Berlusconi ha detto: "Bisogna far accogliere agli Ucraini le richieste di Putin!"
Il solo "compromesso" che, invece, secondo me, potrebbe concludere la guerra in Ucraina in un modo giusto ed equo per tutte le parti in conflitto, dovrebbe prescindere, dalla "situazione sul campo"; ed infatti, nel ventunesimo secolo, la sorte dei popoli non dovrebbe "MAI" determinarsi in base al mero risultato "geografico" di una "partita di risiko" (cioè, in base al numero di carri armati a disposizione da una parte e dall'altra, e in base a quante "caselle" sono state occupate).
A mio parere tutto ciò è assolutamente aberrante; oltre che del tutto anacronistico!
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E' un po' come se un rapinatore a mano armata volesse pervenire ad un "compromesso" con il rapinato, dicendogli: "Senti, se mi dai senza tante storie quel bel ROLEX che ti regalò mio padre, io mi accontenterò solo della metà delle banconote che hai nel portafoglio."
Che razza di "compromesso" sarebbe, quello di rinunciare, "pro bono pacis", solo ad una parte del bottino?
Sempre una "rapina" rimane!
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Però, secondo me se l'orologio potesse parlare, e dicesse: "Io voglio essere preso dal rapinatore, perchè appartenevo a suo padre e quindi preferisco stare con lui!", secondo me la soluzione cambierebbe alquanto; ed infatti verrebbero in conflitto il diritto di proprietà ormai acquisito dal donatario, con la "libera autodeterminazione" dell'orologio.
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Ma ora è il momento di uscire dalle metafore, e di considerare le rispettive posizioni di Zelensky e di Putin.
Però, prima, è necessario fare una doverosa premessa storica.
PREMESSA STORICA
Nel Donbass e in Crimea ci sono già state, a distanza di molti anni, "DUE" diverse consultazioni referendarie, per accertare a quale nazione volessero appartenere i residenti:
- la prima delle quali, nel 1991, è avvenuta con il consenso dello Stato originario d'appartenenza (la Russia), il quale, per il diritto internazionale, costituisce un requisito indispensabile per la legittimità di tale tipo di referendum;
- la seconda delle quali, nel 2014, è invece avvenuta senza il consenso dello Stato d'appartenenza (ormai l'Ucraina), per cui, in base al diritto internazionale, l'ONU ha dichiarato tale secondo referendum assolutamente illegittimo.
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Ma vediamo più in dettaglio il risultato di tali referendum.
1 )
1991
Nei referendum tenutisi "sotto stretto controllo internazionale dell'ONU" nel 1991, alcune province dell'ex "Impero Sovietico" se ne distaccarono, rendendosi indipendenti da Mosca sia in "diritto" sia in "fatto"; il che avvenne con il pieno consenso internazionale, ivi "compreso l'espresso e necessario consenso della stessa Russia" (la quale partecipò, più di tutti gli altri Paesi ONU, al controllo della regolarità delle operazioni elettorali).
In occasione di tali referendum, si ebbero i seguenti risultati:
- la maggioranza degli abitanti della Crimea votò per la separazione dalla Russia e per l'adesione all'Ucraina: 54,19%;
- la maggioranza degli abitanti del Donec'k votò per la separazione dalla Russia e per l'adesione all'Ucraina: 76,85%;
- la maggioranza degli abitanti del Luhans'k votò per la separazione dalla Russia e per l'adesione all'Ucraina: 83,86%;
- la maggioranza degli abitanti di Charkiv votò per la separazione dalla Russia e per l'adesione all'Ucraina: 75,83%.
2)
2014
Nel 2014, "senza alcun controllo internazionale della regolarità delle operazioni di voto" e "senza il necessario consenso di quello che era ormai divenuto il loro Stato di appartenenza" (l'Ucraina), si tennero analoghe consultazioni referendarie, nelle quali:
- la maggioranza degli abitanti della Crimea votò per la separazione dalla Ucraina: 95,32%;
- la maggioranza degli abitanti di Donec'k votò per la separazione dalla Ucraina: 79%;
- la maggioranza degli abitanti di Luhans'k votò per la separazione dalla Ucraina: 86%;
- la maggioranza degli abitanti di Charkiv votò per la separazione dalla Ucraina: 60%;
Però, secondo alcuni osservatori, solo il 32% degli elettori prese parte ad alcuni dei tre referendum nella regione del Donbass; e numerose organizzazioni internazionali e molti osservatori hanno denunciato eclatanti "brogli elettorali" e gravi "pressioni militari", dirette e indirette, da parte della Russia e dei suoi mercenari.
VALORE DELLE DUE CONSULTAZIONI REFERENDARIE
Secondo me, mentre i referendum del 1991 rispecchiavano "effettivamente" la libera volontà delle popolazioni votanti, essendo avvenuti sotto il controllo dell'ONU, è molto dubbio che anche quelli del 2014 l'abbiano davvero rispettata; ed infatti, a differenza di quanto alcuni "sempliciotti" credono, essere "russofono" non significa affatto essere necessariamente anche "filorusso" (Zelenski, ad esempio, è "russofono").
E, comunque, anche i "russofoni" "filorussi", non necessariamente gradiscono di passare dall'appartenenza ad una "democrazia" liberale come quella Ucraina (pur con tutti i suoi indubbi difetti), ad una "democratura" illiberale come quella che vige attualmente in Russia (che, di difetti, ne ha molti di più).
Ed infatti un conto è amare la Russia, ed un altro conto è essere così "tafazzisti" di voler diventare cittadini di un Paese, che, almeno per ora, è uno dei meno "vivibili" politicamente del mondo intero.
Secondo me, se potessero scegliere, anche i Moscoviti cambierebbero Paese (almeno stando a quello che mi dicono su Second Life)!
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Ma ATTENZIONE, queste sono solo mie considerazioni personali O.T.; ed infatti, in questo TOPIC non intendo affatto dibattere su tale questione.
Tenetelo ben presente, per non scantonare per la tangente!
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Per cui, ai fini della possibile soluzione di compromesso che io intendo personalmente prospettare, partiremo dall'ipotetico presupposto, che i referendum del 2014 abbiano lo stesso identico valore di quelli del 1991; anzi, partiremo dall'ipotetico presupposto, che i referendum del 2014 abbiano addirittura un valore maggiore di quelli del 1991, in quanto è lecito presumere che in 23 anni possa esserci stato senz'altro qualche cambiamento nell'orientamento elettorale della Crimea e del Donbass.
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Ok?
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Ed ora è venuto il momento di considerare le rispettive posizioni di Zelensky e Putin.
A) ZELENSKY
Zelensky si arrocca sul principio di diritto internazionale (peraltro giuridicamente ineccepibile), in base al quale nessuna "secessione" può avvenire in base a "referendum locali", se lo Stato al quale tali territori "secessionisti" appartengono non intende consentirla; per cui, secondo lui, per arrivare ad una tregua, Putin dovrebbe ritirare le sue truppe sia dal Donbass che dalla Crimea, ed occuparle lui con truppe ucraine.
Ed infatti, per il diritto internazionale, e per quello nazionale ucraino, sia il Donbass che la Crimea appartengono tutt'ora giuridicamente all'Ucraina; essendo stati a questa assegnati dagli unici referendum internazionalmente validi, e, cioè, quelli del 1991.
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Tuttavia, secondo me, Zelensky, pur facendo benissimo:
- sia a rifiutare categoricamente l'annessione alla Russia di determinati territori in base al mero risultato "geografico" di una violenta "partita di risiko" (cioè, in base al numero di carri armati a disposizione da una parte e dall'altra);
- sia a rifiutare categoricamente i risultati dei referendum del 2014;
tuttavia dovrebbe consentire una "terza tornata di referendum" nei territori contesi, la quale, avvenendo col consenso dell'Ucraina e sotto stretto controllo dell'ONU, dovrebbe effettivamente esprimere l'effettiva ed "attuale" volontà della maggioranza delle popolazioni contese.
B) PUTIN
Putin, da parte sua, una volta che, finalmente, Zelensky abbia riconosciuto e consentito "de iure" il diritto di autodeterminazione delle popolazioni della Crimea e del Donbass (a cui sino ad oggi si era opposto), avendo ottenuto tale "vittoria", dovrebbe però acconsentire che tale "autodeterminazione" venga "ricontrollata" e "verificata" seriamente, un volta per tutte, senza che possano più sollevarsi dubbi o perplessità di sorta al riguardo.
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Per cui, secondo me:
- le truppe russe e quelle ucraine dovrebbero ritirarsi "tutte" dal territorio del Donbass e della Crimea (mercenari compresi);
- il territorio del Donbass e della Crimea dovrebbe essere presidiato dai caschi blu dell'ONU;
- gli ucraini e i russi che negli ultimi otto anni sono fuggiti o sono stati scacciati dalle loro case nel Donbass e nella Crimea , dovrebbero potervi tornare per poter votare anche loro;
- infine, una volta compiute tali indispensabili operazioni, si dovrebbe svolgere un altro referendum sotto l'egida dell'ONU e sotto stretto, attento ed accurato "controllo internazionale" e di "osservatori indipendenti".
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A seguito di tale terza e definitiva consultazione elettorale, si dovrebbero infine attribuire i territori in questione all'una o all'altra parte, in base ai risultati elettorali, senza che possano più sollevarsi questione di sorta al riguardo!
AVVERTENZA
Premesso che, come io stesso credo, nè Putin nè Zelensky accetterebbero mai una soluzione del genere (almeno "rebus sic stantibus"), il presente TOPIC si limita semplicemente a chiedervi di esprimere il vostro parere, circa la "logicità" e "l'equità" di una teorica soluzione del genere, per risolvere in un modo "ragionevole" il conflitto in corso; altre considerazioni, sia pure affini al tema, verranno considerate OFF TOPIC.
Grazie!