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Messaggi - Jacopus

#2671
Ipazia@. Non sono del tutto d'accordo con il tuo ultimo intervento. L'homo sapiens non fa più parte del mondo animale da quando ha lasciato dei dipinti sulle pareti delle grotte di Lascaux. Lo sviluppo culturale dell'uomo è stato così intenso in qualità e quantità da non poter più essere considerato facente parte della natura. Tuttavia rispondiamo ancora parzialmente alle leggi di natura. Abbiamo quindi una doppia identità.
Anche le religioni, a mio avviso, fanno parte di questo gigantesco processo culturale e per molti secoli, accanto ai fattori indubbiamente negativi, hanno aiutato gli esseri umani a proiettarsi verso una idea di condizione umana "moderna", se con moderna intendiamo universale, pacificata, solidale (lo so, tante obiezioni potrebbero essere mosse a questa interpretazione quante almeno le contro-obiezioni).
Il passaggio che si fa con fatica è quello di secolarizzare quel messaggio negli stessi termini di pace, solidarietà, responsabilità, condivisione.
Per certi aspetti anche le teorie marxiste seguono lo stesso filo rosso e prima di esse la riflessione sul logos.
Tutto ciò non contraddice la teoria darwiniana, anzi la conferma. Siamo l'esempio di adattabilità meglio riuscito e comunque procediamo dallo stesso insieme di regole genetiche ed evolutive che si sono sviluppate con il primo batterio anaerobico, 4 miliardi di anni fa.
Pensarci diversi dal resto della natura è pertanto la conseguenza non di un comando divino ma della nostra stessa storia bio-culturale.
Questo ci rende doppiamente responsabili, perché consapevoli che non vi sarà nessuna intercessione provvidenziale alle nostre scelte, in grado di distruggere il mondo o di conservarlo.
Tutto questo discorso lascia comunque irrisolto l'interrogativo originario. Cosa ha reso possibile la trasformazione dall'inorganico all'organico? Qual'e lo scopo "naturale" di quella trasformazione? La scienza non ha risposte a queste domande.
#2672
Sì stima che il 99 per cento delle forme di.vita si è estinta.
#2673
Il contrario è dimostrabile dalla nostra incapacità di misurare il tempo e gli effetti del tempo. Basti pensare che non siamo in grado di modificare il nostro sistema di vita, pur con la certezza che fra un secolo é molto probabile che vi saranno cataclismi tali da mettere in pericolo la sopravvivenza della nostra specie. Non siamo certo in grado di "pensare" a un periodo come 100.000 anni, una inezia dal punto di vista geologico e biologico. Certo è molto consolatorio pensare che vi sia un orologiaio che abbia pensato a tutto e la prova sarebbe la mirabile natura e i suoi membri. Questo del resto è tuttavia possibile ma secondo una via non ingegneristica (Per quanto di ingegneria genetica). Altrimenti mi dovresti spiegare, se tutto è così mirabilmente architettato, perché si sono ritrovate finora le tracce di sedici (16) diverse specie di homo  e solo una è sopravvissuta (La nostra), tra l'altro conservando una parte residua di dna di altre due specie homo, denisovii e Neanderthal.
E perché, in questo quadro ingegneristico, si sono perdute tutte le precedenti specie di australopiteco dalle quali deriviamo, fino a risalire a Lucy.
Per non parlare dei dinosauri, anche loro perfettamente adattati al loro ambiente.
Altro argomento. Già detto. L'evoluzione non è lineare, è casuale e procede per tentativi ma i tentativi sono coronati dal successo se rispondono alle esigenze dell'ambiente. Il fatto che le specie siano fra loro tutte imparentate rende possibile la loro modifica nel corso del tempo. La parentela é ampiamente dimostrata dall'enorme condivisione di dna fra specie diverse. Noi ci distinguiamo dallo scimpanzé solo per un misero 1,8 % di dna e io mi distinguo comunque da Carlo Pierini per lo 0,1 Per cento. Una pianta di banano e un verme della terra ha il circa il 60 per cento di dna identico al nostro. C'è di più. Le piante si trasmettono a vicenda delle informazioni, sia come singola pianta che come gruppo collegato attraverso le radici, grazie al glutammato, un ormone che usano anche gli esseri viventi.
Ennesimo esempio di come siamo tutti collegati e ibridabili: gli anfibi. Fino a una certa età hanno le branchie, poi sviluppano i polmoni. Niente di definito, ma solo un'ottima strategia per vivere in ambienti paludosi, a metà fra acqua e terra.
Ancora. È ormai la stessa ingegneria genetica ad essere in grado di modificare la struttura del dna e se lo può fare l'uomo, a maggior ragione lo può fare la natura proprio allo scopo della adattabilità fra esseri viventi e ambiente. Quello che l'uomo ottiene grazie alla conoscenza, la natura lo fa grazie al tempo  e all'istinto di sopravvivenza.
Insomma, pensare ad una evoluzione che trasforma progressivamente gli esseri viventi è assolutamente vera "scientificamente" alla luce delle indagini attuali. La stessa modifica del colore della pelle e della forma degli occhi negli esseri umani non è altro che la conferma tanto banale di quanto sto dicendo.
Mi sembra di dire delle cose talmente ovvie da farmi credere che questa discussione sia piuttosto inutile. Non sarò certo io a convincere chi non crede nella teoria evoluzionistica, ma farla passare per non scientifica è equiparabile a chi crede nelle scie chimiche o nella nocività dei vaccini.
#2674
Il tuo codice genetico, tuo malgrado, è invece programmato proprio per creare il dissimile. L'ho già scritto ma lo ripeto. Nel ns codice genetico è ancora potenzialmente operativo il comando per farci crescere la coda. Le mutazioni sono all'ordine del giorno, ma spesso sono del tutto ininfluenti e quindi possono cadere nel vuoto, oppure possono anche essere mutazioni che non portano da nessuna parte, come dimostrano i tanti ominini (Non ominidi) che ci hanno preceduto.
L'evoluzionismo attuale inoltre è solo un derivato di quello di Darwin. Anche l'evoluzionismo si é evoluto. L'attuale modello non è un modello di sviluppo lineare verso forme di vita più complesse ma un modello a cespuglio, dove da un progenitore comune si dipartono linee di specie diverse, che talvolta possono incrociare il proprio materiale genetico e altre volte no, dando vita ad ulteriori specie che si dovranno confrontare con l'ambiente.
Capisco che negare l'evoluzionismo è una confortante soluzione per crederci più importanti, ma non siamo più al centro dell'universo già da circa 400 anni. Negare l'evoluzionismo ha per me lo stesso significato di chi affermerebbe che la terra è al centro dell'universo. Le prove "scientifiche" dell'eliocentrismo e dell'evoluzionismo sono analoghe.
#2675
La teoria evoluzionistica non è solo attendibile ma è dimostrata scientificamente, almeno secondo il modello del "paradigma" di Kuhn. Al momento è la teoria migliore per spiegare come evolve la vita sulla terra. Non può dare alcuna risposta sulla presenza o meno di una divinità artefice iniziale della vita, né del passaggio dall'inorganico all'organico. Sui passaggi evolutivi fondati sulla casualità e sull'interazione ambiente-organismi viventi invece la teoria evoluzionistica ha accumulato una serie impressionante di prove, avvalorate in ultimo dalla genetica.
Non mi meraviglio che vi sia una così grande resistenza ad accettare questo fatto, una resistenza che aveva già previsto Darwin all'indomani della pubblicazione della sua opera.
#2676
Sgiombo@ hai una visione piuttosto ingenua della felicità. Stephen il maggiordomo del signor Candy in Django unchained era probabilmente felice nel suo ruolo di negrerio pur essendo nero. Ma spesso si tratta di una felicità mista a rancore e a perdita della propria identità, come accade ai sottoproletari di periferia che credono di essere felici se manipolano un telefonino da 1000 euro.
Abbandonare ogni ruolo di guida e di critica sul significato di felicità è un altro tipo di lastrico per le vie dell'inferno. Oltretutto non comprendo davvero come concili questa tua posizione con il marxismo, che è principalmente un movimento per liberare dalle catene ideologiche chi è irretito da un processo culturale che lo vuole mantenere schiavo e contento, come cantavano, tanti anni fa Fo e Jannacci (ho visto un re).
Che poi te lo debba dire io, seguace di un pensiero socialdemocratico, mi sembra paradossale.
#2677
Citazione(se lo schiavo ne è comunque contento, il disago è tutto nella condizione di chi lo giudica nella «peggior condizione»).
Senza far riferimento al marxismo, alla psicoanalisi e alla filosofia della conoscenza di Foucault, che pur sarebbero piuttosto critiche in merito alla tua affermazione, la migliore controargomentazione al tuo schiavo felice di trascinare le sue catene è il mito della caverna di Platone. O lo schiavo cerca un miglioramento oppure al massimo può "immaginarsi" felice, come il Sisifo di Camus che é condizione ben diversa dell'essere felice.
#2678
Attualità / Cosa è accaduto a Corinaldo?
11 Dicembre 2018, 15:19:09 PM
Sei morti finora in una discoteca di provincia dove si attendeva un musicista Trap, che si sarebbe più portati a definire Trash. Immediata la caccia al colpevole, individuato nei sistemi di sicurezza non adeguati, nell'overbooking, nel mancato controllo delle autorità, nei genitori troppo ingenui, lassisti o indifferenti rispetto a tutto il contesto, al ritardo del cantante, impegnato contemporaneamente in due città, fino al tipo di musica inneggiante alla malavita, ai furti, alla droga, fino ovviamente alla ipotesi più scontata ovvero al lanciatore di spray irritante.
Qual'e' la vostra opinione su quanto accaduto?
#2679
Tematiche Culturali e Sociali / Re:I terrapiattisti
11 Dicembre 2018, 12:29:26 PM
A mio giudizio non é la rivolta contro il pensiero unico dominante sic et simpliciter, ma la rivolta contro il pensiero unico e dominante che ha fallito il suo scopo: farci vivere nell'eden secolarizzato che prometteva sia il binomio soviet+elettrificazione sia il binomio capitalismo+scienza.
#2680
"Là dove c'è il tuo tesoro, là c'è il tuo cuore." Sono parole di Gesù, riportate dal Vangelo. Eraclito qualche secolo prima: "ethos anthropos daimon", il carattere é il destino dell'uomo.
Ecco due tradizioni di pensiero che ci rivelano un messaggio analogo: il destino, l'ananke, è un filo che si dipana, ma che aiutiamo noi stessi a dipanare in un certo modo. È lo stesso messaggio della teoria cognitiva: tendiamo a ripetere gli stessi comportamenti e quei comportamenti ci condizionano e innescano i comportamenti futuri, comportamenti che sono le nostre attitudini, inclinazioni, tesoro ed ethos.
Ma essendo esseri sociali i "tesori" e gli "ethos" sono condizionati e relativizzati, oltre che dalle precondizioni ambientali, dai nostri pattern comportamentali e dal nostro interagire sociale.
Ma come singoli, anche noi siamo parte delle precondizioni ambientali degli altri, concausa dei pattern comportamentali e alter-ego dei rapporti sociali. Avviene così una circolarità fra il nostro apporto libero e creativo e le predeterminazioni socio-ambientali e comportamentali.
Seguitemi però ancora più in profondità. Abusero' della vostra pazienza.
C'è un mito che ha molto da dire, quello di Edipo. La storia è nota: ad Edipo è stato profetizzato un destino terribile: ucciderà suo padre e sposerà sua madre. Proprio per evitare questo tragico destino Edipo viene abbandonato ed adottato dal re di Corinto e da Corinto fugge per paura di uccidere il suo padre adottivo, ma nella strada incontrerà il suo vero padre, Laio, e lo ucciderà. Come nella canzone "Samarcanda", ogni sforzo sembra vano, le Moire hanno filato, misurato e tagliato. Il fato, il già detto è compiuto.
A Tebe, come re, Edipo sposa Giocasta, sua madre, ma una terribile pestilenza invade la città e solo se sarà trovato l'assassino di Laio, la pestilenza avrà termine. Edipo, il risolutore degli enigmi , qui fonda il pensiero moderno. Non ascolta Tiresia e neppure la moglie che lo mettono in guardia. Edipo deve sapere anche se Tiresia, simbolo del mondo primordiale lo avvisa del suo terribile destino. La conoscenza è il daimon di Edipo. Le Moire trionferanno ancora ma Edipo, sopravvissuto a sé stesso, assumerà su di sé il peso e la colpa di quanto accaduto, nonostante sia del tutto incolpevole. O meglio una colpa ce l'ha e risiede nell'hybris di conoscenza, nel non aver ascoltato chi gli diceva "fermati". Ma al termine, una volta smascherato, avrebbe potuto uccidersi, e invece decide di vivere per essere l'emblema della sua storia, che "responsabilmente" si prende sulle spalle, come un successivo agnello di Dio.
Cambiamo scenario. Sono trascorsi 2300 anni. Freud prende in prestito Edipo per il suo più famoso teorema. Ma Freud assimila da Edipo proprio l'ybris della conoscenza, quando teorizza la presenza di un inconscio che si nutre del non detto, dei segreti familiari, dei traumi più vergognosi, che determinano inconsapevolmente l'agire umano. Solo rischiarando il mistero, la nebbia, il trauma e la violenza originaria che alimentano l'inconscio, l'uomo può aspirare ad un livello di maggiore autonomia e libertà.
Come potete ben vedere, determinismo vs libero arbitrio è un dibattito che ha ancora tanti dardi da lanciare.
#2681
Tematiche Filosofiche / Re:Cos'è la verità
10 Dicembre 2018, 00:31:22 AM
"Morii per la bellezza, ma ero appena
composta nella tomba
che un altro, morto per la verità,
fu disteso nello spazio accanto.
Mi chiese sottovoce perché ero morta
gli risposi "Per la Bellezza".
"E io per la Verità, le due cose sono
una sola. Siamo fratelli" disse.
Così come parenti che si ritrovano
di notte parlammo da una stanza all'altra
finché il muschio raggiunse le labbra
e coprì i nostri nomi."

Emily Dickinson
#2682
Sgiombo@. Con un linguaggio burocratico degno di un dramma kafkiano intendevo dire:
1) La libera volontà è umanamente sempre relativa e mai assoluta. Anche se volessi fortissimamente volare agitando le braccia non ci riuscirei.
2) Credo che il concetto di "libertà di agire" sia un concetto privo di dimostrazioni scientifiche (le uniche alle quali riconosco validità) così come per il principio "determinista". Le scoperte di molte discipline, psicologiche, neurologiche, comportamentali, hanno però ridotto notevolmente il grado di libertà che si supponeva avesse il genere umano nel periodo di massimo splendore della cultura moderna, pur non annullandolo. In altri periodi storici e in altre culture, per diverse strade, si ripete il confronto fra libertà di agire e costrizioni ambientali che ci dirigono. Non potendo essere contemporaneamente entomologi ed insetti, questo fatto, insieme alla -  ripeto - assenza di incontrovertibili dimostrazioni scientifiche a favore dell'una o dell'altra tesi, mi fa concludere che le nostre stesse convinzioni orientano il nostro agire. E così il determinista potrebbe dal suo determinismo trarre conclusioni assolutorie dal suo agire oppure la dimostrazione della sua santità, come avvenuto ai calvinisti. Oppure adeguarsi all'opinione altrui sul proprio agire, secondo le modalità che Bateson-Watzklavitz definivano "profezia che si autoavvera". In altri termini, voglio dire che questa materia è anche "ideologica" e, come ogni forma di conoscenza, in grado di modificare il nostro agire per il solo fatto di credere ad un principio oppure ad un altro. "La' dov'è il tuo tesoro, sarà il tuo cuore", disse un grande saggio del passato.
Se si è invece a conoscenza di dimostrazioni scientifiche "fondate" alla stessa stregua dell'evoluzionismo o della teoria eisteniana si prega di citare le fonti (magari è già stato fatto e me le sono perse).
#2683
@Viator. La tua interpretazione è riduttiva. Non esistono due ipotesi che si escludono a vicenda come se si fosse in un processo digitale sì/no.
Sartre dice da qualche parte: "fai quel che puoi di ciò che la vita ti ha fatto". Determinismo e libera volontà necessariamente devono convivere perché l'ambiente condiziona allo stesso modo di come le singole parti dell'ambiente lo condizionano. Agenti dotati di una parziale libera volontà, precondizioni determinate dall'ambiente (in  senso esteso) e caso influenzano e realizzano l'agire umano secondo proporzioni modificate e modificabili dalla stessa evoluzione culturale umana.
#2684
La Repubblica del Leone, di Alvise Zorzi, Bompiani.
Era da tempo che volevo saperne di più sulla storia di Venezia, quella dei dogi, l'unica entità regionale che avrebbe potuto unificare l'italia già nel 4/500. Fu a un passo dal riuscirci ma dovette rinunciare, a causa degli appetiti stranieri e della miope litigiosità degli altri staterelli italiani. Venezia resta comunque un esempio unico in Italia. Un governo repubblicano, l'unico stato italiano realmente autonomo e laico, dove gli interdetti papali si accumularono nel corso dei secoli.
#2685
Tematiche Spirituali / Re:Ipotizzando, ho un problema
05 Dicembre 2018, 23:07:53 PM
La demonizzazione è il problema. L'equità sociale è stato spesso (sempre?) Il cavallo di Troia di una nuova élite che sostituiva la vecchia, riproducendo la stessa disequita' che voleva combattere.
Pensare di cambiare le istituzioni sociali senza mettere mano ai meccanismi di pensiero radicati dentro di noi, compreso il pensiero della "purezza paranoica", è comunque illusorio. È anche possibile che sia io ad illudermi, ma lasciatemelo dire: sono i cambiamenti sottili e sostenuti nel tempo a produrre le vere rivoluzioni. E anche questo costa fatica, forse ancor più che guardare negli occhi il mostro che vive dentro la nostra anima.