Citazione di: Ipazia il 18 Novembre 2020, 07:33:31 AM
Ridicolo é fingere ipotesi indimostrabili mosse soltanto da una psiche illusionalmente desiderante l'eternità.
Già Socrate aveva messo in guardia dall'illusionalità del finto sapere e questo lo condusse a morte, perché l'illusionismo ha pure una sua autoconservativa ferocia.
Il suo allievo Platone, memore della lezione di quell'esito, consigliò di lasciare i superstiziosi nella loro autoconservativa ignoranza per evitare guai peggiori.
Decenza etica ed epistemica é sapere di sapere quello che si sa e, socraticamente, sapere di non sapere quello che non si sa. In ció sta l'autentica (cono)scienza.
Se ti riferivi a quello che ho scritto io, e mi sa di sì...
L'autoillusione con quello che ho scritto non c'entra nulla, se pensi che ci sia un'origine del mondo/cosmo, divina o secondo natura che essa sia non importa, insomma autopoiesi naturale o poiesi divina in questo sono uguali, allora pensi che ci sia (esista) un qualcosa di incausato, (perché dietro il punto d'origine del mondo, il punto in cui tutto inizia, non c'è nulla, né in senso causale né in senso temporale) e inoltre, se pensi che ci sia una fine del mondo, (ovvero un punto oltre il quale non succede più nulla) divina o secondo secondo natura che sia, allora pensi che ci sia (esista) un qualcosa di puramente effettuale, perché lo stato del mondo "terminato", annientato dall'avvento della sua fine, è uno stato del mondo puramente effettuale, in cui l'ultima causa produce l'effetto e la catena stessa tra causa e effetto si interrompe.
Io seguo la mia ragione, che mi dice che non esiste l'incausato e non esiste l'effettuale puro, e quindi, di conseguenza, non esiste nessun benedetto punto dello spazio e del tempo in cui il mondo possa iniziare o terminare, è il logos stesso che mi porta a escludere stati del mondo incausati, che quindi starebbero lì dove starebbero senza motivo e galleggerebbero nell'inspiegabile e nell'assurdo, o stati del mondo "incausanti", nel senso di puramente effettuali e non in grado di produrre più nulla di ulteriore, tolto quindi l'incausato e l'effettuale puro, rimane solo l'eternità immanente dello spazio, del tempo e della natura, il grande mondo ingenerato e imperituro dove la ragione mi porta a credere di vivere, ti può non piacere, ma di illusivo ed illusivo non c'è niente, è il frutto di un ragionamento. Questo mondo non inizia, perché anche il punto da cui inizia deve avere una causa, e non finisce realmente, perché anche il deserto omogeneo in cui potrebbe finire deve pur produrre degli effetti, e insieme a me in questo mondo ci abitano tutti quelli che possono condividere con me questo ragionamento, mentre quelli che credono nelle autopoiesi naturali o nelle poiesi divine mi sembrano abitare in un mondo a parte, ma qualcosa mi dice che finché scienza e religione si contenderanno, anche solo nella mente dell'uomo semplice, la spiegazione dell'origine del mondo, la religione avrà sempre una marcia in più...