Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - bobmax

#2731
Ciao Anthonyi,
concordo con il tuo giudizio sui sistemi socialisti. In essi sembra inevitabile la concentrazione del potere in pochi, mentre i sistemi liberali dispongono di migliori anticorpi a questa deriva.

Di modo che si può ben affermare che questi ultimi si sono rivelati preferibili.

Tuttavia, occorre secondo me fare due importanti considerazioni.

1) Se non vi fosse stato il comunismo vi sarebbero state le democrazie come le abbiamo conosciute in questi decenni? O non avremo invece avuto un nuovo feudalesimo basato sul capitalismo?

2) Premesso che ha poco senso pesare gli orrori di un sistema rispetto ad un altro, vi è una differenza fondamentale tra nazifascismo e socialismo. Perché il secondo nasce da un ideale positivo, mentre il primo è espressione del nichilismo (nascosto dietro falsi valori in cui non crede per davvero, come Dio, patria, famiglia).

Il socialismo nasce come slancio verso la Giustizia e la Verità. Poi smarrisce la via. Perché pretende di stabilirle una volta per tutte.
Dal bene passa al male. Ma l'ideale non morirà mai.

#2732
Lo slancio ideale che ha animato il comunismo non è affatto fallimentare, anzi vive tuttora perché espressione della fede nella Giustizia e nella Verità.

Il fallimento è infatti dipeso non dall'ideale in sé, ma dalla sua realizzazione, dove la fede nella Verità è stata tradita, soffocata dalla ipocrisia di chi pretendeva di conoscerla, la Verità.

È sufficiente leggere il Manifesto del Partito Comunista, per rendersi conto dell'afflato ideale, di chi brama l'assoluto.

Il fallimento è stato causato dalla carenza della nostra fede.
Ma il comunismo, con suoi autentici valori, altro non è che il nostro destino.


#2733
Percorsi ed Esperienze / Re:Immortalità a la Borges
29 Ottobre 2018, 11:20:31 AM
Penso che uno dei più perniciosi equivoci della nostra epoca, sia quello di considerare l'infinito come un qualcosa da poter utilizzare nelle nostre considerazioni, come se fosse davvero reale, appunto, un qualcosa.

Mentre l'infinito è solo un'idea. Un'idea necessaria, ma certo non un qualcosa, da poter utilizzare come cosa tra le cose...

L'attualizzazione dell'infinito comporta la sua illusoria riduzione a finito.
Mentre solo il finito c'è, ma non l'infinito.
Se ci fosse... dovrebbe essere finito.
D'altronde, il tempo pare avere un inizio e lo spazio sembra essere finito.

E pure quante altre "possibilità" vi sarebbero che accada un evento diverso da quello che ora accade?
Una, due, infinite?

Probabilmente... nessuna.
Per esserci davvero anche solo un'altra possibilità avremmo bisogno, qui nel presente, dell'infinito.


#2734
Ecco, ringrazio Viator e Ipazia perché con i loro ultimi interventi hanno chiarito, a mio parere, il motivo della scarsa partecipazione.

Infatti il "filosofare in proprio esponendo le proprie tesi all'altrui critica" richiede proprio ciò che qui appare insufficiente.

Ossia la fede nella Verità, senza la quale, ne sono convinto, ogni autentica comunicazione è impossibile.

#2735
Secondo me, la scarsa partecipazione al forum deriva da alcune sue caratteristiche che lo rendono respingente.

Penso che la lettura degli interventi dia spesso l'impressione di duetti, in cui ce la si suoni e ce la si canti.
Addirittura in certi casi abbiamo in effetti dei soliloqui.

Anche la lunghezza di alcuni post è a volte scoraggiante.

Ma a mio avviso l'aspetto maggiormente negativo è che i contributi alla discussione sembrano spesso più motivati dal desiderio di esprimersi di per sè (certamente legittimo) piuttosto che dalla ricerca della Verità.

Probabilmente questi ostacoli sono difficilmente superabili. Perché tipici della nostra società.


#2736
Interessante la metafora delle tre scacchiere.

Tuttavia, ritengo che la stessa idea dell'esistenza di più mondi possa essere fuorviante.

Perché consiste inevitabilmente nel riproporre le caratteristiche di questo nostro mondo fisico in altri mondi possibili. Sia che questi mondi siano supposti nell'aldilà, sia compresenti come in questo caso.

In sostanza mondi che mantengono la peculiarità dell'esserci, ossia molteplice con la scissione soggetto/oggetto.

In questo caso poi su che base potremmo supporre un'interazione tra i pezzi del mondo mentale? Questi pezzi non farebbero riferimento ad un singolo pezzo del mondo fisico?
E in caso contrario quale evidenza ne avremmo?

Per non parlare del mondo spirituale, dove un lotta tra pezzi distinti non ci getterebbe nello sconforto?

Il mondo è uno solo, quello fisico, che ci rassicura in ogni istante con la sua concretezza.
Una concretezza che siamo chiamati a mettete però in discussione, in nome del Bene.
#2737
Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2018, 14:34:25 PM
Citazione di: acquario69 il 24 Ottobre 2018, 13:35:13 PM
Citazione di: paul11 il 24 Ottobre 2018, 13:02:45 PM
e come conosco la mia anima? Non  è così facile.....non è facile praticare  il "conosci te stesso", è più facile andare su Marte., soprattutto  in un tempo dove si guarda le quantità esteriori possedute piuttosto che le ricchezze interiori.
Se siamo purtroppo anche in un mondo di dolore e sofferenza è perchè non abbiamo  la verità sul palmo della mano.

Paul rifletti meglio..un po piu a fondo direi..

La Verita non sta ne' nel palmo della mano  :) e ne' nella nostra mente..la mente,mente! (come giustamente dice bob) ma nel nostro "cuore",sede dell'anima e riflesso dello Spirito (Conosci te stesso)

Che poi di questi tempi sarebbe più facile andare su Marte anziché guardarsi dentro, su questo non ci sono dubbi !
....ma anche il cuore tradisce Acquario, anche se  lo ritengo anch'io il più rispondente .
il problema è che noi conosciamo così poco di noi stessi e a volte ragioniamo con  i sentimenti, diventando emotivi, irrazionali e altre volte portiamo la ragione nel cuore.Il problema non è la frase ad effetto, "conosci te stesso...", " ama il prossimo tuo...", perchè le sappiamo da sempre ,ma non le pratichiamo. Perchè  è così difficile?
E altro ancora è la difficoltà a distinguere ragione, sentimenti, coscienza, anima, psiche,mente, ecc.
Noi siamo tutto ciò e questo crea complessità, commistioni che rendono ulteriormente difficile analizzare e sintetizzare.

Non si tratta di analizzare e neppure di sintetizzare.
E' un salto, in cui si decide l'eternità.

Stiamo parlando dell'Essere!
Quale analisi o sintesi potremmo mai sperare di fare?

Possiamo invece solo "essere" oppure "non essere".
Ma non vi è niente e nessuno che possa confortarci nella nostra scelta.
Perché siamo all'origine... siamo l'Origine!

Sì il cuore può tradire.
Ma il tradimento deriva sempre dalla pretesa, magari inconsapevole, di conoscere la Verità.
Mentre la Verità non può essere "conosciuta" perché è l'Assoluto.
#2738
@Paul11

Ma il "conosci te stesso" esorta proprio alla ricerca di quel "principio originario da cui veniamo e a cui torniamo"!
Noi siamo quello stesso principio!

Conoscere se stessi non significa conoscere la nostra psiche.
Bensì la nostra anima.

Che non consiste affatto nella nostra mente.
Se prescindiamo dal Bene assoluto, l'anima è nulla.

Viceversa, se per noi il Bene è, allora... l'anima è l'Uno.
#2739
@Paul11

Sono convinto che il "conosci te stesso" sia un'esortazione fondamentale.
Seguendola, infatti, la stessa "conoscenza" è destinata a svanire nell'Essere.
Ossia "essere" e "conoscere" finiscono per coincidere.

Secondo me, il male ha l'unico scopo di farci tornare ad essere ciò che siamo. È il male che ci sprona a conoscere noi stessi.

Dioniso si guarda allo specchio e vede... il mondo!
Lì vi si perde, dimentico di chi realmente è.
Ma il male lo costringe a ricercare ciò che davvero vale, ossia il Bene.
Fino a farlo ritornare a se stesso.
#2740
Citazione di: anthonyi il 23 Ottobre 2018, 14:18:02 PM
Un saluto a tutti.
Credo che bisognerebbe domandarsi se il male che intendiamo sia un male cosciente o meno. Se il male è cosciente esso non può essere ignorante.
Se il male è incosciente potremmo anche mettere in discussione il fatto che esso sia veramente male, più semplicemente potremmo definirlo un errore comportamentale.

Il nostro essere coscienti è sempre parziale. Di modo che ben difficilmente il male ci appare nella sua interezza.

Dovremmo essere la Coscienza assoluta per non ignorare nulla del male.

Il male ci appare in tutta la sua inaccettabilitá solo quando decidiamo di condannare noi stessi all'inferno.

È solo quando il Bene splende in tutto il suo fulgore che abbiamo un assaggio della consapevolezza del male.
#2741
@0xdeadfeef

Il divenire necessita di ciò che permane, ossia di ciò  che siamo soliti chiamare essere.
Viceversa, l'essere è per noi proprio ciò che non diviene.

Di modo che l'essere e il divenire danno significato uno all'altro in un gioco senza fine.

Un divenire senza nulla che permanga, almeno un po', è un non senso. E lo stesso dicasi per un essere senza alcun divenire.

L'essere e il divenire sono due fantasmi, non esistono di per sè stessi. Ma costruiscono l'orizzonte per la ricerca di noi stessi.

Il molteplice si manifesta attraverso l'oggetto e il suo divenire che sono inscindibili, ma tutto ciò non fa che rimandare all'Uno.

#2742
Caro 0xdeadbeef,
sono convinto che la volontà di potenza nasca dalla stessa l'interpretazione razionale della realtà. Per la quale il reale è composto da oggetti che abitano il presente e che subiscono il divenire.
Questi oggetti esistono di per sé, ma sono costretti a mutare nel tempo.
 
La volontà di potenza nasce dall'illusione di poter incidere su questo mutamento.
Di modo che è fondata su due concetti ritenuti assoluti: l'oggettività in sé e il divenire.
Noi, oggetti tra gli oggetti, abbiamo la facoltà di modificare la realtà!
Da qui il delirio di volontà di potenza.
 
Il solipsismo, viceversa, fa incorrere in una differente allucinazione. Che consiste dell'ottundimento di chi si convince di essere Dio. E su questo rischio la filosofia yoga mette ben in guardia!
Di fatto, noi siamo Dio, ma non in quanto padrone e signore che fa o disfa come gli aggrada (che è un'idea che deriva anch'essa dal credere nell'oggettività in sé e nel divenire). Noi siamo Dio in quanto Uno!
 
Rispetto Severino. La sua idea non è però affatto originale. Anzi, parte monca e così è rimasta fino ad ora (ho avuto modo di confrontarmi con lui in più occasioni, ma non c'è verso...).
Non solo il divenire, la stessa oggettività in sé è soltanto un'illusione!

Per rendercene conto, è sufficiente soffermarci sul nostro amore per chi ora magari non c'è più. E chiederci chi, cosa amavamo ed amiamo. Allora forse, attraverso il nostro amore, potremo intuire che occorre perdere tutto ciò che consideravamo concreto dell'amato, che ne definiva ciò che era, ogni sua sostanza, ogni sua storia, e di fronte a quel nulla che rimane, un sorriso potrà forse nascere in noi.
 
Oppure, potrà essere necessario andare all'inferno. E' sufficiente meditare sulle proprie colpe, e l'inferno può spalancarsi dentro di noi! E lì, allora, Dio sarà certo.

PS
Heidegger, sono convinto sia un cattivo maestro...
#2743
@0xdeadbeef
In effetti penso sia arduo distinguere Socrate da Platone.

Sta di fatto che il "parricidio" rappresenta a mio avviso un passaggio fondamentale nella nostra visione del mondo.

Emerge con esso infatti non solo il divenire come verità assoluta, ma soprattutto è ormai data per scontata l'oggettività in sé!

Platone, grande poeta e perciò grandissimo logico, si ritrova costretto, per salvare il Bene, ad inventarsi l'Iperuranio.
La frittata era ormai fatta. Inevitabile comunque, visto il progredire del pensiero logico/razionale.

Abbiamo così imboccato il sentiero della notte.
Dove il nichilismo ci costringerà, prima o poi, a rimettere in discussione sia il divenire sia l'oggettività in sé.

In nome di che cosa?
Ma certo, in nome del Bene!
#2744
Sono convinto che l'essenza spirituale sia sempre la stessa.
Nel suo manifestarsi assume però connotati diversi. Ciò è dovuto alla sua inevitabile corruzione quando si cerca di esprimerla. Perché non è un "qualcosa".

Nel fondo di ogni religione o filosofia vive l'Uno.

Ma già la distinzione tra trascendente e immanente (pur necessaria nel nostro esserci) diventa un ostacolo.

Il grande filosofo Gesù parlava di figli di Dio, ma è stato subito mal interpretato: non era solo lui ad essere Dio, bensì tutti noi.

Noi, qualsiasi cosa significhi "noi", siamo Dio.

Tuttavia, per diventare ciò che siamo, dobbiamo accettare la nostra essenza nell'esserci mondano: il nostro essere nulla!
#2745
@Socrate78
Sì, tutte le miserie del mondo sono nell'Uno.

Ma l'Uno è anche ciò che toglie i peccati del mondo. Appunto, prendendoli su di sé. Proprio in quanto unico responsabile.
In quanto non vi è libertà se non nell'Uno.

Se non vi fosse il male la realtà sarebbe solo vuoto meccanismo.
Ma il male ci chiama in causa.

E così abbiamo l'occasione, proprio in quanto siamo l'Uno, di far in modo che il Bene sia.
Sta infatti solo a noi che avvenga l'impossibile: che il male sia irrealtà.