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Messaggi - donquixote

#271
Tematiche Spirituali / Re:Senz'anima?
31 Dicembre 2016, 14:42:31 PM
Citazione di: Sariputra il 31 Dicembre 2016, 00:43:24 AMSe anche esistesse qualcosa come una "filosofia perenne", questa sorta di corrente mistica trasversale a tutte le forme umane di spiritualità, le sue realizzazioni resterebbero incomunicabili. Su quale base si potrebbe sostenere una simile ipotesi, visto che non è possibile comunicare con il linguaggio l'esperienza viva dell'Indescrivibile-Indescrivibile? Alla fine cosa resterebbe di una simile teoria sottoposta al vaglio della logica? Come possibile argomentare che l'esperienza vissuta da Maister Eckhart sia comune a quella, per esempio, di Hui Neng, come sostiene Huxley ( ma prima di lui Steuco e Leibniz mi sembra) ? Forse può essere qualcosa più che non una speranza, un desiderio umano di sintesi, che tenta di trovare e conciliare un punto di comunione tra intuizioni a volte radicalmente opposte? C'è sicuramente invece, a parer mio, una comune esigenza, un comune sforzo. Se prendiamo i protagonisti della storiella, l'americano e il tibetano, potremmo dire che entrambi soffrono la sete e che entrambi anelano a qualcosa che possa dissetare. Quel qualcosa però, l'esperienza di quello che sanno poterli dissetare, non possono/riescono a comunicarla tra loro. Nel caso della storia raccontata , tutto sarebbbe stato più semplice se l'americano avesse esclamato:"Oh, desidero un bel bicchiere d'acqua fresca" trovando un punto di contattto con l'esperienza del tibetano. E il desiderare entrambi la stessa acqua avrebbe rivelato la comune necessità, ma non la comune sensazione prodotta dall'acqua fresca nel corpo di ognuno; sensazione che rimarrebbe incomunicabile in senso ultimo, ma comunicabile solo in senso convenzionale ( con termini come :'rinfrescante' o 'deliziosa', ecc.). Tra l'altro la filosofia perenne intenderebbe dimostrare che , in ogni forma religiosa, è presente lo stesso anelito al divino e vorrebbe scoprire nell'anima umana qualcosa di simile, o addirittura uguale a Dio. Huxley però dimentica che esistono forme di spiritualità ( e di mistica) che rifiutano l'idea di un'anima sostanziale e di un Dio simile o uguale ad essa ( in primis il buddhismo stesso...) e che anzi vedono nell'assunzione di simili teorie la base dell'inganno umano che porta alla sofferenza. Mi chiedo poi: ma dove risiede questa necessità di trovare una filosofia perenne? Un desiderio di "globalizzazione" anche dell'esperienza spirituale? Per trovare un simile risultato dobbiamo sfrondare tutti gli alberi spirituali del loro vario fogliame e così facendo arrivare a dire che hanno il tronco simile. Ma così facendo ogni albero perderebbe pure la sua singolarità e la sua Bellezza, che lo rende prezioso e che rende prezioso il Giardino dell'Uomo! Non si risolve certo l'aspetto conflittuale dell'esistenza umana sostituendo le molteplici forme spirituali con una superiore spiritualità onnicomprensiva, su base sostanzialmente puramente etica . Si dovrebbe invece, a mio parere, arrivare ad amare, e tollerare quindi, ogni "cammino" con il suo unicum che lo rende prezioso e che arricchisce di infinite prospettive la dimensione spirituale dell'uomo. A nessuno verrebbe in mente di sostenere che necessitiamo di una filosofia uguale per tutti ( Nietzsche e Tommaso d'Aquino che ballano insieme...); allo stesso modo che impoverimento avremmo da una spiritualità raccomandata per tutti? Si ridurrebbe veramente, a quel punto, al "volemose ben" e poco altro... E' proprio il fatto che ogni cammino spirituale sia personale e incomunicabile nelle sue realizzazioni che rende preziosa e "sacra" la spiritualità, sacra come la persona in cammino. Se anche la Vetta è Una, l'esperienza della vetta è indescrivibile e su questa esperienza il teorizzare qualunque cosa ( anche che sia comune a tutti i sentieri) è un esercizio vano, a parer mio.


La filosofia perenne è la sapienza dell'universo, non una "corrente mistica trasversale a tutte le forme umane di spiritualità"; una sapienza che quando si manifesta si esprime in ogni ente e nelle relazioni fra enti, e che l'uomo può osservare in ogni istante della sua vita, purchè il suo occhio sia educato a farlo e non abbia invece lo sguardo indirizzato esclusivamente verso il proprio ombelico. Nel tuo messaggio qui sopra e anche in quello precedente mi sembra che si sia un errore di fondo che è piuttosto strano che provenga da uno come te. Ci si aspetta infatti che tu tenga sempre presente il famoso aforisma del dito e della luna, mentre nella tua storiella racconti di due signori che discutono delle proprie dita e qui sopra fai la stessa cosa. La comunicazione è il dito, i testi sacri sono dita, le varie forme di spiritualità (la mistica cristiana come l'induismo o il sufismo o il buddhismo o il taoismo) sono dita che indicano tutte la medesima luna (o anche "zattere", se vuoi), e il fatto che queste siano più o meno lunghe, più o meno pelose o più o meno colorate a nulla rileva ai fini della comprensione di ciò che indicano. Alcune "dita" saranno più comprensibili o più autorevoli per alcuni, altre lo saranno per altri, quindi non si auspica un dito uguale per tutti poichè tutti siamo diversi, ma solo la consapevolezza che tutte queste dita (o "filosofie", o dottrine spirituali, o metafisiche) indicano la medesima luna, e visto che questa è solo una non si potrà indicarne una diversa ma solo sbagliare direzione, e chi sa vedere la luna sa anche se un dito indica la direzione sbagliata. Io ho inserito il buddhismo fra le dottrine spirituali considerando le successive elaborazioni (in particolare nella versione Mahayana) perchè se ci limitassimo al mero insegnamento del Buddha storico non si potrebbe neanche parlare di dottrina spirituale ma semmai di dottrina psichica (relativa a quella che nell'induismo viene definita "materia sottile" mentre lo spirito è immateriale per definizione) e quindi una sorta di psicoterapia paragonabile a quelle moderne in cui di spirituale non vi è nulla. Se dunque l'esperienza spirituale personale non è comunicabile non per questo non è evocabile, indicabile, suggeribile; poi ognuno, una volta che avrà visto la "luna", ne ricaverà impressioni diverse e tenterà di spiegarle a modo suo, magari aiutando qualcuno e nel contempo confondendo altri. Tu citi Nietzsche e S. Tommaso, ma anche se ai più sembrano antitetici ti posso assicurare che se si potessero parlare si troverebbero concordi su moltissime cose ed entrambi hanno saputo indicare la luna, sia pur con dita diverse.
#272
Tematiche Spirituali / Re:Senz'anima?
30 Dicembre 2016, 18:10:50 PM
Citazione di: Sariputra il 30 Dicembre 2016, 11:38:09 AMMi riallaccio a queste considerazioni per sottolineare, se ce ne fosse bisogno ( e da come si sviluppa la discussione mi sembra che ce ne sia...) che ogni spiritualità si fonda su un'esperienza , su un vissuto personale in larga misura incomunicabile. La pretesa umana che esiste una spiritualità universale e la cui fruizione sia alla portata di tutti è fallace. Oltre ai motivi di contesto storico e sociale in cui la determinata persona si trova a vivere ( il cui peso è tutt'altro che indifferente e anzi condiziona la comprensione profonda di forme spirituali non aderenti al contesto sociale ed educativo in cui è si è vissuto) esistono differenze fondamentali di esperienze. Una storiella illustra in maniera chiara questo problema complesso: Una carovana avanza lentamente sotto un sole accecante, attraverso un arido deserto. Tra i viaggiatori c'è un americano che, spinto dalla terribile sete, esclama:"Oh, cosa non darei per un bel bicchiere di 'ice-cream soda'!". Un tibetano, che gli è accanto, sente questa osservazione e chiede all'americano:" Che cos'è questo 'ice-cream soda' che tanto desideri?". "L'ice-cream soda è una bevanda fredda deliziosa!". "Ha lo stesso gusto del nostro tè al burro quando è freddo?". "No, assolutamente". "Ha il sapore del latte freddo?". "No, non esattamente; un 'ice-cream soda' ha un sapore assai diverso dal semplice latte freddo; può avere una grande varietà di gusti. E poi fa la schiuma". "Allora, se fa schiuma, ha il sapore della nostra birra d'orzo?". "No, assolutamente!". "Con che cosa è fatto?". "E' fatto con latte, crema, uova, zucchero, aromi, ghiaccio e acqua di soda...". Il tibetano, sconcertato, non è in grado tuttavia di capire in che modo una così grottesca mistura possa essere una buona bevanda. In questo modo, la comunicazione diventa estremamente difficile, senza una base comune di esperienza condivisa. Il mondo di Einstein, per es., è molto diverso da quello dell'uomo comune. Se le distanze che separano i "mondi" delle persone sono troppo ampie diventa arduo metterli assieme. Quando Siddhartha, altro esempio, cercò di descrivere la sua Esperienza al Suo uditorio, Egli presentì questa difficoltà. In molti dei Suoi discorsi, come testimoniano i sutra, spesso accompagnava le Sue espressioni con un'aria di rassegnazione, a significare che la Sua eseperienza vissuta, la Buddhità, non è qualcosa che si può spiegare con le parole o apprendere, come una formula, con il pensiero. La difficoltà basilare è che noi non siamo partecipi delle esperienza spirituali vissute da Siddhattha , da Yeoshwa o da Mohammed e nello stesso tempo e motivo non partecipiamo delle esperienze spirituali delle altre persone ( per es. degli altri frequentatori di un forum di spiritualità o filosofia... :)). L'Indescrivibile-Indescrivibile Spirale permea ciò che non può essere descritto...

La spiritualità universale esiste, in occidente si suole definire "philosophia perennis" ed è anche materia di un illuminante saggio di Aldous Huxley. Le religioni di tutti i luoghi e di tutti i tempi sono riconducibili ai medesimi principi di base, variamente espressi a seconda dei contesti. Lo spirito, essendo indivisibile a differenza della materia, non può che essere uno, e dunque anche il medesimo per chiunque. Il fatto che poi la comprensione dei suoi effetti, la sua razionalizzazione ai fini espressivi e comunicativi e la sua evocazione non siano semplici e non possano essere prerogativa di chiunque è cosa del tutto normale, e del resto anche una materia più "umana" come la fisica teorica è accessibile a tutti ma non tutti hanno le capacità di comprenderla nel medesimo modo e soprattutto nel modo corretto. Ma nel caso della fisica esiste un'autorità incontestabile e da tutti riconosciuta che ha l'ultima parola, alla quale chiunque è tenuto ad adeguarsi, mentre nelle cose di spirito ormai questa non esiste più (o meglio ne esistono molte, troppe, tutte in concorrenza fra loro) per cui ognuno andrà, a tentoni, per la propria strada, e la più evidente delle sciocchezze avrà la medesima dignità di un'affermazione indubitabilmente vera.
Per quanto concerne il contesto sociale è indubbio che questo condizioni il modo di pensare, ma chi ha la seria intenzione di perseguire la ricerca della verità dovrebbe poterne prescindere e liberarsi, almeno dal punto di vista intellettuale, da tutti i propri pregiudizi e schemi mentali per poter assumere un punto di vista differente e vedere se questo non lo possa portare più lontano di dove è arrivato finora. E a questo proposito torna d'attualità la stracitata (anche su questo forum) storiella zen della tazza di tè il cui significato bisognerebbe sempre tenere presente ogni volta che si discute di argomenti che possano far vacillare le sovrastrutture da cui dipendono i nostri giudizi. Ogni esperienza spirituale è ovviamente personale, ma questa per poter avvenire necessita di essere stimolata, evocata, incoraggiata da qualcuno che l'abbia già vissuta e possa essere d'aiuto a riconoscerla. Se non fosse così non avrebbe alcun senso l'esistenza di tutti i maestri spirituali della storia dell'uomo e delle loro parole, e se non sbaglio lo stesso Buddha disse che il Dhamma è come una zattera che ti porta sulla riva dello spirito; certo poi bisogna scendere e proseguire da soli e non rimanervici aggrappati, ma la zattera è comunque necessaria per percorrere un tratto del proprio cammino. Lo stesso discorso è valido per qualunque testo sacro, che è comunque indispensabile per intendere la direzione da seguire; cioè, magari non è proprio indispensabile perchè teoricamente una persona può arrivare da sé a comprendere certe cose (come del resto anche tutte le altre), ma questo succede molto di rado, e il testo sacro sarà comunque utile per confrontarlo con ciò che si è compreso.
#273
Attualità / Re:BARRIERE ANTI-CAMION IN TUTTA MILANO.
28 Dicembre 2016, 22:08:23 PM
Citazione di: paul11 il 27 Dicembre 2016, 15:02:37 PMDella moltitudine di migranti arrivati in Europa dal Medio Oriente e Africa, pochi sarebbero "veri" rifugiati di guerra o politici. La grande maggioranza è migrazione economica. Quest'ultimi dovranno adattare la loro cultura alla nostra e diventeranno risorsa economica in cambio di denaro .Il fatidico processo di integrazione nega necessariamente l'identità originaria che diventa conflagrazione nel momento in cui si scontra con la propria origine del proprio territorio.Vuol dire che questi migranti hanno il "virus" occidentale " a tempo" che si scontra con la propria tradizione, la quale sentendosi tradita, aggredita,si rintana sulla difensiva estremizzandosi. Ma è solo questione di tempo, la velocità folle della globalizzazione è troppo per il tempo di una generazione quindi la cultura confligge all'esterno contro i modelli che corrompono la tradizione e all'interno fra generazioni . Alla fine vince la globalizzazione ed è per questo che la migrazione è voluta dai poteri forti occidentali, e dove non arriva il virus, arrivano i venti di guerra, la corruzione delle classi dirigenti....


I cosiddetti "migranti economici" sono paragonabili agli italiani che nell'ottocento e agli inizi del novecento si imbarcavano per il nord e il sud america e per il nord europa con l'obiettivo di "fare fortuna" in quanto il virus del denaro si stava diffondendo ovunque, e anche se a casa loro non morivano certo di fame il desiderio di "una vita migliore" li spingeva ad avventurarsi in terre ancora sconosciute e scarsamente popolate. Essendo venuti secoli dopo i colonizzatori del cinque/seicento anche quelli che emigravano nelle americhe non avevano certo problemi di integrazione culturale in quanto la cultura dominante era ormai a tutti gli effetti quella europea, anche se le differenze fra nazione e nazione erano più evidenti rispetto ad ora. Quelli che giungono oggi in Europa hanno, e pongono a noi, il problema di culture meno compatibili con quella europea attuale, che si è peraltro ridotta ad un banale mercantilismo in cui l'obiettivo da perseguire è l'aumento progressivo del "panem" e dei "circenses" per tutti, in modo da eliminare qualunque altra istanza culturale che infatti abbiamo rifiutato. Se dunque costoro riusciranno a conseguire un  ammontare di "panem et circenses" pari o simile a quello che si aspettavano quando erano giunti qui allora sarà molto più semplice per loro abbandonare la loro cultura di riferimento e abbracciare il nichilismo europeo, mentre se falliranno il loro obiettivo allora non rimarrà loro altro che la cultura, che facilmente diventerà esclusiva al punto da creare conflitti sempre crescenti. Non è infatti un caso che coloro che in Europa si sono, come si dice, più "radicalizzati" sono gli immigrati della "seconda" o "terza" generazione, ovvero i figli degli immigrati che hanno fallito i propri obiettivi e hanno cresciuto non solo dei poveri, ma anche degli sradicati culturali. La medesima povertà, nei loro paesi d'origine, sarebbe stata immensamente più sopportabile, cosa che qui non può accadere poichè, nei loro pensieri e anche nei fatti, si sono "venduti l'anima" al diavolo occidentale ma questo non ha mantenuto la promessa di renderli più ricchi, trasformandoli in apolidi culturali rancorosi e vendicativi.
#274
Attualità / Re:BARRIERE ANTI-CAMION IN TUTTA MILANO.
27 Dicembre 2016, 11:50:29 AM
Qualche anno fa ho partecipato ad una conferenza in cui un rappresentante del popolo Innu, originario del Labrador, chiedeva agli occidentali non pane, non reddito, non "benessere", ma solo di essere lasciato in pace sulla propria terra. Il governo canadese aveva confinato gli Innu, popolo di cacciatori, pescatori e raccoglitori, in un piccolo appezzamento di terreno su cui aveva costruito case, scuole, negozi e tutto quanto serve ad un cittadino "occidentale", e inoltre forniva un adeguato reddito mensile ad ogni capo famiglia; in cambio ha sequestrato la terra in cui loro vivevano, cacciavano e pescavano per farne terreno di ricerca petrolifera e campi di esercitazioni per i militari della Nato, che con i loro aerei sfrecciavano quotidianamente a bassa quota spaventando uomini e animali. Tutto ciò ha prodotto una spaventosa depressione in quel popolo che ha determinato un progressivo aumento dell'uso di alcool, di sostanze più o meno allucinogene (i bambini "sballavano" con il gas degli accendini) e soprattutto di suicidi. Gli Innu si sono così ridotti da 80.000 a 25.000 nel giro di soli 20 anni. Gli aborigeni australiani hanno fatto la medesima fine, non essendosi "integrati" nel tessuto occidentale nonostante gli innumerevoli tentativi di governi laici e volenterosi missionari, e anch'essi sono sulla strada della prossima estinzione. Molte tribù indios del sudamerica sono sulla stessa strada mentre una dottoressa dello Zambia, che ha studiato economia ad Oxford e fatto esperienza alla Banca mondiale e alla Goldman Sachs, ha scritto un illuminante libro il cui sottotitolo è: "Come gli aiuti dell'Occidente stanno devastando il Terzo mondo"
A molte popolazioni non occidentali non frega niente della ricchezza materiale, se hanno il necessario per sfamarsi e vivono una vita che per loro è soddisfacente. Durante il colonialimo sette/ottocentesco gli stati europei andavano a saccheggiare le risorse naturali dei popoli stranieri, ma rimanendo questi separati dai colonizzatori mantenevano un certo equilibrio interno. Solo quando questi popoli sono stati visti come potenziali consumatori di merci occidentali e quindi inseriti in un sistema di mercato scardinando i loro equilibri si è innescato il processo che ha dato il via alle migrazioni che vediamo attualmente e che le attuali guerre in nord Africa e Medio Oriente ha solo aggravato e non provocato. La globalizzazione ha velocizzato questo processo, creando non più ricchezza ma solo più povertà ovunque, non solo in occidente, poichè lo spopolamento delle campagne che è avvenuto nei paesi "globalizzati" ha eliminato l'economia di sussistenza (che non essendo quantificabile non può rientrare nel calcolo del PIL o del reddito medio procapite) per aumentare l'economia di dipendenza da un reddito che il più delle volte non è sufficiente a vivere dignitosamente ma aumenta artatamente il valore statistico e quindi la "ricchezza" complessiva.
L'uomo non vive di solo pane, e se lo si vuole costringere a vivere solo di questo (come gli occidentali) allora di pane bisogna dargliene molto, e anche molto non è mai abbastanza come dimostrano coloro che pur pieni di miliardi non si accontentano mai e vogliono guadagnare sempre di più. Se non si cambiano i paradigmi culturali di riferimento sarà impossibile cambiare le condizioni delle popolazioni e si creerà un caos sempre maggiore con milioni di persone che dalla periferia dell'impero economico e finanziario tenderanno sempre più a raggiungerne il centro, vero o presunto che sia, e siccome le persone non sono macchine ma portatrici di cultura le diverse visioni e interpretazioni del mondo che si intersecheranno all'interno dei medesimi confini provocheranno una serie indefinita di conflitti. Dunque ad una situazione come quella presente non vi è soluzione se non quella (peraltro ormai impossibile da perseguire, viste le condizioni attuali) dell'isolazionismo volontario, che però comporterebbe anche una drastica riduzione del tenore di vita (che dipende in gran parte dai commerci con l'estero) ma che dopo un certo periodo di tempo potrebbe portare ad un equilibrio, con l'obiettivo di mantenerlo e non certo quello di perseguire una impossibile "crescita" infinita.

Dice saggiamente il Tao:

Piccoli regni con pochi abitanti:
arnesi da lavoro in luogo d'uomini
(sian dieci o cento) il popolo non usi.
Tema la morte e fuori non emigri.
Se anche vi son navigli e vi son carri,
il popolo non tenti di salirvi;
se anche vi son corazze e vi son armi,
mai e poi mai le tiri fuori il popolo.
E ritorni ad usar nodi di corda;
e trovi gusto in cibi e vesti suoi;
ed ami la sua casa, i suoi costumi.
Se stati vi vedessero vicini
tanto che cani e galli se ne udissero,
invecchino così, fino alla morte
quei due popoli: senza alcun contatto.
#275
Attualità / Re:BARRIERE ANTI-CAMION IN TUTTA MILANO.
23 Dicembre 2016, 07:27:37 AM
Citazione di: Fharenight il 23 Dicembre 2016, 02:24:47 AMIntanto io mi rivolgo a chi ha onestà intellettuale ed è arcistufo della situazione attuale.  

La stessa onestà intellettuale che, immagino, tu sia convinto/a di mostrare con i tuoi messaggi, ove citi "capisaldi" e "valori" che dimostri di non conoscere mentre le tue reazioni sono totalmente irrazionali e quindi impossibili da giustificare senza entrare in contraddizione. La tua potrà essere, al massimo, onestà "ventrale" ma non certo intellettuale.
#276
Attualità / Re:BARRIERE ANTI-CAMION IN TUTTA MILANO.
22 Dicembre 2016, 08:41:33 AM
Citazione di: Fharenight il 22 Dicembre 2016, 01:06:55 AMNon so se il mio è un pensiero di destra o meno (personalmente credo ormai doveroso superare tale concezione), so che questa è l'inconfutabile realtà dello status quo. La sinistra, nel suo delirio e nella connivenza con il moderno capitalismo, sta distruggendo tutti i capisaldi su cui poggiavano e poggiano ancora i grandi valori dell'Occidente. A mio modesto avviso ciò è imperdonabile. In Italia non esiste più una Destra degna di tal nome che abbia governato.

Il superamento della divisione fra destra e sinistra è una idea di moda in questi ultimi anni, come tante altre che erano di moda prima, ma bisognerebbe anche spiegare cosa significa questo superamento, come si attua e a cosa dovrebbe portare, così come citare i "capisaldi su cui poggiavano e poggiano ancora i grandi valori dell'Occidente" senza affermare quali siano questi capisaldi e questi valori non serve a nulla se non a confondere le idee.


Citazione di: Fharenight il 22 Dicembre 2016, 01:06:55 AMBaylham, il tuo non è un ragionamento, ma la solita filastrocca sinistroide ripetuta a memoria, senza l'uso del cervello, ma per semplice reazione emotiva da contrapporre a qualsiasi idea che non sia dell'attuale disastrosa sinistra.

E perchè mai invece quelle opposte non dovrebbero essere altra "filastrocche" ripetute a memoria nello stesso modo e per le stesse ragioni? Che differenza c'è fra le une e le altre?

Citazione di: Fharenight il 22 Dicembre 2016, 01:06:55 AMQuesti problemi si sarebbero dovuti affrontare con molta più serietà e decisione già molti anni or sono, ma la sinistra europea non ha voluto e non vuole capire. I confini si sono sempre protetti, almeno finché qualcuno non ha deciso che la nostra identità deve essere annientata, che la nostra terra, i nostri Paesi, la nostra Europa, deve essere terra di tutti... e dove alla fine se ne approprierà il più forte o il più aggressivo. Il tuo è un lavaggio del cervello, non è un ragionamento, perché la società multirazziale e multiculturale è un'invenzione politico-economica moderna. E' una grande menzogna poiché se così fosse non sarebbe mai esistita alcuna differenza etnica tra i popoli. E' vero che le razze si sono comunque mescolate nel corso della storia umana, ma ciò è avvenuto in maniera molto ma molto lenta, in maniera più naturale, principalmente tra etnie simili o compatibili e mantenendo sempre una linea di identità etnica e culturale. Fatte eccezioni le grandi invasioni effettuate per conquistare un territorio già abitato e con cultura consolidata da secoli. Quello di CVC è un ragionamento; almeno un tentativo di capire in qualche modo la grave situazione. La ragazza, italiana che risulta tra i dispersi della strage di Berlino e il cui corpo è, probabilmente, tra quelli straziati e resi irriconoscibili dalla follia islamista, scriveva su tweetter . "Che errore sovrapporre terrorismo ad immigrazione", "In Germania non si è mai vissuto così bene", sotto al faccione sorridente di donna angela merkel ed altri ancora, tra cui alcuni critici verso Salvini. Insomma, il soggetto apparteneva a quella schiera di persone che hanno (aveva) un'idea chiara del terrorismo...almeno credeva. Ha pagato sulla sua pelle il suo essere così buona... Si badi bene, è una vicenda simile all'altra vittima italiana, Adele Puglisi, sgozzata nella strage di Dacca per non avere saputo recitare i versetti del corano; proprio lei, che, pochi mesi prima, aveva aderito alla raccolta di firme per far radiare Belpietro dall'ordine dei giornalisti, a seguito del suo titolo "Bastardi Islamici". Purtroppo, non servirà nemmeno questa morte ad illuminare le menti delle anime belle che, invece, si credono molto illuminate. Il padre di Valeria Soresin, trucidata al Bataclan, accolse con "gioia" un imam alla cerimonia funebre della figlia, in Germania i genitori di una ragazza vittima di un immigrato afghano, hanno chiesto non fiori, ma opere di sostentamento a chi si occupa di immigrati... L'ottusa ideologia passa avanti a tutto, anche ai propri morti, esattamente come avveniva con il nazismo hitleriano o il comunismo sovietico. Non colpevolizzo affatto questi giovani, anche loro sono vittime dell'ideologia con cui sono stati plasmati. Il suo sacrificio, purtroppo, non servirà a nulla. Il sacrificio dell'autista polacco che pare abbia evitato che la strage di Berlino fosse piú grande sterzando e dirottando altrove il camion e che ha pagato il suo gesto con la morte inflittagli dal terrorista, questo è un esempio dei valori che hanno fatto grande l'Europa.
Qui sopra io leggo solo tanta confusione e incoerenza: l'Europa è un'entità omogenea? O non è forse una unione solamente mercantile in cui ognuno ha una cultura propria (anzi ormai una "non-cultura" propria e individuale)? Per secoli e fino a pochi decenni fa gli europei si sono sempre scannati tra loro: e perchè mai se eravamo così simili? Perchè si cita quella donna uccisa in Bangladesh insieme a quella di Parigi e Berlino? Cosa ci faceva là? Era forse a casa  sua? Perchè si confondono le cause con gli effetti? Nel centro dell'Europa, qualche secolo fa, c'era un signore che affermava "Il denaro è lo sterco del demonio": era più europeo lui o sono più europei quelli che vanno in giro per il mondo a rastrellare denari in tutti i modi possibili e con tutti i metodi possibili? Quali sono i valori europei: quelli di Martin Lutero o quelli dei finanzieri moderni? Perchè, se l'umanesimo è la dottrina più in voga in Europa negli ultimi secoli e si riempiono pagine e pagine di giornali per una persona morta e tutti si stracciano le vesti, i capitali si possono muovere liberamente in tutto il mondo e noi siamo qui ad elemosinare investimenti da ogni dove mentre le persone (che secondo i "valori" europei sono più importanti dei soldi)  non potrebbero farlo? L'Europa, non altri, ha proclamato "L'uguaglianza" di tutti gli uomini e ha elaborato, sulla scorta delle idee nate dalla Rivoluzione Francese e da quella americana, la Dichiarazione Universale dei diritti umani; e se tutti gli uomini sono "uguali" e hanno i medesimi diritti non dovrebbero poterne usufruire se nelle loro nazioni questi sono negati? L'art. 10 della Costituzione Italiana afferma: "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta` democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge". Questo articolo fa parte dei valori dell'Europa o li nega? Si citano il nazismo hitleriano e il comunismo sovietico: due ideologie a tutti gli effetti europee e nate nel centro dell'Europa fra la fine dell'ottocento e gli inizi del novecento: sono espressione dei valori europei a cui si fa riferimento o li negano? All'inizio del novecento l'Europa colonizzava direttamente o per interposti governi "amici" tre quarti delle terre emerse: è quella la Grande Europa a cui si fa riferimento? Forse la riflessione su questi quesiti e le loro risposte potrebbero fare un po' più di chiarezza e aiutare a comprendere la situazione attuale.
#277
Citazione di: Duc in altum! il 18 Dicembre 2016, 13:46:14 PM** scritto da InVerno:
CitazionePurtroppo per il cattolico, come disse un guru indiano "L'india non è una terra di fedeli ma di ricercatori", e questo proprio non va giu.
Purtroppo per il guru indiano (dopo aver ascoltato l'appagante omelia stamane a Messa) il cattolico non deve cercare un bel niente, giacché il cristianesimo è l'unica religione/spiritualità/filosofia di vita dove è Dio che cerca l'uomo, dove c'è un Dio che ci cerca ansiosamente per rivelarci il suo progetto di salvezza, ed è inevitabile che quando poi la gioia e la serenità pervade i fedeli riesumati e si trasmette a chi gli è vicino, sottraendo "ricercatori", questo proprio non va giù.

Caro Duc, si può comprendere l'afflato, il trasporto, il sentimento, l'impeto, il fervore e tutto quello che vuoi tu per giustificare la fede, ma questa non può prescindere dalla dottrina, altrimenti a qualunque cristiano si potrebbe chiedere "ma tu in cosa hai fede?" e quello potrebbe rispondere qualunque cosa e avrebbe ragione. Mi piacerebbe dunque sapere dove sta scritto (nella Bibbia o nei Vangeli, non certo nelle omelie dell'attuale Papa) che non è l'uomo che deve cercare Dio, ma che è Dio che cerca ansiosamente l'uomo, magari elemosinando la sua attenzione al "progetto di salvezza". Perchè a quanto mi risulta, a cominciare dal racconto del peccato originale fino al "primo e più grande" dei comandamenti annunciati da Gesù, l'essenza della dottrina afferma che Dio è sempre al primo posto, e se ama l'uomo ed è a sua disposizione non si mette certo alla sua ricerca ma semmai deve essere proprio l'opposto, e quindi il guru indiano ha perfettamente ragione anche per quanto riguarda il Dio cristiano. Che poi nel Cristianesimo moderno l'uomo sia stato elevato al di sopra di Dio e questo ridotto ad un mendicante alla sua ricerca esaltando il satanico antropocentrismo dovrebbe solo far riflettere su quale livello di degradazione e decadenza sia arrivata la Chiesa e la dottrina attuale.
Aristotele, nell'incipit della Metafisica, diceva: "Tutti gli uomini per natura tendono al sapere"; e per sapere si intende la verità, e la verità, come diceva Gesù, è Dio ("Io sono la via, la verità e la vita"). Quindi per natura tutti gli uomini cercano Dio. Poi vi sono alcuni, come forse quelli che conosci tu, che cercano solo altri uomini, e si fidano di loro scambiandoli magari per Dio. Quindi la fede in Dio è ben diversa dalla fede in altri uomini (che siano teologi, papi, santi, semplici parroci o magari scienziati o imbonitori da quattro soldi) e implica sempre una ricerca che superi tutte le mediazioni offerte da costoro e giunga alla conoscenza diretta, in prima persona.
#278
Attualità / Re:politica e spunti letterari
17 Dicembre 2016, 18:51:32 PM
Non era certo mia intenzione "smontare" l'idea che ti sei fatta, ma solo fornire un contributo sul'aspetto complessivo di un personaggio che indubbiamente ha giocato un ruolo da protagonista nella vita del nostro paese degli ultimi decenni. E visto che me ne dai il "destro" vorrei chiosare su un paio di questioni, una più particolare e una più generale, connesse all'argomento. La prima riguarda la casa di Montecarlo: Fini non ha fatto nulla se non acconsentire alla vendita di tale casa (di proprietà del partito, a cui era stata lasciata in eredità da una vecchia signora) ad una società offshore in qualche modo collegata al cognato. Che lui lo sapesse o meno a me non sembra sia fondamentale trattandosi di una transazione fra soggetti privati, ma questa questione è stata cavalcata, ingigantita ed enfatizzata dalla stampa vicina al cavaliere che l'ha utilizzata per screditare Fini quando ha consumato il famoso "strappo", usando l'ormai famigerato "metodo Boffo". Se Fini fosse rimasto tranquillo nell'ovile con ogni probabilità questa questione non sarebbe mai emersa. La seconda, più generale, riguarda una costante degli uomini a cui lo svolazzare di una gonnella fa compiere gesti inusitati e non di rado li porta alla rovina: la storia e la letteratura sono piene di questi episodi, che si verificano con costanza anche nella quotidianità fra persone del tutto normali, ma in nessun caso, che io sappia, la "vittima" viene presentata come un eroe tragico, anzi dai tempi di Adamo e del suo cedimento ad Eva il verdetto si esprime sempre con una condanna inappellabile dell'uomo e mai della donna, che non ha altra colpa se non quella di essere ciò che è. E nemmeno quando questi episodi fanno la storia, come nel caso clamoroso di Enrico VIII che per poter sposare Anna Bolena si è addirittura inventato una religione autonoma che sussiste tuttora, gli uomini che ne sono protagonisti godono di buona fama, contrariamente a chi ha la forza di resistere a determinate tentazioni come ad esempio Enea con Didone o Ulisse con Circe.
#279
Attualità / Re:politica e spunti letterari
17 Dicembre 2016, 15:21:23 PM
Ho conosciuto Fini al termine degli anni '70, quando era segretario nazionale del Fronte della Gioventù, e ne ho poi seguito in qualche modo le vicende politiche. Me lo aveva presentato Almirante a Cremona, e la prima impressione che mi aveva fatto era quella dello studente appassionato, non particolarmente vivace in quanto a intelligenza ma sicuramente diligente. Tutto quello che Fini sapeva lo doveva ad Almirante, compreso, e forse soprattutto, l'abile uso della retorica che indubbiamente è stato fondamentale nella sua carriera politica. Militando in un partito di opposizione e quindi senza i vincoli dei partiti di governo o di quelli che ambivano ad esserlo aveva la libertà di dire quel che voleva, anche di dire "la cosa giusta", senza preoccuparsi del fatto che questa sarebbe comunque rimasta lettera morta, e questo come tutti sanno è molto importante ai fini dell'acquisizione del consenso. Nel tuo messaggio compi un salto temporale a mio avviso indebito, che è stato decisivo per la carriera politica di Fini e anche per la valutazione della sua statura umana e culturale, ed è quello che intercorre fra il famoso "Congresso di Fiuggi" del 1995 e la fondazione del "Popolo delle Libertà" del 2006. Nel congresso di Fiuggi Fini compie la "svolta" abbandonando il vecchio MSI e fondando "Alleanza Nazionale" con l'intento, a mio avviso inevitabile visti i tempi cambiati, di modernizzare una destra considerata "di testimonianza" rendendola più "appetibile" ad un elettorato contemporaneo e quindi più aderente a temi quali l'unità europea e la gestione della incombente globalizzazione. Se le intenzioni potevano essere lodevoli, la prassi si è dimostrata però disastrosa, perchè contestualmente a questa svolta si è presentata l'occasione di andare finalmente al governo, complice l' "entrata in campo" di Berlusconi, e in questa occasione sia Fini che tutto il gruppo dirigente che si era formato con lui ha collezionato una serie di clamorosi fallimenti. La crescita più sostanziosa del partito di Fini si è avuta durante e subito dopo il periodo cosiddetto di "mani pulite", sull'onda della richiesta di giustizia e legalità da parte del popolo che Fini e i suoi hanno saputo cavalcare con abilità, ma poi alla prova dei fatti si sono ritrovati a dover avallare per anni e anni una serie di scelte compiute dal "capo" della coalizione completamente in antitesi con quello che aveva predicato per decenni, appiattendosi sui desiderata di Berlusconi per lucrare posti di governo, sottogoverno e accessori vari mostrando così una spiccata propensione al potere per il potere senza alcuno scrupolo nei confronti della coerenza con i propri ideali, la propria identità, la propria storia e insomma tutto ciò che dovrebbe essere patrimonio di un  uomo affinchè questo, a mio avviso, possa essere considerato con un certo rispetto e non assimilato a coloro che, in alcune zone d'Italia, chiamano "quaquaraquà" (clamorosa, da questo punto di vista, la visita in Israele ove, con la kippah in testa, si spinse a definire il fascismo "male assoluto").
Non si ricorda, in dieci anni, un'iniziativa politica, economica, sociale di Fini degna di questo nome, e mentre la Lega, ad esempio, portava avanti la sua politica con alterne fortune il gruppo di Fini era completamente appecoronato alle esigenze del cavaliere, della sua famiglia e della sua azienda. Era dunque inevitabile che, quando fu fondato il cosiddetto "Popolo delle Libertà", il partito di Fini ne venisse fagocitato in brevissimo tempo, e che quando, poco dopo, si staccò da questo per fondare una nuova, fallimentare formazione politica la maggior parte dei suoi ex compagni di viaggio lo abbandonassero al suo triste destino. L'ultimo, clamoroso errore di Fini fu quello di volersi appunto distaccare dal PDL per tornare sui suoi passi, ma invece di farlo recuperando gli ideali e i valori della sua giovinezza e della sua maturità lo fece, al contrario, inseguendo tutte le chimere del politically correct già bandiera dei suoi avversari, e quindi il matrimonio dei gay, la cittadinanza agli immigrati nati in Italia, i criptofemminismo trionfante e cose di questo genere, che un elettorato che lo aveva bene o male seguito non avrebbe mai potuto comprendere e digerire. Non so quanto il suo rapporto con la signora Elisabetta sia stato influente sulle sue decisioni, sono semplicemente più propenso a pensare che essendo Fini in quegli anni uomo di potere ed essendo la signora Elisabetta una evidente opportunista (ma certo non una Hillary Clinton) le cose sono andate come spesso capita in questi casi, ma in definitiva quella di Fini a me non sembra la parabola gloriosa di un eroe né tantomeno quella tragica di una vittima ma solo quella triste e un po' farsesca di un uomo piccolo che certo non merita il conferimento dell'onore delle armi ma solo un doveroso e pietoso oblio della storia.
#280
Citazione di: baylham il 15 Dicembre 2016, 10:06:38 AM
Citazione di: donquixote il 14 Dicembre 2016, 21:11:22 PM
Che poi nel periodo attuale alcuni trovino più comodo crederci per fede perchè non hanno la volontà e/o le capacità di incamminarsi in un percorso di verifica dando per scontato ciò che altri hanno già fatto e allo stesso modo alcuni non ci credano per le medesime ragioni è indice solamente di una diminuita e quasi nulla capacità di pensare dell'uomo moderno, che abbiamo sostituito con quella di memorizzare perchè è molto più semplice e comoda. Basta peraltro guardare i saggi su ogni argomento che vengono pubblicati quotidianamente: non sono mai frutto di un pensiero ma sono solo florilegi di ciò che altri hanno pensato sul medesimo argomento, e la scelta delle citazioni si fa sulla base della teoria che l'autore del saggio condivide "per fede" e intende dimostrare e quindi sceglie consapevolmente autori e scritti che sono più conformi alle sue idee tralasciando tutti gli altri.

Tesi profondamente sbagliata: non c'è mai stata nella storia umana una così ampia diffusione della cultura e delle capacità culturali. Nel breve arco di due, tre secoli le innovazioni culturali, scientifiche, tecnologiche sono state impressionanti: frutto di una creatività e intelligenza collettiva senza paragoni nella storia.
Per quanto riguarda la dinamica culturale, progressiva, cumulativa, rimando ad un seggio di Merton "Sulle spalle dei giganti", un piccolo gioiello culturale.


È esattamente l'opposto perchè la cultura non è un concetto quantitativo ma qualitativo, ma questo non è più comprensibile oggi, e lo si è scambiato con una quantità immensa di nozioni che non si è più in grado di connettere una all'altra e creano solo confusione. Il concetto moderno (o più in generale occidentale) di cultura confligge con quello dell'antropologia, ovvero con quello di quelle civiltà che si chiamano anche "culture" e che hanno un concetto di cultura molto diverso dal nostro: ed è a quelle che io mi riferisco. E il solo fatto che noi, che secondo te capiamo così bene il mondo come nessun altro prima, veicoliamo tutto questo nostro capire nella direzione della sua distruzione dovrebbe fartici riflettere su. Per quanto riguarda il saggio che citi innanzitutto fra i miliardi di persone che ci hanno preceduto lo scegliere chi sono i "giganti" è una mera arbitrarietà, e il fatto che questo sia stato scritto da un funzionalista la dice lunga.
#281
Citazione di: InVerno il 15 Dicembre 2016, 00:39:59 AM
Citazione di: donquixote il 14 Dicembre 2016, 21:11:22 PM
La resurrezione del Cristianesimo non è diversa dalla reincarnazione del buddhismo e dell'induismo (nel senso che le difficoltà a crederci sono le medesime anche se sono due dottrine differenti)
Sono sorpreso che ti stupisca del concetto della reincarnazione induista quando le origini di questa credenza sono limpide e intuitive, non ci trovo nulla di misterioso e penso che anche un bambino potrebbe capire da quale tipo di osservazione questo concetto nasce. Al di la della simbologie e della cripticità che tipicamente i percorsi ascetici ammantano questioni anche terribilmente semplici, si tratta di una semplice rappresentazione della prospettiva karma\ciclica dell'esistenza fortemente collegata all'inizio della tradizione agricola della regione e il progressivo abbandono della caccia.
E' intuitivo comprendere che la propria morte fornisce le sostanze ad altre creature per nascere e sopravvivere, non lo trovo per niente paragonabile alla resurezzione, l'elemento egoistico è fortemente diminuito (non c'è mantenimento di memoria, è una trasmigrazione di "energie") La morale risultante di rispetto ecologico (esasperata nel giainismo)  non mi pare abbia controparte cattolica, e che io sappia avviene per ordine cosmico in ogni caso senza l'intercessione\dono\grazia\sacrificio\spremitura di divinità alcuna.
La resurrezione cattolica non ha alcuna valenza ciclica o sistemica o altruistica, fino a prova contraria, è un fatto di puro narcisismo, non serve ad altri che a se stessi e non nasce da nessuna osservazione di tipo naturalistico-ecologico. Sarebbe come paragonare la sacralità della croce con la sacralità della mucca. Oppure è un mistero insondabile anche perchè la mucca è sacra?

Le cose non stanno come affermi tu, la reincarnazione non ha niente a che fare con qualcosa di fisico e il link che ha postato Acquario lo spiega bene. E non ha niente nemmeno a che fare con il karma individuale e con le "rinascite" da questo determinate, così come la resurrezione del Cristianesimo non è una "ricomposizione" di cellule che ricostruiscono il corpo che eravamo prima di morire. E io ho fatto il paragone con la resurrezione solo in quanto entrambe facilmente fraintendibili e oggetto di credenze popolari che ne travisano il messaggio.
#282
La resurrezione del Cristianesimo non è diversa dalla reincarnazione del buddhismo e dell'induismo (nel senso che le difficoltà a crederci sono le medesime anche se sono due dottrine differenti) eppure entrambe sono vere, e lo si può comprendere se ci si pone dal corretto punto di vista e quindi si tiene sempre ben presente che le teologie e le dottrine metafisiche si occupano essenzialmente dello spirito e i loro insegnamenti principali agiscono sulla mente e non sul corpo, spiegano lo spirito e non la materia, e lo spirito giustifica la materia così come il pensiero giustifica l'azione. E la fede nello spirito e nelle dottrine non è diversa dalla fede nella scienza, ad esempio la fisica: quando uno inizia una ricerca deve presumere che una dottrina o una teoria scientifica siano vere, e quindi aver fede in esse (anche quando, raramente,  queste teorie sono frutto di un'intuizione personale), e poi attraverso un percorso e un metodo potrà verificarle, in modo che tale fede si possa trasformare in conoscenza nel caso della scienza e in sapienza nel caso della metafisica. Che poi nel periodo attuale alcuni trovino più comodo crederci per fede perchè non hanno la volontà e/o le capacità di incamminarsi in un percorso di verifica dando per scontato ciò che altri hanno già fatto e allo stesso modo alcuni non ci credano per le medesime ragioni è indice solamente di una diminuita e quasi nulla capacità di pensare dell'uomo moderno, che abbiamo sostituito con quella di memorizzare perchè è molto più semplice e comoda. Basta peraltro guardare i saggi su ogni argomento che vengono pubblicati quotidianamente: non sono mai frutto di un pensiero ma sono solo florilegi di ciò che altri hanno pensato sul medesimo argomento, e la scelta delle citazioni si fa sulla base della teoria che l'autore del saggio condivide "per fede" e intende dimostrare e quindi sceglie consapevolmente autori e scritti che sono più conformi alle sue idee tralasciando tutti gli altri.
#283
Attualità / Re:E' illegale ma va premiato
13 Dicembre 2016, 23:27:57 PM
Non so se abbia commesso una vera e propria illegalità o solo una violazione del regolamento scolastico, e in ogni caso se questo prevede la sospensione è corretto che gliel'abbiano comminata; ma quel che secondo me va innanzitutto evidenziato in questo episodio è il fatto che si ritenga positiva e degna di riconoscimento una iniziativa di pura speculazione che da qualunque punto di vista la si guardi non è giustificabile. Secoli fa i commercianti erano visti come una sorta di parassiti poichè vendendo beni prodotti da altri a prezzo aumentato speculavano sul lavoro altrui senza metterci niente di proprio. Ora siamo arrivati, con una conversione di 180 gradi, a valorizzare questa ignobile speculazione e, quel che secondo me è più grave, lo si fa già alle scuole ove un ragazzo forma il proprio carattere, la propria personalità e la propria morale premiando chi vede il proprio compagno solo come un cliente, qualcuno a cui spillare dei soldi anzichè con cui collaborare magari regalandogli la merendina se questo per qualche motivo non la possiede. Se è già deplorevole "vendere" i compiti perlomeno questi sono opera originale del venditore, mentre fare la cresta su merendine da supermercato trovo che sia un atteggiamento profondamente diseducativo e sicuramente da stigmatizzare, non certo da premiare.

È poi sicuramente molto grave, ma nient'affatto sorprendente, che sorga un contrasto fra le regole della "legge" e quelle del mercato, poichè sono ormai secoli che tale contrasto è in atto e appare irrisolvibile poichè non esiste un valore superiore ad esse in cui possa trovare composizione. Se, come diceva Adam Smith e tutti i liberali sui seguaci, il mercato si autoregolamenta attraverso il contrasto dei rispettivi interessi e questo servirà a creare più ricchezza per tutti allora meno regole vi saranno e più ricchezza potrà essere prodotta; se invece si punta sulle leggi per regolare il mercato di fatto si limita la produzione di ricchezza poichè coloro che potranno farlo avranno le mani legate, e quindi ve ne sarà meno per tutti. Poi in pratica non è così poichè non si tiene conto del fatto che non tutti hanno i medesimi interessi e le medesime capacità, e inoltre coloro che già possiedono più ricchezza sono avvantaggiati dal fatto che tale ricchezza ne produce automaticamente di ulteriore. Ma la Fondazione Einaudi, essendo ispirata da un liberale, è ovvio che valorizzi coloro che perseguono tale ideale, ma non considera che, ad esempio nel comportamento di quel ragazzo, la ricchezza non è affatto aumentata per tutti ma solo per uno, ed è diminuita per molti altri.
#284
Citazione di: InVerno il 10 Dicembre 2016, 18:50:02 PMA te sembra ovvio che "bisogna" eppure altre tradizioni anche più antiche hanno avuto meno bisogno, molto meno bisogno, di ricorrere a tutto ciò. Il contesto culturale conta, non sono qui a mettere "in croce" gli autori per aver cercato di scrivere testi convincenti ai popoli limitrofi che già avevano credenze affini. Tuttavia la responsabilità rimane sulle spalle a chi si professa unica via. Le motivazioni antropoliche non bastano a scusare i misfatti, sopratutto quando c'è il rifiuto reiterato dei custodi ecclesiastici verso un ermeneutica ragionevole e che tenga conto di quelle motivazioni, in favore di una verità a scatola chiusa. E siamo proprio convinti che il prometeismo materialista sia di origine moderna? E che non derivi invece dall'antropocentrismo biblico? Perchè i materialisti a me pare stiano facendo mea culpa, perlomeno questo gli va riconosciuto, invece il mea culpa non è una melodia che viene comunemente suonata dalle canne degli organi sopratutto riguardo all'antropocentrismo. Oggi distruggiamo il pianeta solamente perchè ne abbiamo le possibilità materiali, siamo sicuri che non l'avremmo fatto anche prima se ne avessimo avuto le possibilità? Quanto tempo passato a lustrare i portoni delle chiese e a infangare il mondo, hanno passato i "prematerialisti?" In confronto, quella dei materialisti sempra una redenzione lampo.

Il mio era un "bisogna" necessario, non ovvio, e si riferisce al fatto che se vuoi descrivere l'origine di un qualcosa devi di necessità partire da quel qualcosa, osservandolo e poi formulando delle ipotesi, non certo a necessità di altro genere. Per quanto riguarda l'antropocentrismo ne trovo davvero poco nella Bibbia, che tratta spesso l'uomo come un reietto, ma se ne trova invece tanto in una cultura che già ai tempi dell'ellenismo esaltava l'uomo e la sua centralità nel mondo, e che poi ha successivamente condizionato l'interpretazione dei testi in tal senso, interpretazione che ha dovuto tener conto del contesto culturale in cui si innestava.  Ma questo è poi clamorosamente riesploso con l'Umanesimo e il Rinascimento ed è arrivato sino al livello attuale, mentre almeno ai suoi tempi Agostino definiva gli uomini "massa dannata". Certamente il materialismo e il prometeismo hanno origini molto antiche, precristiane, ma allora si tentava di frenarli con una innumerevole quantità di miti che raccontano dell'ira degli dei nei confronti degli uomini colpevoli di hybris, mentre la modernità li ha incoraggiati e addirittura esaltati. Che poi anche la Chiesa si sia adeguata a questo andazzo e sia anch'essa diventata materialista ed umanista (sull'onda, bisogna ammetterlo, delle chiese protestanti) è di una ovvietà addirittura imbarazzante, e per quanto mi riguarda il mea culpa dovrebbe farlo per ciò che predica oggi e non certo per quel che predicava mille anni fa. E se oggi distruggiamo il pianeta è perchè, semplicemente, queste "possibilità materiali" le abbiamo concepite, realizzate e giustificate filosoficamente negli ultimi secoli, non certo perchè sono giunte improvvisamente da qualche galassia lontana. Se le idee che muovono la modernità avessero avuto successo qualche secolo prima adesso non saremmo qui a discuterne.
#285
Citazione di: InVerno il 10 Dicembre 2016, 13:10:21 PMMi sono espresso male, riformulerò. Rileggiamo : "Dio creò il cielo e la terra". Oggi siamo fortunati, e sappiamo per certo che il cielo e la terra... semplicemente non esistono, come Dio avrebbe potuto crearli?. Che cos'è di preciso "il cielo"? E cosa è di preciso "la terra"? E a continuare gli oggetti della creazione si fanno sempre più arbitrari, aristotelici e aleatori. La tenera goffezza degli autori genesiaci, e la ripetizione di questi versi che ce li hanno resi cosi familiari da non indagarli, non traggono in inganno. Si tratta di una separazione fatta a-priori dagli autori (tramite la protoscienza fenomenologica del tempo, o meglio "il frutto") che poi hanno dato in pasto a Dio queste cose perchè le creasse. Gli autori di Genesi vedevano la volta celeste come un entità concreta, tangibile e perciò creabile. Oggi sappiamo che questo non è, cosi come "la terra" intesa come terra emersa, non è l'unico opposto del cielo come l'autore evidentente vuol far intendere. Da questa separazione traspare non solo la natura umana (troppo umana, "qualcuno" direbbe) del testo, ma anche la spinta logica dell'autore, che divide "et impera" la creazione prendendo lui stesso il posto di Dio, a cui rimane la funzione di predicato. Non ci sarebbe Dio tra la luce e le tenebre della cappella Sistina a trarle via una dall'altra se Michelangelo non le avesse già divise per lui (e gli autori genesiaci, prima ancora). E che cappella sistina potremmo ammirare, se Dio fosse semplicemente l'Uno? Un soffitto bianco? La separazione logica, precede la creazione, e ne è la conditio sine qua non, la separazione è l'impronta del misfatto che lascia l'uomo prima ancora che Dio intervenga nel racconto (alla faccia di tutti quelli che escludono la logica dalla fede e non hanno niente a che fare con la mistica). Quella stessa separazione che allontana inesorabilmente dall'uno di Plotino (o il Dio di Eckart, che importa) per sempre, perchè da li in poi Dio non sarà più tutt'uno con la creato e mai lo tornerà, se non nell'ascesi di qualche mistico. Il peccato originale compiuto, appunto. Il percorso tortuoso continua, fino ad arrivare al tuo "dilemma" (altro\nemico\Dio, come amarli tutti?) e le fermate intermedie spesso lasciano adito alla più eminente ilarità ermeneutica (povero Agostino per esempio, costretto a trovare un senso alle acque sopra il cielo). E' una continua divisione del creato in categorie parallele che mai si incontrano, una continua divisione protoscientifica del mondo in categorie gnostiche e morali che non possono far altro che confondere la strada verso l'Uno fino al totale smarrimento e alle contraddizioni in termini oggi cosi ben visibili. Ps. Non fare dell'erba un fascio, io non sono qui a celebrare gli psicologici "positivisti", tuttavia l'analisi di Fromm è a mio avviso genuina e se riportata nel contesto originale non ha particolari scopi denigratori. Anzi, nel testo originale Fromm celebra la disobbedienza di A&E come inizio della storia e dell'umanità in maniera quasi trionfante, sottolinea la sua indispensabilità in funzione dello sviluppo umano, lungi dal depotenziarne i meriti.

Mi sembra del tutto ovvio che per descrivere qualcosa bisogna partire da ciò che c'è, e non certo da quello che non c'è; quindi gli autori di Genesi hanno spiegato a modo loro, andando a ritroso, come sono andate le cose, e la loro spiegazione è valida quanto qualsiasi altra, solo ha assunto un'altra forma, è espressa da un altro punto di vista che allora interessava di più e adesso meno. E oggi non ne sappiamo certo più di allora, almeno su questi argomenti, anzi ne sappiamo sicuramente meno tanto che non riusciamo più a comprendere il senso dei racconti mitici come quello della Genesi o del peccato originale. Il concetto di Dio, essendo inesprimibile in sé non può che esserlo in maniera evocativa, e se l'uomo è stato costretto a separare gli enti poichè non poteva fare altrimenti solo nei tempi moderni ha esaltato l' impera di romana memoria mentre in passato si limitava essenzialmente al divide. In ogni caso e al di là di tutte le polemiche ognuno segue il percorso intellettuale che ritiene più giusto (e magari qualcuno si rende conto che per trovare qualcosa di sensato non bisogna andare avanti ma a ritroso, come già affermava Platone ai suoi tempi) ma se l'albero si riconosce dai frutti chiunque abbia un occhio disincantato e non foderato di pregiudizi modernisti può notare che i frutti di un mondo che ha negato la spiritualità per consegnarsi mani e piedi al materialismo e al prometeismo sono la marcescenza e la distruzione del pianeta, oltre che l'infelicità degli uomini (e degli altri esseri) che lo abitano.