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Messaggi - viator

#2806
Tematiche Spirituali / Re:Un momento di non dualità
28 Febbraio 2019, 22:00:21 PM
Salve Gionni Fara. Io sinceramente te lo auguro. E auguro di provarla anche a tutti noi. Saluti.
#2807
Salve Ipazia. Diventa una questione di lana caprina a livello generalistico, non a livello particolare ed "assoluto". Se la specie umana si riducesse ad un pugno di individui che vivano ciascuno isolatamente, esisterebbero alcune etiche umane (cioè non semplicemente istintuali) ma non esisterebbe alcuna morale (la quale è sempre necessariamente basata sulla CONDIVISIONE). Per chiarire e definire certi concetti non è certo sufficiente esaminarne la diffusione e la prassi, ma secondo me è necessario esaminarne ANCHE le manifestazioni marginali, solitarie, singolari. Salutoni.
#2808
Salve Tersite. Nulla di che. Da molto prima del 1686 ad oggi il funzionamento dell'istituzione ecclesiastica ha sempre fatto - a seconda delle convenienze - comunione oppure distinzione tra alte dottrine e bassi comportamenti. Saluti.
#2809
Salve Ipazia. Certo che faccio una distinzione netta tra individuo e società. Sto categorizzando. Cioè attribuendo un confine alle relazioni insite nel concetto logico (forse solo logica viatoriana....ma non si sa !) di categoria.

Se invece tu possiedi un'apertura mentale (e ti prego di credere che lo credo possibile) tanto ampia da poter logicizzare senza far ricorso a delle categorie....................complimenti ! Saluti.
#2810
Salve Ipazia. Si, ricordo le tue precedenti osservazioni. E' proprio vero che le parole, che per gli ingenui potrebbero anche essere pietre, sono soltanto aria fritta. Se nella presente sede si devono accettare simili confusioni, figurati cosa ne può venir fuori non dico al tavolino del Bar dello Sport, ma all'interno dei consessi internazionali o nelle aule dei tribunali. Si chiama sfascio della logica, la quale ormai è stata confinata all'interno dell'informatica. Salutoni.
#2811
Salve. Vedo ribadito che Hegel (onore a lui) ha sostenuto che la morale è d'ambito indivuduale mentre l'etica sarebbe d'ambito collettivo, sociale.
Che dire ? forse i significati delle parole si sono ribaltati durante le epoche........forse in tedesco morale si dice "ethik! ed etica si dice "moral".

Io ho sempre sentito parlare di "morale pubblica", "morale della favola" (le favole fanno parte della cultura condivisa, non di quella privata),"reati contro la morale" (privatamente, intimamente, è abbastanza difficile commettere un reato), "morale sessuale" (masturbarsi od avere fantasie lascive non viola alcuna morale) e via con un sacco di altre espressioni sempre riferite AD ATTI E SCELTE CHE COINVOLGANO PORZIONI MAGARI MINIME (il minimo è due persone) DI UNA SOCIETA'.

Persino la "morale religiosa" non riguarda le autonome scelte di coscienza e di comportamento dei singoli. Essa ha solo lo scopo di indicare la via del presunto bene all'interno di una PRECISA DOTTRINA COLLETTIVA. Questa è anche la ragione per la quale alle Chiese non interessa l'ETICA dei fedeli (ciò ciò che essi fanno in privato), bensì solo il rispetto della MORALE (pubblica) di quella data confessione religiosa.

Si potrebbe obiettare che esistano anche etiche collettive. Vengono così chiamati gli insieme delle scelte identiche operate INDIVIDUALMENTE all'interno di un gruppo.

L'etica collettiva di un branco di lupi in predazione risulta appunto coincidente nello scegliere come uccidere la preda. Ciò semplicemente perchè la loro non è etica umana deliberabile, ma unicamente manifestazione istintuale "automatica".

Altro caso è quello delle cosiddette "etiche professionali" (oggi anche gli operatori ecologici possiedono un'etica professionale - per questo le classi più colte preferiscono citare la "deontologia professionale" - fa assai più "chic").
L'etica professionale, in questi casi, è solo un concetto creato culturalmente a livello emblematico per poter permettere ad una categoria di vantare antiche e comuni origini valoriali.

Insomma, gli animali sono in grado di prendere delle decisioni comportamentali (ethos=insieme dei comportamenti) pur senza possedere la scrittura, l'oratoria, la filosofia. Possiedono quindi un'etica.
Gli umani, vivendo in società, oltre a possedere le loro singole etiche individuali (generatesi sia istintualmente che coscenzialmente che culturalmente) sono pure chiamati a risponderne moralmente alla società stessa.
L'ETICA è l'insieme delle scelte comportamentali individuali ed interiori. La MORALE è quanto - sinceramente o menzogneramente - i nostri comportamente vengono mostrati alla società. Saluti.
#2812
Salve Tersite. "------> Chiedevo se uno stato di felicità perpetua non implicasse proprio l'uscita dal problema morale, il suo superamento definitivo."

Essendo la felicità perpetua uno stato assoluto e immodificabile, ovvio che essa non possa consistere che nella morte. L'essere vivi comporta automaticamente la continua rottura degli equilibri biologico-esistenziali e quindi non permette alcuna perpetuità della perfetta felicità la quale va definita in nessun altro modo che "la condizione in cui risultano assolti (od assenti) tutti i bisogni e tutti i desideri". Ogni altra condizione e situazione sarebbe felicità per modo di dire, cioè felicità relativa, cioè stato di mutevole soddisfazione. Saluti.
#2813
Salve Green Demetr. Dicendo che Dio vuole essere amato da noi si compie la famosa capriola dell'inversione dei termini. (l'effetto che genera la propria causa !). In pratica, stiamo dando del nostro a Lui. Speriamo lo apprezzi. Saluti.
#2814
Percorsi ed Esperienze / Re:DOMANDE
24 Febbraio 2019, 18:35:09 PM
Salve Ipazia. Tu privilegi costantemente le interpretazioni sociali, collettive, storiche, di costume, ideologiche.
Io quelle individuali, personalistiche, esistenziali, psicologiche.
Infatti io mi riferivo alle aspirazioni del singolo e del modo in cui costui tende ad interpretare il proprio ruolo individuale, mentre tu ne sottolinei il ruolo storico e sociale.
Credo allora che avremo ragione entrambi. Saluti.
#2815
Attualità / Re:Salvini citato per risarcimento danni.
23 Febbraio 2019, 21:24:11 PM
Salve Anthonyi. Vabbè, ciascuno dei due ha puntualizzato partendo da punti di vista entrambi veritieri ma estranei ed opposti. Ovvio che posizione di diritto e la situazione di prassi risultino del tutto conflittuali. Saluti.
#2816
Percorsi ed Esperienze / Re:DOMANDE
23 Febbraio 2019, 17:35:54 PM
Salve. Come mio ormai solito , definiamo il lavoro : "attività produttiva svolta allo scopo di procurarsi mezzi di sussitenza, il cui esercizio impegna tempo, risorse ed energia di chi vi si dedica".
Quindi il lavoro, per risultare tale,  deve includere sempre un qualche elemento sia di costrizione che di produttività, non importa se anche solo immateriale. Deve rappresentare quindi sia una necessità individuale (per costrizione) che un'utilità sociale (per produttività).
Chi si diverte (il creativo) oppure persegue finalità personali facoltative (l'ambizioso) non sta lavorando. Al massimo ha una occupazione, un progetto, una missione. Costoro vivono per "lavorare".
Io ho lavorato per 37 anni senza ricavarne alcuna soddisfazione che non fosse incidentale e momentanea (impiegato tecnico -commerciale), quindi ho lavorato per vivere, come avviene per la massa.

Circa la felicità, lasciando da parte il secondo me corretto ed appropriatamente concetto filosofico di esso ("la condizione per la quale risultano soddisfatti - od assenti - tutti i bisogni e tutti i desideri") che risulta puramente utopistico e coincidente con la morte, preferisco - a livello esistenziale - sostituirla con la "serenità" ("la condizione per la quale non si nutrono nè odi nè rimpianti").
Essendo convenzionalmente ateo (ma più precisamente - e sempre filosoficamente - agnostico) considero che si debba vivere per poter essere augurabilmente sereni. Rispettare il mondo e cercare di amarlo attraverso il capirlo. E comprendere vuol dire sia "capire" che "fare parte di....".
Ed il fare parte del mondo, il capirlo (anche limitatamente), il rispettarlo....che sono mai ? L'amarlo. Saluti.
#2817
Attualità / Re:Salvini citato per risarcimento danni.
23 Febbraio 2019, 16:25:14 PM
Salve Anthonyi: Citandoti : "1) I naufraghi vengono salvati vicino alle coste della Libia o della Tunisia, ma la nave che li salva non vuole portarli li ne consegnarli alla guardia libica".
Scusami, ma allora ho sbagliato. Infatti logica e diritto devono prevedere che il naviglio battente bandiera del Balubistan, dopo aver autonomamente deciso di meritoriamente salvare i naufraghi, goda del diritto di valutare autonomamente dove portarli (magari senza averli interpellati quindi decidendo di "sequestrarli").
Quindi il suolo patrio deve restare in gaudiosa attesa ed a a disposizione delle autonome decisioni degli esodandi, degli scafisti, dei soccorritori, del loro Governo e degli auspici del Santo Padre.
Chiedo venia per le mie errate precedenti considerazioni. Saluti.
#2818
Attualità / Re:Salvini citato per risarcimento danni.
22 Febbraio 2019, 22:24:33 PM
Salve. Penoso teatrino alimentato soprattutto da chi finge di ignorare il principio  di diritto che dovrebbe regolare (ed in quasi tutti i Paesi del mondo, regola) i rapporti tra chi vuole espatriare e le leggi del paese in cui costui vorrebbe andare.

I naufraghi o comunque coloro che sono in pericolo di vita vanno soccorsi da chiunque li incontri e quindi accompagnati sino al limite delle acque trerritoriali del Paese più vicino, il quale dovrebbe farsene carico. Non ha alcuna importanza se tale Paese è quello di partenza dei salvati.
Diversamente, i salvati da naviglio battente una certa bandiera, andranno portati nel Paese del quale battono la bandiera. Se, per ragioni di urgenza o di pericolosità incombente, risulta opportuno chiedere il permesso di approdo a Paese diverso da quello alla cui bandiera appartiene il naviglio, le Autorità di tale Paese potranno sovranamente concedere o negare l'approdo e/o lo sbarco (SONO DUE ASPETTI DEL TUTTO DIVERSI) e la lo decisione le renderà responsabili unicamente di fronte all'umore pubblico (consenso popolare), ad eventuali accordi internazionali in vigore ed alla loro personale coscienza.
Se viene concesso l'approdo, il naviglio avrà diritto a stazionare per un tempo specificato (decisione dell'Autorità ospitante in funzione degli accertamenti necessari - non esclusa una eventuale quarantena) ed a ricevere i rifornimenti necessari per proseguire la navigazione (oneri relativi a carico del Paese di sua bandiera).
Se viene concesso lo sbarco (in accordo alla medesima discrezionalità sopra citata ma comunque solo qualora vengano previamente individuati eventuali "scafisti" i quali dovranno venir sbarcati per primi), l'Autorità competente provvederà all'internamento degli sbarcati per poter :

  • procedere all'identificazione.
  • stabilire la destinazione cui costoro erano diretti.
  • valutazione degli eventuali "status" di rifugiato alla luce delle Leggi e dei Trattati in vigore.

  • regolarizzare la loro posizione attraverso l'ottenimento di visto d'ingresso del Paese cui dichiarano di essere diretti.
Questo è il Diritto per sommi capi.
In poche parole, a casa degli altri si può entrare solo preannunciandosi oppure presentandosi alla porta, bussando e , in entrambi i casi, venendo invitati ad entrare.
Il resto è sentimento, tendenziosità, polemica e via di questo passo.
#2819
Salve Acquario69 : questo è il tuo intervento al quale replicavo . "Infatti il vuoto non esiste (ossia non si manifesta..il che non equivale a dire che e' nulla)
Ma e' quello che fa esistere (ossia manifesta) una casa..un vaso..una ruota......"


Quest'altro è l'esordio della mia replica : "Tu affermi che il vuoto esiste ma non si manifesta".

Se il vuoto, non esistendo, riesce a far esistere o manifestare qualcosa, esso rappresenta la causa di ciò che fa esistere.
Secondo te le cause esistono, indipendentemente dal fatto che si manifestino o meno ? Saluti.
#2820
Tematiche Spirituali / Re:Lo spirito privo di sensi
18 Febbraio 2019, 23:47:06 PM
Salve Sgiombo : a proposito di : "con la tendenza a volte rinfacciata (secondo non del tutto a torto) a Viator a considerare i credenti tali per lo più in quanto pavidi verso la prospettiva della propria morte e desiderosi darsi consolazioni, o meglio "illusioni di immortalità a buon mercato".

In realtà, quando collego la propensione e/o scelta fideistica alla paura della morte, non lo faccio riferendomi alla scelta individuale che ciascuno può fare avendo presente la paurosa consapevolezza della propria morte.

Indico invece tale movente - che colloco a livello PSICHICO, quindi per DEFINIZIONE INCONSCIO - come  la spinta istintuale che sprona la mente allo scegliere una via d'uscita esistenziale che permetta - augurabilmente - di poter sfuggire al nostro destino.

Che poi, accanto al movente psichico presente in ciascuno di noi, esista anche la consapevolezza MENTALE di ciò (alla quale ciascuno di noi potrà reagire come meglio si sente di fare), ciò non svaluta affatto l'importanza essenziale del fatto che accanto all'istinto di sopravvivenza esista - e vi si contrapponga - una sua reazione naturale consistente nell'avversione alla morte. Saluti.