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Messaggi - Jacopus

#2836
Come hai gia' scritto, procedere penalmente contro Salvini sarebbe sia una tragedia istituzionale che un assist a Salvini stesso. L'unica strategia e' quella di aspettare proprio perche' non e' possibile farli stare su una nave illimitatamente.
#2837
Ma pensate davvero che i vostri occhiali hi-tech', le rotte intercontinentali, le stupide automobili, fino al frigorifero funzionino grazie alla saggezza semplice dei maestri zen e dei bambini? Non credete che bisognerebbe scindere il discorso?
Leggo prese di posizione contro i poteri forti, contro le varie big-pharma e come si pensa di contrastarle? Con la riedizione della crociata dei bambini? Se vogliamo gestire questo mondo ipercomplesso dobbiamo farcene carico invece di continuare a camminare con la testa rivolta verso il passato.
A proposito di alcune obiezioni di Sileno. L'erudizione giustamente non e' sinonimo di cultura come capacita' di interpretare e gestire il mondo. Metello e' effettivamente un romanzo, ma volevo sottolineare come, nell'arco di una/due generazioni, sono cambiati i valori di riferimento ai quali idealmente tendere. Se vogliamo cambiare il mondo dobbiamo sforzarci di comprenderlo.
Se invece aspiriamo al regno dei cieli e dobbiamo attraversare la valle di lacrime ben vengano le scie chimiche, le tazze di te', i saggi bambini, la sacra ignoranza e cosi via.
Del resto non credo neppure che questi nuovi fasti dell'ignoranza siano dovuti allo spirito religioso quanto a meccanismi interni all'attuale societa' occidentale.
Infine si consideri che essere "semplici" ma infusi di saggezza e' facile. Basta mettersi un medaglione al collo e iniziare a parlare in modo oscuro. Chi cerca la conoscenza invece deve faticosamente studiare, verificare le sue idee, confrontarle, valutare come incidono sulla realta', fare riferimento agli altri che hanno studiato la stessa materia. Una vitaccia.
#2838
Per il pensiero scientifico moderno "fede nella verita'" e' un ossimoro mentre per il pensiero tradizionale e' la ripetizione dello stesso concetto, traducendosi la fede nella verita'.
#2839
Tanto per restare in tema: il concetto di verita' e' un concetto estremamente complesso. Se possiamo approssimarci ad esso nelle hard sciences e' davvero arduo farlo nelle scienze umane. 
Io penso che la realta' sia molto piu' prosaica: documentarsi, leggere, ascoltare l'altra campana, studiare, sono attivita' faticose che necessitano forza di volonta' e nessuna retribuzione. Questa e' una societa' del "vinco facile" e del penso poco.
Che la saggezza sia appannaggio dell'uomo semplice e' un giochino che serve a sottomettere gli uomini. Saggezza e cultura di solito vanno di pari passo, tranne le ovvie eccezioni sempre possibili. L'uomo semplice resta semplice e basta. Sarebbe compito delle istituzioni renderlo piu' istruito, riflessivo, colto e saggio ma allora potrebbe iniziare anche a diventare fastidioso e pericoloso. Il venite parvolus e' molto piu' accomodante e permette ai manovratori di proseguire la loro attivita' senza noie o pianti che "fanno male al re, al ricco e al cardinale".
#2840
Tocchi un punto interessante Sileno. Tanti anni fa lessi un libro: Metello, di Pratolini. Quello che mi colpi' era il desiderio della famiglia di operai di elevarsi culturalmente, attraverso l'opera, i libri, la casa del popolo. La societa' del secolo scorso era una societa' che credeva nel progresso tecnico e culturale dell'umanita'. L'uno accanto all'altro.
Vi e' stata in seguito una rivoluzione antropologica, direi dagli anni '80 in poi, in cui ha vinto la cultura-pop. Apparire, emozionare, essere in prima fila, rispondere con la frase ad effetto, avere, dimostrare di possedere anche beni immateriali come viaggi o spiritualita'.
Altrove si e' pero continuato a coltivare la conoscenza tecnica dei mestieri necessari alla modernita'. Da noi il processo di abbassamento culturale ha toccato sia l'istruzione tecnica che quella "alta", e pertanto si puo' affermare che i "semplici avvertono meglio la profondita' del reale", che e' un meraviglioso inno all'ignoranza.
Proprio ora che siamo di fronte a sfide della complessita' sempre piu difficili si sta esaurendo la capacita' di interpretare quella complessita'. Direi che siamo pronti a una veloce decadenza del "sapere aude" illuministico a favore di tutti i supporter di un romantico e violentissimo medioevo.
#2841
Presentazione nuovi iscritti / Re:Presentazione
20 Agosto 2018, 21:47:09 PM
Anch'io ho iniziato cosi'. E' un buon inizio. Ben trovato e buona permanenza.
#2842
Attualità / Re:Nave Diciotti
20 Agosto 2018, 18:05:51 PM
La risposta corrispondente a quella di viator e': "la mia soluzione e' ospitarli in un hotel di Cortina, sloggiando gli ospiti paganti, fornendo loro wi-fi, sky, acqua corrente, cibo etnico".
Mi sembra il minimo per noi che abbiamo sfruttato quei paesi.
Detto cosi anche se in realta' e' presente del sarcasmo si potrebbe leggere il periodo come una affermazione seria. Quella di viator ha invece quel tono leggero allo stesso tempp da maschio alpha piu' realta' virtuale che serve in sostanza a prendere click e like piuttosto che decisioni realistiche.
#2843
Saro' scontato. Fabrizio de Andre'.
#2844
Tematiche Filosofiche / Re:L'etica del nemico
17 Agosto 2018, 10:09:17 AM
La discriminazione e' necessaria. Sono d'accordo. Il conflitto in certe situazioni non puo' essere evitato. Il "restare umani" non significa nella mia accezione un "volemose bene". E' stato giusto il processo di Norimberga cosi come quello alle brigate rosse. Ma terminato il conflitto che separa, occorre riscoprire cio' che ci unisce, oltre le differenze, perche' altrimenti cadiamo non nel discrimine ma nella deumanizzazione. Anche Hitler o Stalin non erano certo dei demoni. Per molti, tuttora, sono considerati degli eroi. Hanno torto, ragione? La ragione la da la storia, ma e' compito della filosofia o del logos andare oltre per comprendere il cuore umano e per lanciare una sfida alla stessa cultura dell'uomo affinche' possa acqusire un atteggiamento critico verso la concezione tribale amico/nemico (che e' comunque ineliminabile).
#2845
Tematiche Filosofiche / L'etica del nemico
17 Agosto 2018, 07:23:15 AM
Il nemico, politico, religioso, etnico, di classe, viene descritto dalla controparte con connotati abitualmente bestiali e demoniaci. A meno che quel nemico non venga quasi sterminato, si determina una faida che inquina la vita di un paese per decenni, se non secoli.
Il caso dei fascisti/comunisti e' emblematico. Gli uni chiamano "topi" i loro nemici che adottano il non tanto diverso attributo di "zecche".
Personalmente mi riconosco nei valori della resistenza, ma i fascisti non erano e non sono forse persone come me? Hanno forse alcuni valori diversi dai miei, ma altri uguali, magari maggiormente interiorizzati e celebrati. Ma la fedelta' o l'onore non li vedo come valori da "topo". Sono stati moralmente piu' giustificabili i fascisti che per fedelta' seguirono fino all'ultimo il patto con i nazisti e morirono o i fascisti che divennero partigiani per opportunismo e fecero carriera nel dopoguerra all'ombra del tipico doppiogiochismo?
Spesso descriviamo i nostri nemici con una caricatura che ci permette di attaccarli e sentirli diversi da noi. Per scaricare su di loro tutto il nostro malessere.
Questo e' stato spesso un problema della cultura di sinistra, ma la cultura di destra e' ancora piu' infuocata in questa dinamica e tutto cio' e' un peso che ci separa e divide, che rallenta la nostra azione collettiva e che probabilmente ha anche un pesante costo economico.
Io penso che sia tempo di riconoscerci tutti come esseri umani con ideologie diverse, sottoponibili a discussioni e a valutazioni, ma tutte degne di rispetto  e dietro le quali non ci sono "sinistri", "pidioti", "cani infedeli", "ratti di fogna" ma persone umane.
#2846
CitazioneViator scrive:
Salve. Cinismo mio solito.

Non deve avere alcuna importanza quali e quanti lutti ha provocato l'imputato.

La psicologia è tenuta a giustificarlo qualsiasi cosa abbia fatto (giudizio clinico).
La morale vigente all'interno della società al cui interno egli ha agito deve censurarlo od approvarlo (giudizio sociale).
I credenti dovranno moralmente assolverlo se egli si pentirà, lasciandolo poi nelle mani di Dio (giudizio divino).
I congiunti delle vittime potranno chiedere vendetta o perdonarlo (giudizio emotivo).

IL DIRITTO (la cosiddetta Giustizia) dovrà occuparsi SOLAMENTE di tutelare la società dagli eventuali comportamenti futuri del soggetto e di RECUPERARE, nella misura del possibile, IL DANNO PURAMENTE PATRIMONIALE da questi generato nei confronti dei singoli e della comunità (giudizio legale e di prassi).

Hai ucciso "n" persone ? Eri e sei capace di intendere e di volere ? Quante possibilità abbiamo che tu replichi i tuoi comportamenti una volta tornato in libertà?
A questo punto la Corte, valutate attenuanti  ed aggravanti, sceglierà tra il minmo ed il massimo della pena.
Stabilita le pena il reo verrà recluso e tale resterà - indipendentemente dalla durata della condanna penale irrogata - almeno sino al termine della causa civile (intentata automaticamente dallo Stato e/o dalle parti civili) che stabilisca QUANTI SOLDI IL REO DEVE CACCIARE !! (Altro che lutti, sbeffeggiamento delle Leggi, pessimo esempio sociale, pericolo di reiterazione, danni patrimoniali enormi, mantenimento in carcere a spese della società, pacchi di provviste recapitate in carcere, sconti di pena........il tutto senza RESTITUIRE, almeno simbolicamente, una parte del danno patrimoniale provocato !!).

Dopo di ciò, verrà calcolato attraverso appositi parametri quali AGGRAVI di pena andranno aggiunti nel caso il reo si rifiuti di dedicarsi (concretamente, materialmente, produttivamente) ad attività produttive penintenziarie (in regime di confino - questa parola non mi turba minimamente - in strutture realmente inviolabili).

Naturalmente ciò nel caso il reo risulti in condizioni fisiche adatte alla produttività.

La pena di morte ? Ci deve essere per i casi più gravi in cui il reo si rifiuti di "redimersi" attraverso l'impegno produttivo. In pratica sarà egli stesso ad infliggersela attraverso le proprie scelte passate e presenti.
Ho spostato l'intervento di Viator in questa nuova discussione perchè effettivamente il tema ha molte prospettive ma questa aperta da Viator è più sociale e culturale che spirituale.
#2847
Buongiorno Kobayashi. Ho ripreso in mano "la violenza e il sacro", mia lettura giovanile perche' quello che hai scritto non mi convinceva. In effetti la posizione di Girard non e' favorevole alla pena di morte e all'uso del condannato come capro espiatorio. Al contrario, proprio per interrompere il ciclo mimetico della violenza il capro espiatorio deve essere al massimo grado innocente come Cristo, perche' solo cosi' possiamo evitare di proiettare il male e la malvagita' sugli altri.
Scrive Girard:
"Arriva sempre il momento in cui non ci si puo' opporre alla violenza se non mediante altra violenza e allora importa poco il successo o il fallimento: e' sempre lei quella che vince."
Il tentativo del cristianesimo, affinche' sia abolito questo "fuoco divoratore della violenza", lo pone per questo solo motivo fra le grandi correnti del pensiero. L'interruzione del processo mimetico della violenza avviene attraverso il sacrificio dell'innocente e la sua rituale ripetizione settimanale (l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo).
I condannati, i veri colpevoli, per quanto assurdo possa sembrare, non possono essere usati per questa dinamica: sarebbe l'ennessimo tassello di un cerchio ripetitivo di violenza. Anzi i veri colpevoli bisogna andarli a trovare in carcere, come prescrive il discorso della montagna.
#2848
CitazionePensa a chi uccidono un figlio o la persona amata. Dovrebbe perdonare ? 
Personalmente se mi uccidessero un figlio non perdonerei, ma si da il caso che io non sono lo Stato. Potrei anche farmi una bella vendetta privata, non so esattamente come reagirei, ma ci sarebbero delle conseguenze. Quello che volevo dire è proprio questo. Come singoli cittadini siamo una realtà diversa rispetto a quella rappresentata idealmente dallo Stato, che non può avere mai una intenzionalità vendicativa da "occhio per occhio":
1) perchè è ormai certo che non ha alcuna efficacia social-preventiva;
2) perché non ha un valore educativo, ma educa invece alla violenza, sia pure ammantata grazie alla legalità di stato (C'è una famosa frase di Sant'Agostino in merito).
3) perchè si abbasserebbe allo stesso livello del criminale.

CitazioneNon siamo più al tempo della Rivoluzione francese con la ghigliottina sulla pubblica piazza. Adesso tutto viene fatto con "discrezione".
Uno dei punti, discrezione o meno, per cui la Turchia non può entrare nella Unione Europea è la presenza nel suo ordinamento della pena di morte. Sarebbe davvero un bel passo in avanti verso una società migliore equipararci alla islamica Turchia. E comunque la morbosità ci sarebbe lo stesso anche se fosse fatto in modo candido e indolore dentro qualche reparto di psichiatria, o non conosci il potere dei media?

CitazioneNon comprendo il nesso tra la tua frase e la vendetta  privata o la giustizia distributiva da parte dello Stato.
Si chiama comunemente "specchietto per le allodole" ed è usato in mille modi dalla demagogia, per distrarre dai veri problemi e per far accartocciare dentro le proprie ossessioni e povertà, coloro che vengono sfruttati in vario modo dal sistema capitalistico. Un altro esempio è stato dato in passato dalle famosi "armi di distrazione di massa".
#2849
Per Altamarea: da un lato ritieni Dio inesistente e immaginario. Dall'altro invece richiami quella stessa tradizione religiosa per corroborare la tesi della pena di morte. Non capisco.
Ti posso dire comunque come la penso personalmente e molto laicamente. La pena di morte è uno spettacolo dedicato agli istinti morbosi del pubblico, eventualmente utilizzabile per sfamare i sentimenti di ingiustizia del "popolo" che può rifarsi su uno ancora più disgraziato di loro, invece che prendersela con i suoi veri affamatori. Inoltre è ormai accertato che la pena di morte non ha alcun potere sul tasso di criminalità di un paese e che anzi sono proprio i paesi con un diritto penale mite ad avere i livelli di criminalità più bassi. Breivik, assassino di 77 ragazzi norvegesi, e' stato condannato a 21 anni di reclusione (eventualmente rinnovabili di 5 anni in 5 anni). La Norvegia affitta le sue carceri alle più "monella" Svezia.
Inoltre eticamente l'ordinamento pubblico, uccidendo, si pone allo stesso livello del criminale. Non fa altro che "fare vendetta". La giustizia non dovrebbe mai essere vendicativa. Anche perchè le cause della criminalità sono molto complesse. Ridurle alla legge del contrappasso è degno di un paese islamico fondamentalista, rispetto al quale molti dei nostri concittadini sono assimilabili, in quanto a concezioni e pensieri.
#2850
Per bobomax. Una contraddizione la osservo nel tuo concetto di responsabilita' poiche' se dici che non esiste responsabilita' per le azioni che agiamo tutte inscritte nella necessita', alla fine fai una distinzione tra "buoni" ' e "cattivi" che pero' non e' legata alla prassi ma ad un dogma: "chi crede nella fede della necessita' e' salvo." Questo e' il significato essenziale della tua teoria ma lascio a te la parola per una interpretazione autentica.