Facendo un'attenta riflessione sull'evoluzione che ha avuto la scuola italiana negli ultimi trenta/quarant'anni (il discorso può estendersi anche alla scuola occidentale) secondo me si può notare come la tendenza sia andata sempre più verso un abbassamento dei contenuti e del livello di conoscenza richiesto agli alunni, creando quindi una scuola che non è più veramente fondata sull'istruzione che forma i giovani, poiché ormai lo scopo dell'istituzione scolastica è diventato quello di far socializzare gli alunni, di far loro creare rapporti di amicizia, e lo studio è passato in secondo piano . Si è iniziato con l'abolire alle superiori gli esami di riparazione alle superiori e gli esami di licenza elementare, successivamente il voto numerico è stato abolito alle elementari e medie per poi essere reintrodotto ma ora alle elementari sarà abolito di nuovo, il latino è stato eliminato dalle scuole medie e anche alle superiori non lo si fa più con la serietà di un tempo, l'esame di terza media è stato snellito da alcuni scritti e dalle prove Invalsi, insomma la tendenza mi sembra evidente: la scuola DEV'ESSERE sempre meno seria e sempre più ludica, fondata sul gioco e non sul sapere. Si dice che le conoscenze sono obsolete e vanno sostituite dalle competenze e non ci si rende conto dell'ENORME assurdità di tale assunto: è infatti impossibile che si abbia competenza senza conoscenza, ad esempio un medico per curare le malattie (competenza) deve avere per forza la conoscenza dell'organismo umano, delle sue reazioni ai farmaci, quindi è impossibile disgiungere competenza da conoscenza. La scuola delle competenze senza le conoscenze è quindi una NON SCUOLA, un luogo in cui regna il disordine e l'anarchia nell'apprendimento, un luogo in cui l'insegnante è solo un facilitatore e non più un docente con un bagaglio di sapere e quindi anche degno di rispetto se non di stima. Secondo me il male viene da lontano e viene da personaggi che tutt'ora stimiamo: ad esempio Don Milani, considerato tutt'ora un grande pedagogista, in realtà ha mostrato un pensiero molto discutibile, poiché ha sostenuto nel testo "Lettera ad una professoressa" (per bocca di uno studente contadino della scuola di Barbiana) l'idea che i programmi scolastici dovessero abbassarsi al livello culturale e sociale delle classi meno abbienti e culturalmente svantaggiate, ma in questo modo invece di stimolare gli svantaggiati a migliorarsi, ad elevarsi, li si condanna a rimanere quello che sono. Gianni Rodari fu anche lui secondo me tra i primi smantellatori della scuola dell'istruzione, poiché nei suoi testi, in particolare "Grammatica della fantasia", ha sostenuto l'idea che lo studio della grammatica e delle regole del discorso non stimolassero la creatività nei bambini e che quindi la scuola non doveva fare grammatica, ma doveva solo giocare, far ridere, giocare con le parole invece di aiutare a comprenderne il senso nel discorso, ma questa contrapposizione tra sapere e fantasia è assolutamente senza fondamento, anzi, è proprio la conoscenza e il pensiero astratto che ne deriva a far sviluppare la creatività e la fantasia, un poeta come Ungaretti non era certo ignorante dei grandi poeti che l'avevano preceduto, li conosceva alla perfezione, ma proprio per questo ha potuto portare la poesia verso territori inesplorati. Rodari è quindi uno degli smantellatori della scuola seria e il suo pensiero è entrato nella mente di migliaia di maestri e maestre elementari.
L'idea che bisogna studiare perché bisogna farlo (per dovere) è saltata, considerata obsoleta, adesso o si fa qualcosa perché piace oppure non lo si fa affatto, e siccome lo studio è di per sé faticoso ecco che gli adolescenti in massa lo abbandonano, non lo considerano, non comprendono che è necessaria la cultura per pensare correttamente, per esprimersi, per migliorarsi.
Il risultato è che adesso nei licei i giovani che entrano hanno il 90% delle insufficienze nei test d'ingresso, non sanno scrivere e nemmeno parlare correttamente, quando scrivono fanno errori LOGICI, nel senso che separano frasi che andrebbero invece uniti da congiunzioni, non distinguono i rapporti tra causa ed effetto, la punteggiatura è quasi abolita e quando è usata è sbagliata, alle scuole medie si fanno sempre meno temi e alle elementari praticamente ZERO, i ragazzi non sanno risolvere equazioni semplici, insomma è una scuola che precipita verso il baratro dell'ignoranza. I genitori vogliono iscrivere per forza anche i peggiori studenti al liceo e li mandano poi a ripetizione, ma così non imparano niente per cinque anni mentre potrebbero fare un istituto professionale ed almeno impararsi un mestiere, invece no, si riducono a masse di parassiti che non studiano e pensano che con il denaro si ottiene tutto, si ha la promozione assicurata andando a ripetizione e quindi permettendosi di stare sei ore in classe a far niente, a pensare ad altro, ad usare il cellulare, a ridere con gli amici, tutto fuorché studiare.
Anche voi notate questa deriva della scuola italiana?
L'idea che bisogna studiare perché bisogna farlo (per dovere) è saltata, considerata obsoleta, adesso o si fa qualcosa perché piace oppure non lo si fa affatto, e siccome lo studio è di per sé faticoso ecco che gli adolescenti in massa lo abbandonano, non lo considerano, non comprendono che è necessaria la cultura per pensare correttamente, per esprimersi, per migliorarsi.
Il risultato è che adesso nei licei i giovani che entrano hanno il 90% delle insufficienze nei test d'ingresso, non sanno scrivere e nemmeno parlare correttamente, quando scrivono fanno errori LOGICI, nel senso che separano frasi che andrebbero invece uniti da congiunzioni, non distinguono i rapporti tra causa ed effetto, la punteggiatura è quasi abolita e quando è usata è sbagliata, alle scuole medie si fanno sempre meno temi e alle elementari praticamente ZERO, i ragazzi non sanno risolvere equazioni semplici, insomma è una scuola che precipita verso il baratro dell'ignoranza. I genitori vogliono iscrivere per forza anche i peggiori studenti al liceo e li mandano poi a ripetizione, ma così non imparano niente per cinque anni mentre potrebbero fare un istituto professionale ed almeno impararsi un mestiere, invece no, si riducono a masse di parassiti che non studiano e pensano che con il denaro si ottiene tutto, si ha la promozione assicurata andando a ripetizione e quindi permettendosi di stare sei ore in classe a far niente, a pensare ad altro, ad usare il cellulare, a ridere con gli amici, tutto fuorché studiare.
Anche voi notate questa deriva della scuola italiana?