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Messaggi - daniele22

#286
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Ignoranza
23 Dicembre 2024, 17:55:59 PM
Citazione di: doxa il 23 Dicembre 2024, 10:13:25 AMLa visione dominante oggi è che il valore della conoscenza risieda nella sua utilità.
Buona sera doxa. Per come la vedo si tratta di una visione giusta, ma traviata nella sua interpretazione.  Dato che ti mancano informazioni lascio allora in sospeso la domanda rivolta. Se mi riconosco un pregio "strategico" è quello di avere modificato il concetto di estensione. Ovverosia, le parole e i discorsi appartengono alla res extensa, e vi appartengono perché sono sensibili o all'udito o alla vista. Mi spiace per Cartesio, ma la penso così. ¿Cosa mi legittima ancora a dire, come conseguenza di tale scelta, che una cosa è tutto ciò che la mia mente riesce a imbrigliare tanto da poterne parlare, anche a vanvera? A legittimarmi sarebbe il notare che nell'hic et nunc io utilizzo quelle astrazioni, frutto della nostra conoscenza e molte delle quali traducibili in un sostantivo quale Dio, marxismo, liberismo etc, generando un comportamento che si confronti con tali realtà. Cioè, le parole muovono l'individuo nella società tanto quanto le cose, o almeno questo è quello che mi sembra. Chiaro resta che se non mangio e non bevo, muoio. Ora, Nicola Cusano era un credente e anche le sue parole saranno le parole di un credente. L'osservatore influenza il campo di osservazioni.
Non penso che ciò che ho detto ti dia l'informazione per rispondere alla domanda, ma qualcosa sul carattere utilitario della conoscenza penso di averlo messo in evidenza. Un saluto
#287
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
23 Dicembre 2024, 08:20:47 AM
Citazione di: Duc in altum! il 22 Dicembre 2024, 09:33:28 AMEcco perché il cristianesimo, ossia il Vangelo, non è una religione, ma una Persona di cui ci si può solo fidare.
E qualsiasi decisione prenderanno gli essere umani per dare vita a una società giusta, serena e realizzata, cadrà sempre nell'area dei suggerimenti vissuti da quella Persona.

Ieri sera, proprio ieri sera, dicevo in parrocchia (dando fastidio, non solo qui su LOGOS): "quanto ebraismo c'è ancora nelle nostre sagrestie"; quindi è certo che la Chiesa, apostola di questo Vangelo, ha le sue pecche e i suoi "peccati", ma, come sempre, da 2000 anni, si corregge, chiede scusa per gli errori commessi (anche per i fratelli e sorelle estromessi... in stile giudaico), e diviene ancor più autentica e corrispondente dell'originale "buona notizia".

Ma questo non cambia o ridimensiona la dimensione che quella Persona accogliente e misericordiosa, è (e sarà) anche Giudice perfetto.
E anche questo dà molto fastidio... essere giudicati!

Buona domenica

Hola Duc! Sempre in forma smagliante eh ... cuor sereno il ciel l'aiuta. Ho visto che te la prendi un po' con l'ebraismo in sagrestia ... ricordo comunque ancora l'ultima volta in cui ci siamo visti in cui vestivo le vesti del diavolo. Successivamente però mi sono pure autonominato messia e anticristo ... pensa un po' che impudenza. Comunque, circa l'anticristo, mi chiedevo se la sua profetizzata venuta sia dottrinalmente ancora buona. Dato quindi che saremmo prossimi al santo Natale volevo innanzitutto rassicurarti, parola di anticristo, che non c'è nulla da temere da costui proprio per quello che hai detto tu. Se c'è infatti una cosa che in modo netto contesto a Gesù è solo quella di non avere abiurato la Torah, e vai a sapere che gli ebrei non l'abbiano riconosciuto messia proprio in ragione di ciò. Sostenere questo però equivale a dire che solo una ristretta elite di ebrei saprebbe che il riconoscimento del messia deriverebbe esclusivamente dalla sua forza di poter negare la legge. Un caro saluto 
#288
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Ignoranza
23 Dicembre 2024, 07:40:03 AM
"Cusano nel testo citato afferma che la Verità è sempre al di là della conoscenza (I, 3) ed è importante determinare la natura della conoscenza, basandosi come modello sulla conoscenza matematica. Secondo questo cardinale la possibilità della conoscenza è nella proporzione tra l'ignoto e il conosciuto. 
Possiamo giudicare ciò che non sappiamo solo in relazione a ciò che sappiamo; ma questo è possibile solo se ciò che ancora non sappiamo ha una certa proporzionalità (cioè omogeneità) con ciò che sappiamo. 
La conoscenza è tanto più facile quanto più vicine alle cose conosciute sono quelle che cerchiamo. Da ciò consegue il fatto che quando ciò che ignoriamo non ha alcuna proporzione con la conoscenza in nostro possesso, non ci resta che proclamare la nostra ignoranza."

Mi sfugge intanto del suo pensiero il riferimento alla matematica, ma non sarebbe questo il problema. Ciò che viene dopo, ovvero il giudizio sull'ignoranza, varrebbe però solo per le cose che sono sconosciute a me, ma conosciute da altri; e da questo, la giusta umiltà nel proclamare la nostra ignoranza. Ma vi chiedo: che giudizio si può dare sull'ignoranza che avvolge tutti? Dobbiamo ancora proclamare la nostra ignoranza e fine dei giochi, oppure si può dare altro giudizio?
 
#289
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Ignoranza
22 Dicembre 2024, 23:00:24 PM
Alla prima domanda posta da doxa evidenziata nel post numero 5 sul tipo di analfabetismo che avevo esposto risponderei sì, ma pure in beghe tra atei e credenti, e, fuori porta, pure nei rapporti di coppia. Purtuttavia secondo me da sole non basterebbero per giungere a tali livelli di incomprensione cronica. E infatti alla seconda domanda risponderei che di questo tipo di analfabetismo sarebbero responsabili più che altro i tratti caratteriali (prelinguistici) influenzati dalla cultura in cui si è immersi, rispetto a quelli che invece sarebbero dovuti a una incomprensione da ascriversi alla cultura, intendendo questa come livello di scolarizzazione. Però c'è da dire che in alcuni media ho letto dati che tale disfunzione cresce con l'età anagrafica, il che non collimerebbe con quanto sostengo. Bisognerebbe anche sapere com'è organizzato l'esperimento.
Sulla dotta ignoranza, che è comunque la questione che più mi affascina, avrei invece qualcosa da dire. Perché chiamarla dotta ignoranza anziché dotta sapienza? Mi sembra infatti questo un atteggiamento di umiltà dissimulata, che in fondo sarebbe lo stesso che percepisco oggi quando sento quella formula. Dotta sapienza perdinci!! Dotta è la sapienza che sa che la forma di sé stessa contiene ineluttabilmente l'ignoranza ... e così si definisce meglio quelli che sono i due tipi di conoscenza. Quella delle cose terrene e quella cosiddetta gnostica. Mi fermo qui a sentire i vostri eventuali pareri, anche se a mio vedere nel pensiero di Cusano ci sarebbe qualcosa che non torna, ma ho sonno ... meglio andare a dormire
#290
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Ignoranza
22 Dicembre 2024, 09:06:46 AM
Citazione di: doxa il 20 Dicembre 2024, 22:21:44 PMIgnoranza: questo sostantivo deriva  dal latino "ignorantia", parola composta dal privativo "in" + la radice del verbo "(g)noscere" = conoscere.

L'ignorante non conosce la "verità", che invece potrebbe sapere se potesse o volesse.

L'ignoranza allude  sia alla mancanza di conoscenza di determinate cose,  sia all'individuo che è ignorante perché privo di istruzione o di bon ton.

Vi ricordate il film "Miseria e nobiltà" ? C'è la scena di Totò scrivano e la lettera che deve scrivere per un "cafone", ignorante, perché non sa scrivere né leggere

Cliccate sul link

https://youtu.be/PL1rngwZ4z4

Il rapporto Censis informa che troppi studenti arrivano al termine degli studi sapendo a mala pena leggere e far di conto.

Il rapporto Ocse certifica che in Italia un terzo degli adulti è analfabeta funzionale: sa leggere e scrivere ma non capisce il significato in un articolo di giornale.

L'ignoranza è un problema sociale: facile dare la colpa ai social, più difficile parlare di fallimento della scuola, ecc..

Nell'antica lingua greca la parola  "conoscenza"  si traduceva con "gnosis".

La conoscenza gnostica si basa su quattro pilastri: scienza, arte, filosofia e religione.

La gnoseologia è una branca della filosofia che studia la natura della conoscenza.

Nell'ambito religioso la gnosi indica una forma speciale di conoscenza, che non procede da contenuti di fede ma si realizza con accesso diretto al divino mediante una sorta di "illuminazione" interiore che permette il raggiungimento della salvezza spirituale. 

Nel Qohelet o Ecclesiaste c'è la frase: "Qui auget scientiam, auget et dolorem" (= Chi accresce la propria sapienza, aumenta le proprie sofferenze).

Commentando questa frase il filosofo Arthur  Schopenhauer conferma che la conoscenza, da non confondere con il sapere astratto,  quando perviene alla chiarezza e la "conscienza" si eleva , cresce nell'individuo anche il tormento.

Invece per il filosofo olandese Baruch Spinoza il detto dell'Ecclesiaste è sbagliato: non è vero che "Chi aumenta la propria sapienza, aumenta anche le proprie sofferenze", ma, al contrario, "Chi aumenta il proprio sapere accresce anche la gioia di vivere".
Ciao doxa, questo tuo scritto ben informante merita senz'altro un commento. Che noi si distingua due forme del sapere è un dato di fatto. In merito a ciò viene spesso tirato in ballo il socratico "So di non sapere". Io contesto però l'interpretazione più in uso di detta formula. Per me il "So di non sapere" indica chiaramente che si debba considerare l'ignoranza come una conoscenza acclarata. Con un suo peso. Infatti, oltre a sapere che tante persone sanno cose che io non so, resta comunque il fatto che tanto io quanto gli altri non sappiamo per certo cosa accadrà entro due secondi a partire da ora. Questa ignorante sapienza andrebbe quindi soppesata.
Analfabetismo funzionale. Dovrebbe essere noto che ho accusato più volte i forumisti di essere analfabeti funzionali. Citandoti:
"il rapporto Ocse certifica che in Italia un terzo degli adulti è analfabeta funzionale: sa leggere e scrivere ma non capisce il significato in un articolo di giornale."
Ordunque, possono esservi varie cause per cui ciò accada, ma penso che in determinati casi la spiegazione del fenomeno sia ascrivibile al fatto che l'interprete si "fissa" per vari motivi solo su una parte del testo trascurando il senso generale di questo.
Per fare un esempio, quando nel messaggio nr 21 in capo a "Tematiche Culturali - Le politiche repressive" dissi che non era certo un mio onere quello di pulire la strada, a parte che secondo me il senso era abbastanza chiaro, qualcuno avrebbe magari potuto chiedermi se pensassi che lo Stato debba occuparsi di tutto senza il supporto del cittadino. Va da sé che gli avrei risposto che non pensavo che il cittadino non dovesse essere in certa misura parte attiva nello Stato, ma invece ne è uscito quel che ne è uscito. Il guaio è che le persone non riflettono su ciò che leggono o sentono. Se poi guardi i tólksció il fenomeno è lampante .. in mezzo secondo hanno sempre una risposta pronta e quasi sempre del calibro esposto nel mio esempio personale. Molti lo fanno apposta, per vari motivi, ma purtroppo sembra pure che molti non se ne rendano proprio conto.
Prima di procedere eventualmente sulla gnosi e la diatriba tra l'Ecclesiaste e Spinoza mi fermo intanto a questa prima riflessione. Un saluto
#291
Citazione di: Visechi il 21 Dicembre 2024, 17:04:40 PMLiberissimo di dirmelo... ti autorizzo, ma con serenità.
Bye
Accetto serenamente la tua untuosità, ma il pensiero era rivolto a Jacopus
#292
Citazione di: Jacopus il 20 Dicembre 2024, 07:48:32 AMIl problema non è tanto creare una macumba per rigenerare Hitler, ma studiare i meccanismi profondi che permettono la sopravvivenza di Hitler dentro ognuno di noi, attraverso le strutture sociali, familiari ed economiche.
Ciao Jacopus, devo dire che mi ha sorpreso negativamente il tuo intervento di grande approvazione nei confronti di Visechi. Più che mai perché costui, oltre a non aver controbattuto alla critica che ho mosso al suo pensiero, cosa del resto assai frequente nel forum, si è impadronito indebitamente della mia emotività strumentalizzandola in malo modo. Ma che xxxxx ne sai tu della mia emotività? mi vien da dirgli. Beh, ci sta anche che uno veda rosso e perda la ragione. Impara allora, Jacopus, a distinguere le belle parole, di cui molti sono capaci, dai comportamenti di coloro che le pronunciano, tanto nel forum quanto in città. Accettali, ma non farti confondere.
Detto questo, per quello che riguarda lo scoprire il dittatore che è dentro di noi posso offrirti tre parole chiave: ambizione, orgoglio e pregiudizio. Se la prima è vitale e ancora buona entro certi limiti, l'orgoglio invece va spesso a braccetto col pregiudizio. Un prodotto di questa triade è anche la tendenza a non accettare con varie intensità quello che più ci schifa ...  che tra l'altro non è che dobbiamo sposarcelo. Non ci piacciono i migranti, non ci piacciono i delinquenti, non ci piacciono i drogati, gli alcolisti, i violenti e da ultimo non ci piacciono i dimenticati dell'occidente, gli zingari. Eppure tutti costoro esistono. È ovvio infine dire che gli africani bisognerebbe aiutarli a casa loro e cercare di coltivare quelli che già sono qui, delinquenti compresi, ma data la qualità degli aiutatori ed educatori sollevo molti dubbi sulla riuscita di questa politica. Proprio perché questo Stato attuale, pieno di orgoglio nazionale e pregiudizi, che io contesto filosoficamente invitto finora, quindi non sulla base di semplici opinioni, tale Stato appunto non sarebbe più in grado di combinare alcunché di buono
#293
Riflessioni sull'Arte / Re: Arte a Ferrara
19 Dicembre 2024, 22:04:14 PM
Citazione di: doxa il 14 Dicembre 2024, 18:45:08 PM
Benvenuto Tisi da Garofalo, detto il Garofalo, Sacra Famiglia, olio su tavola,  1525-30 circa,  Francoforte sul Meno, Städel Museum

A Ferrara, nel Palazzo dei Diamanti, fino al 16 febbraio c'è la mostra "Il Cinquecento a Ferrara", a cura di Vittorio Sgarbi ed altri.
 
L'esposizione racconta le vicende della pittura ferrarese del primo Cinquecento dominata dagli estensi nella prima metà del XVI secolo. 
 
Il Cinquecento a Ferrara fu una stagione pittorica dove antico e moderno, sacro e profano, storia e fiaba si fusero in un mondo figurativo.
 
Nel 1496 la scelta del duca Ercole I  d'Este di ingaggiare Boccaccio Boccaccino (figlio del ricamatore di corte, Antonio de Bochacis) indica l'apertura della corte estense ai nuovi  linguaggi pittorici.
 
All'inizio del '500  a Ferrara si sviluppa una nuova scuola, che ha come protagonisti quattro maestri di pittura: Ludovico Mazzolino, Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano, Benvenuto Tisi detto Garofalo e soprattutto Giovanni Luteri detto Dosso Dossi. Erano pittori che accettavano gli influssi pittorici di altre artisti  rinascimentali.
 
Benvenuto Tisi, detto Garofalo (1476 circa – 1559) lavorò alla corte degli Este. Il soprannome Garofalo deriva dal nome del paese in cui forse nacque e lui stesso occasionalmente firmava i suoi quadri con  il disegno di un garofano. Nel 1495 lavorò a Cremona sotto la direzione di Boccaccio Boccaccino, che gli fece conoscere lo stile cromatico veneziano. Per committenti ecclesiastici o confraternite realizzò numerosi dipinti, in particolare ispirati dalla "Sacra famiglia".
 
Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi (1486 – 1542).  Il soprannome Dosso,  forse gli deriva dal nome di una piccola proprietà di famiglia nel territorio mantovano, Dosso Scaffa (ora nota come San Giovanni del Dosso), situato tra Mirandola, Quistello e Revere.
Dipingeva temi religiosi, allegorici, epici, mitologici, per esempio "Maga Circe", dipinta nel 1525, il duca Ercole II d'Este, ritratto da Dosso come Ercole tra i pigmei nel 1535, un anno dopo la sua elezione a quarto duca di Ferrara Modena e Reggio:  i pigmei  sono vestiti come lanzichenecchi, quasi a simboleggiare la sua ascesa politica.
 
Ludovico Mazzolino (1480-1528) orientò il suo linguaggio in senso anticlassico, guardando alla pittura di Ercole de' Roberti e alle incisioni tedesche, di Martin Schongauer e di Albrecht Dürer.
Pur conoscendo la pittura veneziana e quella di Raffaello Sanzio, la sua arte era animata da accenti visionari. Realizzò numerosi dipinti destinati al collezionismo privato:  raffigurano scene profane, gremite di personaggi dai tratti fisionomici anche grotteschi. 
 
Giovan Battista Benvenuti, detto l'Ortolano (1480 circa – 1525 circa), il soprannome gli derivò dal mestiere del padre, curatore di "orti" (= di giardini, forse). Del Benvenuti si sa poco, né la data di nascita, né quella di morte, né il luogo in cui visse o si formò. Questo pittore è conosciuto solo tramite le sue opere, caratterizzate  dalla resa del paesaggio, ispirate dal Giorgione. Realizzò numerose pale d'altare e quadri destinati alla devozione privata d'ispirazione raffaellesca.
 
Il suo capolavoro è la "Pala dei tre Santi"
 

San Sebastiano legato al palo della tortura; ai lati  san Rocco e san Demetrio. Questa pala d'altare fu realizzata nel 1520. Era nella parrocchiale di Bondeno (prov. di Ferrara) oggi  è a Londra  nella National Gallery.
 
Prima di concludere  vi voglio segnalare l'ultimo libro pubblicato da Vittorio Sgarbi: "Natività. Madre e figlio nell'arte", edito da "La nave di Teseo", pp. 372, euro 24.
 
L'autore racconta l'antica rappresentazione del legame tra la Madonna e un Gesù più o meno Bambino, includendo nel racconto il prima (l'Annunciazione e la Concezione) e il dopo (la Passione).
 
Mettendo in scena la Natività gli artisti hanno saputo rendere evidente la presenza del divino nella realtà umana: "la semplicità degli affetti tra la Madre e il Bambino, in Giotto come in Pietro Lorenzetti, come in Vitale da Bologna, come in Giovanni Bellini, come in Bronzino, come in Caravaggio", ha scritto Sgarbi.
 
Il soggetto è la vita, e la maternità è la più umana delle condizioni, che nella Natività diventa un fatto religioso e determina il destino di quel bambino e dell'umanità che trova la sua salvezza in quel neonato.
 
"Maria nell'atto della maternità non è una maestà lontana, in trono, che tiene in braccio un bambino che è già divino: è semplicemente, nella maggior parte delle rappresentazioni, una mamma con il figlio. Per questo la maternità di Maria non è un tema religioso ma un tema umano".
Ciao doxa, meglio che mi rilasso un po' e aggiungo qualcosa alla tua buona segnalazione. Amo Ferrara, che assieme a Mantova e Venezia sono città a portata di mano in cui mi piace girovagare .. diciamo che ho una predilezione per il paesaggio urbano anche se non sono un appassionato. E proprio dal Palazzo dei diamanti si può percorrere in direzione nord il corso Ercole I d'Este, il duca che promosse l' "Addizione Erculea", un intervento urbanistico dell'epoca per armonizzare la crescita della città. Il suo acciottolato si accosta spesso alle case col mattone rossastro a vista, tipico di un po' tutta la città, fino a giungere a Porta degli Angeli situata sulle mura a nord. Sempre partendo dal Palazzo dei Diamanti in direzione est si può invece percorrere corso Porta Mare che dopo un centinaio di metri trova Piazza Ariostea adagiata sulla destra la quale ricorda un po' alla lontana un Circo romano. Ottima per riposarsi sui lievi e ampi gradini erbosi nella bella stagione. Proseguendo verso Porta Mare c'è poi uno spazio sulla sinistra che dura più o meno fino alla porta, spazio in cui immagino potesse ubicarsi il famoso giardino dei Finzi Contini, tra mito e realtà. In questo spazio casca pure il cimitero ebraico, un luogo denso dell'atmosfera di una bella decadenza nella sua apparente incuria. Buon fine settimana 
#294
Citazione di: Visechi il 19 Dicembre 2024, 16:14:09 PM Rinuncio pure a replicare a chi fra la molteplicità delle tematiche annesse e connesse all'etica della responsabilità, e direi pure della partecipazione, vede esclusivamente 'strade da pulire'... praticamente analfabetismo emotivo e forzata edificazione di muri a difesa della propria ignavia.
Ineccepibile stratagemma (nr. 32 - denigrazione: per accantonare, o almeno rendere sospetta, un'affermazione dell'avversario e ricondurla a una categoria odiata dagli spettatori) colto ne "l'arte di avere ragione"; di bassa lega, inserita apposta in dialogo con altri, chiaramente fondata sul nulla e pure offensiva ... ovviamente, dato il titolo dello stratagemma. Complimenti Visechi 
#295
Citazione di: Visechi il 19 Dicembre 2024, 09:30:31 AMHai frainteso, non auspico una differente azione politica, che al più potrebbe essere una conseguenza, ma un impegno attivo civile e sociale che coinvolga in prima persona ciascun cittadino. Auspico l'affermarsi di una nuova etica che promuova la responsabilità personale come motore dell'azione. Aver citato, fra gli altri, Ghandi e Mandela, significa che per rimodulare il modo di stare al mondo di ciascun individuo non è necessario aspettare che qualcuno funga da esempio. Noi dobbiamo e possiamo essere l'esempio di noi stessi, prima di tutto. La politica, per stare nel concreto, dovrebbe promuovere, incentivare ed agevolare le iniziative di cittadinanza attiva, che vuol dire semplicemente che chiunque è chiamato, per motu proprio, ad attivarsi incontrando la disponibilità e non la contrapposizione delle istituzioni. Oggi, per fare un esempio attinto dalla cronaca, se volessi dedicare del tempo per ripulire di mia iniziativa una via cittadina o curare un'aiuola rischierei una contravvenzione.

Non mi sembra di avere frainteso. Come fai ad auspicare una nuova etica (grammatica del comportamento) senza che a questa corrisponda una differente azione politica? L'azione politica delle nazioni è fondata su quell'etica che io contesto filosoficamente, cioè quella in cui i cittadini sono al servizio dello stato. Se lo stato non riesce a garantire a che una strada sia pulita (fosse solo quello) non sarò certo io a dargli una mano dato che ritengo che un cittadino non debba lavorare sulla base di un volontariato gratuito per il decoro di una civiltà che lo stato attuale non riesce a tenere in piedi. Sarei proprio un idiota. E le guerre in cui siamo coinvolti con presupposti di ordine etico/morale perlomeno discutibili? Il personale medico che manca? E i tribunali in affanno? Resto dunque a quello che diceva inVerno e che condivido: "Persino nelle dittature i cittadini sono responsabili dei loro governi perché in ultima analisi sono gli unici che possono cambiarli, votando o sparando. Il contrario è "difesa alla Norimberga" dove il cittadino "segue gli ordini"  irresponsabile delle conseguenze che producono."
Dato che io sparo, parole ovviamente, mi sembra infine che il tuo pensiero "segua l'ordine" inconsapevole o irresponsabile (pulire la strada) delle conseguenze che produce, ovvero aiutare l'attuale sistema a sopravvivere ... capisco che possa andarti anche bene così, ma in ogni caso nulla di nuovo sotto il sole
#296
Citazione di: Visechi il 18 Dicembre 2024, 21:47:40 PMConcordo pienamente! Non c'è alcuna necessità di fare una rivoluzione per assumere atteggiamenti totalmente responsabili verso sé stessi, verso gli altri e, soprattutto, verso la comunità. Non c'è neppure un'effettiva urgenza di cambiare i governi o l'organizzazione politica dell'unione europea per iniziare a creare un "nucleo di azione virtuosa", definiamolo così, che sappia proporsi come monito ed esempio fattivo e silente rispetto a chi ha l'inveterata abitudine di buttare la palla nell'altrui campo, pur di non sentirsi responsabile. Dovremo imparare a fare, non solo a dire. Imporci un'azione che prescinda dal seguito. I grandi rivoluzionari son spesso stati dei controcorrente che agivano in perfetta solitudine, spesso osteggiati dalle masse: gli esempi della storia sono straripanti e l'esempio più eclatante lo offrirebbero le narrazioni evangeliche. È già un atto rivoluzionario alzarsi in piedi a guardare avanti senza curarsi di quali e quanti siano i seguaci.  Si va avanti, si cammina e si costruisce, anche in solitudine. Rosa Park non ha atteso il sostegno del suo mondo per dar l'avvio ad una rivoluzione che ha cambiato il suo mondo; Ghandi, ai suoi esordi, non se lo filava nessuno, ed i britannici non erano minimamente preoccupati da quell'ometto. Ci vuole la forza dell'intimo convincimento circa la piena fondatezza delle proprie idea e del proprio sentimento per essere un Mandela, un Martin Luter King, anche in misura minore. La nostra epoca non esige eroi che sacrifichino la propria vita, ma solo uomini e donne che, nonostante tutto, riescano ancora oggi ad udire l'eco soffusa della propria capacità di immedesimarsi nel disgraziato di turno, ed, immedesimandosi, sappiano abbandonare la propria confort zone per intridere abiti e mani del fango in cui rotolano le esistenze degli 'scarti' di questo mondo. 
No! Davvero non ci si può sottrarre alle proprie responsabilità ed il contratto sociale, cui giustamente fai cenno, esige l'impegno fattivo di ciascuno di noi, aborrendo, nel contempo, il lassismo, la sciatteria, la noncuranza ed il giustificazionismo dell'indifferenza. Il contratto sociale rigetta, ricusa ed odia l'indifferenza... tanto per fare il verso ad un mio carissimo corregionario.
Anch'io concordo pienamente su ciò che ha scritto inVerno, ma una rivoluzione, ovvero un cambio di paradigma mentale, è necessario. I rivoluzionari da te citati, Gandhi e Mandela in particolare, ebbero successo popolare perché avevano un nemico personificabile. Siccome non conosco i loro discorsi non so come considerassero gli inglesi o i bianchi, ma è certo che il popolo percepisse in questi il nemico, ma il popolo alla fine ha seguito in un certo senso le loro orme. Il problema nostro quindi è che la gente non sa, non conosce, che il nemico è dentro sé stessi, dentro il loro inconfessabile (ed è giusto che resti inconfessato) dogma. Questa è la realtà filosofica e psicologica che si deve e non si vuole accettare. La tua azione politica rischia solo di assomigliare a quella di Tonino di Pietro e la sua Italia dei valori: tante chiacchiere costruite sul nulla
#297
Mi riferirò solo al titolo del topic rivolgendomi però al codice stradale. Non amo le politiche di repressione e tantomeno non amo quelle di prevenzione. Premetto che mai in vita mia mi è stato richiesto un alcool test, e per fortuna devo dire giacché mi rifiuterei di farlo. Mi chiedo infatti con quale diritto possano imporre a una persona di sottoporsi a un'indagine sulla sua capacità di guida quando questa non abbia fatto un'infrazione stradale o che si trovi in stato di evidente alterazione psicofisica..
Non si potrebbe nemmeno parlare di mainstream per come la vedo, bensì di un pensiero unico biforcuto. Da una parte sta la repressione spacciata per prevenzione come ha detto Vasco Rossi e approvo, e dall'altra la prevenzione. Fatalmente, la prima via sembra essere la più ragionevole in una popolazione indisciplinata ai limiti dell'anarchia come la nostra; e allora giù legnate, e a chi tocca tocca ... non si farà certo la rivoluzione per quattro ubriaconi o drogati che siano. Mentre la seconda è un atto di paura difronte a una società malgovernata e forse anche per questo ingovernabile. Ma la paura porta buoni frutti quando la si affronti e la si superi.
Ho letto che il nuovo codice della strada potrebbe mostrare degli elementi di anticostituzionalità ... è da molto tempo che tale parola riecheggia nell'aria ... Per conto mio comunque l'incostituzionalità c'è e si rivelerebbe nell'articolo 13 della costituzione appunto: La libertà personale è inviolabile.....salvo nei casi etc etc. Chiaro sarebbe che l'intenzione sta tutta nell'incipit. Di cosa si dovrebbe occupare allora quel "salvo nei casi....etc" perché non soffochi "la libertà personale è inviolabile"? Per me è assolutamente limpido che si possa limitare l'inviolabilità solo quando a fronte di una situazione la violabilità è permessa dal potenziale ulteriore coinvolgimento del reo in altre attività illegali. Un esempio è quello in cui si venga beccati con armi o droga per strada e ti vengano in casa senza la necessità di un mandato di perquisizione. Nel caso specifico dei test psicofisici però, ¿dove starebbe la connessione tra l'infrazione, l'aver bevuto o assunto droghe alla guida, e altre attività illegali? Nel caso appunto che l'automobilista non abbia compiuto infrazioni non vi sarebbe alcuna altra potenziale infrazione da indagare. Primo, perché in Italia non è vietato né bere, né assumere sostanze psicotrope, secondo perché non si sarebbe infranto in modo visibile dalle forze dell'ordine il codice della strada; fatto quest'ultimo che invece permetterebbe loro di violare con ispezioni ulteriori, i test appunto, l'inviolabilità della libertà personale al fine che questa "ebbra libertà personale" non possa compiere altre infrazioni più tragiche nel prosieguo del proprio cammino
#298
Citazione di: Alberto Knox il 15 Dicembre 2024, 10:11:03 AMho detto che ogni essere vivente per vivere possiede un centro di elaborazione delle informazioni, anche una pianta o un batterio.  E questa è la facoltà del pensiero. Pensare non è altro che elaborazione di informazioni , cosa che anche un computer sa fare egragiamente. Se hai visto nello scimpanzè un indizio della sua possibile autocoscienza che dire allora del robot che disegna un opera d'arte del tutto in modo indipendente e unica nel suo genere? Se un robot è in grado di rispondere , domandare, interagire attivamente alle conversazioni e attività umane non è indizio che vi sia consapevolezza? ah ma in questo caso è progammato mi direte , e perchè lo scimpanzè non lo è?
non ho intenzione di dilungarmi o  infossarmi sul tema della dimostrazione , di sicuro esistono livelli di coscienza o gradi , un ricercatore ha detto che una formica presa da sola non è una formica , lo diventa solo inserita in un contesto, ovvero all interno della società formicaio. Insomma preferisco parlare di livelli di coscienzialità che non di autocoscienza di cui le vostre congetture non mi lasciano affatto persuaso.
Guarda ben che non sono mica il papa dacché ti rivolgi a me dandomi del voi. È già la seconda volta da quando ci conosciamo che mi apostrofi con un voi, la prima fu con un voi atei. Ma io sono io, misummi insomma, sicuramente eterodiretto, ma con un po' di farina del mio sacco. Mi hai sinceramente stancato. Ti ho contestato la legge morale autonoma e l'imperativo categorico dimostrandoti praticamente che nell'assieme con l'imperativo ipotetico è un cane che si morde la coda. Ti ho contestato l'assurdità delle tue pretese di dimostrazione circa l'autocoscienza. Tu fai orecchie da mercante e ti riproponi ora dicendo che gli esseri viventi sarebbero uno sterile centro di elaborazione dati. Saremmo dunque ben fortunati che un computer non provi emozioni e magari si metta in testa che noi lo stiamo sfruttando, perché allora vorrei proprio vedere come elaborerebbe i dati. Per quel che riguarda invece l'osservazione del ricercatore sulla formica, assai stranota peraltro, sembra dirci proprio che noi si sia eterodiretti per quel che riguarda la conoscenza (adattamento allo stare assieme) e il comportamento, il quale tende a mettere in gioco la conoscenza che si ha dello stare in gruppo; etica quindi.
Io ho comunicato, comunque, la mia visionaria visione del mondo secondo i canoni della mia ragione; fatalità coincidono con la mia fede, proprio assecondando i canoni di quel pensiero di Ratzinger citato nel post su "Psicanalisi". Dato quindi che per come ti esprimi sembra che tu non abbia in grande apprezzamento la nostra società .... (grande respiro constatativo) ... Eppure la realtà è ben strana. A volte vien da pensare, per certe persone, se siano dominate dal desiderio di una società migliore, dalla paura di una società peggiore, o da una vaga indifferenza ... Comunque qui si stava parlando anche di etica
#299
Citazione di: iano il 15 Dicembre 2024, 12:12:50 PMNon ho seguito tutto il tuo dibattito con Alberto, però mi pare che il conflitto di base dal quale possiamo derivare ogni altro sia quello fra essere e divenire, cioè un classico della filosofia.
Si iano, per quel che attiene alla parte che ho citato puoi metterla pure così. Solo che, da entrambe le parti, si vuol far finta che la stella polare indichi da sempre e per sempre il luogo dove è situato il nostro polo nord celeste. Cosa che invece non è
#300
Citazione di: Alberto Knox il 14 Dicembre 2024, 12:00:24 PMla mia osservazione esprime un concetto basilare, la conoscenza del mondo (tramite linguaggio o tramite esperienza empirica) è espressione della coscienza. Ora anche un computer a intelligenza artificiale può dimostrarmi di riconoscere una figura come il triangolo , lo stesso puoi dimostrare tu ad un altra persona. Nel primo caso abbiamo una coscienza simulata in una macchina nel secondo una coscienza consapevole  del mondo e del propio sè pensante che definiamo autocoscienza. Ma ne uomo ne macchina può dimostrare ad un altra persona di avere autocoscienza di sè. Lo stesso vale per lo scimpanzè che elude un altro esemplare mettendo in campo un gioco di astuzia attraverso il linguaggio. Certo si potrebbe desumere, dal suo comportamento, che vi sia autocoscienza. Ma non lo può dimostrare e non possiamo certo avere accesso alla sua mente per poterlo sperimentare . la comunicazione attraverso il linguaggio non può essere quindi prova di autocoscienza ma di sola coscienza. Chi ha deciso nello scimpanzè di mettere in campo il linguaggio simulato? il suo sè o il suo corpo, o la spinta della selezione naturale o l'istinto? o meccanismo evolutivo di strategia .  Il fatto che un animale simuli un linguaggio non mi dice nulla sulla sua autocoscienza. Sta di fatto che tutti i viventi comunicano con un linguaggio propio e hanno la loro esperienza del mondo sono dunque coscienti ma abbiamo visto che anche un computer o un robot a i.a. forte può apprendere per esperienza, dimostrare di riconoscere una figura, mettere in campo un linguaggio , di saper creare un disegno artistico addirittura. Diremo dunque che la macchina è autocosciente? no? e perchè? Se una macchina dovrebbe dirci "so di essere un io pensante" che motivo avremmo di dubitarne? in fin dei conti l'unica cosa di diverso che possiamo dire sulla nostra sensazione soggettiva del  propio sè è che possiamo esprimerla con parole mentre eventualmente quella di un animale no.
Con questa pretesa di dover dimostrare l'esistenza dell'autocoscienza ti stai impaludando in un terreno dal quale difficilmente potrai cavare qualcosa di buono. Tra l'altro, circa lo scimpanzé, affermavo semplicemente non che lo scimpanzé sia provvisto di autocoscienza, bensì che in merito alla coscienza di sé lo studio umano incontrasse un indizio (non una prova) concreto del fatto che lo scimpanzé potesse essere consapevole del messaggio che voleva comunicare. Quel che io ho trattenuto è che lo scimpanzé nella sua unità psico/somatica abbia attuato quello che ha attuato tenendo conto che per vivere si avvale di una mente, altro concetto indimostrabile .... Ma in quanto essere umano che parla la sua propria lingua ¿posso forse dimostrare l'esistenza dell'amore o dell'odio? O della virtù, dell'amicizia, o della morale? Posso riconoscerli proprio perché è anche di questi concetti che si parla senza bisogno di dimostrare nulla. E così, parlando tra noi pure di un io che pensa a sé stesso, riconosciamo pure l'autocoscienza. Se quello che vuoi dire fosse che l'amore o l'antipatia li vedi coi tuoi occhi mentre l'autocoscienza no, ti dico che questa è la stessa relazione che nella nostra lingua vi è tra un sostantivo che ha un referente sensibile come una rosa e un altro, come amicizia ad esempio, che ha come referente vari riti sociali che riferiscono appunto al concetto; oppure come giustizia che oltre ai riti mostra  pure oggetti di riferimento come laurea in giurisprudenza, giudici, avvocati, aule di giustizia o carceri.
Nel caso dell'autocoscienza, o coscienza anche, è chiaro che in questi concetti vi sia un conflitto storico tra una concezione religiosa e una scientifica della vita. Se a livello teorico le due posizioni sono distanti, a livello di dottrina etica questa polemica sembra senz'altro sanabile. In ogni caso, per un agnostico come me il termine coscienza fa riferimento alla neurologia e alla psicologia, quindi neurologi, psichiatri psicologi pastiglie e  ... "e un ambo se sogno a papà!"