X GARBINO
Mi risulta difficile poter spiegare la questione della Storia all'interno del pensiero Nietzchiano, senza dover riprendere l'intera trattazione contenuta nelle pagine di UTU.
La mia speranza, se vogliamo dire così, è che quella frase un giorno possa ri-colorarsi di tutta la sua pregnanza, perchè vuol dire che avete passato uno dei primi sbarramenti nietzchiani.
Per darne conto, vi è una conferenza tenuta da Sini e della sua maggior collaboratrice la dottoressa K
In quel di Monza, la K seguiva un ragionamento che pur del tutto sensato portava a chiedere a Sini di quale Storia? (stiamo parlando), lei che per prima dovrebbe conoscere il grande lavoro fatto da Sini su quella questione.
Non è facile, sopratutto per i giovani lettori di questo forum, in quanto Sini sta indicando quello che recentemente ha ribatezzato come il potere invisibile.
Qua allora semplicemente abbozzo una risposta semplice.
E' ovvio che la storia si compone delle sue componenti precedenti, ma quello che non ti chiedi (alias PROPRIO non riesci) è quale siano queste componenti, e chi le racconta.
Nella tua analisi, come già ti ho detto meritoria per un primo approccio "positivo" a Nietzche, alla fine ci si imbatte in uno dei soliti clichè culturali, di vedere Nietzche come pensatore politico sui "generis".
Persino la tua visione del passaggio da cammello a fanciullo, risente di questa impostazione di base.
Lettori poco interessati come Paul alla questione nicciana, ne riescono quindi ad avere una visione sicuramente più credibile.
Questa cosa mi dispiace, sopratutto perchè è come se hai perso il filo del 3d, quello dell'amicizia.
Amicizia è da intendere per comunità. L'oltreuomo non è Napoleone, non è l'esponente storico che segna un epoca, non è nemmeno la bestia bionda.
Bisogna saper leggere tramite la malattia Nietzchiana, quella paranoica, che lega i destini di tutto l'occidente, e quindi anche noi.
Bisogna stare attenti, perchè quando idealizziamo di eroi, siamo esattamente nell'occhio del ciclone del discorso paranoico.
Vi ricordo che il discorso paranoico (ossia quella che normalmente è indicata come malattia, dalle scienze della psi: psicodinamica e
psichiatrica sono le maggiori) si incentra su questa frase " Io sono giò Morto".
Non è una questione meramente sociologica, non è un prodotto della società dello spettacolo, è qualcosa di molto più complesso che non quello della liquidazione individualista.
Per uscirne si tratta di mettersi in una posizione critica totalmente capovolta.
Se infatti "sono morto" NON POSSO fare alcunchè sia politicamente, sia individualmente.
La prima mossa nicciana per smascherare l'intero sistema culturale, è quella di attaccare quelle che riteneva all'epoca i nemici di questa missione, perchè tale evidentemente la riteneva.
Come già detto altrove la questione della guerra al cristianesimo, non è in sè a quello della fede, bensì a quei caratteri psicologici che portano un individuo a rinunciare alle proprie potenzialità.
Se leggiamo bene, si tratta ovviamente del carattere stesso ribaltato del cristianesimo rispetto a quello ebraico.
La dove la salvezza è in terra (ebraismo), nella nostra tradizione inventata di sana pianta da S. Paolo è nell'altro mondo.
Non è una questione escatologica, perchè come nei 3d nella sezione religiosa, a cui ho partecipato, abbiamo visto che esistono culti funerari e regni dei morti ANTECEDENTI al cristianesimo.
La differenza fondamentale, oltre a quella ovviamente di attecchimento nelle coscienze moderne, si fonda sul fatto, che la vita nell'aldiqua non è mai vista come PROMESSA dell'aldilà, era anzi come nel caso degli egizi, un continuamento evidente, della vita nell'aldiqua.
In nome di una promessa nell'adiltà, la vita di qua, è costretta al silenzio di ogni potenzialità.
La costrizione viene letta poi in chiave debole da Nietzche, e insieme a te ne abbiamo visto alcune tappe.
Ma questa è solo una strategia, caro amico, l'obiettivo di Nietzche non è quello di fare una contro-storia, il suo intento è costruire le basi per una futura comunità.
Come appunto scrivi tu, nella critica a Strauss, Nietzche aveva già in messo in chiaro la scorrettezza di pensare ad una storia che si svolga come progressione, come storia lineare.
Pensare ad una storia lineare non è cioè sbagliato in se, quanto piuttosto, che crededo a questo metodo come se fosse un DIO, si cade vittima di tentare di leggere tutto sotto quell'ottica.
Si arriva così per esempio ad avere una storia dei vinti, e mai dei perdenti.
La storia, il racconto, è uno dei PRINCIPI del discorso PARANOICO, diventa "quello che io vado a raccontare" è "quello che io vado a convincermi che sia", il tranello è che lo si fa sempre in nome di qualcos'altro che non se stessi.
Come conseguenza la società contemporanea vivendo tutto su questa presunzione, si basa fondamentalmente sul suo sentirsi morta.
Ovvero si basa sulla sua componente luttuosa. Ossia vinta, debole, etc...(ne fa la sua cassa di risonanza e pavarda cordogliosa)
Le radici cristiane nascoste anche ai più autorevoli commentatori risiede proprio in questa luttuosità diffusa.
Nietzche vede lucidamente attraverso queste coltre insostebibile, per qualsiasi altro filosofo, che prima o poi si ferma a qualche punto del suo pensiero, si siede e muore appunto. Lui no, e si proietta subito dopo su quella che poi chiamerà Heideger la Gestelle.
La struttura di cui si compone il racconto.La tecnica.
La grandezza di Nietzche è quella di riconoscere immediamente quali siano le criticità di questa storia, che non è mai la Storia.
La storia che descrivi tu Garbino (ma anche Maral, e a dire il vero, anche tutti gli altri) non è la realtà.
La realtà, la Storia non si lascia raccontare.
Dove possiamo trovare questo passaggio in Nietzche?
Pur avendolo letto una decina di volta, è solo ALLA FINE, che ho capito cosa intendeva Nietzche nella sua introduzione a UTU.
Nella quale si lamenta, del fatto che viene preso "per uccellatore" al massimo per "poeta", lui che E' un uccellatore, lui che è un poeta.
Questa doppia negazione ( si lamenta che lui non è così, e poi dice di esser lui stesso così.)
Mi ha lasciato sempre perplesso, perchè se da una parte era ovvia la ironicità con cui si dava al lettore semplice, di fatto liquidandolo + in quanto è ovvio che lui non è un ingannatore, e non è nemmeno un poeta. (ovvietà che per esempio la metà degli interpreti di Nietzche fa fatica ancora a riconoscere.....e siamo solo alle prime righe di UTU, tanto per dire quanto sia arduo entrare nel MISTERO NIETZCHE) + dall'altra la scelta consapevole, anzi mostruosamente consapevole per come usa le parole, di porre la doppia negazione, metteva in sè il DUBBIO che qualcosa non quadrava nel discorso.
La chiave di chi porta in sè questo problema è però vista come sole un grande romanziere sa fare, alla volta di quanto scriverà poi negli aforismi.
In realtà le "chiavi di volta" sono 2.
Il primo è quello della comunità, l'unica comunità che rispetta il principio della terra, la vita stessa, la realtà, la Storia, è colui che riuscirà a FARE A MENO della vita stessa, della realtà, della Storia, ossia delle loro narrazioni e meta-narrazioni.
Poichè questo "individuo deve ancora nascere", lui gli dà nome di oltre uomo, ossia di colui che verrà. (non si tratta di un super-eroe come vuole la vulgata più volgare).
E colui che verrà nascerà nella COMUNITA' e giammai nel suo INDIVIDUALISMO, (il che dovrebbe porre almeno il dubbio alle schiere di commentatori che vedono la filosofia di Nietzche come una sorta di iper-individualismo, di aristrocratico elitarismo.)
Ma cosa vorrebbe dire questa cosa, che allora esisteranno delle organizzazioni etc..delle politiche???
Assolutamente NO. Ed è questo il punto. la comunità nicciana futura fa a meno del suo organizzarsi, perchè ogni organizzarsi, è frutto di un volersi mettere d'accordo a dire che le cose stanno così e cosà.
La nuova comunità è invece di " ciò che è leggero" e "più superficiale", la comunita è quella dei " volti vicini".
E' il volto, è la nostra esteriorità, è il nostro essere in questo modo, in questo momento, quello che solo conterà.
Non è un utopia un pò naif, perchè la missione è quella di descrivere come questo possa essere possibile e addiritura di COME avverrà.
Abbiamo cioè detto quale è la finalità del progetto nicciano (l'oltreuomo), e mi sembrava che il titolo del 3d da te scelto fosse perfetto.
La prima chiave di volta, rivela che il progetto è serio, c'è una velleità nicciana nel VOLERLO affrontare, NON Si TRATTA cioè di una critica allo status QUO, di una allegoria del nostro stato attuale, ma di una vera e propria MISSIONE.
E dunque perchè proporsi come poeta e come uccellatore?
La seconda chiave di volta è duplice.
Infatti la prima (grande, grandissima, mai fatta da alcun altro essere umano) mossa è dichiararsi MALATO.
Lo dice subito, la mia "missione" per poter essere espletata avrà bisogno di momenti di SFOGO e del DOPPIO.
Siamo già dentro alla psicanalisi, ma che dico, l'abbiamo già superata.
Infatti secondo la psicanalisi si ha bisogno di un analista, un professionista, che indichi quali sono le narrazioni personali sbagliate, ossia quelle che non portino nella direzione di apertura all'altro ( nel mondo professionistico, l'obiettivo è poter portare il soggetto a relazionarsi, per poter lavorare di nuovo, ma è una grottesca limitazione).
Nietzche come d'altronde Freud, invece si AUTO-ANALIZZANO.
La progressione narrativa nicciana ha quindi de facto bisogno della frammentazione.
Ovviamente la complicazione è riconoscere quali siano i momenti di sfogo e quali invece quelli di lucida analisi.
Per questo i commentatori parlando di indecifrabilità se non proprio di contraddizione.
La cosa triste, è che però lui "aveva avvisato".
Il secondo puntello è però quello che a mio parere è quello che fa da pietra d'angolo della narrazione completa.
Ossia la negazione della Verità. In una di quelle intuizione vertiginose, in cui non siamo mai certi di poterlo intendere, egli si interroga perchè nella storia della filosofia ci si è sempre interrogati sulla verità e MAI sulla falsità.
Nietzche prosegue dicendo, e " se fosse la falsità di cui ne va l'universalità?".
E con quella frase sibillina si chiude in sordina, quello che secondo me è la vera rivoluzione copernicana.
E come in un domino si sciolgono come neve al sole, il sole di una intelligenza accecante sia chiaro, quei pezzi che mi erano sempre stati sospetti.
Nel mio ragionamento tutto è tornato. Se noi non solo non possiamo fare narrazioni a cuor leggero, ma nemmeno meta-narrazioni (certo qui ci vorrebbe la lettura di Lacan, e sul rapporto servo-padrone su cui inevitabilmente per come è nata la psicoanalisi si è involuta su se stessa) noi non possiamo far altro che dire BUGIE.
La storia dell'umanità coincide con la storia dei suoi ERRORI, è il corollario, che arriva come una sentenza nel proseguio di UTU, o come tu stesso hai scritto riguardo Garbino parlando del diamante della ragione a scapito dei milioni di morti avvenuti nelle ere precedenti.
Il punto non è tanto che siamo costretti a dire bugie, ma sul fatto che dobbiamo stare nella correzione, TECNICA, di quelle stesse, attenti anche alla sue meta-narrazioni.
Il tema della tecnica nicciano che solo Heideger ha compreso ( e chi come Derrida e Sini ha compreso leggendo Heideger), è esattamente nel carattere destinale che l'uomo incarna.
Perchè Heideger interruppe il progetto metafisico di essere e tempo? è semplice e lapalissiano, perchè cominciò a leggere Nietzche.
E capì cosa era il nichilismo ma sopratutto capì che il nichilismo era la METANARRAZIONE DEFINITVA, era la MATRICE che avrebbe eclissato per sempre il pensiero.
E tentò con tutte le sue forze di combattere questa destinalità.
Nietzche trentenne, un centinaio d'anni prima di Heideger, e 10 anni prima, se fossero nati lo stesso anno, aveva già "visto" tutto.
Ossia la necessità del pensiero è quella di abbattere le menzogne della meta-narrazione, non occasionalmente ma sempre. come se fosse un fanciullo che sempre rinizia a giocare, il bambino non si stanca mai, vive un eterno presente, come sappiamo benissimo oggi dagli studi pedagogici.
Un uterno POLEMOS, una eterna battaglia contro gli uomini e contro se stesso.
Più volte dirà che il vero amico, è colui che ci si rivela come nemico.
Dove con nemico intende proprio l'amico, colui che gli è pari, non è una questione di elitarismo, è una questione di necessità.
Se tu non fai lo stesso lavoro che faccio io, mettere in discussione, porre sempre la domanda, ossia PENSARE, ossia fare FILOSOFIA, nei tuoi confronti e agli altri sopratutto, come fai ad essere veramente un amico.
Per questo l'amico è colui che fa a meno della vita (ossia di cosa debba essere vita, alias la morale) fa a meno della storia (si ma quale storia, fatta da chi) e dalle sue ideologie (le metanarrazioni).
E' ovvio che mentiremo, significa è ovvio che faremo guerra a noi stessi SEMPRE.
Lo spirito che è fedele alla terra, è quello che si libera della terra, coloro che giungeranno saranno coloro che avranno già sperimentato il nichilismo, quella sensazione di "non essere più con i piedi per terra", di "essere nell'aere", e di chiedersi non è come se all'improvviso sento un "gran freddo".
C'è una certa letteratura che insiste sul carattere paranoico nei versi di nietzche, e per quello c'è una certa tendenza a liquidarlo come fuori dalla realtà.
Ovviamente su questo mi interrogo in continuazione, il punto che per me è evidente, è la auto-consapevolezza di Nietzche nel padroneggiare i sintomi, e addirittura ribaltarli a suo favore.
In UTU, continua, solo chi soffre, solo chi è malato può capire veramente. (solo chi ha freddo per riprendere la sinestesia precedente)
Permettetemi ancora di usare i termini della psicanalisi lacaniana, solo chi conosce IL DISCORSO PARANOICO e le sue trappole, può uscire dal discorso paranoico.
Per inciso Lacan per esempio nel suo tentativo di evitare di cadere nella metafisica, cade nelle trappole del paranoico, fino a inventare una nuova metafisica. La vita come matematizzazione.
Come dire un conto è porre il problema un conto è uscirne.
La grande salute che arriva come uno degli approdi pià gloriosi di nietzche, e insieme più povero di navi, è quella capacità di ribaltare con sicurezza le trappole della paranoia.
E' vero che spesso nietzche cade nell'elogio eroico, caro Garbino, ma è proprio per quel carattere di cose,che la paranoia conduce a effettuare, che risiedono le accorate scuse del filosofo di rocken: come potrebbero andare d'accordo le teorie anti-sistemiche con la glorificazione ariana altrimenti? E sopratutto perchè chiedere scusa al lettore se non vi fossero effettivamente dei momenti di crisi.
Nella mia lettura attenta, in realtà, ogni aforisma è come l'incarnazione della lotta niciana, e quindi di ogni nichilista al mondo, prima o poi sarà costretto a fare.
Egli con una energia intellettuale DISUMANA, riesce a SOFFRIRE addirittura in anticipo. è come se ci avesse dato uno dei più potenti pharmacon contro le insidie dei tempi che verranno.
La letteratura psicanalitica che legge in queste anticipazioni delle forme di delirio, o addirittura delle forme di allarme alla sua malattia ereditaria, la follia appunto.(in termini tencici vedono nella forma schizofrenica, dei segnali precursori della psicosi maniacale, a cui effettivamente Nietzche arriverà)
Non vedono MINIMAMENTE quello che il loro stesso fondadore aveva indicato come VIA MAESTRA, alla cura.
Ossia la traversata (vedi il caso Schreber)
Per poter effetturare questa traversata però ovviamente serve un arsenale che solo chi Pensa può avere.
Le mie critiche a te e a Maral, hanno questo back-ground che francamente non vedo proprio come possiate smantellare.
(tra l'altro voi ostinandovi a partire dalla fine, e non dall'inizio, citando le opere dette della maturità. Opere criptiche che non si capiscono senza UTU, e questo è un dato di fatto).
Anzi addirittura e di questo mi dispiace parecchio, voi 2 che siete gli unici in questo forum, ad apprezzare il filosofo di rocken ne fraintendete TOTALMENTE il senso, gli stravolgete la parola.
Tirando in ballo categorie che non appartengono al suo pensiero abissale, ma piuttosto a quello delle sue psicosi latenti(che poi sarebbero quelle di ciascuno nell'età moderna)
La STORIA, il BIOS, il DNA, non sono sbagliate in sè, perchè quella è la gestelle, la tencica su cui l'uomo si basa, si regge come su delle stampelle. Ma Nietzche ci impara a camminare liberi, non tanto nelle circostanze accidentali, quante in quelle del pensiero.
Per cui chi glorificherà le stampelle, come se fosse il DNA, la NATURA etc...e rimanderà ad esse come una tautologia luttuosa, che le cose stanno così, e cioè siamo su delle stampelle, mai godrà del libero pensiero, e cioè mai godrà della comunità che pure sulle stampelle sarà libera di formarsi come amicizia che a fa meno di quello.
Il contrario come disse Heideger è la comunità della tecnica, quella che a furia di ragionare sulle stampelle, finisce vittima di quelle perchè non ha l'amico che gli dica, è vero che cammini con quelle stampelle, ma stai andando da SOLO, e non ti aiuterà quando cadrai nel burrone che nemmeno vedi davanti a te.
Dire DNA, dire STORIA (come meccanica prestabilita crescita), dire NATURA, significava dire DIO, oggi come oggi significa dire TECNICA ( e il bello è che lo sapete benissimo!)
Ed è proprio perchè lo sapete benissimo che mi permetto questa critica serrata, non mi metterei mai a farlca con chi nemmemp riesce a vederne la grandezza.
Poi ripeto se vogliamo tenerci il Nietzche, come dico io meramente politico, che fa l'occhiolino a sinistra, un pò anarcoide, a me va bene lo stesso. Temi di interesse ci sono comunque.
Tanto io non riesco proprio a sollevarmi, a creare il doppio come diceva Nietzche, e pertanto sono, consapevolmente, e quindi dolorosamente, all'interno del mondo paranoico. Perciò delego, fuggo, faccio tutto quello che serve per non essere vittima, non solo di me stesso, ma anche delle ideologie altrui, e infatti qui solo di quello parlo.
In fin dei conti anche lo scrivere è una mera delegazione per preservare la propria paranoia, l'unica cosa buona, pecora fra le pecore, è che lo fanno TUTTI.
Mi risulta difficile poter spiegare la questione della Storia all'interno del pensiero Nietzchiano, senza dover riprendere l'intera trattazione contenuta nelle pagine di UTU.
La mia speranza, se vogliamo dire così, è che quella frase un giorno possa ri-colorarsi di tutta la sua pregnanza, perchè vuol dire che avete passato uno dei primi sbarramenti nietzchiani.
Per darne conto, vi è una conferenza tenuta da Sini e della sua maggior collaboratrice la dottoressa K
In quel di Monza, la K seguiva un ragionamento che pur del tutto sensato portava a chiedere a Sini di quale Storia? (stiamo parlando), lei che per prima dovrebbe conoscere il grande lavoro fatto da Sini su quella questione.
Non è facile, sopratutto per i giovani lettori di questo forum, in quanto Sini sta indicando quello che recentemente ha ribatezzato come il potere invisibile.
Qua allora semplicemente abbozzo una risposta semplice.
E' ovvio che la storia si compone delle sue componenti precedenti, ma quello che non ti chiedi (alias PROPRIO non riesci) è quale siano queste componenti, e chi le racconta.
Nella tua analisi, come già ti ho detto meritoria per un primo approccio "positivo" a Nietzche, alla fine ci si imbatte in uno dei soliti clichè culturali, di vedere Nietzche come pensatore politico sui "generis".
Persino la tua visione del passaggio da cammello a fanciullo, risente di questa impostazione di base.
Lettori poco interessati come Paul alla questione nicciana, ne riescono quindi ad avere una visione sicuramente più credibile.
Questa cosa mi dispiace, sopratutto perchè è come se hai perso il filo del 3d, quello dell'amicizia.
Amicizia è da intendere per comunità. L'oltreuomo non è Napoleone, non è l'esponente storico che segna un epoca, non è nemmeno la bestia bionda.
Bisogna saper leggere tramite la malattia Nietzchiana, quella paranoica, che lega i destini di tutto l'occidente, e quindi anche noi.
Bisogna stare attenti, perchè quando idealizziamo di eroi, siamo esattamente nell'occhio del ciclone del discorso paranoico.
Vi ricordo che il discorso paranoico (ossia quella che normalmente è indicata come malattia, dalle scienze della psi: psicodinamica e
psichiatrica sono le maggiori) si incentra su questa frase " Io sono giò Morto".
Non è una questione meramente sociologica, non è un prodotto della società dello spettacolo, è qualcosa di molto più complesso che non quello della liquidazione individualista.
Per uscirne si tratta di mettersi in una posizione critica totalmente capovolta.
Se infatti "sono morto" NON POSSO fare alcunchè sia politicamente, sia individualmente.
La prima mossa nicciana per smascherare l'intero sistema culturale, è quella di attaccare quelle che riteneva all'epoca i nemici di questa missione, perchè tale evidentemente la riteneva.
Come già detto altrove la questione della guerra al cristianesimo, non è in sè a quello della fede, bensì a quei caratteri psicologici che portano un individuo a rinunciare alle proprie potenzialità.
Se leggiamo bene, si tratta ovviamente del carattere stesso ribaltato del cristianesimo rispetto a quello ebraico.
La dove la salvezza è in terra (ebraismo), nella nostra tradizione inventata di sana pianta da S. Paolo è nell'altro mondo.
Non è una questione escatologica, perchè come nei 3d nella sezione religiosa, a cui ho partecipato, abbiamo visto che esistono culti funerari e regni dei morti ANTECEDENTI al cristianesimo.
La differenza fondamentale, oltre a quella ovviamente di attecchimento nelle coscienze moderne, si fonda sul fatto, che la vita nell'aldiqua non è mai vista come PROMESSA dell'aldilà, era anzi come nel caso degli egizi, un continuamento evidente, della vita nell'aldiqua.
In nome di una promessa nell'adiltà, la vita di qua, è costretta al silenzio di ogni potenzialità.
La costrizione viene letta poi in chiave debole da Nietzche, e insieme a te ne abbiamo visto alcune tappe.
Ma questa è solo una strategia, caro amico, l'obiettivo di Nietzche non è quello di fare una contro-storia, il suo intento è costruire le basi per una futura comunità.
Come appunto scrivi tu, nella critica a Strauss, Nietzche aveva già in messo in chiaro la scorrettezza di pensare ad una storia che si svolga come progressione, come storia lineare.
Pensare ad una storia lineare non è cioè sbagliato in se, quanto piuttosto, che crededo a questo metodo come se fosse un DIO, si cade vittima di tentare di leggere tutto sotto quell'ottica.
Si arriva così per esempio ad avere una storia dei vinti, e mai dei perdenti.
La storia, il racconto, è uno dei PRINCIPI del discorso PARANOICO, diventa "quello che io vado a raccontare" è "quello che io vado a convincermi che sia", il tranello è che lo si fa sempre in nome di qualcos'altro che non se stessi.
Come conseguenza la società contemporanea vivendo tutto su questa presunzione, si basa fondamentalmente sul suo sentirsi morta.
Ovvero si basa sulla sua componente luttuosa. Ossia vinta, debole, etc...(ne fa la sua cassa di risonanza e pavarda cordogliosa)
Le radici cristiane nascoste anche ai più autorevoli commentatori risiede proprio in questa luttuosità diffusa.
Nietzche vede lucidamente attraverso queste coltre insostebibile, per qualsiasi altro filosofo, che prima o poi si ferma a qualche punto del suo pensiero, si siede e muore appunto. Lui no, e si proietta subito dopo su quella che poi chiamerà Heideger la Gestelle.
La struttura di cui si compone il racconto.La tecnica.
La grandezza di Nietzche è quella di riconoscere immediamente quali siano le criticità di questa storia, che non è mai la Storia.
La storia che descrivi tu Garbino (ma anche Maral, e a dire il vero, anche tutti gli altri) non è la realtà.
La realtà, la Storia non si lascia raccontare.
Dove possiamo trovare questo passaggio in Nietzche?
Pur avendolo letto una decina di volta, è solo ALLA FINE, che ho capito cosa intendeva Nietzche nella sua introduzione a UTU.
Nella quale si lamenta, del fatto che viene preso "per uccellatore" al massimo per "poeta", lui che E' un uccellatore, lui che è un poeta.
Questa doppia negazione ( si lamenta che lui non è così, e poi dice di esser lui stesso così.)
Mi ha lasciato sempre perplesso, perchè se da una parte era ovvia la ironicità con cui si dava al lettore semplice, di fatto liquidandolo + in quanto è ovvio che lui non è un ingannatore, e non è nemmeno un poeta. (ovvietà che per esempio la metà degli interpreti di Nietzche fa fatica ancora a riconoscere.....e siamo solo alle prime righe di UTU, tanto per dire quanto sia arduo entrare nel MISTERO NIETZCHE) + dall'altra la scelta consapevole, anzi mostruosamente consapevole per come usa le parole, di porre la doppia negazione, metteva in sè il DUBBIO che qualcosa non quadrava nel discorso.
La chiave di chi porta in sè questo problema è però vista come sole un grande romanziere sa fare, alla volta di quanto scriverà poi negli aforismi.
In realtà le "chiavi di volta" sono 2.
Il primo è quello della comunità, l'unica comunità che rispetta il principio della terra, la vita stessa, la realtà, la Storia, è colui che riuscirà a FARE A MENO della vita stessa, della realtà, della Storia, ossia delle loro narrazioni e meta-narrazioni.
Poichè questo "individuo deve ancora nascere", lui gli dà nome di oltre uomo, ossia di colui che verrà. (non si tratta di un super-eroe come vuole la vulgata più volgare).
E colui che verrà nascerà nella COMUNITA' e giammai nel suo INDIVIDUALISMO, (il che dovrebbe porre almeno il dubbio alle schiere di commentatori che vedono la filosofia di Nietzche come una sorta di iper-individualismo, di aristrocratico elitarismo.)
Ma cosa vorrebbe dire questa cosa, che allora esisteranno delle organizzazioni etc..delle politiche???
Assolutamente NO. Ed è questo il punto. la comunità nicciana futura fa a meno del suo organizzarsi, perchè ogni organizzarsi, è frutto di un volersi mettere d'accordo a dire che le cose stanno così e cosà.
La nuova comunità è invece di " ciò che è leggero" e "più superficiale", la comunita è quella dei " volti vicini".
E' il volto, è la nostra esteriorità, è il nostro essere in questo modo, in questo momento, quello che solo conterà.
Non è un utopia un pò naif, perchè la missione è quella di descrivere come questo possa essere possibile e addiritura di COME avverrà.
Abbiamo cioè detto quale è la finalità del progetto nicciano (l'oltreuomo), e mi sembrava che il titolo del 3d da te scelto fosse perfetto.
La prima chiave di volta, rivela che il progetto è serio, c'è una velleità nicciana nel VOLERLO affrontare, NON Si TRATTA cioè di una critica allo status QUO, di una allegoria del nostro stato attuale, ma di una vera e propria MISSIONE.
E dunque perchè proporsi come poeta e come uccellatore?
La seconda chiave di volta è duplice.
Infatti la prima (grande, grandissima, mai fatta da alcun altro essere umano) mossa è dichiararsi MALATO.
Lo dice subito, la mia "missione" per poter essere espletata avrà bisogno di momenti di SFOGO e del DOPPIO.
Siamo già dentro alla psicanalisi, ma che dico, l'abbiamo già superata.
Infatti secondo la psicanalisi si ha bisogno di un analista, un professionista, che indichi quali sono le narrazioni personali sbagliate, ossia quelle che non portino nella direzione di apertura all'altro ( nel mondo professionistico, l'obiettivo è poter portare il soggetto a relazionarsi, per poter lavorare di nuovo, ma è una grottesca limitazione).
Nietzche come d'altronde Freud, invece si AUTO-ANALIZZANO.
La progressione narrativa nicciana ha quindi de facto bisogno della frammentazione.
Ovviamente la complicazione è riconoscere quali siano i momenti di sfogo e quali invece quelli di lucida analisi.
Per questo i commentatori parlando di indecifrabilità se non proprio di contraddizione.
La cosa triste, è che però lui "aveva avvisato".
Il secondo puntello è però quello che a mio parere è quello che fa da pietra d'angolo della narrazione completa.
Ossia la negazione della Verità. In una di quelle intuizione vertiginose, in cui non siamo mai certi di poterlo intendere, egli si interroga perchè nella storia della filosofia ci si è sempre interrogati sulla verità e MAI sulla falsità.
Nietzche prosegue dicendo, e " se fosse la falsità di cui ne va l'universalità?".
E con quella frase sibillina si chiude in sordina, quello che secondo me è la vera rivoluzione copernicana.
E come in un domino si sciolgono come neve al sole, il sole di una intelligenza accecante sia chiaro, quei pezzi che mi erano sempre stati sospetti.
Nel mio ragionamento tutto è tornato. Se noi non solo non possiamo fare narrazioni a cuor leggero, ma nemmeno meta-narrazioni (certo qui ci vorrebbe la lettura di Lacan, e sul rapporto servo-padrone su cui inevitabilmente per come è nata la psicoanalisi si è involuta su se stessa) noi non possiamo far altro che dire BUGIE.
La storia dell'umanità coincide con la storia dei suoi ERRORI, è il corollario, che arriva come una sentenza nel proseguio di UTU, o come tu stesso hai scritto riguardo Garbino parlando del diamante della ragione a scapito dei milioni di morti avvenuti nelle ere precedenti.
Il punto non è tanto che siamo costretti a dire bugie, ma sul fatto che dobbiamo stare nella correzione, TECNICA, di quelle stesse, attenti anche alla sue meta-narrazioni.
Il tema della tecnica nicciano che solo Heideger ha compreso ( e chi come Derrida e Sini ha compreso leggendo Heideger), è esattamente nel carattere destinale che l'uomo incarna.
Perchè Heideger interruppe il progetto metafisico di essere e tempo? è semplice e lapalissiano, perchè cominciò a leggere Nietzche.
E capì cosa era il nichilismo ma sopratutto capì che il nichilismo era la METANARRAZIONE DEFINITVA, era la MATRICE che avrebbe eclissato per sempre il pensiero.
E tentò con tutte le sue forze di combattere questa destinalità.
Nietzche trentenne, un centinaio d'anni prima di Heideger, e 10 anni prima, se fossero nati lo stesso anno, aveva già "visto" tutto.
Ossia la necessità del pensiero è quella di abbattere le menzogne della meta-narrazione, non occasionalmente ma sempre. come se fosse un fanciullo che sempre rinizia a giocare, il bambino non si stanca mai, vive un eterno presente, come sappiamo benissimo oggi dagli studi pedagogici.
Un uterno POLEMOS, una eterna battaglia contro gli uomini e contro se stesso.
Più volte dirà che il vero amico, è colui che ci si rivela come nemico.
Dove con nemico intende proprio l'amico, colui che gli è pari, non è una questione di elitarismo, è una questione di necessità.
Se tu non fai lo stesso lavoro che faccio io, mettere in discussione, porre sempre la domanda, ossia PENSARE, ossia fare FILOSOFIA, nei tuoi confronti e agli altri sopratutto, come fai ad essere veramente un amico.
Per questo l'amico è colui che fa a meno della vita (ossia di cosa debba essere vita, alias la morale) fa a meno della storia (si ma quale storia, fatta da chi) e dalle sue ideologie (le metanarrazioni).
E' ovvio che mentiremo, significa è ovvio che faremo guerra a noi stessi SEMPRE.
Lo spirito che è fedele alla terra, è quello che si libera della terra, coloro che giungeranno saranno coloro che avranno già sperimentato il nichilismo, quella sensazione di "non essere più con i piedi per terra", di "essere nell'aere", e di chiedersi non è come se all'improvviso sento un "gran freddo".
C'è una certa letteratura che insiste sul carattere paranoico nei versi di nietzche, e per quello c'è una certa tendenza a liquidarlo come fuori dalla realtà.
Ovviamente su questo mi interrogo in continuazione, il punto che per me è evidente, è la auto-consapevolezza di Nietzche nel padroneggiare i sintomi, e addirittura ribaltarli a suo favore.
In UTU, continua, solo chi soffre, solo chi è malato può capire veramente. (solo chi ha freddo per riprendere la sinestesia precedente)
Permettetemi ancora di usare i termini della psicanalisi lacaniana, solo chi conosce IL DISCORSO PARANOICO e le sue trappole, può uscire dal discorso paranoico.
Per inciso Lacan per esempio nel suo tentativo di evitare di cadere nella metafisica, cade nelle trappole del paranoico, fino a inventare una nuova metafisica. La vita come matematizzazione.
Come dire un conto è porre il problema un conto è uscirne.
La grande salute che arriva come uno degli approdi pià gloriosi di nietzche, e insieme più povero di navi, è quella capacità di ribaltare con sicurezza le trappole della paranoia.
E' vero che spesso nietzche cade nell'elogio eroico, caro Garbino, ma è proprio per quel carattere di cose,che la paranoia conduce a effettuare, che risiedono le accorate scuse del filosofo di rocken: come potrebbero andare d'accordo le teorie anti-sistemiche con la glorificazione ariana altrimenti? E sopratutto perchè chiedere scusa al lettore se non vi fossero effettivamente dei momenti di crisi.
Nella mia lettura attenta, in realtà, ogni aforisma è come l'incarnazione della lotta niciana, e quindi di ogni nichilista al mondo, prima o poi sarà costretto a fare.
Egli con una energia intellettuale DISUMANA, riesce a SOFFRIRE addirittura in anticipo. è come se ci avesse dato uno dei più potenti pharmacon contro le insidie dei tempi che verranno.
La letteratura psicanalitica che legge in queste anticipazioni delle forme di delirio, o addirittura delle forme di allarme alla sua malattia ereditaria, la follia appunto.(in termini tencici vedono nella forma schizofrenica, dei segnali precursori della psicosi maniacale, a cui effettivamente Nietzche arriverà)
Non vedono MINIMAMENTE quello che il loro stesso fondadore aveva indicato come VIA MAESTRA, alla cura.
Ossia la traversata (vedi il caso Schreber)
Per poter effetturare questa traversata però ovviamente serve un arsenale che solo chi Pensa può avere.
Le mie critiche a te e a Maral, hanno questo back-ground che francamente non vedo proprio come possiate smantellare.
(tra l'altro voi ostinandovi a partire dalla fine, e non dall'inizio, citando le opere dette della maturità. Opere criptiche che non si capiscono senza UTU, e questo è un dato di fatto).
Anzi addirittura e di questo mi dispiace parecchio, voi 2 che siete gli unici in questo forum, ad apprezzare il filosofo di rocken ne fraintendete TOTALMENTE il senso, gli stravolgete la parola.
Tirando in ballo categorie che non appartengono al suo pensiero abissale, ma piuttosto a quello delle sue psicosi latenti(che poi sarebbero quelle di ciascuno nell'età moderna)
La STORIA, il BIOS, il DNA, non sono sbagliate in sè, perchè quella è la gestelle, la tencica su cui l'uomo si basa, si regge come su delle stampelle. Ma Nietzche ci impara a camminare liberi, non tanto nelle circostanze accidentali, quante in quelle del pensiero.
Per cui chi glorificherà le stampelle, come se fosse il DNA, la NATURA etc...e rimanderà ad esse come una tautologia luttuosa, che le cose stanno così, e cioè siamo su delle stampelle, mai godrà del libero pensiero, e cioè mai godrà della comunità che pure sulle stampelle sarà libera di formarsi come amicizia che a fa meno di quello.
Il contrario come disse Heideger è la comunità della tecnica, quella che a furia di ragionare sulle stampelle, finisce vittima di quelle perchè non ha l'amico che gli dica, è vero che cammini con quelle stampelle, ma stai andando da SOLO, e non ti aiuterà quando cadrai nel burrone che nemmeno vedi davanti a te.
Dire DNA, dire STORIA (come meccanica prestabilita crescita), dire NATURA, significava dire DIO, oggi come oggi significa dire TECNICA ( e il bello è che lo sapete benissimo!)
Ed è proprio perchè lo sapete benissimo che mi permetto questa critica serrata, non mi metterei mai a farlca con chi nemmemp riesce a vederne la grandezza.
Poi ripeto se vogliamo tenerci il Nietzche, come dico io meramente politico, che fa l'occhiolino a sinistra, un pò anarcoide, a me va bene lo stesso. Temi di interesse ci sono comunque.
Tanto io non riesco proprio a sollevarmi, a creare il doppio come diceva Nietzche, e pertanto sono, consapevolmente, e quindi dolorosamente, all'interno del mondo paranoico. Perciò delego, fuggo, faccio tutto quello che serve per non essere vittima, non solo di me stesso, ma anche delle ideologie altrui, e infatti qui solo di quello parlo.
In fin dei conti anche lo scrivere è una mera delegazione per preservare la propria paranoia, l'unica cosa buona, pecora fra le pecore, è che lo fanno TUTTI.