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Messaggi - green demetr

#2761
Tematiche Filosofiche / Re:Che è l'uomo?
12 Maggio 2017, 15:13:44 PM
Citazione di: maral il 11 Maggio 2017, 23:09:59 PM
Dimmi Green allora che genere di metafisica gerarchia proponi e quanto speri che duri prima che si riveli la solita catastrofica panzana. Oppure credi che sarà eterna?
Quanto al superuomo di Nietzsche è la soluzione? Non sappiamo nemmeno cosa sia questo superuomo, non sappiamo nemmeno se va bene chiamarlo superuomo alla nazista o oltreuomo alla Vattimo. Se è roba di destra o di sinistra (ché ognuno lo tira sempre dalla sua parte, si può star certi, tutti ci sentiamo dalla parte dei superuomini) o è oltre ogni destra e sinistra.
Lo ripeto sottolineandolo, Nietzsche ha detto che ogni via diritta mente e questa è l'intuizione migliore di tutto il suo pensare e non per nulla la via che sempre si ritorce su se stessa è il concetto chiave dell'eterno ritorno dell'identico, il culmine e l'abisso del suo pensiero, dopo di ché si è detto tutto e di meglio resta solo la follia e il silenzio.

Maral mi rifiuto d'oggi in poi di parlare ancora dell'eterno ritorno.
Ma poi almeno leggi quello che scrivo  :( : la nuova metafisica deve essere senza gerarchie!
Sini è ovviamente il più grande filosofo italiano, ma l'esito a cui giunge è propriamente l'accettazione delle gerarchie. >:(
Qualcosa nel suo farsi è andato perduto. Gli l'ho pure scritto, ma lui ha deciso di fare lo gnorri, sproloquiando di non so quale dinamismo.(ovviamente intendo benissimo cosa intende, ma non giustifica minimamente il prodotto finale).
Capisco che per te (che hai a cuore Severino) trovi speciale il connubio possibile tra l'immobilismo del secondo, con gli esiti del primo. Ma questo non ti dà diritto di dire che la metafisica è necessariamente gerarchica.
Queste tesi, che per esempio spesso, gente come il Faye addita come cattiva filosofia, a me fanno solo ridere.
Ripeto a mio parere centra molto il tema del naturale.
Qualche giorno fa ho controllato se era stato montesquieu a parlarne, ma ho scoperto che è l'esatto opposto!
Solo negli ultimi anni il fronte anti-naturalista si sta formando, purtroppo sulla wiki, cita solo Bobbio....e Bobbio è un principiante della metafisica, anzi non capisce proprio niente.(Fusaro via Preve qualcosa intende, solo per poi ribaltare in un gesto folle omofobico, tutto quello che ha capito nel suo opposto).
Purtroppo mi capita di ritrovarmi con delle intuizioni che sono troppo avanti nel tempo.
Io le do per scontate, ma non siamo nemmeno all'abc della formulazione.

A questo punto dovrei aprire un altro fronte di guerra filosofica, ma al momento ho già in ballo il fronte nicciano (e in "lavori in corso" Hegel ed Heidegger, inoltre con un caro amico kantiano sto cercando di impostare una filosofia metafisica 2.0 formale)

Per me è fondamentale nietzche, quindi mi perdonerai qualche tono aspro, ho già spiegato a Garbino che dopo l'estate sarò in grado di aprire un 3d importante, perchè documentato.
Purtroppo sono agitato. Vivere in questi tempi non è facile.
#2762
Tematiche Filosofiche / Re:L'elemosina di Hobbes
12 Maggio 2017, 15:10:28 PM
Caro cvc sono d'accordo, chi fa l'elemosina è sempre un ipocrita. (e nella mia vita ho visto troppi casi nemmeno simili, ma proprio Uguali per non poter dire che è così)  (la questione delle ong è la cristallizzazione delle cose come stanno, lo so da decenni!)

non sono d'accordo sul:

"Si potrebbe dire provocatoriamente che un perfetto altruista per meglio giovare al prossimo dovrebbe..... togliersi di mezzo!"

Perchè è ovviamente una provocazione, perchè è ovvio che cerca di coprire, tramite il paradosso, la verità: che siamo degli ipocriti.

Perchè invece non scoprire la realtà delle relazioni, e della difficoltà di progettare insieme?
Non in nome di ipocriti idealismi sinistrorsi, ma in base ai dati effettivi, ai feedback ricevuti.
E alla nostra capacità di mantenere la relazione ottimale, perchè quei feedback saranno sempre negativi!
Come scriveva l'ultimo Derrida, il tema dell'accoglienza, del saper far spazio nelle nostre vite (vite? lol) all'altro.

Ovvero occuparsi veramente dell'altro! e non per finta! e non per gioco in nome di buoni pensieri e sciocchezze simili.
#2763
Paul amico mio  :-[  (anche agli altri fratellastri del forum) 

Ma certo, è esattamente quel che penso di male di Platone.
Non è possibile cioè anteporre una etica pre-ordinante agli enti.

Nietzche al contrario come molto elegantemente scrivi porta la metafisica dentro la vita. (ma a lui dedico il secondo capitolo).
 
cap 1 heidegger  (che diavolo è l'essere?)

Heidegger che è un discepolo di Aristotele come giustamente ha fatto notare il nostro Franco Volpi, tenterebbe di sintetizzare le posizioni Aristoteliche con quelle Platoniche.

E dunque l'ente diventa l'esistente, un esistente temporale (aristotele) il cui rapporto con l'essere coincide con il bene (platone).
Ma l'ente non è subordinato come in Platone alla sua esistenza. Bensì si apre al mondo DA SEMPRE. Questa parolina va ben capita.
E non la sento quasi mai in giro (tranne il prof. Di Martino, che ho frequentato a Milano).
Ossia l'esistente (l'uomo in poche parole) è quell'ente che intende il suo essere nel tempo. Sostanzialmente come Di Martino ci ha fatto notare l'Heidegger di Essere e Tempo è in nuce lo stesso delle prime opere giovanili del bodense. Ossia un mix sapiente di Aristotele e Weber.
L'elemento di novità che aggiunge è Agostino, lui lettore attento della filosofia medievale, e indeciso fino alla fine tra se diventare matematico - pastore o filosofo.
Ma è proprio l'incontro con in 2 giganti della Chiesa a fare maturare il suo concetto di inautentico. (san tommaso è aristotele)
Inautentico non è l'esistenziale, bensì lo iato che vi è tra Dio e l'ente.
Ma questo autentico noi lo ritroviamo solo tramite il ripiegamento spirituale di un Agostino (qui mi fermo perchè su di lui non so praticamente niente).
Io liquido la faccenda (in attesa di riprenderla in futuro) con la questione della mediazione fra ente ed essere, alias tramite il pensiero.
Ma è proprio il pensiero che si apre sul mondo, che intende di essere mediazione, e quindi da sempre nel mondo.
Ciò che è mediato non viene mai prima della mediazione.
La mediazione è il pensiero stesso, dunque.
Ma se la mediazione si apre su qualcosa, vuol dire che quel qualcosa c'era anche prima (da sempre).
Come Garbino sta capendo, è molto vicino all'idea di essere di Aristotele. Solo che per aristotel quell'essere dell'ente, sostanzialmente coincide con l'esistente stesso. Ossia l'ente è l'Essere.
Non così per Heidegger, che nota una cosa fondamentale, che la mediazione non avviene per identificazione dell'ente.
Non esiste come un ente che sà di essere un ente.
Bensì come domanda. La domanda è dunque cosa è l'ente? (domanda ontologica)
Nella riflessione di Heidegger, è dunque la domanda che sostituisce l'essere aristotelico.
In questo caso ci spostiamo di nuovo a Platone. Anche per Platone l'ente non è l'essere, ma è la domanda sull'essere.
Il problema che cortocircuita in Platone è ovviamente che il Bene si declina in un ordine gerarchico, direi naturale aggiornando la terminologia ad oggi.
Dove ogni ente, è portato a essere qualcosa, che da sempre era. (pensiamo ai deliri della epigenetica)
Perciò il soldato è portato a essere naturalmente un soldato etc...etc...
Fino al filosofo che deve essere il governatore del mondo (non è evidente il delirio? stiamo ancora qui a parlarne?)
E oggi lo scienziato che deve essere il governatore del mondo.(le università sono già loro, come il discorso pubblico)
Il punto è che per Platone non è l'ente a decidere del mondo, ma l'essere.

Nella grande scuola medievale, invece l'essere non ha più i caratteri naturali, fisici, atomici dei greci, bensì formali.
L'essere non è qualcosa, l'essere è ciò di cui più grande non può esservi.
Ossia l'essere non è l'ente. (Certo sarebbe Platone con le giuste correzioni, appunto quelle formali, e di contenuto, stiamo parlando di Dio e non del bene, ma voglio dire il principio è lo stesso)

Dunque vi deve essere un rapporto tra l'ente e l'essere, che nel cristianesimo illuminato (quello protestante) non può che arrivare a dire che l'ente intende l'essere per Grazia.
In Heidger la grazia sparisce (scegli la filosofia e non la religone, ma secondo me anche se avesse scelto la religione non cadremmo troppo lontani dall'albero secondo me), e ci troviamo di colpo gettati nel mondo, incapaci di capire cosa sia il mondo che da sempre è.

A questo punto non rimane che intendere il rapporto tra l'ente e il mondo (che da sempre è).

Lo scopo umano è quello di ridurre il mondo all'essere. (la tecnica) ossia di ridurre l'essere all'ente.
Il problema più radicale introdotto è che il mondo non è l'essere. (e risiamo a platone)

Dunque per Heideger il compito dell'uomo è quello di intendere l'essere, che viene prima del mondo. (come per platone)

L'allarme scatta quando heidegger legge nietzche, e la sua volontà di potenza.

E capisce una cosa, che la volontà di potenza, è un motore, una forza insita nella tecnica stessa, ossia un errore metodologico.
In cosa consiste questo errore?
ma lo aveva già detto lui stesso in essere e tempo!
Che l'ente domandante uomo, si dà nel mondo come riduzione del mondo. Ossia quell'ente che riduce gli altri enti a se.
E' un ente fagocitante, che rischia di perdere il suo capo più importante, il fatto che quella darsi al mondo come riduzione del mondo è frutto del pensiero domandante. Ma se da un lato Heidegger non ricusa l'aspetto scientifico umano(la reductio ad unum), sconfessando qualsiasi esistenzialista che aveva frainteso (e continua a fraintendere). Dall'altro capisce che ha perso l'altro capo del suo essere domandante, da dove viene la domanda. La domanda uroborica Heidegeriana, è dunque sull'origine. Come può darsi il pensiero? (il pensiero originario NON è il pensiero destinale) (ossia DIO non è la TECNICA, la RAGIONE bla bla bla).
Come può il pensiero che si domanda sugli enti e su se stesso come ente, intendere ciò che viene prima di esso.
Perchè è chiaro che se l'uomo perde la misura, la capacità di dare senso alla sua reductio ad unum, la reductio ad unum prende il sopravvento sul pensiero stesso.
L'allarme è dunque che il pensiero smette di riconoscersi tale (ossia si dimentica che è una domanda, e finisce per credere di essere quella reductio ad unum, che è destinale per l'umanità).
Heidegger è dunque diventato famoso, perchè ha illuminato la guerra tra scienza e filosofia, dandone i giusti contorni.(quelli dello sviluppo stesso della storia della filosofia).
La scienza non pensa. (Semplice e vero).

Ma qeusto breve tour Heidegeriano (cosparso di note abissali che ne bloccano la lettura, nè più nè meno che come nietzche e in parte hegel) non ha ancora detto nulla delle tue notazione Paul.

Perchè dico che Heidegger è un metafisico? E' semplice perchè lui ritiene che il pensiero "domanda dell'essere" sia ben definito. Senza aver ancora dato  la definizione di quell'essere.(in cosa consiste? in una relazione dialettica, in un etica, in un ente speciale? almeno gli altri filosofi hanno provato a dirne qualcosa)
E' dunque per forza di cosa una metafisica (terribilmente incompiuta, lasciata ai posteri che capiranno): io capisco benissimo.
ma nondimeno è proprio il termine essere che mi irrita quando leggo heidegger, è troppo caricato di significati arcani, sconfina veramente in qualcosa di stregonesco. (non che non mi dispiaccia, ma poi non puoi tu heidegger spacciarlo per il discorso che viene dopo tutte le metafisiche, è troppo sporto sull'abisso, per poter credere di essere uscito dalla metafisica (posto che si possa, perchè io non credo che si possa uscire dal metafisico).


cap 2 nietzche (e il suo diritto al futuro)

ma veniamo a nietzche, heidegger pensa che nietche sia un metafisico perchè crede che la volontò di potenza sia qualcosa che va oltre l'immanenza, qualcosa di naturale bla bla bla...

ma in nietche questa cosa nonostante marale e garbino insistano a dire il contrario, non avrebbe alcun senso!

L'essere in nietzche scompare, perchè egli dice, perchè l'essere e non invece qualcos'altro.

Anche per nietzche come per heideger, l'ente uomo, è un ente che domanda.
Ma la domnanda trova compimento nello svelamento dell'ipocrisia di essere un ente.
L'uomo non è un ente. Non ha categorie, non ha un prima, non ha un dopo.
L'uomo è quello che viene a essere in base al suo domandarsi sul senso storico che egli viene a intraprendere.
L'uomo è dunque storia.
Ma non è l'uomo del cerchio, la sua storia non torna MAI a se stesso, il contrario, la storia sobbalza l'uomo fuori dal se stesso.
Dimodochè noi siamo solo il qui, ora e presente, e un attimo dopo non siamo più.
La storia, la narrazione che raccontiamo di noi stessi non può avere mai i caratteri di metafisica monumentale.
l'uomo non è una relazione dialettica, l'uomo non è l'uomo etico, l'uomo meno che mai è un ente speciale.
l'uomo è la storia dei suoi errori.
E' l'errare stesso, in senso assoluto, è quindi relazione nella relatività assoluta.
Relazione perchè domanda certo.
Nietzche rifiuta la reductio ad unum, per questo si dici sia irriducibile ad alcuna definizione.

Ma questa è una boiata assoluta.

Nietzche definisce per "nome e cognome" in cosa consista la relazione all'interno della relatività assoluta.
All'interno della relatività assoluta, rimane la domanda (non era poi cos' difficile, heidegger non è andato poi così lontanto dal vero) fra i domandanti.
la relazione dei domandanti con la relatività assoluta, è la destinalità dell'uomo.
I superuomini sono coloro che intendono l'amicizia, ossia che sono dei domandanti.
E i domandanti sanno benissimo che di fronte a loro c'è il nichilismo.
Ossia abbandonato qualsiasi reductio ad unum (che si risolverebbe nel cane che si mangia la coda, ossia nella ripetizione infinita di quello che vuole la tecnica (direbbe un heideger), in nietzche semplicemente la ripetizione ossessiva delle azioni che perdono di senso e di valore.(la greggia, l'animale, gli umani, i filosofi, la filosofia stessa) si tratta di attraversare il mare magnum del relativismo e scoprirsi amici nella traversata.
la guerra è contro coloro che voglion tornare alle rive del nichilismo a colore, che non ce la fanno a stare nel relativismo assoluto.
Ma come fare a stare nel relativismo assoluto, se non affidandosi ognuno all'altro? è quella la dimensione del guerriero.
Il guerriero è colui che non si spaventa, che l'occaso sta arrivando, che sa salutare l'amico che lascia.
Il guerriero è colui che non ha paura della morte, che rinuncia alla riva, perchè sa che può essere quello che deve essere.
Sa di dover essere il guerriero, ma il guerriero non è l'individuo sciocco che affronta la tempesta, da solo.
E' l'individuo che sa che per non aver paura deve esaltare la virtù guerriera del compagno.
E' colui che non molla mai il compagno nella tempesta, è colui che piuttosto affonda insieme a lui nella tempesta.

E' evidente che se noi spostiamo questo pensiero che vive sugli abissi (e nietzche descrive questi abissi, e per questo vado molto piano.) (sono abissi che ci rubano tutto, l'equilibri, la nostra vita monotona e senza valore) sulle rive del nichilismo.
Bè nessuno lo farebbe per davvero, perchè poggia ancora i piedi per terra.
E quando poggi i piedi per terra, beh poggi i piedi sul metafisico sul gerarchico, e nietzche te lo descrive, ci prende pungi in faccia.
Che volgarità fraintendere quello che ha fatto il nazismo, il coraggio del singolo sull'abisso che tende la mano all'amico.
Con il coraggio (coraggio???) di chi sta sulla terra e fa finta di porre la mano all'amico.

Il dionisiaco viene spostato dalla terra all'abisso (come si fa a non capirlo subito?).

quando sei sull'abisso e più niente torna (Ma quale eterno ritorno!) non rimane che il compagno del viaggio.

E' una questione valoriale. Se vogliamo proprio è un etica, certo, ma non un etica metafisica (il dominio ariano? ma per favore!)
è un etica del valore, del coraggio, dell'amico che ha deciso, sottolineo deciso di salpare dalla riva.
E' colui che va contro la volontà di potenza.Creandone una opposta antigravitazionale. E' la volontò di potenza del falco, delle cime. Etc...

Molti pensano sia poesia, ma è ridicolo, per cui è importante importantissimo capire i filosofi che vengone prima.

Che spiegano cosa è l'essere cosa è l'ente cosa è l'intenzionalità cosa è l'ipocrisia (di chi rimane a terra).

Nietzche non ha pazienza, è tormentato dalle forze gravitazionali, perchè lui la terra non l'ha mai abbandonata.

Il dramma più terribile forse l'ha vissuto con Lou Salomè. Una donna che era coraggiosa, la donna più coraggiosa d'europa.

Una donna che poteva librarsi come un falco, una donna che ha scelto la terra.

Il pensiero di nietzche si è rotto per un attimo, la follia ha cominciato a entrare in lui.

La follia è il pensiero paranoico, cosa sarebbe successo se mi avesse seguito, è questo il pensiero ossessivo che c'è dietro ogni singolo strale contro le donne.

Si era aperto alla speranza per un attimo, poi è tornato a parlare con le ombre, con i superuomini che verranno.

ha provato unico essere umano ad averlo fatto a salpare dentro il nichilismo.(DA SOLO! ed è questo che fa impazzire gli interpreti, che vogliono riportarlo a terra, paragonarlo ai nani di terra, riportarlo a parlare con loro, ipocriti e falsi).

ma la terra, l'odiata terra lo ha risucchiato nell'occaso troppo presto per un verso e troppo tardi per l'altro.

l'energia che scaturisce da quei testi, invoglierà sempre il giovane a provare. Finchè un giorno saranno degli amici a salpare, e forse andremo ancora più in là nel mare del nichilismo. (quanti nietzche potranno ancora nascere che lo faranno da soli. certo heidegger è uno dei pochi che ha provato, ma non credo sia andato oltre il maestro, mi sembra sia salpato con troppi ormeggi, ma lo saprò dire un giorno, quando avrò capito entrambi i maestri completamente, fin dove sono arrivati).

Perchè è chiaro, se più niente ha valore, allora l'unico valore è il coraggio del singolo e o degli amici.

Che vuoi Paul Nietzche mi sta accompagnando appena fuori dal pensiero gravitazionale. Capisco la direzione, capisco il terrore metafisico che si prova, ma una volta assaporata la vertigine delle cime, non ce la faccio proprio a rivoltargli le spalle (perchè bei miei vent'anni l'ho fatto). Sono pavido sì, ma cerco di superare la paranoia che vuole che sia pavido per sempre.

Ora è chiaro perchè sono d'accordo con te? la metafisica nicciana, è una metafisica dell'ente etico, che prova cosa sia il coraggio nel mare del nichilismo.
E' la metafisica che ha smesso di essere terra, origo, destino gravitazionale gerarchico, è la metafisica che parte con l'ente.
La metafisica è l'ancella dell'ente. E' la domanda che si è messa in viaggio. è metafisica dentro la vita (la vita come navigazione nel mare del nichilismo).

Nietzche è un relativista? Nietzche è un nichilista??? Nietzche è un naturalista??? Nietzche è un nazista??? MA PER FAVORE!!!!

COME PUO' essere se tutto quello che ho raccontato torna, è logico che sia, e dopo l'estate dimostrerà documenti alla mano che sia?

Mi spiace io proteggerò sempre nietzche, non capite che è l'unica ancora di salvezza (quale Dio Heidegger??? nel senso certo ci puà anche essere dio, ma non possiamo dirlo PRIMA!)
#2764
Citazione di: Angelo Cannata il 11 Maggio 2017, 13:02:04 PM
Secondo me, al punto in cui siamo della discussione, ciò che serve a te è la tua via specifica, mentre ciò di cui ho parlato io finora è cio che va bene per tutti.

Se ci fai caso, tutto ciò che ho detto finora come vita spirituale può essere accolto da atei, cristiani, musulmani, buddhisti, superstiziosi, materialisti, filosofi, non filosofi, insomma tutti proprio tutti.

Ma una persona non può impostare la propria vita spirituale solamente su ciò che va bene per tutti: è indispensabile aggiungere ciò che è richiesto dalla tua specifica personalità.

Da ciò consegue che, se adesso io provassi a indicarti qualche idea, qualcun altro me la criticherebbe subito con estrema facilità, perché in realtà sarebbe il tentativo di venire incontro alle tue specifiche esigenze, quindi con criteri che non sono più quelli che ho descritto finora, adottabili da tutti.

Comunque è solo una mia impressione del momento, magari sbagliata.

Certo il tuo discorso va bene per tutti.
Ma tu non sei tutti.
A mio parere ognuno adotta una soluzione ad hoc.
E' evidente che la mia è pesonale.
Ma in effetti credo di averci messo molto del mio.

Il perchè lo faccio? E' che credo che la testimonianza di ogni testa, sia in grado di influenzare in qualche maniera quella degli altri.
Magari rafforzando convinzioni altrui, magari ideando paralleli, e magari incrociando esperienze.

Capisco che però in questo momento della tua vita, la distanza che vai descrivendo, coincide con questa di idea di viaggio conoscitivo più che relazionale.

Certo che può essere valida per tutti. A maggior ragione in tempi buj e scientisti in cui A MIO PARERE versiamo.

Cioè è qualcosa di ambiguo e che potrei solo capire se ci fossimo mai incontrati nel reale.

Per questo assolutamente accetto la tua narrazione (e che differenza rispetto ai nostri primi incontri scritti, ho proprio cambiato opinione su di te  ;)   :D  ).
E ovviamente di pari continuo con la mia narrazione.

Non credo che dobbiamo farlo diventare qualcosa di valoriale in assoluto.

Non certo in questo 3d.

Saluti di stima ciao!!
#2765
Tematiche Filosofiche / Re:Che è l'uomo?
11 Maggio 2017, 18:08:32 PM
Citazione di: maral il 11 Maggio 2017, 13:54:16 PM
Non è una posizione, ma una constatazione....
Poi lo diceva anche Nietzsche che ogni via diritta mente e in questo non aveva proprio torto.

Si una constatazione tutta tua infatti.

Ma per favore non tiriamo in ballo Nietzche che indica chiaramente una soluzione fatta di superuomini e ASSENZA di gerarchie.Grazie!

Altro che le sciocchezze alla Sini con la pratica delle pratiche, che risulta in una pratica identica a se stessa. Se deve essere come giustamente teorizza una prassi che controlla le prassi, poi deve anche saperle condurre verso nuove prassi, non le solite.
Mi sembra evidente.
#2766
Citazione di: Angelo Cannata il 11 Maggio 2017, 12:33:30 PM
Citazione di: Freedom il 11 Maggio 2017, 09:28:57 AM
Cos'è la vita interiore? I pensieri, le sensazioni, i sentimenti? Oppure cosa?
Per questo interrogativo credo utile un procedimento che vada per restringimento progressivo degli orizzonti. Quindi partire dagli orizzonti più vasti e poi restringere l'interesse, senza per questo escludere il resto in maniera categorica, fanatica.

Un punto di partenza con orizzonte abbastanza vasto può essere questo: vita interiore è tutto ciò che avviene dentro il tuo cervello, il quale è connesso anche con il corpo e con il mondo esterno. Da questo punto di vista anche bere un bicchier d'acqua è vita interiore; in questa fase non interessano le sensazioni profonde che anche un bicchier d'acqua è in grado di dare, ma l'esperienza pura e semplice del sentire il bicchiere alle labbra, sentire l'acqua, pensare che ti stai dissetando e così via: tutto semplicissimo.

A questo punto si pone la domanda: che criterio usare per restringere l'orizzonte della vita interiore, per non disperdersi nel mare di vita mentale che c'è in ogni persona? Su questa domanda abbiamo il conforto della ricerca già effettuata in tutto il mondo da persone prima di noi. La domanda si può tradurre in questi termini: quali sono le cose più importanti di cui interessarsi nella vita? E come farò a valutare i criteri per rispondere alla domanda stessa?

È chiaro che non ci sono garanzie per la risposta: qualunque criterio rischia di farci perdere l'attenzione verso esperienze che potrebbero essere importanti; il problema è che ci troviamo in questo mondo, in questa vita e qualche scelta bisognerà pur farla. A questo punto io ritengo utile usare il criterio del progettista, cioè sedersi a tavolino, con carta e penna, oppure il computer, prendersi tempo e cominciare a riflettere. È quello che io chiamo cammino.

Un esempio di questo è già la scuola e un criterio di base che io ho usato per me è stato quello di farmi un cammino personale consolidando la cultura datami dalla scuola e cercando di supplire a tutte le lacune che essa mi ha lasciato. Poi c'è anche da mettere in conto la propria continua crescita psicologica.

Si fa un progetto e si passa il tempo a correggerlo, oppure buttarlo nella spazzatura e ricominciare da capo. Io ormai faccio questo lavoro su di me da oltre trent'anni. Durante questo lavoro cerco anche di tenere le antenne accese, cercando di recepire da ogni direzione elementi che mi dicano su che cosa è bene che io oggi mi concentri per il miglioramento di me stesso, per la mia crescita.

Ho visto che molti, riguardo a questo progettare, temono una perdita della spontaneità, ma qui sarebbe facile usare un po' di senso critico e osservare che spesso le persone che si ritengono più libere e spontanee sono in realtà le più spersonalizzate e omologate.

Una volta che in questo modo parte un cammino di vita, il risultato è che si forma anche un'esperienza interiore. Con il seguito intendo rispondere anche agli ultimi messaggi di green demetr.

Una volta chiarito che il "sentire" non è il termometro per la vita spirituale, possiamo fare un passo avanti e osservare che c'è un sentire più raffinato che non è il sentire comunemente inteso. Penso che quest'esperienza si possa chiarire bene con l'esempio delle acquisizioni scolastiche.

Dopo che nella tua vita hai imparato a leggere, tu non senti dentro di te nessuna sensazione speciale; però ti accorgi che quando hai un libro davanti, esso non è più "arabo", ma vedi che ti parla. Oppure, se hai ricevuto qualche tipo di educazione all'ascolto della musica, non provi dentro di te nessuna sensazione, ma ti accorgi che quando ascolti un concerto riesci a godere di più i singoli strumenti, i forte e piano, le espressioni interpretative ecc. Insomma, non senti niente di speciale dentro di te, ma ti accorgi che il tuo modo di sperimentare la vita sta cambiando, hai l'impressione di star vivendo di più.

Naturalmente c'è anche un risultato di chiusura: saper leggere può anche significare perdere certe sensibilità possedute dal bambino che non sa leggere; Picasso diceva di aver impiegato anni di studio per imparare a disegnare come disegna un bambino. Questo però non conduce a negare la validità di un cammino di spiritualità, ma semmai a raffinarlo e cercare soprattutto le vie più congeniali per la propria personalità esclusiva.

Mi sembra che questo dia una buona idea di cosa intendere con "vita interiore": direi, in poche parole, l'attività di crearsi propri percorsi di crescita e curarli.


Non critico tanto il fatto che il cammino sia da curare o da creare.
Anch'io lo sto facendo da 30 anni a questa parte.

Il punto è però quello del bambino o quello della musica.
La sensazione non è forse la questione più importante.

Quale è la differenza fra ascoltare Mozart o Salieri, se non nella loro capacità comunicativa che ve ben oltre alle loro capacità compositive.

C'è qualcosa che accomuna, qualcosa che abbraccia, e che la psicanalisi descrive molto bene, come spirito materno.
E' qualcosa di radicalmente originario.
E su cui si apre la trascendenza.

Fare della spiritualità un fatto meramente mentale, non mi convince.
Perchè se mi chiedo cosa sia più importante per me, dal solo lato mentale, non capirò mai cosa significa veramente il trascendente.

Certo vi sono persone come i riduzionisti, che appunto sono i campioni della omologazione, che pretendono, che le attese scientifiche del mentale si riflettano sull'esistente. E che puntualmente rigettano il trascendente.

Ma il trascendente esiste, come hai avuto modo anche tu di raccontarmi.
Questa sensazione esiste, e non vedo come poterla risolvere, con un raffreddamento mentale, del mentalismo, riduzionista etc....

Concordo che per evitare la pretesa della sensazione, del sensazionalismo, della pubblicità della propaganda, della ipocrisia necessitiamo di un allontamento da quella trascendenza.
Ma è importante che quella distanza non diventi un abisso.
Cioè è importante cercare di relazionarsi a quel sentire.
(che poi quella relazione consista di abissi, questa è un altra storia).
L'abisso va guardato non fuggito.

#2767
sari In qualche maniera approfondisci quello che ha detto Angelo.

E quindi può darsi che si vittima di un processo che vuole accumulare piuttosto che spogliarsi di.

Ma il punto è questo: l'uomo è feticisita. (marx)

E'insita in lui questo sovraccarico di cose. Come dice Heidegger, l'uomo che vede una pietra la usa, come la usa l'animale, ma la differenza è che l'uomo la ricorda, e la tiene per sè.
La accumula.

D'altronde anche il viaggio è una accumulazione di esperienza. (come dice ligabue, un viaggio in cui si decide cosa prendere e cosa lasciare)

Non credo sia tanto quello il punto negativo, quanto appunto l'attesa che diventa una pretesa.

Il deserto è quella capacità di ascolto, di saper ascoltare (la voce di Dio) fra i 2 lembi di acque del Mar Rosso, nella paura persino dunque.

Non sono d'accordo che la spiritualità sia un saper morire.

Anche perchè in cosa consisterebbe questo saper morire?

Io direi come la teologia negativa insegna (credo eh!  ;)  ) invece importante il saper ascoltare, la dimensione dell'accoglienza.






#2768
No è vero, hai ragione di nuovo!  :-[

Non credevo potessi andare così a fondo del problema.

Ed allora approfondisco questa questione.

Anche se il mio problema è dovuto proprio al fatto che quella sensazione la ho. (e al contrario dei tuoi ex-parrochiano sento la presenza di Dio, e mentre sto leggendo il vangelo di Giovanni, sento la presenza della trascendenza del Cristo).

Ma come dici tu è nel reale, che vorrei trovare come risultato la trascendenza.

Il punto probabilmente è legato a quello: che se suppongo di sentire una trascendenza poi mi aspetto di trovarla nel reale.

Ma forse come dici tu, è uno sbaglio, e il reale è come un deserto. 

Questa è una cosa che lego molto alla filosofia, come teologia negativa. Eppure pur intendendola razionalmente, non mi soddisfa!

Per questo sento la necessità di trovare una nuova metafisica!

Certamente la spiacevole conseguenza, l'errore come dici tu, risulta nelle aspettative che ci metto.(in questo commetto l'errore stesso dei tuoi parrocchiani, che pretendono di sentire. Ma il sentire è una grazia.)

Ma come sempre dico nei miei scritti filosofici, purtroppo quello è un errore condizionato dal pensiero paranoico, in cui siamo immersi.(io e i tuoi ex-parrocchiani, in questo senso fai bene a essere orgoglioso, è difficilissimo stare fuori dal discorso paranoico!).
Infatti scherzosamente mi hanno chiamato l'ultimo dei cristiani romantici. In quanto pretendo una Salvezza e non ne vedo l'orizzonte.

Si tratterebbe perciò di sottrarsi a questa attesa, cosa che tento di fare (oscillo dentro e fuori dal paranoico).

Ma il risultato non cambia, non sento di vivere una vita spirituale. (se infatti l'attesa svanisce, rimane un'arida consocenza filosofica.)

Molto immaginifiche le 2 scene, la seconda non la conoscevo per niente grazie!


D'altronde aggiungo io l'esodo biblico è anche teologicamente parlando 
il passaggio arduo, stretto per cui conoscere Dio.
Tra 2 lembi minacciosi di acque. Una narrazione altamente simbolica.
#2769
Citazione di: baylham il 11 Maggio 2017, 10:44:21 AM
Citazione di: paul11 il 11 Maggio 2017, 01:48:24 AM
Teniamo presente che è il mediocre omuncolo nitzschiano il piccolo borghese,con la sua morale ipocrita e l mano sempre sul portafogli..........
Questa è la gente delle finte proteste, ma pensa solo ai soldi e agli affari suoi, al massimo la sua morale  è dare una mancia alle varie associazioni per un suo prurito di coscienza, ma nel cuore in realtà hanno il conto corrente.

Se invece il mondo fosse popolato di superuomini,  pieni di esuberante volontà di potenza, che cosa accadrebbe? Forse dei problemi economici, degli stati, i superuomini non si interesserebbero affatto dato il loro disprezzo per il calcolo utilitaristico e per le masse dei servi? Credo che in campo economico le categorie nietzschiane abbiano ben poco da dire.
A differenza di quelle di Marx, purché non siano strumentalizzate da analfabeti economici come Fusaro.

Ai cosiddetti sovranisti chiedo perché la sovranità degli attuali stati va bene, ha effetti così taumaturgici sull'economia, mentre la sovranità europea, di uno stato federale, non va bene. Per coerenza i sovranisti dovrebbero essere favorevoli allo smembramento degli stati attuali: ad esempio nel Regno Unito i fautori dell'uscita dall'Europa dovrebbero sostenere con vigore la separazione di Inghilterra, Irlanda, ecc, oppure in Italia il ritorno alla sovranità dei Comuni.
Le dimensioni ottimali, ideali di uno Stato da che cosa dipendono?

Da uomo di sinistra quale sono, sono per la sovranità statale e per la federazione regionale.
Con possibilità di moneta locale regionale. (nè più, nè meno, che come la Germania).

Ieri sono tornato a cercare su YouTube il prof. Bagnai che avevo lasciato in quel di Pescara (università) e ora ritrovo alla Luiss (la harvard italiana). (2011)

Devo dire che il messaggio è chiaro.

L'Europa è una bomba ad orologeria.

I nuovi dati appresi: il debito pubblico aumenta di 60 punti percentuali dovuto a capitale estero, e di "soli" 10 punti di servizi.

Il debito pubblico italiano cresce di 40 miliardi all'anno, la situazione dal 2012 quando si poteva fare qualcosa al 2016, come già scritto da myfriend è ormai colassata.
Il default è una cosa giuridica, ma comunque sia, non è una scelta. Ma una conseguenza dello sbaglio politico. [ quindi mi aggiorno non si può proprio evitare]

Cosa significa? significa che i titoli di stato vengono acquistati da privati della finanza internazionale.
A quanto pare i galoppini delle varie multinazionali, hanno cominciato a fare pressione sugli stati, chiedendo i soldi indietro.
La corsa allo svuotamento delle casse italiane è proporzionale allo ristagno economico del PIL.

Come già dicevo io, i politici se la prendono con i finanzieri, e i finanzieri se la prendono con i politici.

L'errore sarebbe stato fatto da entrambe le parti, perchè se da una parte i finanzieri hanno preso titoli che sapevano spazzatura, dall'altra i politici non hanno fatto nulla per impedire ai capitali stranieri di impossessarsi di mezza Italia.

Come dice Bagnai c'è però un fatto strutturale.
Che sarebbe poi il signoraggio.
Se la speculazione è sul valore dei titoli di stato (o sulla moneta autonoma in caso di uscita), allora di fatto vi saranno guadagni e perdite, sugli stessi stati.
La questione diventa così meramente politica.
Non si può pretendere di avere la moglie ubriaca e la botte piena.
Le politiche tedesche, sono in realtà quelle dei finanzieri, che vogliono che L'euro sia scarso. Abbia poca circolazione, dimodochè, il prezzo sia basso, e la speculazione sia proficua.
Il punto è però che quei titoli presi a basso prezzo per avere un ritorno devono poggiare sulla credibilità del paese che li emette.
Ma se la moneta deve essere scarsa allora la redistribuzione è impossibile.
Questo vuol dire che non ci saranno più compratori che il mercato sia soffocato, e che lo stato per stare alla pari continui a tagliare sui servizi e a svendere titoli di stato, aziende etc....etc...etc....
Questo significa creare delle sacche di povertà annesse al programma stesso.
Sostanzialmente l'europa vuole che vi siano i piigs.
E' la teoria scientifica che lo conferma.

Interessante anche l'analisi sul disfacimento delle banche, che per ora stanno in piedi proprio grazie alla Cina. Che continua a comprare i debiti dei paesi, dagli USA all'EU.
( e meno male che una delle motivazioni di chi vuole stare in europa è quello di fare da contraltare alla cina....beh è l'esatto opposto!!! finchè comprano BENE, poi sono cavoli ANCHE DEI TEDESCHI).

La situzione è insomma una bomba ad orologeria. Perchè il default è alle porte.


Ora dice Bagnai, che tornando sovranisti, succede quello che deve succedere.
Che se la Germania e la Francia rivogliono indietro i soldi che ci hanno prestato saranno costrette a riavere denaro svalutato.
Cosa già successa con Cina (250%) Inghilterra (17%) e Polonia (20%).

Insomma questi mentono sapendo di mentire.

Certo non basta quindi essere sovranisti, ma avviare la svalutazione e tassare il capitale finanziario estero che cerca di darci la "scalata".

(cosa che per esempio trump non ha fatto, e per cui ora va verso l'impeachment).

Cosa che per esempio ha fallito di fare un tsipras, impreparato al piano B.
E alloco nel fare un referendum sull'euro senza averlo spiegato alla popolazione.
Errore che sta facendo anche il 5stelle (confermandosi un partito di destra, area Farange etc...).


Per quanto riguarda le accise petrolio, Bagnai sta raccogliendo dati, e ne ha detto qualcosa.
Più avanti faremo un discorso anche su quello.


Clicco un video ma ce ne sono tanti, e penso che dopa averne visti un bel pò e segnandomi le argomentazioni poi le riproporrò qui.

Eccone uno frattanto.

https://www.youtube.com/watch?v=ZgIlYmE1H1I


PS 

Poi per carità il gioco dell'Europa, laboratorio sociale a cielo aperto, è quello di vedere fin quando ci si può spingere a far diventare povere le persone senza che dicano niente.
Io dico solo una cosa, provate a prendergli le case...e poi ne riparliamo.

Per ora ha ragione Paul stiamo abbastanza bene, come stanno abbastanza bene i francesi.

TUTTO QUELLO  CHE VOLETE, MA QUI E' in BALLO LA QUESTIONE INTELLETTUALE.
disonesta e clamorosa!
#2770
cit paul

"Quindi la questione è da una parte politca, sulle manovre economiche se premiare la rendite o il lavoro e soprattutto se la liquidità monetaria, il contante, la mobilità in rapporto al capitale immobilizzato è funzionale a nuove imprenditorialità a nuovo sviluppo."

Non mi sembra razionale il tuo aut/aut. (è meglio un randellata in testa o sulle palle? mi suona così)

E ti vorrei far ricordare che è proprio con la serie di questi out-out se la situazione è degenerata.

I grandi evasori non pagano? aumentiamo le cinghie della tassazione!
Risultato, i poveri pagano al 75% ai ricchi si abbuonano miliardi, ed è come se pagassero, quando pagano, al 10% (ho fatto dei calcoli sommari)

Direi che la storia recente è tapezzata di questo pensiero scriteriato.

Ma la gente ne ha le palle piene.

Voglio proprio vedere il tappo saltare! se tolgono le case.  ;D  ;D  ;D

Grazie a Dio di simili ideone non ne sento ancora in Italia.

Che poi alle mie orecchie suona, siccome devo aprire un nuovo mc donald ti rubo la casa.

Ovviamente sono d'accordo con il discorso generale che fai dopo.

Non ho capito perchè pensi che bisogna stare in europa, ma non eri contro?
#2771
Citazione di: InVerno il 10 Maggio 2017, 14:17:28 PM
Citazione di: green demetr il 09 Maggio 2017, 14:04:18 PM

Leggiti anche Fusaro sul tema della Emigrazione come stato Costante.

https://www.youtube.com/watch?v=kYM_jMouriE

https://www.youtube.com/watch?v=Pyil22s9qE0
L'unica cosa che Fusaro spiega chiaramente, è come e perchè la laurea in filosofia è diventata il viatico per diventare cassiere del supermercato.

Un altro servo del pensiero unico?

Ottima argomentazione comunque   ::)
#2772
Tematiche Filosofiche / Re:Che è l'uomo?
10 Maggio 2017, 23:09:39 PM
cit Paul
"Non credo alle nette separazioni. Quindi sì c'è del vero in quello che dici, l'irrazionale è lo spurio del razionale, non è tanto un'antitesi, quanto un suo elemento di errore possibile.,da cui nasce la famosa tesi popperiana epistemologica sulla falsificazione"


Ma chi parla di nette separazioni?
Quello che dico è che esiste una unità tale che anche l'irrazionale è razionale nelle scelte di vita.
(non vedo cosa c'entri popper)
Quando si parla dell'uomo si parla delle sue relazioni e di quel che decide di fare con esse.
A mio avviso per intender l'uomo bisogna de-costruire la storia delle sue decisioni.
Sto parlando di politica  non di altro.
Se invece ci limitiamo alla interdisciplinarità finiamo male. Perchè non è detto che 2 discipline siano complementari.
La salita delle neuroscienze nelle cattedre della statale, ha condotto ad una fuga di massa di filosofi.
(okkei di non conferme di contratto mi dicono dalla regia).
Perchè sono le neuroscienze che decidono delle condizioni di inter-qualcosa, e che finisce sempre come gerarchia-di qualcosa.
Prova anche solo a pensare al rapporto fra economia e politica, con cui concordiamo, dove è questa interdisciplinarietà)
No amico mio. Non è così che funziona!


cit Maral
"Di sicuro per muovere un passo occorre rivolgersi in una direzione o nell'altra, ma ogni direzione presa poi, entrando nel mondo, non procede mai convenientemente diritta, è come se mantenesse in sé quello che per prenderla era stato escluso."

Mi paiono delle posizioni di comodo.  :(

Dire che che ogni strada contiene anche il suo opposto.
In cosa si risolverebbe se non in una stagnazione?

E' invece capire la formazione di una intenzione, del suo rapporto soggetto-oggetto, che ci illumina meglio delle scelte effettuate.
(sia di quelle individuali, sia, ben più importante, di quelle collettive).
Ossia illumina sulla gerarchia: tema tabù di tanta filosofia.  >:(
#2773
Hai ragione Angelo!  :-[

Ancora una volta mi hai fatto pensare del perchè ho ignorato la parola "vita interiore"! 

Ma immagino che forse questa cosa non richieda chissà quali analisi:

E' perchè da tempo non ho più una "vita interiore". (ma ti ringrazio tantissimo, è sempre importante riesumare domande dimenticate).

1 - Una storia personale.

La mia crisi non è mai stata come la tua di tipo fenomenologico (Dio esiste o meno? ed esiste come lo possiamo intendere o in altro modo da intendere? ), bensì legato al sospetto, che fosse una narrazione per sottrarre soldi alla gente, per configurarsi come potere  per avere accesso al femminile tramite una co-optazione.

Un sospetto eminentemente politico, dietro cui ogni singolo "DEVI" delle religioni (sì anche quella indiana) si risolveva facilmente, in un "tu DEVI a ME", principio cardine di ogni gerarchia.

Ma questo non ha mai intaccato il mio sentire interiore. Forse all'improvviso mi piace leggerti proprio perchè anche tu seppur per vie diverse, ti stai ponendo il modo di ri-affronare la vita, prima che la teoria.
Riaffrontarla tentando di mantenere un filo rosso con "un vecchio amore".

Come si evince dalla radice però spiritualità è un termine compromesso, nato nel 1300, ossia molto avanti con il processo di secolarizzazione della ecclesia. (a proposito grazie, ho smarrito il mio zanichelli!!!)

Purtroppo questo nella mia vita ha inciso e tutt'ora incide, visto che la morale è ancora ampiamente sotto l'ala cattolica.

Ora per me nel tentativo di riconcilarmi con un sentire (che ovviamente col passare degli anni acuisce il senso dello svanimento, in quanto il tempo in gioventù è promessa e in eta matura è rimpianto) sto tentando di unire il messaggio metafisco con quello pratico.

2 - In effetti a mio parere se la filosofia è in crisi, la religione lo è ancora di più.

A meno che di non cambiare il quadro antropologico, che per esempio continua a resistere (ma ha subito colpi durissimi dal capitalismo) in India. Dove la sacralità si respira ad ogni piè sospinto.
Noi viviamo in tempi Buj, totalmente addentro ad una immanenza sorda (meglio sarebbe dire, che non sa ascoltare).
Se uno non riesce più ad ascoltare e ad ascoltarsi (ossia a intepretare le proprie trascendenze): come fa ad esistere una vita interiore?
Sopratutto ragioniamo: ma la sacralità riesce ancora a legare la socialità? (domanda mia, non tua, lo so).
E comunque in cosa consiste la vita interiore, seppure sia del tutto individualista? Quale il cammino solitario vissuto?

Perchè se è vero che la scala è reale, anche i vincoli sociali sono reali. (come conciliare un Dio che si fa immanenza, con i vincoli sociali? più che la scala, che voglio dire non so bene cosa c'entri con la divinità, con il sacro).

3 - Alcune Osservazioni

Ecco io non riesco a vivere una vita spirituale, forse è per questo che a me ispira la imitatio christi, e a te spaventa.
Perchè di fatto è una via, praticamente impossibile.

Come nella serie tv del "premio oscar" Sorrentino, il Papa Giovane, immagina: i fedeli sarebbero scossi, impauriti e si allontanerebbero dal credo.
Se veramente la vita coincidesse con lo spirito.
E' per questo che sono un debole, anch'io come tutti i miei fratelli cristiani. (noi possiamo solo "sentire", ma vivere.... quello è un rompicapo difficile!)

Ma questa era solo la mia di narrazione.


4-Le mie Domande per Angelo

Nella tua (narrazione) mi sembra che invece sia più legato ad un discorso di conoscenza.

E allora la tua vita spirituale in cosa consisterebbe : forse in un tentativo di trovare Dio, nel flusso stesso della vita?
(è una tesi di un altro mio vecchio amico, tra l'altro).

Certamente può essere, ma a me non torna mai, il quotidiano uccide qualsiasi tentativo di arte.

La violenza, l'ipocrisia, la superbia, l'individualismo cinico sono ad ogni svolta del "nostro tempo". Come può esserci Dio in tutto ciò?
No! la strada deve essere diversa, non può essere quella conoscitiva.

L'arte...l'arte come diceva sempre Carmelo Bene al massimo è una consolazione. Non ha nulla dei trasporti di un frate Cupertino.
Non ha nulla della vita reale. E in me Dio è reale. Non è una consolazione.
#2774
x apeiron

sono d'accordo con Lou, se il dubbio su cui ci dobbiamo interrogare è di carattere negativo, allora ci avvitiamo su noi stessi.
E per inciso è esattamente quello che succede a chi cerca una oggettività atemporale.
(tra l'altro mi viene in mente, che ci cerca il rettilineo sovente rimane chiuso in una spirale).

Forse apeiron puoi trovare l'oggettività nell'equilibrio di cui parla Angelo. Ossia una oggettività che ogni tanto ha bisogno di piccoli aggiustamenti, di modo che se la realtà è una curva, tutti questi aggiustamenti produrranno il risultato reale di una curva.
Ma nondimeno nel breve periodo son una piccola linea retta, o meglio dei punti fissi.
Forse per te che cerchi l'oggettività è un immagine che torna (e tra l'altro non è forse nei concetti di fisica che studi: la realtà come insieme punteggiato? o era la matematica? ;) boh)
Se invece la realtà che cerchi deve essere rettilinea, allora devi sperare che la realtà lo sia per davvero!
Molto suggestiva l'immagine della bici. :D  :D  :D
#2775
segmento 3 di 3 -   precisazioni, polemiche e prime conclusioni.  ;)


riguardo il par.5
Su Heidegger citi il medesimo mondo di appartenza, (sono arrivato solo alla fine del primo capitolo di essere e tempo, che a mio parere suscita una marea di quesiti ben più radicali di quanto non sembri, e su cui non concordo per esempio nell'utilizzo naive del concetto di tempo come universale: ma il tempo è relativo!).

Siccome non specifichi vorrei proporre un precisazione, che il medesimo mondo, è il mondo della medietà, fra ente ed oggetto.
Ma poichè la medietà è una proprieta dell'essere, allora l'unico ente in grado di comprenderla è quell'ente che è la medianità stessa, ossia l'Uomo.
Non sono sicuro che Heidegger convenga con noi perciò (nel senso che il soggetto dunque non soggiace a quella unità, semplicemente perchè l'unità soggiace a lui che la intende).


Dovremmo cioè e qui sta il compito della filosofia formale, intendere quel "soggiace", come una questione formale.
E che l'"unità" è il "domandante formale", non effettivo, non reale. Ci deve quindi essere la meta-narrazione, il controllo delle istanze di verità tra soggetto formale, e oggetto formale.

In questo paragrafo però non mi sembra che contenga elementi per la decidibilità del carattere formale.
(che desumo dal tuo attacco a tarsky)

riguardo il p.6

cit
"L'estrema conseguenza di questo è il decadimento dell'uomo come osservatore privilegiato."

Qua dobbiamo intenderci, perchè questa è la tipica posizione del neo-realista.
La cui ingenuità è quella di pensare a quella unità come reale.
E invece è "solo" eminentemente formale. (e perciò non ha alcuna rilevanza la polarizzazione tra soggetto e oggetto, in quanto abbiamo privilegiato il reale, che è una unità e non un dualismo).
Ma spero tu possa capire e correggere tale posizione.  :'(

Nel proseguimento dell'argomento sulla decidibilità introduci il concetto della cardinalità degli enti. Così da poter dire che un ente segue sempre un altro, ma che ogni ente è separato da esso. Penso sia una soluzione soddisfacente e ben addentro alla classicità della filosofia.   :D  :D  :D

Spezzerei una lancia in favore di Platone, in quanto la cardinalità è esattamente quello che introduce sulla scorta del suo maestro Pitagora, come elemento di indagine.  E che fa da paio con quanto scrivo sopra.
http://www.filosofico.net/numer37.html

La polemica che tu indichi a mio parere è esatta nella misura in cui intendiamo che le idee e i numeri siano quelli ideali.
E non quelli reali.
In particolare forse tu (come me) rigetti l'idea che l'ideale possa avere una valenza etica che sia pre-ordinante il reale.
Ma ideale e reale per Platone non coincidono. (se ho ben intuito sono gerarchici il secondo al primo)
E' il matema che decide del reale, esattamente come stiamo cercando di accordarci noi altri



Non ho capito bene la tua posizione su Kant, mi sembra una grossolana considerazione.
Cosa c'entra l'idealità con la cosa in sè (mi pare tu ci veda un parallelismo)?
:'(


Idem su Nietzche intendere il nichilismo come nonsense sulle cose, piuttosto che sui valori, dimostra quanto poco hai presente del discorso Nietzchiano. :'(  :'(  :'(  :'(  :'(

Comunque al di là delle definizioni, conta la sostanza.(del formale, perciò sorvolo la questione del confronto con la storia della filosofia.)  ;)  ;D

Sostanza che torna di nuovo a trovarmi d'accordo su Hegel (autore da cui prendo spunto come te).  :D  :D  :D

Passiamo alla tua proposta di portare

cit
"Tesi dell'essere:
- L'unità è il principio di conoscenza;
- La verità è la possibilità di conoscenza;
- La realtà è la necessità di conoscenza.
Antitesi dell'appartenere:  (o Tesi dell'esistente).
- La realtà è dell'oggetto;
- La verità è del soggetto;  (che si scontra con un oggetto, sempre, ricordiamo)
- L'unità è di ogni cosa.
Sintesi dell'unione:
- L'unità di ogni cosa è il principio di conoscenza;
- La verità del soggetto è la possibilità di conoscenza;
- La realtà dell'oggetto è la necessità di conoscenza."

Molto interessante la sintesi. Complimenti.   :)  :)  :)  :)  (premierei sopratutto questo ultimo punto)

par.7

Dunque annoto verità di ragione, e verità sensibili.

Non trovo però elementi sulla decidibilità nuovi. Trovo cioè sempre il tema della cardinalità. ;)

par 8

Noto una debolezza della teoria, che era poi anche la debolezza kantiana. (quindi insomma siamo in buona compagnia). ;)  ;D

Se è decidibile che la soggettività esista, in quanto non può non esistere.

Diverso è il caso della oggettività, in quanto non possiamo dimostrare che è parimenti esistente.

Cioè la cosa in sè è indecidibile. (che è una falla che kant lascia aperta nel suo sistema, e che prova a coprire con la trascendenza nel critica del giudizio, fallendo a trovarla, e rimanendo trascendentale). (prigioniero del soggetto verrebbe da dire a me, o della ragione per i kantiani più radicali).
Rimane come d'altronde anche tu scrivi dunque la verità computabile, ovvero in sè. (che poi sarebbe la ragione in sè, o il soggetto idealista come dico io)



cit
"Così che non esista cosa che possa percepirsi fuori dagli apparati del sensibile – materia
universalis – o cosa che possa affermarsi fuori dai predicati dell'intelletto – ratio
universalis –. Si dice: - La "percezione" della materia è l'atto sensibile e primordiale di presa della
realtà (sulla terra responsum della realtà);
- L'"affermazione" della ratio è l'atto intellettuale e finale di presa della
realtà (sul cielo veritas della realtà)."

Vedi qua è un problema serio. Lo dico sempre ad un mio amico kantiano. Chi decide di quella "ratio"?
E' una petitio principii.
Se noi introduciamo la cardinalità (da pitagora in poi) poi non possiamo riferirci ad essa come testimonianza di verità.

Come spero di non sbagliare possiamo dire che la cardinalità è necessaria, ma non sufficiente per dimostrare la relazione di ragione.

Pensiamo solo ai risultati delle fisica quantistica, che intende il campo e non la posizione.

Il campo non è una cardinalità. Principio di indeterminatezza di Schroedinger.

Il tempo è una piegatura dello spazio. Principio di relatività di Einstein.

cit
"Cioè la ragione in sé a fondamento d'ogni cosa"

Ma questo è Hegel (oddio io rispetto tantissimo il maestro, anzi lo adoro  :)  :)  :) ) però il punto che cercavo non è quello amico mio! Ti sei perso sul più bello!  :'(



Cerchiamo di tornare sui nostri passi e di ricordarci cosa abbiamo detto.  8)

Che la formalità è un principio dell'unità, se non ci fosse formalità saremmo in una metafisica di primo grado.

Hegel è un metafisico infatti.

Ma all'altezza dei nostri tempi. La formalità va considerata solo come strumento di controllo, e non come strumento  veritativo.

Dovremmo a questo punto tornare sulla tua proposta, che non mi dispiaceva per niente.

Dicevi che dato L linguaggio la veritatività è etc....etc.....

Ora noi a questo punto dobbiamo interrogarci sul linguaggio e non sull'unità di razionalità in sè.

E' il linguaggio che decide della unità e non la ragione in sè, che usa quel linguaggio per ottenere una unità.

Possiamo ben dire in un discorso semiotico che predicato e realtà, siano deducibili come cardinalità.
E che la veritatività sta proprio nel fatto che è la riflessività di quella cardinalità. Se esiste o meno.
Ma non possiamo dire per via della cardinalità allora esiste una realtà. E' un errore logico, che la filosofia continua a perpretare contro se stessa.

Conclusioni

Ben venga un libro che parli della portante ragione in sè-fenomeno. (sono povero, attenderò qualche anno se verrà acquistato da qualche biblioteca milanese. il prezzo mi sembra onesto comunque.)  :'(
(sopratutto perchè non ho ben capito che differenza c'è tra razionalità e ragione in sè.)

Mi rimane un senso di incompiuto, e sopratutto non ho letto l'orizzonte Mondo che dovrebbe aprire.

La prassi, il paradigma, io lo legherei sempre ad un orizzonte. E non mi pare di averlo colto.

Rimane aperta la critica di Kripke, non  mi pare abbiamo risposto. (e d'altronde sono d'accordo con lui sul principio di indecidibilità formale che non prevede un contenuto.  (ps io ODIO kripke)

In generale però la composizione formale è ben fatta, e mi convince su molti punti. (non su quello fondamentali ahimè!)  :D  :D  :D  :D

Spero vivamente che continuerai a riservare qualche spazio a questo forum.
E nel frattempo ti ringrazio per i molti spunti.