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Messaggi - bobmax

#2821
Secondo me​​ manca ormai la motivazione a costruire e mantenere questi strumenti.
Leggere e scrivere sono infatti degli strumenti: non hanno valore in sé.
Il loro valore dipende esclusivamente dallo scopo per il quale sono utilizzati.
E lo scopo ultimo può essere solo uno: la ricerca della Verità.
Anche se non se ne è del tutto consapevoli...
 
Senza adeguati strumenti è più difficile districarsi nella complessità del reale.
Ma purtroppo cresce la sfiducia che valga davvero la pena impegnarsi ​a fondo ​per poterne disporre.
 
D'altronde, ​come sono utilizzati questi strumenti​, in concreto, da chi dovrebbe avere tutti i titoli per usarli al meglio? Dalla cosiddetta "intellighenzia"?
Tranne qualche rara eccezione, non assistiamo sovente all'esposizione di pensieri banali, sebbene ben articolati, che a mala pena sfiorano la superfice del reale? Non sono questi espressione di un'ignoranza ben più profonda dell'incapacità di leggere e scrivere?

​L'analfabeta può essere un saggio, la saggezza prescinde infatti dalla cultura. Ma difficilmente egli riuscirà a diffondere la propria saggezza, influendo positivamente nel mondo: non ha gli strumenti.
 
L'erudito può diventare sapiente, se acquisisce saggezza. Ma per farlo deve seguire la stessa strada dell'analfabeta, attraverso la propria fede nella Verità.
Sfortunatamente, questa fede latita. E allora l'erudizione diventa valore in sé! Mentre non è che mero strumento.
#2822
Sono convinto che il cuore del problema sia il nichilismo.
Ossia il convincimento che nulla abbia davvero valore.

Il nichilismo nasce con la stessa razionalità, ne è l'altra faccia della medaglia.
È l'illusione di "sapere" cosa sia la realtà.

Perciò gli eruditi hanno più difficoltà a percepire il "sentore". In quanto sono succubi del loro stesso ipotetico "sapere".

Mentre i cosiddetti "semplici" avvertono meglio la profondità del reale, avendo maggior coscienza di non sapere.
#2823
Ti auguro di trovare ciò che cerchi.
E che ti appaghi al meglio.
In modo che un domani tu possa poi riuscire a colmare quelle distanze.
#2824
Grazie Phil per questo tuo intervento.

Citazione di: Phil il 14 Agosto 2018, 18:21:46 PM
Citazione di: bobmax il 13 Agosto 2018, 22:15:16 PM
Siamo noi, in perfetta solitudine, a stabilire ciò che è bene e ciò che è male.
Tuttavia, nella nostra apparente solitudine, siamo in compagnia delle molteplici "cause" da cui deriva il nostro stabilire (e che ci fanno essere ciò che siamo...).

Certamente!
E lì intravedo la pace...
Ma devo stare attento a non autoingannarmi...

Citazione di: Phil il 14 Agosto 2018, 18:21:46 PM
Citazione di: bobmax il 13 Agosto 2018, 22:15:16 PM
Il Bene e il Male determinano chi noi siamo. Nel senso che ogni volta la nostra valutazione stabilisce il nostro essere.
Rovescerei il rapporto: noi siamo chi determina il bene e il male (con le maiuscole faccio fatica a scriverli  ;) ) e il nostro essere stabilisce la nostra valutazione...

Sì, il nostro essere. Che tuttavia si rivela man mano, questa valutazione è un raffinamento continuo...

Citazione di: Phil il 14 Agosto 2018, 18:21:46 PM
Citazione di: bobmax il 14 Agosto 2018, 03:05:11 AM
Non vi è infatti alcuna prova di un evento davvero casuale.
Chiamiamo "casuale" ciò che è in realtà solo indeterminato.
[...]Proprio in quanto negazione della necessità il caso non è mai escludibile del tutto.
Eppure (parafrasando il titolo del topic) è possibile indagare razionalmente il caso?
Ovvero, come possiamo "certificare" che qualcosa sia davvero casuale, con la certezza che in fondo non sia semplicemente indeterminabile? Ancora più radicalmente: come dimostrare l'esistenza stessa del caso?
Possiamo dimostrare di non essere in grado di spiegare la regolarità o la legge insita in un fenomeno... ma (cavalcando la tua distinzione) come discernere attendibilmente fra "casuale"(caotico) e "indeterminabile"(per ora ancora fuori dalle nostre conoscenze)? E se il casuale fosse solo un beffardo travestimento dell'indeterminabile?

Se il caso "deve" esistere, pur essendo indimostrabile, allora sfioriamo il paradosso e/o il dogma; se il caso può non esistere, rischia di essere solo una congettura per dare un "contrario logico" all'ordine...

Tuttavia può la necessità sussistere da sola?
Non si regge anch'essa proprio sulla negazione della sua controparte: il caso?

Forse la Verità si situa oltre questa dicotomia (caso/necessità)
Allo stesso modo dovrebbe essere superata ogni contrapposizione. Come finito/infinito, essere/divenire, materia/vuoto, ... Tutti poli che permetto il nostro esserci, ma di per se stessi sono davvero?
#2825
Grazie Jacopus,
cerco di chiarire.
 
Vorrei per prima cosa rassicurare che "chi crede nella necessità" non è affatto salvo. Anzi, inizia qui un percorso dove il pensiero razionale è costretto al limite del comprensibile.
L'esclusione del Caso è indispensabile affinché questo pensiero possa anche solo sperare di fare qualche passo. Nel suo cercare di giungere al limite.

Considerare infatti il Caso come effettivamente possibile qui, ora, renderebbe vano ogni nostro tentativo di comprendere. Non sarebbe molto dissimile dall'accettare l'esistenza dei miracoli! Che consistono, se reali, nell'irrompere nel mondo della Trascendenza, che sconvolgerebbe ogni nostra possibilità di comprensione. Saremmo perciò in balìa del puro arbitrio.

Questo è ciò che intendeva Einstein con: "Dio è sottile ma non malizioso".
 
Occorre comunque considerare che, essendo la fede eterna lotta contro il dubbio, il Caso non può mai essere davvero escluso del tutto. La sua possibile realtà vive nella mente sincera.
Anche perché, seppur lo escludiamo nel presente, ce lo troviamo all'origine del tutto: non siamo forse qui per caso?

Nella nostra ricerca, che inizialmente vuole (e deve) considerare soltanto la Necessità,  dobbiamo perciò mettere in conto che alla fine dovremo comunque affrontarlo. Nel senso, che probabilmente l'Origine se ne sta oltre ogni casualità e necessità.
 
Se vogliamo davvero vedere le cose per come stanno, ossia che ciò che avviene può essere solo o necessario o casuale, dobbiamo forzatamente ammettere che non vi è nessuna responsabilità individuale.

Per la semplice ragione che il libero arbitrio è un'illusione. Potrebbe mai sussistere una libera volontà con la necessità? E con il caso poi?
Quindi non è la necessità che nega ogni responsabilità. E' proprio l'universale modo con cui interpretiamo divenire il mondo a non permettere alcun libero arbitrio.
 
Ora però, e qui entro inevitabilmente in contraddizione, esiste il Male.
E a prescindere da qualsiasi ragionamento razionale, che vede l'evidenza della mancanza del libero arbitrio, mi ritrovo di fronte il Male.
E il male, il male che ho commesso, il male che ho seguito, il male che io stesso sono (sì sono pure il male!), mi si para davanti come l'assolutamente inaccettabile! E a nulla vale la considerazione che il libero arbitrio non esiste...

Di modo che l'Etica impedisce l'appiattimento indifferente sulla necessità. Perché questa necessità non mi va assolutamente bene!
In questo modo il mondo mi si para davanti con lo sguardo della Medusa, e non c'è nessun ragionamento razionale che permetta di depotenziarne l'orrore.
 
Perciò non esiste il libero arbitrio, e allo stesso tempo sono responsabile!
Tutto è necessario ma il mondo non va come dovrebbe!
Io non sono ciò che dovrei essere!

Una contraddizione che sprona a trovare una soluzione.
 
Occorre a questo punto considerare che, anche se può sembrare assurdo, tutto si regge sull'Etica.
Anche la logica, anche l'1+1=2, hanno come fondamento l'Etica.
Il valore di qualsiasi cosa è dato dall'Etica, in caso contrario quel valore è nullo.

l'Etica non è altro da me, non è una legge scritta da qualche parte. Sono solo io a dover dire cosa è bene e cosa è male.
E sono chiamato a dirlo perché vi è il Male.
#2826
Per Jacopus, quello che descrivi è l'indeterminato. Ossia ciò che non si può o non si riesce a determinare.

Ma non per questo possiamo allora dire che non sottostà alla necessità.

Non vi è infatti alcuna prova di un evento davvero casuale.
Chiamiamo "casuale" ciò che è in realtà solo indeterminato.
La probabilità tratta infatti eventi indeterminabili, non eventi casuali.

Il caso è invece ben altro. Perché il Caos non è semplicemente "disordine". Infatti il disordine è comunque disordine di qualcosa, mentre il Caos è l'annichilimento di ogni qualcosa.
Non per niente il Caos è pensato all'origine del Tutto.

Proprio in quanto negazione della necessità il caso non è mai escludibile del tutto. Ma se davvero si manifestasse, come potrebbe essere confinato dalla necessità?

Mi farebbe piacere conoscere altri punti dove il mio pensiero sarebbe contraddittorio. Grazie.
#2827
Citazione di: Phil il 12 Agosto 2018, 21:29:11 PM
Citazione di: bobmax il 10 Agosto 2018, 13:26:46 PMIl possibile coincide con il reale.
Non condivido, direi piuttosto che o il reale è un sottoinsieme del possibile (possono uscire sei risultati dal lancio di dadi, ma solo uno si realizzerà), oppure il possibile è lo scherno del reale, il gioco della fantasia umana nel campo dell'irreale (escludendo che possibile e reale siano concettualmente sinonimi).
Il possibile non è mai reale empiricamente (a differenza del reale), è sempre un "non più" (non è più possibile che il meteo di ieri sia differente, ma sarebbe stato possibile che lo fosse) o un "ancora" (è ancora possibile che domani piova... che è una declinazione di "la realtà è nell'oggi, non siamo ancora, e mai lo saremo, nel domani").
Il possibile è sempre decentrato nell'irreale, nel non presente, nel rimandato a dopo o nell'alternativa (irrealizzata) al prima.

In effetti, avrei dovuto spiegarmi meglio...

Ciò che avviene, capita solo o per Necessità o per Caso.

Tuttavia il Caso (che non ha niente a che fare con la probabilità) è pura manifestazione del Caos. Di modo che siamo chiamati ad una scelta (di fede): credere che tutto sia retto dalla Necessità, oppure no.

E' una questione etica.
Perché se il Caos può irrompere liberamente nel mondo, il Bene è solo illusione.

Da questo atto di fede: la legge della Necessità è assoluta, ne deriva che il possibile coincide con ciò che deve accadere.

Perciò con "possibile che coincide con il reale" intendo ciò che è "davvero" possibile che si avveri. Ho seguito in sostanza cioè ciò che dice Eutidemo (sappiamo che era possibile quando poi accade) rovesciando il concetto: solo ciò che accade era davvero possibile.

Ciò che invece abbiamo "ritenuto" essere possibile, ma non si è avverato, non era in effetti possibile.
Quindi si è trattato di una nostra errata congettura: non era possibile.

Perché non era possibile?
Perché se escludiamo il Caso, come inesistente nel nostro mondo, non vi erano affatto più possibilità, delle quali solo una si è realizzata a scapito delle altre che sono invece abortite. La possibilità era una sola.
Solo se il caso esistesse davvero vi sarebbero in effetti più possibilità.

Quando lanciamo un dado siamo soliti pensare che vi siano 6 possibilità, ma questo solo a causa della nostra ignoranza.
Più possibilità derivano esclusivamente dalla nostra non conoscenza.

Citazione di: Phil il 12 Agosto 2018, 21:29:11 PM
Citazione di: bobmax il 10 Agosto 2018, 13:26:46 PM
Tuttavia, può esservi un evento che potrebbe effettivamente accadere, ma non accade? Ossia il passato avrebbe potuto essere diverso?
Il determinismo (senza voler dirottare troppo il discorso) che conosce solo causa/effetto, mal si coniuga con bene/male: se ciò che è stato non poteva non essere, e ciò che accade non può non accadere in altro modo, allora ogni "mister x" ha fatto semplicemente ciò che era destinato a fare (sia egli filantropo o criminale), giudicarlo bene o male è solo un questione di contingente etichetta morale, ma se davvero non gli era possibile fare altro, "il Bene non è un bene e il Male non è un male" poiché "tutto è solo come può essere".

La necessità riguarda la responsabilità: nessuno è davvero responsabile.
Ma il bene e il male prescindono dalla responsabilità. La legge della necessità implica infatti la mancanza di ogni colpa, ma non incide in nulla sulla bontà o meno di un fatto.
Siamo noi, in perfetta solitudine, a stabilire ciò che è bene e ciò che è male.

Il giudizio sul "fatto", e non sulla sua causa, decide infatti chi noi siamo.
Noi siamo quello stesso giudizio di bene o di male.

Il Bene e il Male determinano chi noi siamo. Nel senso che ogni volta la nostra valutazione stabilisce il nostro essere.
#2828
Citazione di: Eutidemo il 10 Agosto 2018, 07:59:52 AM
siamo impotenti nel prevedere ciò che sarà, solo sulla base di ciò che riteniamo possibile che accada; solo se e quando accade (è), veniamo a sapere che era possibile.

Tuttavia, può esservi un evento che potrebbe effettivamente accadere, ma non accade?
Ossia il passato avrebbe potuto essere diverso?

Secondo me, questa ipotesi necessita del Caso operante effettivamente nel nostro mondo. Saremmo perciò in balìa del Caos.

Non resta pertanto che accettare, se vogliamo credere nel Bene, che tutto ciò che avviene "doveva" avvenire. Anche ciò che è male.

Il possibile coincide con il reale.
#2829
Tematiche Spirituali / Re:Che cos'è la Fede^
08 Agosto 2018, 21:08:39 PM
Per Viator,
ti ringrazio per averci messo in guardia verso un possibile narcisismo. La soddisfazione nel ritenere di aver finalmente "compreso" è probabilmente l'ostacolo più subdolo e difficile da superare nella ricerca della Verità.
Sono pure d'accordo sulla considerazione che il relativismo debba sempre essere tenuto presente, perché tutto nel nostro mondo è relativo.
 
Tuttavia vorrei osservare che lo "svuotamento di senso" è indispensabile per affrontare i grandi temi.
La loro contemplazione "all'interno del panorama complessivo del mondo" non può portarci da nessuna parte.
 
E' infatti qui necessario spingerci fino al limite, ossia fino a dove il pensiero razionale incontra lo smacco.
E lì evitare di seguirlo nella suo ripiegamento inconsapevole, ma invece resistere, affrontando lo sguardo della Medusa.
 
La constatazione che il libero arbitrio è un'illusione, per esempio, non può essere affrontata razionalmente.
La razionalità, se impiegata al meglio, con fede nella Verità, può condurci sino al limite del comprensibile. E perciò al "vuoto di senso" che l'assenza del libero arbitrio può suscitare in noi. Ma poi occorre resistere all'orrore senza più avvalerci del pensiero razionale.

Resistere. Poi, forse, potremo tornare al nostro pensiero con una nuova consapevolezza.
#2830
Tematiche Spirituali / Re:Che cos'è la Fede^
08 Agosto 2018, 20:41:02 PM
Citazione di: Kobayashi il 08 Agosto 2018, 15:27:57 PM
Sì, ma secondo me il "conosci te stesso" è un processo che si muove per disillusioni, nel senso che inizialmente pensiamo di trovare la nostra verità nell'Io, poi però dobbiamo ammetterne l'inconsistenza, quindi passiamo al desiderio che ci abita, ma anch'esso non regge ad una vera critica, così alla fine dobbiamo accettare di non avere nulla da rispondere all'imperativo iniziale.
È qui che entra in gioco l'atto di fede.
Fede nel senso di un affidarsi ad una prospettiva che promette non tanto di rivelarti chi sei, ma di accompagnarti nella costruzione di qualcosa di nuovo (l'uomo nuovo, l'uomo spirituale).
Non possiamo sapere se con questa prospettiva riscopriamo qualcosa che ci precedeva da sempre o se semplicemente ci adoperiamo a trasformarci in qualcosa partendo dal nulla.
Non possiamo saperlo e non possiamo avere prove al riguardo.
Del resto non so nemmeno se la cosa abbia importanza...

In una comunità di santi regna Dio. Domanda: è stato Dio a ispirare tale comunità o sono i santi ad averlo costretto a "nascere"?

Sono d'accordo che il processo si muova per disillusioni.
Queste disillusioni ci costringono a entrare nel deserto.

Non so se lo scopo sia quello di costruire qualcosa di nuovo. Penso che non vi sia mai nulla di veramente nuovo. Sono anzi dell'idea che il tempo stesso sia un'illusione, l'ultima delle illusioni, svanita la quale torniamo a essere ciò che siamo.

Di modo che, risponderei al quesito seguendo la mistica: Sono i santi che hanno fatto nascere Dio.

"Prego Dio che mi liberi da Dio!" invoca Meister Eckhart.
Perché finché ho un Dio, credo in un Dio, sono ancora schiavo di una nostra creazione.
#2831
Tematiche Spirituali / Re:Che cos'è la Fede^
07 Agosto 2018, 17:31:24 PM
Citazione di: Kobayashi il 07 Agosto 2018, 08:17:01 AM
Per quanto affascinante il pensiero mistico potrebbe essere solo una scorciatoia.
Non si dà mai l'Uno, ma solo il desiderio di esso.
L'istante in cui si vive l'unità è, forse, solo immaginata.
Sogni di riconciliazione, di pace, di tregua. Sogni umani.

Il rapporto con Dio temo non possa che essere pensato come un rapporto tra soggetto e Altro.
E forse non si tratta di colmare la distanza, di costruire strategie di avvicinamento, ma di comprendere il rapporto stesso che ci lega a Dio.
Comprenderci in questo rapporto, e permettere che tale comprensione sia l'inizio di un nuovo percorso, una nuova umanità.
Comprensione e conversione, comprensione e cambio di rotta.

Sì, l'esperienza dell'Uno potrebbe essere solo un'illusione.
D'altronde, di per se stessa, non può essere altro che esperienza del Nulla.
Sta solo a me far in modo che questo Nulla sia il Bene.

Il pensiero mistico non è altro che il pensiero tout-court, che non vuole ingannarsi.
Segue il solco della filosofia di ogni tempo.
"Conosci te stesso" e conoscerai te stesso e Dio.

Il  pathos spirituale porta magari la mistica a prorompere in affermazioni categoriche, come: "Io e Dio siamo Uno!", dove sembra voler cogliere la Verità...
Ma non è questa una Verità che resta vuota, fintantoché non si aggiunge altro?
La sfida a cui siamo chiamati è far sì che la Verità sia il Bene.
(Plotino esitava su questo passo che sospettava potesse essere una forzatura, ma non poteva esimersene: Dio = Bene!)

Dio come infinitamente "altro" penso sia uno dei due momenti fondamentali nel continuo ciclo alla ricerca della Verità.
Il successivo momento consiste nell'avvicinamento fino a percepire l'unione.

Questa unione è però impossibile da mantenere, di modo che l'ateismo mistico, di colui che nega la realtà del Bene, si fa strada nel nostro cuore.
Ma il Male, il male che commetto, che seguo, il male che io stesso sono, mi fanno riscoprire il Bene, come l'assolutamente "altro" da me. Mi ritrovo allora all'inferno, proprio perché Dio (il Bene) certamente è!
E io ne sono altrettanto certamente escluso.

Qui il ciclo si interromperebbe, con la mia definitiva condanna. Se non fosse che avviene l'impossibile, Dio non può essere "altro" da me...

Questo ciclo è ben descritto dal dogma trinitario.
Gesù è Dio che si fa uomo, il Padre è Dio assolutamente altro, e lo Spirito la forza che unisce e separa l'uomo e Dio.
#2832
Tematiche Spirituali / Re:Che cos'è la Fede^
06 Agosto 2018, 15:20:28 PM
Citazione di: acquario69 il 06 Agosto 2018, 15:03:12 PM

Quando dici;

Credo tu fai riferimento a una "certezza" che pero non e' più Certezza,perche fai riferimento alle cose relative del mondo (che comprende il tempo come lo spazio) e in questa sfera sarebbe si superstizione o dogma

Ma quell E' non può a mio avviso non essere assoluto...perché non riguarda il tempo e quindi una sua durata misurabile, sia pure un solo istante di tempo...infatti come mi pare dici anche tu; non ce' (nel tempo come nello spazio) ma... E'

Sì, quel È è assoluto.

Tuttavia coincide con il Nulla.

Necessita di uno slancio da parte mia, affinché questo Essere/Nulla sia il Bene.

Nello slancio, la Certezza è assoluta.
#2833
Tematiche Spirituali / Re:Che cos'è la Fede^
06 Agosto 2018, 13:54:53 PM
Citazione di: acquario69 il 06 Agosto 2018, 13:12:15 PM
Citazione di: bobmax il 06 Agosto 2018, 12:39:05 PM
Mentre la Fede, l'unica autentica Fede, può essere solo verso ciò che non c'è. Fede in ciò che non potrà mai esserci, proprio perché è.

A quel punto quell' E' non sarebbe certezza? (e secondo me lo e') 
potrei sbagliarmi ma la fede mi sembra qualcosa che sta un gradino sotto ..qualcosa che assomiglia più a una "speranza"o appunto ad essere proprio quella una superstizione,qualcosa che rimane ancora vincolato alle contingenze, alle cose umane, con tutte le derive e le distinzioni che ne possono direi inevitabilmente conseguire (vedi religioni o peggio alla deriva di una certa psicologia)

mentre la certezza, essendo assoluta, la trascende definitivamente

Sì, certezza. Tuttavia che dura solo un istante.

Se durasse di più, la certezza non diventerebbe, questa sì, inevitabilmente superstizione?
Perché subito diverrebbe impellente rispondere alla domanda: "Certezza di cosa?".
E la necessità di poggiare i piedi per terra ci costringerebbe, senza neppure avvedercene, di fissare dei paletti, di provare a stabilire cosa è la Verità.

Penso anch'io che la Fede sia destinata ad estinguersi non appena raggiunto il suo scopo.
Ma il suo scopo non è forse quello di andare oltre al contingente, di superare il mondo della dissimilitudine?
E questo non implicherebbe pure la rinuncia a noi stessi? Al nostro ego?

Un distacco che, a mio parere, è senza fine in questa vita. Se si completasse, sarebbe ancora possibile vivere?

#2834
Tematiche Spirituali / Re:Che cos'è la Fede^
06 Agosto 2018, 12:39:05 PM
Citazione di: InVerno il 06 Agosto 2018, 07:35:34 AM
Ma si può partire per un percorso spirituale incerti della cosa in se, e consolandosi con l'utilità sociale\personale d'essa? Chissenefrega, l'importante è che sia la Verità, la Fede è nella Verità, non è un programma di riabilitazione.

Cogli nel segno.

D'altronde l'"utilità" dimostra quanto sia difficile aver autentica Fede.
Si cerca di difendere una credenza, perché "utile"...
Così facendo, però, si finisce con il difendere una superstizione.

Superstizione è infetti il credere in un "qualcosa" che dovrebbe esserci, anche se non mostra il proprio fondamento.

Mentre la Fede, l'unica autentica Fede, può essere solo verso ciò che non c'è. Fede in ciò che non potrà mai esserci, proprio perché è.


#2835
Tematiche Spirituali / Re:Che cos'è la Fede^
05 Agosto 2018, 17:14:40 PM
Citazione di: Kobayashi il 05 Agosto 2018, 16:36:11 PM
Se si ritiene di non credere in Dio, ma nello stesso tempo si pensa sia impossibile vivere senza, e se questo desiderio di Dio non è nostalgia per il Dio biblico secondo una versione, diciamo, popolare, allora mi chiedo se l'attenzione non debba essere spostata sul problema della sua immagine.
Non è che l'incredulità generale è dovuta al fatto di ritrovarci con immagini di Dio del tutto inadeguate?

Indubbiamente.
I significati che si danno al termine "Dio" sono per lo più fuorvianti.
Le stesse religioni, pur nascendo da uno slancio di spiritualità, hanno in breve rinnegato la loro origine.
Al punto, da diventare dei meri "rimedi" all'angoscia esistenziale nichilista.
La religioni si fondano infatti sul nichilismo: è la loro ragion d'essere.

La pretesa di conoscere qualcosa riguardo a Dio è l'autentica bestemmia. Ed è ciò che contraddistingue le religioni.
Eppure, in quello stesso lancio di spiritualità che le ha generate, è presente la Trascendenza.
Ve ne sono ancora delle tracce (come quando Dio si presenta a Mosè dicendo: "Sono colui che sono") che sono state però ben presto travisate dalle varie Chiese.

Il bisogno di Dio, di chi però non crede che Dio sia, è un passaggio necessario.

E' questo l'autentico ateismo, detto anche ateismo mistico (rispetto al quale l'ateismo di chi semplicemente non crede nell'"entità Dio" è gioco da ragazzi...).

E' la notte oscura, l'attraversamento dell'abisso dove a niente posso aggrapparmi se non a me stesso.

D'altronde, a chi potrei mai aggrapparmi se io e Dio siamo Uno?