Apro questo topic per discutere del rapporto tra scienza e verità. La mia domanda è: gli scienziati, nella loro ricerca, sono mossi dalla ricerca spassionata della verità oggettiva oppure sono soggetti a pregiudizi, al principio di autorità (è vero ciò che dice qualcuno considerato autorevole....), alle convinzioni morali e all'ideologia? Io credo che la scienza non sia affatto obiettiva, ma che risenta fortemente del contesto sociale, del principio di autorità, della morale e delle convenzioni sociali. Quindi quando si elabora una teoria scientifica e ci sono dati che la falsificano, può capitare che gli scienziati volutamente non vogliano vedere la verità e l'evidenza, poiché essa magari è contraria a ciò che scienziati autorevoli affermano ed hanno affermato, oppure è una verità scomoda. Ad esempio se si dovesse scoprire, in maniera incontrovertibile, che un gruppo etnico è geneticamente meno intelligente di un altro (ad esempio i neri meno intelligenti dei bianchi o viceversa....), questa verità sarebbe affermata o nascosta? Sarebbe nascosta poiché la società in linea almeno generale condanna il razzismo e quindi uno scienziato che l'affermerebbe sarebbe isolato dalla comunità scientifica, ad esempio James Watson (co-scopritore del DNA) una volta (nel 2007) affermò che geneticamente i neri sono meno intelligenti dei bianchi, ma proprio per aver detto questo perse moltissima della credibilità che aveva prima e fu accusato di essere razzista, mentre magari c'è qualcosa di vero in quell'affermazione scomoda. James Watson, però, fu licenziato dall'università di Cambridge per aver affermato questa cosa.
Oppure immaginiamo che ai tempi della Germania del Terzo Reich uno scienziato tedesco se ne fosse uscito con l'affermazione che gli ebrei sono in realtà biologicamente e intellettivamente superiori a tutti gli altri popoli, sicuramente un tale scienziato sarebbe stato internato in qualche lager o nel migliore dei casi immediatamente espulso dal Reich.
Quindi non esiste, a mio avviso, la scienza pura e libera, ma la scienza è soggetta al condizionamento della morale, delle ideologie dominanti, della politica e del principio di autorità, per cui è necessario essere scettici di fronte a qualsiasi studio scientifico, poiché gli interessi per affermare falsità e falsificare dati veri possono essere molteplici. In una società in cui domina la fede religiosa, sarebbero isolati e ritenuti blasfemi gli scienziati atei come in passato è successo, mentre in un'altra in cui l'ateismo è decisamente affermato uno scienziato che affermerebbe l'idea creazionista di un universo nato da un principio divino sarebbe assolutamente isolato, i suoi libri e le sue pubblicazioni perderebbero credibilità.
La scienza pura ed obiettiva è quindi utopia?
Oppure immaginiamo che ai tempi della Germania del Terzo Reich uno scienziato tedesco se ne fosse uscito con l'affermazione che gli ebrei sono in realtà biologicamente e intellettivamente superiori a tutti gli altri popoli, sicuramente un tale scienziato sarebbe stato internato in qualche lager o nel migliore dei casi immediatamente espulso dal Reich.
Quindi non esiste, a mio avviso, la scienza pura e libera, ma la scienza è soggetta al condizionamento della morale, delle ideologie dominanti, della politica e del principio di autorità, per cui è necessario essere scettici di fronte a qualsiasi studio scientifico, poiché gli interessi per affermare falsità e falsificare dati veri possono essere molteplici. In una società in cui domina la fede religiosa, sarebbero isolati e ritenuti blasfemi gli scienziati atei come in passato è successo, mentre in un'altra in cui l'ateismo è decisamente affermato uno scienziato che affermerebbe l'idea creazionista di un universo nato da un principio divino sarebbe assolutamente isolato, i suoi libri e le sue pubblicazioni perderebbero credibilità.
La scienza pura ed obiettiva è quindi utopia?