Ipazia@. Non sono del tutto d'accordo con il tuo ultimo intervento. L'homo sapiens non fa più parte del mondo animale da quando ha lasciato dei dipinti sulle pareti delle grotte di Lascaux. Lo sviluppo culturale dell'uomo è stato così intenso in qualità e quantità da non poter più essere considerato facente parte della natura. Tuttavia rispondiamo ancora parzialmente alle leggi di natura. Abbiamo quindi una doppia identità.
Anche le religioni, a mio avviso, fanno parte di questo gigantesco processo culturale e per molti secoli, accanto ai fattori indubbiamente negativi, hanno aiutato gli esseri umani a proiettarsi verso una idea di condizione umana "moderna", se con moderna intendiamo universale, pacificata, solidale (lo so, tante obiezioni potrebbero essere mosse a questa interpretazione quante almeno le contro-obiezioni).
Il passaggio che si fa con fatica è quello di secolarizzare quel messaggio negli stessi termini di pace, solidarietà, responsabilità, condivisione.
Per certi aspetti anche le teorie marxiste seguono lo stesso filo rosso e prima di esse la riflessione sul logos.
Tutto ciò non contraddice la teoria darwiniana, anzi la conferma. Siamo l'esempio di adattabilità meglio riuscito e comunque procediamo dallo stesso insieme di regole genetiche ed evolutive che si sono sviluppate con il primo batterio anaerobico, 4 miliardi di anni fa.
Pensarci diversi dal resto della natura è pertanto la conseguenza non di un comando divino ma della nostra stessa storia bio-culturale.
Questo ci rende doppiamente responsabili, perché consapevoli che non vi sarà nessuna intercessione provvidenziale alle nostre scelte, in grado di distruggere il mondo o di conservarlo.
Tutto questo discorso lascia comunque irrisolto l'interrogativo originario. Cosa ha reso possibile la trasformazione dall'inorganico all'organico? Qual'e lo scopo "naturale" di quella trasformazione? La scienza non ha risposte a queste domande.
Anche le religioni, a mio avviso, fanno parte di questo gigantesco processo culturale e per molti secoli, accanto ai fattori indubbiamente negativi, hanno aiutato gli esseri umani a proiettarsi verso una idea di condizione umana "moderna", se con moderna intendiamo universale, pacificata, solidale (lo so, tante obiezioni potrebbero essere mosse a questa interpretazione quante almeno le contro-obiezioni).
Il passaggio che si fa con fatica è quello di secolarizzare quel messaggio negli stessi termini di pace, solidarietà, responsabilità, condivisione.
Per certi aspetti anche le teorie marxiste seguono lo stesso filo rosso e prima di esse la riflessione sul logos.
Tutto ciò non contraddice la teoria darwiniana, anzi la conferma. Siamo l'esempio di adattabilità meglio riuscito e comunque procediamo dallo stesso insieme di regole genetiche ed evolutive che si sono sviluppate con il primo batterio anaerobico, 4 miliardi di anni fa.
Pensarci diversi dal resto della natura è pertanto la conseguenza non di un comando divino ma della nostra stessa storia bio-culturale.
Questo ci rende doppiamente responsabili, perché consapevoli che non vi sarà nessuna intercessione provvidenziale alle nostre scelte, in grado di distruggere il mondo o di conservarlo.
Tutto questo discorso lascia comunque irrisolto l'interrogativo originario. Cosa ha reso possibile la trasformazione dall'inorganico all'organico? Qual'e lo scopo "naturale" di quella trasformazione? La scienza non ha risposte a queste domande.