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Messaggi - bobmax

#2881
L'intelligenza razionale reca dolore perché interpreta se stessa quale fonte di  Verità assoluta.
Ossia che i fondamenti dello stesso pensiero razionale siano assoluti:
* L'oggettività in sé
* La realtà intesa come ciò che abita il presente.

Questa interpretazione è all'origine dell'angoscia esistenziale. Ma non è la Verità. È soltanto la sfida nichilista che dobbiamo affrontare. Sfida necessaria, perché solo da noi stessi può venire la risposta.

Non certo dalle religioni, che sono fondate sullo stesso nichilismo.
Così come da nessun'altra parte. Solo da noi stessi.

Conosci te stesso, e conoscerai te stesso e Dio.
#2882
Tematiche Filosofiche / Re:Esistenza dell'eternità
14 Aprile 2018, 17:10:58 PM
Se con eterno intendiamo qualcosa che dura indefinitamente nel tempo, niente è eterno. Per la semplice ragione che nessuna cosa rimane se stessa neppure per una frazione infinitesima di tempo.
Di più... nessuna cosa mai davvero è.
 
Se viceversa ci riferiamo all'autentica Realtà, indubbiamente essa è eterna. In quanto trascende il tempo.
Noi infatti possiamo eternare. Cioè essere eterni.

Eterniamo quando "siamo", invece subiamo il tempo quando "non siamo".

"Siamo" quando decidiamo come se fossimo Dio, cioè seguendo il Bene. "Non siamo" quando non seguiamo il Bene.

Quando seguiamo il Bene siamo eterni.
#2883
Tematiche Filosofiche / Re:Il primato della politica
12 Aprile 2018, 23:41:20 PM
&Viator
Non è la filosofia che sostituisce la politica, ma il pensiero filosofico che deve plasmare quello politico.

Tutti i progressi sociali e politici sono dipesi dall'indispensabile pensiero filosofico.

Un pensiero autentico però, animato dalla fede nella Verità.
Infatti, la causa dell'attuale degenerazione è proprio la carenza di questa fede.
#2884
& Donalduck
Indubbiamente anche la fede nella Verità trova nella vita motivi per rafforzarsi oppure per spegnersi.
Dipende da cosa capita e da come la viviamo.

Io ho avuto la fortuna di vivere situazioni limite, dove l'ovvia visione del mondo non era più scontata.

Per esempio, mi capita ormai non di rado di andare all'inferno.
L'inferno non è un luogo di un ipotetico aldilà. L'inferno è un luogo esistenziale presente qui e ora. Vi posso accedere in qualsiasi istante, è sufficiente che rifletta sulle mie colpe.

Ogni colpa è per sempre, e a nulla vale un eventuale pentimento. Se ne sta incastonata in quell'istante che fu è non si può più tornare indietro a cancellarla.
Di modo che l'inferno è luogo senza speranza.

Non è una questione di gravità della colpa. È il fatto di aver scelto il male, qualunque male, ad essere inaccettabile.
E non vi è nessuno che mi condanni, sono solo io, perché così è giusto.
Quando si è all'inferno nulla farebbe sperare di poterne uscire (non sarebbe giusto!).

Solo dopo aver più volte sperimentato l'inferno, ho scoperto (Margherita Porete) che solo due sono i luoghi dove l'uomo è al sicuro. 
Uno è l'inferno, l'altro è il paradiso.

Lì Dio è certo.
#2885
& Donalduck

Ma certo che non so cosa sia la Verità! 
Conoscere vuol dire in sostanza possedere. Mentre la Verità non può essere assolutamente posseduta, semmai è la Verità a possederci, totalmente.

La domanda: "Cos'è la Verità?" mostra la nostra dimenticanza dell'Essere.
Perché l'Essere è il medesimo Essere Vero.

Il punto di vista razionale è limitato dal appartenere al "sistema" razionale. Ogni sistema infatti non può accedere ai propri fondamenti.
E fondamento del pensiero razionale è il "qualcosa". Ossia l'esserci. Mentre la Verità (Essere) è il fondamento di questo nostro esserci.

A sé stante è necessariamente il Tutto. Che è il medesimo Essere, la medesima Verità.
Il Tutto non è qualcosa, non può assolutamente esserlo.

Non vi è nessuna certezza che la realtà sia intersoggettiva. Il soggetto potrebbe essere uno solo. 
Sia perché il solipsimo non può essere escluso del tutto, è sia perché i pur molteplici soggetti potrebbero in realtà essere la manifestazione di un unico soggetto. 
Inoltre neppure l'interpretazione materialista, dove il soggetto è solo un epifenomeno dell'oggettivitá in sé, può essere esclusa.

Il referente si trova certamente in noi stessi, dove se no? Ma non può assolutamente essere individuato. Non perché è una sensazione, ma perché è il fondamento!
Per cui non si tratta di intuizioni extra razionali, ma di ciò che noi siamo.

Non so se sono riuscito a dipanare un po' la cosa...

Non dobbiamo cercare di com-prendere, ma di essere.
Al punto che la Verità ha bisogno di noi, in questo nostro esserci.
#2886
Tematiche Filosofiche / Re:Il primato della politica
12 Aprile 2018, 21:30:01 PM
Anch'io mi sono impegnato in politica per lungo tempo. Ho voluto dare fiducia, più volte ma ogni volta sono stato deluso.
E ora mi ritrovo bloccato, di chi fidarsi? Sono stato un utile idiota.
E mi sa che ci cascheró di nuovo.

D'altronde ogni partito così come ogni movimento hanno intrinseca la falsità.


L'analisi di Simone Weil è impeccabile.
Pur magari nascendo con sinceri ideali, è difficile se non impossibile che un partito poi non degeneri. Anteponendo il proprio interesse ai suoi iniziali ideali.
La questione è tutta racchiusa nella fede nella Verità.
Più la si smarrisce e maggiore è il degrado.
Ogni volta mi sono ritrovato ad essere un illuso. Credevo vi fosse una fede nella Verità laddove regnava invece il nichilismo.

Solo la filosofia può salvare la politica, riaffermando l'essenziale: la fede nella Verità.



#2887
@Eutidemo
Anch'io ritengo di conoscere meglio Meister Eckhart. Penso dipenda anche da una affinità, cioè dall'"imprinting" del luogo di nascita. La cultura orientale può ispirare molto l'occidentale, ma resta comunque, seppur sfumato, un fondo di incomprensione.
 
Penso che l'idea di "altri mondi" possa essere stimolante. Tuttavia, soltanto come occasione per riflettere e mettere così in discussione l'ovvio.
Se viceversa ci soffermiamo troppo nel postulare possibili mondi, perdiamo l'occasione offerta da "questo" mondo per cercare di trascendere qui e ora.

Ipotizzare un aldilà, per esempio, non fa che depotenziare il pathos che dovremmo provare nel momento in cui consideriamo "questa" l'unica realtà.
L'altro mondo, seppur provvisto di differenti leggi, non fa che rimandare ad esso ciò che deve invece essere affrontato qui.
E ciò che deve essere affrontato qui è lo sguardo della Medusa.
Che mi interroga, mostrandomi questo mondo nel suo orrido non senso: "E adesso?"
 
Sono convinto che la Mistica possa essere la risposta.
Nell'opera di Meister Eckhart, e in particolare in Dell'uomo nobile, la messa in discussione del libero arbitrio, seppur mai davvero approfondita, mostra quale sia la nostra effettiva condizione: puro nulla. 
Eppure è proprio questo nulla, che noi effettivamente siamo, che ci permette di aprire davvero i giochi.
 
Tutta la Mistica è impostata su questa lucida constatazione: il libero arbitrio è un'illusione.
Tuttavia un'illusione che per svanire richiede un distacco totale.
 
@Acquario69
Sì, il rifiuto della ragazza mi fa ricordare l'atteggiamento degli uomini incatenati nella caverna di Platone.
La conoscenza implica dolore.
#2888
Ciao Eutidemo,
secondo me occorre considerare che la Verità è una sola.
Di modo che l'autentica filosofia, che è ricerca della Verità, a prescindere dalle forme con cui si esprime non può che avere la medesima sostanza.

Nella fattispecie, Meister Eckhart nei Sermoni dice pure: "Le creature e le opere sono nulla, non nel senso che valgano poco, sono puro nulla."
Cioè il termine "nulla" è usato sia per parlare dell'Uno (è il nulla di ogni cosa) sia delle cose stesse. Ma il senso a mio avviso è che l'"esserci" non è l'Essere.
L'Essere non c'è! Paradossale... ma proprio non può esserci.
E non può esserci, perché la nostra realtà è la composizione dei qualcosa e del nulla (che è mancanza di qualcosa)

Allo stesso modo Nāgārjuna con il suo "vuoto" cerca di descrivere la combinazione di essere e non essere, da interpretare però come "qualcosa" e "nulla".

Infatti, sia Nāgārjuna sia Meister Eckhart predicano il distacco. Così come d'altronde fanno i Vedanta.
Ma così fa pure Gesù, grande filosofo. Le sue parabole sul regno dei cieli altro non predicano che il distacco dai "qualcosa" in nome dell'Essere.

Citazione
Quanto alla mia esigenza di rimanere nell'ambito "fenomenico", si tratta più che altro della esigenza, che sento profondamente, di non confondere tale livello con quello "noumenico"; il mondo delle apparenze, infatti, ha delle regole ben precise (che la scienza cerca di definire nel migliore dei modi), le quali non hanno niente a che vedere con il substrato "noumenico" della realtà...cioè l'UNO.
Ecco, questa "esigenza" è la fede nella Verità.
Il non voler confondere il fenomenico con il noumenico, che appare come nulla, è slancio verso l'Essere.

Citazione
Ma, come avevo premesso, usando il nostro inadeguato linguaggio, è pressochè impossibile esprimere cose del genere; per cui, rileggendomi, mi accorgo di essermi espresso molto malamente...del che chiedo umilmente venia! :-[

Eppur parlarne bisogna...
#2889
Citazione di: Eutidemo il 09 Aprile 2018, 11:49:59 AM
Ciao BOBMAX.
Quando scrivi che la Verità appare come Nulla, ti riferisci forse alla "Sūnyatā" di Nagarjuna (cioè al VUOTO)?
Ed invero, l'"Essere" non è altro che il "Nulla, ovvero il Vuoto, di tutte le altre cose", come scriveva Meister Eckart; e, in quanto Essere è il medesimo Essere Vero. :)
Ma tutto questo attiene all'"ordito" della realtà (cioè, al "noumeno"); mentre io, nei precedenti post, mi riferivo precipuamente alla "trama" del mondo "fenomenico", in quanto tale scientificamente acquisibile. ;)
Ciao Eutidemo,
appare come Nulla, nel senso che non c'è.
Non nel senso che sia "nulla". Perché "nulla" è, ed è soltanto, la mancanza di ciò che potrebbe esserci ma non c'è.
Il Nulla è perciò solo il termine che meglio vi si addice, ma non definisce affatto la Verità.

Vi si addice perché la Verità non c'è. Il suo non esserci non è però mancanza di qualcosa. Anzi... è lo stesso esserci che necessita la non presenza della Verità.
Nel suo ritirarsi, la Verità permette l'esserci.

Penso che sia questo l'intendimento di Nagarjuna e di Meister Eckhart.

La domanda filosofica da molti considerata fondamentale: "Perché c'è qualcosa invece che nulla?" non è, a mio parere, affatto fondamentale. Perché nulla è, ed è soltanto, la mancanza di qualcosa.

Ritengo di comprendere la tua esigenza di rimanere nell'ambito fenomenologico. Penso derivi dalla tua fede nella Verità: non vuoi tradirla.
Tuttavia, l'apertura alla Trascendenza è indispensabile. E' su questo filo del rasoio che occorre procedere. Ossia mai sminuire il fenomenologico, cioè l'esserci, e, allo stesso tempo, tenere sempre presente come stella polare l'Assoluto. L'approccio di Plotino, per esempio.

Perché in caso contrario la virtù, la conoscenza, divengono inevitabilmente, al pensiero logico/razionale, vuoti valori.
#2890
Citazione di: Sophia75 il 09 Aprile 2018, 08:09:08 AM
Un'osservazione, che esula dal tema proposto: in matematica 1 + 1 fa due nel sistema decimale, ma nel sistema binario (ad esempio) fa 0 con riporto 1.
Il rispetto delle regole matematiche ha una valenza etica, sono d'accordo, ma bisogna prima accordarsi su quale linguaggio matematico si intende parlare.
Buona giornata  :)
Sono senz'altro d'accordo.
Il "sistema" determina la formula. Che di per se stessa non ha alcun valore aggiuntivo: è già tutto implicito nei fondamenti del sistema usato.
Nel sistema binario, 1 + 1 fa 10. In quanto il 2 non esiste.
#2891
Citazione di: Eutidemo il 09 Aprile 2018, 07:47:05 AM
Sono d'accordo sostanzialmente su tutto, sebbene io preferirei usare il termine CONOSCENZA, anzichè il termine VERITA'; che mi sembra un po' troppo impegnativo. :)
Per citare la celebre terzina dantesca; "Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e CONOSCENZA" (anche se, arcaicamente, Dante scrive "canoscenza)! ;)
Condivido la tua ritrosia nell'evitare il termine Verità. Mi lascio prendere un po' la mano... :)
Occorre una qual spregiudicatezza nel nominare la Verità.

Tuttavia, non penso si possa ridurre il tutto a seguire virtù e "conoscenza". Nel senso, che questi sono mezzi, indispensabili, magari pure da considerare mete finali in se stesse... ma sempre e soltanto in nome della Verità. Che appare come nulla.

Nell'esserci, posso solo aspirare alla virtù e alla conoscenza in quanto obiettivi in qualche modo raggiungibili, seppur sempre parzialmente.
Ma la "ragione" di questa aspirazione è la Verità. Che poi è l'Essere. In quanto Essere è il medesimo Essere Vero.
Ossia attraverso la virtù e la conoscenza cerchiamo di "essere"


#2892
Citazione di: Eutidemo il 08 Aprile 2018, 13:39:49 PM
Ed infatti, a questo punto, occorre puntualizzare una DIFFERENZA fondamentale tra "scienza" e "filosofia", e, cioè:
1)
Gli "scienziati", pur USANDO TUTTI LO STESSO IDENTICO "METODO SCIENTIFICO" possono pervenire a conclusioni differenti gli uni dagli altri; ma le conclusioni differenti, non dipendono dal "metodo", bensì dal fatto che l'uomo, per quanto sia un "essere stupefacente" (come dice Sofocle), è tuttavia un essere IMPERFETTO:
- in senso "intellettivo",per cuipuò sbagliare "colposamente", ma involontariamente, nel condurre una osservazione o un esperimento;
- in "senso etico", per cui può alterare "dolosamente" i risultati di una osservazione o di un esperimento o per vanità o per denaro (come accadde ad alcuni, sovvenzionati dall'industria del tabacco).
Tuttavia, il metodo scientifico ha in sè stesso l'antidoto per correggere le "devianze" di cui sopra, in quanto, nel tempo "medio-lungo" (per mezzo della ripetitibilità ecc.) ;)
2)
I "filosofi", invece, SEGUONO CIASCUNO IL LORO PERSONALE METODO FILOSOFICO, per cui pervengono SISTEMATICAMENTE  a conclusioni differenti gli uni dagli altri; tanto è vero che Seneca, che era filosofo anche lui, soleva dire: "E' più facile mettere d'accordo due filosofi che due orologi" (in quanto gli orologi romani non segnavano MAI la stessa ora). ;D
Tuttavia, ritengo che pure le conclusioni a cui giungono i filosofi siano differenti solo in superficie. Cioè non siano davvero "conclusive". Il filosofo che le dichiara tali, esprime in realtà solo il proprio fallimento.

Mi viene in mente l'osservazione di Nietzsche (in Al di là del bene e del male):
«V'è qualcosa di arbitrario nel fatto che "costui" si sia arrestato "qui", abbia rivolto lo
sguardo indietro e intorno a sé, non abbia, "qui", scavato più profondamente e abbia
messo in disparte la vanga - c'è pure qualcosa di sospetto in tutto ciò».


Quando infatti si "conclude", ciò che in noi era fede diventa superstizione.

Di modo che anche la filosofia, a ben guardare, ha il suo "metodo". Che consiste nel non tradire mai la propria fede nella Verità. Ossia nel non cedere alla tentazione di presumere di averla raggiunta.

Se noi potessimo operare una sorta di pulizia dei pensieri dei filosofi, cercando di separare i frutti della fede da quelli della superstizione, sono convinto vi troveremmo, seppur con diverse prospettive, la medesima essenza.


#2893
Citazione di: Angelo Cannata il 08 Aprile 2018, 00:18:38 AM
Citazione di: bobmax il 07 Aprile 2018, 17:59:15 PM
Che 1 + 1 faccia 2, prima ancora che una norma matematica, è un requisito etico!
Cioè, se io non sono d'accordo sul fatto che 1+1 faccia 2, allora sono da sospettare come disonesto o forse anche delinquente?
La scienza ha potuto svilupparsi liberamente nel momento in cui ha rinunciato alla Verità.
In che senso vi ha però rinunciato?
Vi ha rinunciato come possesso. Ossia ha rinunciato alla pretesa di "possedere" la Verità.

Tuttavia questa rinuncia non è nichilista. Perché fondamento della scienza è la fede nella Verità!
La scienza rinuncia alla Verità in nome... della Verità!

"1 + 1 = 2" è una verità, diciamo così, secondaria. Deriva cioè necessariamente dal significato dei termini che la compongono. Questa necessità non mette in gioco me stesso (è una verità necessaria, che non dipende da me) tuttavia va rispettata. In se stessa è vuota, ma devo rispettarla per il mio amore della Verità, che richiede di tener ferma la barra e utilizzare al meglio gli strumenti che ho a disposizione, tra cui la logica.

Quando mi accorgo di aver pensato che 1 + 1 = 3 mi coglie la sofferenza. Ma non perché sono stato disonesto, e neppure perché ho infranto una norma, soffro per la mollezza del mio pensare! Una mollezza che deriva dalla mia scarsa fede nella Verità.

Un tempo, la mia reazione non sarebbe stata di sofferenza, ma di stizza per la mia inadeguatezza. Perché allora predominava in me la volontà di potenza!

Il pensiero logico, come qualsiasi altro pensiero, richiede uno sforzo.
Questo sforzo a sua volta può derivare o dalla volontà di potenza, oppure, anche senza rendersene conto, dalla fede. Che è fede nella Verità.
Nel primo caso predomina il nichilismo, nel secondo lo slancio esistenziale verso la Trascendenza.
#2894
Citazione di: Eutidemo il 07 Aprile 2018, 14:02:51 PM
Ben detto, Sgiombo :D
Ma che un professore "universitario" di matematica prenda cantonate proprio in matematica, mi sembra davvero il COLMO!!! :o
Così come un barbiere che scambiasse la barba per i capelli, e radesse la prima con le forbici e tagliasse i secondi col rasoio ;D
Penso che la "cantonata" di per sé sia un evento salutare. Soprattutto quando incominciamo a darci un po' troppa importanza...

Le reazioni dei vari professori danno invece l'idea che o avevano preso cantonate troppo di rado oppure ne avevano incontrate un buon ammontare ma senza averle sufficientemente "sofferte".

La matematica, forse la più pura espressione del pensiero logico/razionale, necessita infatti di essere vissuta con un forte spirito etico. L'etica è necessaria in ogni campo, ma laddove la logica impera, l'etica è ancor più importante.

Se lo studio della logica è svolto come se fosse semplicemente un meccanismo, lo studioso non ne viene coinvolto in prima persona. Magari è bravissimo nella sua materia (i nazisti erano abilissimi logici), ma gli manca il pathos di chi vive ciò che studia.

Che 1 + 1 faccia 2, prima ancora che una norma matematica, è un requisito etico!
Ed è proprio in quanto le soluzioni matematiche hanno una valenza etica, che le apprezziamo  quando le formuliamo correttamente, e ci devono invece far soffrire quando le bistrattiamo.

Direi che questo aspetto emerge chiaramente con la matematica applicata all'economia. Ho ancora presente i testi del prof. Paolo Sylos Labini, per quell'unico esame di economia che feci a ingegneria tanti anni fa. Vi traspariva potente l'afflato etico!
Niente a che vedere con i vari Monti, Fornero e compagnia...
#2895
Citazione di: Eutidemo il 05 Aprile 2018, 04:56:36 AM
Sono d'accordo: i cardini della razionalità sono fondamentali e indispensabili per la nostra orientazione nel mondo fenomenico ma non sono affatto assoluti, in quanto la realtà noumenica prescinde da essi.[/size]
La realtà ultima si può solo "viverla", ma non descriverla simbolicamente per mezzo del linguaggio. ;)
Sono tanto lieto di leggerti.