato al servizio di fatto -consapevolmente o meno- delle ristrette oligarchie superprivilegiate al potere) respinge con sdegno qualsiasi agevolazione normativa e a maggior ragione qualsiasi sovvenzione statale.
Mi scuso per essere andato fuori tema come dico da italiano fiero del mio paese e della mia nazionalità ("off topic" come dicono i politicamente corretti con più o meno consapevole complesso di inferiorità autorazzistico verso gli "anglosassoni".