Non ho afferrato bene il senso del discorso di Viator. "Il male non esiste" è la tesi iniziale ma in realtà la tesi è "il male è un deficit di bene", una carenza: come se l'agente malefico debba essere educato a riscoprire il bene. Però in seguito si dice anche che non fare niente (compito in bianco) è il male assoluto...
Sul bene e il male è stato detto tanto, anche in questo forum.
Mi limito ad osservare che sono fra i fautori di un'etica né metafisica né soggettivo/convenzionale. L'etica è a mio parere sempre intersoggettiva e intersoggettivamente variabile. Tizio, ad esempio, può ritenere buono sfruttare gli immigrati perché intersoggettivamente ha condiviso con altri questo principio etico. Se Però c'è un immigrato fra i tifosi della sua squadra, prevarrà un diverso rapporto etico, fondato su valori, che in questa situazione sono confliggenti e che la creatività del singolo cercherà di risolvere.
La complessità della società attuale ci pone spesso di fronte a questi dilemmi etici ai quali talvolta si è tentati di rispondere con soluzioni assolute, che sono però sostanzialmente illusorie.
La mia etica pertanto è connessa al percorso storico dell'uomo, non dissimile a quello teorizzato da Elias e da Freud, con la consapevolezza che esso non procede a senso unico, ma può recedere, prendere altre vie, anche involutive, come già accaduto.
La credenza in un bene onnipresente e assoluto può essere consolatorio oppure un movente per cercare il bene sempre e comunque. Quindi anche questa tesi non sfugge all'ambivalenza della condizione umana.
Sul bene e il male è stato detto tanto, anche in questo forum.
Mi limito ad osservare che sono fra i fautori di un'etica né metafisica né soggettivo/convenzionale. L'etica è a mio parere sempre intersoggettiva e intersoggettivamente variabile. Tizio, ad esempio, può ritenere buono sfruttare gli immigrati perché intersoggettivamente ha condiviso con altri questo principio etico. Se Però c'è un immigrato fra i tifosi della sua squadra, prevarrà un diverso rapporto etico, fondato su valori, che in questa situazione sono confliggenti e che la creatività del singolo cercherà di risolvere.
La complessità della società attuale ci pone spesso di fronte a questi dilemmi etici ai quali talvolta si è tentati di rispondere con soluzioni assolute, che sono però sostanzialmente illusorie.
La mia etica pertanto è connessa al percorso storico dell'uomo, non dissimile a quello teorizzato da Elias e da Freud, con la consapevolezza che esso non procede a senso unico, ma può recedere, prendere altre vie, anche involutive, come già accaduto.
La credenza in un bene onnipresente e assoluto può essere consolatorio oppure un movente per cercare il bene sempre e comunque. Quindi anche questa tesi non sfugge all'ambivalenza della condizione umana.
