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Messaggi - viator

#2731
Salve. Per Carlo Pierini (ma non solo) : citandoti : "C'è la casualità (l'imprevedibilità delle carte che saranno servite)".
Ma il concetto di CASUALITA' consiste nel postulare un effetto - appunto casuale - nei cui confronti nessuna prevedibilità o conoscenza (PASSATA, PRESENTE o FUTURA) può o potrà mai venir applicata.
Se un effetto attuale viene considerato casuale perchè non se ne conoscono le cause ma fra cinque anni tali cause verranno scoperte giustificandolo, significa che tale effetto era illusoriamente casuale (pseudocasuale - vedere eventualmente il significato matematico-statistico di tale termine).

Per Ipazia : lanciando un dado tutte le sue facce saranno soggette ad esito deterministico, ma ciascuna di esse risulterà soggetta al proprio specifico determinismo. Quello generato dalla relazione tra la specifica collocazione spaziale della singola faccia e la direzione di lancio del dado rispetto alla direttrice della forza gravitazionale locale. Saluti.
#2732
Salve Ox. Rieccomi. Anzitutto ti ringrazio per il tuo apprezzamento. Proseguendo, ti cito : "A parer mio è infatti necessario distinguere fra il concetto e il concetto di qualcosa...
Voglio dire, se io, adesso, penso ad un cavallo e ad un ippogrifo, ci sarà pure una
differenza fra queste due idee, o no?".


Anzitutto io farei distinzione tra pensiero e concetto. Il pensierò in sè è semplicemente l'immagine di qualcosa (immagine ricordata di un cavallo visto dal vero o disegnato, ippografo solamente disegnato) che la mente richiama per collegarla a ricordi, nozioni, sensazioni, di cui ha voglia o bisogno di occuparsi.

Il concetto rappresenta lo specifico collegamento mentale alle nostre nozioni circa cavalli od ippogrifi, che vengono sintetizzate ed organizzate dall'intelletto (in forma logica e linguisticamente comunicabile) allo scopo di fissarlo per iscritto o poterlo comunque comunicare in modalità intersoggettiva,

Tempo fa la maggior parte della gente, quando pensava alla Terra, pensava di "sapere" che essa fosse piatta. Sviluppava quindi concetti, pensieri, intenzioni e persino decisioni che consideravano reale un bellissimo disco terrestre, poi magari qualcuno si divertiva anche ad immaginare ed a concettualizzare una bel globo, ma lo faceva in silenzio per timore di passar per matto.

Quindi di concetti ce ne sono ALMENO due tipi : quelli che corrispondono ad una realtà "scientifica" e "materiale" e quelli "campati per aria".

Anche anima e spirito sono concetti. Molta gente, nonostante affermi che essi siano rigorosamente immateriali, è pronta a spergiurare che la loro (Esistenza ? INsistenza?) ha importantissime conseguenze materiali, tra le quali la capacità – se abbinate a dei cadaveri – di farli un giorno resuscitare.

A dire il vero trovo capziosa la distinzione che hai voluto fare tra "concetti" e "concetti delle cose".
Un concetto che non possa venir riferito (vedere soprastante relazione tra pensiero e concetto) ad alcuna cosa.............che sarebbe ? Il concetto del Nulla ? Cioè il concetto dell'assenza dell'esistente ?

Il Nulla è citabile ma non concepibile, dal momento che implica anche la negazione (assenza) dell'esistenza di una sua concepibilità.

Il Tutto invece, è citabile, concepibile, ma pure materialmente esistente.
E' sufficiente postulare l'esistenza di qualcosa. Questo me lo concederai, vero ? Uno o più cosine materiali, anche minime minime. Se anche il regno della materia fosse limitato all'esistenza di un granello di sabbia e basta...........altro non esistendo quello sarebbe appunto il Tutto, no?
E poi l'esistenza di qualcosa giustifica, oltre al Tutto anche - come dissi nei giorni scorsi - la condizione per la quale le cause producono i loro effetti. L'Essere.

Infine per :"E non la possiede (la materialità) perchè non la può possedere: perchè è un'idea che non corrisponde ad un "oggetto""secondo me si ricade nella curiosa concezione dell'energia cui ho ultimamente accennato.
Dunque, sembra – a mio parere - che l'energia rappresenti una dimensione in sè immateriale che però produce una immensa mole di effetti materiali.

Questo però accade nella realtà a noi esterna. All'interno della nostra scatola cranica però – sempre a mio parere – sembra che la situazione si capovolga. Le nostre funzioni cerebrali si svolgono grazie ad un metabolismo ed un'attività neuronale che rappresentano l'effetto materiale dell'energia.

Quindi l'energia, dentro il cranio, si trasmette sempre su base materiale (mai radiante - no wi-fi e no Bluetooth !) riuscendo però a generare ed esprimere effetti immateriali.

L'energia "cosmica" sarebbe l'immateriale che genera effetti materiali.
L'energia "cerebrale" diventerebbe il materiale che genera effetti immateriali !

Potrà essere cosi ? O piuttosto – come io credo – non saremo noi stessi a poterlo credere essendo portati a "capovolgere specularmente" la realtà a noi esterna poichè essa comunica con noi solo attraverso LO SPECCHIO DELLA COSCIENZA ?

Energia, spirito, anima, pensiero, concettualità, sentimento sono solo la medesima immaterialità diversamente collocata nel tempo e nello spazio e destinata a suscitare una incomprensibile, irriconoscibile (a causa della vertiginosa complessità del mondo) varietà di effetti materiali.
Tutti i particolari della realtà possono da noi venir riconosciuti prima o poi, ma il problema è che la scena nel suo complesso presenterà i lati invertiti.

Si tratta della umana sindrome che ci porta a confondere (invertire tra loro) le CAUSE e gli EFFETTI. Pochi se ne accorgono, ma essa è costantemente in agguato.

Pensa a quante migliaia di situazione di questo tipo hanno infarcito la storia dell'umanità ! In questo stesso thread leggo di concezioni che affermano che Dio sicuramente esiste altrimenti l'Uomo non avrebbe avvertito il bisogno della sua esistenza.

Altri contestanol'utilità o la validità della metafisica. Cioè delle prime risposte (non importa se giuste o sbagliate) che l'Uomo ha cercato di darsi circa il senso del Mondo !! Come se senza le prime domande e risposte (che oggi sono semplicemente diventate le ULTERIORI domande e risposte) ci si fosse potuti porre le seconde e poi terze risposte e avessero potuto nascere le scienze !
Nuovi saluti a te e tutti.
#2733
Salve Ox. Il problema è sempre l'aporia. Il Tutto è sia un concetto immateriale che una realtà materiale.

E' concetto immateriale quando insiste dentro di noi (concettuale perchè sequenza di deduzioni mentali che possiamo tranquillamente formulare prescindendo da ogni loro incarnazione fisica, materiale) ma realtà materiale quando esiste fuori di noi (consiste in ciò che può fare a meno sia del nostro pensarlo che del nostro esserci, traendo tuttavia la propria materialità dalle parti che lo compongono).
E' questa doppiezza (che riguarda – con sfumature diverse ma sempre riscontrabili - tutti gli aspetti dell'essenziale) l'effetto della duplicità che ci imprigiona nelle relazioni tra noi soggetti e l'oggettività. Non se ne uscirà mai.

Come concetto immateriale il Tutto può tranquillamente astrarre – dico sopra – dal numero e dalla qualità delle sue parti, restando immutabilmente se stesso.
Come entità materiale invece esso non può che sorgere dall'esistenza di un certo numero di sue parti.

Spostandosi invece sul concetto di monade, tale dicotomia si risolve automaticamente nell'Uno, singolare e totalizzante assieme, il quale però richiede la nullificazione della coesistenza tra soggetti ed oggetti.

D'altra parte la dicotomia materiale-immateriale è osservabile – da qualche tempo – persino all'interno delle stesse scienza fisiche.

L'energia è dimensione materiale od immateriale ? Essa è sia in relazione alla materia (reciproca convertibilità einsteniana e possibilità di percepire sensorialmente i suoi effetti) che eventualmente estranea e possibilmente indipendente da essa (natura mista corpuscolare ed ondulatoria).

L'energia ha caratteristiche sostanziali (non dico materiali per non fare indebita confusione) solo quando è correlata alla materia. Solo quando "anima" od interferisce con la materia essa produce i suoi effetti da noi percepibili. Riscaldando i corpi, muovendoli (per la precisione, accelerandoli), facendoli "vivere" (anche senza la virgolettatura).

Quindi ciò che noi troviamo di materiale dell'energia non è essa in sè, ma solamente i suoi effetti, il suo interagire e diffondersi nella materia. E' questa la sua veste corpuscolare.

Quando invece l'energia fluttua, viaggia, si irradia nello spazio "vuoto" essa non produce alcun effetto, non si disperde, non viene assorbita o riflessa, risulta impercepibile. Essa infatti può muoversi alla velocità della luce solo perchè non possiede alcuna inerzia, non è composta da particelle dotate di massa. E' incorporea. Immateriale, appunto.

Poichè la nostra attività cerebrale (incluse – a mio parere – la spiritualità e l'ideatività) si svolge su base energetica.............non mi sembra affatto strano che spirito, anima, intelligenza etc. non riescano a trovare una ubicazione fissa e blindata dentro al nostro cranio, che non si riesa a soppesarle e che inoltre che abbiano caratteristiche così ostinatamente "vaporose e sfuggenti".

D'altra parte si potrebbe sostenere che concetti, pensieri, scelte interiori abbiamo pure essi una doppia connotazione immateriale e materiale. Immateriale in quanto esprimono una forma codificata di attività (forme e codici sono l'emblema stesso dell'immateriale), materiale in quanto sono in grado di generare degli effetti materiali (il tutto esattamente come per l'energia).

Infatti pensieri, sentimenti, emozioni ed intenzioni possono agire sulla macchina corporale (ed interagire con altrui pensieri, sentimenti, emozioni, intenzioni) producendo o facendo produrre ad altri comportamenti dall'effetto solidamente fisico e materiale.

In Lavoisier si parla indirettamente della relazione tra le parti (che non vengono create ma continuamente si trasformano) ed IL tutto il quale, contrariamente all'enunciato in cui compare, non si trasforma affatto. "tutto si trasforma" va infatti letto come "ciascuna e qualsiasi cosa è destinata a trasformarsi in altra" e non "IL TUTTO si trasforma..

Ora, che IL TUTTO resti complessivamente invariato (immutabile in quantità) rappresenta il concetto di PERMANENZA (tipico della "statica" materialità e della CAUSALITA'). Ad esso però si giustappone la (concettualmente impropria ma fisicamente accettabile) interpretazione di TUTTO inteso come massimo insieme di cose le quali interagiscano continuamente. Tale seconda interpretazione incarna il principio opposto e complementare rispetto alla permanenza : quello della VARIANZA (DIVENIRE) (tipico della "energetica" immaterialità e dell'EFFETTUALITA').

Essendo il TUTTO un sinonimo dell'ESSERE (concetti entrambi aventi a che fare, anzi significanti ed ospitanti l'assolutezza), anche quest'ultimo concetto include sia la permanenza (immanenza in chiave spiritualistica) che la varianza (trascendenza in chiave spiritualistica).

Questa macchinosa elucubrazione giustificherebbe tra l'altro ai miei orecchi una certa quale definizione che dedicai in passato all'ESSERE : "La condizione per la quale le cause generano i propri effetti".

Ora comunque ti- e vi- lascio per alcuni giorni di mio isolamento telematico. A risentirci e salutoni.
#2734
Salve Ox. Quindi dovresti dedurre che il mio punto di vista è identico a quello di un credente.
Deduzione non campata in aria, anche se la mia replica risulterà, ahimè, problematica e deludente.

Io divido i credenti in due distinte tipologie :

  • quelli oggettivistici, come me. Sono coloro che risultano convinti (lasciamo perdere i concetti di verità, illusione, erroneità) di qualcosa che non riguarda loro stessi, ma piuttosto i fondamenti dell'esistenza del mondo. Il fatto è che io trovo che, riassumendo, condensando tutti gli attributi tradizionali attribuiti a Dio da chi vi crede (i credenti soggettivistici e fideistici di cui sto per parlare) essi non possono che convergere nella definizione conclusiva che io ho fornito. In questo modo tra l'altro viene cancellata ogni distinzione possibile tra scienza, fede, filosofia, metafisica, le quali vorrei ben vedere cosa avrebbero da obiettare.

    Ciascuna disciplina certo avrà da aggiungere (perlopiù inutili ciance) ed infatti lo fa continuamente, ma ciò avverrà senza poter toccare l'essenziale della definizione stessa, che io stesso trovo del tutto soddisfacente.
  • L'altra categoria è rappresentata dai credenti soggettivistici, fideistici. L'avere fede consiste nell'essere convinti che esiste o esisterà un qualcosa che ci riguarda o finirà per riguardarci.

    Nel nutrire fiducia in una qualche certezza. Che, naturalmente, dovrebbe servire a soddisfare un qualche nostro desiderio, bisogno, necessità (pochetti quelli che hanno fede nel male, nella morte, nella sofferenza, no?). Al credente soggettivista – è cosa nota – interessano solo le prospettive gratificanti.

A parte il concetto di Dio, Viator quindi si considera un credente oggettivistico.
Il fatto è che ciò in cui credo veramente e fondamentalmente non è tanto Dio (come si fa a credere – cioè a riporre fiducia – in una Entità inconoscibile ed irraggiungibile ?) bensì l'aporia, la contraddizione fondamentale espressa dal dettato "Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza", che sfido chiunque trovare non vera.


  • D'altra parte il prendere atto di ciò provocherebbe un'ecatombe filosofica.

    Il concetto è trovato assai demoralizzante per quasi tutti. Non da me, poichè trovo assai più interessanti gli inaspettati panorami offerti dal viaggiare senza una meta piuttosto che le preventive accurate descrizioni degli scorci che aspettano il viaggiatore e che vengano ammanniti da qualche guida turistica in forma di dottrina itineraria per raggiungere mete forse improbabili.

Venendo al diveniente/indiveniente (che io chiamerei meno astrusamente dinamico/statico (la tradizione e traduzione filosofica vanno bene, ma insomma !!)), secondo me il concetto di Dio è tranquillamente indiveniente.
L'obiezione per la quale ciò che diviene è costretto a mutare, è effimero, può perdere degli attributi magari acquisendone dei nuovi, la trovo priva di senso se applicata alla totalità.
Ho già accennato al fatto che il tutto non è affatto in relazione con le proprie parti, e l'obiezione fatta qui sopra vale solo per le parti.
Tutti gli assunti fondamentali convergono verso la monade, la quale è anch'essa una Entità suprema e totalizzante (a tale livello spariscono le distinzioni tra le diverse discipline che dovrebbero descrivere il Mondo) che realizza la perfetta sovrapposizione ed intercambiabilità tra i concetti di Dio, unicità, totalità ed assolutezza.
Il principio di Lavoisier, ad esempio, è perfetto per chiarirsi il significato del diveniente e dell'indiveniente : "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma".
Ovviamente esso va pedantemente interpretato come "nessuna cosa viene creata dal nulla, nessuna cosa è destinata a dissolversi nel nulla, ciascuna cosa è destinata a trasformarsi ma l'insieme delle cose è eterno ed invariante", altrimenti si cadrebbe anche qui nell'aporia.
Perciò il tutto di Lavoisier, inteso come totalità e non come ciascuna cosa, risulta indiveniente esattamente come i concetti di Dio, Assoluto, Perfezione.
Infine, avendo identificato Dio come una Entità totalizzante, dovrebbe essere ovvio che essa entità possiede ogni genere di attributo, inclusa l'eternità (che, come ho accennato sopra, non trovo affatto in contraddizione con il divenire (il giacere invece – che corrisponde all'indiveniente – non può venir considerato un attributo bensì LA INERTE MANCANZA dell'attributo del divenire), e – per finire – il fatto che l'entità consista in ciò che è nominabile ma non conosciuto rende del tutto probabile l'assenza di suoi limiti. Salutoni.
#2735
Salve Odradek. Grazie per la tua risposta. Vedo con piacere che, visto ciò che di Parmenide mi sono perso, mi sembra tu possa trovare non dissennata la mia "strategia" speculativa, anche se non mi fa eccellere nel consenso (consesso ??) degli acculturati. Saluti.
#2736
Salve Ox. Per la precisione Dio - secondo il mio punto di vista - consisterebbe nell'Entità suprema ed appunto totalizzante.
L'Essente dovrebbe essere ciò che è in modi magari non specificabili ma pur sempre conoscibili. Non conosciamo - mi pare - il modo di essere di Dio.
L'Ente dovrebbe essere ciò che è in modo specificato e conoscibile.
L'Entità infine dovrebbe essere ciò che è in modo non specificato e non conoscibile (o almeno non finora conosciuto da alcuno).

Per quel che riguarda il mio trascurare le fonti del sapere (filosofico ad anche di qualche altro genere), ciò dipende da una una mia bizzaria mentale. A me non interessa l'epoca, l'autore, la diffusione (magari sino al mito) di ciò che leggo. Io non ritengo vera una espressione o definizione solo perchè giace in testi autorevoli. Io leggo parola per parola quindi combino artigianalmente il significato delle diverse parole per vedere se soddisfano il mio personale senso della logica o la mia personale esperienza, o magari - augurabilmente - entrambe.

Sistema che trovo rozzo ma non del tutto inefficiente. Salutoni.
#2737
Salve. Per Socrate78 : Grazie della risposta. Certo come quantità di affermazioni e descrizione mi basta. Non trovo definizioni.
Noto solo che dai del Lui a Dio. Lo consideri una persona ? Io avrei preferito Esso (anche se sa un pò troppo di pubblicità petrolifera).
Se invece sei convinto che Dio abbia attributi fondamentalmente uman-personali (le persone sono degli umani, no ?), credo che la persona che descrivi sembri più Superman che l'Ente Supremo. Stammi bene.
#2738
Salve Ox. Perdona la mia ignoranza la quale - per sopramercato - si accompagna alla mia presunzione.
No so cosa scrisse Parmenide del Tutto, ma secondo me si può anche fare a meno di conoscerlo (Parmenide). Certi concetti dovrebbero risultare ugualmente chiari sia agli analfabeti minimamente svegli che a filosofi ingobbiti dai troppi studi.
Il Tutto (concetto logico-aritmetico) che quasi coincide con l'Assoluto (concetto simile in veste filosofico-metafisica) consiste aritmeticamente nella massima numerabilità esprimibile e quantitativamente può consistere in valori compresi tra 2 e (infinito -1) (l'1 è la monade, la cui trattazione dobbiamo qui ora certo escludere).
Ciò che "qualitativamente" lo assimila all'assoluto è la proprietà per la quale esso risulta indipendente dalla tipologia e dal numero dei contenuti che lo determinano. Aumentando o diminuendo a piacimento i contenuti dell'insieme (il Mondo), i concetti di Tutto ed Assoluto continuano a persistere, indifferenti a qualsiasi causa e qualsiasi effetto continui a prodursi nel Mondo.
Infatti dell'Assoluto e del Tutto deve dirsi che essi non consistono nè nei singoli relativi nè nel loro insieme, e sono quindi ovviamente privi di relazione con essi (Diversamente sarebbero anch'essi dei relativi). Saluti.
#2739
Salve. Volevo richiamare il fatto che sulla "natura" (essenza, consistenza) di Dio mi sembra esistano, in ambito dottrinal-teologico-spiritualistico :


  • un oceano di affermazioni (una affermazione consiste nel comunicare che si crede vera una certa qual cosa);
  • un numero di descrizioni pari al numero di religioni organizzate esistenti sul pianeta - quindi qualche centinaio) (un descrizione consiste nel riassumere in qualche modo le caratteristiche principali di ciò di cui si sta parlando);
  • nessuna definizione (una definizione stabilisce in modo sintetico ciò che rende in modo esclusivo una certa cosa diversa da tutte le altre - fermo restando che tutte le definizioni possono venir trovate errate o discutibili).

Chiedo : qualcuno di voi è in grado di citarmi una RAGIONEVOLE definizione di Dio di fonte dottrinale, teologica, spiritualistica che possa smentire quanto affermo qui sopra al terzo punto ?. (attenzione alla distinzione che ho voluto-dovuto fare circa le affermazioni e le descrizioni !). Grazie per le vostre risposte. Saluti.
#2740
Salve Odradek. "Deduzione dell'esistenza di Dio sulla base della presenza dell'idea originaria presente in "noi".

I credenti non lo sanno, e quando affermano la deduzione di cui sopra si riferiscono, inconsapevolmente, ad una definizione extrafideistica di Dio che in realtà (e qui hanno infatti ragione) è appunto presente in chiunque.

Poichè, al di fuori di ogni influenza culturale, educativa, suggestiva, al di fuori di ogni emotività e bisogno del singolo, ciascuno matura la consapevolezza di un Tutto, è questo il concetto divino originario che - in seguito - verrà eventualmente plasmato fideisticamente e religiosamente per adattarlo a ciò che di più immediato serve all'individuo : la speranza.

Prima di un Dio vestito dalle diverse fedi e religioni esiste infatti in Dio nudo la cui definizione viene da quasi tutti rifiutata perchè inadatta alla nostra comprensione e soprattutto ai nostri personali bisogni e desideri. Essa è "Dio consiste semplicemente nel completo insieme di tutto ciò che è". Il Tutto, appunto. Saluti.
#2741
Salve Bluemax. Conferma filosofica, esistenziale, biologica del fatto che le nostre vite - quale sia l'ambito in cui vogliamo considerarle - sono regolate unicamente da bisogni oppure da facoltà.

Soddisfatti i bisogni (i quali rappresentano la costrizione) prenderemo provvisoriamente ad esercitare le facoltà (cioè a cercare di fare ciò che "liberamente" vorremmo fare, il quale consiste ovviamente solo in ciò che pensiamo possa piacerci - la ricerca del piacere, appunto).

La provvisorietà naturalmente è generata dal fatto che i bisogni - essendo ciclici - si ripresenteranno. Inoltre l'uomo è dannatamente abile nel trasformare in necessario anche ciò che in sè non lo è affatto, al punto da "inventarsi" la categoria dei "bisogni" psichici, ai quali corrisponderanno altrettanto aleatori "piaceri" psichici.

Che si vuole ?? E' questo il prezzo da pagare per aver raggiunto il vertice della complessità evolutiva. Io non la vedrei così tragica ! Ci resta il compiacimento psichico del poterci considerare una specie superiore.  Che rappresenta l'ennesima attività masturbatoria della psiche. Saluti.
#2742
Tematiche Filosofiche / Re:La "struttura originaria"
29 Aprile 2019, 19:51:02 PM
Salve Ox. Grazie per il tuo ultimo intervento. Ma sai che ho tirato un profondo sospiro di soddisfazione nel vedere che qualcuno mi dice che riesco a complicare troppo certi argomenti ? Altro che certe altre trattazioni tuttora in corso all'interno di questa sezione, infarcite di chilometriche tirate citanti quasi tutto lo scibile filosofico classico, antico, moderno e contemporaneo ( e nessuna conclusione originale fuori dalle diverse dottrine). Salutoni.
#2743
Tematiche Filosofiche / Re:La "struttura originaria"
28 Aprile 2019, 23:02:07 PM
Salve Ox. Ma la memoria consapevole secondo me non fa affatto parte della "phisis". Esiste una memoria inconsapevole consistente nei dati, ricordi, esperienze che la psiche (attenti a a non confondere psiche e phisis) registra e "tiene per sè" nel senso che su di essi mantiene la priorità rispetto a qualsiasi decisione possa prendere la mente se li conoscesse.

Quindi si tratta dell'inconscio, cioè delle nozioni vitali ai fini della sopravvivenza, la cui tutela ed indispensabilità - ripeto - non deve essere influenzata da ragionamenti, emozioni, apprendimenti culturali. Essa contiene tutto ciò che genera le nostre reazioni instintive, automatiche, inconsulte. Dal ritrarre la mano dal fuoco al rotolare da una scarpate per evitare un treno in arrivo, fino al piangere ed al ridere, al commuoversi................tutte le cose insomma che la mente impiegherebbe troppo tempo a decidere od a comprenderne la effettiva utilità ai fini della sopravvivenza.

Si tratta di informazioni che la psiche può anche rendere disponibili per la memoria consapevole-coscienza e quindi poi per la mente, ma sempre gestendone il controllo diretto ed immediato sulla base della loro utilità o nocività per la sopravvivenza sia della "phisis" che delle psiche stessa.

Ma entrambe le tipologie di memoria sono delle strutture, cioè delle entità immateriali (perchè formali) che svolgono una funzione. Sai che ti dico ? Neurologia e fede parlano delle stesse cose : la psiche è lo spirito, la coscienza è l'anima e la mente è lo Spirito Santo !! Saluti.
#2744
Tematiche Filosofiche / Re:La "struttura originaria"
28 Aprile 2019, 19:02:28 PM
Salve Ox. E se la coscienza non fosse null'altro che la memoria consapevole ? Cioè l'insieme delle consapevolezze accessibili alla mente, la quale sceglie, decide ed opera solo sulla base di ciò che sa ? Quindi di ciò che può trarre dalla memoria.

I malati di mente, i poveri di mente, i minorati mentali (con tutte le possibili riserve su certi "modi di dire" o classificazioni psichiatriche) non sarebbero forse coloro che conservano una memoria/coscienza ma hanno problemi nel tradurre i suoi contenuti in comportamenti "ragionevoli" ? Per costoro la coscienza/memoria funzionerebbe, mentre sarebbe la funzione mentale (evolutivamente posteriore e "superiore" ma direttamente collegata alla coscienza stessa) che non funziona.

I comatosi, i dormienti, le persone svenute vengono giustamente definite come incoscienti (seppur temporaneamente) e tale loro condizione (impossibilità di utilizzare la memoria consapevole) rende inutilizzabili le funzioni mentali, a conferma - sembra proprio - della "posteriorità" di esse.

Vista così, l'esistenza della coscienza perderebbe quasi tutta la sua misteriosità e trascendentalità.
D'altra parte si salverebbe la sua caratteristica così identitaria (non esistono individui con identico patrimonio mnemonico) e la sua natura qualitativa (la memoria ospita ogni nostra convinzione, esperienza, interpretazione).

C'è forse qualcosa che possiamo decidere o sentire (dico sentire, non percepire) senza utilizzare la coscienza pur considerata anche solo come serbatoio mnemonico ?.
Esistono comportamenti umani trascendenti che possano fare a meno di ciò in cui crediamo ? E ciò in cui crediamo, evidentemente si basa su ciò che sappiamo o siamo convinti di sapere. Ospitato nella nostra memoria.

Il problema della localizzazione della coscienza-memoria è - come per ogni altra funzione neurologica-cerebrale- mentale o spirituale - del tutto inesistente in quanto le funzioni "superiori" sono frutto di strutture per lo più diffuse e soprattutto variamente compenetrantisi all'interno dell'intero tessuto cerebrale. Sarebbe come chiedersi in qual punto del corpo sia collocata la vita. Saluti.
#2745
Salve. Per Anthony e per gli altri che condividono la sua affermazione ....... "poi c'è la vera fede, che è quella nel fatto che saremo vivi dopo la nostra morte"............ scusatemi scusatemi scusatemi ancora ........ ma l'ho già fatto altre volte ............. è che proprio non riesco a resistere ............ ma quale sarebbe la differenza tra il continuare a vivere senza morire ed il restare vivi dopo essere morti ?? Saluti e di nuovo scuse se vi sembro irriverente.