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Messaggi - acquario69

#271
Tematiche Filosofiche / Re:Vita
15 Agosto 2017, 16:29:37 PM
I miei venti anni me li ricordo pieni di contraddizioni, terribili ed esaltanti, quasi allo stesso tempo  :)
Pero fu anche l'inizio di un "viaggio"....percio quello che mi viene da dirti e' MUOVITI !!! 
(Chi cerca trova)

ciao
#272
Citazione di: Carlo Pierini il 14 Agosto 2017, 13:16:07 PM
Dal thread "Il Principio e il mito dell'Eden". Rispondo qui per ragioni di OT.

CARLO (citazione di M. Eliade)
Cos'è l'Albero della Vita? È un doppione dell'Albero della Scienza, oppure, come credono alcuni studiosi, l'Albero della Vita era «nascosto» e sarebbe diventato identificabile, e quindi accessibile, soltanto nel momento in cui Adamo avesse conseguito la scienza del bene e del male, cioè la sapienza? Noi incliniamo per questa seconda ipotesi.

ACQUARIUS 69
Nel momento stesso all'aver conseguito la scienza del bene e del male, non si produrrebbe una dualità? (Dunque da intendersi come una scissione, una contrapposizione...come può esserlo il soggetto uomo "interno" da una parte e tutto il resto come oggetto "esterno" dall'altra)...questa non sarebbe appunto il "frutto" della conoscenza stessa?

La Sapienza altresì non sarebbe invece l'unita, (il Se') ossia in altri termini la non dualità? Dove non vi sarebbe perciò più alcuna identificazione, Dell' l'io o ego illusorio?

CARLO
Temo di non aver capito chiaramente a cosa alludi con "...dualità o contrapposizione tra uomo interno ed esterno".
Ma vorrei comunque sottolineare il fatto che la cosiddetta "unità del Sé" non annulla la dualità, ma annulla solo *la conflittualità* del duale attraverso un processo di complementarizzazione-armonizzazione dei due opposti, nello stesso modo in cui, grazie alla analogia-complementarità *ontologiche* di Yin e Yang, l'unità del Tao non cancella i due opposti, essendo questi i due volti manifesti-immanenti dell'Uno *trascendente* (il Tao) .
In altre parole, se l'Uno giacesse sullo stesso piano immanente del Due, sarebbe una contraddizione inaccettabile l'idea di "Unità del Due" (in aritmetica, 1 non può essere uguale a 2). Ma se Yin e Yang riescono nell'impresa di risalire alla loro complementarità originaria rispetto a quel "Tertium" superiore che li ha generati, otteniamo il "miracolo" apparentemente paradossale dell'"Unità del Due".
Del resto, gli opposti "uomo" e "donna" non realizzano forse un'unità profonda in quel "Tertium" superiore che chiamiamo "Amore" (anche Amore è un Dio) senza perdere la propria distinzione duale, anzi, portandola al suo compimento ultimo? Quando ci si ama davvero, cioè, l'uomo realizza in pieno la propria virilità e la donna la propria femminilità: il miracolo dell'"Unità del Due"! (per questo il sacramento del matrimonio si configura come "unione in Cristo").
Capisco che si tratta di un concetto non immediatamente assimilabile, specialmente se lo affrontiamo con la sola rudimentale logica aristotelica (principio di non contraddizione). E non è casuale che il conflitto tra il parmenideo "En to pan" ("tutto è Uno") e l'eracliteo "panta rei" ("tutto scorre", cioè, "tutto è divenire", "non esiste alcun Essere-Uno") non sia stato ancora risolto.
Infatti, l'idea di una unità ontologica ultima che cancella ogni molteplicità (Saturno che divora i suoi figli) e quella, opposta, di una molteplicità ontologica che annienta ogni unità, confliggeranno irrimediabilmente fin quando non introdurremo il concetto di "complementarità del molteplice (immanente) rispetto all'Uno (trascendente)"; concetto che equivale più o meno alla "Analogia Entis" di Tommaso, alla Dialettica di Hegel, alla filosofia ermetica della Pietra Filosofale intesa come "Coniunctio Oppositorum", ma anche e soprattutto all'idea religiosa di "uni-trinitarietà" di Dio, o di Cristo, o di molte altre divinità della tradizione (aprirò un thread sull'archetipo della Trinità).

Ci provo a spiegarlo in altri termini (incrocio le dita!  :) )  

Quando mi riferisco al    soggetto-oggetto = interno-esterno    equivale al metodo della conoscenza (razionale) che ha bisogno di "esternalizzare" l'oggetto dal soggetto per poterlo rappresentare o "conoscere" pero io credo che questo modo di procedere non arrivi alla comprensione (com-prendere ) del Reale ma sarebbe solo una sua arbitraria identificazione e qualsiasi oggetto in questione preso in esame viene cosi trasfigurato attraverso le lenti dei sensi soggettivi ed individuali..da qui la scissione,l'opposizione,la dualità ma senza la sua complementarità

Insomma per arrivare al cuore delle cose bisogna che coincidano col "cuore" stesso che e' la parte più profonda di noi (la famosa parabola del granello di senape) che poi sarebbe l'Uno, inteso come non duale
E in tutto questo vi sarebbe la complementarità degli opposti che difatti non vengono cancellati ma com-penetrati - Unione maschio-femmina/Amore - "Unita del due" (Tao) 
#273
Vorrei provare a fare delle considerazioni..delle domande..molto semplicemente e solo per provare a capire meglio 
mi esprimero' nel mio modo personale, sperando almeno di essere un po comprensibile;

E prenderei in esame questa citazione qui sotto per esaminare in particolare la conoscenza e La Sapienza 


CitazioneCos'è l'Albero della Vita? È un doppione dell'Albero della Scienza, oppure, come credono alcuni studiosi, l'Albero della Vita era «nascosto» e sarebbe diventato identificabile, e quindi accessibile, soltanto nel momento in cui Adamo avesse conseguito la scienza del bene e del male, cioè la sapienza? Noi incliniamo per questa seconda ipotesi.

Nel momento stesso all'aver conseguito la scienza del bene e del male, non si produrrebbe una dualità? (Dunque da intendersi come una scissione, una contrapposizione...come può esserlo il soggetto uomo "interno" da una parte e tutto il resto come oggetto "esterno" dall'altra)...questa non sarebbe appunto il "frutto" della conoscenza stessa?

La Sapienza altresì non sarebbe invece l'unita, (il Se') ossia in altri termini la non dualità? Dove non vi sarebbe perciò più alcuna identificazione, Dell' l'io o ego illusorio? 

casomai quale sarebbe allora la differenza tra conoscenza e sapienza?
E perché tale conoscenza sarebbe un evoluzione e non invece La Sapienza per cui in questa non vi dovrebbe esserci in se nemmeno alcuna necessita di evoluzione?

PS: forse Amphrite in qualche modo ha pure anticipato le mie stesse domande...
#274
Percorsi ed Esperienze / Re:Nun Me Scuccia'
13 Agosto 2017, 06:03:40 AM
L'italiano nuovo: ignorante, solo, inerme ..e il mondo capovolto (il corsivo lo aggiungo io)

Non è mai stata una questione di soldi.
Siamo stati poveri, pezzenti e luridi, ma siamo rimasti noi stessi.
I soldi non sono il problema, l'economia non è il problema. È l'acculturazione coatta il problema, l'indottrinamento. I soldi neanche esistono; se esistono, son solo il mezzo per distorcere l'umanità, sradicarla da ciò che è sempre stata e volgerla in barzelletta.
L'usura è usata per ridurre il vecchio ordine a un balocco in disuso, altro che ricchezza.
Dominare culturalmente reca il vero potere, e il potere, eventualmente, i soldi, la parte più evidente e meno importante tanto che i veri potenti i soldi manco se li portano appresso.
Gianni Agnelli girava (giustamente) senza portafoglio.
L'economia è il sicario della nuova etica al contrario.

Non è questione di bene o di male, bensì di sopravvivenza. La morale e l'etica nacquero per conservare, non per giudicare. Essere razzisti, avere costumi razzisti, misogini, antisemiti, omofobi significa essere sopravvissuti come italiani ai millenni. Solo un imbecille può credere che i comportamenti di un popolo obbediscano a moti reazionari o progressisti. Un popolo non è mai crudele invano, o spietato o dolce o babbeo perché, come credono su commissione i Saviano, i Mentana, i Lerner, le Gruber, vi è una sorgente favolosa di retrogradi e sciovinisti in grado di far sgorgare italiani retrogradi e sciovinisti. 
Un italiano odiava certi individui o etnie o comportamenti per istinto; e quell'istinto era istinto di sopravvivenza, consolidato nel tempo. 
Se obbediamo alla nostra natura conserviamo noi stessi; se la rinneghiamo in nome di una nuova etica imposta con l'inganno saremo perduti.

Questo sradicamento è voluto? Sì.


Come distruggere l'Italia e l'Europa, l'unico vero baluardo razionale al nulla? Questo fu l'enigma che affascinò i Saviano, i Mentana, i Lerner e le Gruber di ogni tempo. E la risposta fu: inventiamo un mondo al contrario. Abbiamo inventato i soldi, perché non questo?

Il mondo al contrario l'ho spiegato (Il mondo al contrario), è semplicissimo. Ciò che era ritenuto (a torto o a ragione non importa, come detto) valoroso, degno, pudico, giusto, razionale, bello è ora giudicato privo di valore, indegno, vizioso, ingiusto, irrazionale, brutto.
E viceversa!
E viceversa!

Vladimir Luxuria e Lady Gaga sono progressisti, una donna che non si offre al primo venuto una minorata mentale o una repressa; un uomo che non approfitta di una quattordicenne un eunuco o un omosessuale sotto mentite spoglie. Notate che il termine "omosessuale" applicato al grande Vladimir "col Vitalizio" Luxuria è migliorativo; applicato, invece, a un uomo del vecchio ordine suona peggiorativo e irridente. Miracoli del PolCor, capace di rendere il truffatore Freud un bel Fregoli in fregola.

Si cominciò a distruggere la morale, la scuola, poi la lingua, poi la terra, i ruoli sessuali.
Sembrano sciocchezze?
La scuola è nozionista! Occorre cambiarla, riformare continuamente i programmi, liofilizzarla, renderla sterile e partecipe a tutti, geni e somari. Risultato: un esercito di cretini che non sa compitare il proprio nome, ha notevoli problemi con gli ausiliari e trova le tabelline un astruso enigma.
Ridateci le stanghette e le cornicette, per carità, il sette in condotta e le bacchettate in classe.

Il trionfo della tecnica!
Ricordiamo che la tecnica non è la scienza. La tecnica è buona per gli idioti sapienti. Sanno tutto i tecnici, di economia matematica computer aviogetti. Ignorano tutte le materie profonde che rendono uomini a più dimensioni: storia arte letteratura lingue antiche filosofia. Si intende alla fine questa guerra all'umanesimo? Il latino non serve, la filosofia non serve, occorre sveltire i programmi, togliere anni, mettere in condizione i nostri ragazzi di competere sul mondo del lavoro!
Si intende finalmente la tagliola?
Questi maiali parlano sempre con lingua doppia!
Attenti!
Gliene frega assai a questa feccia del lavoro, loro che il lavoro l'hanno umiliato e azzerato, costantemente!
Il lavoro, ma quale lavoro! È lo spessore umano e storico che donava la formazione scolastica il vero bersaglio. Gente con la quinta elementare arrivava a guidare multinazionali, e anche bene. Oggi dei dottorandi non sanno posporre il predicato verbale al soggetto. E i tecnici? Loro sono la crema della società. Loro muovono le fila del mondo! Tecnici che sanno dialogare con un PC, ma non conoscono Carlo Magno e di nascosto compulsano l'oroscopo di Branko.

Ora siamo diventati tutti dottori. Ignoranti come cipolle lesse, disoccupati, inoccupati, sottoccupati, ma dottori. Ce lo ripetevano: studiate! E adesso? Non sappiamo più fare nulla. Tutto è stato ordito per renderci inetti al lavoro della sopravvivenza: la caccia (di fatto) abolita (quale orrore), il servizio militare abolito (non vorremmo, signori, allevare gente che sa sparare!), l'agricoltura dismessa, i mestieri dileggiati e di fatto aboliti anch'essi.
Non si sa far nulla: macellare una bestia, coltivare ortaggi, accendere il fuoco, sparare, usare un coltello, una bussola, avviare un automobile, costruire un muro, riparare un tetto. Non si ha più commercio con pietre, legni, metalli, calce, chiodi.
Hanno tolto agli italiani l'arte di arrangiarsi in proprio.

La tragedia del cinema e dell'arte. Anche qui il mestiere dell'attore, costruito in anni di apprendistato teatrale, o il mestiere di pittore e scultore, edificati nelle botteghe del maestro, o il semplice artigianato del legno e del ferro che produceva capolavori – tutto si sta perdendo.
Un tizio come Verdone che, negli anni Sessanta, avrebbe forse fatto l'aiuto di un regista minore oggi s'impalca a generale. Taccio di Sorrentino: lui è stato cooptato direttamente dal direttivo PolCor, come Benigni e Mereghetti.

Come mai Paolo Mereghetti dona due semplici pallini (su quattro) a Il vedovo, di Dino Risi, con Alberto Sordi e Franca Valeri, considerato un classico della commedia all'italiana? Non lo sapete? Guardate il film e lo scoprirete.

L'abolizione, di fatto, della scuola ha distrutto la lingua. Ormai si parla un pidgin ristretto e imbastardito di poche parole. Vi ripropongo il consueto sillogismo: meno parole si conoscono, meno realtà si conosce. Ignorare aggettivi e nomi desueti significa ignorare le sfumature di senso e storia di cui quelle stesse parole sono circonfuse. Dire "grande" e usare solo "grande" invece di "largo", "maestoso", "cospicuo", "sterminato", "interminato", "imponente", "esteso" equivale a sopprimere parti del nostro encefalo che, sull'onda di tali suoni, giudica e riconosce in nostra vece, per istinto infallibile.

Luigi Berlinguer, altro comunista pentito e in vendita a tranci sul mercato PolCor, si compiace: finalmente la scuola con un anno in meno!
Ma sì, ancora un passetto e la si toglierà di mezzo questa maledetta scuola.
L'importante è non insegnare nulla, per carità!
Una sola cosa è sicura: i traditori e i maiali da scannare si riconoscono subito.

Hanno abolito la comunità, il paese, il partito, l'amicizia sul campo, la solidarietà, il cameratismo, il gineceo, il collegio, i legami con le madri, il rispetto per i padri. Non c'è più neanche la solidarietà fra criminali. Tutto è individuale, distaccato, superficiale, senza rimandi. Gli esseri umani sono soli, sempre. Se ami tua madre, secondo il mondo al contrario, sei un degenerato: cosa ci dicono i Mentana, i Zucconi, le Gruber? In America sono tutti liberi, indipendenti sin da diciotto anni, se ne vanno loro, mica come questi mammoni! Si comincia a capire? I padri, poi, non ne parliamo ... l'etica del mondo al contrario si è abbattuta sul patriarcato come una furia ... il padre è sempre un despota, un porco incestuoso, un misogino ... guardate i film del mondo al contrario sui padri ... L'uomo deve essere solo, deve ...

Quanti di noi hanno fatto a pugni da ragazzi, hanno insultato il compagno grasso o effeminato o ricco ... sì, perché il ricco era stupido! Un citrullo bleso, un essere inutile, uno che non si sporcava col fango --- quanti di noi hanno offeso qualche ragazza, qualche ritardato o ucciso una bestiola ... il mondo al contrario ha detto basta: chi uccide una lucertola è uno psicopatico in erba! E allora si castra tutti, magari con le pillole, con lo psicologo in cattedra, con le reprimende PolCor ... questi bimbetti sono rincoglioniti già a dieci anni. Ma il carattere non ne guadagna: ignoranti, cupi, traviati, viziosi, arroganti. Ma questo vuole il PolCor, eserciti di evirati e sciocchi devianti.


Quale conforto da Dio? Nessuno, Dio era il male. Dal passato? Nessuno, il passato era il male.
I classici? Chi li capisce più! E chi intende, oramai, tali note di Machiavelli che rinveniva la verità in Ovidio e Omero:
"Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio ... [ed] entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch'io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro".

Se chiudessero i supermercati quanti Italiani scanserebbero la morte? Ben pochi.
L'apocalisse ci coglierebbe da soli, senza amicizie e solidarietà, senza risorse e mezzi intellettuali, stupidi, privi di riferimenti. Ancora pochi anni e al vero potere basterà propalare qualche notizia falsa o chiudere qualche rubinetto per annientare milioni di individui.

Inetti, inermi, soli: l'uomo europeo è pronto per lo scannatoio.
Negri e islamici sono fra noi, su commissione. 
I negri senza coscienza e introspezione, spensierati e pimpanti, gli islamici ancora imbevuti di credenze e pronti all'apostolato.
Entrambi pronti, ma non alla sostituzione!
Alla distruzione!
E noi cosa opponiamo?
Nulla! Alla distruzione, dunque, perché di questo si tratta.
Quale africano o algerino potrà mai sostituire il mio amore per l'Italia?
No, qui si vuole sradicare millenni di principio di non contraddizione, bellezza, logica, devozione.
Sostituito l'ultimo ostacolo con il regno del tam tam e dei bonghi il potere non avrà più freni.
Gli araldi della dissoluzione non  hanno mai suonato trombe più assordanti.

Fonte
http://alcesteilblog.blogspot.com.au/2017/08/litaliano-nuovo-ignorante-solo-inerme.html
#275
Citazione di: Amphitrite il 11 Agosto 2017, 23:59:11 PM
Mi sono appena registrata oggi, e da quello che ho letto (non sono riuscita a leggere tutto però lo farò volentieri) mi è sembrato al di là dei miei limiti giovanili. Nonostante la mia conoscenza intellettuale non raggiunge la vostra, provo lo stesso a mantenere il passo con voi (anche se, probabilmente, i miei argomenti potrebbero risultare insufficienti). Tuttavia, per adesso, sono contenta di leggere tali punti di vista profondi quando fuori l'ignoranza domina.

invece io penso proprio che tu farai un po "l'oroscopo" a tutti quanti !!  ;D
#276
Tematiche Filosofiche / Re:Le facce della natura
11 Agosto 2017, 15:35:41 PM
Citazione di: Daniele Bragagnolo il 11 Agosto 2017, 15:18:56 PM
La mia domanda era semplice curiosità non tanto sulla specifica terminologia bensi era dettata dalla mia curiosità nel vedere come voi vedete la natura. Spesso la natura richiama la nostra attenzione portandoci a riflessioni nella dimensione esistenziale. Dando per scontato le valenze antropologiche della questione, la mia voleva essere un domanda di curiosità nel vedere come voi vedete la dimensione "esterna"(esterna per modi di dire"). Ad esempio Shopenhauer vedeva nella natura un'illusione, una realtà coperta da quel famosissimo "velo di maya" tanto conosciuto. C'è chi la vede in modo pessimistico, chi invece ha una concezione panteistica. Ognuno ha la sua visione. Cos'è per voi "natura"? Questa è la domanda usando brutali parole.


https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/natura/
#277
Citazione di: lorenzo il 11 Agosto 2017, 12:56:38 PM
Be', MONDOCANE, credo che dovrebbe risponderti acquario69  ;).

mi spieghi cosa centrerei io con tale Fulvio Grimaldi??
#278
Dico la mia..

Forse potrebbe essere inteso nel senso che una volta raggiunto il punto più basso (la discesa verticale e in particolare di questi ultimi tempi, in direzione appunto "infera" - materialismo/desacralizzazione eccetera)..coinvolgera stavolta tutti, (diciamo per forza di cose, per le sue logiche estreme conseguenze) e allora ne conseguira' una presa di coscienza che ribalterà di nuovo le cose..e le rimettera' al loro giusto posto.


Se fosse cosi..il passaggio a questo livello non sarà certo una passeggiata indolore...
#279
Citazione di: Carlo Pierini il 10 Agosto 2017, 23:10:51 PM
Scrive lo storico delle religioni W. Williamson:

"Nelle sue investigazioni la scienza ha portato una sincera devozione alla verità, un giudizio chiaro, una mente assolutamente libera da ogni pregiudizio e da ogni parzialità. Ma quando nello studio della scala ascendente della vita essa raggiunge l'uomo, lo spirito con cui continua le sue investigazioni cambia completamente. Fin da principio essa vede l'uomo governato da forze che le riescono nuove e si trova subito in conflitto con una delle più potenti di queste forze: le credenze religiose. Le azioni dell'uomo sono dominate da sanzioni strane che essa non riconosce; e intanto gli eventi connessi a queste credenze occupano una gran parte della vita dell'uomo ed esercitano una grande influenza sulla sua storia: crescono e si sviluppano con lui. (...)
Che cosa sono dunque questi sistemi religiosi che occupano un posto così importante nella vita e nella storia dell'uomo? Qual è il loro significato, quale la loro funzione nello sviluppo sociale? A queste domande la scienza cade in uno strano silenzio: essa non ha e non cerca risposte. Perché?". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 5]

La risposta, che Williamson non dà, è semplice: perché nel campo della cosiddetta "fenomenologia dello spirito umano" il metodo scientifico (descrizione matematica e verifica sperimentale) si rivela assolutamente inadeguato e infruttuoso. Pertanto, qualunque investigazione tesa a dare risposte alle domande di cui sopra, metterebbe in chiara luce la non universalità del metodo scientifico e la limitatezza del suo dominio di ricerca. In definitiva, scoprirebbe gli altarini della provincialità della Scienza, il suo essere regina NON del Sapere, ma solo di UNA delle DUE polarità di esso, quella materiale.
La scienza, cioè, è la Regina "parvenue" della favola di Biancaneve: fin quando si specchia nella Materia si sente - a ragione - "la più bella del reame", ma da un certo momento in poi sente che il suo titolo di Miss-Conoscenza è minacciato da una fanciulla, lei sì di stirpe regale, la Metafisica-Biancaneve, che lei stessa aveva spodestato, esiliato con la prepotenza e cercato di uccidere (Circolo di Vienna. **Nota, in fondo). E alla fine sarà proprio Biancaneve la vera regina, grazie al bacio di un PRINCIP...E che la risveglierà dal sonno velenoso procuratole dalla matrigna malvagia e strega.

**Nota
I fini del Circolo di Vienna (fondato nel 1922 da Moritz Schlick e composto da scienziati, matematici e filosofi della scienza come Rudolf Carnap, Otto Neurath, Philipp Frank, Friedrich Waismann, Hans Hahn, ecc.), era quello di elaborare una <<concezione scientifica del mondo>>, cioè, un linguaggio logico-scientifico puro, fondato sul <<principio di verificazione>> e assolutamente separato da ogni "inquinamento" metafisico. Il motto del Circolo era, infatti: "La metafisica è la malattia del linguaggio".


Finalmente qualcuno che apre di nuovo le finestre! Finalmente un po di luce Solare!...non ne potevo proprio più di restare ancora dentro quella cantina buia, terribilmente angusta e pure ammuffita.
#280
Citazione di: Jean il 27 Luglio 2017, 08:19:00 AM
Taluni son viaggi  ricorrenti, ciclici... chissà che qualcosa della nostra vita non rimanga nelle pieghe dello spazio-tempo in attesa di ripresentarsi... questa strana coppia (lo spazio-tempo), dove lo spazio viaggia (si muove) nel tempo e il tempo viaggia (si muove) nello spazio... forse che per fare un bel viaggio occorra essere in due?

Si, qualcosa rimane nelle pieghe dello spazio-tempo (collettivo ed) individuale... ad esempio l'amore, che può esser per qualsiasi cosa o come più facilmente accade, per un'altra persona che per un certo tempo, accostandosi a noi, inesplicabilmente ci completa, del tutto o in parte...

E dunque per fare un bel viaggio occorre la dualità, esser in due...

... un giorno di 44 anni fa un ragazzino e una ragazzina appena adolescenti scapparono assieme...


"Giuro, che primo poi ti vengo a riprendere". Era il 1973 e, nella periferia di Roma, un ragazzino sinti di 14 anni, si chiamava Giuseppe Mastini, si innamorò di una ragazzina un anno più grande di lui: Giovanna Truzzi, anche lei di una famiglia nomade.

Tornarono a casa dopo qualche giorno, i genitori dissero loro che non avrebbero mai più dovuto vedersi. Così è stato, fino al 30 giugno scorso. Quando Giuseppe Mastini, che nel frattempo era diventato Johnny lo Zingaro, un bandito, un omicida condannato all'ergastolo, un'icona del crimine degli anni '80, ha deciso di fuggire dal carcere.

Era l'ennesima volta, la terza dicono i ritagli dei giornali dell'epoca, ma erano trent'anni che non provava più a scappare. Questa volta infatti era diverso: Johnny non era fuggito per la libertà, ma per l'amore. In uno dei suoi permessi lavorativi, concessi dall'istituto penitenziario di Fossano per svolgere attività nella scuola di polizia penitenziaria di Cairo Montenotte, ha incontrato alcuni vecchi amici sinti romani.


Gente che non vedeva da quando era ragazzino. Non hanno ricordato i tempi delle rapine, dei colpi nelle ville, di quegli omicidi che gli sono costati l'ergastolo. Ha fatto loro soltanto un nome: "Giovanna, ve la ricordate Giovanna?". Se la ricordavano. Di più avevano il suo numero di telefono: viveva in Toscana da anni, aveva quattro figli grandi. Johnny il bandito non ha resistito. L'ha chiamata: "Ti ricordi?" le ha detto. "Non ti ho mai dimenticato" gli ha risposto.

Così hanno organizzato la fuga, lui da Fossano lei da Pietrasanta, dove era agli arresti domiciliari. Il 30 giugno Johnny lo Zingaro è salito su un taxi che lo ha portato alla stazione di Genova. Ha preso un treno che lo ha portato a Viareggio, dove ha trovato lei che lo aspettava. A casa Giovanna aveva lasciato una lettera per i suoi figli: "Scusate, ma scappo con l'amore della mia vita".

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/07/26/news/johnny_lo_zingaro-171723665/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P1-S1.4-T1


La storia ci racconta come finì la corsa... (Guccini docet)

... coincidenza, quanto detto ben si collega a questo intervento:

Il viaggio ci rende sempre e comunque migliori?

(post 24-Lou) https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-culturali-e-sociali/il-viaggio-ci-rende-sempre-e-comunque-migliori/msg13817/#new

... ritengo che pur ri-trovandosi spesso in una continuazione della vita di tutti i giorni in molti casi, il desiderio di viaggiare nasca e sia mosso da una profonda esigenza di evasione, fuga, avventura, esplorazione, curiosità, nostalgici di una patria nomade e, aggiungo, alienazione - proprio dalla esperienze della quotidianità, per molti.

Ho fornito degli spunti, per chi abbia voglia, in questi giorni d'estate, di svilupparli...

un cordiale saluto
Jean



trovo anch'io che la storia di (fuga/evasione eccetera) di queste due persone si possa in qualche modo ben ricollegare
E credo farebbe anche emergere un ulteriore riflessione

Lui era in carcere, l'altra pare viveva una sua realtà che la faceva sentire lo stesso prigioniera...allora decidono insieme di evadere dalla loro alienazione.

ora, a parte il caso molto particolare, questo,riflette comunque una condizione più estesa e analogamente presente; 
ossia che se ce' il bisogno di evadere da una realtà di tutti giorni di cui ci sentiamo alieni, allora evidentemente ci dev'essere qualcosa di sbagliato in questa stessa realtà,vuol dire che dove viviamo non ci sentiamo più a nostro agio e non ci troviamo più il senso 
Cosi il "viaggio" (in questi casi davvero molto frequenti,) diventa solo una fuga, un vuoto da colmare (come lo e' pari del consumismo!) e che riproduce lo stesso meccanismo alienate da cui ha avuto origine 
#281
Citazione di: Lou il 26 Luglio 2017, 18:38:49 PM
Per soddisfare la necessità di quiete e lentezza e il tempo necessario per soffermarsi in modo adeguato e non frenetico è proposto, per l'appunto lo "Slow Travel" (i cui parenti prossimi sono lo "Slow Food" ad. es. ) Pare che l'industria del turismo sappia rispondere in modo opportuno ai bisogni dei suoi potenziali fruitori.

Non lo sapevo che esistesse lo slow travel...questo sistema pensa davvero a tutto per il nostro benessere e per i nostri bisogni..poverini gli uomini di un tempo che di questi continui nuovi bisogni non ne sapevano manco l'esistenza! Certo che dovevano proprio vivere male, nella loro completa ignoranza!

ma le vacanze intelligenti ci sono ancora? O forse nel frattempo sono passate di moda, magari sostituite proprio dalle attualissime slow travel?

Lo slow travel mi fa venire in mente anche ad un altra espressione, anche questa tanto in voga di questi tempi e cioè lo sviluppo sostenibile..questo sistema risulta davvero cosi premuroso!

in fondo e' sempre la stessa gabbia, pero con la differenza che non se ne ha più la consapevolezza di esserci finiti dentro
#282
il 15 novembre del 1960 iniziava "Non è mai troppo tardi", il programma televisivo ideato per permettere anche a chi a suo tempo non aveva avuto la possibilità di studiare, di farsi un'istruzione in età avanzata, sui banchi di una finta scuola, proprio come i bambini. Fu un'iniziativa che ebbe un successo strepitoso, imitato anche in altri Paesi, probabilmente perchè si inseriva perfettamente nel clima ottimistico di (ri)costruzione della modernità trionfante nel dopoguerra, che voleva sradicare -e lo avrebbe fatto con successo- le ultimi propaggini di un mondo, quello contadino, che di fatto era ancora restìo all'alfabetizzazione di massa e rappresentava un ostacolo ai luminosi fasti del progresso economico e tecnologico della nostra epoca. 
In effetti in un mondo che si basa sulla scrittura -perchè la scrittura è la base della mentalità tecnica e mercantile, che invece non si trova a suo agio con l'indeterminatezza della tradizione orale, colta o popolare che sia- l'analfabetismo deve proprio risultare una bestemmia. L'equazione "analfabeta uguale ignorante" ne discende come un corollario, e poco importa se a formare la mente e il sapere di un uomo non ci sono solo la scrittura o le nozioni, ma anche l'indipendenza di giudizio, il controllo delle proprie passioni, l'integrità della visione, tutte cose che proprio l'attuale esplosione della civiltà della scrittura ha minato nel profondo. Per non parlare poi di quei popoli, classificati tout court come "analfabeti" e quindi arretrati, ignoranti, che la scrittura non la conoscono perchè non le danno importanza, per tutti quei motivi -che non staremo noi a ripetere- che un certo Platone più di duemila anni fa espose in modo lucido e tempestivo nei suoi dialoghi (e il fatto che il filosofo nel Fedro si mostra preoccupato dalla nuova tendenza e non dall'esistenza di ignoranti e zoticoni, la dice lunga...). 
Del resto in un'epoca in cui tutto è scritto e ognuno ha bisogno di tutto, anche quei poveri vecchi senza scrivere non potevano stare, e molti di loro accettarono di buon grado per convenienza di stare al passo coi tempi. Ma che pena guardare quelle immagini in televisione! L'analfabeta non meritava un trattamento così umiliante, andare sui banchi di scuola come un bambino ed essere trattato come loro pari dal conduttore e forse pure con sufficienza e commiserazione dai telespettatori da casa! 
Perchè l'immagine dell'analfabeta che sa fare solo i suoi biechi interessi e per il resto è un beota, un uomo incapace di ragionare, è in buona parte un mito borghese e moderno. La mancanza di istruzione è certamente un handicap per capire il mondo, ma spesso viene compensata da un'integrità e una dignità che l'uomo moderno ha perduto: ho sostenuto dei discorsi sulla storia, su Dio e sul mondo con semianalfabeti di campagna, che finivano per essere più elevati e soprattutto più appassionati di quelli fatti con istruiti uomini moderni della mia età, allegri, modaioli e superficiali materialisti, spesso legati agli schemi che questa società propina tramite informazione e mass-media. Mi ricordo che nella campagna cremonese diversi anni fa sostenni un discorso un po' impegnato con un anziano cordaio semianalfabeta (quarta elementare), il quale di punto in bianco, con mia grande sorpresa, se ne uscì affermando risolutamente che il mondo è nato dal cervello! Costui certo non conosceva nè Anassagora nè le più sofisticate metafisiche orientali, ma questo dimostra che anche gente semplice, quando possiede intelligenza, autonomia di giudizio e non è condizionata dal turbinìo informativo del mondo mass-mediatico moderno, può riuscire -certo con i semplici mezzi che ha a disposizione e col suo linguaggio- a giungere a considerazioni profonde. Anche se analfabeta. Ne avessi parlato con uno studente universitario di oggi, probabilmente mi avrebbe risposto che avrei dovuto domandare a uno specialista (un fisico oppure un filosofo), in quanto la domanda esula dalle sue capacità e dal suo campo di studio. Potere dell'alfabetizzazione! 
Ma se la battaglia contro l'analfabetismo può anche avere un senso in un mondo come il nostro in cui nessuno può fare più a meno della parola scritta, risulta davvero assurdo valutare coi parametri dell'alfabetizzazione quei popoli che ancora non usano la scrittura perchè effettivamente non ne hanno bisogno, ossia semplicemente perchè la loro società è strutturata in modo diverso. Nei loro confronti è chiaro che l'alfabetizzazione rappresenta un cavallo di Troia attraverso cui introdurre la mentalità tecnica e mercantile in quelle civiltà -quelle poche ancora rimaste- che si ostinano a farsi semplicemente i fatti loro. Da più di mezzo secolo non si fa altro che ripetere che esistono dei popoli analfabeti (oltre che ovviamente sottosviluppati), che nel clima odierno significa nè più nè meno "poveri e ignoranti", ma che invece rappresentano solo realtà diverse dove l'economia serve solo per campare e il sapere viene trasmesso oralmente. 
Se poi qualcuno li ritiene veramente ignoranti, io ribadisco che la vera ignoranza consiste nel privilegiare la cultura a scapito della saggezza, la razionalità a scapito della ragionevolezza, e la competizione a discapito dell'equilibrio, sociale e individuale. Così come privilegiare sulla visione 
d'insieme la specializzazione, sulla qualità la quantità, sull'indipendenza di giudizio il conformismo di massa, sul dominio delle proprie passioni l'adesione alle mode e alle tendenze del momento.
Il sapere non si misura a peso. Non sono le tonnellate di libri, riviste e articoli che nel mondo moderno vengono pubblicati ogni anno a dare la misura della grandezza di una civiltà -la nostra nella fattispecie. Non è una gara a chi pubblica di più, a chi vende più copie, a chi tiene più seminari con il maggior numero di uditori. La vera ignoranza è seppellire la verità sotto una valanga di opinioni, teorie, ipotesi, affastellate in modo caotico e frenetico di modo che ovviamente pochi riescano a conoscerle e a giudicarle (e di cui a dire il vero, alla gran parte degli intellettuali importa ben poco). 

Si rifletta su queste cose e si capirà che l'alfabetizzazione di per sè non vuol dire nulla. Anzi, oggi il suo eccesso ha portato ad una nuova e diffusa ignoranza. Non solo, ma la scuola stessa, la stessa istruzione di massa, non è diventata altro che il veicolo della mentalità razionalista e quantitativa, specialistica e nozionistica che è l'asse portante della mentalità moderna. Perchè è la scuola che introduce l'uomo moderno nel sistema dell'alfabetizzazione tecnica e mercantile. Il tutto infatti viene propinato attraverso programmi scolastici standard che uniformano e appiattiscono, senza tenere conto delle differenze locali ma soprattutto delle disposizioni personali, tutti miranti a svilire il coraggio personale e l'indipendenza di giudizio, e viceversa a sviluppare l'efficienza, la velocità di apprendimento e l'inserimento in un mondo produttivo che oramai è il punto finale di tutto. 
Desidero chiudere con una proposta personale per metà provocatoria: aboliamo la scuola. Tout court. E con i soldi risparmiati, ripristiniamo l'antico precettore per chi vuole veramente apprendere da un maestro che comunichi non solo nozioni, ma anche la passione, il coraggio e l'autonomia, tutte cose indispensabili per formare veri pensatori, vero sapere e vera civiltà, e non robaccia di plastica. E per chi non vuole saperne di studiare, non preoccupiamoci, lasciamoli nella loro ignoranza. Per quanto, saranno sempre più liberi e più padroni di sè degli alfabetizzati di oggi. 

Fonte    http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35772   (Massimiliano Viviani)
#283
Citazione di: Apeiron il 24 Luglio 2017, 12:43:11 PM
Sì il Tao Te Ching è una miniera di saggezza anche se su certe cose non sono per niente d'accordo (come si fa a dire di abbandonare lo studio se per capire la wu-wei ecc serve studiare?  ;D poi mi sembra troppo utopico.). 

Non ce niente di utopico, semmai l'utopia risiede proprio in quello che hai male inteso.

Non centra un bel niente lo "studio" cosi come lo interpreti tu e come generalmente viene concepito di stile nozionistico tipico della nostra "istruzione"   
Non si tratta infatti di uno "sforzo" o di un "agire" di tipo mentale, per arrivare a capire qualcosa...non ce' una "meta" da raggiungere (o visto che siamo anche in tema "un viaggio da fare", perché non ce ne bisogno)

Per comprendere (com-prendere/prendere con se,essere Uno senza dualità,) bisogna proprio evitare l'interferenza della mente e dell'ego,ed e' quello che bisogna abbandonare, esattamente come viene indicato dal wu-wei e la dottrina Taoista in generale 
#284
Citazione di: maral il 21 Luglio 2017, 21:21:47 PM
Bene, allora vedo di riassumerti i punti fondamentali, sperando di essere più chiaro:

1- in merito alla questione della doppia emigrazione attuale ho sostenuto: A) che le due cose non sono collegate tra loro da un rapporto di causa effetto (non è a causa dell'immigrazione che i giovani italiani non trovano lavori confacenti ed emigrano per cercarli all'estero), semmai da una serie complessa di concause politiche ed economiche; B) che sarebbe auspicabile che nessuno fosse costretto a emigrare per sopravvivere, ma sarebbe altrettanto auspicabile che chiunque potesse farlo in ragione delle sue scelte e progetti.

2- in merito al numero di immigrati mi sono già fin troppo dilungato e ripetuto. Aggiungo, dato il titolo della discussione, alcuni altri dati dell'inps (presentati da Boeri ieri alla Camera): il saldo netto dell'attuale contributo degli immigrati regolarizzati è oggi di 5 miliardi di euro (8 di contributi versati meno 3 per prestazioni sociali ricevute). Attualmente il deficit dell'inps è di 6,1 miliardi, chiudendo le frontiere salirebbe nei prossimi 22 anni di 38 miliardi di euro se le condizioni attuali di bassa crescita e bassa natalità persistono nel nostro paese. Inoltre, per quanto riguarda le pensioni va detto che gli immigrati tendono a rientrare nel proprio paese prima di aver raggiunto l'età per maturare la pensione e questo comporta un ulteriore introito per le casse dell'inps di 300 milioni di euro l'anno (grazie a questi contributi a fondo perduto fino a oggi si sono risparmiati 17 miliardi, circa un punto di pil). Il problema non è il numero di migranti, ma il numero di clandestini, sfruttati e costretti a lavori irregolari. Purtroppo l'attuale legislazione sull'immigrazione favorisce enormemente la clandestinità.  

3- In merito alle emigrazioni nostre del secolo scorso ci sono dei punti di divergenza (sicuramente la situazione mondiale), ma anche dei punti di affinità, ad esempio la miseria e la fame da un lato e la speranza di costruirsi altrove una vita migliore dall'altro e nonostante tutte le enormi difficoltà a cui si va incontro per farlo. Speranza che nasce dalla disperazione.

Se questi poi secondo te sono solo punti secondari e marginali (peraltro da te introdotti e a cui ho tentato di rispondere dal mio punto di vista) dimmi quale consideri invece il punto fondamentale.

Io parto da un presupposto se vuoi anche molto semplice ma che riguarda il principio o se vuoi l'ottica su cui secondo me bisognerebbe partire per tutte le altre considerazioni che verrebbero da fare in seguito.
cominciamo col dire che se un tale sistema induce da una parte gli autoctoni ad emigrare all'estero e dall'altra ce ne sono altrettanti non autoctoni che entrano...già questo dovrebbe far notare tutta la follia e l'assurdita.
Che ne so facciamo un esempio banale che vuole solo dare l'idea di quanto voglio dire...un giovane cerca lavoro lontano da casa e gli anziani rimangono soli...chi li accudisce? non saranno i loro figli che non ci sono più ma altri che anche loro sono stati costretti a fare altrettanto...non sarebbe questa un palese contraddizione? O vogliamo ridurre tutto come al solito solo a una questione di numeri e calcoli? 
a quel punto non era più logico che per fare la stessa cosa ognuno sarebbe rimasto,a casa loro?

Se ritieni come me che stiamo assistendo di fatto e concretamente alla realizzazione di questa generale follia,(sopra la descrizione di questa follia e' semplificata al massimo ma cio che volevo far evidenziare e' che ce',esiste) allora bisognerebbe ammettere che e' il sistema che alla base e' profondamente malato ed e' su questo che bisognerebbe innanzitutto interrogarsi per provare poi a trovarne i rimedi..anche perché se un qualsiasi problema non lo capisco prima di tutto alla radice diventa poi al quanto inutile intervenire solo nei suoi effetti evitando di affrontare e vedere le cause che lo hanno generato e che continueranno lo stesso a riprodurlo.

perche si emigra?..per la fame,la miseria, la speranza eccetera.
ma allora perché ad esempio fino credo a un centinaio di anni fa non esisteva questo fenomeno nel continente africano e la loro popolazione poteva perciò vivere tranquillamente del suo in sostanziale equilibrio?
Lo stesso credo si potrebbe anche dire di noi...allora cosa e' stato che ha spezzato via un tale equilibrio?
Cosa va fatto ma sopratutto compreso per tornare ad avercelo?...le nostre scelte, il nostro modello di vita, la nostra visione del mondo punta verso questa direzione, questa presa di coscienza  o invece - come a me sembra - continua esattamente e tranquillamente al contrario?
#285
Dipende come viene vissuto e concepito il viaggio.
Oramai anche viaggiare rientra come tutto il resto nell'ambito del marketing e del consumo.

Ci sono quelli che magari fanno migliaia di km per rifare le stesse identiche (stupide) cose che avrebbero potuto fare dove sono partiti...tipo andare nei soliti centri commerciali, mangiare le schifezze in un mc Donald eccetera, dove tra l'altro questo mette pure in evidenza come il mondo da un capo all'altro sia stato ridotto ad un supermercato e l'umanità a idiota consumatore.

Oppure sempre in considerazione di quanto sopra penso a quanti turisti che li vedi girare per i soliti itinerari già rigidamente programmati in anticipo,magari da un agenzia di viaggio con l'apparecchio fotografico al posto degli occhi!...cosi che il loro interesse e' solo quello di trasferire, al loro ritorno,le foto sul computer, da inserire sui social cosi che qualcuno possa cliccarci sopra e metterci un "mi piace"