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Messaggi - Jacopus

#2746
Ox. Mi piacerebbe che mi facessi degli esempi concreti. Condanni la violenza fisica ma condanni anche il rammollimento delle virtù maschie, che però non vanno confuse con incapacità sessuale ma "castrazione", ipotizzo di tipo culturale.
Come ho già scritto la dominazione dell'uomo sulla donna è durato fin troppi secoli ed è stato il modello " principe" di ogni forma di razzismo e segregazione. Si parla di una ipotetica castrazione dell'uomo perché non può più godere dei favori delle odalische e ci si dimentica delle castrazioni che per secoli hanno subito le donne. Certo era un sistema con le sue regole e in queste regole le donne avevano anche dei privilegi ma al prezzo di mantenere un ruolo defilato e subordinato.
Oltretutto spesso ( non sempre ma spesso) coloro che nostalgicamente sognano il ritorno di un mondo più identificato in senso maschile e femminile, sono gli stessi che ritengono il passato un'età dell'oro: quello stesso passato quando la violenza era all'ordine del giorno in tutto il mondo e quando gli uomini esercitavano un potere assoluto sulle donne. Forse questa diminuzione di violenza proprio nei paesi dove i diritti delle donne si sono affermati dovrebbe far riflettere.
#2747
A Ox. Condizionamenti, determinazioni? Io credo nel libero arbitrio, se ti interessa. E quindi ognuno è responsabile di ciò che fa. Ma non bisogna neppure essere ingenui e pensare al libero arbitrio come assoluto. Anzi è molto più relativo che assoluto. Ne abbiamo molte prove, scientifiche. Se questo tu li consideri scientismo fai solo dell'ideologia.
Sulla non punibilità non so esattamente a cosa ti riferisca. Ammesso che una persona sia incapace di intendere e volere non sfugge comunque a misure di controllo se considerata pericolosa socialmente ed anzi in questo caso non vi è neppure un fine pena certo ma una rivalutazione periodica della pericolosità, nei casi estremi, si ne die.
Lo scientismo positivista è stato superato in molti modi e l'epoca del positivismo, in questo campo, è stato il tempo di Lombroso, dal quale ci siamo notevolmente distaccati.
Se esiste la violenza però non si può fingere che derivi da una malvagità insita non si sa come nell'uomo. Altrimenti si cade nella metafisica religiosa che a proposito di processi grotteschi avrebbe molto da dire.
È proprio la scienza che invece si domanda laicamente da dove proviene la violenza e come fare per ridurla. Ovvio che questo potrebbe anche significare il mutamento dei rapporti di potere come ha, a lungo, asseverato e con molte ragioni, il pensiero marxista. La violenza e il dominio sono aspetti del potere dell'uomo sull'uomo che si trasferiscono in mille modi dal rapporto individuale al rapporto soggetto subordinato/istituzione.
#2748
Circoscrivo. "Il male solo come violenza gratuita o interessata verso gli altri." Il male come prepotenza. Evitiamo cosí di allargare il discorso ad altri tipi di male che ci porterebbero a relativizzare. Fare del male fisico o psicologico senza motivo o per motivi egoistici è un concetto di male piuttosto condivisibile ed oggettivo.
Dire che nasce dell'ignoranza mi sembra piuttosto riduttivo e tautologico. Ma allora dov'è la causa?
Direi che le cause sono molteplici e difficili da omogeneizzare. Il figlio della madre alcolista può subire la sindrome alcolica fetale con modifiche importanti del cervello, una ridotta capacità di autocontrollo, diminuiti strumenti cognitivi e motori. Un ottimo preludio alla possibilità di cacciarsi in guai seri. Il figlio del padre killer ha la probabilità di diventare anch'egli killer, con percentuali doppie o triple rispetto a un soggetto di controllo. In questo caso perché messaggi violenti vengono veicolati nel caldo delle relazioni parentali. Un bambino che subisce una violenza sessuale da bambino sarà motivato a ripetere la violenza sessuale verso altri da adulto. Non tanto per un sentimento distorto di vendetta (talvolta presente) ma soprattutto per avere la sensazione di poter controllare quell' evento traumatico originario ponendosi dalla parte dell'offensore.
Potrei continuare con gli esempi ma quello che forse unisce questi diversi esempi di male è la "concatenazione" del male da un tempo al tempo successivo e come questa concatenazione sia fissata attraverso eventi sociali, ambientali, familiari, di potere economico e politico, genetici. Tutti a loro volta interconnessi fra di loro.
Immaginate la società umana come un sistema idraulico di tubi interconnessi, dentro i quali scorrono le relazioni sociali. Un atto di violenza produce un surplus di pressione che prima o poi si scaricherà altrove magari con forza raddoppiata.
Allora questo tipo di male: la violenza, nasce da sé stessa, da altra violenza. E meno violenza riusciamo ad esercitare, non solo come persone, ma soprattutto come istituzioni, e più riusciremo a tenere sotto controllo questa violenza, che comunque risiede dentro di noi in quanto originariamente possibili prede e possibili predatori del mondo naturale, dal quale ci siamo distaccati da solo qualche migliaio di anni.
#2749
"Un despota imbecille può costringere gli schiavi con catene di ferro; ma un vero politico li lega assai più fortemente con la catena delle proprie idee; è al piano fisso della ragione che egli ne attacca il capo. Legame tanto più forte perché lo crediamo opera nostra. La disperazione e il tempo corrodono i legami di ferro e acciaio ma nulla vale contro l'unione abituale delle idee, non fanno che rinserrarsi sempre di più: sulle molli fibre del cervello è fondata la base incrollabile dei più saldi imperi".
Oggi mi sono imbattuto casualmente in questa frase scritta da Servan: discorso sull'amministrazione della giustizia criminale. Quello che mi ha colpito è stata la contiguità con alcune idee neuroscientifici che circolano oggi: ovvero che ci comportiamo in un certo modo perché lo apprendiamo dai nostro prossimo e che questo apprendimento resta iscritto geneticamente già a livello ontogenetico (Cioè nella vita del singolo individuo), senza dover aspettare i milioni di anni previsti dal modello evoluzionistico tradizionale.
Ma ciò che mi ha colpito è anche la data di pubblicazione di questi libricino, 1767.
#2750
Percorsi ed Esperienze / Immortalità a la Borges
17 Ottobre 2018, 22:02:04 PM
Il tempo è infinito. Lo spazio è infinito. Quindi un altro Jacopus inevitabilmente è già nato e morto nel passato e un altro Jacopus sta per nascere nel futuro. Ma non solo, in virtù di queste dimensioni infinite esisteranno o sono esistiti degli Jacopus quasi simili. Uno si è differenziato perché scelse un giorno di indossare i mocassini, invece degli stivali, un altro preferì grattarsi il naso invece di guardare fuori dall'oblo' protettivo. Ma non solo. Prima o poi nel tempo e nello spazio, questi diversi Jacopus, ognuno leggermente diverso dall'altro, si dovranno incontrare ed essendo il tempo infinito, sono destinati a reincontrarsi. E questo ovviamente va moltiplicato per tutte le forme viventi. Quindi, se questa teoria fosse vera, sono immortale e consistente con infinite copie di me stesso che hanno vissuto nel passato e che vivranno nel futuro e altrettante infinite copie di quasi-me-stesso.
Il prosecco è finito.
#2751
Tematiche Filosofiche / Re:Il solipsismo
17 Ottobre 2018, 21:00:46 PM
Non so se Donald volesse parlare di solipsismo. Ho dei dubbi in proposito. Sul solipsismo invece ho la certezza che si tratti di una favola o il tentativo di giustificare filosoficamente il cow-boy solitario dagli occhi di ghiaccio.
Già usare la parola mente richiama il nesso esistente fra la mia mente è quella degli altri esseri umani con cui mi relaziono. Ma anche se fossi in un'isola deserta, per pensare la realtà dovrei usare dei simboli, un alfabeto, una grammatica e una sintassi che sono la derivazione del lavoro di generazioni di menti. È quelle menti condizionano inevitabilmente la mia rappresentazione della realtà.
Per avere menti e cervelli solipsistici avremmo dovuto imboccare un diverso percorso evolutivo nel passato o aspettare che, filogeneticamente, ci siano delle mutazioni nel futuro. Al momento il solipsismo può essere solo un modo per ottenere interesse da qualche ammiratrice, nel solco del "bello e impossibile" o in alternativa un modo per illustrare forme patologiche di sviluppo come quelle comprese nello spettro autistico.
#2752
La risposta empatica con i propri affini e per sé e un dato di fatto ineludibile ma limitare le capacità etiche a questo "stagno morale" non è realistico. La definirei una versione provinciale che aggrega Banfield (familismo amorale) e Olson (Free rider).
Come ho già scritto, a causa della plasticità del ns cervello, credere in ciò, non fa altro che rendere reale ciò in cui credo, in questo caso in una morale limitata a me e ai miei cari.
Ma questa visione è contraddetta da mille esempi della storia a cui tu puoi replicare con altri mille favorevoli alla tua tesi.
La storia non va verso il progresso o almeno non ci va in modo così lineare come credevano 150-200 anni fa, prima che Dostoevskij e Nietzsche non guastassero la festa.
Ma esistono dei dati inconfutabili, il primo dei quali è la nascita di una religione universalistica (Katholikos). Ed altri che si prolungano nei secoli.
Ti sembrerebbe possibile applicare, oggi, la seguente pena  a carico dell'autore di un tentato omicidio (di Re) "che il condannato sia pinzato con tenaglie ed ivi ferito, sulle ferite sarà versato piombo fuso. Sarà amputato della mano destra ed anche ivi versato piombo fuso. Quattro coppie di cavalli lo tireranno dagli arti finché questi non verranno amputati. Infine sarà gettato nel fuoco".  Accadde 250 anni fa a Parigi.
Altro esempio. Per quanto io non condivida il marxismo, non credi che in esso vi sia una visione morale, perlomeno nelle intenzioni, che è un'ulteriore percorso verso un'etica morale più elevata e grande del piccolo branco?
#2753
CitazioneCiò non toglie che, morto o vivo che sia Dio, il "bene" da noi preferito è quello che è oggetto di desiderio e di aspirazione se siamo buoni(e non che buoni e cattivi, generosi e magnanimi da una parte e gretti e meschini dall' altra, non si distinguono reciprocamente in quanto tutti indiscriminatamente desiderano identicamente ciò che desiderano, qualsiasi cosa sia; e ovviamente sono felici se lo conseguono, infelici in caso contrario).
Accidenti che sforbiciata di manicheismo. È la bontà di grazia in cosa consiste? Anche Mussolini ha fatto cose buone. Probabilmente anche Hitler.
E poi che tutti facciano cose per ottenere la propria felicità, anche quella "personalizzata, non mi sembra proprio realistico. Ho esperienza di moltitudini di soggetti che agiscono consapevoli e inconsapevoli per realizzare la propria rovina. Ma in questo caso per vedere bisogna scavare e fidarci della nostra mente è della esperienza scritta nei testi di psicoanalisi piuttosto che negli esami clinici o nelle proprie monolitica convinzioni.
#2754
Sgiombo. Lungi da me essere razzista o renziano come insinui. È  vero i lestofanti vivono ad ogni latitudine ma proprio a causa dei concetti  che ho illustrato qui, dove si sviluppa una certa etica individualistica e familistica amorale (Banfield) l'universalismo diventa un simulacro adatto per le processioni. Laddove l'universalismo è coltivato con più serietà si trasforma più facilmente in prassi riconosciute e legali. Non parlo di singoli soggetti ma di istituzioni e società. Ovviamente c'è anche il rovescio della medaglia. I popoli mediterranei ben difficilmente, a livello generale, sono portatori di valori assoluti. Probabilmente la vicinanza con il mare ci ha vaccinati sia dagli eccessi idealistici messi in pratica sia dalla capacità di fidarci degli altri. Scetticismo più individualismo.
#2755
Post didattico/esplicativo.
La distinzione di Ox non è quella nord/sud Europa. Ma tra la tradizione di pensiero anglosassone (uk e usa) e quella continentale, universalistica ed idealistica. Però è vero anche quello che dice Viator. Nell'ambito continentale c'è chi i principi li ha presi un po' più sul serio (nord-europa) e chi li sfoggia in modalità barocca, spesso senza agirli.
#2756
Tanto per relativizzare. Gli Hindi dei villaggi sperduti nello scorso secolo, in caso di carestia, reputavano normale e giusto che gli appartenenti alle caste inferiori morissero di fame per far sopravvivere gli appartenenti alla casta superiore. Un concetto morale alquanto diverso sia dall'utilitarismo anglosassone che dell'universalismo continentale.
La cosa straordinaria era che, finita la carestia i superstiti, nel frattempo rimasti orfani o vedovi, tornavano a lavorare per le caste superiori senza alcun rancore. (W. Torry, morality  and harm: hindi peasant adjustment to Famines, temple press, 1978.)
#2757
Naturalmente Inverno. Hai le tue ragioni. Paghiamo una debolezza strutturale e di immagine .Ma non è tornando indietro che risolveremo i nostri problemi. Anzi il deficit strutturale aumenterà fino a situazioni da Sudamerica.
L'unica funzione della Italexit è di ricattare l'unione europea in tipico stile italiano
#2758
Risate amare, Eutidemo, risate amare. È poi finalmente un po' di vitalità. Inizieremo ad ammazzarci in massa, emigrare in massa. L'italia come ecoambiente potrebbe anche guadagnarci.
#2759
Socrate. È probabile che non ti ricordi le tempeste valutarie che aggredivano la lira prima che il percorso verso l'euro fu pienamente ratificato.
Io ricordo una manovra Amato nei primi anni '90 che mi sottrasse  quasi un milione di lire dal conto corrente per risanare i conti sottoposti alla speculazione successiva a mani pulite. Forse non ti rendi conto quanti soldi in interesse sul debito pubblico abbiamo risparmiato. Debito causato non dall'euro ma da spese pubbliche talvolta insensate e da un evasione fiscale degna del terzo mondo. Senza l'ombrello dell'euro probabilmente saremmo già andati in default. Ma visto che siete così in tanti a voler tornare alla lira, torniamoci cosí poi ci facciamo quattro risate tutti insieme.
#2760
Per Phil. Se intendi l'utilitarismo come prassi e non come dato naturale alla stregua del homo homini lupus, sono d'accordo. Lo reputavo un bluff se lo ponevi in una posizione naturalistica.
Sul binomio natura/cultura tocchi il punto centrale della mia tesi (veramente sviluppata da altri ma che propagando in modo convinto). Ovvero che la cultura è in grado di modificare la natura del ns comportamento non solo attraverso il condizionamento pavloviano, l'apprendimento educativo e cognitivo ma giungendo a modificare la ns stessa fisiologia influenzando la dinamica eugenetica. La modifica all'ippocampo di cui parlavo è stata sperimentata su un topolino che leccava premurosamente i suoi cuccioli, misurata su un gruppo di controllo accudito ma privo dell'affettivita' materna (Liu eh alii, maternal care, hippocampal glucocorticoid receptors... in Science 277, 1997, pg . 1652-1662).
Se questo accade ad organismi relativamente semplici come i topi immagina quanto spazio di modifica comportamentale hanno i componenti della specie homo sapiens. Ed immagina anche come diventi labile da questa prospettiva la distinzione natura/cultura (che in altre discussioni ho difeso a spada tratta  :P.