Citazione di: Angelo Cannata il 09 Dicembre 2016, 21:17:40 PMÈ per questo che cerco sempre di condire ogni cosa che dico con "mi sembra... è mia opinione... penso che... ho l'impressione... forse...". Sono attirato dalla possibilità di conoscenze più sicure ed è per questo che, quando vedo che l'altro invece non sembra dubitare, parto all'assalto per vedere se davvero le sue affermazioni reggono alla critica. A questo punto succede quasi sempre che l'altro comincia a mostrare segni di nervosismo. Secondo me questo avviene perché l'altro pensava di essere aperto al dubbio, ma le critiche evidenziano che non c'era poi tutta questa apertura. Dal lato mio, penso di essere per certi versi immune a questi problemi, perché mi metto in dubbio io stesso già in partenza, appena inizio a parlare, attraverso i "condimenti" che ho detto sopra. Ovviamente sto dubitando anche di ciò che sto dicendo adesso e invito chiunque a farmi dubitare ancora di più su tutto ciò che penso. Riguardo al parlare in positivo, scrivere di ciò che si sa, mi sembra di farlo, anche se con i condimenti che ho detto. Si tratta solo di precisare l'argomento specifico su cui l'altro si aspetta che io parli in positivo. Solitamente, però, per parlare in positivo, sento sempre il bisogno di sgombrare prima il campo, demolendo quelle che mi sembrano false certezze.
Non è sufficiente affermare "è mia opinione" per poter dire quello che si vuole ed essere presi sul serio. Paragonare una mela con il concetto di amore è una presa per i fondelli, oppure se uno lo considera un paragone serio allora non merita interlocuzione. Uno può essere apertissimo a cambiare le proprie convinzioni, se qualcuno gli dimostra che l'affermazione che ha fatto è falsa e gli mostra qual è quella vera. Se invece gli unici argomenti sono quelli che hai utilizzato tu e che si smontano in un secondo allora non servono a niente. Uno si alza al mattino e dice: "voglio mostrare che i vangeli sono falsi perchè contraddittori" e poi cita quello che hai citato tu pensando di aver fatto un grosso regalo all'umanità intera; ma mica si domanda prima, ad esempio, se dato che i vangeli esistono da quasi duemila anni forse qualcun altro li ha letti e capiti e se li ha lasciati così come sono magari un motivo sensato c'era? o forse gli altri erano tutti minus habentes e solo lui è arrivato a capire certe cose? Un secolo fa c'era un altro fenomeno di intelligenza che si chiamava Bertrand Russel che affermava che non si può dimostrare l'esistenza di Dio così come non si può dimostrare che vi è una teiera che orbita intorno a Marte: nemmeno lui si è domandato: ma Dio è paragonabile ad una teiera? è forse un oggetto che si può toccare? Magari se si fosse andato a studiare che cosa si intende per Dio non avrebbe detto quella insulsaggine. Sembra che qui sia sufficiente sentir parlare un prete a sproposito o leggere tre righe del vangelo per sentirsi in grado di smontare una dottrina che va avanti da duemila anni e i cui concetti di base si ritrovano anche nei Veda, nelle Upanishad, nel Tao eccetera, e sono stati pensati, studiati ed elaborati da gente del calibro di Platone, di Pitagora, di Ermete Trismegisto, di Plotino, di Agostino, di Meister Eckhart, di Tommaso e via elencando. O crediamo di essere tanto intelligenti da pensare di aver capito in un attimo quello che tutti costoro non hanno capito in una vita o altrimenti dovremmo dubitare di aver capito veramente e cercare di approfondire meglio, fino a quando potremo dire: sono sicuro che questi avevano tutti torto e sono in grado di dimostrarlo inequivocabilmente. Ma poi bisogna farlo sul serio, non avanzare dei "ma magari potrebbe essere così, oppure in quell'altro modo". Di ipotesi "ad minchiam" chiunque ne può inventare finchè vuole, ma servono appunto unicamente ad innervosire l'interlocutore che solo per educazione non ti dice quel che meriteresti. Se uno crede di aver capito chi è Dio provi a leggersi le Enneadi e confrontare il suo concetto con l'Uno di Plotino se corrisponde, o con quello espresso nella Teologia Mistica di Dionigi Areopagita. E magari si vada a vedere lo stesso concetto anche nelle altre religioni e si legga i 99 nomi di Allah o il Brahmasutra. Poi una volta che si è fatto una sua convinzione sul concetto fondamentale potrà trarne delle deduzioni logiche che avranno un senso, come comanda il sillogismo aristotelico. E così via. Sembra che faccia "figo" fare i soldati del dubbio, ma se il dubbio è un metodo qual è il fine? Tutti dubitiamo, ma lo scopo dovrebbe essere quello di raggiungere delle certezze e non quello di dubitare e basta, o di spargere dubbi ingiustificati, perchè sarebbe come continuare a girare in macchina senza andare mai da nessuna parte. Prova a domandarti se dubiti di esistere, e se la risposta è sì come dovrebbe essere (dato che dubiti di tutto) prova a darti una martellata su una mano, e se non esisti non potrai sentire dolore. Se invece sentirai dolore e avrai una mano fracassata mi aspetto un ringraziamento per averti aiutato a fugare un tuo dubbio.