Citazione di: Phil il 07 Novembre 2020, 12:23:04 PMNon è una fallacia scivolosa, è una conseguenza inevitabile della regolamentazione di qualcosa estremamente "scivoloso" per natura quanto il linguaggio in generale (motivo per il quale io sono anche assolutamente a sfavore della regolamentazione del cosidetto "hate speech", che sicuramente sarebbe argomento meno controverso, e che incontrerebbe sicuramente più favore anche tra i cosidetti liberali). Chiariamo una cosa semplice: il vocabolario non contiene definizioni, ma solo suggerimenti di contestualizzazione, per questo regolamentare il linguaggio è questione estreamemente sdrucciolevole. Sarebbe comodo censurare negazionisti dell'olocausto, terrapiattisti, negazionisti del virus, misogini (ma non androfobi!), xenofobi, neofascisti etc questi non fanno nemmeno satira, perchè li lasciamo parlare? Non ci sarebbero ancora più motivazioni per censurarli, visto che parlano seriamente e di cose che la maggioranza ritiene senza senso? Perchè cominciare dalla satira, quando ci sono persone che in tutta serietà propongono idee potenzialmente molto più pericolose? Una volta che è passato il principio che l'espressione può essere regolata, non da meccanismi spontanei (es. come i "terrapiattisti" non hanno consenso nella comunità scientifica) ma da decreti governativi, realmente, chi può dirsi salvo da non avere qualche idea bislacca, o saperla esprimere senza che appaia a qualche giudice come un complotto infondato, o come un paranoia? Non è molto più semplice affrontare queste persone e far prevalere il buon senso attraverso la logica formale, l'istruzione, il dialogo, la maieutica..e ottenere un reale effetto culturale diffuso? Perchè non illudiamoci, censurare la satira vuol dire prendere una decina di persone che hanno una decente esposizione mediatica, fargli una multa\metterli in prigione, e illudersi di avere concluso la questione.. quando la satira contro Dio, o contro il politico, continuerà al bar, al cimitero, a cena dentro le case..l'ironia è una cosa di natura. Sarà solo un azione intimidatoria per chi volesse portare le proprie idee dal privato al pubblico, creazione di uno iato di ipocrisia tra ciò che si pensa e ciò che si dice, che cagionerebbe la democrazia, ma non avrebbe alcun effetto sulla cultura stessa che striscia sotterranea ed è intangibile alle denuncie alla polizia e i verbali. Non si possono sostituire le scuole con i vigili urbani, questo è il principio.
Premesso che non sono sostenitore della censura della satira (pur non amandone troppo lo spirito, lo riterrei eccessivo, essendo comunque un'utile valvola di sfogo), quello che non mi convince è questa sopravvalutazione del suo ruolo, il ritenerla puntello di tutte le libertà espressive, tolto il quale una presunta «valanga di motivi»(cit.) potrebbe innescare la censura "ad libitum" di qualsiasi espressione (falso dualismo e non sequitur scivoloso affine a quelli del tipo «prima vietano di fumare nei luoghi chiusi, poi bandiranno le sigarette, poi gli alcolici e poi i sindacati», oppure «iniziamo con il lockdown e l'app "Immuni", poi finiremo con la legge marziale e chip di sorveglianza sottopelle»). La caratteristica principale di dittature e simili non credo sia quella di proibire la satira, ma di proibire quasi tutto il resto delle libere espressioni, che noi diamo per scontato e di cui possiamo parlare apertamente e, volendo, persino seriamente.
Suppongo nessuno creda che sia la sola nostra libertà di satira ad impedire ad un Kadyrov di prendere il potere, come se non ci fossero altre motivazioni serie a rendere tale scenario improbabile, rispetto alle quali la satira su papi e governanti conta poco o niente. D'altronde se, per assurdo, salisse al potere un Kadyrov e la nostra reazione fosse «posso prenderlo per il culo? Per piacere...»(cit.), allora non mi stupirebbe troppo chi sia finito con il lasciarsi governare da chi.
