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Messaggi - giopap

#271
Attualità / Re:Un virus manipolato? Ancora dubbi...
19 Aprile 2020, 08:24:58 AM
Questo articolo mi sembra illuminante:


https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-balle_criminali_su_hiv_e_coronavirus/82_34353/


In particolare la sua la conclusione, che copio incollo:


È solo una banale coincidenza il fatto che gli Usa siano in ginocchio a causa della scellerata gestione dell'emergenza coronavirus, in mancanza di una sanità pubblica e di tutela dello stato sociale, con un'economia neoliberista basata sul mercato e non sull'uomo?
È una casualità che oggi Trump, preso atto del fatto che Cina, Russia, Cuba stiano conquistando con la loro azione di responsabilità, aiuto concreto e solidarietà, il cuore occidentale e degli italiani in particolare, abbia lanciato il suo piano di aiuti?
È solo casuale sincronismo temporale il fatto che Trump abbia deciso di interrompere i finanziamenti a OMS accusandola di essere pro Cina?

Solo coincidenze?

Io credo che le sole cose sicure in questo mondo siano le coincidenze.
(Leonardo Sciascia)
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#272
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
19 Aprile 2020, 08:06:30 AM
Citazione di: cvc il 18 Aprile 2020, 19:40:30 PM
Ciao Ipazia. Certo l'edificio intellettuale di Platone affascina comunque, anche se non si concorda con le sue conclusioni, anche se ora si sa che l'Iperurano non esiste o, almeno, non nel posto dove è stato collocato da Platone. Si prova a prescindere ammirazione per la grandezza di tale edificio, per la profondità del suo pensiero. Però, di fatto, se Socrate ha a suo modo contrastato le istanze sofistiche - dell'impossibilità della conoscienza o della conoscienza asservira agli scopi personali - attraverso la consapevolezza del non sapere, Platone dal canto suo è ancora un facile bersaglio per la sofistica. Laddove Platone ha edificato la filosofia sulla parola, Socrate l'ha fatto con la sua vita, con l'esempio. La stessa strada hanno seguito di fatto i vari Diogene, Zenone, Pirrone, Epicuro. I quali non cercavano di costruire un edificio di pensiero (non oltre quanto richiesto per sostenere le loro tesi almeno) ma cercavano semplicemente uno stato d'animo. Per loro la filosofia era una sorte di meditazione. Questa almeno l'interpretazione di alcuni studiosi di filosofia antica come Hadot.
Saluti.




Da incorreggibile politicamente scorretta non resisto alla tentazione di proclamare solennemente che io personalmente non sono affatto affascinata da Platone.
Oltre a dissentire in toto dalla sua filosofia, lo considero un bieco reazionario irrazionalista e negatore della libertà di espressione; non per niente, in lapalissiana -ante litteram- carenza di argomenti, cercò di entrare in possesso e di distruggere tutti i manoscritti di Democrito; e questa é per me una gravissima onta incancellabile, un indelebile marchio d' infamia sul personaggio in questione (nel mio personalissimo e politicante scorrettissimo "museo degli orrori filosofici" lo colloco accanto a Nietzsche).


La filosofia é meditazione (per parte mia razionale quanto più possibile) su tanti problemi.
Innanzitutto sulla conoscenza e i suoi fondamenti e la sua attendibilità (in generale gnoseologia; epistemologia per quanto riguarda in particolare la conoscenza scientifica), poi sulla realtà intesa nella sua accezione più generale, ampia, complessiva possibile (ontologia); sul buon vivere pratico e i doveri che comporta a livello individuale e (etica) e sociale (politica); sul piacere artistico (estetica); e su altre questioni ancora, di rilevanza certamente torica ma in molti casi e in larga misura anche pratica. 
#273
Citazione di: inquieto68 il 18 Aprile 2020, 20:47:25 PM
Grazie per lo scambio e perdonate gli errori di battitura.


L'uso intimidatorio della citazione credo abbia a che fare con le insidie del potere.
In una posizione di potere possono emergere le proprie virtù o le proprie miserie. Un patologico delirio di superiorità può trovare un significativo rinforzo all'interno di una posizione di potere.
Lo spessore intellettuale richiede un'attitudine, una predisposizione che può esistere o non esistere a prescindere dall'erudizione, e che ha a che fare con la capacità di intuire e di desiderare (a mio avviso queste 2 capacità si nutrono reciprocamente fino quasi a confondersi l'una nell'altra), ma soprattutto non può escludere la virtù dell'umiltà, alla quale il noto "so di non sapere" socratico ha fornito un fondamento non solo morale, ma anche logico.
La saccenteria, l'uso intimidatorio della citazione, l'ostentazione del sapere, rivela l'assenza di tale attitudine, smaschera la stoltezza del saccente. La conoscenza rappresenta un potere, che può essere usato per edificare o per opprimere


Concordo.

Fra erudizione e autentica cultura vi é qualche superficiale somiglianza ma una reale abissale differenza.

Però rilevo che si può praticare anche un uso moderato e non intimidatorio di qualche citazione (di solito tradotta in italiano se da autore straniero: la lingua originale, a meno che non si tratti di affermazioni quasi universalmente arcinote, tende ad accentuarne a mio parere il carattere intimidatorio).
Anzi a volte potrebbe essere dimostrazione di modestia, un' ammissione della non originalità delle proprie tesi, oltre che, in qualche caso, un implicito invito ad approfondire l' argomento sui testi originali del' autore citato.

Concludo paradossalmente autocontraddicendomi di proposito su tutta la linea a scopo di autoironia:

"in medio stat virtus".
#274
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
18 Aprile 2020, 18:21:17 PM
Citazione di: Jacopus il 18 Aprile 2020, 15:40:00 PM
Per Giopap. Quello che intendevo dire è che la nostra condizione umana attuale è tale che possiamo tranquillamente pensare di svincolarci da ipotetiche condizioni "naturali", ammesso e non concesso (come dici tu, e sono d'accordo) che queste ipotetiche precondizioni naturali siano tendenzialmente egoistiche.
Molto più realisticamente ci muoviamo in uno spazio dove egoismo e solidarietà convivono nella specie homo sapiens sia filogeneticamente che ontogeneticamente (ne' angeli ne' demoni). Ma questo non impedisce alla specie homo di restare impalata in questo guado, senza spostarci da questa fisionomia angelodemoniaca. Proprio il corredo culturale dell'uomo ci impone, eticamente, di aumentare il livello di corresponsabilità nei confronti dei nostri simili e dell'ambiente, perché anche se fosse vero, biologicamente, che "homo homini lupus", quell'homo ha il dovere etico di superare quella condizione, in quanto homo dotato di humanitas,  che in latino, non a caso, ha anche il significato di cultura.

Credo di concordare, nel senso che la natura non può essere negata (contraddetta) dalla cultura (per esempio non si possono ignorare nelle attività antropiche i limiti delle risorse naturali e delle possibilità di ripristino delle condizioni naturali necessarie alla nostra sopravvivenza come specie artificialmente alterate, pena l' autoestinzione umana; per l' appunto); ma invece la cultura la sviluppa ulteriormente e coerentemente in una sorta di "superamento dialettico" (che non é pura e sempllice negazione).
#275
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
18 Aprile 2020, 15:24:48 PM
Secondo me non é affatto vero che la selezione naturale imponga una guerra egoistica di tutti contro tutti e in particolare che abbia condotto al preteso, fantomatico, ideologico "homo homini lupus" di Hobbes e degli odierni corifei (anche sotto pretese mentite spoglie pseudoscientifiche) del capitalismo.
Questa non é scienza ma ideologia reazionaria.
La biologia scientifica evoluzionistica correttamente intesa rileva che l' altruismo non é meno adattivo dell' egoismo.
E l' antropologia scientifica rileva che il comportamento umano é solo in parte determinato dal genoma (soprattutto nella parte più "biologicamente elementare" a tutti comune), ma che invece in gran parte é culturalmente, psicologicamente e socialmente condizionato (soprattutto nei suoi aspetti più sofisticati e creativi, peculiarmente umani).


l' etica e l' etologia non vanno certo confuse né con l' epistemologia, né con l' ontologia.
L' ontologia filosofica generale e la particolare ontologia materiale scientifica ci dicono che cosa (realmente) é, non che cosa deve essere (che é compito dell' etica), né che cosa l' uomo nelle diverse situazioni in cui agisce di fatto fa (che é compito della scienza unama dell' antropologia).
#276
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
18 Aprile 2020, 10:39:13 AM
Iano:
All'idea di verità non corrisponde un pianeta , per il motivo che un pianeta è un idea diversa , e non un esempio di verità.

Giopap:
Infatti ho affermato che la verità non é una caratteristica della realtà (del pianeta esistente) ma invece della predicazione circa la realtà (dell' affermazione che il pianeta esiste; se il pianeta realmente esiste).




Iano:

Vero è solo che a noi sembra esserci una differenza , una diversa consistenza. Ma è solo ignoranza , e non necessariamente una ignoranza che va' superata , perché non l'ingenuità' , ma l'ignoranza , se non sarà  una virtù , ha la sua funzione . E diciamolo...l'ho detto.🙏 Infatti , se esistesse la verità i limiti per raggiungerla non sarebbero in noi , ma  nell'economia. Noi non siamo limitati , perché non abbiamo alcun modello a cui corrispondere. Noi non siamo limitati. Noi siamo quel che siamo. Al massimo avremo un confine , ma non è un limite , siamo noi. Di contro non è peccato se riusciamo ad andare  , per dove dobbiamo andare , in economia di conoscenza. (Il valore filosofico di Totò andrebbe riesumato

giopap:
Qui proprio non ci capisco nulla (salvo concordare che noi siamo limitati, ovviamente).





iano:

Tante parole per dire che:
La conoscenza è un mezzo e non un fine. È la nostra strada maestra per andare per non si sa' dove dobbiamo andare. È  la nostra passione di andare . Siamo noi , nella misura in cui lo sappiamo. E mi auguro , perché è un sospetto a cui non voglio credere , che gli orrori della nostra lunga storia , che sempre si ripetono , non siano successive buche in cui siamo caduti guardando avanti , alla verità. Non ci voglio neanche pensare .

Giopap:
Dissento completamente:
Per me, a mio giudizio insindacabile da parte di "chicche essia" (per citare a mia volta il grande Totò), la conoscenza (vera) della realtà é un fine fortissimamente desiderato.

Penso che gli orrori della storia siano da imputare piuttosto al falso e alla mancanza di conoscenza che alla conoscenza vera (anche se pure questa può avervi contribuito come mezzo per realizzarli).




Iano:
P.S. Cara Giopap , mi auguro non ti sfugga, che questi miei post ( diciamo esercizio di quella critica che ti è conflittualmente cara ) ,  derivano in effetti dai tuoi. Giudizi che vengono dopo i tuoi , ma non perciò migliori. Raramente rispondo punto per punto , se non stimolato proficuamente . È un complimento che so' non apprezzerai. Per questo te lo faccio


Giopap:
Invece lo apprezzo tantissimo, e te ne ringrazio e (e ricambio): dissenso su tutta la linea!
(Senza del quale non ci sarebbe di che discutere: ben venga!).
#277
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
18 Aprile 2020, 10:22:00 AM


Giopap

Ma non necessariamente la ricerca della verità é coltivazione di pregiudizi (solitamente anzi non la é, per lo meno nelle intenzioni di chi la pratica).
Il fatto che la conoscenza umana, come tutto ciò che é umano e in generale naturale, non può essere perfetta (perfettamente vera) ma che sia sempre in qualche misura imperfetta (limitata, parziale; predicazione di fatto inevitabilmente in parte falsa, oltre che in altra parte vera) non implica necessariamente che sia sempre e comunque costituita da pregiudizi. Di fatto tende a liberarsi progressivamente dei pregiudizi e ad essere costituita in crescente misura da giudizi a posteriori, ipotesi, teorie, inferenze, abduzioni, ecc. empiricamente verificati (anche se sempre in linea di principio falsificabili in maggiore o minor misura).
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iano:
Pregiudizi e postgiudizi sono giudizi che mutano susseguendosi , sostituendosi o convivendo
Ho usato il termine pregiudizio in modo improprio.
Il giudizio che viene prima non è peggiore del successivo, è solo successivo.
Se così fosse proprio da questo pregiudizio ( giudizio ) si ricava l'idea di una progressione verso una meta.

giopap:
Generalmente di fatto (salvo eccezioni che confermano la regola) nel corso del tempo le verità scientifiche (sempre relative, limitate) tendono a crescere ed approfondirsi.


———————-+++++

Giopap

Non ogni percorso deve necessariamente avere una meta.
Ma per definizione quello della conoscenza della realtà ha la meta di compiere predicazioni il più vere possibili circa la realtà.
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iano:
Non sarebbe più prudente dire più adatte , invece che più vere , per portare avanti il paragone con la teoria dell'evoluzione , per la quale ,nonostante il nome , non si evolve a nulla. Non c'è una meta.

giopap.
Non credo.

Non sono relativista né pragmatista e credo che per potere funzionare in pratica le conoscenze scientifiche devono avere un' oggettiva adeguatezza con la realtà (per quanto insuperabilmente relativa, parziale).

Trovo non troppo calzante il paragone con l' evoluzione biologica.




——————————.   

Giopap

Il che non impedisce una sobria consapevolezza dei limiti delle possibilità umane in generale, e in particolare degli elementi di limitatezza, relatività e dubitabilità (della verità) delle conoscenze di volta in volta di fatto acquisite.

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iano:
I nostri limiti , se li conoscessimo , sarebbero il nostro punto di forza.
Conoscerli infatti ci impedirebbe di disperdere inutili energie .
È un confine più che un limite , almeno che non si consideri un limite il fatto che ci sia un confine fra noi e la realtà (fuori di noi).
La conoscenza ( termine che a pensarci , anche questo , ha il destino pregiudizialmente scritto nel nome) è il risultato dell'interazione fra questo due confinanti.

giopap:
Perché il periodo ipotetico dell' irrealtà?
Se e quando li conosciamo lo sono.

Aborro le metafore più o meno oscure e letteralmente definisco che la conoscenza come " predicazione circa la realtà alla realtà conforme".
———————————-

Il credere di vivere nella realtà, così come ci appare, per poter presentare vantaggi pratici, non può non essere almeno in qualche praticamente importante misura vero (oltre che, ovviamente, sempre limitato, relativo, dubitabile, incrementabile, in varia misura falsificabile).
—————————————
iano:
Ci appare  vero ciò che deriva da un processo che media , ma di cui non abbiamo coscienza. Da cui segue che Plutone non è una semplice idea.Adesso ho focalizzato.
Assumiamo per "vero"  , fino a prova contraria ,con ampio corredo di dubbi, ciò che deriva da un processo noto ( metodo scientifico) .
I risultati di questi processi sono funzionalmente uguali ,ma formalmente diversi , e presentano vantaggi entrambi. Ma la verità è un altra storia che fa' rima con ingenuità, la quale non è una virtù, ma è la misura della nostra coscienza del processo che media la conoscenza.
La scienza ci ha reso meno ingenui .


giopap:
Non capisco che c' entrino i media e la mancanza di coscienza.

Secondo me l' adesione acritica alla scienza é molto ingenua a tende a renderci ancor più ingenui.
A farci criticamente superare l' ingenuità e a renderci più conseguentemente razionalisti é la filosofia (le filosofie in varia misura  razionalistiche; essendocene pure di irrazionalistiche controproducenti all' uopo; fa le quali l' ingenuo scientismo positivistico).
————————————
Giopap

Seconde me la vita evolve senza un perché né una meta
Evolve "e basta", perché così é il mondo, così é la vita.
———————————————
iano:

Diciamo che è prudente affermarlo.

Se ci fosse una meta  e noi la conoscessimo , questa conoscenza condizionerebbe il percorso.
Il futuro come causa del presente  , e infine causa di se stesso , per tacer del libero arbitrio :D

Considerazione finale.
La coltivazione del dubbio è sacrosanta , ma solo perché mitiga il "pregiudizio" della verità.
Se assumiamo una ipotesi a tempo determinato , non dobbiamo assumere altro.
Se assumiamo la verità a tempo indeterminato , allora dobbiamo assumere anche il dubbio.

giopap:
Per me la verità non é di regola pregiudizio (anche se in teoria, con un certo culo, anche, o meglio perfino, un pregiudizio potrebbe essere vero).
#278
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
18 Aprile 2020, 10:07:08 AM
Baylham:
Sicuramente è peregrino attribuire a Dawkins la tesi che il gene sia egoista, mentre si può sicuramente attribuirgli la tesi che ci sia correlazione tra i geni e il carattere egoista sulla base di un modello selettivo darwiniano.
Se Dawkins è un ideologo reazionario, allora Darwin lo è altrettanto. Basta leggere il capitolo III dell'Origine delle specie intitolato e dedicato alla lotta per l'esistenza, in cui la lotta non è soltanto interspecifica ma intraspecifica. Nello stesso capitolo Darwin assume il principio malthusiano dell'insufficienza della crescita delle risorse rispetto a quella della popolazione come una spiegazione della lotta per l'esistenza
I modelli teorici applicati ed esposti da Dawkins nelle sue divulgazioni sono di chiara derivazione darwiniana.
La principale differenza tra Darwin e Dawkins dipende dalle scoperte della genetica, successive all'opera di Darwin: per Darwin il soggetto della selezione naturale era l'individuo, per Dawkins, come per il neodarwinismo in generale, è il gene.

Non considero Dawkins come un grande scienziato innovatore, ma sicuramente è un grande originale divulgatore.




Giopap

Che il gene sia "egoista", in senso ovviamente metaforico, lo pretende Dawkins.
La correlazione pretesa "darwiniana" fra geni e carattere egoista é un' altra sua tesi antiscientifica, ideologicamente reazionaria. La scienza biologica dimostra che il la selezione naturale (darwiniana correttamente intesa: altro che "neodarwinismo"!) non agisce affatto unicamente sui genotipi individuali, ma anche a livello di popolazioni, specie e probabilmente gruppi tassonomici ancor più ampi, oltre al fatto che i comportamenti altruistici non sono meno adattivi dei comportamenti egoistici, essendoli entrambi in varia misura in diverse circostanze.
E l' antropologia scientifica dimostra che il comportamento umano non é affatto determinato univocamente dal genoma (che prevale nei suoi tratti più generali, genericamente biologici e tendenzialmente uniformi), ma invece in esso (e soprattutto nei suoi tratti individuali, personali e sociali, più peculiarmente umani) fondamentale é l' esperienza epigenetica, soprattutto di natura sociale-culturale.

Darwin ha ovviamente avuto idee condizionate dal suo tempo e dal suo ambiente sociale-culturale in parte reazionarie, ma, malgrado questo, (oltre ad essere un uomo di straordinaria sensibilità e bontà d' animo; fra l' altro) ha compiuto una fondamentale, rivoluzionaria scoperta scientifica.
Invece Dawkins non ha scoperto nulla di rilevante e ha divulgato e divulga falsità ideologiche reazionarie in larga misura antiscientifiche.
Queste sono le loro profondissime differenze.
#279
Attualità / Re:Un virus manipolato? Ancora dubbi...
18 Aprile 2020, 08:05:14 AM
La manipolazione umana della natura, anche se a fini eticamente ineccepibili e prudentemente condotta, comporta sempre inevitabilmente un qualche rischio di effetti collaterali indesiderati.
Tanto più quanto crescono le conoscenza scientifiche e la "potenza manipolatrice umana".
La prudenza, che in generale "non é mai troppa", dovrebbe (se il mondo andasse come dovrebbe andare) essere adeguatamente crescente in proporzione al crescere delle forze produttive (e distruttive) umane.
Ma i vigenti rapporti di produzione tendono sempre più a impedirlo.
#280
Attualità / Re:Un virus manipolato? Ancora dubbi...
17 Aprile 2020, 19:32:08 PM
E' veramente difficile stabilire quale credito assegnare ai molti esponenti della cosiddetta "comunità scientifica", che spesso e volentieri sparano delle gran c......
Montagnier, per quello che ha detto e fatto in passato e anche per l' "equilibratezza" di quanto citato dal buon Sariputra, mi ispira fiducia.
Comunque la regola aurea é sempre quella di coltivare un severo senso critico verso chiunque, quale che sia la sua più o meno realmente fondata autorevolezza (gli sparaballe acritici e/o in cerca di visibliità mediatica non sono meno frequenti nella cosi-pomposamente-detta "comunità scientifica" che in altri gruppi umani).
#281
Ultimo libro letto / Re:Vishnu Purana
17 Aprile 2020, 19:16:10 PM
Temo sia di difficile reperibilità (anche a prescindere dalla pandemia).
Sapresti indicare una edizione recente?


Veramente suggestiva é la descrizione di una condizione di decadenza civile e morale molto affine alla presente.


CitazioneOgni uomo si crederà pari a un bramano (presunzione degli ignoranti e degli stolti che si credono sapienti).


Io per fortuna sto trovando un maestro di cui mi piacerebbe divenire discepola (se la scamperemo) ...un po' ridicolmente perché ho quindici anni più di lui, ma il ridicolo per i conformisti non mi ha mai fatto paura.
Sto leggendo un libro letteralmente entusiasmante del filosofo morale Andrea Zhok. L' avevo apprezzato per i suoi acutissimi commenti politicamente scorretti su fatti di cronaca e sull' "attualità" in alcuni "samizdat internettari" che frequento (molto meglio secondo me del pur buon Fusaro; e infatti, contrariamente a quest' ultimo non si vede mai in TV).
Poiché insegna alla Statale di Milano, essendo io in pensione e abitando in una località pur non troppo vicina ma ottimamente collegata con treno e metrò alla sua sede di insegnamento, sto facendo un pensierino a un' eventuale iscrizione ai suoi corsi (se la passeremo liscia, ovviamente).
#282
Tematiche Spirituali / Re:Immortalità
17 Aprile 2020, 09:02:31 AM
Citazione di: daniele75 il 17 Aprile 2020, 07:23:15 AM
Teoria rivisitata:



Tutti alla nascita sono pura consapevolezza, viviamo nello stupore, nell'assenza di dualità. Questo dura circa due anni, prima che il bambino si distacchi illusoriamente dal tutto tramite i sensi, le esperienze e gli insegnamenti. In età adulta l'uomo ha un ricco vocabolario duale, e spinto dalle pulsioni e dagli istinti, dimenticando la sua vera natura, la pura consapevolezza. I termini duali, la cultura e gli insegnamenti ricevuti formano un io, un ego, uno stato consapevole illusorio diretto dai cinque sensi che ci fa sperimentare una pseudo realtà. Una realtà farlocca, una realtà imposta, un sogno vigile che ci spinge a sopravvivere e a procreare. Diventiamo un programma, un software, diretto dalla cultura e dagli insegnamenti ricevuti. Dipendiamo dalla nostra concezione erronea duale della realtà. La paura fondamentale che dirige la nostra esistenza è la paura della morte. La morte unica cosa certa per l'ego ed il corpo, ci perseguita tutta la vita. Il comprendere l'illusione della realtà sconfigge la paura della morte, perche in realtà, siamo solo pura consapevolezza, un se eterno che abita in ogni corpo e ovvunque. Alla futura nascita questo sé si ripresenterà, esso è immortale, è della stessa sostanza di Dio, è Dio.
Non c'è separazione tra osservatore e osservato, tutto è uno, un immenso campo energetico in movimento senza scopo. La vita non ha scopo alcuno, è pura consapevolezza di esistere, il vivere, è esperienza. L'identificazione con l'ego è utile per sopravvivere e per procreare, e di natura animale, alberga nell'inconscio e ci condiziona tutta la vita. La caduta dell'ego è possibile esaminando la realtà ultima, la non dualita, siamo pura consapevolezza, il sé, l'energia dell'universo. La paura della morte è la paura che ha l'ego di scomparire. Esso è illusione è scomparirà nella morte, insieme alla memoria e all'io vissuto, quello secondario, l'io degli insegnamenti, dei termini duali, della cultura. Il corpo segue una metamorfosi naturale di cambiamento continuo, sino alla completa dissoluzione. Ma  la consapevolezza primaria che è energia ritorna alla matrice, e alberghera dentro e fuori di ogni futura vita. Vivere nel mondo duale è come stare in una gabbia. I temini opposti creano delle barriere, generando una complessa gabbia virtuale dove nasce la convinzione di realtà, non vediamo più oltre, il cielo viene offuscato dalla fitta rete di pensieri duali. Giusto/sbagliato, vero/falso, dolce/salato, bello/brutto, ogni termine con il suo opposto crea una realtà illusoria. Non esiste nessun confine, tutto è indivisibile, tutto è consapevolezza, noi siamo quella, non il corpo. Il corpo ci serve per fare esperienza.




Dissento profondissimamente da quasi tutto (in particolare dall' illusione parareligiosa di evitare la morte propria personale con la pretesa di identificare se stessi con il tutto ovviamente incessante.
Ma su questo ho già argomentato a sufficienza e finirei per diventare noiosamente ripetitiva.


Pongo solo un problema circa questa teoria.


Se l' "inganno duale" e "circa l' esistenza personale individuale" di ciascuno é perpetrato nei confronti dei bimbi di circa due anni dagli adulti che lo circondano, lo amano, si curano di lui (almeno di solito, salvo purtroppo casi fortunatamente rari probabilmente più o meno patologici), come mai tutte queste falsità circa apparenze farlocche potrebbero essere state inventate la prima volta dal primo malevolo o comunque stolto genitore che avrebbe cominciato a propinarle a noi, suoi  poveri discendenti ingannati?
Da dove sarebbero sorti gli inganni nella mente di questo "ingannatore primordiale" di tutti i suoi discendenti, se nessun ingannatore poteva ingannarlo quando aveva due anni e avrebbe pertanto dovuto, in assenza di "traviatori della sua veritiera ingenuità primigenia," continuare ad essere per tutta la sua vita "pura consapevolezza" e a "vivere nello stupore, nell'assenza di dualità"?

Mi sembra un po' come la storia biblica del "serpente" che avrebbe arrecato il male all' uomo (per il tramite della donna) nell' impossibilità che quest' ultimo, essendo creatura del Dio infinitamente buono" se lo trovasse in se stesso.
Già, ma allora il male al serpente chi l' aveva arrecato? Il dio di cui sopra, di conseguenza per niente affatto "infinitamente buono", a meno che il serpente stesso non l' avesse avuto in sé da sempre, nel qual caso sarebbe stato lui stesso un dio (malvagio), e quell' altro di cui sopra infinitamente buono non sarebbe stato affatto "onnipotente".
#283
Sbaglio, o questa discussione é compresa nella sezione "Tematiche filosofiche" del forum?
#284
Scienza e Tecnologia / Re:Charles Darwin
16 Aprile 2020, 15:01:55 PM
Per me la verità di una conoscenza é la caratteristica propria di tale conoscenza di essere predicazione circa la realtà conforme alla realtà stessa; per esempio se affermo che "(nella realtà) esiste il pianeta Nettuno" e inoltre accade che (nella realtà) esiste il pianeta Nettuno, allora tale mio predicato é vero; invece se affermo che "non esiste il pianeta Nettuno" ed esiste il pianeta Nettuno tale altro mio giudizio non é vero ma falso.

La prudenza é spesso, se non addirittura sempre, consigliabile in generale, e nella ricerca della verità in particolare.
E l' ingenuità può giovare o nuocere in maggiore o minor misura a seconda dei casi (anche) nella ricerca della conoscenza vera.

Quasi tutte le virtù vanno coltivate moderatamente perché se portate all' eccesso tendono a diventare vizi (la prudenza a diventare codardia, l' ingenuità credulonità, superstizione).

Ma non necessariamente la ricerca della verità é coltivazione di pregiudizi (solitamente anzi non la é, per lo meno nelle intenzioni di chi la pratica).
Il fatto che la conoscenza umana, come tutto ciò che é umano e in generale naturale, non può essere perfetta (perfettamente vera) ma che sia sempre in qualche misura imperfetta (limitata, parziale; predicazione di fatto inevitabilmente in parte falsa, oltre che in altra parte vera) non implica necessariamente che sia sempre e comunque costituita da pregiudizi. Di fatto tende a liberarsi progressivamente dei pregiudizi e ad essere costituita in crescente misura da giudizi a posteriori, ipotesi, teorie, inferenze, abduzioni, ecc. empiricamente verificati (anche se sempre in linea di principio falsificabili in maggiore o minor misura).

Non ogni percorso deve necessariamente avere una meta.
Ma per definizione quello della conoscenza della realtà ha la meta di compiere predicazioni il più vere possibili circa la realtà.
Il che non impedisce una sobria consapevolezza dei limiti delle possibilità umane in generale, e in particolare degli elementi di limitatezza, relatività e dubitabilità (della verità) delle conoscenze di volta in volta di fatto acquisite.

Il credere di vivere nella realtà, così come ci appare, per poter presentare vantaggi pratici, non può non essere almeno in qualche praticamente importante misura vero (oltre che, ovviamente, sempre limitato, relativo, dubitabile, incrementabile, in varia misura falsificabile).

Seconde me la vita evolve senza un perché né una meta
Evolve "e basta", perché così é il mondo, così é la vita.
#285
Tematiche Spirituali / Re:Immortalità
16 Aprile 2020, 08:50:52 AM
Citazione di: daniele75 il 16 Aprile 2020, 03:39:08 AM
Citazione di: giopap il 15 Aprile 2020, 22:13:14 PM
Citazione di: daniele75 il 15 Aprile 2020, 19:04:07 PM
Finché i termini duali guideranno la tua mente non vedrai la realtà, la realtà è una, non duale. Essa è la caduta dei termini, degli opposti, delle credenze, della cultura. Una rosa è diversa dalla spazzatura? No in 15 giorni la rosa sarà spazzatura, sono solo separazioni temporali guarnite da termini duali



Se fossi una mosca la mangerei con gusto.


In realtà esistono nomi per ogni cosa, tutto è diviso nella mente. Questi nomi gli abbiamo creati noi. Se per un attimo perderemo la memoria e il processo di suddivisione in categorie tutto ridiventerebbe uno. Senza suddivisione. L analisi della realta che la coscienza fa è vittima del vocabolario duale. Poi l io è illusorio, esiste la coscienza, ma di per essa non è la mente bensi un energia distaccata che esamina le credenze della mente. Ma per il 90% queste credenze non sono nostre, quindi si deduce che l io non esiste, è un sogno, come del resto la concezione della realtà.



Risposta di giopap:

...Peccato non sia una mosca.




Non vedo in che senso dovrebbe essere "vittima": per definire concetti é necessario distinguere e mettere in determinate relazioni altri concetti.
L' io non si può nè dimostrare che realmente esista come soggetto del flusso fenomenico d coscienza, né che non esista.

Energia é letteralmente un concetto fisico che con l' io non ci azzecca (continuo a sperare vanamente nell' uso di chiari concetti letterali e non di oscure metafore).


I sogni reali esistono realmente, eccome!


Pretendere di dimostrare che l' io non esiste perché il 100% delle credenze che abbiamo non sono nostre sarebbe una petizione di principio
; pretenderlo per il fatto che non lo sono il 90% non dimostra nulla perché basta anche meno del 10% di risposte realmente "nostre" (= dell' io) perché l' io realmente esista.