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Messaggi - Aspirante Filosofo58

#286
Io partirei da quel "mens sana in corpore sano". Intanto vorrei capire cosa si intenda per "sana/sano", dal momento che, per esempio, nel mio caso il corpo "sano" (nel senso di normodotato) è rimasto per 364 giorni e mezzo dalla data di nascita (sono nato la mattina del 30 dicembre 1958 e la sera del 29 dicembre 1959 il mio organismo è stato attaccato da un agente patogeno che non è stato in grado di riconoscere, per cui, dopo una serie di febbri equine che andavano e venivano (evidentemente per cercare di disfarsi dell'intruso), sono partite le crisi convulsive e, di conseguenza la paralisi cerebrale che mi tolse per sempre la gioia di camminare correttamente! Quindi, se questo detto fosse valido, io dovrei essere stupido o giù di lì! :( Però non dimentichiamo il proverbio: la difficoltà aguzza l'ingegno, che a me piace molto di più, anche perché la mente è costretta a pensare come superare agevolmente (magari col minimo sforzo) ostacoli pressoché inesistenti per i cosiddetti "normodotati". ;)

Altro punto: la mente che mente. La mente trova tutte le scorciatoie, tutti i metodi per rendere meno difficoltosa la vita: per esempio, la memorizzazione dei percorsi stradali (casa/lavoro): una volta memorizzato il percorso, ci si trova da un punto all'altro senza rendersene conto, perdendo così tutto ciò che riguarda il percorso. La mente fatica molto ad essere nel presente proprio per proteggere il corpo, e spesso ci ricorda i bei tempi che furono o ci fa sognare tempi migliori.

Quindi, è molto difficile riuscire a mettere d'accordo cuore e mente; difficile ma non impossibile. Per farlo, io credo che occorra capire di non essere solamente il corpo, o solamente la mente. Occorre capire che corpo e mente sono due componenti dell'essere umano che è composto anche di anima e spirito. Far dialogare le quattro componenti umane che ho citato, capire che possono e debbono dialogare e collaborare per il bene dell'essere umano stesso, porterà la pace nell'essere umano e in tutta l'umanità (solamente un mondo di persone in pace con sé stesse, può essere in pace con tutti).
#287
Citazione di: Duc in altum! il 12 Marzo 2024, 20:31:11 PMPer questo il cristianesimo non può essere considerato una religione (compreso per gli addetti ai lavori), ma una persona da cercare, incontrare e fequentare: Gesù, ovvero, Dio stesso fattosi uomo come noi.

Cosa intendi? Non ho capito. Mi spieghi meglio? Grazie. 
#288
A quanto vedo e mi pare di capire le religioni hanno fallito il loro scopo primario: esse dovrebbero unire l'umanità e non dividerla tra capri e buoi, tra buoni e cattivi, ecc... Lo stesso Papa Giovanni XXIII (al secolo Angelo Roncalli) soleva affermare: "occorre privilegiare ciò che unisce a ciò che divide". Quindi, sebbene io sia convinto che tutte le strade (o religioni) in un modo o nell'altro portino a Dio (non necessariamente quello monoteista ebreo/cristiano/musulmano), mi rendo conto, viceversa, che ogni religione inserisca dei percorsi tortuosi, delle deviazioni. Insomma, ogni religione rende più difficile raggiungere Dio: questo è ciò che ho constatato io. In quanto al perché lo faccia, lascio a voi l'ardua sentenza! 
#289
Qui: https://www.gotquestions.org/Italiano/Bibbia-dolore.html c'è qualcosa sul dolore nella Bibbia che, tuttavia non mi pare rispondere alla domanda: Perché esiste il dolore? In pratica la si prende molto, ma molto larga... come quando i nostri politici tergiversano sugli argomenti, ci girano intorno, si arrampicano sugli specchi,  invece di risponde ad hoc!
#290
Citazione di: green demetr il 11 Marzo 2024, 03:29:38 AMParecchio distratto, non ciò voglia di spiegarti l'intero ebraismo e l'intero cristianesimo, stiamo parlando di almeno 7000 anni di cultura.(Che anch'io sono in attesa di studiare).
Vedi io ho passato l'intera giovinezza e prima adolescenza a meditare, non a pensare, proprio meditare, sui concetti indiani, l'incommensurabilità tra macrocosmo e microcosmo, e punto fermo di ogni credo asiatico: tutto è illusione.
Poi cominicai a fare a pugni con la filosofia occidentale.
La filosofia mi pareva niente rispetto alla saggezza orientale.
Ma pian piano, da bravo liceale, il pensiero si forma sul metodo, sulla ragione.
Mi incominciai a interrogare sulle forme rigide sociali di quelle società.
E inevitabilmente non potei che ascrivere l'intera cosa proprio a queste religioni.
D'altronde già Terzani autoproclamato profeta vedeva come l'occidente poteva avere la meglio facilmente su di loro, bastava un mc donald, e tutta la loro arroganza finiva in flatulenza.

L'ebraismo e il cristianesimo (che è semplicemente una piccola parte impazzita dell'ebraismo) invece ragionano sul dolore, sulla guerra.
La genesi, di cui ho ragionato con i rabbini inglesi, sopratutto tra novembre e dicembre, laddove c'erano le storie della settimana, come da noi nelle chiese, era incentrata su Giuseppe e i Fratelli.
La Genesi a parte la creazione, che è considerata da tutti, un libro a parte.
(e di cui ho già espresso il mio disagio) Parte proprio dal diluvio universale e da caino e abele.
Di cosa trattano questi libri? Della guerra fra uomini e della guerra tra fratello e fratello.
Il dolore che si dissemina errore dopo errore infine viene risolto dalla figura enorme, per cui ho pianto, di Giuseppe d'Egitto.
La genesi è un libro circolare, ogni libro o scena viene letto a sè, ma nel contempo va letto insieme agli altri.
Come già detto mille volte, la Bibbia è il libro sulla fratellenza umana.
Il popolo eletto viene inteso come quello che ha subito più danni nella storia, ma che proprio tramite questa storia di dolore, si sia unito sempre di più, raggiungendo forme di un socialismo sempre più avanzate invise all'occidente criminale e guerresca, figuriamoci a qulle filosofie che non hanno perso nulla della rigidità di un tempo, anzi hanno aggiunto la presunzione dell'occidente, la sua bieca follia, il suo ciniscmo carnivoro.
Storia che continua ancora oggi.
L'Ebraismo è un continente di pensiero, il rabbino è un lavoro continuo di ripensamento sugli errori, sulle virtù, sulla fratellanza.
La resistenza a questa cultura superiore in lungo e in largo dell'occidente è ridicola e pericolosa.
Quello che l'occidente presume, l'ebreo lo fa.
Popolo pragmatico da sempre inviso, popolo intelligente che fa impazzire di rabbia gli altri popoli.
Schiumano rabbia, e pensare che nelle dimensioni sono un niente.
La follia di prendersela con i pochi dovrebbe essere già sintomo della malattia di bullismo, che spira da oriente e da occidente.
Non si scompongo di una virgola. La mia stima è schizzata alle stelle.

Questo per quanto riguarda le qualità storico-sociali-morali.

Poi naturalmente uno puà fare le critiche che si vuole.
Nel mondo ebraico è famoso il detto che un ebreo ha sempre da ridire su tutto.
L'ebreo parla di tutto, si lamenta di tutto, e critica tutto.
Persino il proprio Dio.
Basta guardarsi un film di Woody Allen, e dovrebbero schiarirsi le idee su questo.
Prima della guerra Nethaniaun era molto criticato, ma con la guerra, il popolo si è unito e si è fatto scudo.
Tanto liberi nel pensiero tanto uniti come popolo, francamente non ci sono uguali.
Come fare a non stare con loro è un bel puzzle.
Come preferire l'arroganza dei musulmani, nemici acerrimi dell'occidente da sempre.
La memoria storica è stata spazzata via, in un amen.
Mi fa solo ridere il profondo disprezzo dell'ebreo, è sintomo del disprezzo che noi coviamo nemmeno poi tanto segretamente verso noi stessi.
Ci vantiamo di avere ricchezze, ma la nostra anima si è spenta.

E allora come chiamare questo volgere l'attenzione verso altre religioni?
Siamo sicuri che sia spiritualismo?
Ecco io una domanda me la farei.

Poi per carità, esercitarsi sul nulla, magari può anche aiutare.
Io raga l'ho già fatto tanti e tanti anni fa.
Si è vero c'è l'illuminazione, ma poi BUM e torni a terra.
Col culo per terra direi, se i mod mi passano la volgarità.
Continui a insistere sul dolore, come argomento della Bibbia, senza citarmi nemmeno un passo che ne parli? Se veramente il dolore fosse un argomento importante, trattato nella Bibbia, dovresti almeno citarmi un passo. Affermi che io sia distratto e poi che non hai voglia di citarmi alcunché? Mi ricordi tanto la volpe che, non arrivando a prendere l'uva, affermava che il frutto (l'uva, appunto) fosse acerbo! Aspetto che tu (che, a quanto scrivi non sei distratto quanto me), mi indichi almeno un passo della Bibbia col dolore come argomento!
#291
Citazione di: Duc in altum! il 10 Marzo 2024, 17:25:53 PMStai perdendo colpi esimio @taurus.

O sarà, come sempre sostiene "l'aggiunta" di Qoelet: "il molto studio affatica il corpo".

Buona domenica!

Intanto non hai risposto alla domanda....
#292
Citazione di: green demetr il 09 Marzo 2024, 04:55:31 AMLa Bibbia è un enorme riflessione sul dolore che il buddismo e affini manco sanno cosa vuol dire.
Infatti quelli cercano di evitare il dolore, per questo rimarranno dei pezzenti a vita.
Non sanno cosa è la vita.
Non a caso il principe gautama era un povero pazzo chiuso nel suo palazzo.
Che ne poteva sapere del dolore e della gioia della vita? Niente.
O:-)

Quali sarebbero i passi della Bibbia che riflettono enormemente sul dolore? Forse la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, a causa del peccato originale, che ha posto l'umanità in questa valle di lacrime? O quello che chiede ad Abramo di sacrificare suo figlio Isacco? Oppure quello che fa annegare gli egizi all'inseguimento degli ebrei? Non mi pare che la Bibbia rifletta un granché sul dolore. Nell'Antico Testamento c'era la legge del taglione (occhio per occhio, dente per dente). Chi uccideva doveva essere ucciso, a meno che i parenti della vittima chiedessero il "vil danaio" al posto dell'uccisione. Nel Nuovo Testamento, il Dio geloso e vendicativo è sostituito dal Dio tutto amore, ma, relativamente alla riflessione sul dolore, io non trovo nulla. Sono distratto? 
#293
Citazione di: green demetr il 09 Marzo 2024, 04:55:31 AMLa Bibbia è un enorme riflessione sul dolore che il buddismo e affini manco sanno cosa vuol dire.
Infatti quelli cercano di evitare il dolore, per questo rimarranno dei pezzenti a vita.
Non sanno cosa è la vita.
Non a caso il principe gautama era un povero pazzo chiuso nel suo palazzo.
Che ne poteva sapere del dolore e della gioia della vita? Niente.
O:-)

Quando i genitori di Siddhartha, Gautama il Budda, consultarono gli astrologi per sapere quale sarebbe stato il destino del figlio, essi gli risposero che sarebbe stato un bene tenerlo all'oscuro di tutto ciò che esiste di negativo al mondo (povertà, dolore, sofferenza, morte, ecc..). Come si suol dire: "il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi": in effetti l'impegno del padre di Siddhartha Gautama al riguardo, fu totale: non dovevano esserci nemmeno foglie morte lungo i viali del regno, tutto doveva essere impeccabile, ma... un bel giorno, mentre era in giro in carrozza, Siddhartha chiese al cocchiere di effettuare una deviazione e fu così che si  imbatté in mendicanti e quant'altro. Allora andò via di casa per meditare sull'accaduto. Forse prima era un pazzo, ma poi si illuminò, dopo un po' di tempo di meditazione. 

Ecco: https://www.studiarapido.it/siddharta-gautama-il-buddha/
#294
Citazione di: Duc in altum! il 07 Marzo 2024, 19:21:29 PMChi è sazio, non crede nell'affamato...
Come dire che chi crede che il suo orticello sia il mondo, non è consapevole che esista un "orticello" infinito chiamato universo? E' a ciò che porta la fede in un Dio o negli dèi? A sentirsi migliori del prossimo, proprio perché si è fedeli? A criticare le fedi od opinioni altrui? 
#295
Ho trovato questa storiella, che a me pare interessante: 

Un'antica storia buddhista nota come 'La parabola del seme di senape' racconta di una donna cui un giorno, all'improvviso, muore il figlio di otto anni.
Folle di dolore, prende tra le braccia il bambino e percorre in lungo e in largo il villaggio scongiurando la gente di aiutarla.
Qualcuno la indirizza verso il luogo dove il Buddha è seduto in meditazione.
Così la donna lo raggiunge per chiedergli aiuto.
Lui le assicura che sì, potrà aiutarla, non prima però che lei abbia portato a termine un compito:
riportargli un seme di senape, preso in una famiglia mai colpita dalla morte.
La donna così comincia ad andare in giro per il villaggio nella speranza di trovare quel seme.
La storia narra che bussò di casa in casa ma non riuscì a trovare una famiglia che non fosse mai stata colpita dalla morte.
Rendendosene conto comprese che la morte colpisce ogni essere vivente e che il dolore ci accomuna.
Questo le permise di fermarsi e seppellire il fanciullo.

Con questa comprensione, tornò dal Buddha.
Egli le chiese:
"Dov'è il granello di senape?"
Lei sorrise e disse:
"Rivelami la verità.
Vorrei conoscere ciò che non muore mai
#296
Citazione di: Socrate78 il 30 Aprile 2019, 22:28:58 PMIl buddismo non mi interessa, non salva l'uomo affatto ma anzi lo fa vivere in una condizione di "morte", poiché fa vivere la persona in una specie di supremo distacco che non è vera vita, come detto sopra si distrugge la parte buona della vita per difendersi da quella cattiva del dolore. Il fatto che il piacere sia transitorio non significa che non sia vero e non è detto che una volta finito ci sia davvero il vuoto dentro di noi, non ci sarà questo vuoto se siamo in grado di dare un senso alla nostra esistenza in qualche modo. E poi chi l'ha detto che la sofferenza è così totalmente cattiva? E' il dolore che indica che siamo umani, che siamo vivi davvero, è la sofferenza che ci fa comprendere i nostri limiti e le nostre debolezze e ci fa mettere nei panni degli altri deboli come noi. Solo Cristo salva davvero, guarisce davvero l'uomo, le altre religioni/filosofie sono paragonabili semmai a cure palliative che non fanno sentire il dolore, ma non guariscono l'uomo dal male di vivere.
Ciao, non entro nel merito dei tuoi gusti e interessi: il buddismo non ti interessa? Ok, qual è il problema? Perché affermi che il buddismo fa vivere l'uomo in una condizione di morte? Cosa è per te la vita? Che cosa la nascita? Che cosa la morte? La mia vita è stata assai complicata, al punto che spesso ho seri dubbi di stare vivendo. Se questa è vita, meglio che finisca presto (mi riferisco solamente ed esclusivamente alla mia e non giudico quella degli altri, ovviamente). A meno che anche vivere tra dolore e sofferenza abbia un suo perché e vorrei scoprirlo. Non mi interessa finire alla sinistra del Padre (visto che si sa già chi siede alla sua destra: il suo Figlio unigenito, un posto "vacante" è alla sua sinistra). Non mi interessano le religioni organizzate, ma semmai, unicamente i messaggi positivi che leggo in esse. Il buddismo me ne ha trasmessi parecchi, e sono tutti messaggi di vita, il cui significato non deve essere necessariamente identico a quello delle altre religioni.

Per esempio: nonostante il cattolicesimo prometta il Paradiso a chi si comporta bene, esso considera questa vita "terrena" sacra e inviolabile, perché dono di Dio (su tale affermazione avrei tanto da dire, ma passo oltre); il buddismo no. Per il buddismo questa vita è illusione, maya; una delle tante che si susseguono per ogni essere vivente: dalle piante, agli animali, all'essere umano, imparando e progredendo, vita dopo vita. Passatemi l'esempio: per il buddismo il susseguirsi di nascite e di morti, di vita dopo vita, è come il calendario di un campionato sportivo. Alla fine, fermare la ruota delle nascite, non dover più essere costretti a rinascere (ma farlo unicamente, se si desidera essere delle guide spirituali illuminate per i propri simili), sarà come aver vinto lo scudetto! 
#297
Citazione di: Ipazia il 01 Marzo 2024, 18:43:02 PMBasta fare due conti sull'età fertile e la durata della vita umana  (dubito che gli ultracentenari scoprirebbero qualcosa, e anche se fosse ...).
Capisco che la realtà sia diversa; ma, visto che per maturare il diritto alla pensione occorre lavorare sempre di più....  ;D Capisco anche che l'essere umano si senta eterno in questa valle di lacrime.... ;) . Quindi, fermo restando che, smettendo di procreare, prima o poi l'umanità si estinguerebbe, pensavo anche all'ipotesi, assurda fin che si vuole, che invece gli esseri umani, con i progressi della scienza, potrebbero riuscire a fare tra un secolo ciò che oggi sembrano miracoli.  Non escludo alcuna possibilità.  
#298
Buon pomeriggio. Non sto chiedendo se la situazione descritta nel titolo sia possibile o meno. Supponiamo che lo sia, che per qualche motivo particolare l'umanità non sia più in grado di procreare. Per esempio se vi fosse una malattia trasmissibile sessualmente così come esiste la possibilità di sterilizzare, per esempio, i maschi della zanzara tigre, per evitare il sovrappopolamento di questi insetti. Un bel giorno non nascono più esseri umani e quelli rimasti iniziano a indagare e, dopo un secolo di ricerche, prove e controprove, trovano il bandolo della matassa: la causa della sterilità mondiale e come combatterla. 
Ascoltando i media che ci parlano di guerre, incidenti sul lavoro, femminicidi, incidenti stradali, calamità naturali, ecc..., l'estinzione umana non è lontana. Un articolo apparso qualche tempo fa sul mensile Focus, tuttavia faceva presente che ogni anno nel mondo muoiono sessanta milioni di persone, ma ne nascono centoventi milioni, con un aumento globale della popolazione che, quindi, si aggira sui sessanta milioni ogni anno! Sempre su quel mensile, qualche tempo fa è apparso un articolo che spiegava cosa accadrebbe se in tutto il mondo si attuasse la politica del figlio unico, come è esistita in Cina per qualche decennio: nell'arco di un secolo la popolazione sarebbe del 10% rispetto a quella attuale, staremmo tutti più larghi, e, soprattutto la Terra: sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno mondiale; riuscirebbe a riprendersi dalla voracità umana; probabilmente il clima mondiale si regolarizzerebbe. 
Io ho voluto andare oltre la politica del figlio unico, arrivando addirittura ad ipotizzare l'impossibilità della procreazione. 
Ecco, secondo voi quali sarebbero le conseguenze di un simile scenario? 
#299
Citazione di: Duc in altum! il 22 Febbraio 2024, 13:33:42 PMEstrapolo solo questo.Per un cattolico chi ha perso la causa è il "diavolo", ma sarò sempre il tuo avvocato ...finché morte non ci separi! ;D

Guardandomi intorno, mi sa che il diavolo la stia facendo da padrone: egoismo, violenza, cattiveria, ecc... forse lo sconfitto è Dio. ;)
#300
Citazione di: Duc in altum! il 21 Febbraio 2024, 16:14:03 PMGentile @Aspirante Filosofo58, tu sai bene che Adamo ed Eva sono un mito, ove la morale della favola è che la volontà di Dio concede - a chi vuole, a chi desidera -  il poter "disubbidire".
Questa decisione comporta - però - l'allontanamento da Dio.

Perché Dio ha deciso così?!
Perché Dio permette questa facoltà all'Uomo?!
Perché non ci ha creati ubbidienti e basta?!
Perché... perché... perché.........?!?!

Avere una risposta accertata al 100% a tanti quesiti, sarebbe addomesticare il Mistero (peculiarità degli gnostici) e, aspetto più nodale, poter fare a meno dell'inevitabilità della Fede soggettiva.

Io, avvalendomi della mia personale esperienza, ho accolto (nonostante i miei fallimenti, limiti ed errori) la soluzione a questi enigmi, datami da Gesù...
...nel Vangelo espresso (secondo 4 Suoi apostoli) nella sacra Bibbia.


https://www.famigliacristiana.it/articolo/perche-i-vangeli-apocrifi-sono-considerati-falsi.aspx


Ho letto il trafiletto di Famiglia Cristiana, un po' troppo sintetico per i miei gusti. Non sono soddisfatto di quella spiegazione. 

Non mi pare che tutti i vangeli canonici siano stati scritti dagli apostoli. Spesso si è trattato di passa parola. Alcuni vangeli sono stati scritti qualche decennio dopo la morte di Gesù. Ecco: https://it.aleteia.org/2021/09/11/quando-sono-stati-scritti-i-vangeli/ 

Mi risulta di difficile comprensione il fatto che Dio ci abbia creati a sua immagine e somiglianza, concedendoci la possibilità di disobbedirgli. A me sembra una limitazione dell'onnipotenza e degli altri attributi di Dio.  Hai presente il proverbio: "il frutto non cade mai lontano dalla pianta dove è nato e si è sviluppato"? Quindi, se una mela cade necessariamente sotto i rami del melo, perché Dio non sarebbe stato capace di creare esseri umani "a sua immagine e somiglianza", come si narra nella Bibbia?