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Messaggi - niko

#2686
Citazione di: Ipazia il 30 Giugno 2021, 15:46:46 PM
Ma in che mondo vivi Daniele ? Penso l'abbiano capito tutti: la cosiddetta "etnia" che non riconosce il 7.mo comandamento in casa altrui. Nella propria pare lo rispetti. Ma non ci giurerei. E non puoi nemmeno chiamarla col nome tradizionale altrimenti passi per razzista.




Ma guarda un po': prima era gente che mette i bambini sui gommoni, poi invece si scopre che sono gli zingari, che tutto si può dire su di loro ma notoriamente non ce li mettono; sempre più confuso e frutto di arrampicata sugli specchi questo concetto di "etnie", solo gli italici e sovranisti produttori, in tutto ciò, mi sembra che spicchino chiari e distinti...


E poi mi si viene a chiedere perché schifo il comunitarismo in tutte le sue forme.


Che dire, la verità sarà pure rivoluzionaria, ma è la condizione umana ad essere veritativa... e non certo la filosofia.



#2687
Citazione di: Ipazia il 29 Giugno 2021, 19:06:06 PM
Citazione di: baylham il 29 Giugno 2021, 02:04:51 AM
Sono più preoccupato dello slancio verso l'infinito della popolazione umana rispetto a quello del capitale.
Direi che le due cose vanno a braccetto e contribuiscono a tenere il gregge soggiogato.
CitazioneRiaffermo la domanda: qual è il nesso "terribile" tra tempo e nulla alla base dell'etichetta di nichilismo appicciata ormai a qualunque cosa?
Mi pare di capire che il Preve preferisca l'illusione simbolica alla realtà evolutiva. Di nuovo, una preferenza soggettiva.
L'illusione dell'Essere è dura a morire. E si inventano formule magiche per esorcizzare il divenire delle cose e dei valori.
CitazioneIl comunitarismo è semplicemente patetico, roba da preti e letterati. Ancora adesso rispetto a numerosi filosofi piccolo borghesi ignoranti di economia e fisica non posso che riconoscere la genialità di Marx che interpretava la società come un sistema evolutivo. Nonostante molte critiche possibili, almeno l'obiettivo utopico del comunismo di Marx che condivido era di godersi la vita.
Se per comunitarismo intendiamo una filosofia della miseria, Marx vi ha già risposto con "Miseria della filosofia". Che gli straccioni (Lumpenproletariat) siano alternativi al Capitale era una bufala evidente anche ai suoi tempi. Soggettivamente essi condividono con preti e padroni lo status privilegiato dei parassiti e su tale base soggettiva trovano sempre un accordo, sulla pelle dei produttori che sgobbano per tutti. Il che si unisce al fattore oggettivo dell'esercito di riserva che tanto contribuisce all'eternarsi dell'accumulazione capitalistica e alla debolezza degli sfruttati.
Però va detto che il comunismo ha un carattere comunitario e su tale comunità di liberi produttori  gaudenti va posto il significato etico dell'utopia comunista.
CitazioneL'ateismo interessa a me, è la mia concezione della vita, degli infiniti universi bruniani: una straordinaria, meravigliosa esplorazione senza sensi obbligati, sensi che non sono in potere di alcuno come aveva intuito l'"antiumanitarismo" di Marx.
"Antiumanitarismo" di classe, dalla parte degli oppressi da molteplici parassitismi.
CitazioneL'avversario del nichilismo è il nichilista stesso.
A sua insaputa. Dal suo supernichilistico "mondo dietro il mondo". E meno lo sa, più se la prende col "nichilismo" di chi ha posto sulla natura l'origine ontologica di tutto. Anche senza simboli.



Ma appunto in natura tanti infiniti diversi si parassitano tra di loro, per questo invitavo a sospendere un attimo la parola e guardare le figure, per capire il rapporto mimetico tra capitalismo e natura, l'iperrealismo delle merci e l'accumulazione di spettacoli.

Ma in fondo le piante organizzano in un certo modo la materia inerte per vivere, gli erbivori si mangiano le piante e i carnivori si mangiano gli erbivori, ma rispetto al rapporto privilegiato che il grande albero ha con il sole, tutta l'animalità là intorno è parassitismo. Il simbolo di pace non è l'uomo, ma neanche l'agnello.
#2688
Citazione di: green demetr il 26 Giugno 2021, 16:01:21 PM
"femminismo, rigurgiti di nazionalismo, familismo, populismo, deismo, clericalismo, etica del lavoro presupponente uno stato etico, xenofobia, è proprio roba che non fa per me, preferisco sballarmi con altro" cit Niko

Con comunitarismo non intendo alcuna delle forme ideologiche che hai elencato.
Il comunitatismo è proprio una risposta che viene necessariamente dalla relazione con l'altro, di fronte a te, quindi nel comunitarismo, che uso in maniera generica, ma non ideologica, è  bandita ogni metafisica, che premetta, e non decida solo successivamente cosa sia l'uomo, e cosa sia l'umanità che lo caratterizza. Se vogliamo da manualistica un moto sintetico alla Hegel.
Femminismo, nazionalismo, populismo, deismo, eticità etica, xenofobia sono altrettante sfaccettature dell'errore originario di pretendere qualcosa a scapito di qualcos'altro.
Sono tutte etiche del livore, dell'odio.
Benchè quindi siamo d'accordo, anzi molto d'accordo:

"Per essere più precisi,  il deisiderio non integrabile nella figura umana è infinito (il desiderio infinito di cui parla spesso Fusaro come se fosse un problema e un'aberrazione contingente del capitalismo post muro di Berlino, e non un destino da accettare nietzscheanamente con amore), perché rappresenta l'ambizione infinita intrinseca del capitale che è incompatibile con la sua stessa costituzione in assoluto, e quindi anche il suo (scontato) destino di fallimento nel dominare completamente la natura, ma questa stessa ambizione infinita è la corretta (corretta nel senso di ricettacolo possibile di immedesimazione istintuale umana e realistica, tale è il capitale, tale è la natura) mimesi della natura che dovrà sopravvivere nella società liberata che prenderà il posto del capitalismo, il residuo che, a mio personale giudizio, fu a suo tempo il bene nel male, il piccolo desiderio di amore non integrato nel colosso, e rimarrà, o almeno mi auguro che rimanga, nella nascente società del comunismo, o quantomeno del meglio, come filo conduttore del vecchio col nuovo" cit Niko

Certamente, il desiderio è ciò che caratterizza l'essere uomo in quanto tale, perciò è evidente che il comunismo e le sue inverazioni storiche sociali (gulag,la cina etc) testimoniano della vera quintessenza del politico che si fa chiamare comunismo, che combacia con il suo fascismo, nemmeno tanto velato.
Mi fa sorridere dunque che tu voglia salvare il comunismo, infatti il tuo è un augurio, ossia una dichiarazione di intenti contraria ed eguale alla sua utopia.
Nessun idea di lavoro, nessuna consapevolezza della fine delle utopie.
Il comunitarismo genericho che intendo io, è proprio l'esatto opposto di una adesione ideologica, è anzi un lavoro personale che riguarda me e te.
Ma d'altronde è per questo che sono solo, direi che è inevitabile.
Troppa sedimentazione ideologica.

Passiamo al buon Preve, un filosofo nemico di Nietzche, ma che fa filosofia proprio come Nietzche: martellando il cervello vuoto dei suoi allievi e consolidali (? mica tanto visto gli attacchi che subì) politici.

Si ho capito l'intento di Preve, è quello di rifondare la percezione del marxismo, non come ideologia, con il partito a farne le veci, ma come naturale struttura ontologica sociale.
Ossia da manualistica, quella dell'agone schiavo-padrone.
In effetti ho visto il film sul giovane Marx.
In effetti quello che premeva a Marx, era il superamento del lavoro intra-personale, che generava sempre una lotta locale, senza alcun respiro realmente sociale, in funzione di un pensiero ad ampio respiro che descrivesse le dinamiche sociali generali, per poi dirigerle verso una struttura di dimensione socialista.
Quindi come il socialismo è la lotta particolare, e quindi vittima sempre del Capitale, così il comunismo è il tentativo del suo rilancio in funzione antagonista.
Mi manca tutto il lavoro su Marx.
Iniziamo a settembre.

Tornando a bomba, il nichilismo, con l'accettazione dello svuotamento dei valori, risulta per Preve, un nemico formidabile.

E' corretto politicamente, non filosoficamente, come invece pretende nell'articolo.
O meglio la filosofia di cui parla è quella della politica filosofica, ossia Platone.

Per parte mia sto con Ipazia, Preve dimentica completamente tutta la parte metafisica, che in Marx invece è non solo evidente, ma preponderante.

Se togliamo infatti quella parte, sono corrette le critiche fatte a Marx, che col suo lavoro, ha semplicemente dato una forma forte teorica al capitalismo.
Ossia il capitalismo è stato creato da Marx stesso.
(cosa falsa, perchè se è vero che Marx ha visto il Capitale, lo ha visto nella sua dimensione metafisica e non solo politica, ossia economica).

Ma il fatto di decidere di dimenticarsene, è proprio la testimonianza, del suo carattere forte, sia a livello politico che propriamente filosofico.(Non è che se la dimentica, è che proprio la riscrive).
Preve era una persona come non ce ne sono più. 8)




Per dirla in parole molto povere, io credo che la natura sia slancio verso l'infinito, e credo nel progresso, ovvero credo che il capitalismo, al netto delle sue contraddizioni e assurdità, sia la migliore integrazione storicamente mai apparsa del soggetto-diveniente umano con la natura, addomesticare la seriazione infinita e la realizzazione spaziale e temporale delle infinite possibilità è una prassi che deriva dalla retta contemplazione della natura, la natura ha sete di infinito, l' "uomo" ha sete di infinito, e quindi il capitalismo lo considero retrospettivamente una necessità.


Considero la realtà del post umano, ovvero l'integrazione di tecnologia ed evoluzione biologica, non do all'universo antropologico (o etologico umano istantaneamente considerato prescindendo dalla sua evoluzione) un'importanza tale da identificare l'uomo con la parola, ma anzi considero la parola la realtà stessa della protesi tecnologica e del postumano, con la parola integriamo nell'umano l'extraumano ed espungiamo arbitrariamente dall'umano parti dell'umano, e questo da sempre.


Io prendo sul serio quelli che parlano con Dio, con il vento, con le stelle, con i cani, con gli angeli, con i demoni, con i morti, con le macchine, con gli infinitamente distanti, ma prendo anche sul serio quelli che litigano con il vicino perché non lo capiscono, la babilonia e la barbarie, quelli che espellono i muti e i non parlanti dall'universo dell'auto riconoscimento "umano", quelli che subiscono il trauma di ogni educazione condizionante, il cui il nome si separa dalla cosa perché sia possibile parlare, prendo insomma sul serio tutti i grandi solve e coagula della parola e tutte le sue filiazioni interiori;



proprio in senso tassonomico mi pare ovvio che la comunità dei parlanti non è una specie, perché non si riconosce orizzontalmente nel tempo con la compatibilità sessuale e genitale e non procede nel tempo con una filiazione materiale (il nesso tra pederastia e nascita della filosofia è non ovvio, super-ovvio, per questo a volte spendo qualche parola nelle discussioni su omosessualità e affini); considerato tutto ciò, giungo quindi alla conclusione che non solo la parola e la facoltà di parola non rappresenta e non costituisce quello che realmente ed essenzialmente è homo sapiens, ma, in quanto parola, è intrinsecamente inidonea a rappresentare una specie vivente qualsiasi, la parola è parola, è l'alienazione dei parlanti dalla loro internità animale di specie: se le orchidee parlassero, la parola sarebbe inidonea a appresentare le orchidee come specie.



Il mio nichilismo parte proprio dalla considerazione che ogni vivente è individuo, specie e materia, specie e materia evolvono, l'individuo deve accettarlo e in un certo senso anticiparlo se non vuole trovarsi costretto ad inseguire, l'uomo non è niente, davvero non è niente, è una cosa, un'entità, che tra diecimila anni o si sarà estinta o non corrisponderà più alla sua specie animale attuale, e già da ora non esiste perché come ho detto prima la parola trascende l'identificazione di specie (ogni identificazione di specie) e l'uomo nel tempo che gli è concesso di esistere come individuo e come specie, già di per sé breve, vive ipnotizzato dalla parola.



Il mio grande sogno è che non sopravviva l'uomo, che sia sospeso il giudizio sulla necessità di sopravvivenza della parola e che sopravviva, anzi si auto-superi, lo slancio verso l'infinito che ravviso già oggi nella natura, e "nel capitalismo" come natura umana, considerata ad una certa fase del suo sviluppo e della sua integrazione col resto, pur con tutte le sue contraddizioni; penso di insomma di avere un'idea su quali e quanti testimoni debbano passare nella staffetta della storia e quali no;



per questo sostengo la globalizzazione contro ogni comunitarismo, il comunitarismo, almeno per come esce dalla bocca di Fusaro, è già oggi xenofobia, familismo, etica del lavoro presupponente uno stato etico, critica distruttiva al sessantotto e all'antifascismo, equiparazione di borghesi e proletari che dovrebbero essere uniti contro una sorta di nemico immaginario chiamato aristocrazia finanziaria, malinteso giusnaturalismo che pretende di convertire direttamente i bisogni in diritti senza passare per la considerazione sacra dei desideri;



io sono felice di non avere nulla da spartire con tutto ciò, sono altro, e se sbaglio, sbaglio in altri modi e per altri versi...

e tu Green, sentenzi di voler costruire comunità tra me e te tranne poi arrogarti il diritto di discriminare tra quello che è analisi, quello che è augurio e quello che è sedimento ideologico... questo riconferma la mia sfiducia verso ogni forma "comunità".
#2689
Non possono più far insegnare neanche che la terra sta al centro dell'universo con le calotte di cristallo intorno, che i dinosauri non sono mai esistiti e che Hegel era eretico; si beccheranno pure la lezione lgbt una volta all'anno e continueranno a non pagare l'imu come al solito.
#2690
Tematiche Filosofiche / Lo starec Zosima
24 Giugno 2021, 16:17:08 PM
La colpa, che rappresenta il fallimento della volontà metafisica di cambiare il passato, l'indisponibilità del passato alla volontà, è del tutto inattuale (e "innaturale") oggi che viviamo nella società della vergogna, dunque del fallimento della volontà tecnico-pratica, istantanea, di cambiare il presente. Presente che, a prescindere dall'infinità delle possibili innovazioni e opzioni (zoo)tecniche di volta in volta applicate per manipolarlo, è indisponibile alla volontà come presente -comunque lo si plasmi, comunque lo si giri, comunque lo si inquadri-, resta presente, la tecnica fallisce proprio nel costruire narrazione, nel realizzare il progresso come desiderio, l'intenzione prometeica del gesto tecnico è disillusa, e di conseguenza il flusso del tempo congelato; il virus-presente che nessuno scienziato e nessuna innovazione è in grado debellare nonostante tutti i più disinteressati e nobili tentativi, che, ad ogni tentativo di comandarlo umanamente, muta ma non se ne va, che ci fa coprire la faccia ed essere branco a tutti senza un perché, è fenomenologicamente un virus-vergogna, e non certo un  virus-colpa.

Tutti colti con le mani nella marmellata dall'onnipresente sguardo dell'altro (tra un po' ci saranno più telecamere che esseri umani) ormai ci è impossibile avere-colpa, scindere un singolo fatto del nostro passato dalla complessiva percezione del sé e giudicarlo singolarmente, il male oggi è male perché svaluta, perché rimpicciolisce, perché comprime, perché accorcia, un sé eternamente presentificato e inglobante il passato al limite come durata, non già più come differenza, siamo passati dall'ossessione di cambiare il passato -redenzione e affini-, all'ossessione di avere quantitativamente tanto passato indefinito da manifestare nell'attimo e nel presente, di sopravvivere; appunto il mito pandemico della durata della vita a cui si deve sacrificare tutto, libertà, dignità, istruzione eccetera, il che vuol dire che mentre la colpa poteva essere collettiva, la vergogna è solo individuale e sempre funzionale al gruppo, un gruppo non può vergognarsi, ma solo stabilire i valori davanti ai quali il singolo in caso di trasgressione si vergogna, e la vergogna non è l'angoscia della punizione, ma l'angoscia del diventare sgradevoli agli altri, un qualcosa che presuppone un altro presente e un'ostilità a vari gradi, dal leggero al potenzialmente anche mortale, che può derivare da quello di sbagliato o di male che gli uomini si fanno nell'immediato, piuttosto che da quello di male o di sbagliato che possono eventualmente essersi fatti in passato e che in qualche modo "prima o poi verrà a galla", quindi di nuovo, l'emozione della vergogna come non ha senso del passato, non ha senso del futuro, ci si vergogna perché si diventa sgradevoli agli occhi dell'altro immediatamente a seguito di un errore o di una trasgressione, appunto l'indisponibilità del presente alla volontà, non perché si è fatto qualcosa di singolarmente e individuabilmente sbagliato in passato, per cui ci si aspetta un'inevitabile e dura punizione in futuro, appunto l'indisponibilità del passato alla volontà che getta nubi nefaste sul presente e sul futuro, come nell'emozione della colpa.


Per quanto riguarda l'aspetto teologico della discussione, io penso che la resurrezione, nel cristianesimo, sia una conseguenza inevitabile dell'intrinseco paradosso per cui il sacrificio o l'auto-toglimento con la morte di un dio buono, da un punto di vista quantomeno banalmente logico, non toglie il male dal mondo, evento per cui sarebbe necessario il sacrificio o l'auto toglimento con la morte di un dio malvagio, se nel cristianesimo ci fosse un dio malvagio e non un diavolo immensamente inferiore che è la scimmia dio, ma comunque il farsi volontariamente colpevole agli occhi di tutti, è necessario per dare quantomeno l'impressione di espiare, i peccati di tutti, quindi c'è sicuramente questo aspetto della legge divina che non si placa con la serie infinita delle vittime involontarie/colpevoli attende una vittima volontaria/innocente per compiersi, così come da un punto di vista psicologico la belva non si placa con l'insieme infinito delle prede che gli resistono, e ha una minima possibilità di placarsi con la preda che gli si offre volontariamente, non a caso si dice che Cristo anche se non peccatore, si è fatto peccato, per la salvezza degli uomini.


Insomma ogni uomo se accetta l'idea di un dio personale e onnipotente che ha creato l'universo, può farsi anche l'idea che tutto il male dell'universo dipenda da questo dio, non giustificarlo con nessuna teodicea ma accusarlo in modo "diretto" dell'esistenza, e dunque della creazione, del male. Dunque ha una sua valenza logica ed esistenziale e non può essere liquidato come assurdo il pensiero che, quantomeno dal limitato punto di vista dell'uomo che a posteriori lo giudica, se c'è il male nel mondo, dio, (un dio pensato come creatore e onnipotente) non è affatto buono, ma quantomeno amorale se non decisamente malvagio: si riconosce a dio l'attributo di essere creatore e onnipotente, ma non anche buono.
Soprattutto per il problema dell'esistenza e della nascita, nessuno chiede di esistere o di nascere, quindi nascere ed esistere in un mondo in cui c'è il male, ed essere noi stessi potenzialmente malvagi, comunque non è una colpa, se anche il male fosse radicato nella nostra essenza, noi non abbiamo chiesto esplicitamente l'esistenza mal'abbiamo ricevuta in sorte da un dio che ce l'ha data senza il nostro consenso, e dunque il fatto che l'uomo sia potenzialmente malvagio non esclude il fatto che la colpa vera, finale, di ogni male, sia di dio.


Quindi la responsabilizzazione, la pace interiore e la potenza creativa dell'uomo in un certo senso secondo me impongono che sia fatta giustizia sul peccato divino della creazione, appunto, dal punto di vista dell'uomo, per isolarlo e contemplarlo al di fuori del sé come colpa e non portarselo dentro ininterrottamente fino a un eterno presente come vergogna, e quindi è necessario che il crocifisso sia realmente colpevole del peccato di essere (non di essersi proclamato) dio e abbia pagato questo suo e non nostro peccato con la morte, per inaugurare una nuova era, insomma secondo me nella narrazione del cristianesimo, che io giudico da un punto di vista assolutamente ateo, e quindi esterno, c'è redenzione non solo assumendo il punto di vista del dio ma anche quello della massa universale dei teicidi, l'universo rinasce a nuova (e plurale) vita una volta fatta giustizia del suo (unico) creatore intenzionale, c'è un senso e una linea di pensiero non ignorabile per cui il creatore è colpevole davvero, e suo atto di amore è accettare finalmente il verdetto delle sue creature, che invocano non solo l'essere per sempre, la salvezza, ma spesso anche il non esser mai, la possibilità sprecata senza un perché della non-creazione. La fine del creatore vuol dire rimanere unici responsabili della creazione, ma se tale fine avviene secondo giustizia, vuol dire che un mondo tutto nuovo, utopico, deve sorgere dal supplizio del creatore in poi, proprio perché tante cose non andavano fino a quel momento nel mondo, e solo fare meglio ad opera dell'uomo, costruire il mondo nuovo, è inverare l'ipotesi, altrimenti solo ipotesi, che il precedente "andare male di tutto" fosse colpa del creatore, e quindi ribadire la realtà giuridica che il supplizio è stato secondo giustizia, e la realtà unitaria che da un certo punto della storia in poi non ci sono altri creatori, da sottoporre a supplizio.



#2691
Spero si colga questa preziosa occasione storica per abolire definitivamente IL CONCORDATO.
#2692
Citazione di: Ipazia il 20 Giugno 2021, 10:26:38 AM
Citazione di: niko il 19 Giugno 2021, 15:27:38 PM
Mi annoiano quindi le teorie fusaro-previane del capitale come assoluto, quelle per cui tu metti la C maiuscola, che alla fine devono mettere insieme borghesi e proletari come i nuovi sfruttati (precariato) dall'aristocrazia finanziaria, non si capisce che la borghesia universale tante altre volte nella storia ha ceduto parte del potere a qualcuno (monarca, imperatore, dittatore...) ma è sempre rimasta classe dominante.
Quando scrivo Capitale intendo l'entità metafisica, non il gruzzolo economico.  Entità metafisica adorata da miliardi di credenti della religione più diffusa del pianeta. Capitale come nome proprio di nume.




Ok, quella della C maiuscola era una parte che non volevo copincollare dall'intervento in cui rispondevo specificamente a te in filosofi nel 2020, ma poi l'ho copincollata per sbaglio, in filosofi nel 2020 rispondendo a te mi spiego meglio, e anche con una formattazione migliore, che pure quella qui mi è venuta male.
#2693
Tematiche Filosofiche / Filosofi nel 2021
19 Giugno 2021, 15:34:52 PM
Sui nessi tra marxismo e nichilismo individuati da Preve di cui parlavo sopra, ecco link a un suo articolo, rimanda al punto uno, ma si può sfogliare in avanti.


Costanzo Preve su nichilismo e marxismo I (kelebekler.com)




#2694

Il capitale non può costituirsi come assoluto perché il lavoro vivo, per quanto piccolo e asimmetrico rispetto al colosso, esiste sempre, ed esiste come residuo, per cui, stante tale residuo, l'assoluto non può costituirsi nemmeno come insieme delle parti  ed esiste come oggetto di amore (desiderio del desiderio), che neanche l'uomo più potente e più cattivo del mondo può avere con la forza. I vivi sono infinitamente numericamente minori dei morti, eppure non fanno insieme armonico delle parti con i morti, sono una differenza irriducibile, e così pure il lavoro dei vivi.Mi annoiano quindi le teorie fusaro-previane del capitale come assoluto, quelle per cui tu metti la C maiuscola, che alla fine devono mettere insieme borghesi e proletari come i nuovi sfruttati (precariato) dall'aristocrazia finanziaria, non si capisce che la borghesia universale tante altre volte nella storia ha ceduto parte del potere a qualcuno (monarca, imperatore, dittatore...) ma è sempre rimasta classe dominante.E poi il localismo, a cui finisce per ridursi il comunitarismo a giudizio di chi ha una prospettiva globale, dà adito a tutta una serie di concetti ed esternazioni dei suoi sostenitori che a me stanno antipatici a pelle anche a prescindere da ogni elaborazione, come critica distruttiva all'antifascismo nel presente, al mito del sessantotto, al femminismo, rigurgiti di nazionalismo, familismo, populismo, deismo, clericalismo, etica del lavoro presupponente uno stato etico, xenofobia, è proprio roba che non fa per me, preferisco sballarmi con altro.Per essere più precisi,  il deisiderio non integrabile nella figura umana è infinito (il desiderio infinito di cui parla spesso Fusaro come se fosse un problema e un'aberrazione contingente del capitalismo post muro di Berlino, e non un destino da accettare nietzscheanamente con amore), perché rappresenta l'ambizione infinita intrinseca del capitale che è incompatibile con la sua stessa costituzione in assoluto, e quindi anche il suo (scontato) destino di fallimento nel dominare completamente la natura, ma questa stessa ambizione infinita è la corretta (corretta nel senso di ricettacolo possibile di immedesimazione istintuale umana e realistica, tale è il capitale, tale è la natura) mimesi della natura che dovrà sopravvivere nella società liberata che prenderà il posto del capitalismo, il residuo che, a mio personale giudizio, fu a suo tempo il bene nel male, il piccolo desiderio di amore non integrato nel colosso, e rimarrà, o almeno mi auguro che rimanga, nella nascente società del comunismo, o quantomeno del meglio, come filo conduttore del vecchio col nuovo: raccogliere la bandiera della rivoluzione borghese è raccogliere il desiderio di infinito, da un punto di vista dell'eros, e riecheggiando i conflitti religiosi cinquecenteschi che la nascita del capitalismo hanno segnato, una mistica unionista, non comunionista; io non sono per un comunismo della finitezza o per un'attivazione (hegeliana) della coscienza nel mondo della quotidianità.Condivido abbastanza i nessi tra marxismo e nichilismo accuratamente individuati da Preve:


Costanzo Preve su nichilismo e marxismo I (kelebekler.com), ( il link rimanda al punto 1, poi si dovrebbe poter sfogliare fino alla fine)




ma mi sembra che Preve quando tematizza tale nichilismo -implicito nella non-filosofia sociale di Marx- a problema e tenta di superarlo, lo faccia nel senso di una rifondazione etica retrospettiva che guarda, indietro, ad Hegel, all'astuzia della ragione come manifestazione dello spirito nella storia; cade anche lui nella serie delle "rifondazioni" comuniste anche se annuncia profeticamente di non cadervi (lo slogan dell'ex partito di Fusaro era "valori di destra, idee di sinistra" uno slogan tutto hegeliano e tutto un programma); non tenta un altro possibile superamento nel senso di un'accettazione attiva e destinale del nichilismo alla maniera di Nietzsche, insomma a prescindere dal mero fatto della caduta o no degli dei, egli ha paura della caduta degli dei. Per lui è veritativa la filosofia, non la condizione umana, e tenta di recuperare l'aspetto classicamente filosofico (logico-ontologico) di Marx, che lui ravvisa nella concezione marxiana di individuo, diversa, (proprio sul piano della differenza realismo-nichilismo) e non mai perfettamente conciliata, con quella invece marxiana di società.Per me invece, Il nichilismo non si "risolve" con il prenderne coscienza, ma con il farsene qualcosa, l'unione stessa tra materia inerte, specie e individuo che è ogni vivente, mi fa pensare che la sofferenza non finirà mai in quanto necessaria al divenire; il potere di direzionare il divenire deve/può quindi essere desiderato solo abissalmente e senza intenzione, bisogna "accettare" quindi anche il capitalismo, per superarlo.
#2695
Tematiche Filosofiche / Filosofi nel 2021
19 Giugno 2021, 14:49:25 PM
Citazione di: Ipazia il 18 Giugno 2021, 20:00:36 PM
Citazione di: niko il 18 Giugno 2021, 15:12:01 PM
Quali siano queste cose penso che non interessi a nessuno, perché questa è una discussione sui filosofi nel 2021, non su cosa piace e non piace a me di Preve e Fusaro.

Interessa perchè se Fusaro è l'erede ideologico di Preve, essendo Fusaro l'unico filosofo italiano che abbia una visione politica militante, bisogna per forza confrontarsi con lui e col suo precursore.

CitazioneSenza andare troppo fuori argomento, posso dire che sono comunista, che ritengo che comunismo e comunitarismo siano due cose assolutamente inconciliabili proprio come a suo tempo e a suo modo fallì il modello staliniano di "socialismo in un solo paese", che non penso che la linea storica e di pensiero heghelo-marxiana possa essere un antidoto resuscitato e preconcetto al nichilismo come problema ma al contrario che marxismo e nichilismo siano speculari tra di loro, e in ultimo che, in quanto comunista, sono in linea generale per la globalizzazione, e non contro.

Condivido con te la formazione marxista, ma non me la sento di confondere globalizzazione e internazionalismo, classe operaia e lumpenproletariat da diporto. La feroce ricomposizione di classe, che assomiglia più ad una disintegrazione, era intuita dai profeti, Lenin soprattutto, nelle teorizzazioni sull'imperialismo e la finanziarizzazione del Capitale. Ma certo non potevano immaginarsi che il Capitale si sarebbe emancipato a tal punto dal lavoro e dalla manifattura concentrando tutto il potere politico sulla finanza fino ad innescare processi economici totalmente liberisti intorno al conio stesso del denaro, come avviene con le criptovalute. E tutto ciò mentre il fattore di produzione lavoro perde sempre più valore di mercato. Di fronte a tale sviluppo politico-economico com'è possibile credere ancora ad una linearità del progresso sociale per via capitalistica. Fusaro, studiando Marx, ha capito che la teoria politica va riscritta proprio per salvare quel programma.

Anche i cinesi, che Marx l'hanno studiato, si guardano bene dal dare briglia sciolta alle forze del mercato, che pure amministrano capitalisticamente, con un sovranismo di dimensioni tali da resistere alla spectre finanziaria globale, di cui usano gli artifici quando serve. Da comunista, non vedo alternativa politica ed etica alla Resistenza al globalismo. Il passaggio tra globalismo e reazione è una cruna di ago, ma va, filosoficamente, oltre che politicamente, percorso. Magari allargandolo sia dalla parte del rosso che del nero. Mostrando le nudità, ingenuità e disonestà di entrambi.






Agente 007 | Il mio gatto sicuro - il Blog! (wordpress.com)




Il capo supremo di una spectre è sempre un uomo senza volto che accarezza un gatto, dunque la sua ossessione non è il potere politico, ma il gatto. Il capitale non può costituirsi come assoluto perché il lavoro vivo (il gatto), per quanto piccolo e asimmetrico rispetto al colosso, esiste sempre, ed esiste come residuo, per cui, stante il residuo, l'assoluto non può costituirsi nemmeno come insieme delle parti (nel linguaggio filmico e letterario dei racconti di 007, il gatto è, è inquadrato per intero, e di conseguenza l'uomo più cattivo del mondo è sempre senza testa o senza volto) ed esiste come oggetto di amore (desiderio del desiderio), per cui neanche l'uomo più potente e più cattivo del mondo lo può avere con la forza. I vivi sono infinitamente numericamente minori dei morti, eppure non fanno insieme armonico delle parti con i morti, sono una differenza irriducibile, e così pure il lavoro dei vivi.


Mi annoiano quindi le teorie fusaro-previane del capitale come assoluto, quelle per cui tu metti la C maiuscola, che alla fine devono mettere insieme borghesi e proletari come i nuovi sfruttati (precariato) dall'aristocrazia finanziaria, non si capisce che la borghesia universale tante altre volte nella storia ha ceduto parte del potere a qualcuno (monarca, imperatore, dittatore...) ma è sempre rimasta classe dominante.


E poi il localismo, a cui finisce per ridursi il comunitarismo a giudizio di chi ha una prospettiva globale, dà adito a tutta una serie di concetti ed esternazioni dei suoi sostenitori che a me stanno antipatici a pelle anche a prescindere da ogni elaborazione, come critica distruttiva all'antifascismo nel presente, al mito del sessantotto, al femminismo, rigurgiti di nazionalismo, familismo, populismo, deismo, clericalismo, etica del lavoro presupponente uno stato etico, xenofobia, è proprio roba che non fa per me, preferisco sballarmi con altro.


Per essere più precisi, se torniamo alla figura dell'uomo senza volto con il gatto in grembo (mi dispiace, ma la spectre richiama in me associazioni filmiche e letterarie, solo in questo senso riesco a prenderla sul serio), il deisiderio/gatto non integrabile nella figura umana è infinito (il desiderio infinito di cui parla spesso Fusaro come se fosse un problema e un'aberrazione contingente del capitalismo post muro di Berlino, e non un destino da accettare nietzscheanamente con amore), perché rappresenta l'ambizione infinita intrinseca del capitale che è incompatibile con la sua stessa costituzione in assoluto, e quindi anche il suo (scontato) destino di fallimento nel dominare completamente la natura, ma questa stessa ambizione infinita è la corretta (corretta nel senso di ricettacolo possibile di immedesimazione istintuale umana e realistica, tale è il capitale, tale è la natura) mimesi della natura che dovrà sopravvivere nella società liberata che prenderà il posto del capitalismo, il residuo che, a mio personale giudizio, fu a suo tempo il bene nel male, il piccolo gatto non integrato nel colosso, e rimarrà, o almeno mi auguro che rimanga, nella nascente società del comunismo, o quantomeno del meglio, come filo conduttore del vecchio col nuovo: raccogliere la bandiera della rivoluzione borghese è raccogliere il desiderio di infinito, da un punto di vista dell'eros, e riecheggiando i conflitti religiosi cinquecenteschi che la nascita del capitalismo hanno segnato, una mistica unionista, non comunionista; io non sono per un comunismo della finitezza o per un'attivazione (hegeliana) della coscienza nel mondo della quotidianità.


Condivido abbastanza i nessi tra marxismo e nichilismo accuratamente individuati da Preve (risponderò anche a green demeter in un'altra discussione), ma mi sembra che Preve quando tematizza tale nichilismo -implicito nella non-filosofia sociale di Marx- a problema e tenta di superarlo, lo faccia nel senso di una rifondazione etica retrospettiva che guarda, indietro, ad Hegel, all'astuzia della ragione come manifestazione dello spirito nella storia; cade anche lui nella serie delle "rifondazioni" comuniste anche se annuncia profeticamente di non cadervi (lo slogan dell'ex partito di Fusaro era "valori di destra, idee di sinistra" uno slogan tutto hegeliano e tutto un programma); non tenta un altro possibile superamento nel senso di un'accettazione attiva e destinale del nichilismo alla maniera di Nietzsche, insomma a prescindere dal mero fatto della caduta o no degli dei, egli ha paura della caduta degli dei. Per lui è veritativa la filosofia, non la condizione umana, e tenta di recuperare l'aspetto classicamente filosofico (logico-ontologico) di Marx, che lui ravvisa nella concezione marxiana di individuo, diversa, (proprio sul piano della differenza realismo-nichilismo) e non mai perfettamente conciliata, con quella invece marxiana di società.

Per me invece, Il nichilismo non si "risolve" con il prenderne coscienza, ma con il farsene qualcosa, l'unione stessa tra materia inerte, specie e individuo che è ogni vivente, mi fa pensare che la sofferenza non finirà mai in quanto necessaria al divenire; il potere di direzionare il divenire deve/può quindi essere desiderato solo abissalmente e senza intenzione, bisogna "accettare" quindi anche il capitalismo, per superarlo.

#2696
Tematiche Filosofiche / Filosofi nel 2021
18 Giugno 2021, 15:12:01 PM
Citazione di: green demetr il 18 Giugno 2021, 10:26:34 AM
Citazione di: niko il 16 Giugno 2021, 13:31:50 PM

Ipazia ha scritto:

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"Fusaro, come Negri e Cacciari nel loro tempo andato, subisce il fascino dell'autonomia del politico."

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Per me c'è una bella differenza tra "subire il fascino dell'autonomia del politico" e fare il politico, in termini di conflitto di interessi tra quello che ci si può aspettare da un filosofo e quello che ci si aspetta da un politico, insomma non riesco proprio a vedere il filosofo-politico di pura "discendenza" marxiana come un parlamentare o un deputato dei giorni nostri, o comunque dei brevi tempi che ho visto in età della ragione in vita, sarò poco illuminato o troppo giovane io, era questo il senso del mio discorso.

L'autonomia del politico che poteva affascinare Negri e Cacciari ai tempi loro, allora, a dirla tutta, sta all' "autonomia del politico" che può affascinare oggi personaggi come Fusaro, beh, sta come, per non essere volgari, l'oro sta al bronzo nella simbologia usata da Platone ecco, senza nemmeno passare per la mediazione dell'argento.

Vabbè stai criticando il suo "far soldi" a spese della massa ignorante.
Però questo si riduce ad un attacco personale. E poi tutti fanno soldi a spese della massa ignorante.
Sarebbe più interessante che cercassi di capire quali sono le cose che veramente ti danno fastidio a livello politico, non trovi?




Sì, critico il suo fare soldi a spese della massa ignorante, ma volevo fare anche una differenziazione in linea generale, tra l'autonomia del politico che poteva riguardare una certa generazione, diciamo quella degli anni settanta, differentemente da un'altra, diciamo quella dei giorni nostri.


Poi faccio anche una critica di poca originalità, e dico che il suo pensiero è uguale spiccicato a quello di Preve, non cerco proprio niente in Fusaro che mi "dia fastidio" a livello politico, e non cerco perché è semmai lo stesso insieme di cose che mi hanno "dato fastidio" di Preve a loro tempo, quindi "ho già trovato", anche se ho già trovato le magagne dell'uno in un altro.


Quali siano queste cose penso che non interessi a nessuno, perché questa è una discussione sui filosofi nel 2021, non su cosa piace e non piace a me di Preve e Fusaro.

Senza andare troppo fuori argomento, posso dire che sono comunista, che ritengo che comunismo e comunitarismo siano due cose assolutamente inconciliabili proprio come a suo tempo e a suo modo fallì il modello staliniano di "socialismo in un solo paese", che non penso che la linea storica e di pensiero heghelo-marxiana possa essere un antidoto resuscitato e preconcetto al nichilismo come problema ma al contrario che marxismo e nichilismo siano speculari tra di loro, e in ultimo che, in quanto comunista, sono in linea generale per la globalizzazione, e non contro.
#2697
Tecnicamente no, sostenere che i più gravi peccati cancellino la grazia del battesimo è considerato eresia dalla Chiesa e dalla tradizione cattolica (donatismo).


Il peccato che si considerava imperdonabile e tale da interrompere la grazia era quello di essere abbastanza furbi e voltagabbana da rinnegare il cristianesimo sotto gli ultimi imperatori pagani per poi risalire di nuovo sulla barca del cristianesimo sotto Costantino.


Chi aveva fatto ciò era considerato traditore, da tradere, consegnare i testi sacri ai pagani, e gli eretici donatisti pretendevano che tali "furboni" non avessero mai più posti di potere (come vescovato e diaconato) nella Chiesa, e fossero sostituiti, appunto in quanto decaduti dalla grazia data la palese gravità e offensività di un peccato commesso, che andava a indicare la volontà individuale di uscire dalla Chiesa in quanto corpo mistico con l'apostasia (al momento delle persecuzioni o comunque della non convenienza), e quindi metteva in dubbio la buona volontà nel decidere di rientrarvi, quando cambiava il vento politico e persecutorio, e conveniva di nuovo dichiararsi cristiani.


E' stato questo l'oggetto del contendere di questa eresia, che finiva per configurare la Chiesa più come un'associazione volontaria mondana in cui si poteva entrare e uscire che non come un corpo mistico, si era dentro originariamente per volontà, battezzandosi da adulti o per volontà dei propri familiari e correligionari che portavano un bambino ad essere battezzato, e si poteva esserne fuori per manifestazione individuale di volontà opposta a quella con cui si era entrati o con cui si era stati portati all'interno, non c'era appartenenza eterna, ma scelta di appartenenza.


Ovviamente se fosse passato il principio che un sacramento amministrato da un indegno non era valido, o anche solo che l'autorità di guida di anime detenuta da un indegno in linea di principio non era salvifica, sarebbe stato il caos nella Chiesa come entità organizzata, perché è molto -sia religiosamente che politicamente- soggettivo stabilire chi è degno e chi no di amministrare un sacramento, e al variare di un giudizio di dignità, dato a furor di popolo o anche da organi competenti, si sarebbero dovuti ripetere all'infinito, o comunque all'indefinito, sacramenti già amministrati. Quindi Agostino sosterrà definitivamente che un sacramento amministrato da un sacerdote moralmente o spiritualmente indegno è valido se chi vi si accosta vi si accosta in buona fede, e che tribolare sotto un'autorità secolare, ma eventualmente anche ecclesiastica, corrotta non porta necessariamente alla dannazione, ma può essere anzi una messa alla prova per la salvezza. L'uomo, con la sua condotta, non può "sporcare" la grazia, così come non può liberamente disporne. E l'entrata nella chiesa con il battesimo è un sacramento, non si poteva ammetterne la ripetibilità in linea di principio, ma nemmeno la possibilità di decadenza del singolo, da esso. Lo scomunicato da esempio, in quanto peccatore impenitente e datore di scandalo, è espulso dalla comunione dei fedeli, ma non dalla Chiesa in quanto corpo mistico, e se la scomunica viene sospesa e la persona riammessa, non deve certo ri-battezzarsi.


Il principio anti-pelagiano che passerà, e dunque che entrerà nella tradizione, è che il peccato pone chi lo commette in posizione di colpa e indignità a tempo indefinito all'interno della Chiesa rispetto a ciò che è considerato desiderabile o esecrabile da essa e dalla sua tradizione, ma non comporta mai l'esclusione definitiva da essa, l'apostasia non ha valore oggettivo ne sacramentale, quindi il peccatore è sempre interno alla Chiesa e alla "scintilla di grazia" che si riceve con il battesimo: come non si entra in essa per volontà, ma per grazia, non si esce da essa per volontà, e a ben vedere neanche per grazia, perché l'opera divina è eterna, quindi non può esservi grazia che divenga nel tempo non grazia.


La dannazione di chi eventualmente sia battezzato e si danni, concorre al bene generale e provvidenziale, e rappresenta comunque il rispetto della libertà del dannato nello scegliere il male, non è un'estinzione della grazia, e nemmeno della grazia per lui, che rimane immortale e soffre eternamente solo per sua scelta e sua colpa, stante che la sua sofferenza concorre al bene generale, che secondo ragione dovrebbe essere, e quindi in senso divino è, il bene anche per lui.
#2698
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofi nel 2021
16 Giugno 2021, 15:29:07 PM
Citazione di: Ipazia il 16 Giugno 2021, 14:35:07 PM
Non mi pare che Fusaro abbia bisogno di un mestiere servile come la politica per realizzarsi. Semmai è la politica che ha bisogno di personaggi come Fusaro per elevare il suo abissale livello di intelligenza raggiunto nel presente. Non so quante illusioni si faccia Fusaro su tale missione. Ma sperimentare in proprio è la via maestra della conoscenza e questo, il filosofo Fusaro, certamente lo sa. Per male che vada tornerà, come Cacciari, a scrivere libri e tenere seminari. Con qualche sapere in più.




A certi personaggi non gli basta mai, e mi riesce difficile immaginare che facciano politica per missione.


Quanto alla conoscenza, un filosofo per essere tale, oltre ad essere erudito, (ma non necessariamente pedante), dovrebbe avere un pensiero suo originale, e viene da chiedersi cosa Fusaro aggiunga o tolga al suo maestro Preve.


Forse che l'uno ha perso le ambizioni politiche in vecchiaia, l'altro le ha ritrovate in gioventù.
#2699
Tematiche Filosofiche / Filosofi nel 2021
16 Giugno 2021, 13:31:50 PM

Ipazia ha scritto:

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"Fusaro, come Negri e Cacciari nel loro tempo andato, subisce il fascino dell'autonomia del politico."

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Per me c'è una bella differenza tra "subire il fascino dell'autonomia del politico" e fare il politico, in termini di conflitto di interessi tra quello che ci si può aspettare da un filosofo e quello che ci si aspetta da un politico, insomma non riesco proprio a vedere il filosofo-politico di pura "discendenza" marxiana come un parlamentare o un deputato dei giorni nostri, o comunque dei brevi tempi che ho visto in età della ragione in vita, sarò poco illuminato o troppo giovane io, era questo il senso del mio discorso.

L'autonomia del politico che poteva affascinare Negri e Cacciari ai tempi loro, allora, a dirla tutta, sta all' "autonomia del politico" che può affascinare oggi personaggi come Fusaro, beh, sta come, per non essere volgari, l'oro sta al bronzo nella simbologia usata da Platone ecco, senza nemmeno passare per la mediazione dell'argento.
#2700
Tematiche Filosofiche / Filosofi nel 2021
15 Giugno 2021, 13:39:03 PM
Storia del nulla è di Givone non di Torno, comunque io non sono abbastanza "illuminato" da considerare alcuni "minori" come filosofi, tipo il signor Fusaro, che dice sempre le stesse cose e tira acqua al suo mulino non solo editoriale ma anche politico, come si fa a considerare (ai giorni nostri e nel nostro paese) uno che è in politica o aspira ad entrarci in tempi brevi come filosofo?


Non lo dico solo come cosa perché mi sta antipatico Fusaro, vale ad esempio anche per Negri e in alcuni momenti della sua carriera anche per Cacciari, come fa uno che sta in politica e prende stipendi ed emolumenti come politico, visto anche come è marcia e corrotta la politica italiana, a dirsi contemporaneamente anche filosofo? non c'è (palese e plateale) conflitto di interessi?


Mi viene in mente che i filosofi della Grecia classica, Platone, Aristotele, i sofisti, consigliavano e istruivano i politici e la classe politica, coltivavano l'arte della persuasione scritta e orale, avevano a volte grandi progetti politici in mente e nel cuore (Platone) ma non si rendevano mai ridicoli e, allo stesso tempo, vulnerabili, facendo politica e coltivando ambizioni di governo in prima persona, erano, o almeno ambivano ad essere, dei consiglieri della politica, non dei politici.


Poi ok, da Marx in poi possiamo parlare di filosofia della prassi, e di nobilitazione della figura del politico-filosofo, ma "filosofia della prassi" nel 2020 vuol dire per forza fare il politico strapagato e pieno di privilegi a vita e oltre vita? Che magari piazza i suoi parenti in posizioni strategiche? Non mi fate parlare oltre, và...