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Messaggi - Lou

#271
Anche io trovo interessante questa analisi, dove è nell'uso della grammatica che si sedimentano e rintracciano gli abiti del pensare.
L'uso dei modi verbali, in particolare, ci dà indicazioni sul movimento del pensiero stesso, i suoi azzardi, le sue cautele, le sue certezze, reali o presunte. Sono piuttosto combattuta se ritenere nelle concause che determinano la mancanza di utilizzo del congiuntivo, concorra in maggior misura l'ignoranza di uno strumento a non permettere la nobile arte delle ipotesi al pensiero, o, viceversa, sia una cultura incentrata ai "dati di fatto" e alla semplice presenza ad averci educato a un pensiero fatto di sentenze che non sa proporsi e porsi al di là d'esse, in un ambito di valutazione ed esplorazione dei suoi limiti, con piedi di piombo, in terreni soggettivi, sdrucciolevoli di incertezze e di non facili posizioni.
#272
Citazione di: Sariputra il 08 Marzo 2019, 20:41:07 PM
@Lou

Sì, è giusto, moltissimi vengono salvati. Io stesso lo sono stato in gioventù. Ora non sto a discettare se, nel mio caso, si trattò di fortuna o sfortuna, ognuno fa i conti con la propria coscienza e la propria esistenza, in cui molto c'è e c'è stato di bello e molto pure di disgustoso. Però la realtà dell'anziano morente non va taciuta o nascosta dietro faldoni di linee guida che poi, all'atto pratico del quotidiano, vengono spessissimo disattese dalle necessità contingenti del personale sanitario. E' evidentissimo che non si presta all'anziano la stessa 'intensità' nelle cure che si presta ad un giovane o ad una persona 'vip' e la sua sofferenza non trova sempre orecchie capaci di un vero ascolto..."L'anziano si lamenta sempre" mi è stato detto da un medico, poche ore prima che mio padre, pieno di dolore, entrasse in agonia (sarebbe spirato 48 ore dopo...), salvo poi cercarmi per "spiegarmi meglio" (forse temendo qualcosa da parte mia...non so). Credo che, in molti paesi del mondo, se la sognano una sanità come la nostra, dal punto di vista professionale, non so però dal punto di vista delle relazioni umane...dicono che fanno miracoli con niente...ma non ho esperienza diretta di questo.
Il punto di vista professionale non è estraneo al punto di vista relazioni umane, nè è una modalità, con i suoi limiti. Non riesco a capire come non lo si possa comprendere, e divaricare i due ambiti come fossero alieni.
#273
Citazione di: Sariputra il 08 Marzo 2019, 08:49:25 AM
Il fine vita (di una delle nostre vite... :) ) è sempre un momento drammatico in cui raramente possiamo essere i soggetti attivi delle scelte da operare. Nella mia ancor fresca esperienza ho visto che raramente questi momenti vengono vissuti con umanità da parte del personale medico e paramedico preposto, soprattutto quando il paziente è una persona molto anziana. Si tende a sorvolare, a fare il minimo, financo a "risparmiare" sui farmaci  e sugli accertamenti delle cause del dolore(almeno questa è la netta impressione che se ne ricava...). Poi è assolutamente indecoroso che, per la cronica mancanza di personale ausiliare, i malati vengano lasciati con i pannoloni sporchi per così tante ore (spesso provocando piaghe da decubito...). Spesso, oltre che a morire nel dolore, si muore letteralmente nella propria merda.. >:( .Questo avviene più spesso nelle case di riposo che non negli ospedali (almeno nella Contea è così...), ma anche in questi ho riscontrato spesso un nervosismo tra il personale addetto ( e spesso una mancanza di tatto e decenza verso il morente, con frasi tipo:"Nonno, te la sei fatta addosso ancora?"...) che in parte posso capire ( sono effettivamente in pochi...) ma che rimane intollerabile. Questi libri, come altri studi e ricerche interessanti che si trovano sul web, sono quasi una "presa in giro" perché non riflettono quello che avviene nella grande maggioranza dei casi, soprattutto quando si tratta di pazienti poveri o senza parenti che ti possano denunciare.... Avendo famigliari che svolgono l'attività infermieristica vengo spesso aggiornato sulle differenze tra quelle che sono le "linee guida" teoriche e quella che poi è la "prassi" operativa standard che si segue. E io comprendo in pieno tutte le difficoltà che questi ragazzi devono sopportare, messi di fronte a continui 'tagli' del personale o  ad appalti a cooperative formate per la maggior parte da personale non di lingua madre, e con una "sensibility" verso i morenti che rasenta quella di un'ostrica ( anche se ci sono lodevoli eccezioni, che purtroppo però confermano la regola)...
Insomma...si nasce a fatica e si muore a stento...si boccheggia per cercare il primo respiro e si boccheggia perché non ce la si fa più a respirare...nasci sotto luci artificiali al neon (nella stragrande maggioranza dei casi nei nostri paesi "ricchi"...) e muori con gli occhi vitrei sotto luci artificiali...con la Bellezza che hai amato lontana, oltre freddi muri dagli asettici colori industriali...( e quasi sempre con la tua puzza addosso...) :(
E l'altro lato della medaglia? tra le luci al neon? Non so Sari, e sottolineo non so, ma anche un po' so, ma non è che sotto quelle luci al neon tante persone sono salvate, e non in altre mille vite, ma in questa? Non è che tutto è schifo e schifabile, abbi pazienza. O ok sto welfare ha i sui limiti, migliorabili, sinchè vuoi, ma non pensi abbia anche aspetti lodabili?
#274
L'argomento è interessante e me lo ero perso.
Personalmente ritengo che i recenti social network rappresentino una forma di rivoluzione nell'informazione e dell'informazione. I social network sono fenomeni antichissimi, la comunicazione e l'informazione sono per loro natura "social network", diciamo così con licenza di neologismo, ma l'ingrediente che contraddistingue quelli odierni, a mio parere, sta nella fruibilità e nelle modalità in cui si esplicita la stessa, pur figlia di prassi passate che al loro tempo sollevarono forse gli stessi che scetticismi che ogni innovazione dell'informazione reca in sè.
Mi piacque molto Eco quando scrisse di un ritorno a Gutemberg, dove la rivoluzione del telefono e gli antichi telegrafi sbiadivano, di fronte a una seconda rivoluzione Gutemberghiana che è, internet, il web e i social network odierni. Specchi rinnovati di antichi bisogni.
Facebook è forse uno scarbook, o forse solo uno scarabocchio, di una esigenza di comunicazione le cui vie si diramano inaspettate riproponendo gli stessi interrogativi in merito ai poteri e ai linguaggi, le loro metamorfosi, che cambiamo e ci cambiano, per ritornare a porci nel mezzo delle domande, pare in un perpetuo interagire comunicativo, eclettico, scettico, trasformista, significante e insignificante, e come ognuno di noi cerca il criterio per poterli distinguere.
#275
Citazione di: Ipazia il 07 Marzo 2019, 16:47:33 PM
Cara Socrate78 questa è una travisante demonizzazione dei fondamenti laici/atei che sostengono il diritto della persona umana di decidere sulla sua persona, non sulle altre con arroganza dogmatica come pretendono le religioni. Le decisioni collettive vanno prese democraticamente in una società laica che non divide gli umani in fedeli e infedeli, redenti e dannati. E soprattutto non riconosce ad alcun inviato speciale dall'aldilà di decidere sulla vita e sulla morte degli umani. Per questa conquista civile ci abbiamo messo secoli di sofferenza e non ce la faremo scippare dai rigurgiti del peggiore passato.
Mi associo a quanto espresso da Ipazia e aggiungo che garantire la scelta, intima e spesso tragica, su ciò che concerne il proprio corpo è un diritto il cui riconoscimento sta alla base della dignità della persona in quanto persona e della sua volontá, dove nessuno obbliga nessuno a scegliere per decreto cure più o meno palliative e ad accettare e rifiutare, perciò chi reputa di avvalersene se ne avvale, chi no le rifiuti. Nessuno impone.

Il problema è molto più complesso nei confronti di chi si trova in situazioni difficili non avendo espresso volontà o/ed essendo impossibilitato ad esprimerle, poichè questa scelta non è fatta in prima persona, ma delegata ad altri. Sono favorevole al testamento biologico, ritengo sia una conquista importante per tutti coloro che ritengono, in base ai loro valori, di voler esprimere la propria volontà in merito a sè stessi. Ed è una possibilità di espressione del proprio volere aperta a dogmatici, credenti, atei, agnostici - è per tutti, nessuno escluso, il diritto di dir la propria su sè stessi e fin dove arrivare.
#276
<Gli sviluppi sulle teorie evolutive e gli approfondimenti sono molto interessanti, tuttavia occorrerebbe tener ferma la focalizzazione sul tema del topic, nulla vieta di aprire o ricercare topic dedicati esclusivamente all'evoluzionismo et similia per disquisirne nei dettagli.>

—> https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/t1490/
#277
Citazione di: 0xdeadbeef il 03 Marzo 2019, 19:35:42 PM
Ciao Ipazia
Non so quante volte ho detto che l'unica forma di "imprinting etico primordiale" è quella
riscontrata all'interno della specie come istinto di sopravvivenza della stessa, quindi sono
senz'altro d'accordo con queste tue ultime considerazioni.
Senonchè l'etica come condotta rivolta al "bene comune di tutti i viventi" (uso la tua stessa
espressione, che condivido) è un'altra cosa, e lo sai bene...
A parte ciò, ci sarebbero da fare così tante considerazioni su questo presunto "imprinting
etico primordiale" che non so da dove cominciare.
I felini, ad esempio, pare che rispettino un pò a modo loro questo "istinto di specie", visto
che i maschi usano uccidere i cuccioli di cui non riconoscono la paternità allo scopo di
favorire un nuovo calore della femmina. Certo, magari si dirà che questo avviene allo scopo
di meglio difendere i nuovi cuccioli, ma i vecchi?
Per non parlare, naturalmente, dell'essere umano, in cui a volte questo "imprinting etico
primordiale" è scarsamente riscontrabile addirittura all'interno del nucleo familiare più
ristretto...
Quindi no: l'etica, il "nomos", sono un'altra cosa...
saluti
A mio parere, quello che affermi è corretto e trovo che appiattire i due ambiti, physis ed ethos, sia una operazione non propria nemmeno della "grecità" ( uso questa categoria in senso ampio ), lo stesso Kelsen, nelle analisi svolte, riconosce che nella Grecia antica esisteva certo l'idea che la polis e l'ethos e il nomos derivante dovesse ricalcare il sistema di relazioni proprio della physis, ma non si appiattivano i due sistemi l'uno sull'altro, doveva esistere una "analogia" tra il modo fisico e il mondo umano e questa analogia o somiglianza stessa spezzava proprio l'idea di completa identità. Ma anche le filosofie ellenistiche, e prendo gli stoici, ad esempio, dove il vivere conforme a "natura" è un "dover essere" etico categorico e non un semplice essere, "vivi secondo..." odora di imperativo. E lo scarto tra dover essere ed essere, deontico e ontico, lo si può accorciare finché si vuole, ma un margine resta e resta, pur in diverse declinazioni e differenze, con più o meno dosi di assenso e "spontanità". E questo topic ne è riprova. Tant'è che è l'etica del dovere e del sommo afflato politico che ne deriva, di cui gli stoici son stati antesignani, dove l'ordine cosmico non può che essere ricalcato nella prospettiva del cosmopolitismo della polis, l'unico conforme alla natura delle cose - a mezzo di assenso.
Conforme.

Poi, aggiungo, ovviamente non tutte le etiche sono deontologiche, e chissà quella del gatto. :)
#278
Anch'io sono orientata a considerare componenti ed elementi motivazionali, emotivi ed intuitivi alla base dello sviluppo e costituzione delle facoltà intellettive e cognitive e, diciamo, delle performance in termini "misurabili". Le intelligenze slegate da un da un "intus", forse, o banalmente, non sarebbero tali o quantomeno, incomprensibili.
#279
Citazione di: tersite il 26 Febbraio 2019, 19:35:03 PM
-------> Poi se intendi sostenere che ——> Gli apriori sono già risultanti di imprinting "in(-)segnati", spiegami.
O ancora ——> in generale gli apriori, vuoi dire, seguano una sorta di evoluzione? Magico->Mana->Sacro? Intendi questo?
È una obiezione, lo capisco, ma puoi disbrogliarmela?, grazie.

No no...io ti indicavo solo un ottimo testo unanimamente riconosciuto come fondativo per queste questioni dove potevi trovare le risposte alle tue domande ed anche a quelle che ponevi a me ,a cui non so nemmeno da che parte incominciare per rispondere.
Ti ringrazio per l'indicazione.
#280
Citazione di: Ipazia il 26 Febbraio 2019, 18:45:19 PM
Nessuna epoca ha prodotto tanta mitologia come l'attuale. La quantità, come spesso accade, va a scapito della qualità e il sovraffollamento di miti a la charte flette il sacro peggio dell'uragano di ottobre. Ne svaluta il valore e alla fine non resterà che fare un gran faló.
Ah io non lo so, non ho un occhio così omnicomprensivo della Storia.
Se dei surrogati di sacro c'è da fare un falò 🔥 ci sono, basta individuare il criterio, di sacralità.

#281
Citazione di: tersite il 26 Febbraio 2019, 18:29:42 PM
---------> Il sacro è l'apriori di ogni fenomeno religioso

prima del sacro insegnano che venga il magico, poi la cognizione di mana e poi non mi ricordo che fenomenologia della religione l'ho letto un secolo fa...
Dipende a quale autore ti riferisci.
"Insegnano", "chi", "cosa"?
Poi se intendi sostenere che ——> Gli apriori sono già risultanti di imprinting "in(-)segnati", spiegami.
O ancora ——> in generale gli apriori, vuoi dire, seguano una sorta di evoluzione? Magico->Mana->Sacro? Intendi questo?
È una obiezione, lo capisco, ma puoi disbrogliarmela?, grazie.
#282
Citazione di: Ipazia il 25 Febbraio 2019, 22:25:05 PM
L'etica/morale si struttura certamente sui divieti che hanno come scopo la salvaguardia della vita. Dai quali nascono i tabù e i sacrifici espiatori da cui nasce il sacro. Tutto fatto in casa umana. Altrettanto umano è che su questo ambaradan qualcuno ci metta il cappello e la borsa. Ma quando questo accade il sacro è già passato a miglior vita e la dissacrazione  nelle coscienze si è già realizzata. Rimangono solo gli interessi costituiti intorno al sacro e una densa cortina di fumo esegetico.

Anche il sacro segue l'evoluzione umana ed è soggetto a falsificazioni che dissolvono i tabù. Ma qualcosa rimane sempre: ciò che è radicato nella physis, dai cui tabù è impossibile scappare.
Il sacro è l'apriori di ogni fenomeno religioso, e, in questo senso, antropologico e fenomenologico, è radicato nella "physis"  più di quanto non si creda. L'opera di secolarizzazione e, diciamo, laicizzazione del sacro, non è una sorta di evoluzione o trasformazione, ma di orientamento della sacralità negli spazi della storia.
#283
Ciao Eutidemo,
che il consenso ( senza andare a ravanare su come lo si costruisce che pure su questo punto si aprirebbe una questione mastodontica ) non è il solo criterio per poter valutare della bontà o meno delle azioni (politiche), sebbene sarebbe opportuno e non rinunciare al domandarsi sulle concause che hanno quali risultanti, ampi consensi.
#284
Percorsi ed Esperienze / Re:DOMANDE
26 Febbraio 2019, 17:55:19 PM
Alla domanda 1)
Il lavoro è parte integrante del mio vivere, ma questo vivere accoglie in sè, perchè sia tale, la componente "tempo libero", libero appunto dal lavoro, senza il quale il mio mondo della vita ne risulterebbe compromesso in quanto è anche il tempo libero che nobilita e qualifica la nostra vita, non solo il lavoro.
Alla domanda 2)
A premessa, come richiesto, sono dichiaratamente e socialmente aconfessionale, intimamente e filosoficamente agnostica.
Io sono felice di vivere e di averne avuto l'opportunità. E tutte le volte che mi spezzo le gambe e il cuore e tutto il dark side che sale addosso in testa trovo comunque in questa opportunità di vita la ragione della mia felicità.
#285
Citazione di: Sariputra il 25 Febbraio 2019, 18:51:22 PM
cit. Lou la moderatrice: ... E i riconoscimenti basati sulle paure, sul timore, non ritengo siano di per sè valori positivi.
Ma, chiedo voi, che mi interessa sta cosa, per lo strutturarsi di una morale non è forse necessaria una paura, un divieto, un "no, lì non vai ", warning - pericolo? È sulle paure e per le paure che nasce la morale?


La paura può essere anche un valore.  Attorno alla Villa c'è un canale d'acqua...beh! Quand'era piccola ho terrorizzato ben bene mia figlia perché ci stesse lontana, visto che non ci sono protezioni...in generale un'infinità di cose è meglio evitarle per paura delle conseguenze. Fare il male deve spaventare perché il karma negativo ti braccherà per l'intera tua esistenza (anche se nessuno ti punisce...) e probabilmente anche oltre.Ti seguirà come un'ombra, nel muto ricordo...io rammento ancora con dolore la cattiveria che commisi da bambino verso una piccola creatura che non mi faceva nulla di male... :-[
Direi che la paura provata di fronte a pericoli reali è un meccanismo d'allarme irrinunciabile, di fronte a pericoli immaginari è del tutto immotivata e deleteria, alla lunga.
Aggiungo che, le sfilate di religioni e connesse autorità, investite a recintare le sacralità per trovare spazio ad agire sulle paure, e il potere che ne deriva, è in un certo senso, una dissacrazione del sacro.