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Messaggi - viator

#2896
Salve Sgiombo. Urge un chiarimento, credo. Nel mio intervento delle 20.58 io non stavo affermando che le quattro dimensioni esistano fisicamente. Stavo deducendo quanto mi sembrava consequenziale in base alla ipotesi (da me non condivisa) del tal Sean Carrol citata da Apeiron. Confermo quindi quanto scritto poco fa alle 22.04. Saluti.
#2897
Salve Sgiombo. Il quid sta in tuo intervento ancora precedente. Riporto : "Se nel nostro Universo (la materia percepibile a noi comuni mortali comprensiva dell'energia insomma lo spazio-tempo) non si può creare nulla allora quel che c'è rimane. Non si può aggiungere nè togliere nulla. Ed evidentemente non si può essere creato da sè".
Ho già affermato diverse volte che secondo me spazio e tempo sono solo le modalità psichiche con le quali noi interpretiamo gli effetti su di noi (sul nostro corpo) delle uniche due dimensioni fisiche dell'esistente : La materia (il corpo, fatto di materiale, la riconosce facilmente; la psiche, fatta di forma immateriale, è costretta a "smaterializzarla" per assimilarla, traducendola nel concetto immateriale di spazio (per questa ragione diciamo che la materia ha la proprietà di occupare uno spazio)).
La seconda dimensione è quella energetica. L'energia in sè è incorporea poichè non occupa uno spazio (al limite si sposterebbe in esso). Essa è la dimensione fisica che si occupa di generare gli eventi, gli accadimenti, i fenomeni. Come tale, i suoi effetti sono più facilmente riconoscibili dalla psiche la quale non deve far nulla per assimilarla : psiche ed energia sono entrambe entità immateriali. Ma come chiamiamo noi ciò che genera gli eventi ? Tempo.

E' quindi evidente che io credo in due dimensioni fisiche, tu in quattro. Su tale base è evidente che risulta vana ogni mia ulteriore puntualizzazione circa le tue ulteriori affermazioni su questo argomento. Secondo la mia visione, mancando spazio e tempo, non c'è da parlare di creazioni, comparse, inizi e fine delle dimensioni fisiche fondamentali. Stammi bene.
#2898
Salve Freedom. Citandoti : "Inoltre rafforzerei l'idea che ho con voi condiviso con la seguente riflessione: se esistono delle leggi che governano questo Universo (e tutti sanno che esistono, valga come esempio significativo la legge dei gravi) esisterà pure un Legislatore! O vogliamo pensare che le leggi si fanno da sole?".
Le leggi, come già ha affermato Ipazia, non si fanno da sole poichè appunto creazioni umane. Incluse quelle fisiche.  Per quanto riguarda il significato di queste ultime, esso semplicemente sarebbe "Affermazioni basate sull'osservazione di quanto a noi noto e che ci torna comodo ed utile considerare vere poichè sinora hanno funzionato".
Leggi extraumane non demolibili, contraddicibili, modificabili esistono solo per i credenti. Tutte le leggi umane invece risultano relative, violabili, modificabili, cancellabili, incluse -. ripeto quelle fisiche. Il fatto che alcune o molte di esse non siano finora state smentite non significa certo che non potrebbero risultarlo in futuro.
#2899
Salve. Affermando che lo spazio-tempo può assorbire e restituire l'energia non si contraddice affatto il principio di Lavoisier. Significa solamente sostenere che spazio e tempo esistono fisicamente in modo distinto da materia ed energia e fanno anch'essi parte del sistema di cui si sta discutendo. Non capisco dove stiano i seri problemi. Tutto semplicemente qui. Saluti.
#2900
Salve Freedom: Beh, torniamo ad argomento trito, ritrito e centrigugato quindi poi spremuto per stillarne un liquido inodore, insapore, trasparente, innocuo ma comunque non dissetante : La realtà.

Cioè la duplicità tra la realtà oggettiva (a noi impenetrabile ma presumibilmente priva di tempo e spazio umanamente intesi) e quella soggettiva, costituita dall'insieme delle nostre percezioni sensoriali le quali, una volta interpretate dalla psiche, generano le nostre proprie dimensioni immateriali che chiamiamo spazio e tempo.

Scusa ma, visto che la psiche è una struttura immateriale (basata su- ma non consistente in- dei supporti materiali) è ovvio che la percezione di ciò che è materiale (materia-energia) debba previamente venir trasformata in qualcosa di immateriale per poter venir riconosciuta, inglobata, utilizzata dalla psiche stessa. Saluti.
#2901
Salve. Il destro per questa discussione mi è stato recentemente dato da quella, da poco aperta in "Spiritualismo" da Freedom circa l'instaurarsi e lo svanire della vita in ambito individuale.

Poichè in essa non appare chiaro se si intenda trattare della esistenza individuale dal punto di vista spiritualistico piuttosto che biologico, vorrei approfondire scegliendo il secondo punto di vista.

Il possesso di una psiche e di una coscienza, (ed eventualmente anche di un anima-spirito), caratteristiche peculiari degli umani, è gran bella cosa che purtroppo, assieme a tante meravigliose conseguenze, presenta anche qualche inconveniente.
Una di queste è la capacità – anzi, in un certo senso la necessità – di porsi delle domande autoreferenziali alle quali non è possibile rispondere.
Una di queste è "Io che sono ?", poi le consequenziali "Io dov'ero prima di essere ?", "Io finirò? Se sì, come, e dove?".

Risposte logiche e soddisfacenti (a noi tra l'altro interessano soprattutto le risposte soddisfacenti piuttosto che quelle logiche) non ce ne sono. Solo ipotesi. Alcune soddisfacenti, altre logiche, nessuna che realizzi sia le nostre attese che il nostro raziocinio.

Il neonato non si pone tali quesiti. Essi si affacciano più tardi, con la maturazione di certe nostre facoltà. Il senso di essi quesiti quindi non è intrinseco, ma legato alla condizione che acquistiamo posteriormente all'inizio della nostra vita individuale. Essi nascono appunto dalle facoltà coscenziali e mentali (oltrechè dallo sviluppo della nostra memoria consapevole) e sono destinati a perdere il loro senso una volta che noi perdiamo tali facoltà-funzioni.

Ciò significa che tali quesiti (inizio della mia vita, fine della mia vita, prima e dopo la mia vita) hanno un senso completamente relativo riferito unicamente alla condizione umana autoconsapevole.

Quando inzia una vita individuale dal punto di vista biologico ? Non lo sappiamo, ma la nostra ignoranza in proposito è tale solo se esaminiamo le procedure riproduttive delle specie sessuate.
Perchè attraverso la congiunzione sessuale assistiamo ad un fenomeno per quale due individui ne generano un altro (o altri, nel caso di concepimenti gemellari).
Dalla duplicità alla unicità. Infatti, dal punto di vista filosofico, è interessante notare come sia per noi impossibile risolvere (cioè accettare in modo che troviamo congruo) un percorso mentale che giustifichi la trasformazione ed il collegamento tra il duplice (soggetto-oggetto) e l'unico, unitario, monistico (il quale non sarà nè soggetto nè oggetto, oppure entrambi, ma comunque semplicemente l'Assoluto).

Per capire il senso stavolta ANCHE umano dell'eventuale inizio e fine delle vite individuali occorre invece uscire dall'ambito della riproduzione sessuata (la quale è solo un'evoluzione più complessa della modalità riproduttiva più semplice alla quale ora ci rivolgeremo).

Dicevo prima : Dalla duplicità alla unicità. Ora basta capovolgere la direzione del fenomeno e tutto dovrebbe risultare più chiaro. Quindi vediamo in che modo si può andare dall'unicità alla duplicità.

Le forme più semplici di vita, quelle unicellulari, si riproducono in modi poco fantasiosi. Potremmo dire che le loro varianti riproduttive sono caratterizzate solamente dall'andamento "geometrico" del fenomeno.

Molti batteri fanno così : giunti ad un certo grado di maturità biologica, al loro interno si scatena un segnale chimico che fa sì che il loro corpo (circasferico) si gonfi allungandosi solo in una direzione.
Intanto, al loro interno, anche tutti i contenuti cellulari si "stirano" nella stessa direzione.
Il processo avviene mantenendo una simmetria di contenuti tra una parte e quella opposta di quella che diventa una cellula sempre più allungata.

Stira ed ammira !, mi verrebbe da esclamare. Ad certo punto noteremo che la cellula, diventata ora una tozza capsula, vedrà la sua sezione centrale assottigliarsi. Sempre di più, finchè il suo involucro esterno (membrana) si lacererà per poi richiudersi a sigillare le estremità di quelle che saranno diventate così due nuove e distinte cellule.

Ora, mi si dica.......cosa è successo ?

Abbiamo assistito alla morte di una cellula madre ed alla nascita di due cellule figlie ?
Abbiamo assistito al perpetuarsi dell'esistenza di una cellula la quale in tal modo sa garantirsi la vita eterna ?
Dove è finita l'individualità della cellula madre ? Si è dissolta, è andata perduta o, al contrario, risulta raddoppiata ?
Quando si è instaurata l'individualità delle cellule figlie ?
Abbiamo assistito ad una morte ed a due nascite oppure a due nascite ed a una perpetuazione ?

Secondo me abbiamo assistito alla biologia che si fa beffe di tutte le umane ingenue ed egoistiche preoccupazioni, incluse quelle di genere metafisico.

Soprattutto abbiamo assistito alla ridicolizzazione dei concetti umani di "inizio" e di "fine".

Tutto ciò accade poichè i processi più semplici sono i più longevi e tendono all'eternità dato che hanno il compito di trasmettere i contenuti e le strutture fondamentali del mondo e della vita, incarnando la tendenza alla persistenza.
Il complemento della persistenza basata sulla semplicità è invece la diversificazione evolutiva. Il cui "costo" è una maggiore caducità (ciò che deve cambiare, diversificarsi, "progredire" non può e non deve – ovviamente – risultare eterno).
Quindi i processi evolutivamente posteriori e più complessi tendono ad affermare una sempre maggiore vorticosità di cambiamenti.

Ecco, dal momento che noi siamo il vertice della complessità biologica, ovvio che ciò che noi siamo non possa che essere provvisorio. Ma noi siamo talmente sciocchi da voler essere sia "superiori" che "eterni". Mentre invece la nostra provvisorietà è il prezzo della nostra "supremazia".

Ricordarsi sempre del primo principio della termodinamica : "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma".

Che noi – bimbi impertinenti ed egoisti – vorremmo veder sovvertito in "Qualcuno o qualcosa mi ha creato, nulla e nessuno mi dovrebbe distruggere poichè a me (**) ciò non piace, le mie trasformazioni (e magari anche quelle di ciò che mi circonda) le vorrei gestire  solo io". Salutoni.

(**) al mio istinto di sopravvivenza.
#2902
Salve Ipazia. "In principio era il Verbo". Ma il Verbo è la Parola. Io interpreto che sia da intendere come la Parola per antonomasia. Che è "Essere". Radice di ogni possibilità espressiva vocale. Quindi "In principio era la Parola". "In principio era l'Essere". In principio era Dio il quale era ed è il Verbo". Da cui "Io sono Colui che E'", versione maliziosamente ed egoisticamente antropizzata di "Sono ciò che E'".
Quest'ultima è secondo me la defizione definitiva (ahimè, irrimediabilmente tautologica allo scopo di permettere ai filosofi di aver lavoro per l'eternità) dell'Essere il quale, da un mio punto di vista assai più casalingo, consiste ne "la condizione per la quale le cause producono degli effetti". Saluti.
#2903
Salve. Per Everlost. Per quanto riguarda la scienza, più che delle risposte esistono delle spiegazioni, delle analogie, delle quali sarei anche disposto ad occuparmi dal mio umile punto di vista. Poichè anche tu sembri coinvolta dal lato scientifico del quesito, provvederò a riaprire l'argomento all'interno della sezione "scienza e tecnologia".

Per quanto invece concerne il concetto di "spreco", già tu noti che il mondo sembra architettato in modi che escludono appunto tale concetto.
Infatti è così. Quello che ai nostri maldestri occhi appare uno spreco è semplicemente l'effetto che ci fa una certa "strategia" naturale. Quella che correttamente va chiamata "ridondanza".

Poichè in natura e nel mondo fisico "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma", lo "spreco", cioè il consumo insensato e non recuperabile delle risorse, non può esistere.
Proprio perchè la natura può riprodurre e riproduce tutto, essa può (anza, addirittura deve) distruggere tutto per provvedere - attraverso il rinnovamento, a produrre nuove creazioni sempre uguali e sempre distinte, cioè a sopravvivere e persistere.

Ecco quindi che, attraverso appunto il suo sopravvivere complessivo, essa ci mostra la necessità della fine e dell'inizio delle vite particolari, individuali che sono in essa incluse.
E la ridondanza rappresenta il meccanismo che. senza badare alle quantità di energie e di vite messe in gioco, (tanto sono tutte riciclabili e riciclate), provvede a cercare le nuove forme di vita - cioè le nuove qualità della vita - producendone di nuove che, se adatte, daranno una discendenza mentre, se inadatte verranno riciclate con tutto il resto per provare ancora ed ancora ed ancora a creare il nuovo più adatto a garantire la sopravvivenza del mondo. Saluti.
#2904
Salve Socrate78. Se il distacco dell'anima dal corpo fosse la causa della morte degli umani (per i non umani il possesso di uno spirito-anima è argomento troppo controverso) occorrerà correggere tutti i certificati di morte anagrafica ed i referti autoptici scrivendo "decesso dovuto a scollamento spirituale". Inoltre occorrerebbe riconvertire l'industria farmaceutica orientandola alla "R&S" (Ricerca e Sviluppo) di collanti ed adesivi.

Pensa che io, nella mia dabbenaggine, ho sempre pensato che la separarazione tra un corpo ed una supposta anima fosse un effetto, non una causa della morte !. Saluti.
#2905
Salve Freedom. Non capisco a quale significato di vita ti riferisci. Quella spirituale (infatti siamo all'interno della sezione "spiritualità") o quella biologica ?. Se si tratta di un quesito di radice biologica, potrei dire qualcosa solo dopo aver trasferito l'argomento in "scienza e tecnologia".
Diversamente lascio ad altri gli interventi su un ambito che mi vede agnostico. Saluti.
#2906
Salve. Mi è venuta quest'altra pensata. Vedere in oggetto.

Ma come dobbiamo considerare noi l'ideologia o l'orientamento egualitario ?

Sbagliamo a facciamo giusto nel considerarli espressione di una visione progressista che vuole sostituire - all'attuale (già da alcune migliaia di anni) individualismo egoistico socialmente organizzato (prevalenza al merito costruito o non costruito, all'abilità innata od acquisita, alla forza degli strumenti o del denaro), - che vuole sostituire, dicevo, a ciò, una organizzazione sociale più "avanzata" e basata non sul prevalere degli aspetti particolari (quelli che ho appena sopra richiamati tra parentesi) ma su quelli più universali (pari dignità, pari bisogni etc) ?.

Sbagliamo o facciamo giusto nel considerarli invece espressione di una visione reazionaria che, pur salvaguardando i frutti della corrente tecnologia e del progresso scientifico, vorrebbe riportare la convivenza umana ai livelli relazionali protosociali un cui veniva data la precedenza ad uguali possibilità di sopravvivenza per tutti (cacciatori abili o meno abili, fortunati o sfortunati che mettessero comunque in comune i loro bottini) ?.

In poche parole, meglio una società fondata sulle facoltà (l'attuale) od una basata su diritti e bisogni (quella originaria, almeno per la parte bisogni, e quella augurabilmente futura per alcuni, incoporandovi i diritti) ?. Saluti.
#2907
Scienza e Tecnologia / Re:Ma cos' è la morte?
13 Gennaio 2019, 20:51:27 PM
Salve Carlo. Sinceramente, al di là del mio vizio-vezzo di ironizzare su tutto (il cui significato consiste nel deridere me ed i miei simili per la nostra ingenua superbia nel rifiutare di limitarsi a contemplare ciò che ci include e ci sovrasta), al di la di ciò, dicevo, io ti ammiro : in piccola parte sono anche affascinato da ciò che dici.

Io non sono in grado di spiegare ciò cui tu hai accennato. Ho le mie ipotesi ma non sono incline a parlarne poichè trovo l'argomento poco interessante. Ma questo non significa che una qualsiasi spiegazione ci prenda. Salutoni.
#2908
Scienza e Tecnologia / Re:Ma cos' è la morte?
13 Gennaio 2019, 17:26:19 PM
Salve Carlo. Finalmente, grazie a te, e per di più all'interno della Sezione Scienza e Tecnologia, vediamo infine svelato il mistero della morte. Chi si contenta, gode. Saluti.
#2909
Salve. Per Ipazia e Sgiombo : "Nel lavoro fatto a regola d'arte il tempo-lavoro scompare come f(t) nei fenomeni quantistici e rimane solo il valore d'uso nella sua incalcolabile qualità. Questo passaggio dalla quantità alla qualità del lavoro, e quindi alla sua (ri)umanizzazione è il segno specifico della morale del materialismo storico comunista."

Questo e non altri è il principio degno del materialismo storico. Pur se consiste solamente nella sintesi di principi sottostanti infantilmente idealistici.

Quindi l'ideale vorrebbe che il valore della produzione (effetto del lavoro) consistesse nella sua qualità anziche nella sua quantità.
Purtroppo la prassi ci indica l'inverso. Per la semplice ragione che la quantità è universalmente riconoscibile grazie ad una raggiunta e "funzionante" convenzione universale sulla sua misurabilità : l'aritmetica.

Quando verrà inventato e si diffonderà il "qualitometro" forse si potrà pensare al cambiar convenzione.

Il fatto comunque è che ci si può dedicare alla qualità solo una volta si disponga delle quantità minime imposte dall'esistenza dei bisogni. Il meccanismo capitalistico infatti funziona bene poichè è un ottimo creatore di "pseudobisogni" indotti che perpetuino l'attuale percezione "quantitativa" del "benessere". Saluti.
#2910
Salve Federico Mey2 : Voglio solo farti i miei complimenti per la spiritosità (che non esclude affatto più profondi significati) con la quale hai scelto il tuo motto personale qui comparente. Saluti cordiali.